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Verdeca, Fiano, Chardonnay, Vermentino: i bianchi di Notte Rossa e come sceglierli

vini bianchi estate Verdeca Fiano Chardonnay Vermentino vini bianchi Notte Rossa come sceglierli supermercatoVini bianchi per l’estate e non solo? Nei migliori supermercati, da nord a sud, ecco Verdeca, Fiano, Chardonnay, Vermentino di Notte Rossa, cantina che da anni, ormai, porta con continuità sulle tavole degli italiani i sapori e i profumi del Salento. Ma come scegliere l’etichetta giusta per i propri gusti nell’ampia gamma di vini bianchi Notte Rossa? La premessa è che Verdeca, Fiano, Chardonnay e Vermentino sono tutti vini dal modesto contenuto di alcol (12,5% vol.), molto freschi sapidi, dunque facili da bere. Caratteristiche che li rendono perfetti per la stagione più calda dell’anno, ma anche per pranzi leggeri a base di piatti di mare o per accompagnare spuntini salati, tutto l’anno. Un’ottima alternativa agli spumanti Notte Rossa, sempre più scelti dagli amanti delle bollicine.

Scegli Verdeca Puglia Igp 2023 Notte Notte Rossa se… 

Lavorata per valorizzare al meglio la delicatezza delle note floreali e la sua mineralità, la Verdeca Notte Rossa è ideale con la cucina di mare. Si abbina perfettamente a frutti di mare, crostacei e pesci accompagnati da salse leggere. Naso molto intenso, floreale fresco, agrumato, frutta esotica come ananas, melone, papaya, tocco di erbe della macchia mediterranea in sottofondo. Al palato un’ottima corrispondenza, con una sorprendente freschezza e una buona mineralità a sostenere i ritorni di frutta già avvertita al naso, che si ripresentano con altrettanta intensità. Convince in particolare la vena agrumata, che rende il sorso fresco e teso. Chiusura altrettanto fresca, leggermente sapida, certamente fruttata.

Scegli il Fiano Salento Igp 2023 Notte Rossa se…

Un vino ideale per la cucina di mare: antipasti misti, crostacei crudi, primi piatti con sughi rosa di pesce. Il Fiano Salento Notte Rossa rivela un naso in cui prevalgono gli agrumi e le note di frutta esotica matura. Più in sottofondo ricordi di erbe della macchia mediterranea, che rendono intrigante il quadro e invitano all’assaggio. Sorso disteso sul frutto esotico a polpa gialla e chiusura sapida, agrumata che invoglia a farne un altro speso. Vino di gran beva, che non stanca mai.

Scegli il Chardonnay Salento Igp 2023 Notte Rossa se…

È l’ideale per accompagnare antipasti leggeri di terra (carne bianca) e di mare, ma anche primi e secondi di pesce. Da provare anche con i formaggi a pasta semidura lieve­mente stagionati. Lo Chardonnay Salento Notte Rossa presenta il naso tipico del vitigno, su ricordi di frutta a polpa bianca e gialla perfettamente matura. Un quadro elegante in cui nessuna nota prevale sulle altre, tra ricordi di mela, pesca e un accenno di melone. Sorso pieno e goloso, connotato da una incantevole morbidezza. Finale leggermente sapido, sempre appannaggio della frutta gialla. Chiusura di sipario su richiami di banana matura.

Scegli il Vermentino Salento Igp 2023 Notte Rossa se…

Ami la cucina di mare, dagli antipasti ai primi piatti con salse leggere e ai secondi di pesce? Allora il vino da scegliere al supermercato è il Vermentino Salento Notte Rossa. Ha il naso più esotico del “gruppo”, con ricordi di frutta tropicale come ananas e melone, oltre a pesca gialla e fico d’india, che ben si amalgamano alle venature aromatiche mediterranee, di rosmarino e salvia. Sorso che abbina in maniera esemplare acidità e morbidezza, prima di una chiusura sapida e asciutta, che invoglia al prossimo sorso e al prossimo boccone, per godere ancora dell’abbinamento.


Notte Rossa
S.S. 7 ter Km 16
74028 Sava (TA)

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“Donna Gloria”, il Prosecco Piccini 1882: anima veneta, cuore toscano

Anima veneta, cuore toscano. “Donna Gloria” è il nome della linea di Prosecco Doc e Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg che Piccini 1882 lancia sul mercato dopo l’accordo stipulato con Vinicola Cide. L’azienda di Mareno di Piave (Treviso), nota anche come “Vini Cide” – oltre 40 anni di esperienza nella produzione di vini a marchio – realizzerà per la «famiglia del vino italiano» guidata da Mario Piccini una serie di prodotti destinati al segmento Horeca. Al vertice un Valdobbiadene Docg Extra Dry, un Prosecco Doc Extra Dry e un Prosecco Doc Rosè Extra Dry. «Precisione enologica e profondo rispetto per il territorio – commenta il patron e amministratore delegato di Piccini 1882 – costituiscono i due pilastri che governano la filosofia produttiva dei vini “Donna Gloria”, nati per celebrare ed esaltare il ricco patrimonio enologico del Veneto».

«Il nostro team di enologi supervisiona meticolosamente tutte le fasi della produzione – assicura Mario Piccini – garantendo un prodotto di alta qualità che rispetta e interpreta l’essenza della sua terra d’origine. Del resto, da oltre tre secoli le colline che cingono Valdobbiadene rappresentano la culla di uno dei più apprezzati vini italiani: il Prosecco. La sua fortunata posizione, abbracciata dal mare e dalle Prealpi, assicura un clima temperato, accarezzato da una costante ventilazione. È da questo patrimonio naturale, che prendiamo in custodia, che nascono le nostre uve».

DONNA GLORIA PROSECCO DOC, ROSÉ E VALDOBBIADENE DOCG

I Prosecco “Donna Gloria” si caratterizzano per freschezza, leggerezza e versatilità e risultano ideali per ogni occasione. Conservano, insomma, il tratto caratteristico dei vini targati Piccini 1882, pensati per accompagnare ogni piatto, in questo caso con una “bollicina”. Il Prosecco Doc Extra Dry Donna Gloria rappresenta un’eccellente interpretazione dello stile classico del Prosecco. Una “cuvée” ottenuta principalmente dalla varietà autoctona Glera, con un saldo di Chardonnay.

Eleganza e vivacità sono invece le parole d’ordine del Prosecco Doc Rosé Extra Dry Donna Gloria: un trionfo di freschezza ed esuberanza, grazie a un 15% di Pinot Nero accostato alla Glera. Il Valdobbiadene Docg Extra Dry Donna Gloria esibisce infine tutta la raffinatezza tipica del Prosecco Superiore: ancora una volta freschezza ed equilibrio caratterizzano il sorso.

IN VENETO L’ULTIMO INVESTIMENTO DI PICCINI 1882

«Abbiamo pensato a questa linea – spiega Mario Piccini – come un autentico viaggio attraverso i luoghi che caratterizzano questo straordinario territorio, arricchito dalla “ricetta italiana” firmata Piccini 1882, con l’obiettivo di creare un prodotto fresco e moderno». La famiglia italiana del vino traccia così una nuova rotta: creare delle bollicine uniche, declinate secondo la propria formula, per veicolare i valori in cui Piccini crede da oltre 140 anni, nel segno della convivialità e della condivisione.

La nuova collezione di Prosecco Doc e Superiore Docg Donna Gloria è l’ultimo investimento del gruppo vitivinicolo della famiglia Piccini, che ha sede a Casole d’Elsa, in provincia di Siena. La storia dell’azienda affonda le radici nel cuore del Chianti Classico, dove, nel 1882, il capostipite Angiolo Piccini fondò una piccola vinicola. Da allora, l’azienda si è ritagliata una posizione di prestigio all’interno del palcoscenico vitivinicolo nazionale ed estero, potendo oggi vantare una solida presenza in oltre 90 paesi del mondo.

Oltre allo storico brand “Piccini”, il gruppo si compone di molte anime, tra cui spicca lo storico marchio del “Chianti Geografico” e “Generazione Vigneti”, il progetto, guidato dalla quinta generazione, che racchiude le cinque tenute di famiglia, dal Chianti Classico, alla Maremma, passando per Montalcino e le terre vulcaniche del Vulture e dell’Etna. Nel 2022, infine, la famiglia è sbarcata nelle Langhe con l’acquisizione del celebre brand piemontese “Cantina Porta Rossa”.

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Salento Igp Vermentino 2022, Notte Rossa

(5 / 5) È ormai una certezza il Vermentino Notte Rossa, che si conferma con la vendemmia 2022 attualmente a scaffale in diverse insegne di supermercati. Quello che ci piace definire “vitigno pirata”, per la sua presenza sempre più massiccia in diversi litorali e regioni italiane che si affacciano sul mare, si è ormai adattato alla perfezione in Puglia. Un vino bianco che figura tra i Salento Igp di Notte Rossa, tutti dall’ottimo rapporto qualità prezzo.

Nel calice, il Vermentino 2022 Notte Rossa si presenta di un giallo paglierino luminoso. Al naso è avvolgente, con i suoi richiami di fiori bianchi, agrumi e frutta gialla perfettamente matura. Le caratteristiche dell’annata conferiscono al vino una buona morbidezza al palato, che ben si amalgama con la freschezza agrumata e con i ricordi di erbe della macchia mediterranea, come rosmarino e timo.

Sorso in definitiva bilanciato, per un vino che non stanca mai e che può essere abbinato a tutto pasto, senza difficoltà. Il Vermentino del Salento Igp Notte Rossa è però perfetto con piatti a base di pesce come un’orata al sale, ben aromatizzata, i cui sapori si andranno a fondere con la mineralità del vino.

DOVE NASCE IL SALENTO IGP VERMENTINO NOTTE ROSSA

Un nettare che si aggiudica i 5 “Cestelli della spesa” nella nostra speciale scala di classificazione dei vini in vendita al supermercato. Tutto, però, parte dall’attenzione in vigna. La zona di produzione del Vermentino 2022 Notte Rossa è quella di Brindisi, nel cuore del Salento. Le viti affondano le radici a circa 100 metri sul livello del mare, che influisce positivamente sulla crescita delle uve, temperando il calore. Il terreno è di medio impasto, a prevalenza sabbioso.

Le uve sono state raccolte nell’ultima settimana di agosto, diraspate e mantenute a contatto con le bucce per qualche ora, a freddo, prima della pressatura. In questo modo è stato estratto il massimo potenziale aromatico, riscontrabile nel calice. La fermentazione è avvenuta in acciaio a 15° gradi per 13-15 giorni, preservando integri bouquet e profilo aromatico naturale delle uve. A seguire, gli ultimi importanti passaggi: l’affinamento in acciaio e l’imbottigliamento.

Prezzo: 6,90 euro
Acquistabile presso: Tigros, Basko, Iperal, Poli, Conad, Coop, Famila, A&O, Sigma, Despar, Oasi, Tigre, Gross, Decò, D’Ambros, Mercatò, Spazio Conad, Rossetto, PAM, Piccolo

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Salento Igp Susumaniello 2020, Notte Rossa

(5 / 5) È una storia affascinante quella del Susumaniello, tra le novità della linea di vini Notte Rossa. La varietà tipica del Salento prende il nome dialettale dall’asino, l’animale da soma per antonomasia. Un’assonanza che deriva dal carico di uva abbondante che le piante di Susumaniello portano in dote in vendemmia, pari a quello che è in grado di sostenere l’asino sul proprio dorso, durante il trasporto.

Anche il Salento Igp Susumaniello 2020 di Notte Rossa si rivela generoso. Alla vista si presenta di un bel granato intenso. Naso su frutta a polpa rossa più che scura, avvolto in una elegante speziatura. In bocca conferma le aspettative: si lascia bere con leggiadria, regalando un fine retrogusto di frutta e spezie. Tannini levigati e voglia di berne un altro sorso, specie se proposto in abbinamento con succulenti primi piatti al ragù, carni alla griglia, arrosti e formaggi stagionati.

SUSUMANIELLO NOTTE ROSSA: LA NUOVA FRONTIERA DEL SALENTO

Grazie alla crescente attenzione dei consumatori nei confronti dei vitigni autoctoni, il Susumaniello sta diventando sempre più popolare, in Italia come all’estero. Può essere considerato, senza ombra di dubbio, una delle nuove leve del Salento, accanto ai tradizionali “vitigni bandiera”, Primitivo e Negroamaro.

In particolare, il Salento Igp Susumaniello 2020 firmato da Notte Rossa nasce su terreni di colore scuro, ricchi di scheletro, di medio impasto tendenzialmente sabbioso, mediamente profondi, porosi e drenanti. La tecnica vinificazione prevede una macerazione delle uve a temperatura controllata e una fermentazione alcolica con lieviti selezionati, per circa 10 giorni. L’affinamento avviene in barrique di rovere francese e americano, per 6 mesi.

Prezzo: 6,90 euro
Acquistabile presso: Coop, Conad, Despar, Sigma

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Luca Buratti e le “sue” Terre di Sava: i segreti del brand Notte Rossa

Terre di Sava è la cantina che firma “Notte Rossa“, brand che racchiude una delle linee di vini di maggiore completezza e qualità nella grande distribuzione italiana e internazionale. Abbiamo intervistato Luca Buratti, direttore vendite Italia di Terre di Sava.

Perché “Terre di Sava”?

Tra i comuni dell’area della DOP Primitivo di Manduria, Sava si è sempre distinta. È nota per essere la culla del Primitivo perché ricca di vigneti condotti ad alberello, il sistema di allevamento tradizionale pugliese, forse il più antico sistema di allevamento della vite mai usato dall’uomo. Nelle campagne attorno questa cittadina il terroir è ottimale per la crescita di queste preziose piccole piante, grazie ad una combinazione di fattori che include il clima (temperature mediamente alte e scarse precipitazioni), il tipo di suolo (generalmente terra rossa ricca di ossidi di ferro su substrato calcareo) e, cosa più importante, l’esperienza di viticoltori esperti che hanno tramandato alle future generazioni la loro conoscenza su come prendersi cura dei vigneti.

Quando nasce il brand o, meglio, la società e perché?

Il marchio nasce nel 2010, a seguito della volontà dell’azienda di mettere a disposizione del mercato vini salentini di elevata qualità e con una elevata riconoscibilità. Oggi a distanza di oltre 12 anni, possiamo essere molto soddisfatti di questa intuizione originaria, che ci ha consentito di diventare l’azienda leader incontrastata per i vini pugliesi ed il 6° marchio a livello nazionale per valore di vendite in GDO.

Come definiresti i rapporti con le insegne della distribuzione?

Direi che abbiamo un ottimo rapporto con tutte le insegne della Grande Distribuzione. Questo grazie ad un posizionamento di prezzo nella fascia della convenienza ed un livello qualitativo decisamente superiore. Essere l’azienda leder e di riferimento della Puglia e del Salento in particolare, consente a Notte Rossa di avere alti volumi di vendita a scaffale, al di fuori delle promozioni, confermando che non è il prezzo la leva più importante, ma la qualità. Oltre il 65% degli acquisti avviene senza stimolo promozionale, a fronte di consumatori affezionati al brand, che lo cercano sullo scaffale.

In cosa può migliorare la Gdo nei rapporti con le aziende italiane del vino?

Probabilmente le aziende potrebbero giovare di una migliore cura e maggiore controllo della costanza negli assortimenti per assicurare al cliente finale  la disponibilità di prodotto senza interruzioni. Ci sarebbe tuttavia da chiedersi anche  in cosa possono migliorare i produttori verso la GDO: gli scaffali non sono elastici e quindi non possono contenere tutte le referenze che oggi vengono offerte sul mercato dalle migliaia di aziende produttrici.

Per essere vincenti bisogna prima essere consapevoli delle esigenze del distributore e sviluppare un progetto che parta dalla qualità e sia in grado di arrivare al cliente finale attraverso un insegna, che deve sostenere costi di distribuzione, di comunicazione, di rifornimento dei punti vendita. Nel mondo del vino sono troppe le aziende che pensano di avere un “buon vino” e che il distributore basti che acquista, rivenda e paga, per risolvere il problema. Non è così.

Notte Rossa è ormai un caso di successo. Qual è il segreto?

Il successo di un progetto dipende da una squadra e mai dal singolo. Se Notte Rossa è diventato un marchio di successo, lo dobbiamo soprattutto alle persone che lavorano con passione e dedizione in Terre di Sava. Sono grandi persone, tutte: dalla proprietà agli impiegati, dai tecnici agli operai, e vanno ringraziate perché si identificano con il progetto stesso e lavorano uniti per un obiettivo comune.

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Cantine Spinelli è “Best Ambassador” vini d’Abruzzo agli Unicredit Wine Award 2023

Unicredit e Nomisma Wine Monitor hanno nominato Cantine SpinelliBest Ambassador” dei vini abruzzesi. Il riconoscimento è stato assegnato a Vinitaly 2023, nel contesto degli “Unicredit Wine Award 2023“. A Cantine Spinelli – già Miglior cantina Gdo 2023 per “Vini al supermercato“, la rubrica e guida vini di winemag.it dedicata ai vini in vendita in Gdo – viene riconosciuta la «creazione di valore per il vino italiano», in particolare per il vino dell’Abruzzo.

«Le cantine “Best Ambassador” – spiegano Unicredit e Nomisma Wine Monitor – si sono distinte per percorsi di sostenibilità, innovazione, internazionalizzazione e hanno contribuito attivamente a rafforzare la distintività sui mercati, rappresentando un volano per l’attrattività dei territori in cui operano».

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The Balkans International Wine Competition 2023: il concorso enologico nella terra di Dracula


La misteriosa Transilvania, in Romania, ospiterà a giugno The Balkans International Wine Competition 2023, ovvero il Concorso enologico internazionale dei Balcani 2023, giunto ormai alla 12a edizione. Le degustazioni si terranno dall’1 al 3 giugno nel distretto di
 Bistrita-Nasaud, una delle località protagoniste del romanzo Dracula di Bram Stroker. Il Balkan Wine Festival sposterà poi le tende a Sofia, in Bulgaria, tra il 15 e il 17 giugno 2023: qui sarà possibile degustare le etichette premiate durante il concorso enologico internazionale.

Al di là del contorno suggestivo, non mancano i contenuti di peso. La missione principale del BIWCF e del presidente onorario del Concorso, Konstantinos Lazarakis MW, primo titolare del titolo di Master of Wine in Grecia e nei Balcani, è infatti quella di «promuovere i vini balcanici e la cultura del vino in tutto il mondo». Un areale, quello balcanico, che con 11,5 milioni di ettolitri di vino all’anno si colloca al quarto posto in Europa, dietro ai maggiori Paesi produttori di vino (Italia, Francia e Spagna).

«POTENZIALE ENORME PER IL VINO IN ROMANIA»

“Il Concorso enologico internazionale dei Balcani è la migliore prova di quanto sia dinamica la scena enologica dei Balcani – spiega il presidente del BIWC, il serbo Igor Lukovic – e di quanto sia grande la qualità dei vini della regione. Questo grande Concorso è cresciuto negli ultimi dieci anni di pari passo con lo sviluppo dell’enologia e il potenziale è ancora enorme. Negli ultimi anni, è diventata una regola che i vini che vengono riconosciuti per la prima volta al BIWC ricevano poi riconoscimenti da concorsi mondiali molto più grandi e diventino iconici.

La ragione di ciò risiede nel lavoro dedicato dell’intero team del BIWC, guidato da Galina Niforou, e nell’attenta selezione di giudici esperti e rispettati a livello internazionale, provenienti da tutto il mondo. È un vero onore guidare un concorso di questo tipo. Quest’anno il BIWC si svolgerà per la prima volta in Romania, e sono sicuro che questo porterà una nuova qualità al concorso».

BIWC, UN CONCORSO ENOLOGICO ITINERANTE

Dopo il grande successo dell’11ª edizione dello scorso anno, nella storica isola di Salamina, in Grecia, la BIWC continuerà la rotazione delle sedi e quest’anno sarà la Romania a ospitare la 12ª edizione. L’obiettivo di questa rotazione del più prestigioso concorso enologico per i vini dei Balcani è «una migliore integrazione delle cantine di tutti i Paesi balcanici e una loro migliore esposizione nella regione e in Europa».

«Ho già visitato diverse volte la contea di Bistrita-Nasaud – spiega il direttore generale Galina Niforou – e sono innamorata del paesaggio pittoresco della regione, della grande ospitalità e, naturalmente, dei suoi vini straordinari». «Era ora che la Romania ospitasse questo concorso – aggiunge Horia Hasnas, co-organizzatore rumeno della manifestazione enologica – per confermare la sua appartenenza geografica e culturale ai Balcani, ma anche per mostrare le sue bellezze, comprese quelle enologiche».

La decisione di ospitare questo grande evento in un’area che nemmeno molti rumeni associano al vino – continua Hasnas – potrebbe sembrare una sorpresa, ma credo che per i giudici e, più in là, per coloro che saranno legati a tutto ciò che si svolgerà ad Ardeal, la sorpresa sarà di grandi proporzioni».

LA GIURIA DI THE BALKANS INTERNATIONAL WINE COMPETITION 2023

Il miglior vino dei Balcani sarà scelto da una prestigiosa giuria composta da 25 persone – tra cui il direttore di winemag.it, Davide Bortone, per l’Italia – che quest’anno comprende 5 detentori del titolo di Master of Wine, Master Sommelier provenienti da Giappone, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Svizzera e rinomate personalità del vino provenienti da tutto il mondo. Dopo il concorso, il 4 giugno sarà organizzata una mostra nel cortile del Complexul Muzeal Bistria-Nasaud, alla quale sono invitati buyer, sommelier, distributori e winelovers dalla Romania e dall’estero.

La cerimonia di premiazione e la cena di gala, nota come “Oscar del vino dei Balcani“, si svolgeranno quest’anno il 3 giugno nell’incantevole Castello di Teleki a Posmus, costruito nel 1634. Nella stessa location si terranno anche le giornate di degustazione. L’anno scorso il Gran Trofeo per il “Miglior vino dei Balcani 2022” è stato assegnato alla cantina Tikves, situata nella Macedonia settentrionale, per il Bela Voda bianco 2020.

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Chardonnay Salento Igp Notte Rossa, Terre di Sava

Nuova varietà di uva, stesso “timbro”, all’insegna della tipicità e dell’ottimo rapporto qualità prezzo al supermercato. Terre di Sava propone ormai da qualche mese sugli scaffali dei supermercati lo Chardonnay Salento Igp Notte Rossa, tra le new entry del nuovo corso della cantina della provincia di Taranto.

Le uve Chardonnay, selezionate tra le migliori vigne locali, danno vita a un bianco fresco e minerale, dal carattere tipicamente salentino e dal palato che ricorda la frutta esotica.

L’affinamento in rovere francese rende lo Chardonnay Salento Igp della linea Notte Rossa un vino morbido ed elegante, ideale per accompagnare antipasti leggeri di terra e di mare, ma anche primi e secondi di pesce. Un bianco da provare anche con i formaggi a pasta semidura lieve­mente stagionati.

Prezzo: 7 euro

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Spumante Extra Dry Bianco e Rosé: le novità di Notte Rossa

Sono ottenuti da uve tipiche del Salento i due nuovi spumanti Notte Rossa. Si tratta di uno Spumante Extra Dry Bianco e di uno Spumante Extra Dry Rosé, interamente prodotti dalla cantina Terre di Sava in provincia di Taranto. Le “bollicine” mancavano a una linea di vini pugliesi ampiamente diffusa nei supermercati italiani, che comprende già le principali denominazioni del Salento, con le punte di diamante Primitivo e Negroamaro.

I nuovi spumanti Extra Dry Notte Rossa segnano così l’esordio in un mercato, quello degli sparkling, che in Italia come all’estero sta registrando un vero e proprio boom. Non solo. Le due nuove etichette di Terre di Sava consentono, ancor più, di iniziare e terminare un pasto scegliendo i vini della linea Notte Rossa, spesso in grado di aggiudicarsi i “cinque cestelli della spesa” nella speciale scala di valutazione Vinialsuper.

LE NOVITÀ NOTTE ROSSA

Vinificazione e affinamento dello Spumante Extra Dry Bianco e dello Spumante Extra Dry Rosé Notte Rossa sono molto simili. Le uve, raccolte in Salento, crescono a 100 metri sul livello del mare, in un clima caratterizzato da alte temperature durante l’anno, rare precipitazioni e forte escursione termica. I terreni sono misti, con buona presenza di calcare.

Per preservare l’acidità, le uve vengono raccolte manualmente all’inizio del mese di agosto, alle prime ore del mattino. Vengono quindi pressate in maniera soffice e solo la prima frazione di mosto fiore, quella più pregiata, viene fermentata a bassa temperatura. La presa di spuma avviene in autoclave (grandi contenitori di acciaio), dove il vino rimane per circa un mese sui propri lieviti. Il successivo affinamento avviene in bottiglia, a temperatura controllata.

SPUMANTE BIANCO E ROSÈ EXTRA DRY

Leggermente diversi i terreni in cui affondano le radici le viti utili alla produzione dello Spumante Extra Dry Rosé Notte Rossa. I suoli sono a medio impasto argilloso, poco profondi e con buona presenza di scheletro. Il particolare colore rosato viene assicurato grazie a un sapiente contatto con le bucce: quanto basta per ottenere il colore luminoso e brillante che si può ammirare nel calice e, ancor prima, nella bottiglia.

Anche in questo caso, solo la prima frazione di “mosto fiore” viene fermentata a bassa temperatura. La presa di spuma avviene a sua volta in autoclave, dove il vino rimane per circa un mese sui propri lieviti, prima dell’affinamento in bottiglia a temperatura controllata. Entrambi i nuovi spumanti Extra Dry Notte Rossa possono essere conservati per due anni, mantenendo intatte le proprie caratteristiche.

Spumante Extra Dry Notte Rossa
Spumante Extra Dry Rosé Notte Rossa
Prezzo: 6,90 euro
Dove acquistare: Scelgo Cash&Carry, Sidal Cash&Carry, Crai Campania, Supermercati Ottimo, Despar Puglia, D’Ambros, Dimar (Mercatò), GDA (Futura Supermercati)

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Spumante Extra Dry Rosé Notte Rossa

(4,5 / 5) Lo Spumante Extra Dry Rosé Notte Rossa è una delle novità 2022 di Terre di Sava, disponibile in alcuni supermercati prima di Natale. Alla versione “Rosé” si affianca la versione Extra Dry Bianco. Entrambi gli spumanti sono ottenuti da uve tipiche del Salento.

Nel calice, lo Spumante Extra Dry Rosé Notte Rossa si presenta di un bel rosa salmone luminoso, ravvivato da un perlage fine e persistente. Al naso ricordi di piccoli frutti rossi croccanti, bel profilo floreale fresco e un tocco di agrume. Molto più leggeri i ricordi di crosta di pane e di spezie. Un quadro stuzzicante, che invita all’assaggio.

LA DEGUSTAZIONE

Al palato, questo spumante Rosé si presenta in perfetta corrispondenza con quanto avvertito al naso. Il sorso, fresco e giustamente teso, si sviluppa sulla centralità delle note fruttate a polpa rossa, ancora una volta croccanti e gustose. Leggerissima la sapidità, che gioca in contrapposizione con la morbidezza della spuma, cremosa e avvolgente. Come nel caso dell’Extra Dry Bianco Notte Rossa, un sorso chiama l’altro e non stanca mai.

D’altro canto, il residuo zuccherino è molto ben integrato. Lo Spumante Extra Dry Rosé Notte Rossa è da servire ben freddo, per apprezzarne al meglio le caratteristiche. È perfetto a tutto pasto, ma dà il meglio di sé con saporite zuppe di pesce, oltre a primi con sughi e carni bianche saporite.

VINIFICAZIONE E AFFINAMENTO

Vinificazione e affinamento seguono un procedimento ben studiato da Terre di Sava. Le uve a bacca rossa, raccolte in Salento, crescono a 100 metri sul livello del mare, in un clima caratterizzato da alte temperature durante l’anno, rare precipitazioni e forte escursione termica.

I suoli sono a medio impasto argilloso, poco profondi e con buona presenza di scheletro. Il particolare colore rosato viene assicurato grazie a un sapiente contatto con le bucce: quanto basta per ottenere il colore luminoso e brillante che si può ammirare nel calice e, ancor prima, nella bottiglia.

Solo la prima frazione di “mosto fiore” viene fermentata a bassa temperatura. La presa di spuma avviene in autoclave, dove il vino rimane per circa un mese sui propri lieviti, prima dell’affinamento in bottiglia a temperatura controllata. Lo Spumante Extra Dry Rosé Notte Rossa può essere conservato per due anni, mantenendo intatte le proprie caratteristiche.

Prezzo: 6,90 euro
Dove acquistare: Scelgo Cash&Carry, Sidal Cash&Carry, Crai Campania, Supermercati Ottimo, Despar Puglia, D’Ambros, Dimar (Mercatò), GDA (Futura Supermercati)

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Spumante Extra Dry Bianco Notte Rossa

(4,5 / 5) Lo Spumante Extra Dry Notte Rossa è una delle novità 2022 di Terre di Sava, disponibile in alcuni supermercati prima di Natale. Alla versione “Bianco” si affianca la versione Extra Dry Rosé. Entrambi gli spumanti sono ottenuti da uve tipiche del Salento.

Nel calice, lo Spumante Extra Dry Bianco Notte Rossa si presenta di un bel giallo paglierino luminoso, ravvivato da un perlage fine e persistente. Al naso ricordi di agrumi, frutta a polpa gialla e frutta esotica, oltre a un leggerissimo richiamo alla crosta di pane. Un quadro morbido, sinuoso, che invita all’assaggio.

LA DEGUSTAZIONE

Al palato le aspettative vengono confermate da un sorso setoso, dominato dai ritorni di frutta matura avvertiti al naso. La spuma, cremosa e avvolgente, gioca la stessa partita: un sorso chiama l’altro, invogliato anche dalla fresca acidità che si confà alle caratteristiche dei migliori spumanti.

D’altro canto, il residuo zuccherino Extra Dry, comune a molti Prosecco, è molto ben integrato: non stanca e, soprattutto, non lega il palato, invogliando appunto a berne un altro po’. Le caratteristiche dello Spumante Extra Dry Bianco Notte Rossa, da servire ben freddo per apprezzarne al meglio il corredo, lo rendono perfetto a tutto pasto. Ottimo l’abbinamento con piatti a base di pesce, tanto quanto con le carni bianche.

VINIFICAZIONE E AFFINAMENTO

Vinificazione e affinamento dello Spumante Extra Dry Bianco seguono un procedimento ben studiato. Le uve, raccolte in Salento, crescono a 100 metri sul livello del mare, in un clima caratterizzato da alte temperature durante l’anno, rare precipitazioni e forte escursione termica. I terreni sono misti, con buona presenza di calcare. Per preservare l’acidità, le uve vengono raccolte manualmente all’inizio del mese di agosto, alle prime ore del mattino.

Vengono quindi pressate in maniera soffice e solo la prima frazione di mosto fiore, quella più pregiata, viene fermentata a bassa temperatura. La presa di spuma avviene in autoclave (grandi contenitori di acciaio), dove il vino rimane per circa un mese sui propri lieviti. Il successivo affinamento avviene in bottiglia, a temperatura controllata. Lo Spumante Extra Dry Bianco Notte Rossa può essere conservato per due anni, mantenendo intatte le proprie caratteristiche.

Prezzo: 6,90 euro
Dove acquistare: Scelgo Cash&Carry, Sidal Cash&Carry, Crai Campania, Supermercati Ottimo, Despar Puglia, D’Ambros, Dimar (Mercatò), GDA (Futura Supermercati)

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Advision sul podio del label design italiano con il XXVI° Premio Mediastar


Advision sul podio del label design italiano. La creatività e la professionalità dell’agenzia di comunicazione specializzata in Packaging e Label Design per il settore wine & spirits, con sede nel cuore della Valpolicella, ha fatto breccia alla XXVI° Edizione di Mediastars.

Si tratta di uno dei più autorevoli riconoscimenti assegnati in Italia per le campagne di Advertising, Corporate Promotions e Comunicazione Multimediale. Nella serata di premiazione alla Casa degli Artisti a Milano, Advision ha ricevuto numerosi premi, tra cui 9 nomination in Short List e 8 riconoscimenti Special Stars per la Direzione creativa, la Regia e il Graphic Design.

Advision si attesta così tra le più autorevoli realtà italiane di pack e label design, aggiudicandosi gli ambiti premi Mediastar nella Sezione Packaging Design per i lavori UPM Vermouth (I classificato Premio Mediastar e I classificato Categoria Food) e UPM London Gin (II classificato Mediastar).

A questi si aggiunge il Premio Speciale “Valore al territorio” per la campagna Farina Transparency. Un riconoscimento di particolare significato per Advision. Il riconoscimento, nato dalla collaborazione tra Mediastars e Apicom (associazione di professionisti della comunicazione), testimonia la vocazione e la dedizione al territorio dell’agenzia veronese.

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Pinocchio, il nuovo vino di Piccini 1882 sugli scaffali Carrefour

Si chiama Pinocchio il nuovo vino di Piccini 1882, disponibile a breve nei supermercati Carrefour, dopo aver fatto il suo esordio sugli scaffali di Aspiag-Despar, Supermercati Moderna, Supermercati Piccolo (Campania), Iper Montebello, Autogrill e online (Vino.com ed e-shop Piccini).

Una “Ricetta Italiana“, come recita l’etichetta del nuovo Vino rosso d’Italia di Piccini, con la quale la famiglia toscana celebra i propri 140 di storia, da «ambasciatrice del vino italiano» in 80 Paesi del mondo.

«Pinocchio – commenta Mario Piccini, Amministratore delegato di Piccini 1882 – è uno dei volti più conosciuti del nostro Paese. Le sue avventure hanno accompagnato la nostra infanzia e ancora oggi riescono a strapparci un sorriso. Con questo progetto, vogliamo rendere omaggio ad uno dei simboli della cultura italiana, proponendo un vino fresco e brioso, come l’indole di Pinocchio».

VINO ROSSO D’ITALIA PINOCCHIO PICCINI: LA DEGUSTAZIONE

Caratterizzato da un palato dove si riconoscono spiccatamente fragole, more e frutti di bosco, Pinocchio di Piccini si sposa alla perfezione con antipasti, primi di terra e zuppe di pesce.

Al naso si percepiscono anche aromi agrumati, speziati ed erbe aromatiche. La morbidezza e freschezza di questo vino si esalta con le basse temperature, rendendo questo vino un accompagnamento ideale per gli aperitivi della stagione estiva che ha appena preso il via.

«Abbiamo pensato a questo vino come a un autentico viaggio attraverso tre regioni d’Italia – continua Mario Piccini – raccontando l’anima genuina di questo Paese, arricchita dalla “Ricetta italiana” della famiglia. Dopo la vendemmia, le uve di Sangiovese toscano, Sangiovese di Romagna e Negroamaro della Puglia vengono sottoposte a una pressatura soffice. Il mosto subisce una breve macerazione sulle bucce, esaltandone il profilo fruttato e la rotondità».

PINOCCHIO, IL VINO PRENDE FORMA

Le forme panciute della bottiglia ricordano gli antichi fiaschi della tradizione, rendendo omaggio alle comuni radici toscane di Pinocchio e della famiglia Piccini. «Con la sua spiccata identità – commenta ancora Mario Piccini – Pinocchio risponde ad una sola parola d’ordine: unicità».

La nuova etichetta è il frutto della cosiddetta “Ricetta Italiana”, messa a punto dalla famiglia Piccini con l’obiettivo è «creare un prodotto fresco e moderno». La famiglia italiana del vino traccia così una nuova rotta: «Creare vini iconici, declinati secondo la nostra formula».

Pinocchio interpreta al meglio il nuovo orizzonte disegnato dalla cantina toscana di Casole d’Elsa (SI), veicolando i valori in cui Piccini crede da 140 anni, sotto il segno della convivialità e della condivisione.

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Sana Slow Wine Fair, Petrini e Don Ciotti: «Vino e diritti devono andare di pari passo»

«Produrre vino è una forma d’arte: tenete insieme etica ed estetica, il bene e il bello. Divertitevi, fate vini come piacciono a voi, liberatevi dall’omologazione, siate virtuosi nei rapporti con la terra e con i vostri collaboratori. Vivete con gioia, ma tenete gli occhi aperti: non consideratevi mai immuni dalle responsabilità». Con queste parole Carlo Petrini, presidente e fondatore di Slow Food, e Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, hanno aperto stamattina la prima edizione di Sana Slow Wine Fair.

La manifestazione, organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food, fino a martedì 29 marzo offre a professionisti del settore del vino e visitatori la possibilità di trovare in un solo luogo il meglio della produzione artigiana e sostenibile italiana e internazionale.

Un appello accorato, l’invito a coltivare la terra, a produrre vino – e più in generale cibo – tenendo a mente che l’agricoltura è un dialogo tra la natura e l’uomo. Che esiste una responsabilità sia ambientale che sociale.

«Il nuovo paradigma del vino non ha a che fare soltanto con la qualità, un concetto ormai acquisito, ma con il modo in cui si produce. Ricordate – ha aggiunto Petrini rivolgendosi all’assemblea di produttori accorsi all’inaugurazione della tre giorni bolognese – che i consumatori del futuro saranno le ragazze e i ragazzi che oggi scendono in piazza chiedendo alla politica risposte contro la crisi climatica.

Non si tratta di inseguire il consenso, ma di sapere che equità ambientale e sociale sono valori sempre più centrali nelle scelte di acquisto. Insomma, ragazzi, dedicatevi di più alla terra e meno al marketing».

Don Ciotti, ricordando la pericolosità e l’influenza della criminalità nella filiera alimentare, ha sottolineato il valore della «vitamina dell’equità e della giustizia» nel cibo che produciamo e portiamo in tavola.

«A mafiosi, corrotti e criminali piace aprire aziende agricole: vogliono esibire la terra, ma non la amano. I dati sul caporalato sono impressionanti e per questa ragione vi chiedo di non chiudere mai gli occhi su ciò che accade. Il lavoro schiavo, purtroppo, esiste: molte persone straniere sono costrette a genuflettersi, ad accettare condizioni di lavoro inumane pur di avere un permesso per restare qui. Dobbiamo lottare per dare libertà e dignità a loro e al cibo».

SANA SLOW WINE FAIR PER L’UCRAINA

La plenaria di apertura di Sana Slow Wine Fair ha ospitato inoltre l’intervento del presidente dei piccoli vignaioli ucraini, Valerij Petrov, che in un video-testimonianza ha raccontato le difficoltà vissute in queste settimane di guerra: «La situazione oggi è molto difficile e sono molto preoccupato che i soldati dei nemici colpiscano le fattorie e le aziende agricole. È già successo a Kachovka, vicino a Cherson, dove intere aziende sono state derubate e distrutte».

In questa situazione di guerra inoltre per noi è impossibile vendere i nostri vini, per questo chiediamo ai produttori di tutta Europa di aiutarci ad esportarli. Slow Food Ucraina è già al nostro fianco e tutti ci stanno aiutando come possono».

Per dare supporto alle Comunità Slow Food in Ucraina, è stata lanciata una raccolta fondi. Ecco qui il video messaggio presidente dei piccoli vignaioli ucraini, Valerij Petrov

L’IMPORTANZA DI FARE RETE

Al centro della conferenza inaugurale le principali sfide del settore vinicolo, sintetizzate nel Manifesto per il vino buono, pulito e giusto: si tratta di attenzione e cura verso il paesaggio, tutela della biodiversità e rispetto dei diritti di chi si occupa ogni giorno delle vigne e dei territori.

Tradurre in realtà questi valori è un compito più semplice se sostenuto da una rete composta da viticoltori, vignerons, produttori, buyer, ristoratori, osti e appassionati, ed è per questa ragione che nel 2021 è nata la Slow Wine Coalition, di cui Sana Slow Wine Fair 2022 rappresenta il primo incontro a livello internazionale.

Nella mattinata inaugurale dell’evento, con un messaggio è intervenuto anche il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ricordando come il difficile momento per l’agroalimentare italiano e sovranazionale abbia posto nuove priorità sul fronte della sicurezza alimentare e reso necessario un fattivo intervento per contenere i forti rincari delle materie prime e dei costi dell’energia.

«Ora più che mai – ha sottolineato – abbiamo bisogno di sentirci uniti come Paese, come Europa e come Comunità e di affrontare in maniera coordinata e coesa le sfide che il settore primario è chiamato ad affrontare. La rete Slow Wine Coalition e la filiera vitivinicola che oggi voi ben rappresentate, costituisce, in questo contesto, una testimonianza evidente di integrazione e della direzione che dobbiamo continuare a perseguire».

«Oggi inauguriamo una fiera che prima non c’era e questo è motivo di grande soddisfazione. Dopo due anni sofferti, abbiamo bisogno di ritrovarci e rivederci. Le fiere sono occasioni di business e anche di incontro, relazione, confronto – ha aggiunto Gianpiero Calzolari, Presidente di BolognaFiere –. Sana Slow Wine Fair è una nuova avventura che diventerà un appuntamento importante, perché affronta i temi dell’agricoltura, della sostenibilità, del territorio e della biodiversità.

La situazione drammatica che stiamo vivendo non ci deve allontanare dalla riflessione su come gestire il territorio e l’ambiente per non compromettere il futuro dei nostri giovani e per dare al nostro pianeta una chance in più».

«Credo che il vino buono, pulito e giusto, protagonista di questi giorni, abbia nel biologico una componente fondamentale — ha aggiunto Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio —. La collaborazione con BolognaFiere per Sana e con Slow Food sono emblematiche del messaggio di apertura, valori che possono dare forza alle tante cantine che lavorano sul territorio».

Su integrazione, sviluppo e innovazione ha posto l’accento anche Paolo Calvano, assessore al bilancio della Regione Emilia-Romagna, sottolineando l’urgenza del cambiamento ed esortando ad agire con rapidità sia sul lato delle pratiche produttive sia per quanto riguarda le abitudini di consumo.

«Le istituzioni – ha dichiarato – devono intervenire per rendere sostenibile economicamente la transizione ecologica e noi lo stiamo facendo attraverso gli strumenti che abbiamo a disposizione. In questa direzione va anche il patto per il lavoro e per il clima, che abbiamo siglato con le forze sociali».

Una transizione, ha ricordato l’assessore all’Agricoltura e agroalimentare del Comune di Bologna, Daniele Ara, che non deve rallentare nonostante le crisi e le emergenze che stiamo vivendo in queste ultime settimane.

A Bologna stiamo costruendo con Slow Food e FederBio le Food Policy del nostro territorio. Una tappa importante di un percorso nato anni fa anche grazie alla rete spreco zero. Inoltre, come assessore alla scuola, ci tengo a ricordare che occorre educare i giovani a bere bene, non superalcolici a basso prezzo, ma assaporare vino buono, pulito e giusto».

Sana Slow Wine Fair è organizzata in partnership con FederBio e Confcommercio Ascom Bologna, con il supporto di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’ICE, con il patrocinio della Regione EmiliaRomagna. La manifestazione è possibile grazie al supporto di moltissime realtà, pubbliche e private, che credono in questo progetto. A nome di tutte, ringraziamo i main partner: FPT Industrial, Reale Mutua, UniCredit.

GLI APPUNTAMENTI DI DOMANI, 28 MARZO

Le Masterclass di Sana Slow Wine Fair proseguono lunedì 28 marzo con un’immersione nei vini francesi grazie a tre masterclass durante le quali si potranno conoscere e degustare i Premier Cru bianchi della zona di Meursault, le celebri Deuxieme Cru della rive gauche di Bordeaux e i pinot neri di Nuits-Saint Georges.

Nella Slow Wine Arena andranno, invece, in scena quattro appuntamenti per confrontarsi su diversi temi: la redazione di Slow Wine illustrerà il ruolo dell’editoria nella promozione dei piccoli produttori artigianali, mentre con Slow Food Travel si farà il punto su come nuove forme di turismo abbiano contribuito a riscoprire zone ingiustamente dimenticate e marginali.

Si parlerà poi del progetto AGRIcoltura100 insieme a Reale Mutua, main partner dell’evento e Sostenitore Ufficiale di Slow Food Italia, e delle carte dei vini con Milano Wine Week. E ancora: un talk con AirBnb, una degustazione di Pecorino d’Abruzzo e l’incontro nazionale dei cuochi dell’Alleanza Slow Food per discutere di come unire le forse per affrontare le sfide attuali.

Insomma, l’agenda di Sana Slow Wine Fair di lunedì 28 marzo si presenta piuttosto ricca. I principali appuntamenti della seconda giornata di manifestazione sono sul sito di Sana Slow Wine Fair.


Partecipare a Sana Slow Wine Fair 2022

I biglietti sono disponibili online sul sito della manifestazione oppure direttamente alle casse di BolognaFiere.

Sei un professionista del mondo del vino? Puoi partecipare da domenica 27 a martedì 29 marzo.

Sei un appassionato? A te è dedicata la giornata di domenica 27 marzo.

Se hai acquistato una masterclass in programma nelle giornate di lunedì e martedì puoi acquistare l’ingresso alla fiera anche in queste due giornate dedicate ai professionisti.

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Sana Slow Wine Fair: occasione irripetibile per assaggiare vini italiani e dal mondo

Cantine biologiche e rispettose dell’ambiente, piccoli produttori, aziende agricole, vignaioli innovativi: sono 542 le realtà dall’Italia e dal mondo, scelte da Slow Food tra chi ha firmato il Manifesto del vino buono, pulito e giusto, che partecipano da domenica 27 a martedì 29 marzo 2022 alla prima edizione di Sana Slow Wine Fair.

Conferenze online, masterclass, degustazioni e spazi di dialogo per appassionati e professionisti: non mancano le occasioni per incontrarsi – nuovamente in presenza – e condividere con gli esperti del settore riflessioni sul mondo vitivinicolo, le sue sfide e le sue opportunità. Un evento unico nel suo genere che offre ai partecipanti la possibilità di trovare in un solo luogo il meglio della produzione artigiana e sostenibile italiana e internazionale.

La prima edizione di Sana Slow Wine Fair è organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food, in partnership con FederBio e Confcommercio Ascom Bologna, con il supporto di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’ICE, con il patrocinio della Regione EmiliaRomagna.

Sana Slow Wine Fair 2022 è possibile grazie al supporto di moltissime realtà, pubbliche e private, che credono in questo progetto, tra cui i main partner FPT Industrial, Reale Mutua e UniCredit.

«Sana Slow Wine Fair – sottolinea Federico Varazi, Vice Presidente di Slow Food Italia – contribuirà a far crescere la vera grande comunità del vino che si è creata a partire dalla Guida Slow Wine e Bologna diventerà nei prossimi giorni la capitale del vino buono, pulito e giusto».

I temi al centro della manifestazione – continua – sono fondamentali per andare incontro alle sfide che il momento di difficoltà attuale ci pone di fronte, a partire dalla crisi climatica e dalla siccità che in questi giorni è un vero dramma per i produttori.

In questo, un ruolo importante è quello dei giovani che si fanno portatori della sostenibilità ambientale nelle loro scelte quotidiane, anche quando scelgono un vino in enoteca».

All’auspicio di Antonio Bruzzone, che ha sottolineato come «la crescita di un appuntamento di questa ambizione necessita che le istituzioni ci credano, non solo nella manifestazione ma anche nel ruolo che il territorio deve avere nel settore fieristico e vitivinicolo, secondo una visione di politica di sviluppo a lungo termine», hanno risposto gli assessori Alessio Mammi, per la Regione Emilia-Romagna, e Daniele Ara, per il Comune di Bologna, confermando l’interesse verso la fiera e invitando BolognaFiere e Slow Food a un incontro per lavorare insieme alle prossime edizioni.

Per Giancarlo Tonelli, Direttore Generale Confcommercio Ascom Bologna, questa manifestazione serve per far crescere anche la qualità intera del mondo dell’enogastronomia bolognese.

GLI ESPOSITORI DI SANA SLOW WINE FAIR

Delle 542 cantine presenti, 63 sono quelle che esprimono una bella biodiversità internazionale. Oltre all’Italia, sono infatti  18 i Paesi rappresentati con i loro produttori nei padiglioni 15 e 20 di BolognaFiere: Albania, Austria, Argentina, Bosnia Erzegovina, Brasile, Bulgaria, Cile, Croazia, Francia, Grecia, Macedonia Del Nord, Montenegro, Perù, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna, Uruguay.

«Sono cantine che hanno voluto fortemente far parte della Coalizione ed essere presenti alla Fair. E per i produttori che provengono dall’estero non è così scontato in questi tempi. Inoltre, si tratta di aziende di piccole e medie dimensioni che nella maggior parte dei casi non sono nemmeno distribuite in Italia.

Un’occasione irripetibile quindi sia per i professionisti che potranno selezionarle che per il pubblico che potrà assaggiare etichette che nella maggior parte dei casi non sono state mai assaggiate in Italia, e spesso addirittura in Europa» sottolinea Giancarlo Gariglio, coordinatore internazionale della Slow Wine Coalition.

«I produttori emiliano-romagnoli che sono presenti lavorano già seguendo i principi della Coalition, quello che speriamo è che Sana Slow Wine Fair rappresenti un momento di ritrovato orgoglio e una spinta a sostenere la produzione buona della regione da parte dei professionisti».

Più della metà degli espositori – in totale 302 cantine – ha una certificazione biologica o biodinamica o presenta etichette certificate. È un segnale fortissimo perché, come evidenziano i dati del Report Wine Monitor Nomisma, il mercato del vino bio si dimostra in grande crescita con un incremento dei consumi in Italia del 60% negli ultimi tre anni.

Anche la produzione vitivinicoltura biologica registra numeri positivi. Dai dati Sinab Italia, con 117.378 ettari di vite bio, il nostro Paese conta un’incidenza sulla superficie vitata complessiva di oltre il 19%, la più alta in Europa e nel mondo.

Negli ultimi 10 anni la produzione di vino biologico è aumentata quasi del 110% a testimonianza di una maggiore sensibilità dei consumatori verso prodotti di qualità, sostenibili e rispettosi dell’ambiente.

IL VINO BIOLOGICO PROTAGONISTA A SANA SLOW WINE FAIR

«Il vino biologico, che non utilizza pesticidi e sostanze chimiche di sintesi a protezione della fertilità del suolo e della biodiversità – dichiara Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio – conferma il suo ruolo centrale all’interno del processo di transizione ecologica verso un’agricoltura sempre più sostenibile».

I tre pilastri del Manifesto Slow Food per il vino buono pulito e giusto – sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio e crescita sociale e culturale delle campagne – sottoscritto anche da FederBio, contraddistinguono il vino biologico insieme al valore dell’identità territoriale delle denominazioni d’origine del nostro Paese con l’unico logo certificato dall’Unione Europea che premia il lavoro di tanti viticoltori».

E poi ci sono le storie. A partire da quella di Rita Babini, produttrice Ancarani Vini Faenza per cui «il buono pulito e giusto rappresenta identità territoriale e visione di un’agricoltura per cui vogliamo veder crescere il nostro lavoro oggi ma anche regalarlo a chi lo vorrà fare domani. Il riferimento al cambiamento climatico e al fatto che non piove ha una serie di ripercussioni concrete sul nostro lavoro sia per questa annata ma anche per la prossima.

Questa fiera riassume tutti gli sforzi quotidiani che facciamo per cercare un equilibrio produttivo che ci permetta di fare il nostro lavoro in onestà e che questo accada in Emilia Romagna è un vero motivo di orgoglio. E infine un invito, è vino buono, pulito e giusto ma è anche buono da bere, noi saremo lì ad accogliervi con i nostri vini e con un bel sorriso».

Come quella di Ivana Simjanovska, co-autrice della guida Slow Wine per la Macedonia del Nord, o quella di Marina Santos, produttrice brasiliana di vino naturale. Ma anche quella di Gregory Perucci, proprietario dell’Agricola Felline a Manduria (Taranto), che coltiva Primitivo all’ombra della vegetazione spontanea, e quella di Alexis e Jannis, greci di origine, che in provincia di Gorizia gestiscono la cantina Paraschos.

Ancora: l’Enantio Riserva 1865 Prefillossera prodotto dalla famiglia Fugatti dell’azienda agricola Roeno, il Rubicone Rosso Igt nato dallo scambio di tecniche e di esperienze fra produttori georgiani ed emiliano-romagnoli, il Cannonau di Mamoiada realizzato dai produttori dell’associazione sarda Mamojà.

A SANA SLOW WINE FAIR NOVE MASTECLASS PER 360 PARTECIPANTI

 Nove le masterclass in programma che permetteranno ai circa 360 professionisti del vino e appassionati che parteciperanno di approfondire la conoscenza dei vini di alcune tra le denominazioni, i Domaines, le Maisons, gli Châteaux e i Weingüter più iconici, grazie alla voce di profondi conoscitori delle zone scelte.

Per esempio, per la prima volta nel panorama italiano, sarà possibile assaggiare i vini cinesi, rappresentati da cinque cantine, e ascoltare i racconti di Lan Liu, curatore della prima guida Slow Wine ai vini della Repubblica Popolare Cinese.

Nonostante alcune siano esaurite, c’è ancora la possibilità di partecipare a una di queste esclusive esperienze, acquistando i biglietti disponibili sul sito della manifestazione.

I MOMENTI DI APPROFONDIMENTO

La manifestazione, aperta virtualmente da una serie di convegni online – sempre disponibili sul sito della manifestazione – prende il via ufficialmente domenica 27 marzo alle 9 con la plenaria di apertura della Slow Wine Coalition, la rete internazionale, inclusiva e collaborativa che unisce i protagonisti del mondo del vino.

Dopo i saluti delle autorità, apre la plenaria Giancarlo Gariglio, coordinatore internazionale Slow Wine Coalition, che presenta i paper dei tre convegni digitali di Sana Slow Wine Fair dedicati a sostenibilità ambientale, difesa del paesaggio e ruolo sociale delle cantine.

Seguono il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi che illustra gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura e sull’enogastronomia, Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food, che interviene sulla transizione ecologica e sul ruolo dell’agricoltura, e il presidente di Libera Don Luigi Ciotti che introduce il tema sempre attuale del rapporto tra produzione agricola e legalità.

La plenaria è su invito, aperta ai delegati della Sana Slow Wine Fair e ai giornalisti. Il pubblico può assistere alla manifestazione attraverso il sito web dell’evento.

Momenti di approfondimento sono gli incontri nella Slow Wine Arena e nello Spazio Slow Food, che intendono fornire un quadro ampio e variegato del panorama vitivinicolo internazionale. Tra i numerosi temi affrontati, ad esempio, la biodiversità dei vitigni, il packaging sostenibile, le carte dei vini, le progettualità sociali e il turismo alternativo.


COME PARTECIPARE A SANA SLOW WINE FAIR
  • I biglietti sono disponibili online sul sito della manifestazione oppure direttamente alle casse di BolognaFiere
  • Sei un professionista del mondo del vino? Puoi partecipare da domenica 27 a martedì 29 marzo.
  • Sei un appassionato? A te è dedicata la giornata di domenica 27 marzo.
  • Se hai acquistato una masterclass in programma nelle giornate di lunedì e martedì puoi acquistare l’ingresso alla fiera anche in queste due giornate dedicate ai professionisti.
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Van Italy: maxi degustazione e mercato dei vini firmati dai Vignaioli Artigiani Naturali

Il Van dei Vignaioli Artigiani Naturali è pronto a far tappa a San Bonifacio, in provincia di Verona. Per la prima edizione di Van Italy, in programma l’11 aprile 2022, dalle ore 11 alle ore 19, l’associazione di piccoli artigiani del vino ha scelto una location mozzafiato come Villa Bongiovanni (nella foto), splendida dimora settecentesca ai piedi delle colline di Soave.

«Van Italy 2022 – spiegano gli organizzatori – vedrà protagonista tutta la panoramica dei vitigni autoctoni italiani e internazionali. Vini che sono come le perle rare, difficili da trovare. Sarà una magnifica occasione per scoprirli, degustarli e soprattutto farli raccontare da chi li produce».

Ogni vino porta con sé la storia di un territorio, una filosofia produttiva, etica e soprattutto la storia di vita delle persone che hanno scelto di fare questo nobile mestiere. Ci saranno oltre 200 vini in degustazione di tutta la penisola, vendita diretta di vini naturali».

VAN ITALY 2022: PAROLE D’ORDINE «DIVERSITÀ E PERSONALITÀ»

Un evento all’esordio, Van Italy 2022. Ma da anni l’Associazione Vignaioli Artigiani Naturali si è data la «missione di diffondere la conoscenza dei vini naturali e di illustrare la loro diversità e personalità».

Tutti i nostri associati seguono ogni fase produttiva con cura dalla vigna alla commercializzazione. Le aziende sono medio piccole, generalmente a conduzione familiare. Ci teniamo particolarmente al modo in cui viene fatto il vino.

Pertanto, i vini prodotti sono prodotti con lavorazioni artigianali, ottenuti da uve raccolte manualmente, da agricoltura biologica o biodinamica. Le fermentazioni sono spontanee, senza aggiunte di alcun additivo o coadiuvante enologico di vinificazione».

Massima attenzione anche ai contenuti di solforosa totale all’imbottigliamento. «Non superano 40 mg/l – spiegano gli organizzatori di Van Italy 2022 – indipendentemente dal tenore di zuccheri residui. La cura meticolosa sia in vigna che in cantina è una scelta etica che viene ripagata con un vino sincero e senza compromessi».

LE REGOLE DEI VAN – VIGNAIOLI ARTIGIANI NATURALI


Nella «pratica quotidiana» dei Van – Vignaioli Artigiani Naturali:

  • il vino naturale è un vino integro e vitale perché è ottenuto da uve da agricoltura biologica o biodinamica, anche autocertificata;

  • è un prodotto agricolo ottenuto dal vignaiolo che ne segue direttamente tutte le fasi produttive, dalla coltivazione della vite al confezionamento nella bottiglia;

  • è ottenuto solo da uve proprie, coltivate direttamente, o, se acquistate, provenienti da vigneti di produttori biologici o biodinamici dello stesso territorio (non più del 30% del totale);

  • il vino naturale è ottenuto da fermentazioni spontanee, senza l’utilizzo di lieviti o batteri selezionati fabbricati in laboratorio;

  • è ottenuto senza l’aggiunta di nessuno degli additivi o coadiuvanti enologici ammessi dal disciplinare convenzionale e anche da quello del vino biologico e biodinamico, in vinificazione, maturazione e affinamento;

  • è esente da quelle manipolazioni e trattamenti fisici o chimici invasivi ammessi dai disciplinari del vino convenzionali o biologici.

Regole che danno vita a una sorta di “disciplinare di produzione” che i produttori si impegnano a rispettare. «I vini naturali – spiegano infine gli organizzatori di Van Italy – sono realizzati senza ulteriori vincoli predefiniti, dando spazio alla propria creatività, storia e cultura.

«Sono profondamente legati al terroir – concludono i Vignaioli Artigiani artisti – che interpretano e rappresentano. Per questo i vini naturali possono presentare delle sorprendenti, sostanziali diversità che sono da considerare una vera ricchezza».

LA LISTA DEI VIGNAIOLI ARTIGIANI ARTISTI PRESENTI A VAN ITALY 2022
VILLA BONGIOVANNI – SAN BONIFACIO (VR)
ABRUZZO
  • Azienda Agricola Ludovico * Socio Van
    Vittorito (Aq)
  • McCalin di Federico Nardi * Vignaiolo Ospite
    Martinsicuro (Te)
CALABRIA
  • Tenuta del Conte * Socio Van
    Cirò Marina (Kr)
  • Cantine Lucà Azienda Agricola * Socio Van
    Bianco (Rc)
CAMPANIA
  • Azienda Agricola Salvatore Magnoni * Socio Van
    Rutino (Sa)
  • Azienda Agricola Terra di Briganti * Socio Van
    Casalduni (Bn)
EMILIA ROMAGNA
  • Azienda Agricola Maria Bortolotti * Socio Van
    Zola Predosa (Bo)
  • Ferretti Vini Ferretti Vini * Socio Van
    Campegine (Re)
  • Podere Beghetto Podere Beghetto
    Gargallo di Carpi (Mo)
LAZIO
  • Azienda Agricola Palazzo Tronconi * Socio Van
    Arce (Fr)
  • Azienda Agricola DS Bio * Socio Van
    Pescosolido (Fr)
  • Azienda Agricola I Chicchi * Socio Van
    Ardea (Rm)
  • Azienda Agricola Il Vecchio Poggio * Socio Van
    Isola del Liri (Fr)
  • Azienda Agricola Marco Falcone * Socio Van
    Piglio (Fr)
LOMBARDIA
  • Vigne del Pellagroso * Socio Van
    Monzanbano (Mn)
  • Pietro Selva * Vignaiolo ospite
    Castione Andevenno (So)
  • Tenuta Belvedere * Socio Van
    Montecalvo Versiggia (Pv)
  • Azienda Agricola Antonio Ligabue *Vignaiolo ospite
    Capo di Ponte (Bs)
  • Fortunato Bressanelli *Vignaiolo ospite
    Sellero (Bs)
MARCHE
  • Tenuta S. Marcello * Socio Van
    San Marcello (An)
MOLISE
  • Vinica * Socio VAN
    Ripalimosani (Cb)
PIEMONTE
  • Vinicea * Socio VAN
    Ottiglio (Al)
  • Azienda Agricola La Cascinetta * Socio Van
    Viarigi (At)
TOSCANA
  • Cooperativa Agricola La Ginestra * Socio Van
    San Casciano in val di Pesa (Fi)
  • Il Casale di Giglioli e Rinaldi * Vignaiolo ospite
    Certaldo (Fi)
  • Azienda Agricola La Busattina *Socio Van
    San Martino sul Fiora (Gr)
  • Azienda Agricola Casteldelpiano *Socio Van
    Licciana Nardi (Ms)
  • Podere Fornace Prima *Socio Van
    Cerreto Guidi (Fi)
UMBRIA
  • La Casa dei Cini * Socio Van
    Piegaro (Pg)
  • Fattoria Mani di Luna * Socio Van
    Torgiano (Pg)
VENETO
  • Impronta Agricola *Vignaiolo ospite
    Belfiore (Vr)

VAN ITALY IN SINTESI

Dove?
– Villa Bongiovanni, Via Perarolo 36, San Bonifacio (Vr)
Quando?
– Lunedì 11 Aprile | orario 11,00 – 19,00
Quanto costa?
– Ingresso | 20,00 euro
– Ingresso operatori di settore | 10,00 euro previo accredito
– Ingresso gratuito previo accredito solo per gli importatori
Come acquistare gli ingressi?
– Dall’apposito form sul sito dell’associazione
– Sul posto fino ad esaurimento dei posti
Come accreditarsi?
– Modulo accredito importatori
– Modulo accredito operatori di settore e stampa

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Vini al supermercato

I migliori abbinamenti del Negroamaro Rosato Salento Igp Notte Rossa

A caccia dei migliori abbinamenti del Negroamaro Rosato Salento Igp Notte Rossa? Ecco una breve guida che aiuterà ad esaltare questo vino rosato, tra i migliori in vendita al supermercato in Italia, non ultimo nel rapporto qualità prezzo.

Per trovare il migliore abbinamento cibo-vino, occorre analizzare il nettare sotto ogni aspetto. A cominciare dal naso, il Negroamaro Rosato Salento Igp Notte Rossa presenta delicati ricordi di fiori di rosa. Per la parte fruttata, ecco ciliegia, lampone e piccoli frutti di bosco, oltre a freschi ricordi di erbe mediterranee.

Ancora più importante l’analisi del sapore, che si rivela in perfetta corrispondenza con quanto già avvertito all’olfatto. Riecco la frutta rossa, così come la generosa freschezza e quel tocco di sapidità che non guasta. Tutte caratteristiche da tenere in considerazione per trovare i migliori abbinamenti del Negroamaro Rosato Salento Igp Notte Rossa.

Un po’ come tutti i vini della gamma, anche questo mostra una gran versatilità. Si può dunque scegliere come accompagnamento a tutto pasto. Partendo dagli antipasti, appaga il palato con i salumi e stuzzichini.

Si presta bene, poi, con primi piatti come la pasta al sugo, specie se la varietà di pomodoro scelta per la passata ha tendenza dolce. Ancor meglio, però, con brodetti e zuppe di pesce, ancora una volta con un tocco di salsa saporita.

Benissimo con secondi leggeri, anche di carne (di manzo, per esempio): da provare con la “pizzaiola”. Per chiudere, un’assiette di formaggi mediamente stagionati è tra gli abbinamenti del Negroamaro Rosato Salento Igp Notte Rossa più stimolanti.

Non è da sottovalutare l’origine pugliese di questo vino rosato, che proviene dunque da una delle regioni a maggiore vocazione in Italia e nel mondo per la produzione dei vini rosati. Un motivo in più per pensare di degustarlo anche da solo, come rinfrescante abbinamento al fine lavoro (specie d’estate) o a un rilassante aperitivo con gli amici.

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Negroamaro Salento Igp Notte Rossa: gli abbinamenti (anche inconsueti) in cucina

Non sai a cosa abbinare il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa? Ecco i migliori abbinamenti in cucina di questo vino rosso prodotto in Puglia, tra i più noti e apprezzati anche all’estero, assieme al Primitivo di Manduria.

L’ottimo rapporto qualità prezzo del Negroamaro Salento targato Notte Rossa lo rende tra i vini più scelti al supermercato, in Italia. Una scintilla che scatta anche a tavola, dove questo rosso caratteristico trova un ampio ventaglio di possibilità d’abbinamento.

Il colore rosso scuro, impenetrabile e tendente al viola, mostra il carattere “tosto” del nettare, sin dalla vista. Al naso catturano l’attenzione i ricordi di fiori come la rosa e la viola, in un cesto di frutti di bosco impreziositi da freschi ricordi di rosmarino e timo.

Un’armonia che si ripresenta anche al palato: la giusta corposità esalata le note fruttate, prima di una chiusura appagante e asciutta, leggermente sapida. Caratteristiche che rendono il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa un vino rosso perfetto negli abbinamenti a tutto pasto.

La grande versatilità consente di accompagnare bene salumi saporiti, tanto quanto primi a base di ricchi ragù di carne o legumi. Da provare, per esempio, con le lasagne al forno, oppure con la pasta ai fagioli. Proseguendo con i secondi, ecco che questo Negroamaro salentino dà il meglio di sé.

È eccellente con le carni in generale, ma è davvero speciale nell’abbinamento con le grigliate. Anche particolarmente saporite, come quelle d’agnello. Il consiglio, per i veri amanti degli abbinamenti cibo-vino, è quello di giocare con le temperature di servizio.

Un po’ più fresco del solito, il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa potrà davvero sorprendervi in accompagnamento a una ricca macedonia di fragole, lamponi, more e frutti di bosco. Un tocco di cioccolata fusa, versato prima di abbandonarsi a questo fine pasto inconsueto, darà ancora più emozione.

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Vermentino Salento Igp Notte Rossa: i migliori abbinamenti

Caratteristico, versatile e buono anche da solo, al termine di una lunga giornata di lavoro. Ma quali sono i migliori abbinamenti del Vermentino Salento Igp Notte Rossa?

L’ammaliante bouquet, delicato sui frutti bianchi e fresco e teso sulle note agrumate, avvolte in ricordi di erbe della macchia mediterranea, suggerisce antipasti e piatti di pesce delicati. Un matrimonio perfetto anche al palato, che conferma quanto avvertito al naso.

La vinificazione in solo acciaio rende leggiadro il sorso, caratterizzato dalla stessa freschezza e sapidità. Perché dunque non cominciare con un piatto di salumi, in particolare di prosciutto crudo? Le note fruttate di pesca bianca e mela e il carattere marino del Vermentino Salento Igp Notte Rossa faranno da ottimo contraltare.

Si può poi proseguire con un’insalata di polpo con patate, condito con una citronette al prezzemolo che esalterà i tratti agrumati del vino. Per chi abbia ancora fame, la versatilità del Vermentino salentino firmato Notte Rossa consente di spaziare tra piatti di pesce come l’orata al sale, o crostacei come gamberi e scampi. Anche in questo caso, un tocco fresco di limone non guasterà l’abbinamento.

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Sana Slow Wine Fair, le date ufficiali: appuntamento a BolognaFiere dal 27 al 29 marzo

La prima edizione di Sana Slow Wine Fair, la manifestazione internazionale dedicata al vino buono, pulito e giusto, si terrà in presenza a Bologna da domenica 27 a martedì 29 marzo 2022. L’evento, organizzato da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food e la collaborazione di FederBio, era in programma alla fine di febbraio.

Lo slittamento, riferiscono gli organizzatori, «è stato deciso per favorire lo svolgimento in sicurezza e agevolare la partecipazione degli operatori nazionali e internazionali che stanno dimostrando grande attenzione a questo nuovo evento», che esordirà appunto nel 2022.

A Bologna arriveranno cantine provenienti da tutta Italia e dall’estero: Albania, Argentina, Bosnia, Brasile, Bulgaria, Cile, Croazia, Francia, Germania, Macedonia, Montenegro, Perù, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Stati Uniti.

Un giro del mondo insieme ai grandi vini che rispondono ai principi della Slow Wine Coalition e che sono ispirati dal Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto: sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio e del ruolo culturale e sociale delle aziende vitivinicole nei propri territori.

SANA SLOW WINE FAIR ALL’INSEGNA DELLA SOSTENIBILITÀ

«Sana Slow Wine Fair – dichiara Gianpiero Calzolari, presidente BolognaFiere – sarà una preziosa occasione di confronto per un settore in forte espansione che fonde la cultura enologica agli aspetti legati alla sostenibilità, all’etica nella produzione e alla biodiversità».

Temi che per produttori e consumatori sono prioritari e sui quali possiamo vantare un’esperienza trentennale con l’organizzazione di SANA, la più importante manifestazione dedicata al mondo del biologico e del naturale.

Considerata l’attuale situazione dell’Emergenza sanitaria – conclude Calzolari – il posticipo di questa prima edizione di Sana Slow Wine Fair consentirà di favorire l’arrivo di operatori e appassionati e ci permetterà di accoglierli in sicurezza».

Sono tutte confermate le iniziative che costituiscono la struttura portante della manifestazione. Per permettere la massima partecipazione a tutti i delegati che fanno parte della Slow Wine Coalition, i convegni sui tre temi del Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto saranno organizzati online nella settimana antecedente alla tre giorni bolognese.

A inaugurare Sana Slow Wine Fair 2022, in presenza a BolognaFiere, sarà un’assemblea plenaria in cui saranno presentati i temi discussi durante i convegni. Una sintesi della rivoluzione nel mondo del vino che desidera portare avanti la Slow Wine Coalition.

GLI APPUNTAMENTI PER PROFESSIONISTI E WINELOVERS

Rimangono confermate le tre giornate dedicate ai professionisti del settore domenica 27, lunedì 28 e martedì 29 marzo. Momenti ideali per ristoratori, enotecari, importatori, distributori, cuochi e sommelier per incontrare, conoscere, confrontarsi con alcune tra le migliori cantine italiane e di un gruppo molto selezionato di aziende internazionali, accomunate dal metodo produttivo virtuoso.

Gli appassionati potranno partecipare alla Sana Slow Wine Fair nella giornata di domenica 27 marzo, per degustare le migliaia di etichette proposte e dialogare con i produttori.

«A tutti i visitatori – conferma Giancarlo Gariglio, coordinatore della Slow Wine Coalition – sono inoltre dedicate le nove Masterclass che, sotto la guida di produttori ed esperti, consentiranno di approfondire le filosofie di produzione che sono dietro ai grandi vini in degustazione».

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Whisky vs Bourbon: qual è la differenza?

Conosciuto come “acqua della vita” fin dai tempi antichi, sembra che il Whisky sia oggetto di una storica contesa tra Inghilterra, Scozia e Irlanda. Anche se è quasi impossibile decretarne con certezza l’origine, magari ti interesserà conoscere alcune leggende su questo nettare prezioso!

Alcune credenze fanno risalire la scoperta di questo distillato agli agricoltori, che distillavano il Whisky dal loro orzo in eccesso. Altre leggende collegano invece questa pratica ai viaggi dei monaci missionari, che si muovevano tra l’Irlanda, la Scozia e l’Europa continentale.

Ciò che è certo è che, se nell’Irlanda del 1405 venne documentata la caduta di un capo clan per “eccesso di acquavite”, nel 1494 alcune prove documentano in Scozia la prima distillazione del Whisky! Sembra che sia stato proprio il re Giacomo IV di Scozia a concedere a frate John Corr “8 capsule di grano per produrre acquavite”.

Ma com’è fatto il Whisky?

Il Whisky è uno spirito distillato da mosto di cereali maltati come grano, mais, orzo e/o segale in percentuali variabili, a seconda della zona o della creatività del produttore. Questo distillato viene fatto invecchiare in botti di legno rovere. Si tratta di un prodotto famoso in tutto il mondo e di cui sono molto note alcune varietà come l’American Whiskey, il Bourbon Whiskey, lo Scotch Whisky e l’Irish Whiskey.

È bene sapere che l’etichetta “Whisky” comprende una grande categoria di distillati, che si differenziano in primis per la materia prima usata. Ad esempio, il Bourbon è uno specifico tipo di Whisky americano che si connota per alcune specifiche regole da seguire in fase di produzione! Per dirlo in altre parole e usando un classico detto degli esperti del settore, “tutto il Bourbon è Whisky, ma non tutto il Whisky è Bourbon”!

Cosa rende un Whisky, Bourbon?

Il Whiskey Bourbon è composto da grano, lievito e acqua e il suo nome deriva proprio dal luogo in cui è prodotto, la contea di Bourbon, nel Kentucky. La tradizione vuole che, dopo aver viaggiato lungo il fiume Mississippi in Louisiana, il Bourbon sia arrivato tra le distillerie della Old Bourbon County nel 1700: ancora oggi, tante distillerie non usano il termine “Bourbon” per classificare i loro spiriti, così da rendere onore alla sua storica origine!

In particolare, un Whisky può essere classificato come un Bourbon quando:

  • È prodotto negli Stati Uniti! Oggi, ben il 95% del bourbon viene ancora prodotto in Kentucky, il cui clima e l’acqua calcarea donano a questo distillato i suoi classici aromi.
  • La miscela iniziale deve contenere almeno il 51% di mais. Ad ogni modo, la maggior parte di questi distillati supera questa percentuale, arrivando fino al 70%.
  • La miscela deve essere al 100% naturale! È possibile unire al composto solamente dell’acqua e nessun altro tipo di additivo.
  • Mentre il Whisky può invecchiare su botti già usate, il Bourbon deve invecchiare per almeno due anni in una botte di rovere nuova e interamente tostata.
  • Alla distillazione, non deve superare l’80% di alcol in volume.

In ogni caso, che sia un classico Whisky o che sia un Bourbon, entrambi si classificano come una valida cura per rimediare ai raffreddori invernali!

Come sentire la differenza tra Whisky e Bourbon?

La materia prima utilizzata rende possibile classificare il Whisky a seconda di note di degustazione precise. Le sfumature del Whisky variano a seconda della tipologia. Spesso in ogni zona si usano materie prime differenti. Così un Whisky irlandese avrà note diverse da un whisky giapponese, quello giapponese da quello americano e così via.

Il Bourbon invece, che ha il colore giallo ambrato intenso tipico del Whisky, si distingue per le note più dolci ma allo stesso tempo morbide e decise di vaniglia, frutta gialla, caramello e rovere. Non risulta stucchevole, ma diverso dal classico gusto affumicato del Whisky scozzese.

Sei incuriosito dal vastissimo mondo del Whisky? Enoteche Piave è il luogo giusto per chi è alla prime armi, ma anche per gli intenditori più esperti! Sfogliando lo store online potrai scoprire e confrontare diverse varietà di Whisky e Bourbon e visitando i punti vendita potrai essere assistito nella scelta da sommelier professionisti. Dal 1997 la missione è solo una: essere un riferimento per il vino di qualità, in cui la passione viene prima di tutto!

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Vino: la filiera incontra il Ministro Patuanelli

Un intervento forte del Governo italiano a difesa del settore vitivinicolo. È quanto ha chiesto oggi la Filiera Vino al ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli. Il Ministro, insieme al Sottosegretario Gian Marco Centinaio, per la prima volta ha incontrato ufficialmente, i presidenti di Alleanza delle Cooperative, Assoenologi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini, che avevano sollecitato un vertice urgente per discutere delle questioni più impellenti riguardanti il comparto.

Innanzitutto il piano di lotta contro il cancro sviluppato in sede europea e il rapporto di implementazione della strategia alcol dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Strategie che contengono proposte in grado di arrecare seri pregiudizi al vino italiano.

LA LOTTA ALL’ABUSO DI ALCOL

Nel documento presentato, la Commissione indica alcune azioni che intende mettere in campo per raggiungere l’obiettivo di riduzione del consumo dannoso di alcol. Il piano è anche supportato da un progetto di relazione parlamentare che inasprisce ulteriormente le indicazioni della Commissione. Si rischia così di dare legittimità politica alle stesse.

L’OMS, inoltre, nel piano di azione dedicato, intende ridurre del 20% il consumo di alcol (e non il consumo “dannoso” di alcol) entro il 2030.

«Entrambi i documenti – ha spiegato la Filiera – sono in una fase piuttosto avanzata della discussione. È fondamentale che l’Italia porti avanti con atti ufficiali, in tutte le sedi opportune, istanze di equilibrio, buon senso e ragionevolezza. Elementi che da sempre contraddistinguono la posizione italiana, evitando raccomandazioni fiscali e normative di tipo proibizionistico».

«Normative che, lungi dal colpire l’abuso, hanno il potenziale di infliggere un danno ingiustificato a un settore fiore all’occhiello dell’agroalimentare del nostro Paese. Si penalizza proprio il consumo moderato di vino, uno dei componenti principali della dieta mediterranea riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità».

IL TEMA DELLA PROMOZIONE

L’altro tema urgente è quello della promozione. In Europa è stata avviata una riforma che rischia di escludere i prodotti vitivinicoli dalla possibilità di accedere al budget dedicato alle attività promozionali in Europa e nel mondo.

La Filiera ha chiesto al ministro Patuanelli grande attenzione affinché il settore non sia escluso dai progetti che hanno permesso, negli anni, di raggiungere risultati importanti in termini di valore e di export.

Le stesse Organizzazioni della filiera vitivinicola hanno ribadito la necessità di essere coinvolte nella definizione del piano nazionale di comunicazione istituzionale per il settore che il Mipaaf ha deciso di adottare.

IL PROSEK

Quindi la questione Prosek, sulla quale la Filiera ha apprezzato il sostegno del Governo e la costituzione di un gruppo di lavoro dedicato. Secondo la Filiera ora è necessario uniformare gli argomenti a difesa compatta del rigetto del riconoscimento della Menzione Tradizionale Croata.

Sono state poi rappresentate le imminenti scadenze riguardo l’OCM vino e lo standard unico sulla sostenibilità. Inoltre sono state sottolineate le difficoltà rispetto ai pagamenti sullo stoccaggio, riduzione delle rese e concessione delle nuove autorizzazioni.

Il ministro Patuanelli ha assicurato il massimo impegno personale e della struttura per un settore così determinante per l’economia nazionale, al fine di preservare gli operatori dalle difficoltà riportate.

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Etichette per il vino: a chi affidarsi e perché scegliere la stampa online

Etichette per il vino: a chi affidarsi e perché scegliere la stampa online

La stampa online rappresenta, per chi ha bisogno di etichette per il vino, la soluzione più pratica e conveniente. Il mondo digitale, infatti, permette di velocizzare i tempi in ogni fase del processo, dal momento in cui viene inoltrata la richiesta per il preventivo fino a quando i prodotti vengono effettivamente consegnati: online non sono necessari tanti passaggi, poiché è possibile configurare la stampa delle proprie etichette e vedere subito i costi.

Il servizio di LabelDoo

A chi affidarsi, allora, per la stampa online di etichette vino?

Per esempio a LabelDoo, che mette a disposizione della clientela un servizio fondato su una lunga esperienza che, con il trascorrere del tempo, ha permesso di capire o perfino anticipare i reali bisogni dei consumatori. L’etichettificio di LabelDoo, d’altro canto, si dedica a questa attività da più di 40 anni.

La scelta della carta

Il configuratore online permette di impostare tutti i parametri necessari per la realizzazione delle etichette.

Per quanto riguarda i materiali, ad esempio, viene messa a disposizione una guida dedicata alle carte, che offre una panoramica con le peculiarità di ogni soluzione. Vi si accede direttamente dal configuratore: molto utile per chi ha necessità di stampare etichette per vino è la distinzione delle carte in base alla tipologia di vino.

Ogni materiale, infatti, è descritto nei minimi dettagli, con consigli relativi alla destinazione d’uso ideale. Così per un vino biologico è possibile optare per una carta naturale come la Betulla Riciclata, per un vino più elegante per una Tintoretto Gesso, magari impreziosendo il tutto con le nobilitazioni.

Le nobilitazioni

La stampa a caldo è tra le nobilitazioni più usate per le etichette destinate alle bottiglie di vino. Si tratta di una finitura che garantisce un effetto dal notevole impatto visivo, elegante e al tempo stesso brillante, in linea con cantine che intendono comunicare un’idea di prestigio.

Il rilievo serigrafico, invece, rende l’etichetta ben riconoscibile non solo alla vista ma anche al tatto, grazie a uno spessore conferito a un elemento dell’etichetta. Se si tratta del nome del vino, ad esempio, quest’ultimo risulterà in rilievo rispetto al resto dell’etichetta, con l’effetto unico della lacca UV trasparente.

Ancora più esclusiva è la stampa con lamina 3d, una sorta di via di mezzo tra le due lavorazioni precedenti. Questa nobilitazione, garantita da LabelDoo, crea infatti una stampa a caldo tridimensionale, con effetto dorato o argento.

La fustellatura

Nel novero delle nobilitazioni, la fustellatura può essere garantita in due versioni differenti: quella meccanica e quella laser. La prima è la soluzione tradizionale, e non presenta difetti estetici. La seconda, invece, prevede l’uso di un raggio laser che va tagliare la carta in modo obliquo con possibilità di lasciare un piccolo bordino bianco.

Per la fustellatura è necessario tenere conto del fondo delle etichette adesive: infatti il raggio laser può lasciare sui margini delle etichette un lieve bordo bianco. Questo piccolo difetto si nota per le etichette a fondo a scuro, mentre è pressoché invisibile per le etichette a fondo chiaro e inesistente su quelle a fondo bianco.

La comunicazione attraverso le etichette di vino

Le etichette per bottiglie di vino meritano di essere prese in considerazioni in due parti differenti, vale a dire il davanti e il dietro. La parte posteriore, in genere, contiene le informazioni obbligatorie per legge.

La parte frontale ha maggior peso a livello di comunicazione emotiva e coinvolgente, ragion per cui è quella caratterizzata quasi sempre dalle nobilitazioni più particolari.

A riguardo, particolarmente utile è la possibilità – offerta da LebelDoo – di stampare le due etichette di vino su un solo rotolo, scegliendo il formato fronte-retro. In tal modo, si vanno a commissionare entrambe le etichette con un solo ordine.

Il valore della stampa per il settore enologico

La stampa non ha un compito di carattere prettamente esecutivo, anzi. Si tratta di un’attività strategica, e viene eseguita secondo decisioni, da prendere possibilmente già al momento della progettazione grafica.

L’efficacia di un’etichetta adesiva, in termini di comunicazione e marketing, è correlata infatti non soltanto alle informazioni riportate o all’immagine, ma anche a tutti gli elementi che caratterizzano nell’insieme il suo aspetto estetico, come la carta, ad esempio, e gli effetti ottenuti con le nobilitazioni.

Questo vale sempre, ancor più in settori come quello enologico, in cui la presentazione della bottiglia di vino è essenziale. Scopri di più sulla stampa online di etichette per il vino sul sito web LabelDoo.

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Nuovo traguardo per Casa Vinicola Sartori: status di Riserva per l’Amarone Corte Brà

Corte Bra, l’Amarone che nasce dalla “vigna giardino” di Villa Sartori, splendida dimora del Seicento sede fin dal 1898 della storica casa vinicola veronese, taglia un nuovo traguardo: raggiunge cioè lo status di Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva, con la vendemmia 2013 oggi sul mercato. Solo 12 mila le bottiglie prodotte.

«Una nuova tappa del nostro percorso volto alla costante ricerca della massima qualità – commenta il presidente Andrea Sartori – raggiunta con lo status di Riserva di uno dei nostri vini storici, il Corte Brà Amarone della Valpolicella Classico Docg».

Un vino, prodotto fin dagli anni ’80, che nasce e porta il nome del nostro primo vigneto, esposto a sud e racchiuso tra le mura della proprietà di villa Sartori che, dal 1898, ospita la sede aziendale a Verona». Spiega Andrea Sartori, Presidente di Casa Vinicola Sartori.

IL VIGNETO
Il podere Corte Brà, da cui prende il nome questo vino, si trova su una collina situata nel cuore della Valpolicella Classica, a Negrar (VR). È coltivato perlopiù a Pergola Veronese e gode di un’ottima esposizione a sud, oltre che di un terreno di composizione calcarea e argillosa.

Il Corte Brà è il risultato di un’annata degna di nota, grazie alle condizioni climatiche particolarmente favorevoli per le uve autoctone che danno vita alla nuova Riserva: 60% Corvina Veronese, 20% Corvinone e 15% Rondinella, completate da un 5% di Oseleta.

«Il Corte Brà Riserva 2013 – sottolinea Sartori – nasce da un’attenta selezione dei migliori grappoli messi a riposo nel fruttaio della villa e racchiude tutta la magia delle tradizionali tecniche enologiche che l’azienda ha saputo migliorare e affinare in oltre 120 anni di attività. Il tempo è il profondo valore di questo vino».

Un prolungato e delicato appassimento delle uve e un periodo di maturazione di sei anni in botti di piccole e medie dimensioni, danno vita a un vino dal bouquet ampio, fine e complesso con caratteristiche note di confettura di frutta rossa e spezie. Spiccano fragranze di ciliegia, frutta passita e tabacco».

LA DEGUSTAZIONE
All’assaggio, il Corte Brà abbina un’eccezionale potenza ad un’estrema eleganza. Di colore rosso intenso, che tenderà al granato con l’invecchiamento, si rivela sofisticato e persistente. Un vino da meditazione per antonomasia, in grado di accompagnare perfettamente ricette elaborate a base di carni saporite, selvaggina e formaggi stagionati.

L’emozione di Andrea Sartori per il nuovo “status” è evidente: «Ci piace pensare che in una bottiglia si possano ritrovare non soltanto la qualità e il territorio, ma anche la dedizione e l’amore investiti dalla nostra famiglia per arrivare a questo traguardo. In tal senso, Casa Vinicola Sartori ha una storia da raccontare e una tradizione da tramandare».

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degustati da noi vini#02

Südtirol Alto Adige Doc St. Magdalener 2019 “Moar”, Cantina Bolzano

Parola d’ordine “matrimonio”. Schiava e Lagrein, due dei vitigni simbolo dell’Alto Adige, si combinano alla perfezione nel Südtirol Alto Adige Doc St. Magdalener 2019 “Moar” di Cantina Bolzano. Un vino che è risultato dell’esclusiva di posizione, età delle viti e conduzione attenta del vigneto, nella zona classica di produzione del Santa Maddalena.

LA DEGUSTAZIONE
Il “naso” di Moar si esprime generoso ed elegante, su note floreali e fruttate. Spiccano violetta, ciliegia e mora, abbinate a note meno mature di fragoline di bosco e ribes. In sottofondo, voluttuosi sbuffi di tabacco dolce e cioccolato. Un quadro morbido e setoso, dotato al contempo di una eccellente tensione.

Un St. Magdalener che conferma il suo equilibrio anche al palato, nel segno della corrispondenza gusto-olfattiva. Ritorni di frutta matura (ciliegia, mora) ben controbilanciati dalla freschezza e da pregevoli accenti salini. Uno di quei vini che, a tavola, finiscono in un batter d’occhio.

Perfetto l’abbinamento con piatti della tradizione dell’Alto Adige, come la Carne Salada. In generale “Moar” 2019 fa il paio con la carne, dai primi ai secondi di media elaborazione. Da provare sulle tagliatelle con ragù di selvaggina, carni affumicate, canederli, speck, pizza, pasta e formaggi di media stagionatura.

LA VINIFICAZIONE
La zona di produzione è quella classica del St. Magdalener, sui pendii a nord di Bolzano. Schiava e Lagrein affondano le radici in terreni ghiaiosi. La vendemmia ha inizio a metà ottobre. Le uve, attentamente selezionate, seguono la tradizionale vinificazione in rosso.

Terminata la fermentazione, il vino atto a divenire “Moar” affina in grandi botti di rovere, per proseguire con l’affinamento in bottiglia che precede la commercializzazione. Certamente uno dei vini simbolo di Cantina Bolzano.

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Südtirol Alto Adige Doc Lagrein Riserva 2017 Taber, Cantina Bolzano

Il Südtirol Alto Adige Doc Lagrein RiservaTaber” è uno dei vini simbolo di Cantina Bolzano, ma non solo. È anche un’etichetta capace di rappresentare appieno le punte di qualità del Lagrein altoatesino, un vino amato e conosciuto in tutto il mondo. Sotto la lente di ingrandimento, la vendemmia 2017.

LA DEGUSTAZIONE
Il segreto di Taber? Il suo equilibrio, fuori e dentro al calice. Risulta di fatto un vino tipico, capace tuttavia di incontrare, con le sue caratteristiche e i suoi 4 grammi circa di residuo zuccherino, anche il gusto internazionale. Un bilanciamento che si ripercuote nelle note di degustazione, all’insegna dell’armonia.

Nel calice, il vino si presenta di un rosso purpureo, ancora molto giovane nonostante i 4 anni sulle spalle. Una Riserva, dunque, molto longeva, che si rivela perfettamente integra anche al naso, con note di frutta matura a bacca nera (mora) e rossa (ciliegia).

Un vino particolarmente indicato per chi ama i frutti di bosco, che qui ritroverà – sia al naso che al palato – in una veste intrigante, ben avvolti in un manto tanto fresco (netti i ricordi di mentuccia selvatica) quanto speziato (polvere di cacao, fondo di caffè, caramellina mou e vaniglia).

Il sorso denota un’ottima lunghezza e persistenza, all’insegna del gioco tra le note fruttate, la bilanciante acidità e i rintocchi salini, che donano nerbo alla beva.

I tannini setosi consentono peraltro di servire il Lagrein Riserva Taber a una temperatura non sempre adatta ai vini rossi: provare per credere a 14-15 gradi, per coglierne le sfumature più “dissetanti”. L’abbinamento perfetto?

Oltre ad essere apprezzabile da solo o in compagnia di un buon libro, il rosso simbolo di Cantina Bolzano sposa armonicamente i piatti a base di carne, dai primi ai secondi, così come i saporiti formaggi stagionati. Ottimi risultati, per esempio, con una bistecca di cervo. Buono oggi Taber, ma con ottime prospettive di ulteriore, positivo affinamento.

LA VINIFICAZIONE
Coltivato nella zona di Bolzano, il Lagrein è uno dei vitigni di punta dell’Alto Adige. È una varietà autoctona dalla quale i produttori altoatesini sanno ricavare un vino di grande carattere, in grado di distinguersi.

Le notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte, assieme ai terreni alluvionali sabbiosi e sciolti, consentono a Cantina Bolzano di centrare l’obiettivo. Non a caso, per il Lagrein Riserva Taber vengono utilizzate soltanto uve accuratamente selezionate.

La zona di produzione, nello specifico, è quella di Gries, dove la “Winery al Cubo” di Bolzano può contare su vigneti con piante di oltre 80 anni, a un’altezza di 250 metri sul livello del mare.

La vendemmia viene condotta generalmente da fine settembre a metà ottobre. La vinificazione prevede la fermentazione in botti di legno e l’affinamento per circa un anno in barrique francesi, alternate alle botti grandi.

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L’Etna di Cantine La Contea

In attesa di presentare gli spumanti Etna Doc, una nuova realtà si fa largo alle pendici del vulcano della Sicilia. Si tratta di Cantine La Contea di Santa Venera di Mascali (CT), che lavora 16 ettari sul versante orientale della “Muntagna”, a 400 metri sul livello del mare.

Il focus non poteva che essere sul Nerello Mascalese, vitigno autoctono a bacca rossa simbolo dell’Etna. Nonostante le difficoltà del periodo, il 2021 vuole essere l’anno della consacrazione per La Contea, a 10 anni esatti dal 2011, anno della fondazione.

Al momento sono 28 mila le bottiglie prodotte su tre etichette della linea “Classe 39“. Tutti vini Terre siciliane Igt, cui andrà ad affiancarsi a breve un Etna Doc Bianco e uno Spumante Metodo Classico Etna Doc, con maturazione minima di 36 mesi.

La gamma si arricchirà in seguito di un Etna Doc Rosso e di uno Spumante Metodo Classico Etna Doc Rosè, attualmente sui lieviti. Un percorso verso la qualità, quello di Cantine La Contea, all’insegna delle molteplici sfaccettature del Nerello Mascalese.

LA DEGUSTAZIONE
Vino Bianco 2019 “Classe 39”, Az. Agr. La Contea (13%): 85/100
Giallo paglierino luminoso. Profumi ampi, bel bouquet di fiori freschi e frutta esotica, banana in primis. Vena minerale e vegetale, sulla mandorla e sulla buccia d’agrume. Un’acidità spinta che si ritrova anche al palato, sin dall’ingresso: i ricordi di agrume, già avvertiti al naso, accompagnano il sorso uniti a una bella vena sapida.

Vino giovane, che potrà avere una discreta evoluzione positiva nei prossimi mesi di bottiglia. Ottenuto da uve Nerello Mascalese 100% vinificate in bianco in acciaio, si presta ad accompagnare la cucina dagli antipasti ai secondi di carni bianche, oltre a portate di pesce e sushi.

Terre Siciliane Igp Rosato 2019 “Classe 39”, Az. Agr. La Contea (13%): 84/100
Bel colore buccia di cipolla. Al naso ricordi di pesca, fico, agrumi. Altro ingresso verticale, su un’acidità spinta che lascia poi spazio alle note fruttate più morbide, già avvertite al naso. Chiude leggermente amaricante, sull’equilibrio tra frutta e salino.

Un vino ottenuto da uve Nerello Mascalese vinificate in rosa, con breve contatto sulle bucce e permanenza in bottiglia di almeno 6 mesi prima della commercializzazione. Ideale compagno di pizza, sushi, linguine ai ricci di mare. Perfetto col pesce saporito e le fritture di paranza, risponde bene anche con le carni bianche.

 

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Anche Ruffino nella nuova galassia del Prosecco Rosé

Ruffino non perde l’appuntamento con lo shuttle del Prosecco Rosé e presenta sul mercato il suo nuovo spumante Metodo Martinotti. La cantina fondata nel 1877 a Pontassieve, nei pressi di Firenze, entrata a fine 2011 in Constellation Brands, dimostra così la sua apertura nei confronti delle nuove sfide del mercato internazionale, ben oltre Chianti, Brunello e Supertuscan.

Il primo Prosecco Rosé Doc di Ruffino (Glera 85%, Pinot Nero 15%) sarà prodotto nei Poderi Ducali di Ruffino, in Veneto. Dal 2019, infatti, la casa toscana ha acquisito due nuove tenute: La Duchessa a San Donà di Piave, in provincia di Venezia, e Ca’ del Duca a Motta di Livenza, in provincia di Treviso.

Centrotrenta ettari, interamente a conduzione biologica, per una capacità produttiva totale di circa 35 mila ettolitri, in continua espansione. Secondo Ruffino, la nuova tipologia «potrà beneficiare di una strada in discesa grazie al lavoro di numerosi produttori che da anni all’interno della Doc spumantizzavano vini rosé a base Glera».

«La scelta del Consorzio, nel disciplinare questo vino – evidenzia una nota della cantina – è apparsa quella di puntare ad un Prosecco che si attestasse su un’alta qualità media. L’introduzione del solo Pinot Nero come uva complementare alla Glera e l’obbligo di uscire con un vino millesimato sono due parametri che vanno senza dubbio in questa direzione».

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La Cantina delle famiglie di Bolzano, nel cubo della città

La cantina delle famiglie di Bolzano, nel cubo della città. Così ama definirsi Cantina Bolzano (Kellerei Bozen) nell’abbracciare sotto al proprio tetto i 223 soci viticoltori. Sono loro i protagonisti di una storia segnata sempre dallo stesso obiettivo: produrre e commercializzare i migliori vini dell’Alto Adige. In particolar modo, gli autoctoni Lagrein e Santa Maddalena (St. Magdalener).

Storie di famiglie diverse per origine e consuetudini, accomunate dalla passione per la viticoltura e dalla ricerca della miglior qualità possibile. Ma Cantina Bolzano è oggi diventata anche un simbolo della cultura vitivinicola della città altoatesina. Merito del nuovo e inconfondibile edificio a forma di cubo, che svetta sotto la montagna, nel quartiere di San Maurizio.

Un segnale chiaro della tradizione che si rinnova per inseguire nuovi traguardi di eccellenza, suggellati dalla produzione di vini premiati e riconosciuti non solo in Alto Adige e in Italia, ma anche a livello internazionale.

IL VINO COME RACCONTO DELLE FAMIGLIE

Cantina Bolzano è la cantina delle famiglie nel cubo della città perché i masi, le tenute, i vigneti arrampicati su ripidi pendii o a fondovalle parlano da soli. Raccontando la storia di chi, da decenni, con passione e dedizione al lavoro, si impegna a coltivare le quindici varietà di uve che portano alla creazione di vini dall’inconfondibile carattere regionale.

I 223 soci viticoltori, tanto di dinastia nobile quanto di origine contadina, hanno tramandato di generazione in generazione la passione per la coltivazione dei vigneti. sono accomunati dalla passione per la viticoltura e da un obiettivo preciso: produrre vino di qualità nel rispetto della natura che quella qualità rende possibile.

La cantina delle famiglie, dunque. Come quella di Hannes e Gottfried Plattner del Maso Huck am Bach. Un nome con un passato nella storia di Bolzano e una specialità: la coltivazione su viti vecchie oltre sessant’anni delle uve destinate al vino Santa Maddalena.

Proprio come la famiglia Falser di Maso Moar, che ha fatto del vino Santa Maddalena la sua missione. Ma ci sono anche aziende gestite da giovani sotto al tetto accogliente di Cantina Bolzano. È il caso di Hanno Mayr, che produce il suo Gewürztraminer in attesa di convertire l’intero vigneto al biologico.

Karl e Armin Platter del Maso Mock, già menzionato sulle mappe topografiche nel 1275, hanno dato ulteriore impulso alla propria missione impiantando un vigneto di Sauvignon su un pendio a 500 metri sul livello del mare, dove l’escursione termica e l’ottima esposizione regalano uve eccellenti, sin dagli anni Settanta.

UNA COLLABORAZIONE DI QUALITÀ

C’è poi la nobile famiglia degli Eyrl, che a Gries produce le uve Lagrein nella tenuta dell’omonimo quartiere che circonda Bolzano. Merlot, Gewürztraminer e Sauvignon Blanc sono invece le uve coltivate da Graf Huyn.

Un’azienda particolarmente attenta al rispetto della natura, tanto da aver trasformato alcuni vecchi macchinari, che oggi vengono alimentati da un impianto fotovoltaico.

Tra lo Sciliar e il Catinaccio, nel Giardino delle Rose, crescono le uve del Maso Baumann, famoso non solo per il Pinot Grigio e Pinot Bianco, ma anche per gli Schlutzkrapfen – le mezzelune ripiene solitamente di spinaci e ricotta, simili ad agnolotti – che si possono gustare nella rinomata osteria contadina.

Aziende familiari dunque, quelle di Cantina Bolzano, che producono vini premiati a livello nazionale e internazionale. Il risultato di un’idea tanto semplice quanto affascinante: valorizzare la qualità dell’uva e non la quantità.

«Perché il vitigno ha le sue peculiarità ed esigenze, che un buon enologo deve sapere riconoscere», spiega il winemaker Stephan Filippi (nella foto, sopra) che all’interno della grande famiglia di Cantina Bolzano ha dato vita nel 1988 al “Progetto Qualità“. Un disegno trasformato in un caposaldo.

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Cantina di Soave: 121 milioni di euro di fatturato nel 2020

Liquidazione complessiva delle uve pari a 52,5 milioni di euro con una redditività media per ettaro di oltre 9.000 euro per i 2100 soci viticoltori di Cantina di Soave, risultati molto validi nonostante la pandemia in corso. È quanto emerge dal bilancio d’esercizio 2019/2020 appena approvato e che ha visti soddisfatti Roberto Soriolo e Wolfgang Raifer, rispettivamente Presidente e Direttore Generale di Cantina di Soave.

A fronte di un crollo delle vendite nel canale horeca, si è assistito ad un boom delle stesse nella Gdo – dichiara il Direttore Raifer – dove da gennaio a novembre 2020 si registra un +6% nel comparto vini. Tale crescita si è tradotta in una buona performance dei vini spumanti e dei vini Doc”.

I DATI IN SINTESI
Il Gruppo Cantina di Soave chiude il bilancio 2019/2020 con un fatturato consolidato di 121 milioni di euro e questo nonostante l’impatto negativo del Covid-19 che ha bloccato per mesi l’intero canale Horeca e la discesa dei prezzi che ha colpito tutte le tipologie: dai vini da tavola a quelli Doc.

In termini di valore, il fatturato è determinato per il 58% dalle vendite nazionali e per il 42% da quelle internazionali. I mercati esteri hanno registrato un aumento complessivo del 6%.

Riconfermato l’equilibrio tra le vendite di confezionato e sfuso, rispettivamente il 54% e il 46% del fatturato. Mentre lo sfuso ha subito un rallentamento nei ritiri, il confezionato ha segnato un aumento del +19% in volumi e +7% in valore recuperando in parte il calo subito dallo sfuso -12% in volumi.

Il dato del prodotto confezionato è molto significativo se si pensa che la ricerca di un maggior peso di questa tipologia rispetto allo sfuso rientra da sempre tra le strategie dell’azienda.

All’interno dell’imbottigliato emerge una buona ripartizione tra le vendite a marchio e le private label, rispettivamente 40% e 60%. Tra i primi, quelli di maggior forza commerciale si confermano Cadis, Maximilian, Rocca Sveva, Poesie, Settecento33 ed Equipe5.

Tutto ciò dimostra come la strategia di diversificazione dei canali e la promozione dei marchi intrapresa negli anni da Cantina di Soave si è rivelata ancora una volta efficace nella salvaguardia delle proprie posizioni commerciali e del mantenimento del reddito.

In tema di capitalizzazione aziendale, il patrimonio netto aumenta e supera i 65,8 milioni di euro, a fronte di un cash flow operativo di 8,2 milioni di euro e un utile di esercizio di oltre 500 mila euro.

Il totale dei conferimenti risulta pari a 72 milioni di euro, mentre la liquidazione destinata alla remunerazione delle uve conferite dai soci viticoltori ammonta a 52,5 milioni di euro.

“Il comparto risente degli strascichi della raccolta 2018 – spiega il Direttore generale Wolfgang Raifer – la cui abbondanza ha determinato meno ricavi a parità di volume venduto. A tutto ciò si è quindi aggiunta una contrazione degli acquisti nei principali mercati, acuita dall’emergenza sanitaria. Senza dimenticare che l’aumento notevole di superficie vitata in Veneto ha comportato un aumento graduale dell’offerta con inevitabili conseguenze per i prezzi di vendita”.

“La pandemia ha poi provocato e continuerà a provocare cambiamenti fino a qualche mese fa impensabili. Si tratta di trasformazioni con cui ci troveremo a dover fare i conti quasi quotidianamente. Inoltre, ci sono state delle evoluzioni radicali nei consumi che si ripercuoteranno anche sulle abitudini future. Il consumatore privilegia sempre di più i vini premium, a dispetto dei vini di primo prezzo”.

“Cantina di Soave grazie alla struttura e strategia commerciale di cui si è dotata negli anni è riuscita ad adeguarsi velocemente ai cambiamenti imposti dal mercato. La differenziazione dell’offerta ci ha permesso di mantenere le posizioni commerciali nei vari segmenti di mercato: canale moderno e online”.

“Risulta positivo l’andamento sia dei prodotti a nostro marchio (+4%), sia delle private label (+8%). Grazie agli investimenti di questi anni – conclude Raifer – Cantina di Soave porterà comunque avanti il suo percorso di crescita garantendo ai soci una remunerazione delle uve al di sopra del valore di mercato e dei competitors”.

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