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degustati da noi vini#1

Colline Teramane, elisir di lunga vita: i vini bianchi di Cerulli Spinozzi e Faraone

colline teramane vini bianchi. Vini che reggono la sfida del tempo, a volte in modo inaspettato. È ormai sdoganata l’idea che anche i vini bianchi possano invecchiare, ma gli esempi di “bianchi da invecchiamento” sono, bene o male, sempre gli stessi. Si è soliti pensare a determinati vitigni in determinate regioni. L’ultima edizione di Focus Colline Teramane è stata l’occasione per sperimentare come (anche) i bianchi di questa porzione d’Abruzzo sappiano “dare del tu” alle lancette dell’orologio. Due aziende storiche del territorio, Cerulli Spinozzi e Faraone. Due vitigni territoriali, Trebbiano di Teramo (nome locale della Passerina) e Pecorino. Dieci vini in tutto, per un arco temporale di 25 anni. Un quarto di secolo racchiuso nella scorrevolezza e nella semplicità.

PECORINO COLLI APRUTINI IGT CORTALTO, CERULLI SPINOZZI

Per Cerulli Spinozzi, già Miglior Cantina Sud-Italia per la Guida Winemag 2023, Pecorino 100% da singola vigna. La vinificazione avviene in acciaio, legno e fermentazione malolattica sono state abbandonate nel 2012 per preservare freschezza ed identità del vitigno. Affinamento sulle fecce fini per circa 8 mesi. colline teramane vini bianchi.

Pecorino Colli Aprutini Igt Cortalto 2022

Immediato e invitante. Naso intenso su note di fiori freschi e frutta bianca. Molto ricca la componente agrumata che spazia dal limone al cedro al bergamotto. In bocca è pieno ma scorrevole. Morbido e molto sapido con una spiccata vena acida, quasi citrica. https://www.cerullispinozzi.it/

Pecorino Colli Aprutini Igt Cortalto 2020

L’evoluzione rispetto al 2022 è leggera e già lascia presagire la longevità di questo vino. Le note di frutta si fanno più importanti. Pesca e albicocca che accompagnano le note agrumate già sentite nel 2022. In bocca l’acidità è più integrata mantenendo una viva freschezza.

Pecorino Colli Aprutini Igt Cortalto 2019

Un calice coinvolgente. Naso che si arricchisce di note tropicali con la fresca pungenza dell’ananas che in parte sostituisce la componente agrumata. Appaiono le prime note di evoluzione che strizzano l’occhio alla pietra focaia o al porfido bangato. In bocca non cede il passo con una freschezza sempre più integrata ma vibrante.

Pecorino Colli Aprutini Igt Cortalto 2018

Colore dorato, molto più carico dei precedenti. L’evoluzione si avverte anche al naso, forse agevolato in questo dall’andamento stagionale. Tanta frutta al naso, una vera e propria macedonia di frutta matura. Leggera nota di idrocarburo. In bocca resta fresco e “leggero” nella sua pienezza. Probabilmente il punto di svolta della batteria.

Pecorino Colli Aprutini Igt Cortalto 2015

Fresco! Fresco!! Fresco!!! Il naso e la bocca che non ti aspetti dopo il 2018. Sembra quasi di aver mandato indietro le lancette dell’orologio. Frutta tropicale fresca e macchia mediterranea. Sorso pieno, morbido e sapido.

Pecorino Colli Aprutini Igt Cortalto 2013

Colore scarico. L’età si sente ma il vino è tutt’altro che stanco. Al naso prevalgono le note evolute di frutta molto matura e idrocarburo ma il sorso resta agile e coinvolgente. colline teramane vini bianchi.

TREBBIANO D’ABRUZZO DOC, FARAONE

Ufficialmente etichettato “Trebbiano” questo vino è in realtà 100% da uve Passerina da vigneti registrati nel 1971, quando il disciplinare non divideva chiaramente il “Trebbiano” dalla “Passerina”. Motivo della sovrapposizione in nomenclatura. D’altro canto, la Passerina è nota in Abruzzo anche come Trebbiano di Teramo. https://www.faraonevini.it/

Colli Aprutini Trebbiano Igt Le Vigne di Faraone 2023

Solo 11%, motivo del declassamento ad Igt. Nonostante il basso tenore alcolico risulta ricco sia al naso, dove prevalgono le note floreali di sambuco e fruttate di pesca, che in bocca dove risulta fresco e molto sapido. La chiusura leggermente amaricante lo rende pericolosamente beverino.

Trebbiano d’Abruzzo Doc Le Vigne Di Faraone 2019

Più ricco del fratello minore. Al naso prevalgono note di frutta bianca ed un accenno di tropicale. Sorso pieno e soddisfacente.

Trebbiano d’Abruzzo Doc Santa Maria dell’Arco 2013

Colore molto più carico dei precedenti che strizza l’occhio al dorato. Al naso si fa evidente l’evoluzione con note di miele d’acacia, tocco di idrocarburi ed un sentore di zafferano. Altrettando complesso al palato dove regala un sorso pieno e coinvolgente

Trebbiano d’Abruzzo Doc Le Vigne Di Faraone 2000

Un quarto di secolo porato con la dignità di una Diva. Il naso gioca su note di macchia mediterranea ed un sentore balsamico-mentolato che dona freschezza e smorza i sentori di miele ed idrocarburo. Sorso è pieno e forse leggermente stanco, ma è un difettuccio che gli si perdona volentieri. colline teramane vini bianchi.

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Anteprima Colline Teramane 2025: non solo Montepulciano

Si è tenuta ad Atri (Teramo) l’Anteprima Colline Teramane 2025. Un evento che, per la prima volta dalla fusione del Consorzio Colline Teramane con il Consorzio Vini d’Abruzzo, ha abbracciato non solo il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg, ma anche gli altri vini del territorio: Cerasuolo, Trebbiano e Pecorino che, nella versione Superiore, portano la sottozona Colline Teramane in etichetta. Un format innovativo, che mette al centro i vini bianchi, rosati e rossi del territorio in occasione delle celebrazioni dei 30 anni dall’istituzione della sottozona Colline Teramane, riconosciuta nel 1995 e promossa Docg nel 2003. Una prima edizione – dopo le “prove generali” dell’Anteprima 2024 – a cura del Comitato di denominazione Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg. Un organismo che opera sotto l’egida del Consorzio Vini d’Abruzzo, nel nome di un’autonomia che esalta le peculiarità dei vini prodotti tra il massiccio del Gran Sasso e il mare Adriatico. In sinergia con la Camera di Commercio Gran Sasso, del Gal Terreverdi Teramane e con il patrocinio del Comune di Atri.

FOCUS COLLINE TERAMANE

Focus” il termine voluto dal Consorzio per descrivere l’Anteprima Colline Teramane 2025. Scelta che deriva dal desiderio di presentare il territorio non solo attraverso “la nuova annata”, ma come un mosaico di espressioni figlie di annate differenti, e vitigni differenti. Libertà, quindi, per i produttori di presentare vini dell’annata che intendono mettere in commercio, non necessariamente quella “da disciplinare”. Ecco in batteria etichette che coprono un arco temporale di ben 5 anni. Tanto per i “base” quanto per i “riserva”.

«Il valore sono la storia, le persone e l’ambiente di questa porzione d’Abruzzo. Punto centrale è l’identità, il nostro saper lavorare insieme». È lo stesso presidente del Comitato di denominazione Colline Teramane Enrico Cerulli Irelli a rimarcare come il futuro della sottozona sia «da ricercarsi nel territorio e non nel vitigno».

I MIGLIORI ASSAGGI

Sei le declinazioni della denominazione presentate: Colline Teramane Trebbiano d’Abruzzo Superiore Doc, Colline Teramane Pecorino d’Abruzzo Superiore Doc, Colline Teramane Cerasuolo d’Abruzzo Superiore Doc. E ancora: Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg, Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Docg, Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg “Archivio”.

“Sei personaggi in cerca d’autore” verrebbe da dire, scomodando Pirandello. Una denominazione che nella sua riscoperta territorialità sta, forse, ancora cercando la propria rotta. Sono solo 4, infatti, i Trebbiano presentati. Lo stesso vale per i Pecorino. Mentre il numero di campioni di Cerasuolo si ferma ad 8. Sintomo di come la nuova estensione “non rossista” non sia ancora così fortemente sentita e vissuta da chi, il vino, lo produce.

I restanti 41 campioni, i “Montepulciano”, raccontano storie differenti e, a tratti, discordanti tra loro. Fra chi marca un po’ più la botte e chi meno, chi punta più al frutto e chi più sui terziari. Fra concentrazioni e scorrevolezze, il panorama è a macchia di leopardo. Appare però evidente, rispetto alle edizioni precedenti, il desiderio e la ricerca di un’identità più moderna del Montepulciano. Identità fatta di meno “pesantezze” ed un approccio più vicino agli attuali trend del mercato enoico.

MIGLIORI COLLINE TERAMANE MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOCG

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg Apollo 2022, Ausonia

Naso pimpante che apre fresco ed invitante. Frutto rosso maturo e note floreali di geranio e ginestra. In bocca è croccante, agile, gioioso. Il tannino è ben presente e forse un po’ troppo astringente, ma è un errore di gioventù. Persistenza pulita.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg Colle Sale 2022, Barone di Valforte

Naso su note di frutta rossa e spezie, con quel tocco di pepe che fa da contorno a prugna, ribes e mora. Fresco in bocca con un tannino vellutato che rende il sorso pieno ma scorrevole.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg Gruè 2022, Cerulli Spinozzi

Campione da vasca che si presenta già particolarmente pronto. Forse ancora leggermente chiuso al naso lascia intuire belle note di frutta rossa e nera ed una piacevole presenza speziata. In bocca è già assolutamente godibile col suo tannino ben integrato e la freschezza che guida la bevuta.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg Verso Sera 20222, Velenosi

Naso fresco di frutta matura e spezie morbide. In bocca è croccante e scorrevole. Forse più semplice dei precedenti ma è in questo che risiede la sua forza. Piacevole la persistenza.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg Terra Bruna 2021 (cdv), Podere Colle San Massimo

Altro campione da vasca che dimostra grande agilità e prontezza. Freschezza e complessità da botte entrambi presenti e ben armonizzati. Un assaggio da ripetere post imbottigliamento.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg La Regia Specula 2021, Orlandi Contucci Ponno

Naso “scuro” con note di frutta molto matura, ricchezza di spezie e cuoio. Sorso pieno, importante, asciutto. Tannino molto presente, quasi insistente, ma comunque non aggressivo.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg Colle trà 2018, Strappelli

Apre immediatamente su note terziarie. Spezie, tabacco, cacao. Ciò nonostante il naso resta verticale e fresco grazie ad una componente di frutto rosso (ribes) non soffocata dal passaggio in legno. Sorso vellutato ed elegante.

MIGLIORI COLLINE TERAMANE MONTEPULCIANO D’ABRUZZO RISERVA DOCG

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Docg Neromoro 2020, Nicodemi

Agile, fresco. Belle note fruttate ed un piacevole terziario che non sovrasta gli altri sentori. In bocca si comporta bene con una bella nota di geranio nel retro olfattivo. Bel frutto maturo a centro bocca ed una leggera spezia a contornare il tutto. Tannino educato.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Docg Luigi Lepore 2020, Lepore

Altrettanto ricco al naso rivela note maggiormente orientate al frutto. Tannino vellutato ed una freschezza agile a croccante accompagnano il sorso.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Docg Fonte Cupa 2020, Montori

Al frutto fresco si accompagnano note di caffè e tabacco. Nonostante l’evidente uso di legno il sorso resa fresco e goloso.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Docg Vizzarro 2019, Barone Cornacchia

Incuriosisce già dal naso. Si avverte la maggiore evoluzione e sono ben chiare le note date dal passaggio in legno. Legno però ben integrato nel quadro olfattivo. La componente fruttata vira verso note di marmellata di prugne e more. Composto ed equilibrato in bocca.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Docg Castellum Vetus 2019, Centorame

Note di radice di rabarbaro che catturano subito il naso. Seguono note di susina, mirtillo, rosa passita. Elegante al sorso invita alla bevuta e all’abbinamento gastronomico.

MIGLIORI COLLINE TERAMANE MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOCG – “ARCHIVIO”

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg Santa Maria dell’Arco 2005, Faraone

Vent’anni e non sentirli. Tanto al naso quanto al sorso rivela una freschezza inaspettata.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Docg Castellum Vetus 2005, Centorame

Molto evoluto al naso. Paga il tempo pur mantenendo una bella bevibilità guidata dalla freschezza ancora ben presente.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Docg Torre Migliori 2004, Cerulli Spinozzi

Insieme al seguente il campione più coinvolgente della batteria. Una “gioventù” ed uno slancio tanto al naso quanto in bocca che sorprendono

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Riserva Docg Escol 2003, San Lorenzo

Insieme al precedente il campione più coinvolgente della batteria. Ennesimo esempio della capacità di invecchiamento dei rossi della zona.

MIGLIORI COLLINE TERAMANE TREBBIANO D’ABRUZZO SUPERIORE DOC

Colline Teramane Trebbiano d’Abruzzo Superiore Doc Le Murate 2024, Nicodemi

Naso che gioca su note di fiori bianchi e gialli e frutta fresca. Molto sapido in bocca, pulito, invogliante al sorso successivo. Vino a suo modo semplice ma goloso.

Colline Teramane Trebbiano d’Abruzzo Superiore Doc Casanova 2023, Barone Cornacchia

Colore carico. Frutta matura al naso. In bocca è agile, sapido, saporito. Note di agrume ed un leggero tannino che accompagnano il sorso.

MIGLIORI COLLINE TERAMANE PECORINO D’ABRUZZO DOC

Colline Teramane Pecorino d’Abruzzo Superiore Doc Il Pecorino 2024, San Lorenzo

Fresco e Sapido. Fa quello che deve fare. Beverino senza eccedere. Note erbacee e fruttate a dominare il quadro olfattivo.

Colline Teramane Pecorino d’Abruzzo Superiore Doc Colle dell’Orso 2023, Podere Colle San Massimo

Naso ricco. Pienezza del frutto tanto a livello olfattivo quanto gustativo. Sapido quanto basta per renderlo goloso.

MIGLIORI COLLINE TERAMANE CERASUOLO D’ABRUZZO DOC

Colline Teramane Cerasuolo d’Abruzzo Superiore Doc Le Murate 2024, Nicodemi

Colore carico e luminoso. Naso ricco di frutti rossi. Lampone e melograno. Ricco e pieno nel centro bocca gioca più sulle morbidezze che sulle durezze.

Colline Teramane Cerasuolo d’Abruzzo Superiore Doc Chiamami quando piove 2024, Valori

Colore scarico e naso timido e asciutto. Verticale in bocca, allarga a fine sorso rislutando piacevole e beverino.

Colline Teramane Cerasuolo d’Abruzzo Doc Colle Trà 2023, Strappelli

Color melograno brillante. Molto intenso il naso su note di frutti e fiori. Sorso pieno e fresco.

30 ANNI COLLINE TERAMANE: 4 PEZZI DI STORIA DEL TERRITORIO

In occasione del trentennale la denominazione ha voluto presentare anche 4 vini di annate particolarmente datate.

Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Colline Teramane Escol 2002, San Lorenzo

Vivo. Fresco. Scalpitante. Non dimostra affatto i lustri che ha ed anzi rivela ancora un tannino ben presente.

Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Colline Teramane 2000, Illuminati

Note evolute di liquirizia, pepe, tabacco e cannella. Morbido ma fresco al sorso. Molto persistente.

Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Colline Teramane 1998, Nicodemi

Naso coinvolgente su sentori terziari ed una particolare fragranza di brace. Leggermente torbido si dimostra di gran corpo in bocca.

Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Colline Teramane Luigi Lepore 1998, Lepore

Frutta surmatura e marmellata al naso. Naso che trae in inganno, ci si aspetta un sorso piacione ed invece lui si rivela verticale al sorso nonostante l’età.

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degustati da noi vini#02

Tenuta di Fessina: giro dell’Etna in quattro assaggi

Nord, Sud-Ovest, Est. No, non è il titolo di uno dei più grandi successi degli 883 ma le tre aree etnee dove Tenuta di Fessina produce i suoi vini. Tre zone e quattro terroir diversi che permettono di raccontare, almeno in parte, le sfumature enologiche del vulcano attivo più alto d’Europa. Tenuta di Fessina nasce nel 2007 dall’amore dell’enologa e produttrice Silvia Maestrelli, e del marito e socio Roberto Silva, per la “Muntagna”. Per quelle altitudini ed esposizioni così diverse tra loro e per quei suoli creati e condizionati dalle varie sciare. Jacopo Maniaci, amministratore di Tenuta di Fessina, ha presentato quattro vini della tenuta figli di tre sottozone diverse, all’enoteca Il Cavallante di Milano. Un tour dell’Etna in quattro assaggi, per scoprirne i colori e le caratteristiche.

ETNA BIANCO SUPERIORE DOC “IL MUSMECI”, 2022

Nasce in Contrada Caselle, a Milo sul versante est del vulcano. Versante sferzato dalle precipitazioni, le più altre dell’intera isola. Il terreno è composto da più colate laviche scolari e da elementi più recenti come pomice, lapilli e ceneri fini e drenanti. Il Musmeci Bianco, 100% Carricante, affina per circa 12 mesi in botti di rovere da 5 hl e poi ulteriori 6 mesi in botti da 35 ettolitri. Di colore paglierino scarico accoglie il naso con note di vaniglia e burro, piacevoli ma che tendono a nascondere il restante quadro olfattivo. Lasciato nel calice tende ad aprirsi ed a rivelare sentori di frutta fresca, agrumi ed una piacevole nota verde accompagnata da un lieve sentore di pepe. A dispetto della “grassezza” avvertita al naso in bocca è agile e molto fresco.

ETNA BIANCO DOC “A’PUDDARA RISERVA SPECIALE SM – VIGNE ALTE”, 2021

Siamo a Sud-Ovest, in Contrada Manzudda comune di Biancavilla. Zona caratterizzata da piccoli crateri estinti e terreni composti prevalentemente da argille, resti di lapilli, sabbie e ceneri vulcaniche. A’Puddara è un’edizione limitata 100% Carricante di circa 600 bottiglie ottenute da un singolo tonneaux di rovere francese di Borgogna. Di colore paglierino carico al naso apre immediatamente su sentori minerali. Pietra focaia, porfido, idrocarburo per poi regalare note di frutta tropicale e di erbe aromatiche. Salvia e rosmarino che si mescolano a note di papaia e pesca. In bocca è verticale, freschissimo, minerale, vibrante.

ETNA ROSSO “ERSE ROSSO CONTRADA MOSCAMENTO 1911”, 2020

Nasce a Rovittello, in Contrada Moscamento, sul versante Nord dell’Etna. La vigna si trova su di una colata lavica semicircolare del 1911 soprannominata “la Bottoniera”. Sabbie nere vulcaniche per questo vino, da sole uve Nerello Mascalese, che viene affinato 24 mesi in botti da 35 hl di rovere francese. Rosso rubino ed un naso schietto ed immediato. Frutti rossi freschi, violetta, leggera spezia ed una vena ematica. Freschissimo in bocca ma al contempo avvolgente, con tannini setosi che accompagnano piacevolmente in sorso. Finale elegante.

ETNA ROSSO DOC RISERVA “IL MUSMECI PREFILLOSSERA”, 2022

Nasce sempre sul versante Nord, da una vigna praticamente dirimpettaia a quella di “Erse Rosso”. Qui i terreni sono però radicalmente diversi ed connotati da una forte presenza rocciosa. Nerello Mascalese che affina 12 mesi in tonneaux di rovere francese da 5 ettolitri e successivi 8 mesi in botte da 35 ettolitri. Rosso rubino è nettamente più pieno del precedente, tanto al naso quanto al sorso. Meno elegante ma altrettanto piacevole coinvolge con le sue note di frutta rossa matura, una fresca vena mentolata ed un ricco portafoglio di spezie scure. Tannino vivo ma ben addomesticato con una freschezza che invoglia al sorso.

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Esteri - News & Wine news news ed eventi

Champagne Alexandre Bonnet presenta Hardy e Les Vignes Blanches 2019

Due nuove Cuvée, entrambe blanc de noirs, entrambe figlie di singolo vigneto in una delle zone forse meno conosciute della Champagne. A presentarle è Domaine Alexandre Bonnet, nella veste del suo Presidente Arnaud Fabre e di Alessandro Sarzi Amadè, distributore per l’Italia. Siamo a Les Riceys, nella Côte de Bar, la sotto zona più a sud della Champagne praticamente al confine con la Borgogna.

Una zona soprannominata la “Champagne sauvage“, la Champagne selvaggia, lontana dal lusso dorato delle grandi Maison di Reims o Epernay. Un territorio decisamente più rurale, bucolico, privo di industrie e ricco di biodiversità. Tematiche a cui presta notevole attenzione Domaine Alexandre Bonnet attraverso progetti di agricoltura rigenerativa. Approccio ben oltre il concetto di “bio” e volto alla cura dei terreni e delle specie indigene, animali e vegetali, che lo popolano.

IL TERROIR DI LES RICEYS

Un comune, quello di Les Riceys, che nel corso dei secoli di storia francese ha cambiato la propria appartenenza amministrativa palleggiato fra le due grandi regioni vinicole: Borgogna e Champagne. Storia e tradizioni diverse che si riflettono ancora oggi nella realtà vitivinicola. Les Riceys è infatti l’unico comune della Champagne che nei suoi 844 ettari vitati racchiude ben 3 denominazioni (Champagne, Coteaux-Champenois e Rosé-des-Riceys).

Commistione territoriale-culturale che si evidenzia ancor più nel terroir. Il suolo di Les Riceys è calcareo Kimmeridgiano, come quello che caratterizza i vicini Grand Cru di Chablis. Suoli su cui però si coltiva in prevalenza Pinot Noir, come nella vicina Borgogna. Pinot Noir che però viene vinificato prevalentemente in bianco per la creazione delle basi spumante degli Champagne. Parliamo del territorio più collinare dell’intera Champagne con versanti che offrono esposizioni varie e sfaccettate nonché con le pendenze più ripide dell’intera denominazione.

“HARDY” 2019 E “LES VIGNES BLANCHES” 2019, LE NUOVE CUVÉE DI ALEXANDRE BONNET

Dai 50 ettari di Alexandre Bonnet, tutti di proprietà e condotti direttamente dal Domaine (quello che si dice un Récoltant Manipulant) secondo il proprio approccio rigenerativo, nascono oggi due nuovi Champagne parcellari, entrambi da sole uve Pinot Noir.

CHAMPAGNE HARDY BLANC DE NOIRS EXTRA BRUT 2019

Hardy, come “arduo”, “difficile” (“hard” direbbero gli anglofoni). Il nome di questa parcella racconta la difficoltà nella sua gestione e coltivazione. Esposta a nord ad un’altitudine di circa 320 m presenta suolo fossilifero combinazione di calcare e marne del Giurassico Kimmeridgiano. Terreni che donano complessità al Pinot Noir da selezione massale di Domaine Alexandre Bonnet.

Colore dorato e naso elegante e complesso. Note floreali di giglio e gelsomino ed una marcata nota di agrumi, scorza d’arancia e lime, unite a sentori di frutti rossi maturi, frutta gialla fresca ed erbacei. Al palato è elegante, vibrante, verticale. Molto fresco e sapido riempie il sorso regalando una balsamicità retro olfattiva non avvertita al naso. Uno Champagne che lascia un lungo ricordo di sé.

CHAMPAGNE “LES VIGNES BLANCHES” BLANC DE NOIRS EXTRA BRUT 2019

Les Vignes Blanche deve il proprio nome non ai suoli “bianchi”, bensì al fatto che in passato la parcella era dedicata alla coltivazione di vitigni a bacca bianca. Oggi questa contrée, esposta ad est ad un’altitudine di 220 m, è il regno del Pinot Noir, sempre da selezione massale di Alexandre Bonnet.

Si presenta di un bel colore dorato con vaghi riflessi buccia di cipolla a ricordarci le sue origini da bacca rossa. Leggere note floreali che lasciano presto il posto a note di frutta gialla matura, frutta esotica fresca, un vago accenno di spezie e frutto rosso croccante. In bocca è potente e scalpitante senza perdere di nobiltà. Di gran corpo e con una spina dorsale minerale che sostiene il sorso e ne sottolinea la freschezza. Finale lungo.

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Cantine Enoturismo

Cantina Ripa della Volta: (green) message in a bottle, in Valpantena


Cantina Ripa della Volta ha presentato i propri vini e il proprio progetto legato alla sostenibilità con una degustazione presso la propria sede di Verona, lo scorso 15 ottobre. Un’occasione propizia anche per approfondire l’espressione della Valpantena, sottozona della Valpolicella sempre più in auge.
Nata nel 2015 dalla volontà del giovane imprenditore Andrea Pernigo, Ripa della Volta punta a unire territorio, vino e cultura. L’idea è quella di una “Creative Organic Farm“: un’azienda agricola guidata dal rispetto per la terra. Un rispetto che si concretizza in una coltivazione biologica mirata a preservare il suolo e ad arricchirlo nel tempo.

RIPA DELLA VOLTA E IL SUO APPROCCIO SCIENTIFICO E SOSTENIBILE

Nei 25 ettari di proprietà, di cui 15 vitati, non si coltivano solo i vigneti ma anche ulivi ed erbe aromatiche. Un ecosistema agricolo in cui, grazie al riutilizzo degli scarti delle singole produzioni, si contribuisce al circolo virtuoso della sostenibilità. Le circa 50 mila bottiglie prodotte diventano così espressione di una filosofia artigianale, rispettosa della terra e volta alla sostenibilità. Le fasi della produzione sono seguite direttamente dalla cantina, a partire proprio dalla cura dei vigneti, gestiti non solo in “bio” ma soprattutto attraverso un approccio scientifico. Ripa della Volta letteralmente “misura” i propri vigneti attraverso l’Indice Bigot. Un metodo brevettato, che consente di valutare il potenziale qualitativo di ogni singolo vigneto.

L’Indice Bigot misura 9 parametri di ogni appezzamento (produzione, superficie fogliare esposta, rapporto fra metri quadri di foglie e uva per ceppo, sanità delle uve, tipo di grappolo, stato idrico della pianta, vigore vegetativo, biodiversità, età del vigneto) che prendono in considerazione il vigneto nel suo insieme, come un organismo vivente. Oltre 10 mila dati all’anno, che permettono di ottimizzare la produzione e la gestione delle uve.

LA VALPANTENA DI RIPA DELLA VOLTA

Ripa della Volta si candida così a un ruolo primario tra le cantine che intendono valorizzare la Valpantena. Situata nel cuore della Valpolicella, la Valpantena è una valle che nasce a ridosso della città di Verona e che conduce ai Monti Lessini. I suoi suoli marnosi e calcarei sono ricchi di elementi che conferiscono ai vini una spiccata mineralità e complessità. La disposizione nord-sud della valle e la presenza dei Monti Lessini favorisce inoltre la ventilazione, a beneficio della sanità delle uve. Le quote mediamente più alte rispetto al resto della Valpolicella, inoltre, garantiscono un clima più fresco ed una buona escursione termica fra il giorno e la notte.

I VINI DI RIPA DELLA VOLTA

«Svincolarsi dallo stereotipo dell’Amarone come “vino di metodo”» e «realizzare vini che siano identitari e rappresentativi del territorio». È con questa idea che nascono i vini di Ripa della Volta. Una scelta che si traduce anche nei vitigni utilizzati: accanto ai classici Corvina, Corvinone, Rondinella e Oseleta troviamo così anche Spigamonte e Turchetta (vitigno, quest’ultimo, che sta trovando spazio anche nella zona di Rovigo). Vitigni ormai pressoché dimenticati.

VALPOLICELLA SUPERIORE DOC 2022

Un vino fresco, asciutto, snello. Già dal colore rubino brillante tradisce la sua agilità. Al naso apre floreale su note di violetta, rosa e lavanda. Seguono sentori di frutto rosso, ciliegia matura e melograno arricchite da una piacevole nota pepata. Al palato è scorrevole, con una freschezza scalpitante. Verticale e sapido con tannini setosi.

VALPOLICELLA RIPASSO DOC 2021

Due anni di affinamento in botti grandi per il Valpolicella Ripasso Doc 2021 di Ripa della Volta. Quel tanto da arrotondare il vino, quel poco da non marcare troppo coi sentori terziari e perdere l’identità territoriale. Al naso affianca ad un frutto rosso giovane, delicato e goloso un frutto più scuro come mora e prugne essiccate. Leggera nota tostata e speziata. Il tannino è più vivo e presente che nel Superiore ma non per questo invasivo o troppo “asciugante”. La viva freschezza resta come marchio distintivo della Cantina.

AMARONE DELLA VALPOLICAELLA 2019

Tre anni in botte grande, come da disciplinare. Tempo sufficiente alla polimerizzazione dei tannini senza spingere sui sentori. Ne risulta un Amarone fresco e dalla grande bevibilità nonostante i 15% vol. Al naso non sono in sentori legnosi, vanigliati e di tostatura, a dominare. Ciò che guida il quadro olfattivo sono le note di frutta matura, di rosa, di ciliegie sotto spirito, note agrumate ed un tocco balsamico-mentolato. In bocca è ricco, con l’alcool molto ben integrato ed un’acidità vibrante. Beva asciutta, contemporanea, verticale e con tannini vellutati.

AMARONE DELLA VALPOLICELLA RISERVA 2016 (ANTEPRIMA)

Attualmente non in commercio e prodotto in sole mille bottiglie, l’Amarone della Valpolicella Riserva 2016 di Ripa della Volta affina per circa 3 anni e mazzo in botti piccole. Naso ricco che spazia dalla rosa canina alla frutta sotto spirito ed al ribes nero, dal cioccolato fondente al pepe al chiodo di garofano fino a note tostate. Bevuta importante, quasi in controtendenza rispetto agli alti vini di Ripa della Volta. Corpo pieno e tannini risolti che avvolgono il palato. Resta il marchi di fabbrica della cantina: la viva acidità che sembra quasi voler tagliare a metà il corpo. Finale lungo.

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Spirits

Il gin è la terza bevanda più scelta nel “fuori casa” italiano

Il Gin ha il potenziale per primeggiare nel mercato del fuori casa italiano. A sostenerlo è la nuova ricerca di CGA by NIQ. Secondo lo studio, il Gin ha significative possibilità di crescita se combinate all’azione strategica di produttori e fornitori nei confronti dei consumatori, dei canali e delle occasioni di consumo. «Attraverso questa analisi – dichiara Luca Gerosa, Sales Industry Leader – CGA by NIQ suggerisce le possibilità di crescita di una bevanda che in Italia ha sempre occupato una posizione interessante del mercato senza mai riuscire a imporsi sulla concorrenza. Il gin si scontra da anni non solo con drink affermati e amati ma anche con una tradizione tipicamente italiana».

«Tradizione – prosegue Gerosa – che predilige situazioni di ritrovo tranquille e informali, che ben si differenziano dagli ambienti in cui, solitamente, si ordina questa bevanda. Sempre più consumatori, tuttavia, lo stanno scegliendo in contesti che si differenziano da quelli originari. Ciò significa che il trend di fruizione sta cambiando, e che il gin può, anche grazie a cambiamenti di marketing e partnership, ambire a occupare un posto ancora più allettante nel mercato italiano».

IL GIN&TONIC E LE ALTRE OCCASIONI DI CONSUMO

Ad oggi il Gin&Tonic occupa una delle posizioni più alte nella classifica dei cocktail preferiti dagli italiani, trovandosi al quarto posto dopo Aperol Spritz, Mojito e Campari Spritz. Tuttavia, per guadagnare posizioni, l’innovazione del servizio rappresenta il primo passo verso un’opportunità di crescita sempre più concreta. Occorre però valorizzare la bevanda e garantirne una maggiore attrattiva da parte degli italiani.

Tra queste, in primis, la realizzazione di cocktail che si allineino alla cultura italiana della ristorazione e dell’aperitivo ponendo le bevande a base di gin come alternative interessanti all’Aperol o al Campari Spritz. Inoltre, dallo studio di CGA by NIQ emerge che il 25% dei consumatori di gin considera decisive le raccomandazioni dei baristi nel momento della scelta. I barman esercitano quindi una certa influenza sui tipi di drink ordinati, soprattutto nei locali in cui il gin non è tradizionalmente una delle scelte principali.

GIN FUORI CASA: LO SCEGLIE IL 16% DEGLI ITALIANI

Attualmente il gin è scelto nel fuori casa dal 16% degli italiani. Percentuale di poco inferiore rispetto alla media globale del 19%. Il Gin occupa una posizione più alta in classifica rispetto ad altri alcolici come il rum (14%) e il whisky (12%) mentre segue, in termini di gradimento, aperitivi (42%) e Amari (34%).

Tra i fattori che ne influenzano l’ordinazione spicca la reputazione del brand, ritenuta fondamentale per il 49% dei consumatori. Segue la qualità complessiva del servizio, che si attesta a un 34%. In base alle tipologie di gin, invece, rimane salda la posizione nel mercato dei brand britannici. Inoltre un 52% degli italiani consuma gin aromatizzati come il limone (28%), il lime (23%), l’arancia (20%) o il pompelmo (17%).

I NUOVI TREND

Questa bevanda, dapprima ordinata principalmente nei locali notturni, viene ora riscoperta anche in altre occasioni di consumo. Situazioni più rilassate come per i pasti nei ristoranti e per gli aperitivi, occasioni in cui il gin viene accompagnato dal cibo. Il 33% degli Italiani che consuma gin fuori casa afferma infatti che lo ordina mentre trascorre momenti tranquilli.

Il Gin fuori casa viene scelto dal 30% degli intervistati per il piacere dell’esperienza. Il 29% per il suo sapore e solo il 19% nelle occasioni di socializzazione. Ciò spiega perché il 78% degli italiani ordina il gin nelle pizzerie e il 73% nei ristoranti, sebbene restino percentuali minori di consumatori che lo consumano nei bar notturni almeno una volta al trimestre (47%) e nelle discoteche (22%). Quel che è certo, è che il Gin sta vivendo un momento magico, non solo in Italia.

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Borgogna vs Bordeaux: i vini di Les Grands Chais de France

Les Grands Chais de France, gruppo fondato e gestito da Famille Helfrich che commercializza vini delle più prestigiose regioni vinicole francesi, ha presentato a Milano alcune delle proprie referenze presso il ristorante Mitù.
Un confronto fra le due principali sottozone di Borgogna, Côte de Beaune e Côte de Nuits, con una “incursione” da Bordeaux, dopo i confortanti passi avanti compiuti con il Crémant nei primi 6 mesi del 2024. A presentare i vini e la realtà di Les Grands Chais de France e a guidare la degustazione Stephane Schaeffer, esperto di Borgogna del gruppo, Vittorio Frescobaldi, export manager per Bordeaux e Romina Romano, Country Manager Italia.

LA DEGUSTAZIONE

Crémant de Bourgogne Chardonnay Extra Brut 2022, Chartron et Trébuchet

Giallo paglierino carico, perlage fine e persistente. Naso semplice ma intenso. Note floreali e di frutta bianca, crosta di pane e leggero tocco tostato. Sorso snello in cui la viva freschezza ben si sposa con la cremosità delle bollicine. Poco persistente, lascia al palato un piacevole ricordo di sé.

Chablis Grand Cru “Bougros” 2021, Chartron et Trébuchet

Terreni calcarei kimmeridgiani per lo chardonnay che dà vita a questo Grand Cru. Fermentazione in rovere e permanenza sulle fecce fini per 8-10 mesi. Colore dorato e naso ricco ed espressivo. Note di frutta gialla fresca ed un accenno di frutta tropicale. Scorza d’agrume. Banana, pesca, mango, lime, vaniglia, miele il tutto arricchito da un netto sentore minerale di “sasso bagnato”. In bocca conquista con la grande sapidità, la ricchezza del corpo ed un’acidità marcata ma “educata”.

Meursault 1er Cru “Les Charmes” 2022, Chartron et Trébuchet

Nel cuore della Côte de Beaune per uno Chardonnay che cresce tra i 200 e i 300 metri sul livello del mare e con esposizione a est/sud-est. Vinificazione in rovere ed affinamento sempre in barrique di rovere per 12 mesi. Naso pieno. Fiori bianchi, miele, bergamotto, chinotto, pera, banana, nocciola, noce moscata. Palato pieno, in piena corrispondenza con la parte olfattiva. Molto persistente.

Savigny Les Beaune 1er Cru “Les Lavieres” 2020, Marguerite Carillon

Nord ovest della Côte de Beaune. Pinot Noir vinificato in acciaio ed affinato in barrique di rovere (il 40% nuove) per circa 15 mesi. Elegante sin dal naso. Frutti neri freschi e croccanti, leggero sentore tostato ed accenni speziati. In bocca è altrettanto elegante con una freschezza che accompagna tutto il sorso e si sposa coi tannini fini e vellutati. Piacevole e coinvolgente la persistenza.

Margaux 2016, Château du Tertre

Nel cuore della Bordeaux per questo assembalaggio di 75% Cabernet Sauvignon, 10% Merlot ,10% Cabernet Franc, 5% Petit Verdot. Utilizzo di 70% di barrique nuove per circa 18 mesi e vasche di cemento. Colore carico, pieno. Naso potente su note di frutta scusa matura, parte vegetale vivace e spezie scure. Sorso pieno, avvolgente. Tannini ben integrati ma decisamente presenti. Finale lungo.

Chambolle Musigny 1er Cru “Les Noirets” 2022, Chartron et Trébuchet

Pinot Noir della Côte de Nuits. Fermentazione in acciaio ed affinamento in barrique per 16 mesi. Naso complesso ma delicato. Elegante. Frutti rossi e neri freschi, note floreali e di sottobosco. Spezie a completare il quadro olfattivo. Liquirizia, chiodi di garofano, pepe nero. Finale fresco, lungo ed aromatico.

Corton Charlemagne Grand Cru 2020, Chartron et Trébuchet

Anch’egli uno Chardonnay della Côte de Beaune, ma molto diverso dal precedente Meursault. Fermentazione in rovere ed affinamento in barrique (50% nuove) per 18 mesi. Naso complesso e verticale. Fiori bianchi, frutta matura, sentori minerali che ricordano la pietra focaia, nocciola, mandorle. In bocca è succoso, ricco, goloso, morbido. Lungo il finale.

Sauternes 2013, Château Bastor Lamontagne

Il vino dolce di Bordeaux per definizione. Prevalenza di Sémillon, Sauvignon a saldo, fermentazione parzialmente in legno. Un Sauternes che punta più sulla freschezza che sul tradizionale “zafferano”. Naso fresco, floreale e fruttato su note di albicocca, pera e pesca sciroppata. Tocco mentolato e una balsamicità che strizza l’occhio agli agrumi canditi. Sorso scorrevole e non stucchevole. Teso.

NUMERI POSITIVI PER LES GRANDS CHAIS DE FRANCE IN ITALIA

Les Grands Chais de France vende nel mondo 1 bottiglia su 4 di vino francese e continua a guadagnare nuove fette di mercato italiano, in Horeca e Gdo. Nel 2023 il giro d’affari complessivo in Italia ha superato i 7 milioni e 800 mila euro, contro i 5.600.000 euro del 2021 e segnando un +17,82% rispetto al 2022. Il 2023 si è chiuso con un segno positivo anche per i volumi con oltre 1 milione e 300 mila bottiglie vendute, pari a +7,83% rispetto all’anno precedente. All’interno di questi numeri la Borgogna di Les Grands Chais de France (gruppo noto anche come GCF Groupe) è in costante crescita sul mercato italiano. Dall’1 gennaio al 30 settembre 2024 sono state infatti vendute oltre 300 mila bottiglie per un giro d’affari di circa 2 milioni di euro.

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Spirits

Francesca Aste è la miglior Bartender del mondo

Francesca Aste, di Carloforte (Sardegna), con il suo drink B-Loved Martini, si aggiudicata a Bologna il Premio Lady Amarena International 2024. Il prestigioso riconoscimento internazionale nell’arte della mixology, promosso da Fabbri 1905 e patrocinato dal Ministero dell’Industria e del Made in Italy, torna così dopo quasi dieci anni in Italia.

«Il mio obbiettivo – ha spiegato la vincitrice – è quello di stupire gli ospiti e far provare emozioni. Credo che nella vita ogni cosa debba avere un senso o una motivazione e anche nei cocktail che propongo c’è sempre una storia o un sentimento che voglio lasciare ai miei clienti: in questo caso la gioia, la magia di un desiderio che si avvera».

Francesca Aste ha conquistato la giuria internazionale e superato le colleghe finaliste provenienti da tredici Paesi: Singapore, Cina, Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud, Spagna, Austria, Ungheria, Romania, Svizzera, Germania, Polonia e Italia.

Seconda classificata della competizione la tedesca Lisa Neubauer, con il suo cocktail Hands On. Sul podio anche l’ungherese Szintia Franzony con Il Successo, un drink che racconta il suo percorso umano e professionale. Premio speciale Style & Technique a Riley Lin Ping Chen da Taiwan con Mamma Mia. Premio Marendry alla cinese ZhaZha Lee con il Rising Star e infine Premio Gin Fabbri alla rumena Oana Pirvu con Five.

B-LOVED MARTINI

B-Loved Martini è cocktail a base di Marendry Fabbri e Sciroppo Italiano Fabbri. Un drink dalla bassa gradazione alcolica, equilibrato e armonioso, perfetto dall’aperitivo all’after dinner e capace di far sognare e di giocare con il cliente cocktail. Ispirato al celebre murales di Banksy, invita chi lo beve ad esprimere un desiderio. Sull’Amarena che fa da garnish al drink è infatti legato un palloncino a forma di cuore, pronto a spiccare il volo.

PREMIO LADY AMARENA

Il Premio Lady Amarena è dal 2015 l’unico riconoscimento internazionale riservato alle barladies ed è ispirato alla figura di Rachele Fabbri, che inventò oltre cento anni fa la ricetta dell’Amarena. Il Premio ha come obiettivo quello di accendere i riflettori sulla forza delle donne superando gli ostacoli che troppo spesso persistono in molti contesti professionali.

«Il contributo delle donne in questo campo – ha spiegato Nicola Fabbri, AD dell’azienda e ideatore dell’iniziativa – è sempre più fondamentale. Nelle professioniste c’è un approccio moderato all’alcool e una spiccata attenzione e sensibilità nei confronti dei dettagli e delle esigenze del consumatore».

A giudicare le esibizioni e i cocktail delle professioniste, una giuria tecnica composta da alcuni tra i più importanti nomi della mixology internazionale. Giudici di pedana Angelo Donnaloia, presidente AIBES Italia e Claudia Carrozzi, presidente Uk Bartenders Guild.

Con loro una giuria degustativa composta da Cinzia Ferro, prima vincitrice del titolo Lady Amarena e imprenditrice. Leo Ko, vincitore del WCC IBA. Mattia Pastori, Bartender di fama internazionale. Anna Knorr, Flair Bartender nel Guinness World Record. Antonella Tolomelli, Global Marketing Director Fabbri 1905 e infine Giacomo Giannotti, per anni al primo posto nella classifica del World’s 50 Best Bar.

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Mono Cru Ay 2018 Champagne Jacquart: 60 anni per la svolta sul Pinot Noir

Champagne Jacquart ha presentato il suo Mono Cru Ay 2018 Blanc de Noirs. Si tratta del primo (Grand) Cru 100% Pinot Noir della maison che ha fatto dello Chardonnay la propria cifra stilistica. Occasione per il lancio del Mono Cru sono stati i festeggiamenti per i 60 anni di Champagne Jacquart, lo scorso 24 settembre presso Relais Château Monfort, a Milano.

IL “LUSSO RILASSATO” JACQUART PASSA (ANCHE) PER IL MONO CRU AY 2018

Giunta all’età della maturità la Maison, nata nel 1964 dall’intento di riunire l’esperienza di una trentina di vignerons-artigiani, celebra il traguardo ribadendo il proprio approccio rilassato al lusso. Un lusso ludico e gioioso, lontano dall’apparenza, dal formalismo e dallo status symbol. Una visione disinvolta sottolineata dal claim “Joy is in the Air”. «La filosofia di Maison Jacquart è quella di celebrare ogni piccolo momento della vita con una nota di gioia e leggerezza, trasformando l’ordinario in straordinario», ha spiegato l’enologa Joëlle Weiss.

MONO CRU AY PER I 60 ANNI DI CHAMPAGNE JACQUART

Quattro bottiglie a confronto. A fianco del nuovo Mono Cru Ay 2018 Blanc de Noirs altri due Mono Cru, Villers Marmery 2016 Blanc de Blancs e Chouilly 2014 Blanc de Blancs, ambedue ormai non più in commercio, ed una Cuvée (solo magnum), Oenothèque 2012, realizzata appositamente per i 60 anni di Champagne Jacquart.

Mono Cru Ay 2018 Blanc de Noirs

100% Pinot Noir e 6,5 g di dosaggio zuccherino. Un vino pieno, succoso, materico. Naso ricco giocato su note di crema pasticcera e frutto rosso. Profumi concentrati che ricordano la marmellata di ciliegie, le prugne, la frutta gialla matura. Leggero tocco fumé. In bocca pieno ed avvolgente con l’arroganza tipica del vitigno. Il dosaggio ne arrotonda gli spigoli senza essere invasivo. Piacevolmente persistente lascia un gradevolissimo ricordo di sé.

Mono Cru Villers Marmery 2016, Blanc de Blancs

100% Chardonnay 2 7,5 g di dosaggio zuccherino. Naso fresco che apre su note erbacee. Eucalipto, dragoncello, fieno. Si arricchisce man mano che passa il tempo con note di frutta bianca e gialla. Mela verde, pesca, albicocca. In bocca è rotondo, con una morbidezza che ben compensa la spinta acida. Lineare ma non banale chiude pulito e delicato.

Mono Cru Chouilly 2014 Blanc de Blancs

100% Chardonnay e 7,5 g di dosaggio zuccherino. Dritto, verticale, minerale. Quasi “militare” nel suo essere preciso e tagliente. Naso freschissimo su note di mela verde e frutta tropicale, ananas in evidenza. Teso al palato. Acidità molto marcata senza però divenire una “lama acida”. Piacevolmente beverino conquista per la semplicità di consumo.

Oenothèque 2012

60% Chardonnay, 40% di Pinot Noir e 5,0 g di dosaggio zuccherino per questa cuvée realizzata appositamente per i 60 anni di Champagne Jacquart, solo in formato magnum, e non messa in commercio. Uno Champagne che, rispetto ai precedenti, sottolinea la sua età. Più rotondo tanto al naso quanto al palato completa i sentori fruttati e floreali con note speziate di pepe bianco.

Kir Royale

La degustazione è stata occasione anche per la realizzazione ed assaggio di un drink. Un Kir Royale a realizzato con Champagne Jacquart Mosaïque Brut, vino base della Maison, e succo di mirtilli, more e lamponi. Una bevuta fresca, dove la piacevole acidità dello Champagne esalta le note di frutto rosso.

I 60 ANNI DI MAISON CHAMPAGNE JACQUART

Cresciuta negli anni con l’inserimento di nuovi soci, Jacquart oggi copre 300 ettari distribuiti su più di 60 Cru in tutte le aree della Champagne. Punto di forza dell’azienda è lo Chardonnay, con la sua freschezza, finezza e capacità d’invecchiamento. Una produzione che supera il milione di bottiglie, il 60% delle quali destinato all’export. Per scelta, Champagne Jacquart viene affinato solo in acciaio inox.

Nessun passaggio in legno, per esaltare le caratteristiche varietale dell’uva e di ogni singola parcella, valorizzandone freschezza e vivacità. «Tutte le nostre cuvées – ha precisato Joëlle Weiss – sono basate sulla freschezza aromatica dello Chardonnay, elaborato nelle sue mille sfumature. Dalle più leggere e pungenti a quelle più eleganti e golose. Tutte accomunate dalla stessa brillantezza, dal temperamento e dall’immancabile freschezza finale».

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Spirits

Compagnia dei Caraibi porta in Italia Tequila Tequiero di Guè

Tequila Tequiero, brand nato dalla collaborazione tra Cosimo Fini, in arte Guè, e Driss El Faria, entra a far parte del portfolio di Compagnia dei Caraibi. L’accordo affida all’azienda piemontese la distribuzione, in esclusiva per i mercati Italia, del Tequila Reposado di Tequiero ed il premixed per Paloma a partire da Ottobre 2024. «Questa nuova e prestigiosa collaborazione – afferma Memfi Baracco, Executive Lead di Compagnia dei Caraibi – si inserisce perfettamente nell’approccio innovativo e dinamico di Compagnia dei Caraibi. È infatti nostra volontà di proporre al mercato italiano brand distintivi e contemporanei. La partnership con Tequiero rappresenta non solo un punto di incontro su valori fondanti, come qualità e ricerca, ma anche la capacità di cogliere i trend più attuali e creare contaminazioni di valore».

TEQUIERO (PALOMA PREMIX) IN LATTINA

«A due mesi dal lancio del prodotto – confermano Cosimo Fini e Driss El Faria – possiamo ritenerci davvero soddisfatti. Abbiamo trovato il partner ideale per il percorso di crescita di Tequiero. Per noi è il primo importante step che ci permette di poter proseguire con il lavoro di internazionalizzazione del brand». Nel portfolio del nuovo brand anche Tequiero Paloma Premix. Lattina con il preparato di pompelmo soda, lime e sale a cui aggiungere 50ml di Tequiero Tequila Reposado per ottenere un perfetto Paloma con semplicità e assoluta comodità. Tequiero e Compagnia dei Caraibi puntano così su di una forte connotazione internazionale e che si ispira al modello del Celebrity product. Trend in forte crescita oltreoceano, e con un ampio potenziale di sviluppo nel nostro Paese.

TEQUILA TEQUIERO: L’AGAVE DI GUÈ

Tequila Tequiero è prodotta utilizzano 100% agave blu. Nasce sugli altopiani di Jalisco in una distilleria a conduzione familiare, seguendo fedelmente tutti i processi tradizionali di coltivazione, raccolta, selezione e distillazione delle agavi per restituire un distillato d’eccellenza. Il processo di fermentazione dell’agave che dura tra le 36 e le 40 ore. Il tempo è quindi una varibile fondamentale per la produzione del tequila. Ogni pianta utilizzata per la creazione di Tequiero impiega infatti 8 anni per raggiungere la giusta maturazione.

Tequila Tequiero è un reposado, sottoposto ad un processo di invecchiamento di 9 mesi in botti di rovere che segue ad una tripla distillazione per ottenere il gusto morbido che lo contraddistingue. Dal profilo erbaceo con aromi di vaniglia, quercia e frutta matura come la mela rossa, possiede un leggero tocco amaro. Il finale è morbido con note di caramello e agave cotta. Senza l’aggiunta di additivi, rappresenta un prodotto autentico e di qualità per garantire una tequila che trasporta nella tradizione messicana.

IL TREND DI MERCATO DEI DISTILLATI DI AGAVE

Quello dei distillati di agave è un mercato in continua crescita nella fascia d’età 25-40 anni, tra consumatori giovani, sofisticati e curiosi delle nuove tendenze. Prodotti, con una forte identità territoriale, attualmente capaci di attrarre un target giovane e attento alla qualità e all’autenticità. Un segmento, quello delle agavi, che sta registrando un interesse crescente grazie alla versatilità dei prodotti, soprattutto nella mixology. L’Italia si colloca tra i primi 10 mercati globali per consumo di tequila, con una particolare attenzione alle categorie premium e super premium che rappresentano ormai una quota significativa del settore.

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Spirits

Cardenal Mendoza: gli “elementi” del Brandy de Jerez

Rinaldi 1987 ha presentato, lo scorso 11 settembre presso le stupende sale del Museo Bagatti Valsecchi di Milano (via Gesù, 5), Cardenal Mendoza Elements Edition, edizione limitata dell’iconico Brandy de Jerez.

CARDENAL MENDOZA

Brandy Cardenal Mendoza, fiore all’occhiello della cantina Sánchez Romate fondata nel 1887, è dedicato al personaggio e mecenate Cardinal Pedro Gonzáles de Mendoza. Uomo che con la sua visione e supporto rese possibile il viaggio di Cristoforo Colombo verso il Nuovo Mondo.

Cardenal Mendoza nasce a di Jerez de la Frontera (Spagna) manualmente secondo la tecnica Solera y Criadera. Prodotto con uve Airén e con distillazione discontinua tradizionale, occorrono circa 4 kg di uva e minimo 15 anni di invecchiamento per ottenere una bottiglia.

CARDENAL MENDOZA ELMENTS EDITION

L’idea alla base di Cardenal Mendoza Elements Edition è quella di invertire il processo di creazione. Non più la cantina a “pensare” il prodotto, bensì il consumatore chiamato ad indicare gli “elementi” distintivi del Brandy.

Cantina Romate ha quindi riunito a Jerez alcuni importatori, distributori, bartender e consumatori da tutto il mondo. Persone chiamate, a valle della conoscenza e degustazione di Cardenal Mendoza, ad indicare quali ne sono i tratti distintivi. Gli “elementi” che ne caratterizzano la personalità.

Sono così mersi dodici elementi comuni: mogano, rovere, uva passa, prugne, noci, nocciole, cacao, caramello, miele, vaniglia, cannella, tabacco. Al Master Blender il compito di realizzare una release in grado di evidenziare ed esaltare questi elementi.

CARDENAL MENDOZA ELMENTS EDITION: LA DEGUSTAZIONE

Color mogano brillante con riflessi ramati. Naso pieno, caldo, avvolgente. Note di frutta rossa ed uvetta, tocco di vaniglia, leggera spezia e sentori marcati di frutta a guscio. Gli “Elements” emergono chiaramente, uno ad uno, man mano che il brandy si scalda che si lascia scorrere il naso sui vari lati del baloon.

Al palato è rotondo, elegante, vellutato. Tenendolo un poco più a lungo in bocca emergono note balsamiche e mentolate. Finale lungo, persistente, che riprende tutti i sentori avvertiti al naso.

I DRINK

Due le proposte di drink sviluppate da Rinaldi sulla base di Cardenal Mendoza Elements Edition

MANZANA

(Cardenal Mendoza, succo di mela gasato, succo di limone, fettina di mela golden fresca)

Fresco, beverino, veloce. Un drink tanto semplice da preparare quanto da bere. Ideale come aperitivo e facile da preparare anche fra le mura domestiche si contraddistingue per la freschezza vivace della mela e la leggera spinta speziata del brandy.

12

(Cardenal Mendoza Elements Edition, Cardenal Mendoza Angelus, sciroppo di scorza d’arancia e cannella, Angostura bitter, Chocolate bitter, Orange Bitter, quadratino di cioccolato alla scorza d’arancia)

Profondo e ricco. Questo Old Fashioned sulla base del neonato brandy si contraddistingue per la complessità dei suoi aromi. I bitter amplificano le note distintive di Cardenal Mendoza Elements Edition dando vita ad un cocktail after dinner dai sentori caldi. Il cioccolato si sposa perfettamente con la preparazione e regala una coccola di fine bevuta.

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Of Amarone Barrique: 25 anni di storia della Grappa

Famiglia Bonollo, che da più di un secolo e 4 generazioni è un riferimento della distillazione italiana, celebra i 25 anni del suo prodotto più iconico: Grappa Of Amarone Barrique. Durante i festeggiamenti, avvenuti lo scorso 10 settembre presso lo Spazio Gessi in via Manzoni a Milano nel pieno del quadrilatero della moda, Bonollo ha presentato la nuova bottiglia di Of Amarone Barrique. Un lavoro di restyling realizzato in collaborazione con Robilant Associati volto a sottolineare le caratteristiche della linea “Of” di Bonollo 1908. Caratteristiche enfatizzate dal nuovo claim “Taste Of Beauty”.

«Questo anniversario è una tappa importante della nostra storia – afferma Elvio Bonollo, guida dell’azienda padovana -. È un omaggio ad un impegno e ad una passione senza compromessi per la qualità e l’innovazione dei distillati. Of è oggi Taste OF Beauty».

IL NUOVO DESING

Protagonista del restyling è l’intera collezione Of. Una nuova bottiglia dalle linee morbide, ma decise, che vuol ricordare le caratteristiche sensoriali di tutti e tre i prodotti della linea, ognuno accompagnato da un proprio colore di riferimento. Toni caldi del rame per la Grappa Of Amarone Barrique.

Arancione per Of Dorange, liquore di grappa e scorza d’arancia, a richiamare la solarità siciliana. Verde per celebrare le note fresche e balsamiche di Of Amaro. Un’operazione che coinvolto non solo il packaging, ma anche la scelta di un calice adatto, con la sua ampiezza, ad esaltare l’intero portafoglio aromatico di Of.

OF AMARONE BARRIQUE

Nata nel 1999, Of Amarone Barrique, a 25 anni dalla sua nascita, è tutt’ora un punto di riferimento per la grappa italiana. Con la sua introduzione sul mercato Bonollo diede il via ad una vera e propria categoria prima di allora inesistente, quella delle grappe invecchiate in legno.

Of è prodotta a partire dalle vinacce dalla pigiatura delle uve passite di Amarone della Valpolicella, contraddistinte da una incredibile ampiezza e vivacità di aromi. Queste vinacce sono lavorate col “Sistema Unico Bonollo”, tecnica di distillazione flessibile che permette l’estrazione del massimo potenziale aromatico.

Ne deriva distillato straordinario non solo per l’aroma ricco e brioso, ma anche per armonia e morbidezza. L’invecchiamento in piccole barrique di rovere francese completa il quadro, regalando quelle note speziate che contraddistinguono la personalità di Of Amarone Barrique.

Nei suoi 25 anni di storia Of ha saputo inserirsi a testa alta nel mondo dei “Grandio Brown”, i prestigiosi distillati internazionali invecchiati, attirando consumatori sempre più attenti ed esigenti verso l’acquavite di bandiera.

OF AMARONE BARRIQUE: LA DEGUSTAZIONE DI WINEMAG

Colore ambrato pieno, luminoso e caldo con leggeri riflessi rossastri. Naso profondo ed avvolgente. Emergono da subito le note vanigliate e morbide del legno che si alternano a sentori fruttati. Frutto rosso maturo. Ciliegia, mora, prugna e pesche sciroppate.

Segue una fresca vena erbacea di fieno ed erbe aromatiche accompagnate da una vena mentolato-balsamica. Un tocco di cannella, pepe nero e tabacco chiude il quadro olfattivo. In bocca è calda ed avvolgente. L’alcool c’è ma non disturba e si integra perfettamente col corpo della grappa. Viva e presente a centro bocca chiude con un finale lungo e persistente che gioca su note tostate e balsamiche.

LA DRINK LIST DI OF

I festeggiamenti per i 25 anni di Of Amarone Barrique sono stati anche l’occasione per presentare una drink list di 4 signature cocktail a base dei prodotti Of.

OF JAZZ

(Of Dornage, Foglie di menta, Zucchero, Soda, Orange Bitter)

Un divertente Mint Julep all’arancia. Naso fresco e palato lievemente amaricante. Beverino ma profondo grazie alla sua balsamicità. Ottimo sia come aperitivo che come after dinner.

DORANGE SUNSET

(Of Dorange, Spremuta di Limone, Soda all’Ananas)

Fresco. Immediato. Easy. Sorta di declinazione all’ananas di un Paloma è proprio il frutto esotico a guidare tanto il naso quanto il sorso. Un piacevole alternarsi della varie acidità: tropical, agrumata, citrica.

AMARO OF SOUR

(Of Amaro, Spremuta di Limone, Zucchero, Foamer)

Tipica preparazione “sour” che esalta la freschezza di Of Amaro. Le note mentolate di Of Amaro si arricchiscono così di una maggiore spinta acida e di un sorso più “morbido” dato dalla texture del drink.

AMARO OF BREEZE

(Of Amaro, Ginger Ale, Spremuta di Limone, Angostura)

Il “Gemello Diverso” di Amaro Of Sour. Qui l’agilità al sorso arriva dalla notta frizzante-piccante del Ginger Ale che fa da contraltare alla balsamicità erbacea. Un buck ben riuscito.

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Birra

Super Blanche, la nuova birra stagionale Doppio Malto: ecco com’è

Doppio Malto, birrificio artigianale con oltre 50 ristoranti tra Italia e Francia, lancia la propria birra stagionale di fine estate. Super Blanche nasce in collaborazione con Mr. Malt, punto di riferimento per tutti gli appassionati della produzione di birra, e Fermentis, leader europeo nella produzione di lieviti per birre e vini.

Proprio grazie al contributo di Fermentis, Super Blanche è la prima birra sul mercato italiano ad utilizzare il lievito SafAletm BW-20. Anche se in linea con la freschezza dello stile belga Blanche, il contributo del lievito SafAletm BW-20 arricchisce il portafoglio aromatico della nuova referenza. L’utilizzo di bucce di bergamotto calabrese e coriandolo in grani a fine bollitura ne completano il quadro gustativo.

«SafAle BW 20 è ideale per creare Witbier in stile belga ed fantastico vederlo fare il suo debutto sul mercato italiano», afferma Marco Pruner, Fermentis Area Sales Manager South Europe. «Abbiamo oltre 14 birre tra referenze fisse in linea nei locali e stagionali, ma una blanche mancava», sottolinea Simone Brusadelli, mastro birraio Doppio Malto presso il birrificio di Iglesias in Sardegna.

SUPER BLANCHE DOPPIO MALTO: ECCO COM’È

Giallo limone opalescente con schiuma bianca e fine. Fresca, leggermente acidula. La nuova birra stagionale Super Blanche di Doppio Malto si presenta con le caratteristiche tipiche di una witbier. Al naso è leggera, sottile ma ricca. Alla nota di banana, tipica dello stile, si avvicendano profumi agrumati di bergamotto e lime ed un tocco di albicocca.

Seguono profumi speziati. Pepe e coriandolo accompagnati dalla componente floreale che strizza l’occhio alla rosa canina ed al geranio. In bocca è scorrevole, beverina, dal corpo leggero che ben si lega al leggero calore (5,2% abv).
Una birra rinfrescante, la Super Blanche Doppio Malto, ideale per gli ultimi scampoli dell’estate. Si accompagna bene al rito dell’aperitivo, a fritture di pesce e verdure in tempura o carni bianche.

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Associazione Viticoltori Greve in Chianti: Classico e… attuale

Un comune: Greve in Chianti. Quattro Uga (Unità Geografica Aggiuntiva): Greve, Montefioralle, Panzano, Lamole. Ben otto sottozone: Strada, San Polo, Chiocchio, Greti, Montefioralle, Destragreve, Dudda e Lucolena, Panzano. Lo scorso 29 agosto l’Associazione Viticoltori di Greve in Chianti ha voluto raccontare il mosaico del “terroir” grevigiano attraverso il proprio Chianti Classico, vino che ha più volte dimostrato la sua abilità nel reggere il tempo. Una degustazione al contempo orizzontale e verticale; annate storiche affiancate a vini giovani per enfatizzare al contempo le diverse sfaccettature del territorio e la capacità di invecchiamento del Sangiovese di Greve. A guidare gli assaggi Cristina Mercuri, DipWset e unica donna italiana candidata al titolo di Master of Wine.

IL CHIANTI CLASSICO DI GREVE IN CHIANTI

Greve è, di fatto, il comune più esteso nell’areale del Chianti Classico. Circa 17 mila ettari che racchiudono ben 8 sotto zone diverse. Zone diverse sia per tipologie di terreno, più marnoso ad ovest e più calcareo verso est, che per altitudine, più pianeggiante e a nord e con altitudini più sensibili man mano che si procede verso sud. Si passa così dalle colline dolci e dai suoli fertili della sottozona “Strada”, ai 600m s.l.m. e terreni poveri di “Destragreve”. Dal calcare di “San Polo” alle argille di “Chiocchio” alla roccia grigia di “Dudda e Lucolena”. Caratteristiche che fanno dei vini di Greve un incontro di robustezza e finezza.

I VINI DELL’ASSOCIAZIONE VITICOLTORI GREVE IN CHIANTI

Sei vini “d’annata”, da sei sottozone, e dieci annate storiche a rappresentare in modo trasversale il territorio, le sue sfumature ed il modo in cui queste si comportano nella sfida col tempo. Ecco i vini dell’Associazione Viticoltori Greve in Chianti, alla prova del calice.

I CHIANTI CLASSICO D’ANNATA: GREVE IN CHIANTI IN GIOVENTÚ

Chianti Classico “Il Tarocco” 2021, Torraccia di Presura (Strada). Colore tenue e naso ricco di note di frutto rosso. Prugna e mora in prevalenza. Seguono note verdi e speziate di finocchietto, pepe e liquirizia. Voluminoso e largo alla beva con un’acidità non troppo spiccata.

Chianti Classico “Casa di Colombo” 2019, Tenuta la Novella (San Polo). Molto “terroso” al naso. Emergono da prime le note terziarie di tabacco e pepe solo successivamente una viva freschezza floreale accompagnata da un piacevole sentore di fieno. Al sorso è più austero del precedente. Molto fresco e verticale regala una sensazione di pienezza a centro bocca

Chianti Classico 2022, Viticcio (Montefioralle). Grande succosità di frutto rosso, prugna e ciliegia, forse dovuta alla presenza di un 5% di Merlot. Finocchietto, erbe secche ed una nota leggermente. Tannini molto ben integrati, morbido ma con un certo grip. Più “muscoloso” dei precedenti.

Chianti Classico 2021, Terreno (Destragreve). Naso timido, silente, ma quando si apre nel calice regala un esplosione floreale accompagnata da note minerali di sasso bagnato e pietra focaia. Grande verticalità. Tannino molto vivo finale, ancora giovane ma non invasivo.

Chianti Classico 2022, Antico Borgo di Sugame (Dudda e Lucolena). Naso che gioca prevalentemente su note speziate di anice stellato, pepe e noce moscata. Tannino molto vivo. Molto caldo al sorso.

Chianti Classico 2021, Ca di Pesa (Panzano). Naso sottile per questo vino, ultima espressione “giovanile” del Chianti Classico prodotto dalle cantine aderenti all’Associazione Viticoltori Greve in Chianti. Si concentra sulle note di piccoli frutti rossi: un frutto molto ben definito. Acidità vibrante, succoso e croccante, con tannini gentili al palato.

ANNATE STORICHE: IL CHIANTI CLASSICO DI GREVE ALLA PROVA DEL TEMPO

Chinati Classico Riserva 1979, Castello di Verrazzano (Montefioralle). Evoluto con importanti note terziarie di tabacco, china, potpourri, scora di arancia amara, fichi secchi e liquirizia. Note fruttate ancora presenti in sottofondo. Acidità ancora ben presente, un vino “ancora in piedi”. Tannino lineare, quasi risolto, e di grandissima grazia.

Chianti Classico Riserva “La Forra” 1981, Tenuta di Nozzole (Chiocchio). Al naso, molto differente dal precedente, il frutto rosso è ancora vivo e croccante con leggero tocco floreale. Solo in un secondo momento emergono note affumicate e speziate. Un quadro olfattivo che maschera la vera età del vino. Tannino ancora vivace.

Chianti Classico Riserva “Il Picchio” 1988, Castello di Querceto (Dudda e Lucolena). Naso intenso, quasi aromatico. Frutto molto ben definito sia nelle note di frutta rossa che in quelle agrumate. Tocco mentolato e speziato. Beva ancora un pochino ritirata, cupa, compatta. Tannino “giovane”. Largo al palato. Un vino dalla spina dorsale salda.

Chinati Classico Riserva “La Prima” 1993, Castello di Vicchiomaggio (Greti). Fresco, spiccatamente mentolato con note di menta, mentuccia ed eucalipto. Arancia rossa netta. Acidità lineare e viva. Tannino polveroso che “frena” il sorso a centro bocca e dona ciccia al vino.

Chianti Classico 1994, Querciabella (Destragreve). Naso delicato e austero, timido. Quando si apre mostra i primi segni di evoluzione. Accanto al frutto rosso e all’agrume ecco note di prugna sunsweet, fichi secchi e spezie morbide. In bocca il tannino si espande su palato e gengive accompagnando un cetro bocca succoso. Anch’egli un Chianti Classico che nasconde molto bene i suoi anni.

Chianti Classico Riserva 1995, Carpineto (Dudda e Lucolena). Naso vivace dove prevalgono note affumicate e di frutta matura. Tannino vivo, quasi aggressivo. Molto caldo ma con un’acidità che tiene testa all’alcool.

Chianti Classico Riserva 1998, Vignamaggio. (Destragreve). Naso definito ed espressivo, intenso, frutta scura mista a frutto rosso, spezia gentile. Al palato regala più soddifazione che al naso. Vivi i sentori primari nel retro olfattivo con solo un leggero accenno di evoluzione. Tannino piacevolmente gastronomico.

GLI ANNI 2000 DEL CHIANTI CLASSICO DI GREVE IN CHIANTI

Chianti Classico 2000, Fattoria Santo Stefano (Greti). Naso evoluto nonostante la giovane età, rispetto ad altri campioni selezionati per la verticale-orizzontale dell’Associazione Viticoltori Greve in Chianti. Fiori secchi, frutta matura ed un tocco affumicato. Sorso elegante con tannino polveroso a centro bocca che non frena la bevuta lasciando una piacevole sensazione.

Chianti Classico Riserva 2004, Villa Calcinaia (Montefioralle). Il 5% di Montepulciano presente nel blend si fa sentire, regalando un naso più opulento rispetto ai compagni di cordata. Susina, mora, fava di cacao, salvia, alloro, pepe ed un tocco resinoso. In bocca il tannino è granuloso ed accompagna un sorso ricco e potente. Un vino decisamente pronto.

Chianti Classico 2008, Pieve di San Cresci (Montefioralle). Nonostante sia il più giovane della batteria è anche il più stanco. Naso troppo evoluto con frutta rossa e nera surmatura ed una spezia che fatica ad emergere. Anche il sorso è poco accattivante. L’acidità, seppur presente, stenta a dare slancio gustativo ed il tannino risulta un po’ troppo “seduto”.

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Campania Stories 2024, vini bianchi in grande spolvero: Falanghina e Greco, prova di maturità

“Napule è mille culure” cantava Pino Daniele. Definizione che si addice perfettamente alla vendemmia 2023 nelle denominazioni campane. Il quadro presentato presso Tenute del Gheppio a Dugenta (Benevento) da Assoenologi durante Campania Stories 2024, evento organizzato come ogni anno da Miriade&Partners, descrive una vendemmia eterogenea in tutta la regione. L’andamento climatico incerto e caratterizzato da eventi climatici estremi, come negli ultimi anni, ha determinato significative differenze nella qualità e quantità delle uve, anche in territori fra loro limitrofi. Una produzione mediamente più bassa, in quantità, rispetto al 2022, ma di alta qualità. Con punte di eccellenza.

LA VENDEMMIA 2024 IN CAMPANIA

Una stagione invernale mite e siccitosa con temperature sopra la media, dovute ad un anticiclone africano nel Mediterraneo, seguita da ampie precipitazioni nel periodo aprile-giugno che hanno azzerato il deficit pluviometrico dei mesi precedenti. Repentini abbassamenti della temperatura fra marzo ed aprile hanno portato ad un ritardo della ripresa vegetativa, in vista della vendemmia 2023 in Campania. Le forti ondate di calore a luglio hanno causato un recupero dei tempi di invaiatura e maturazione.

In generale, le condizioni climatiche avverse hanno creato una forte pressione per la peronospora. Un’annata che, a fronte di un clima mutevole ed incerto, ha dato vita ad una vendemmia 2023 con rese decisamente inferiori in Campania, ma di buona qualità. Con le uve bianche dall’aromaticità meno pronunciata, ma di grande freschezza e sapidità. Ed uve rosse dalla buona maturità fenolica e grande concentrazione.

LE DEGUSTAZIONI A CAMPANIA STORIES 2024

Se davvero “Napule è mille culure” i vini della regione sembrano invece andare in una direzione molto più monocromatica. Sono infatti i bianchi, in grande spolvero nelle annate presentate, a segnare il passo con particolare nota di merito per Falanghina e Greco. Più affaticati i rossi, che risultano a tratti un po’ “pesanti” seppur con eccezioni degne di nota, come nel caso dei Piedirosso.

ANTEPRIMA CAMPANIA STORIES 2024: I MIGLIORI ASSAGGI

Campania Bianco Igp, Monseratto 1973, 2023. Naso fresco, con una balsamicità mentolata che torna anche al sorso accompagnando le note fruttate e floreali.

Falanghina del Sannio Dop, Mustilli, 2023. Naso floreale. In bocca rivela una mineralità che si fa ricordare.

Falanghina del Sannio Dop, Rossovermiglio, 2022. Nota minerale talcata la naso, grande sapidità al sorso.

Campi Flegrei Falanghina Dop Luce Flegrea, Cantine del Mare, 2022. Naso armonico. Fiori e frutta bianca. Sorso pulito, scorrevole, sapido e fresco.

Campi Flegrei Falanghina Dop Vigna Astroni Cru, Astroni, 2019. Tutta la mineralità di un vino vulcanico con qualche anno sulle spalle. Altro vino da annoverare tra i migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Fiano di Avellino Dop, Colli di Lapio, 2023. Ricco ed aromatico al naso. Frutta e fiori di grande intensità. Sorso pulito ed avvolgente.

Fiano di Avellino Dop, Tenuta del Meriggio, 2015. Ottima prova di tenuta nel tempo per questo fiano datato 2015.

Fiano di Avellino Riserva Dop Colle del Cerri, Di Meo, 2008. Il bianco più “vecchio” presentato nella cieca di Campania Stories 2024 regge bene il confronto con “ragazzini” della stessa denominazione mostrando grande capacità di invecchiamento.

Paestum Greco Igp Calpazio, San Salvatore 1988, 2023. Godibile, fresco. Un vino che invoglia ed invita al sorso successivo.

Greco di Tufo Dop, Vesevo. 2023. Naso quasi “didattico” ed un sorso avvolgente. Di lunga persistenza.

Greco di Tufo Riserva Dop 888, Le Otto Terre, 2021. Grande verticalità ed una freschezza da vino d’annata.

Greco di Tufo Riserva Vittorio, Di Meo, 2010. Come il suo “fratello” Colle del Cerri nasconde meravigliosamente i suoi anni a Campania Stories 2024, mostrando un’agilità ed uno slancio invidiabili.

Galluccio Bianco Dop Petratonda, Porto di Mola, 2022. Note di agrume e frutta bianca. Sorso pieno ma con un’acidità tagliente che rende il sorso straordinariamente agile. Tra i migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Sannio Coda di Volpe Dop, Fattoria la Rivolta, 2023. Naso intenso, fiori e frutta. Pesca e Albicocca. Fresco in bocca ma al contempo rotondo.

Catalanesca del Monte Somma Igp Summa, Cantine Olivella, 2022. Naso semplice e piacevolmente intenso su note floreali. Succoso in bocca.

Ischia Biancolella Dop, Casa D’Ambra, 2023. Naso timido, ma al sorso ripaga con una sapidità degna di nota.

Costa d’Amalfi Furore Bianco Dop Fiorduva, Marisa Cuomo, 2022. Naso ricco, sapido, rotondo in bocca eppur verticale. Già bella da bere questa etichetta “abbonata” alla Guida Top 100 Migliori vini italiani, da annoverare anche tra i migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Falerno del Massico Bianco Dop Arianna, Tenute Bianchino, 2020. Quattro anni e non sentirli. Profumi freschi e frutto ancora croccante, grande verticalità in bocca.

Lacryma Christi del Vesuvio Rosato Dop Munazei Rosato Bio, Casa Setaro, 2023. Naso che gioca fra piccoli frutti rossi e fiori come violetta e geranio. Sorso pulito e scorrevole.

Campania Rosato Igp Rosa di Sera, Tenute Bianchino, 2022. Colore cerasuolo carico che preannuncio un naso ricco e goloso. Avvolgente al palato ma che resta agile in virtù della spiccata acidità.

Campania Piedirosso Igp Sabbia Vulcanica, Agnanum. Naso croccante di piccoli frutti rossi. Sorso pulito e persistente.

Campi Flegrei Piedirosso Dop, Agnanum, 2023. Più sapido e minerale di “Sabbia Vulcanica”, altrettanto piacevole in bocca. Altro Piedirosso tra i migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Pompeiano Rosso Igp Agathos, Bosco De’ Medici, 2022. Frutta fresca, prugna, ciliegia, ribes. Sorso fresco e tannini ben addomesticati.

Campi Flegrei Piedirosso Dop Ichnos, Cantavitae, 2022. Composto, ordinato, elegante. Un Piedirosso in abito da sera che si concede un leggera “sbavatura” minerale.

Campi Flegrei Piedirosso Dop, Contrada Salandra, 2020. Naso balsamico e mentolato con fresca nota di agrume, arancia rossa. Sorso agile e coinvolgente.

Costa d’Amalfi Ravello Rosso Riserva Dop Selva delle Monache, Ettore Sammarco, 2019. Rosso pieno e di corpo che profuma di mare.

Campania Aglianico Igp Core Rosso, Montevetrano, 2021. Giovane, quasi “arrogante”, ma che promette un’evoluzione non trascurabile. Da annoverare tra i migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Sannio Aglianico Dop, Rossovermiglio, 2019. Naso di frutta e di spezie che introducono ad un sorso fresco dove con tannini non invasivi.

Aglianico del Taburno Riserva Dop Terra di Rivolta, Fattoria la Rivolta, 2017. Elegante, ordinato, preciso. Vino nel pieno della sua evoluzione con un tannino morbido ed avvolgente.

Irpinia Aglianico Dop Generoso, Delite, 2017. Fresco e pulito tanto al naso quanto al sorso, convince per eleganza e beva e si merita un posto tra i nostri migliori assaggi a Campania Stories 2024.

Taurasi Dop Bosco Faiano, I Capitani, 2019. Il naso che strizza l’occhio ad un frutto fresco e croccante nasconde in realtà un centro bocca pieno ed importante. Un vino che chiama l’abbinamento gastronomico.

Taurasi Riserva Dop Principe Lagonessa, Amarano, 2015. Grande freschezza per un vino che nasconde i suoi anni tanto al naso, con terziari appena accennati, quanto in bocca, con un’agilità non scontata.

Benevento Falanghina Passito Igp Malaca, Terre Stregate, 2019. Frutta matura, note mielate ed un sentore tostato, quasi di brace, che rendono particolarmente accattivante. Piacevolissimo il sorso.

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Analisi e Tendenze Vino news news ed eventi

Cesarini Sforza compie 50 anni e presenta un Trento Doc affinato 19 anni sui lieviti

Cinquant’anni e non sentirli. Cesarini Sforza, rinomata cantina trentina fra i pionieri del Trentodoc, festeggia i suoi primi 50 anni di attività. Una realtà fondata nel 1974 per volontà del Conte Lamberto Cesarini Sforza, che diede il nome all’azienda, e di Giuseppe Andreaus, personaggio di rilievo nella produzione di spumante metodo classico. L’azienda dedica il suo marchio, l’Aquila, al simbolo della casata di cui porta il nome, anche stemma della città di Trento.

La selezione delle migliori zone del Trentino per la produzione di uve Chardonnay base spumante, unita alla ricerca enologica e a una forte passion,e danno vita nel 1976 al primo spumante Cesarini Sforza elaborato secondo il Metodo Classico, lo stesso dello Champagne. Nel 1985 viene lanciato sul mercato un Rosé metodo classico prodotto unicamente con uve Pinot Nero, coltivate sulle colline della Valle di Cembra.

CESARINI SFORZA: NEL 1986 LA PRIMA RISERVA AQUILA REALE

La continua ricerca viticola ed enologica e il desiderio di dar vita a un Metodo Classico di altissimo livello, prodotto in poche bottiglie, ma in grado di condensare in sé tutta l’energia e il potenziale del territorio trentino, porta alla nascita, nel 1986, della prima Riserva Aquila Reale, da sole uve Chardonnay coltivate sopra i 500 metri di altitudine.

Nel 2001 la casa spumantistica viene acquisita da parte di Cantina di La-Vis. Nello stesso anno, l’Aquila Reale diviene un “cru”, creato con le sole uve del vigneto “Maso Sette Fontane” in Valle di Cembra. Nel 2019 Cesarini Sforza entra a far parte del Gruppo Cavit, che dà inizio a una fase di grandi investimenti sia nella struttura produttiva sia nella valorizzazione del brand.

«In questi ultimi anni – racconta Andrea Buccella, enologo e responsabile di produzione (nella foto, sopra) – ci si è focalizzati sul potenziamento tecnologico in cantina, al fine di garantire costanza e qualità del prodotto. Sono stati numerosi gli acquisti di macchine di ultima generazione. Il tutto a garanzia di una perfetta preparazione dello spumante. Inoltre, quest’anno, installeremo anche un impianto fotovoltaico, simbolo della nostra attenzione all’efficientamento energetico e alla sostenibilità ambientale».

AQUILA REALE 2004: EDIZIONE LIMITATA PER I 50 ANNI DI CESARINI SFORZA

Per suggellare l’importante traguardo Cesarini Sforza ha presentato un’edizione limitata di sole 1.200 bottiglie di Trento Doc Aquila Reale Riserva 2004. Uve Chardonnay del Cru del Maso Sette Fontane, in Valle di Cembra, a una quota di circa 500 metri sul livello del mare, con affinamento sui lieviti di 228 mesi (19 anni).

Figlia di un’annata segnata da un inverno piovoso a cui è seguito un clima, Aquila Reale 2004 si presenta come uno Spumante di grande complessità ed evoluzione olfattiva. Affianca a note agrumate e di frutta candita la piacevolezza di sentori evoluti di pasticceria e panificazione. Ancora timido al naso, il tempo post sboccatura non potrà che giovare a questo Trento Doc già ora estremamente godibile.

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Uga San Donato in Poggio: il Chianti Classico fresco, fine e longevo


Un territorio, le sue caratteristiche e la sua sfida col tempo attraverso i suoi vini. Il territorio è quello di San Donato in Poggio, Uga (Unità geografica aggiuntiva) del Chianti Classico. Le sue caratteristiche risiedono nei terreni, nel clima e nella particolare posizione all’interno della denominazione. La sfida con il tempo nella verticale, 2009-2022, tenutasi presso Enoluogo di Milano lo scorso 27 maggio. A fare gli onori di casa la presidente dell’Associazione Viticoltori San Donato in Poggio, Natascia Rossini, e il portavoce, nonché titolare di Fattoria La Ripa, Nicolas Caramelli.

CHIANTI CLASSICO: L’UGA SAN DONATO IN POGGIO

Il territorio di San Donato in Poggio rappresenta la zona centro-occidentale del Chinati Classico, compresa fra i comuni di Barberino Tavernelle (Firenze) e Poggibonsi (Siena). L’areale comprende 18 produttori, riuniti dal 2018 nell’Associazione Viticoltori San Donato in Poggio. La geologia della regione è variegata, ma riconducibile per la gran parte a terreni sedimentati come il “Flysch”, successione alternata e friabile di più tipi sedimenti, ed il “Galestro“, scisti argillosi policromi.

In alcuni punti affiorano i così detti “Alberese“, calcari marnosi più compatti, che si alternano a sabbie e arenarie stratificate. L’orogenesi della zona ha poi determinato formazione di argille blu capaci di trattenere l’acqua negli strati profondi, fornendo una disponibilità naturale molto utile in stagioni siccitose ed evitando un eccesso di stress idrico. Un territorio ben definito, delimitato a est dalle colline che si elevano oltre i 600 metri e al confine con Castellina in Chianti, verso sud, creando un arco in direzione sud-ovest.

Un abbraccio collinare che racchiude un territorio dove i venti di maestrale del mar Tirreno attraverso il corridoio naturale del Monte Serra, tra Pisa e Lucca, influenzando il clima. Rispetto alle vallate interne del Chianti Classico, gli inverni dell’Uga San Donato in Poggio risultano più miti e le estati più fresche e ventilate. In primavera le vigne germogliano abitualmente con leggero anticipo, mentre le maturazioni tendono a essere più lente e le raccolte tardive.

LA VERTICALE DI CHIANTI CLASSICO UGA SAN DONATO IN POGGIO

Tutte peculiarità evidenti nella degustazione verticale di 17 Chianti Classico dell’Uga San Donato in Poggio, a rappresentare 17 delle 18 aziende produttrici lungo un arco temporale di 14 anni, dal 2009 al 2022. Filo conduttore fra le diverse referenze, la grande freschezza ed i tannini ben presenti ma mai aggressivi.

Le Filigare, 2022

Già dal naso si intuisce quello che sarà il suo comportamento al sorso. Arancia rossa viva, fresca croccante, che quasi sovrasta le note di frutta rossa matura e le leggere note speziate. In bocca è freschissimo, agile ma pieno con tannini ben marcati.

Isole e Olena e Poggio al sole, 2021

Vini dal naso elegante. Note di frutta rossa, prugna e ciliegia, con un tocco più balsamico per Isole e Olena e che strizza l’occhio alle erbe aromatiche per Poggio al Sole. Sorso succoso e sapido che nonostante il tannino vivo e scalciante resta scorrevole.

Casa Sola, Fattoria Cerbaia e Fattoria la Ripa, 2020

Naso leggermente più evoluto con frutti rossi maturi e note di spezie scure. In bocca è sempre la freschezza a guidare la degustazione accompagnando un tannino largo e morbido.

Torcilacqua, 2019

Naso concentrato col frutto che diviene pieno, quasi surmaturo, ed evidenti note boisé. In bocca è ancora una volta la viva acidità a guidare il sorso.

Quercia al Poggio, 2018

Pulito, elegante, fine. Profumi intensi di frutto rosso e scorza d’arancia che si accompagnano ad una nota fumé. Freschezza quasi tagliente ed una viva sapidità

I CHIANTI CLASSICO 2016, 2015 E 2009, UGA SAN DONATO IN POGGIO

Ricca ed articolata la batteria del 2016 rappresentata da Castello della Paneretta, Castello di Monsanto, Ciciano, Fattoria le Masse, Fattoria Montecchio, Il Poggiolino. Annata particolarmente vocata che esprime tutta la sua tenuta nel tempo e forza espressiva nei bicchieri. Tutti e sei i calici esprimono pienezza al naso. Frutto rosso fresco ed ancora croccante, arancia sanguinella ed una nota terziaria, tostata, che strizza l’occhio alla brace. Al sorso nasconde gli anni mostrando un vigore ed una spinta da vino giovane.

Casa Emma e Podere la Cappella, 2015

Naso molto intenso con note di frutta decisamente più matura dei precedenti. In bocca non tradisce l’età mostrandosi ancora in piena forma.

Fattoria Ormanni, 2009

L’”anziano” della compagnia gioca con note terziarie ed evolutive decisamente più marcate dei suoi compagni di degustazione. Confettura di frutti rossi, balsamicità eucaliptica marcata, pepe, cuoio, boisé. Se il naso è evoluto, il sorso non racconta dei sui 15 anni di età mantenendo quella freschezza che guidato tutta la degustazione.

I VITICOLTORI DELL’ASSOCIAZIONE SAN DONATO IN POGGIO

Le aziende che aderiscono al momento all’Associazione Viticoltori San Donato in Poggio sono Fattoria Montecchio, Quercia al Poggio, Poggio al Sole, Isole e Olena, Casa Sola, Castello Di Monsanto, Podere La Cappella. E ancora: Marchesi Antinori Badia a Passignano, Castello della Paneretta, Le Filigare, Casa Emma, Fattoria la Ripa, Torcilacqua, Il Poggiolino, Fattoria Ormanni, Le Masse, Fattoria Cerbaia e Cinciano.

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