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degustati da noi vini#02

Moscato d’Asti 2004 Vite Vecchia, Ca’ d’Gal

Il Moscato d’Asti può “invecchiare”? La risposta è sì, eccome. Ne è una prova il Moscato d’Asti 2004 Vite Vecchia di Ca’ d’Gal. Giallo oro nel calice, limpido e brillante con ancora una finissima effervescenza, come mai penseresti per un “semplice” Moscato d’Asti con 19 vendemmie sulle spalle. Ma questo è Il Moscato d’Asti che gioca un campionato tutto suo, all’interno dell’intera panoramica nazionale.

Delicato come l’annata, la 2004. Un ricamo di sensazioni al naso, di elicriso e macchia mediterranea dove le erbe – salvia, menta, aneto, melissa, citronella, timo limonato – si accarezzano e si amalgamano con note agrumate appassite, di bergamotto e arancia con una leggera chiusura di cocco. Ma con una freschezza che non pare vera per un vino di quasi 20 anni.

In bocca esplode in frutta, ancora agrumi ma anche pera. Poi timo, menta, salvia, perfettamente corrispondente al naso. Gustosissimo, non stanca mai. L’integrazione perfetta dona grande profondità gustativa. Un vino, il Moscato d’Asti 2004 Vite Vecchia di Ca’ d’Gal che rimane in testa il giorno dopo e quello dopo. E quello dopo ancora.

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degustati da noi vini#02

Oltrepò Pavese Doc Riesling 2018 “Lo Spavaldo”, Azienda Agricola Finigeto

Un nome di fantasia che lascia il segno, per una bella espressione di un vitigno noto in tutto il mondo. Sotto la lente di ingrandimento di WineMag.it finisce il Riesling dell’Oltrepò Pavese Doc 2018 “Lo Spavaldo” dell’Azienda Agricola Finigeto.

LA DEGUSTAZIONE
Giallo paglierino intenso, luminoso. Al naso è delicato, ma preciso e pulito. Leggero accenno di idrocarburo a sottolineare una bella mineralità. Note di fiori e di frutta perfettamente matura, che spazia dalla nespola alla pera kaiser. Vena agrumata che rimanda al pompelmo rosa.

L’ingresso in bocca e dominato dall’acidità che conferisce bevibilità. Chiusura sapida e minerale. Persistenza sufficiente. Aspettato qualche anno, “Lo Spavaldo” può regalare una piacevole evoluzione nel calice. Un vino la cui freschezza, al momento, invoglia a un aperitivo a base di salumi, ma anche di pesce e crostacei.

LA VINIFICAZIONE
Un microclima, quello in cui si trovano i vigneti di Riesling renano di Finigeto, caratterizzato dalla forte escursione termica tra il giorno e la notte e dalla natura calcareo-gessosa dei terreni. Caratteristiche particolarmente adatte alla varietà, che trova così il suo terroir favorevole in Oltrepò pavese.

Alla raccolta manuale dei grappoli segue una macerazione pellicolare a freddo delle uve intere, con la successiva separazione del mosto dalle vinacce mediante pressatura soffice. Il mosto così ottenuto viene lasciato decantare e posto a fermentare in vasche di acciaio a temperatura controllata. L’affinamento di 8 mesi in acciaio e di 3 mesi (minimo) in bottiglia regalano un vino pronto alla sfida col tempo.

***DISCLAIMER: La recensione di questa etichetta è stata richiesta a WineMag.it dalla cantina, ma è stata redatta in totale autonomia dalla nostra testata giornalistica, nel rispetto dei lettori e a garanzia dell’imparzialità che caratterizza sempre i nostri giudizi***

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ViniVeri 2019: i migliori assaggi a Cerea

CEREA – Si è conclusa domenica 7 Aprile la sedicesima edizione di ViniVeri – Vini secondo Natura a Cerea (Vr). Una manifestazione in crescita costante che si conferma appuntamento fondamentale per winelovers e addetti ai lavori.

L’edizione del 2019  ha rilevato un incremento ingressi del 10% rispetto allo scorso anno ed una folta rappresentanza di importatori da Cina, Far East e Sud Est asiatico.

Il 40% degli operatori presenti nei tre giorni della manifestazione sono giunti a ViniVeri per la prima volta, “come per la prima volta – fanno sempre notare gli organizzatori – si sono aggirati tra gli oltre 120 banchi dei produttori diversi enologi di grandi e note aziende del vino italiano”.

Soddisfazione (confermata dai numeri) anche da parte del Presidente del Consorzio ViniVeri Giampiero Bea che ha così tirato le somme:

L’obiettivo della direzione di ViniVeri non è quello di aumentare i numeri senza qualità  sia essa riferita ai vignaioli (che sono sempre individuati tra quelli che generano vini da agricoltura senza l’uso di chimica di sintesi in vigna – almeno biologica o biodinamica – senza l’aggiunta di sostanze ammesse per uso enologico a esclusione di modeste quantità di solfiti e senza l’uso di stabilizzazioni forzate), sia essa riferita ai fruitori dell’evento che, al fine di permettere un sereno avvicinamento ai vignaioli, devono essere non solo interessati ad assaggiare vino, bensì il vino buono, prodotto secondo natura”.

I MIGLIORI ASSAGGI A VINIVERI 2019

Dolcetto “A Elisabeth” 2018 – Cascina delle rose
Prodotto dai vigneti dei cru Tre Stelle e Rio Sordo con vinificazione classica in acciaio. Nel calice si presenta rubino intenso con riflessi violacei, naso fresco di fragolina, violetta oltre nota vinosa. Al palato il sorso è molto coerente, bella freschezza, centro bocca con polpa notevole e suadente. Chiusura fresca e finale appagante. Davvero un dolcetto elegante e piacevolissimo.

Barbaresco Rio Sordo campione di botte 2016 – Cascina delle rose
Rio Sordo è un cru da aspettare, difficilmente si scopre subito. I terreni su cui si trovano i vigneti sono compatti, fatti di marne bluastre e calcaree. La 2016 è stata una annata classica, che darà longevità.  Chiuso e timido all’olfatto ha comunque richiami terrosi e di fungo e poi spezia sul finale. In bocca è ben bilanciato, giusta acidità e grande corpo.  Conquista indubbiamente per la grande intensità del sorso.

Colli Orientali del Friuli  Merlot Riserva 2015 – Ronco Severo
Vendemmia leggermente posticipata per questo Merlot Riserva cui segue fermentazione e macerazione per 4 mesi in tini tronco conici a cappello emerso con follature manuali giornaliere. L’affinamento è di 4 anni  in legno.

Grandissima spezia al naso, pepe, tabacco e liquirizia, erbe aromatiche, frutto scuro maturo, qualche sbuffo di mineralita’ e appena accennate le classiche note verdi. In bocca il tannino è lieve, grande freschezza e rimandi di mineralita’. Completo ed equilibrato è la sintesi di tutto ciò che appaga in un bicchiere di vino.

Paestum Igp Aglianico Rosato Frizzante Fric – Az Agr Casebianche
Siamo a Torchiara in provincia di Salerno, località posizionata tra il monte della Stella, il torrente Acquasanta e il mare del Cilento. Il Fric è un rosato ottenuto da uve Aglianico, con poche ore di contatto sulle bucce e rifermentazione spontanea in bottiglia.

Di colore rosa lampone ha un naso sprizzante di frutti rossi, melograno e fragolina. In bocca la bollicina è vivace, ma non invasiva. Al palato, la componente fruttata unita alla freschezza e alla mineralita’ e sapidità conferite dalle marne e dalle arenarie del sottosuolo regala una bevuta di assoluta piacevolezza.

Meursault 2017 – Philippe Pacalet
Un vino che non ha bisogno di presentazioni ma che tuttavia non può non essere menzionato tra i migliori asssaggi. Chardonnay di uno dei cru di Borgogna più vocati in assoluto lo approcciamo con diffidenza, immaginando di trovare un vino chiuso e marcato dal legno.

Nulla di tutto ciò. La nota boise è appena accennata al naso che “parla” anche di frutta a polpa gialla, pera e lievi note agrumate. In bocca è un concentrato di mineralità e freschezza. Bel corpo, leggera glicerina e lunghissima persistenza. Godibilissimo, “ruffiano” quanto basta.

Arshura 2016 campione di botte  – Valter Mattoni
Non scopriamo certo oggi Valter detto anche “la Roccia” Mattoni, ma questo Arshura 2016 è forse il migliore mai creato. Prodotto con cloni molto vecchi di Montepulciano viene vinificato e affinato in legno piccolo usato.

All’olfatto si presenta con le classiche note di visciola, sottobosco e cacao, Pulito e preciso anche in bocca. Magistrale la capacità di Valter di addomesticare, con i passaggi in barrique, la forza di quest’uva il cui tannino è gia armonizzato nelle sfumature di questo assaggio. Tre aggettivi: ricco, lungo, appagante.

Kupra 2015 – Oasi degli Angeli
Prodotto del vitigno Grenache delle Marche, chiamato in loco Bordò, da una vigna ultracententenaria e fitta (circa 6000 ceppi x ettaro). Qualche centinaio le bottiglie prodotte ogni anno. Limpido nel bicchiere, il Kupra 2015 di Oasi degli Angeli ha un bouquet infinito.

Ogni minuto aggiunge qualcosa di sorprendente: china, rabarbaro, rosa canina, erbe aromatiche, buccia di arancia, spezia e poi balsamicità. In bocca è persistente, al limite dell’infinito. Incredibile la coerenza gusto olfattiva. Tra i migliori assaggi assoluti della giornata.

Langhe Doc Nebbiolo 2017 – Rinaldi
Sono circa 23/25 i giorni di macerazione di questo nebbiolo. Dieci in meno del Barolo cui segue affinamento in botte grande da 30 ettolitri. Un vino tutta gioventù e spregiudicatezza. Naso ricco ed ammaliante di rosa e fragolina. Sorso fresco e lungo di bella struttura e polpa. In bilico tra il da bere subito per goderne la golosità o il da aspettare per goderne le evoluzioni.

Coste della Sesia 2016 Antoniotti Odilio
Nebbiolo 100% , due  settimane di macerazione poi passaggio in legno grande per 18 mesi. Non si eseguono travasi, il vino viene decantato naturalmente. Finisce con un passaggio di 6 mesi in acciaio per stabilizzare. Grandissima eleganza per un vino che regala immediatezza, gusto e piacere alle beva.

Un piccolo grande nebbiolo con classiche note varietali ben bilanciate dalla acidità e dalla nota minerale dei porfidi su cui l’apparato radicale si districa. Indubbiamente il “best buy” della fiera.

L’Aura 2016 – Az.agricola Gino Pedrotti
Blend 50% Chardonnay 50% Nosiola prodotto con 15 giorni macerazione e poi 15 mesi in legno misto da piccole barrique fino a botti grandi. Insomma, dove c’è spazio Gino lo sfrutta. Tra i bianchi proposti in gamma certamente il migliore per equilibrio.

Legno appena percettibile in ingresso di sorso, poi nota minerale e di frutta a polpa bianca e gialla. Un vino che  accosta la freschezza della Nosiola alla struttura dello Chardonnay, accontentando tutti i palati. Bella freschezza finale, nota di acidità giusta.

Passito di Pantelleria Decennale 2008 – Ferrandes
Lunga fermentazione  per questo passito. Mesi in cui  l’uva passa viene aggiunta al mosto un poco alla volta. Affina in acciaio dove il vino è rimasto fino al 2018. Di colore dorato carico al naso è un trionfo di uva passa, scorza d’arancia,miele.

Un incredibile altalena tra accenni ossidativi e sale. Mediterraneo fino al midollo. Bocca in equilibrio tra dolcezza e grande sapidità. Salmastro. Tutta Pantelleria in ogni singola sfumatura. Non stanca mai.

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“We Are. d’Abruzzo”: a Milano 43 cantine. I migliori assaggi

MILANO – L’Abruzzo a Milano. Lo ha portato lunedì 18 febbraio al Westin Palace Hotel il Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo, con la collaborazione dell’Associazione italiana sommelier (Ais). L’evento “We Are. d’Abruzzo: vini e territori diversi, un’unica importante regione vinicola” ha posto l’accento sulle tante uve allevate in Abruzzo, al centro dell’attenzione della nuova generazione di vignaioli.

Si tratta solo del primo appuntamento per il Consorzio di Tutela Vini, fuori dall’Abruzzo. Il primo marzo si terrà infatti a Roma il Seminario “Abruzzo, un patrimonio in bottiglia“, in collaborazione con Fis (Fondazione italiana sommelier), dedicato alla stampa e agli addetti del settore (su invito).

L’evento avrà luogo all’Hotel Rome Cavalieri e sarà dedicato al Montepulciano d’Abruzzo, portabandiera dei vini della regione e tra i più grandi vitigni a bacca rossa diffusi nel mondo.

A guidare l’assaggio Daniela Scrobogna, esperta docente Fis, e il professor Attilio Scienza, che in anteprima assoluta illustrerà i suoi ultimissimi e innovativi studi condotti sul Montepulciano d’Abruzzo presso l’Università degli Studi di Milano.

In degustazione le cantine Azienda Tilli, Il Feuduccio di S. Maria d’Orni, Cantine Mucci, Buccicatino, Terzini, Chiarieri, Cerulli Spinozzi, Tenuta Torretta, Pietrantonj e Citra Vini.

I NUMERI
Disteso tra il mare Adriatico e i massicci del Gran Sasso e della Majella, la produzione vitivinicola abruzzese conta 32 mila ettari vitati, con una produzione annua di 3,5 milioni di ettolitri. Al Montepulciano la parte del leone, con circa l’80% della produzione totale.

Seguono poi il Trebbiano e gli autoctoni Pecorino, Passerina, Cococciola e Montonico. Le aree produttive si concentrano per la quasi totalità nella zona collinare, in particolare nella provincia di Chieti dove ricade il 75% del territorio vitato. Pescara e Teramo interessano il 10%, l’Aquila il 4%.

Clima mite sul versante appenninico, più continentale nei versanti interni. Buona l’esposizione e il clima risulta generalmente mite. I massicci del Gran Sasso e della Majella assicurano escursioni notturne e buona ventilazione, garantendo un microclima unico e straordinario per i viticoltori.

VINI E TERROIR D’ABRUZZO
Variegate, invece, le tipologie di terroir. Il sottosuolo di Teramo e Pescara è composto da arenarie e quarzi misti a calcare, che conferiscono vini di grande eleganza e struttura. Quello di Chieti, con terreni argillosi, arenacei e sabbiosi, porta a vini più semplici e di immediata beva.

Il comprensorio Aquilano, meno adatto alla viticoltura, trova aree ideali nelle zone delle marne calcaree della conca Peligna, che conferisce maggior austerità ai vini. La tradizione vitivinicola abruzzese, così antica, variegata e peculiare, è stata raccontata bene, lunedì 18 febbraio, anche attraverso un grande banco d’assaggio.

Ben 43 cantine partecipanti al Westin Palace di Milano, oltre un centinaio di etichette tra Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, ma anche Pecorino, Passerina, Cococciola e Montonico. Ecco i nostri migliori assaggi.

I MIGLIORI ASSAGGI

Lunaria Cantina Orsogna (CH)
Pecorino Civitas 2018: 86/100
Raccolta tardiva intorno alla metà di settembre, altitudini di 500 metri, vinificazione e affinamento in acciaio. Nessun inoculo di lieviti e temperature controllate. Giallo paglierino, naso espressivo con agrume, salvia, ginestra, frutta a polpa bianca, pera, uva spina. In bocca sapidità e freschezza, con buona corrispondenza olfattiva.


Cantina Frentana, Rocca San Giovanni (CH)
Abruzzo Pecorino Doc 2018 “Costa del Mulino”: 86/100

Immediata freschezza all’olfazione, rimandi salmastri, poi frutta bianca, pera e agrumi, misti a erbe aromatiche. In bocca buona acidità e medio corpo. Giusta persistenza e gradevolezza al sorso che fanno di questo Pecorino un ottimo vino da abbinamento gastronomico.


Sciarr – Az.Agr. D’Alesio, Città Sant’Angelo (PE)
Pecorino Superiore 2015: 86/100
Vendemmia in settembre, vinificazione in bianco con spremitura soffice delle uve, decantazione statica a freddo e fermentazione in acciaio. Affinamento finale in bottiglia per almeno 3 mesi. In bocca fiori di campo, zagara, frutta come il pompelmo. Chiude con finale erbaceo vegetale. In bocca fresco, sapido, di medio corpo e di buon equilibrio gustativo.

Trebbiano d’Abruzzo Doc 2013 “Tenuta del Professore”: 90/100
Fermentazione in acciaio e affinamento per 18 mesi in botti di rovere di allier. Vigne di più di 30 anni su suoli argillosi a medio impasto.  Giallo paglierino carico, note di cerale, camomilla, fieno e mallo di noce. Bocca corrispondente, sapidità appena accennata, caldo. Ben equilibrato e di estrema finezza.


Az. Agr. Valori, Sant’Omero (TE)
Abruzzo Pecorino Doc 2018: 86/100
Trecento metri sul livello del mare, vendemmia leggermente tardiva a metà settembre. Fermentazione e affinamento in acciaio per un Pecorino classico, schietto, dai sentori marcatamente erbacei e agrumati. Sapido e con una lunghezza e coerenza molto territoriale.


Az. Agr. Rapino Emilio, Francavilla (PE)
Trebbiano d’Abruzzo Doc 2016: 92/100
Età dei vigneti di circa 20 anni, a 150 metri sul livello del mare. Ottenuto dal solo mosto fiore, non filtrato. Si presenta paglierino, con naso floreale, erbe di campo, fieno, paglia, mallo di noce, frutta gialla matura, quasi un sentore di litchi. Bocca piena, corrispondente e con un bel finale.


Az. Agr. Barone Cornacchia, Torano Nuovo (TE)
Cerasuolo d’Abruzzo Doc 2018: 92/100
Vinificazione a fine settembre, pigiadiraspatura e pressatura soffice, decantazione statica del mosto a 8 gradi centigradi per 24 ore. Poi fermentazione a temperatura controllata in acciaio. Un vino dal colore ipnotico: rosso cerasuolo,. E dai profumi intensi fruttati di fragolina, lamponi, ribes e poi di ciliegia. Sapore fresco, intenso, persistente e fine.

Montepulciano d’Abruzzo Doc 2015 “Vigna le Coste”: 92/100
Vendemmia nella seconda metà di ottobre, selezione manuale dei grappoli per questo vino ottenuto da una piccola antica vigna di varietà Montepulciano. Età media delle piante intorno ai 40-50 anni. Macerazione sulle bucce per 8-9 giorni a temperatura controllata.

Successivo affinamento in botti di rovere di Slavonia da 30 ettolitri per 14 mesi e poi in bottiglia per 6 mesi. Colore rosso rubino carico. Profumo intenso, complesso con sentori di prugna matura, visciola, fino alla confettura. In bocca morbido, persistente, equilibrato ed armonico. Spinge un po’ ancora il tannino ma il sorso è molto piacevole.


Ciavolich Azienda Agricola, Loreto Aprutino (PE)
Cerasuolo d’Abruzzo Dop 2018 “Fosso Cancelli”: 93/100
Ottenuto da uve di Montepulciano raccolte a mano, il cui mosto viene lasciato a contatto con le bucce per 24-36 ore. Segue un salasso, prelevando del mosto in fermentazione che viene trasferito in anfora di terracotta. Qui continua la fermentazione spontanea, senza controllo della temperatura.

L’affinamento prosegue sulle fecce nobili in anfora fino all’imbottigliamento. Vino rotondo, morbido, dai sentori confettati e dai profumi fruttati che rimandano al melograno, alla fragolina di bosco e al melone bianco. Intenso, con persistenza da vendere.

Montepulciano d’Abruzzo 2015 “Divus”: 93/100
Ottenuto dai vigneti più vecchi della tenuta, effettua una fermentazione in acciaio per poi affinare in botti da 20 hl e in barrique di vari passaggi, per circa un anno. Dal colore rosso rubino intenso e dal naso intenso e fitto. Forse ancora un po’ chiuso ma dalla prospettiva immensa.

Spiccano sentori di confettura di frutta rossa come ciliegia e prugna con cenni speziati, balsamici e di sottobosco. Frutto polposo e succoso. Lungo e pieno il sorso, ben equilibrato e dalla trama tannica, molto morbida. Finale ampio e persistente.

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Vini al supermercato

Cava Arestel Rosado Brut, Lidl

(4 / 5) Vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi il caso del Metodo classico spagnolo Cava in vendita a 2,99 euro da Lidl. Oggi, sotto la lente di Vinialsuper finisce la versione rosé: il Cava Arestel Rosado Brut Método Traditional.

LA DEGUSTAZIONE
Monastrell in purezza (varietà nota a livello internazionale come Mourvèdre), solo 12 mesi di sosta sui lieviti, 11,5 la percentuale di alcol in volume per questo spumante ottenuto con la medesima tecnica dello Champagne (seconda fermentazione in bottiglia).

Il Cava Arestel Rosato si presenta nel calice di un colore cerasuolo. Il perlage è fine e di media persistenza. Al naso richiami di frutti rossi che rimandano al melograno, ma anche alla fragola e al ribes.

In bocca l’ingresso è quasi Brut ben dosato, ipotizzabile attorno ai 9-10 punti. La chiusura denota una buona freschezza, ma lunghezza. Da apprezzare, invece, la corrispondenza gusto olfattiva, giocata sulle note di frutta rossa già descritte.

Nel complesso un Cava godibile, dalla beva semplice e piacevole. Il prezzo di 2,99 euro resta il punto forte e condiziona il giudizio: difficile trovare spumanti Metodo classico così ben fatti a quel prezzo.

IL DETTAGLIO

Come già evidenziato da Vinialsuper nella scheda relativa al Cava Extra Brut, si tratta di uno spumante spagnolo prodotto da Arvisa Arsa Cellers Most Dore Sociedad Limitada (ex Invergilo SL) di Barcellona, in Spagna. Un’azienda specializzata nella “preparazione, produzione e commercializzazione di vini, Cava, birre, liquori e tutti i derivati e complementi”.

La società rimanda a Montesquius, noto marchio di spumanti Metodo classico Cava dell’imprenditore Ramon Giné París, dietro al quale si “cela” la linea di vini e spumanti “Made in Spain” denominata “VidVica“.

E’ molto probabile che Arestel sia arrivato sul mercato italiano tramite quello tedesco, grazie al player del retail internazionale Delta Wines, attivissimo sul mercato tedesco, Paese di origine di Lidl. Nel portafoglio di Delta Wines figura tra l’altro An.Ka Wines, società polacca che tra i suoi partner spagnoli ha proprio Arvisa Arsa Cellers Most Dore, con il suo brand “VidVica”.

Tra i partner di An.Ka Wines, in Italia, figurano colossi come Caviro, Cantina di Soave, Toso e Zonin. Insomma: un intrigo internazionale dietro al Cava in vendita da Lidl a 2,99 euro. Con il prezzo che, al posto di lievitare, subisce un clamoroso “taglio” per via della quantità movimentata annualmente dal retailer Lidl e dai suoi partner commerciali. Tutti aspetti che rendono ancora più complicata l’imposizione del Metodo classico italiano in Gdo.

Prezzo: 2,99 euro
Acquistabile presso: Lidl

3/5 (1)

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Cantine news

Terraviva e De Fermo: l’Abruzzo del vino, al naturale

E’ una delle regioni dal maggior background storico in fatto di viticoltura, l’Abruzzo. Terra contadina e di uomini caparbi per eccellenza. Con la cultura dell’agricoltura e del “vino naturale”, quando ancora non era “di moda”. Basti pensare ad Edoardo Valentini ed Emidio Pepe, ma anche a Terraviva e De Fermo.

Oggi l’Abruzzo è una terra troppo spesso dimenticata quando si parla di grandi vini. Ma è il luogo dove tanti viticoltori hanno ripreso in mano l’umile lavoro dei propri avi, nobilitandolo. Allontanandosi dal mero commercio per riportare la terra e la pianta al centro del progetto.

Anche per questo l’Abruzzo può essere considerato la patria dei vini naturali. Abbiamo scelto due cantine per raccontarvelo. Due realtà animate dagli stessi principi, in due zone regionali opposte: una affacciata sul mare, l’altra sul Gran Sasso.

AZIENDA AGRICOLA TERRAVIVA
Tenuta Terraviva nasce nelle splendide colline di Tortoreto, in provincia di Teramo, in un fazzoletto di terra affacciato sull’Adriatico ad immagine e somiglianza dell’Abruzzo, dal carattere duro e dalle meravigliose sinuosità.

Siamo a due passi dal mare, in una accenno di collina confinante con un oasi naturale. I terreni qui sono sabbiosi e misti ad argilla. Azienda a carattere familiare, composta da una  squadra giovane, ricca di entusiasmo e passione, consapevole dell’importanza di portare avanti il lavoro e la filosofia dei padri e dei nonni.

Qui si coltiva a tendone e a spalliera Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, Passerina e Pecorino,  tutti vitigni autoctoni. Filosofia biologica, naturale, poche contaminazioni in cantina, solforosa al minimo.

Nessuna filtrazione, rese basse e massimo rispetto per il terreno. Circa 24 ettari vitati, con vigne di quasi 50 anni d’età. Ad accoglierci è Federica, la figlia di Pietro che assieme alla moglie Annalisa ha intrapreso questa attività dal 2006. 

I MIGLIORI ASSAGGI
Petit 2014, Spumante Brut

11% vol. primo e unico esperimento aziendale di creare un Metodo classico da uve Trebbiano. La 2014 non è stata certo un’annata da ricordare. Molto fredda, con maturazioni tardive che hanno portato Pietro a pensare di fare una bolla. L’acidità del Trebbiano quell’anno poteva regalare una bottiglia inaspettata.

Un metodo classico 18 mesi sui lieviti, bassa C02 in bottiglia, dalle parti franciacortine si direbbe un saten. Vendemmia ad inizio Agosto , decantazione statica del mosto dopo pressatura soffice dei grappoli interi.

Fermentazione ed affinamento in acciaio con lieviti indigeni. Presa di spuma in bottiglia secondo il metodo classico. Una bella bollicina, fine e persistente, al naso note fragranti di fieno e pasticceria, in bocca richiami di fiori di campo, finale rotondo ma mai pesante.

Giusi 2017, Cerasuolo d’Abruzzo Doc
12.5% vol. Montepulciano 100%, 2500 bottiglie prodotte. La pigiatura non è molto energica per rispettare l’integrità degli acini. La separazione dei raspi avviene in questa fase. Le uve pigiate vengono sottoposte ad una pressatura soffice. Il mosto ottenuto viene messo a decantare.

La fermentazione alcolica, effettuata con lieviti indigeni, ha una durata di 8-10 giorni ed avviene ad una temperatura di 22°C. Il vino riposa per 6 mesi in acciaio e almeno 3 mesi in bottiglia. E’ un vino  come diciamo nel nostro gruppo di amici da bere a “secchiate” , specie in questa stagione. Colore ipnotico come il naso.

Rosa cerasuolo carico, naso di lampone, fragoline e melograno. In bocca freschezza e acidità ben bilanciate con la struttura . un sorso energico , vigoroso , per nulla scontato. La pulizia finale e il retro olfattivo  continuano a richiamare il sorso.

Mario’s 44 Trebbiano d’Abruzzo superiore Doc  2016
13% vol. Non ancora in vendita. Da un piccolo vigneto vocato. il numero nel nome indica il numero della vendemmia quindi la 44° per questo vigneto. Lo vediamo affacciandoci alla finestra della sala di degustazione, splendente nel suo tendone.

Vendemmia a metà settembre, un mese di macerazione sulle bucce poi 9 mesi in acciaio e 9 mesi in botte grande usata ad affinare. Giallo paglierino, naso con classici sentori di fieno, paglia, erbe officinali, fiori di campo, camomilla.

In bocca ha mineralità e sapidità portate dal mare e dal terreno, gran corpo, ottimo l’ingresso e il centro bocca. Finale pulito e lungo. Un vino completo in ogni sua parte, dalle potenzialità di invecchiamento. Da stoccare in cantina e riprovare magari una volta l’anno per scoprire ogni volta qualcosa di nuovo.

Tra la batteria dei rossi il nostro miglior assaggio è indiscutibilmente il CO2 Montepulciano d’Abruzzo Doc 2017. 13,5% vol. Vigne giovani di circa 15 anni. Una settimana di macerazione carbonica del grappolo intero. Successiva pigiatura con tutti i raspi, passaggio in acciaio dove rimane per qualche mese a decantare e poi in bottiglia senza filtrazioni.

E’ la versione “Beaujolais” del Montepulciano, che ne esalta il varietale, le note fruttate e dolci golose del vitigno. E’ un vino fresco e dal consumo immediato, caratterizzato da una beva piacevole. Colore rosso rubino. Al naso esprime aromi fragranti d’amarena e frutta rossa.

Al palato è piacevolmente fruttato, succoso, con freschezza e tannini delicati che non ne appesantiscono il sorso. Servitelo fresco a 12°, non ve ne pentirete e non potrete più farne a meno.


AZIENDA AGRICOLA DE FERMO

L’Azienda Agricola De Fermo si trova a Loreto Aprutino, località che ogni appassionato di vino che si rispetti conosce perfettamente. Siamo nell’entroterra pescarese, a due passi dal mare Adriatico e dai monti della Maiella e del Gran Sasso.

Troviamo Stefano Papetti Ceroni intento a dirigere i lavori di ristrutturazione al primo piano della zona sovrastante la cantina. Ci accoglie invitandoci subito a oltrepassare il vecchio portone che ci conduce proprio al suo interno, luogo fresco in questo periodo dell’anno.

La sua storia di viticoltore è molto strana. Bolognese di nascita incontra la sua futura moglie Nicoletta De Fermo durante gli studi Bolognesi.Una volta approdato a Loreto scopre che proprio dietro questo portone del vecchio casale di famiglia si trovano ancora tutte le attrezzature, botti e vasche di cemento comprese che il vecchio nonno di Nicoletta andato in pensione aveva deciso di non utilizzare più.

La famiglia De Fermo produceva vino da decenni, conferendolo alla cantina sociale e ad altri vinificatori. Ma Stefano non ha il minimo dubbio su quale sarà il suo futuro quando apre quel portone.

L’azienda è nata ufficialmente nel 2009 e attualmente dispone di 17 ettari di vigneto. Circa un ettaro Pecorino, quattro a Chardonnay, il resto Montepulciano d’Abruzzo. La coltivazione segue i principi della biodinamica ma l’azienda non si limita alla produzione di solo vino ma anche di olio, grano con cui si produce pasta, cereali e legumi.

La filosofia di Stefano è molto semplice: cercare di seguire la storia di questo territorio riportando tecniche di allevamento e vinificazione che da sempre si sono usate qui. Rispetto del luogo, del suolo e della tradizione contadina. Per fare questo ha studiato, si è documentato, ha sfogliato archivi, rintracciato testimonianze scritte e orali. L’amore e il rispetto sono la sua filosofia.

Non andiamo in vigna solo perché sono le 2 del pomeriggio e in questa giornata di fine luglio il caldo è veramente terribile. Ci accomodiamo subito in luoghi più freschi. In cantina troviamo sulla sinistra i caratelli dove affina il vino passito a base pecorino e, subito dopo sulla stessa fila, due tonneaux  (usati per il bianco) e due grandi botti di Garbellotto dove sta “riposando” il Prologo.

Più avanti le bellissime ed antiche vasche di cemento rimesse a nuovo. Niente acciaio. L’unico contenitore che vediamo viene usato al massimo per far transitare il vino durante i travasi. In un’altra zona più nuova ci sono altre vasche di cemento, 5 per l’esattezza di cui 2 di cemento grezzo con cui Stefano sta provando a sperimentare.

La fermentazione dei vini, ovviamente, segue la pratica naturale per cui niente uso di lieviti selezionati, nessuna aggiunta di coadiuvanti enologici, nessuna filtrazione, chiarifica e uso della solforosa al minimo indispensabile.

I MIGLIORI ASSAGGI
Launegild 2016 , Chardonnay Colline Pescaresi igt
12% vol. La prima domanda nasce spontanea. Perchè uno Chardonnay a Loreto? Perché qui lo Chardonnay c’è sempre stato. Questo clone ha origini antichissime ed è unico esemplare dello stivale. Non è il classico Chardonnay. La degustazione ce lo conferma.

Terreni calcarei, da un quintale di uva si ottengono circa 52 litri di vino. Altitudine sui 350 m s.l.m. Due note di vinificazione: torchiato coi raspi, quella che per Stefano è una vinificazione a grani tondi. Fermentazione in botte grande, a seguire un travaso per togliere le fecce grandi e rimettere il vino su quelle fini. Batonnage settimanale e poi 8/10 mesi  sempre in legno.

Nessuna filtrazione. Dalle botti di 2000 litri Stefano lascia sul fondo gli ultimi 50. Li tiene per se, imbottigliandoli come consumo interno e per la gioia dei suoi ospiti. Colore giallo paglierino con riflessi dorati. Naso elegante, per nulla carico dei toni classici dello Chardonnnay.

Legno impercettibile. Frutta gialla, fiori di campo, melone. Note balsamiche di eucalipto, di ananas e una fresca vena floreale. Berlo è stupefacente, la bocca è scossa da un bel nervo acido, lungo, cangiante, dal succo di pompelmo alla pesca, dal frutto giallo alla vena sapida e minerale poi ancora note floreali di cappero.

Richiama continuamente il sorso, perché ogni volta sembra un vino diverso e sempre più bello, complesso e completo quanto scorrevole. Assaggio avvincente, appagante.

Le Cince 2017 , Cerasuolo d’Abruzzo Superiore
13,5 % vol. Uve Montepulciano in purezza. Vinificazione in bianco, niente salassi. Uve torchiate morbidamente e messe a fermentare in botte grande da 20 HL per sei mesi per poi essere imbottigliato così com’è, senza filtrazioni e chiarifiche.

Fresco e delicato, profumatissimo di fragoline, lampone e rose, di grande eleganza e sapidità in bocca. Vino come mi piace definirlo da “h 24”. Lo puoi bere sempre in ogni occasione, da solo o accompagnandolo con ogni tipo di cibo. E’ un vino che ha freschezza, acidità, accenno di un corpo che è pur sempre del Montepulciano, quindi con nervo e persistenza. E’ minerale, è sapido, è lunghissimo.

Concrete 2017, Montepulciano d’Abruzzo Doc
13,5% vol. Montepulciano 100%. Stesso vigneto del Montepulciano top aziendale il Prologo, che segue vinificazione e affinamento classici. Vendemmia leggermente anticipata. Diraspato ma non pigiato.

Si lascia a fermentare l’acino intero, in una sorta di macerazione carbonica alla Beaujolais. Dopo 5/6 giorni di fermentazione, mentre ancora il processo è attivo, si svina e la fermentazione prosegue senza bucce. Da li in cemento per almeno 10 mesi.

Questo assaggio è una sorta di test perché il Concrete 17 è in bottiglia solo da poco più di un mese. Dal colore porpora con riflessi violacei al naso parte ridotto ma si pulisce rapidamente per sprigionare poi in aromi di fiori come peonie e viole e poi frutta rossa come fragolina e marasca.

Tutto il naso è un gioco di aromi primari e secondari spinti all’infinito. In bocca una sottilissima carbonica, a dimostrazione della giovinezza del vino. L’acidità tiene il sorso caratterizzato da un tannino appena accennato. Bella persistenza.

E’ un Montepulciano semplice, da merenda con pane e salame, niente surmaturazioni, niente complessità e robustezze di corpo, tannini soffici, sorso dissetante e allo stesso tempo appagante, non banale. Leggero ma presente, c’è e si sente, come una carezza che rassicura il palato.

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Cantine news

50 anni di Doc Rosso Piceno. Quattro cantine da visitare

Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della Doc Rosso Piceno, un territorio da sempre sottostimato, nonostante le potenzialità pedoclimatiche e la qualità dei vini di molti vignaioli, anche emergenti.

Siamo andati sul posto, percorrendo il triangolo Offida, Ripatransone, Castorano. Abbiamo raccolto sensazioni tattili, olfattive e gustative, direttamente tra i filari e tra le mura delle cantine.

Abbiamo trovato grandi equilibri e grandi finezze, vini complessi e molto territoriali influenzati dal mare e dalla montagna.

Ritorneremo per continuare il tour: in agenda altre piccole ma grandi realtà. Per il momento prendete carta e penna e segnatevi queste.

PODERI SAN LAZZARO
L’azienda Agricola Poderi San Lazzaro nasce nel 2003. Paolo Capriotti porta avanti la tradizione di famiglia, nella coltivazione della vite e nella produzione del vino di qualità e si cimenta in quella che a tutt’oggi è diventata la sua principale occupazione.

Ci troviamo nel comune di Offida, il cuore del Rosso Piceno Superiore una delle DOC storiche Italiane.   Ottima posizione, in piena collina a circa 300 metri sul livello del mare e  a circa 15 Km dall’Adriatico e 25 Km dai monti Appennini. Suoli argillosi su questi crinali ed esposizioni a sud, sud-ovest e nord-ovest.

Qui si risente dell’influenza del mare e delle giuste variazioni termiche tra il caldo diurno e le brezze serali. Si lavora in biologico e la filosofia dell’azienda è rivolta all’estrema cura dei vigneti per ottenere uve di qualità e per garantire il massimo del prodotto in bottiglia.

Paolo Capriotti produce attualmente  circa 50 mila bottiglie divise tra uve bianche con Passerina e Pecorino e uve rosse come Montepulciano e Sangiovese in prevalenza ma anche uve Bordò.

Rese sempre intorno ai 70/80 quintali/ettaro , uso di legni vecchi e nuovi francesi  , grande pulizia e espressività di un territorio molto vocato per la viticultura che nulla ha da invidiare alla vicina Toscana. Questa realtà del Piceno merita per passione, dedizione e grande intuito di questo “giovane” produttore.

I MIGLIORI ASSAGGI
Pecorino Pistillo 2016. 14%vol , stessa densità di impianto a 4000 ceppi/ettaro ma resa più bassa. Qui siamo sui 70 q/ett. Lo scatto rispetto al bianco di apertura è notevole. Esposizione a Nord , terreno argilloso.

Il Pecorino 2016 dopo la fermentazione  il 30% della massa affina in legno grande per 7/8 mesi . poi dopo un successivo passaggio in acciaio viene imbottigliato. Il colore è giallo paglierino carico con intensi riflessi dorati. Al naso agrume, cedro, pesca, pera e le caratteristiche  note varietali del pecorino come erbe di campo e fiori. In bocca l’attacco è deciso.

Le note fruttate rilevabili al naso, lasciano il posto a sensazioni più mature, note di salvia, sfumature ammandorlate e mineralità. Nel finale torna l’agrumato a sottolineare tipicità e caratteri varietali.

Un vino da tutto pasto che con il salire della temperatura di servizio può offrire sensazioni organolettiche davvero interessanti e complesse. Da bere fresco non freddo. Ottimo rapporto q/p per un vino davvero divertente. Da preferire forse in annate più fresche dove la carica alcolica ben si bilancia con le durezze.

Podere 72 , Rosso Piceno Superiore Doc 2015  . 14.5% vol , Taglio di 50% Montepulciano e 50% sangiovese , il vino perfetto da bere sempre estate fresco e inverno a temp ambiente. Qui rese un po’ più alte sugli 80q/ett per un totale di 15000 bottiglie.

Il Vino della casa per Paolo Capriotti. Vendemmiato prima il sangiovese che porta a maturazione il grappolo con qualche settimana di anticipo rispetto al montepulciano. Le uve vengono vinificate e affinate separatamente passando circa un anno e mezzo in barrique usate e nuove e successivamente assemblate per fare un passaggio in acciaio e quindi arrivare in bottiglia.

Vinificazione a cappello emerso con rimottaggi frequenti. Colore rubino carico , al naso visciola , prugna , spezia e cacao. Ottimo bilanciamento tra le parti morbide e dure è un vino dalla struttura e dalla beva non impegnativa ma golosa. Tannini leggeri e ottima persistenza del reto olfattivo.

Grifola 2013 , Marche rosso Igt. 15%vol Montepulciano 100%. Bassissime rese, siamo circa sui 50 q/ett per un totale di 5000/6000  bottiglie a seconda dell’annata. Vigne di circa 40 anni. Vendemmia a metà Ottobre fermentazione in acciaio con cappello emerso e fino a 4 rimottaggi al giorno.

Verso Dicembre o Gennaio viene portato il barrique nuove di rovere Francese dove rimane per circa 2 anni, successivamente un dopo un passaggio in acciaio rimane in bottiglia altri 18 mesi. Il colore è un rubino intenso , impenetrabile . Il naso è un misto di frutta rossa matura, liquirizia, cacao, il tannino e morbido e non per niente ruvido.

La leggerezza  del sorso non fa pensare alla gradazione alcolica in etichetta. Un vino che appare ancora giovane, con una acidità e un corpo che ne garantiscono longevità. Struttura , tanta struttura . Un vino da sorseggiare con calma, da rispettare nei tempi.

Bordo 2014, Marche rosso Igt. Bordò è il nome con cui è chiamato nelle Marche il vitigno grenache. Si tratta di un vitigno tipicamente mediterraneo, che nella zona picena ha trovato un habitat perfetto. Un uva difficile ci racconta Paolo, dall’acino delicato.

In fermentazione bastano 3 giorni di contato che le bucce si rompano e si possa gia svinare. Una caratteristica intrinseca dell’uva questa. Siamo sulle 600 bottiglie prodotte, una vera chicca. Dopo la vendemmia manuale, le uve sono portate in cantina per la fermentazione, che avviene in acciaio a cappello sommerso con frequenti rimontaggi.

Il vino matura poi  per metà in legno nuovo e per metà in legno vecchio per circa 2 anni. Dopo un veloce passaggio in acciaio viene imbottigliato. Nel calice ha un colore granato. Il profilo olfattivo è caratterizzato da eleganti note floreali, sentori di macchia mediterranea, aromi di piccoli frutti a bacca rossa, cioccolato bianco, spezie orientali come la cannella e in minor misura la china.

Il sorso è piacevolmente fresco e gustoso anche se non ampissimo, di buona struttura, con tannini maturi e aromi ricchi e complessi. Finale da scorza d’arancia essiccata. Un vino elegante , fine , raffinato che accarezza il palato.


AZIENDA AGRICOLA VALTER MATTONI
Valter Mattoni detto “la Roccia” è un personaggio meraviglioso. Decoratore e imbianchino di professione, nel 2006 ha deciso di iniziare sul serio a fare vino, non solo per goderne lui e la sua famiglia come da anni facevano ma per far godere anche noi. Ed ecco la prima annata in commercio, la 2006 appunto.

La sua idea, fare un vino semplice, diretto, senza troppe decorazioni, come il nonno e il padre prima di lui hanno sempre fatto. Una produzione minuscola, siamo nell’ordine delle 7500/8000 bottiglie anno. Artigianali. Preziose. Emozionanti.

I vigneti di proprietà sono Montepulciano, Trebbiano, Sangiovese e Bordò (la grenache marchigiana). Sì, anche Valter fa parte di quel piccolo gruppo di produttori che in un fazzoletto di Piceno coltivano e vinificano l’uva Bordò con grandissimi risultati.

La produzione maggiore è per il Montepulciano, Arshura esce in circa 4000 bottiglie/anno, 1500/1600 bottiglie sono di Trebbiano e solo qualche centinaio per Sangiovese e Bordò. Tre ettari e mezzo la proprietà, esposizioni a sud-est e sud-ovest, a circa 300 metri sul livello del mare , in faccia all’Adriatico.

Terreni argillosi alluvionali come tutta la zona di Castorano (AP) Le piante più vecchie hanno età fino ai 50/60 aa e sono il trebbiano e il montepulciano. In cantina si predilige l’uso di legni usati anche di oltre 4 passaggi. Tutte barrique di legni Francesi .

I MIGLIORI ASSAGGI
Arshura, Marche rosso Igt 2015. 15%vol. Fermentazione in acciaio, poi un anno in barrique usate francesi. Rubino profondo con unghia accennata viola, naso su note di visciole, frutta rossa e cacao. Un naso ricco, che evolve con la leggera areazione del calice.

Al palato il tannino è morbido e il finale persiste su note di marasca e su note balsamiche mai stucchevoli. Il sorso è caldo ma i 15 % vol non appesantiscono la beva. L’utilizzo chirurgico del legno lo rende allo stesso tempo ricco e setoso.

Mai invadente in bocca. Verticale ed orizzontale, un sorso pieno su tutti i campi sensoriali. Un grandissimo Montepulciano in purezza. Un puledro adesso, che diventerà un campione di razza tra qualche anno.

Rossobordò 2015. Produzione esigua di circa 300 bott anno.  Stessa vinificazione dell’Arshura, fermentazione in acciaio, poi via in barrique vecchie per 2 anni. Nel calice di un rosso rubino, luminoso, quasi trasparente.

I profumi rimandano alla spezia mista al frutto rosso piccolo, fragole appena colte, alternate a cannella e alla cioccolata. Poi un sentore di rose e infine china e rabarbaro. E’ un naso affascinante per eleganza, che si scopre come una timida donna. Non ti stancheresti mai di annusare il calice.

In bocca il tannino è morbido, l’acidità presente, minerale e sapido. Lunghissimo. Ritornano prepotenti le note speziate, con un finale che si addolcisce e chiude in freschezza. Mai pesante.

Il retro olfattivo è un campo aromatico incredibile per armonicità. Un vino giovane ma preciso, chiaro, che non lascia spazio ai tecnicismi, da ascoltare e degustare dentro e fuori dal pasto.


AZIENDA AGRICOLA CAMELI IRENE
La famiglia Allevi, sulle colline del paese di Castorano (AP), riparate dai venti del mare, esposte a sud e particolarmente adatte per la coltivazione e la cura di vitigni, coltiva da oltre 40 anni Sangiovese, Montepulciano, Passerina e Pecorino, vitigni autoctoni di questo territorio con l’aggiunta di un piccolo vitigno di Chardonnay e da pochi anni di uva Bordò (non ancora vinificata).

Una produzione totale di 20000 bottiglie anno. Tre gli ettari totale dell’azienda tutti a circa 200 metri sul livello del mare. Esposizioni a sud e sud est. Un piccolo produttore che fa della semplicità il suo punto di forza.Una bella realtà di una famiglia di vignaioli come una volta, quelli per cui siamo innamorati del vino.

I MIGLIORI ASSAGGI
Pecorino Gaico 2016. 13,5 % vol, densità di 6 mila ceppi/ettaro per resa 60 q/ettaro. Vigne giovani. Fermentazione e affinamento sempre in acciaio per 6-8 mesi. Poi una sosta di altri 6 mesi minimo in bottiglia.

Colore giallo paglierino carico, sentori di frutta a pasta gialla, note che con la sosta nel bicchiere e il lieve rialzo della temperatura sconfinano quasi in un leggero tropicale. Erbe aromatiche sul finale. In bocca è rotondo, acidità ben bilanciata, finale lungo.

Conte 2017, Rosso Piceno Doc. 14%vol. 50 % Montepulciano, 50% Sangiovese. Fermentazione malolattica e affinamento sempre in acciaio. Sosta di 6-8 mesi in vasca poi assemblate le masse e imbottigliato.

Rosso Rubino carico con riflesso violaceo. La nota olfattiva è caratterizzata da profumi complessi di fiori, con una nota predominante di rosa e violetta poi frutta rossa ciliegia, fragola ma anche more e susina.

Finemente tannico al palato e con un’acidità perfettamente bilanciata. Un vino quotidiano che unisce il corpo del montepulciano all’eleganza del Sangiovese. Un best buy.

Paià 2016 , Rosso Piceno superiore Doc. 13,5 % vol. Montepulciano 70 %, Sangiovese 30 %. Vinificazione in acciaio poi affinamento in barrique usate solo per il Montepulciano. Il Sangiovese affina sempre in vasca di acciaio.

Colore Rubino carico e naso potente. Frutta rossa matura , caffè e una nota di spezia. Un vino dal corpo e dalla freschezza armoniose. Bello il tannino che si fa sentire senza invadere.

In bocca in prevalenza le durezze sulla parte morbida non stancano il palato. Un vino da pasto, da grigliata. Ottimo servito qualche grado sotto i canonici 18°.


AZIENDA AGRICOLA LE CANIETTE
La realtà della famiglia Vagnoni è sicuramente una delle più conosciute qui nel territorio Piceno. Giovanni Vagnoni, seguendo le orme del nonno prima e del padre poi, nei primi anni ’90 entra in azienda e inizia a introdurre tutte quelle novità tecnologiche ed imprenditoriali che hanno reso Le Caniette conosciute ed apprezzate sul territorio e nel mondo.

Attualmente l’Azienda si estende per un totale di 20 ettari di cui vitati circa 16. Siamo a Ripatransone (AP) in una posizione limitrofa e perpendicolare al mare, le vigne godono di molti elementi favorevoli che le rendono uniche perché particolare è il microclima, come lo è la conformazione del terreno, composto da depositi sabbiosi e conglomeratici di tetto (Pleistocene inferiore). Un’azienda certificata biologica dal 1996.

I MIGLIORI ASSAGGI
Lucrezia 2017 , Marche Passerina Igt. 12,5% vol. Bassa densità di impianto , siamo sui 400 ceppi per ettaro ma rese da 90/100 q/ettaro. dopo la vendemmia viene mantenuta per 10 gg a 0° C, sussegue diraspatura e spremitura molto soffice in assenza di ossigeno, pulizia dei mosti statica, fermentazione a temperatura controllata di circa 15 °C per circa 30 giorni. Affinamento in acciaio per circa 3 mesi.

E’ una Passerina diversa dalle solite scialbe e anonime che spesso si trovano in zona. E’ una bella bottiglia da ingresso di serata. Il colore è un giallo paglierino scarico ma il naso è intenso, ricco di frutta bianca fresca. In bocca sapidità e mineralità preparano la bocca e la stuzzicano. Discreta persistenza.

Chiediamo a Giovanni qual è quel tocco che rende questa Passerina una bottiglia che non passa inosservata e lui ci confida che dopo la spremitura del mosto fiore del pecorino circa 10/15 % della massa rimasta viene aggiunta alla Passerina conferendole quella struttura aromatica che per natura alla varietà manca. Piaciuta molto.

Morellone 2013 , Rosso Piceno Sup Doc. 13,5% vol ; 30% Sangiovese – 70% Montepulciano. Macerazione dai 6 ai 9 giorni in acciaio, affinamento e malolattica in barrique usate per 2 anni, un passaggio in cemento per fare la massa e poi ulteriori 2 anni di nuovo in acciaio. Terreno misto sciolto con presenza di calcare dai 280 ai 380 metri di altitudine.

Siamo sui 5000 ceppi per ettaro con rese di 60 quintali per ettaro. Rubino intenso, naso esplosivo caratteristico del montepulciano , marasca, prugna e spezia  fino al cacao. In bocca è rotondo con corpo e struttura ben bilanciata dalla freschezza del Sangiovese.

Armonico al palato. Tannino giustamente levigato. Bella persistenza. Un gran vino, che si gusta meglio con qualche anno di bottiglia che lo rende ulteriormente armonico e leggero alla beva.

Cinabro 2013 , Marche Rosso Igt. 13,5 % vol.  100%  Uva Bordò, (clone di Grenache) con piante di oltre 100 anni da un vigneto riscoperto poco distante dalla cantina. Vendemmia a fine agosto breve macerazione in tini di legno per 8 giorni, affinamento e malolattica in mezze barrique ( da 115 l) per 3 anni.

Poi sosta di un anno minimo in bottiglia. Cinquemila ceppi per ettaro a cordone speronato per una resa irrisoria di circa 12 quintali. Granato da manuale nel calice. Naso affascinante, mai sentita una china cosi netta.

Rabarbaro, chinotto, spezia, erba medicinale, poi agrume e un accenno di frutta rossa. E’ splendida l’evoluzione . In bocca è un fazzoletto di seta, entra elegante ed esplode. Sorso verticale dalla persistenza infinita.

La nota aranciata quasi da scorza essiccata ritorno sul finale donando freschezza e pulizia. Una bottiglia da bere con calma, senza fretta, anche fuori dal pasto. Una meraviglia.

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degustati da noi news vini#02

Sette sfumature di Cerasuolo d’Abruzzo: consigli rosé per l’estate

Sette Cerasuolo d’Abruzzo per l’estate. E’ l’esito della nostra degustazione alla cieca, alla scoperta delle caratteristiche di uno dei vini rosati più noti e bevuti in Italia, senza i condizionamenti dell’etichetta.

Scegliamo la blind (chi ci segue sa quanto siamo appassionati alle degustazioni alla cieca!) per goderci le sfumature che questa denominazione è in grado di offrire, in base alla zona in cui si trovano i vigneti. Più o meno vicini al mare, in zona collinare, “montana” o nell’entroterra.

Sette etichette che, a vario titolo, si sposano perfettamente con la bella stagione, ormai cominciata. Tutte acquistabili in enoteca, o reperibili nella ristorazione. Ecco come è andata.

Cerasuolo 2016, Cataldi Madonna. Siamo nell’entroterra abruzzese, nell’Aquilano, in località Macerone, a 380 metri sul livello del mare. Il colore è quello più classico, un rosa quasi lampone, limpido.

Vino ottenuto da uve che subiscono una parziale criomacerazione, per estrarre al massimo la componente fruttata classica dell’uva Montepulciano.

Al naso infatti spiccano frutti rossi piccoli, di sottobosco, fragolina, lampone. Finale più sul floreale. Poca persistenza aromatica in bocca, ma spicca la freschezza. Un Cerasuolo didattico.

Cerasuolo 2015 “Apollo”, Ausonia. Entroterra Teramano. Siamo ad Atri, vicino alla riserva WWF dei Calanchi. Una zona collinare, tra il massiccio del Gran Sasso e l’Adriatico. Il microclima è perfetto per la viticultura.

Il colore di questo Cerasuolo è quasi un rosa mattone, tendente al buccia di cipolla. Macerazione di una notte, pressatura soffice e veloce, poi in acciaio per circa 10/12 mesi.

Fermentazione spontanea e niente filtrazioni. Naso complesso e sfaccettato, lampone e fragola, amarena, quasi una nota di violetta.

Sorso corposo, pieno, con ottima mineralità e un accenno di sapidità. Lungo. Per molti degustatori un vino appagante, che richiama la territorialità e la tradizione.

Vino Rosato “Tauma” 2015, Az. Agr. Pettinella. Questa bottiglia è il frutto della ricerca sul territorio e delle soffiate di ottimi scout. Azienda microscopica, solo 1.800 bottiglie all’anno, di solo Cerasuolo, o meglio di Rosato, come l’etichetta dichiara.

Uve Montepulciano provenienti da due vigneti posti uno in prossimità dell’Adriatico, a Silvi Marina (TE), e uno più all’interno, in collina, nel comune di Tocco da Cesauria (PE). Quarantacinque anni l’età delle viti nell’entroterra e 25 quelle che si affacciano sul mare. Una pergola e un cordone speronato. Un mix affascinante.

Vinificazione in bianco. Fermentazione spontanea in barrique ultradecennali a temperature non controllate. Il vino affina in legno per 6 mesi con frequenti battonage, permane sulle fecce fini e poi riposa in acciaio per un ulteriore mese.

Rosato carico, con riflessi quasi cupi. Al momento il meno Cerasuolo dei 3. Il naso non è ruffiano, è carico, robusto. Le note fruttate sono accompagnate da sentori di spezia, cannella, salvia, timo, quasi un accenno di china leggera.

In bocca è caldo, il legno si percepisce appena, non è invadente. Sorso ampio, buona persistenza. Si sente tanta materia nel bicchiere. Forse il nome “Rosato” gli si addice di più… Non è certo uno di quei Cerasuoli fighetti, tutta Big Babol!

Cerasuolo 2015, Emidio Pepe. Non ha certo bisogno di presentazione questo Artigiano del Vino, ma la cieca ci permette di avere occhi, naso e bocca solo per il bicchiere. Risalta un colore rosso. Il Cerasuolo di Pepe è ottenuto da uve  Montepulciano vinificate “in bianco”.

Le uve vengono pigiate con i piedi in vasche di legno e il mosto viene fatto fermentare senza le bucce in cemento vetrificato. Affinamento in bottiglia senza filtrazioni. Un chiaro richiamo alla tradizione contadina.

Naso intenso, sincero ed espressivo.Marasca, fragola, melograno. Ma anche balsamicità. In bocca tannino, sapidità e mineralità. Forse troppo il calore alcolico che ne appesantisce un po’ il sorso.

Vino Rosato 2014 “Lusignolo” , Az. Agr Feudo D’Ugni. Anche qui siamo di fronte ad una chicca, se non per numero esiguo di bottiglie prodotte dalla piccola (ma grande) artigiana che è Cristiana Galasso.

Lei che se la vedi sembra un’eremita scesa dalla sua montagna, per portarti in dono le sue bottiglie.

Colore Cerasuolo velato. Cristiana lavora in naturale, niente filtrazioni e stabilizzazioni. Il naso è un po’ chiuso , accenni di frutta rossa bacca piccola e spezie leggere.

In bocca esplosiva l’acidità ma la percezione è di poca sostanza, al limite della soglia di percezione degli aromi e sapori tipici. Comunque un sorso snello, facile, non stancante.

Cerasuolo d’Abruzzo superiore 2014, Az. Agr. Praesidium. Entroterra Aquilano, comune di Prezza, vigneti a 400 metri sul livello del mare.

Azienda a conduzione famigliare. Dalle uve Montepulciano, con macerazione di quasi 2 giorni, si ottiene questo Cerasuolo dal colore rosato intenso e carico, quasi rubino.

Affinamento di circa 5 mesi in acciaio. Naso espressivo, netto, tutta la gamma dei frutti rossi a bacca piccola, lampone, ciliegia, fragola, poi melograno, rose selvatiche.

Sorso denso ma snello, agile, più salino che acido. Sottofondo minerale, con retro olfattivo che rimanda ancora alla ciliegia. Finale “alcolico” ma non stancante. Il migliore per tipicità e godubilità.

Cerasuolo 2016, Az. Agr Valentini. Qui siamo di fronte al Gota dell’Abruzzo, il non plus ultra. Bottiglia che da sola può valere una serata, che ti rimane impressa nella mente e nella pancia. Lascia segni indelebili.

Nel bicchiere un rosa tenue, quasi una leggera buccia di cipolla. Naso espressivo come un marchio di fabbrica per Francesco Paolo Valentini. Iniziale riduzione che via, via si attenua. Note erbacee affiancano l’espressività del piccolo frutto rosso classico del Montepulciano.

E’ delicato il Cerasuolo 2016, quasi timido. Come a invogliare ancor prima della bocca il naso. Non smetteresti mai di buttarcelo dentro. Sprigiona note quasi minerali. Ciliegia, geranio, fiori selvatici, sottobosco. In bocca elegante, suadente, avvolgente, ti copre ogni papilla e non smette mai di mostrarsi.

Complesso. Mutevole. Sapidità e mineralità ben bilanciate, alcol non preponderante. Un vino che racconta tutto l’Abruzzo. Austero e delicato allo stesso tempo.

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news ed eventi

Dalla Langhe alla Valsesia: Conterno compra Nervi a Gattinara

Dopo aver acquistato nel 2015 da Gigi Rosso, uno dei migliori cru del Barolo, il vigneto Arione di Serralunga d’Alba, Conterno torna a far parlare di sè.

Si è diffusa da ieri, la notizia dell’acquisizione del 90% della Cantina Nervi di Gattinara. Sempre il Nebbiolo protagonista, ma stavolta non quello delle Langhe

Conosco Erling da molti anni e ho sempre apprezzato il suo lavoro con questa cantina – ha dichiarato Roberto Conterno al quotidiano La Stampa di Torino-  Un mese fa mi ha detto: “Mi piacerebbe che Nervi facesse un salto di qualità e vorrei che fossi tu a farglielo fare”. Non ci ho pensato due volte: mi sono confrontato con la mia famiglia e alla fine abbiamo deciso di rilevare vigneti e cantina, lasciando il 10 per cento ancora ad Erling Astrup“.

Resta segreta la cifra dell’operazione. Bocca chiusa sull’argomento anche da parte di Erling Astrup sul giornale norvegese Dn.No che lo ha raggiunto telefonicamente. Ma la strategia è confermata. “ Il nostro obiettivo è diventare una delle cinque migliori aziende vinicole in Italia. Richiede grandi investimenti e non ultima conoscenza. Roberto Conterno ha a lungo visto il potenziale e vuole investire ciò che è necessario”  si legge dall’intervista.

Nuovo capitolo della saga della storica Cantina di Gattinara che dal 1906 ha affrontato numerosi “challenge”. Nella squadra di lavoro resta confermato Enrico Fileppo, storico enologo della cantina dal 1983. Dunque il Miglior produttore di Langa ha acquistato il 90% della cantina Nervi a Gattinara. Una bella sfida  per poter trattare il Nebbiolo su un terroir diverso dalle Langhe ma altrettanto vocato. Sotto il Monte Rosa d’altronde si fa vino e si coltiva Nebbiolo da secoli.

Conterno lavora non bene, ma benissimo e finalmente ad investire nella nostra viticultura non solo solo ricche cordate straniere o pluri miliardari d’oltre Oceano ma forse al momento il miglior produttore d’Italia. La Valsesia è zona “talentuosa” ma che in termini di mercato non è mai riuscita a valorizzarsi come avrebbe dovuto.

Ma gia si sentono i primi mugugni. Scrolliamoci di dosso quel campanilismo becero da Italiano medio e scendiamo dal carro di chi Conterno in questi mesi lo ha criticato perché il Monfortino con l’ultima annata di uscita è schizzato a cifre da Top Class. Ricordiamoci che i Francesi , che in quanto a valorizzazione delle loro aree cru ci possono mettere sul banco di scuola , non si sognerebbero mai di criticare DRC e Krug tanto per fare due nomi.

Se parli di Conterno ad un Inglese, Tedesco o Americano, sono ancora increduli del fatto che un’azienda di tale importanza storica e mondiale ancora riceva i visitatori, pure i soli appassionati, e spesso e volentieri è il proprietario stesso in persona ad accogliere l’ospite. Lo stesso proprietario che ti dedica due ore anche se sei da solo, come successo a noi e  ti parla di tutto il suo lavoro fino ai minimi termini, delle idee , del concetto che c’è dietro , della sua visione della vigna e della cantina. La passione la noti dagli incredibili dettagli.

Tutta l’area di Gattinara , compresi Ghemme e Boca non potranno che trarre beneficio da questa operazione, in termini di attenzione nazionale e internazionale, in termini di mercato e di valorizzazione perché diciamocelo il Nebbiolo dell’alto Piemonte è un vino incredibile, elegante e fresco con qualità eccelse da non avere nulla da invidiare ai Langaroli e se il miglior produttore di Nebbiolo di Langa decide di comprare una cantina storica come Nervi vuol dire che ne vedremo delle belle… anzi assaggeremo delle bombe. Stay tuned!

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Live Wine Milano 2018: i migliori assaggi

Si è conclusa da una settimana la rassegna enologica milanese Live Wine 2018. Quattromila i visitatori, tra pubblico di appassionati di vini naturali e operatori.

Per alcuni un’edizione sottotono, nonostante il gran traffico al Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi. A contribuire a questo giudizio, forse, le tante novità.

Tra queste, l’esordio di molte cantine estere, accanto ai soliti nomi e a qualche new entry nostrana.

I MIGLIORI ASSAGGI  A LIVE WINE 2018
Quest’anno siamo andati anche noi a caccia di novità. Pescando soprattutto fuori dai confini italiani. Sempre lontani dai soliti cliché enofighetti e dalle convenzioni della “Milano da Bere”. La prima “bollicina” che segnaliamo – non a caso – è un Cava, il Metodo Classico spagnolo.

Azienda sorprendente quella di Recaredo, 50 ettari di vigneto a conduzione famigliare nella zona del Riu de Bitlles, comarca de l’Alt Penedès, vicino Barcelona. La linea offre interessanti variazioni sul tema e sugli affinamenti.

Magnifico il Terrers 2012 Brut Nature (58% Macabeo, 39% Xarel-lo, 3% Parellada) rimasto per 57 mesi sui lieviti. C’e tutto in questo prodotto di ingresso della cantina. Perlage finissimo, freschezza e sapidità spiccanti,  mineralità data dal terreno calcareo. Poi note di frutta bianca e gialla con qualche accenno fumè. Bocca cremosa e mediamente persistente. Ottimo finale.

Gran reserva 2007 (64% Macabeo, 36 Xarel-lo), 117 mesi di affinamento sui lieviti. Qui l’espressività del territorio e la freschezza del frutto lasciano spazio alla complessità e alle note evolute. Giallo dorato dal finissimo perlage, note di pane tostato, biscotti, frutta secca poi agrumi e anice. Bottiglia completa.

Serral del Vell Brut Nature 2008 è quello dei tre che ci convince di meno, ma merita comunque una menzione. Sempre combinazione di Macebeo e Xarel-lo in diverse percentuali. Quest’ultimo fermenta parzialmente in barrique poi la seconda fermentazione in bottiglia e la sosta per 96 mesi. Vino potente e al tempo stesso raffinato, pasticceria, nocciole tostate, agrumi canditi. Lunga la  persistenza. Una bolla cremosa, complessa.

Ci spostiamo su un distributore che presenta sparkling francesi. Champagne in prevalenza, ma noi vi consigliamo il Best/buy del banchetto .

Domaine des Marnes Blanches e il suo Cremant du Jura 100% Chardonnay. Due giovani ragazzi che lavorano in biologico dieci ettari di vigneti (alcuni dei quali hanno 100 anni) situati nel sud del Revermont, a Saint Agnes.

Pressatura soffice delle uve e fermentazione in vasche d’acciaio per 6 mesi, mentre la seconda fermentazione avviene in bottiglia per 18 mesi. Giallo paglierino intenso, bollicina fine e persistente.

All’olfatto richiama aromi fruttati e di agrumi. In bocca si nota subito la bollicina cremosa, frutta acidula , arancia, limone, ribes, ben equilibrati tra loro.

Crémant Brut Nature Flèche Saignante, Domaine Brand & Fils (40% Pinot Blanc, 30 % Pinot Gris, 30% Pinot Noir). Zero dosato. Diciotto mesi sui lieviti in barrique. Aromi intensi e fortissimo carattere minerale per questo gioiellino, abbinabile a tutto pasto.

Impossibile non citare l’Azienda Agricola TerreVive Bergianti  con il suo “Per Franco”, metodo classico di Lambrusco Salamino 100% del 2015. Fermentazione in cemento con lieviti indigeni e rifermentazione in bottiglia con sosta di 36 mesi. Rosato brillante, fragoline in esplosione , poi violette e fiori di campo. Freschezza da non farne mai a meno. Da avere sempre pronto a temperatura a 8° dalla pizza ai salumi al pesce. Incredibile.

Nando Wine si trova invece a cavallo tra il Carso italiano e quello sloveno. Dei 5,5 ettari totali, infatti, il 60% è nel Collio italiano, il 40% a Pleviso, Brda, nella regione della Primorska.

Clima mediterraneo e vigne di famiglia da sempre, con età massima intorno ai 40 anni. Proviamo un po’ tutta la linea ma quello che ci rimane di più è la magnifica semplicità della Rebula 2016. Pochi giorni di macerazione poi acciaio dove matura per 6 mesi.

Bocca setosa , palato morbido ma aromatico , paglia , fieno e frutta gialla fino al mango sorretti da una freschezza e da una mineralità ben bilanciate. Altro best/buy.

Torniamo a riassaggiare i vitigni Piwi – ovvero vitigni resistenti agli attacchi fungini e quindi meno esposti alle temibili malattie dell’oidio e della peronospora – del giovane Thomas Niedermayr titolare del maso Hof Gandberg di Appiano (BZ).

Straordinario il Solaris 2016 uno degli ultimi nati in casa. Piante ancora molto giovani ma dalla grande prospettiva. Fermentazione spontanea del mosto, 8 mesi di maturazione con le fecce in acciaio, 14 settimane in botte di rovere usata da 500 litri.

Imbottigliato in agosto 2017, non filtrato. Aromatico, fresco, sapido e minerale, bouquet di fiori, sambuco, poi frutta bianca come l’uva spina, mela, fino a note tropicali di ananas. Caleidoscopico nel bicchiere.

Allo stand dell’Azienda Agricola Nino Barraco ci lasciamo conquistare non dai soliti (splendidi) bianchi o dalle vendemmie tardive tipiche della tradizione di Marsala, ma da quello che c’è sotto il banchetto.

Un metodo classico di nero d’Avola fuori commercio, ormai rimaste pochissime bottiglie in cantina, che Nino ci confida non rifarà più. Almeno per ora. Sessanta mesi di permanenza sui lieviti. Colore rosato e tutta la gamma dei frutti piccoli rossi caldi del sud esplodono nel bicchiere. Persistenza lunghissima, freschezza e acidità.

Assaggiamo poi tutta la gamma di Frank Cornelissen cercando di soffermarci sui singoli cru in degustazione. Sette per la precisione. Ogni cru una vigna, una contrada, un’altezza dei vigneti, un suolo, un’esposizione. E’ come giocare al cubo di Rubik. Mille sfaccettature di un terroir che è il più stimolante di tutto lo stivale: l’Etna.

A colpirci sono Zottorinoto, cru Chiusa Spagnolo 2016, 700 metri versante nord, vigne di oltre 60 anni a piede franco. Lunga macerazione di 2 mesi e affinamento in vasche neutre di resina da 1500 a 2500 litri per diversi mesi.

Di colore rosso rubino. Al naso intensi profumi di frutta rossa e note di spezie dolci, poi salamoia. Al sorso è fine, elegante, corposo, equilibrato con un finale lungo e profondo.

Campo Re 2016, Nerello 100%, vigne di oltre 70 anni. Snche qui macerazione per due mesi. Colore rosso rubino. Molto più intensa la nota di frutta rossa, in particolare di ribes e di mora. A seguire note speziate molto gradevoli. Morbido, caldo ben equilibrato dalla freschezza e dalla trama tannica.

Sempre Sicilia, sempre Etna, sempre un mosaico affascinante quello di Etnella i vini di Davide Bentivegna, già segnalato da vinialsuper tra i migliori assaggi a VinNatur 2017.

Assaggiamo Anatema 2016, assemblaggio di Nerello Mascalese (85%) e Nerello Cappuccio (15%) da parcelle allevate ad alberello con oltre 30 anni di età situate in contrada Porcaria a Passopisciaro, a circa 700 metri di altitudine sul versante nord dell’Etna.

La particolarità in questo cru è che dopo la macerazione di circa una settimana e la fermentazione alcolica, si passa a un affinamento per circa 12 mesi in botti grandi di castagno. E’ meno varietale rispetto al Kaos ma la rotondità conferita dal legno scarico ne completa la complessità.

Incredibile l’intreccio di frutta rossa come ribes, amarena e della tipica macchia mediterranea siciliana, ginestra, cappero. Il retro olfattivo è un esplosione di mirtillo e amarena. Kaos 2016 è un intreccio di vendemmie, una in agosto, una in settembre, una in ottobre per cogliere il meglio di ogni fase di maturazione.

Una precoce, una matura e una surmatura. Anche qui un passaggio in castagno grande, poi torna in acciaio e infine affina in bottiglia. Fantastico perché il gioco è il perfetto bilanciamento tra la parte più acida della vendemmia prematura e il frutto della fase tardiva.

Un blend meraviglioso per una esplosione di frutta con trama fresca e acida sorretta da un tannino non invadente. Al naso sentori di frutta rossa matura, confettura di amarena e di ciliegie, prugna, poi esce il balsamico come liquirizia e sullo sfondo cannella.

Chiudiamo al nord, più esattamente nelle Langhe, in Piemonte. Con il Barbaresco 2014 di Cascina Roccalini. E chi parlava di un’annata debole, a Barbaresco, dovrà ricredersi. Il solito bellissimo frutto rosso, la solita eleganza, la solita acidità.

Quando c’è il tocco sapiente del produttore, il vino esce sempre bene. Sessanta giorni di macerazione a cappello sommerso, poi solo botte grande. Un grandissimo vino.

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Fornovo boys: i migliori assaggi a “Vini di vignaioli” 2017

E’ la “fiera” nel cuore di tanti amanti della viticoltura “autentica”, “naturale”. Siamo a Fornovo di Taro, in provincia di Parma, per “Vini di vignaioli – vins des vignerons”. Una rassegna giunta ormai alla sedicesima edizione.

La fiera dei vignaioli artigiani si tiene sempre nello stesso tendone. La differenza è che, negli anni, è sempre più affollato. Di appassionati, sì. Ma anche di produttori. Sempre più “vignaioli” e sempre meno “imprenditori del vino”. Perché a Fornovo, il vino è inteso come risorsa alimentare corroborante e salutare, come è stata riconosciuta nei secoli. E non come bevanda che può essere alterata e corretta correggendo i costituenti.

La giornata di lunedì 6 novembre è uggiosa. Piove, come capita spesso nel periodo di inizio novembre. Il tendone posizionato all’inizio del paese, sulle sponde del Taro, è fatiscente. In alcuni angoli piove dentro. Ma lo spazio, quest’anno, è meglio distribuito e l’organizzazione ha apportato qualche modifica che rende la disposizione dei vignaioli più confortevole per i visitatori: 163 produttori, di cui 9 stranieri. Questi i nostri migliori assaggi. O, meglio, i più interessanti.

  • Agr. Foradori , Mezzolombardo (TN), Trentino Alto Adige

Manzoni bianco Fontanasanta 2016. macerazione di 5/7 giorni, poi affinamento in legno di acacia per 12 mesi. Colore giallo paglierino intenso, naso esplosivo di fiori e frutta bianca, con inserti di note tropicali. Al palato rimane concorde: bel glicine e continua frutta a polpa bianca e gialla, un discreto sale e un legno ancora da amalgamare.

Pinot grigio Fuoripista 2016. Macerazione in anfora per 8 mesi, poi un rapido passaggio in vasca solo per la decantazione. Vino dal colore rosa tenue tendente al chiaretto, sorprendentemente limpido e trasparente. Al naso fragoline e spezie in un mix quasi orientale. La bocca è complessa e lunga, fresca e avvolgente. Un leggero tannino accarezza le mucose e chiude il sorso lasciando la bocca immediatamente pulita. Dalla prima annata, la 2014 – tra l’altro non proprio facile, bisogna riconoscerlo – ad oggi, l’evoluzione di Elisabetta Foradori è convincente.

Perciso 2016. Elisabetta, insieme ad altre 10 aziende (Castel Noarna, Cesconi, Dalzocchio, Eugenio Rosi, Maso Furli, Mulino dei lessi, Gino Pedrotti,  Poli Francesco, vignaiolo Fanti e Vilar) ha formato un consorzio, “I dolomitici”, con l’intento di valorizzare l’originalità e la diversità dell’agricoltura trentina. Nell’ambito di questo progetto nasce il “Perciso”, vino dedicato a Ciso, contadino locale che ha consegnato nelle mani di questi 11 amici una vigna di Lambrusco a foglia frastagliata a piede franco, i cui 727 ceppi sono stati piantati ad inizio 1900.

Vino ottenuto da lunga macerazione e affinamento per 10 mesi in legno grande. Un vigneto storico, un’uva rara, espressione di quella tipicità trentina che il Consorzio punta a valorizzare. Con successo. Vino dal colore rosso porpora carico , limpido. Naso di frutta rossa di sottobosco, non ha mezze misure e in bocca è dritto, schietto,  con una discreta acidità e freschezza e una buona persistenza. Si fa bere facile, non è per niente segnato dal legno. Molto interessante. Considernado gli esemplari in commercio (2500) una vera e propria chicca.

  • Agr. Radikon , Gorizia (GO), Friuli Venezia Giulia

Ribolla 2010. Sasa Radikon qui non sbaglia mai. La vinificazione dei bianchi di casa Radikon è la stessa per tutte le uve: 4 mesi di macerazione, più 4 anni di affinamento in botte, più 2 anni di bottiglia. L’orange wine per definizione dopo quelli di Josko Gravner. Il colore è un giallo carico, dorato. Profumi di spezie, fiori appassiti, frutti canditi, miele, albicocca matura, rabarbaro e un accenno di zafferano. La compessità olfattiva accontenterebbe di per sè già il più scettico dei degustatori. Ma in bocca si completa. Di sottofondo il retro olfattivo aromatico. E in prima linea un tira e molla tra acidità, freschezza e tannino. Con chiusura sapida e minerale. Una meraviglia. Stop.

  • Agr. Ausonia , Atri (TE), Abruzzo

Qui ci imbattiamo in una mini verticale di Cerasuolo, annate 2016 , 2015 e 2014. Il Cerasuolo di Simone e Francesca, due giovani mantovani con la passione per l’agricoltura e per il vino, è una storia meravigliosa.

Simone lascia la farmacia e Mantova e insieme alla compagna si trasferisce in Abruzzo, dove dal 2008 inizia l’avventura. Siamo ad Atri, nell’entroterra teramano, a 270 metri sul livello del mare. Dodici ettari piantati a Trebbiano, Montepulciano e Pecorino.

Il Cerasuolo effettua una macerazione velocissima, di poche ore, massimo 10 (la 2014, “annata scarica”, ha fatto una notte intera in macerazione, ci racconta Simone) per poi passare senza bucce per la fermentazione in acciaio, dove completa anche la malolattica.

L’annata che convince di più è la 2015: meglio delle altre esprime le caratteristiche splendide di questo vino. Il colore rosato, quasi lampone (un rosa “Big Babol” ). Naso di piccoli fruttini rossi, lampone appunto, ma anche ribes, fragoline e sfumature di violetta. Bocca sapida, fresca e  minerale. Uno di quei vini da scolarsi senza ritegno, in estate, a bordo piscina. O in spiaggia.

  • Az- Agr. Franco Terpin, San Fiorano al Collio (GO), Friuli Venezia Giulia

Qui, dal buon Franco Terpin, ci accoglie la moglie. Già è di poche parole lui. Lei? Gli fa un baffo. Versa, versa e versa. Ma non fatele troppe domande. Assaggiamo Sauvignon 2011 e Pinot grigio 2012, senza rimanere a bocca aperta come invece ci era capitati a VinNatur per il Sauvignon 2010. Il colpo arriva quando meno te lo aspetti. Mentre stai andando via, un po’ deluso, vedi spuntare una magnum con etichetta tutta nera e orange, con un disegno stile “gta”. Lì si fermano tutti.

Compresi quelli di spalle, pronti ad abbandonavano il banchetto. I malfidenti. Si sente sollevarsi un “Oooh, mmmh, wow”, dai pochi rimasti lì davanti. Il gioco è fatto appena metti il naso nel bicchiere. Parolaccia. Clamoroso. Ci dicono Malvasia, ma da un’attenta ricerca il Bianco Igt delle Venezie “il legal” esce senza specifiche di vitigno. Anzi, una specifica c’è. E’ il bianco fatto da uve “non so”: a base Malvasia, sicuramente. Ma con altri uvaggi che non ci è dato sapere.

Il naso è di quelli ipnotici, magnetici, non riesci a staccarlo dal bicchiere. Uno di quei vini che ti accontenti anche solo di annusare, non importa la bocca, talmente è appagante l’olfazione. Non serve altro. Proviamo a dare qualche descrittore. Non sappiamo nulla della vinificazione, dell’affinamento. Il naso inizia sull’uva sultanina, poi frutta bianca matura, pesca, albicocca secca.

Ma anche miele e note di caramello. In bocca, a dir la verità, ha convito meno tutta la platea, peccato. Bella acidità e mineralità, ma chiude forse troppo corto per l’aspettativa che aveva creato nel pubblico estasiato.  E’ giovane e “si farà”. I presupposti ci sono tutti. Comunque il naso più roboante dell’intera giornata.

  • Agr. Eno-Trio, Randazzo (Ct), Sicilia

Giovane cantina, nata nel 2013. Fino a qualche hanno fa conferiva le uve ad altri produttori. Siamo in contrada Calderara, una delle più vocate del versante nord dell’Etna. Si coltiva Nerello mascalese, Pinot nero, Carricante e Traminer aromatico, Grenache e Minnella nera. Un bel mix. Il Traminer prende vita a 1100 metri sul livello del mare, i rossi più in basso. Le vigne di Nerello sono tutte pre filossera a piede franco, con più di cento anni di vita. Ottima tutta la gamma.

Il Pinot nero 2015, viti di quasi 40 anni, macerazione per 6-8 giorni, dopo la fermentazione e la svinatura passa in acciaio per completare la malolattica. Affina in barrique e tonneau per 16 mesi. Colore porpora con unghia violacea, naso bellissimo di marasca e frutti rossi. In bocca è fresco, non si sente per niente il legno, bella acidità, chiusura morbida, avvolgente. Chi dice che l’Etna è la nostra Borgogna non sbaglia, davanti a vini come questo. Un vino incantevole.

Il botto arriva però col Nerello mascalese 2014, 18  mesi di barrique  e tonneau. Rubino fitto, naso commovente, frutto dolce e spezia. Ciliegia matura, prugna, mora, china su tutti, ma anche pepe e balsamico. Sorso appagante, fresco, tannino morbido, levigato, bel corpo sostenuto nel centro bocca e un finale persistente. Grande vino.

  • Az. Agr Stefano Amerighi, Poggio bello di Farneta – Cortona (AR), Toscana

Stefano Amerighi, l’uomo che ci regala il Syrah più buono dello stivale, non lo scopriamo certo adesso e soprattutto non grazie a chi lo ha premiato quest’anno come “vignaiolo dell’anno”. Amerighi è da tempo una garanzia. Lui e il suo Syrah.

Apice 2013. La selezione è un mostro che potrebbe tenere testa a qualche rodano importante. Complesso, spezia, fumé, frutta, non ti stancheresti mai di berlo. In bocca è talmente equilibrato e armonico che non finisce mai di farti scoprire piccole sfaccettature. Lunghissimo.

  • Az . Agr. La Stoppa , Rivergaro (PC) , Emilia Romagna

La realtà di Elena Pantaleoni è ormai conosciuta oltre i confini nazionali, specie per gli ottimi vini rossi a base soprattutto Barbera e Bonarda e per il noto Ageno, vino a lunga macerazione da un uvaggio di Trebbiano, Ortrugo e Malvasia di Candia.

Noi però siamo qui per uno dei vini più incredibili della fiera e dello stivale in toto: il Buca delle canne. Il vino prende il nome da una conca, appunto la “buca delle canne”, dove Elena ha piantato Semillon, tanto per intenderci l’uva principe da cui si ricava il Sautern.

Qui, a causa proprio della conformazione geografica e pedoclimatica, in alcuni anni le uve vengono colpite dalla muffa nobile, la Botrytis cinerea. Pigiatura solo degli acini colpiti dalla muffa, con torchio verticale idraulico, 10 mesi di barrique di rovere francese e almeno 2 anni di bottiglia per una produzione annua di soli 500 esemplari in bottiglia da 0,50 litri.

Giallo dorato con riflessi ambrati, il naso è ciclopico così come la bocca, tutta la gamma della frutta passita in una sola olfazione. Fichi secchi, canditi, agrumi, scorza d’arancia e poi zafferano, curcuma, mallo di noce. Esplosivo. In bocca sontuoso, ma di una freschezza imbarazzante, potente e armonico. Uno dei migliori vini dolci prodotti in italia, senza se e senza ma.

  • Agr. Cinque Campi, Quattro Castella (RE) Emilia Romagna

Questa forse una delle sorprese più belle incontrate. La soffiata arriva girando tra la fiera: “Assaggiate la Spergola, ragazzi!”. Questa cantina del reggiano a conduzione famigliare coltiva autoctoni come il Malbo gentile , la Spergola, il Lambrusco Grasparossa e in più qualche uvaggio internazionale come Sauvignon, Carmenere e Moscato.

Puntiamo alla soffiata e ci viene servito il Particella 128 Pas dose 2016, metodo classico di Spergola 100%, macerazione sulle bucce per 3 giorni, 6 mesi in acciaio e poi presa di spuma con 8 mesi di sosta sui lieviti. Una bolla allegra, spensierata, gradevole al palato. Con una nota fruttata gialla e citrica invitante la beva e un bouquet di fiori di campo ben in evidenza. Bella acidità e bevibilità.

Il secondo convincente assaggio è L’artiglio 2014, Spergola 90% e Moscato 10%. Altro metodo classico non dosato. Qui siamo sui 36 mesi sui lieviti ed è stato sboccato giusto, giusto per la fiera. La piccola percentuale di Moscato ne fa risaltare il naso e in bocca ananas, frutta bianca, pompelmo rosa ed erbe aromatiche. Una bellissima “bolla”. “Cinque campi”, nome da tenere a mente.

  • Agr. Plessi Claudio, Castelnuovo Rangone (MO), Emilia Romagna

Lui lo puntavamo. Trebbiano modenese degustato al ristorante, volevamo vederlo in faccia. Uomo schivo, di poche parole, quasi infastidito al banchetto. Si direbbe un garagista del Lambrusco.

Tarbianein 2016. Trebbiano di Spagna, non ci dice altro sulla vinificazione. Sappaimo solo che sono tutti rifermentati in bottiglia. Il colore è un giallo paglierino torbido, il naso è dolce, richiama quasi lo zucchero filato e il candito da panettone. Poi agrume e fiori. E’ un naso straordinario. In bocca una bollicina morbida, il sorso è corposo e fresco. Bel finale ammandorlato e sapido.

Lambruscaun 2014. Lambrusco Grasparossa, capito bene, 2014. Un Lambrusco. Colore porpora carico, dai sentori di frutta matura, prugna, fragola, in bocca morbido, dal tannino composto e dalla bevibilità infinita. La freschezza e l’acidità sono ottimamente armonizzate dal tannino vellutato. Chiude la bocca lasciandola perfettamente pulita. Un grandissimo Lambrusco.

  • Agr. Praesidium, Prezza (AQ), Abruzzo

Entroterra abruzzese. Siamo ai piedi della Majella e del Gran Sasso, a 400 metri sul livello del mare. Qui, dopo una veloce macerazione sulle bucce del Montepulciano, nasce lo splendido Cerasuolo d’Abruzzo di Praesidium. Nell’annata in degustazione esce come Rosato Terre Aquilane 2015. Una caramellina, un confetto.

Colore rosato carico, sembra di avere nel bicchiere un rosso a tutti gli effetti. Limpido e trasparente. Il naso è un’esplosione di frutti rossi, fragolina di bosco, lampone, melograno, rosa e note di spezie e minerali. Il sorso è appagante, richiama tutto quello che l’olfazione ti trasmette. Ottima acidità e freschezza. La forte escursione termica della vigna rende questo vino di una acidità ben integrata al fine tannino derivante dal Montepulciano. Da riempirsi la cantina.

  • Occhipinti Andrea , Gradoli (VT) , Lazio

Siamo sulle sponde del lago di Bolsena, a 450 metri sul livello del mare. Terroir caratterizzato da terreno di lapillo vulcanico.

Alea viva 2015. Da uve Aleatico 100%, vinificato in secco. Una settimana di macerazione sulle bucce e fermentazione in cemento, poi passaggio in acciaio fino all’imbottigliamento. Color porpora, naso di rosa e viola, gelso e ciliegia. Bocca fresca e appagante. Pulito. Vino dell’estate.

Rosso arcaico 2016. Grechetto 50%, Aleatico 50%. Macerazione di un mese sulle bucce, fermentazione in anfore di terracotta, dove il vino poi affina per almeno 6 mesi. Rubino, naso di rabarbaro, albicocca e spezia con finali  note di erbe officinali. In bocca morbido e fresco.

  • Agr Francesco Guccione, San Cipirello (PA), Sicilia

Territorio di Monreale, 500 metri sul livello del mare. Voliamo nella Valle del Belice, in contrada Cerasa a San Cipirello, provincia di Palermo.

 “C” Catarratto 2015. Qualche giorno di macerazione, il giusto, poi solo acciaio. Nel calice è color oro, naso balsamico, di the, agrume. Un richiamo di idrocarburo e tanto iodio. In bocca salinità e freschezza e il retro olfattivo che torna sulla frutta. Grande acidità e spinta. Un prodotto notevole.

“T” Trebbiano 2015. Anche qui qualche giorno di macerazione, poi viene affinato in legno piccolo usato e acciaio. Color oro e un naso che non stanca mai. Camomilla, fiori di campo, fieno, frutta gialla e agrume. Poi ginestra. La bocca è piena, rotonda e morbida . Persistenza infinita. Ricorda tanto, ma proprio tanto, certi trebbiani storici per il nostro paese.

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Langhe wine tour: visita alle cantine Porro, Sobrero, Sordo, Rivella e Rinaldi

La meta, stavolta, è “La Meta”: ovvero la Langa. Le idee sono chiare. Mix tra produttori emergenti poco noti e top di gamma. Il programma prevede il passaggio attraverso tre comuni della denominazione Barolo: Serralunga per visita all’azienda agricola Guido Porro, Castiglione Falletto alle Aziende agricole Sobrero Francesco e Giovanni Sordo, poi a Barolo per conoscere Giuseppe Rinaldi. E infine puntata a Barbaresco per incontrare Teobaldo Rivella. Questi ultimi due? Monumenti del territorio, memorie storiche della Langa. E vignaioli fino al midollo. Non per niente infatti iscritti al Consorzio ViniVeri.

AZ. AGRICOLA GUIDO PORRO
La giornata inizia presto, si parte da Milano alle 7. La prima visita è fissata per le 9 del mattino. Ad aprire le porte dell’Azienda agricola Guido Porro è il papà Giovanni: batteria di vini al completo sul tavolo, insieme a un bel cestino di grissini. Guido è impegnato a imbottigliare l’annata nuova. Passerà più tardi per un saluto.

Giovanni racconta la storia dell’azienda e dei cru in possesso, tutti sul territorio di Serralunga. Il Gianetto la cui porzione è esposta a est/sud-est, con terreno caratterizzato da argilla e tufo ma con una componente sabbiosa in maggioranza.

Poi c’è il Lazzarito: terreni di sola argilla e tufo dai quali nascono i Baroli aziendali delle vigne Santa Caterina e Lazzairasco. Quest’ultimo è il Barolo premiato della casa. Il Cru Lazzarito è esposto a nord-ovest e prende sole tutto il giorno. Una balconata guarda il paese di Serralunga e la conca del Lazzarito. “Uno spettacolo – evidenzia Giovanni Porro, come se per lui fosse la prima volta – vedi… quel pezzo là dietro alla cascina rossa è il cru Gabutti. Mentre alle spalle del paese, là dietro, scende la Vigna Rionda”. Fantastico. Vedere coi propri occhi quello che avevi sempre e solo letto è emozionante.

LA DEGUSTAZIONE
Dolcetto 2016
, 14%. Splendida beva, molto piacevole. Lontano dai Dolcetti tannici di Dogliani. Qui la frutta fresca rossa la fa da padrona, tannini morbidi e acidità bilanciata. Macerazione, veloci svinature e poco tempo in acciaio. Il vino è pronto in fretta. E’ quello che qui si beve tutti i giorni, a tavola.

Barbera d’Alba vigna Santa Caterina 2016, 15%. Tempi più lunghi di fermentazione e 20/22 giorni di macerazione. La freschezza e l’acidità spiccano, ma la componente fruttata è vasta e il tutto invita al sorso compulsivo. Tutto acciaio, niente legno. Fantastica.

Barbera d’Alba vigna Santa Caterina 2015 è la Barbera Perfetta. Ben bilanciata in tutte le componenti e la freschezza dell’annata le conferisce una miglior succosità e piacevolezza nel sorso. Un po’ piaciona forse. Di certo quella che fa meno fatica a risultare la preferita.

Nebbiolo 2016. 24/25 giorni di macerazione. In cantina si utilizzano vasche di acciaio di stampo più largo che alto. “In modo tale – spiega Giovanni – da avere un cappello più basso e più facile da rompere”. Due rimontaggi al giorno. Le uve arrivano quasi tutte dal Gianetto. Il vino è giovane, molto giovane. Al naso prevale una nota che rimanda a un’erba officinale poco gradevole al naso. In bocca va un po’ meglio, ma è ancora spigoloso e deve armonizzarsi.

Nebbiolo 2015. Decisamente meglio, la nota verde c’è ancora ma l’acidità è splendida e il sorso per niente scontroso. Un vino comunque da aspettare, in cantina. La stessa punta verde la trovo nel Barolo Gianetto 2013 anche se meno marcata. L’affinamento dei Baroli avviene in botti classiche di Rovere di Slavonia da 25 e 30 ettolitri con tempi da disciplinare classico.

Barolo Santa Caterina 2013. Tannino già morbido per essere stato messo in bottiglia da qualche settimana , componente fruttata leggera … un Barolo atipico si direbbe per queste parti. Meglio la 2012 con tannino marcato quanto basta e bel frutto classico con richiamo di viola . questo mi piace. Ne prendo 2 .

Lazzairasco 2013. E’ il Serralunga per antonomasia, quello riconoscibile. Austero, scontroso, tannico e duro ma allo stesso tempo elegante, molto elegante. Il 2012, con un anno in più di bottiglia, mostra già i primi equilibri tra le parti ma ha ancora tanta strada da fare. Sarà premiato anche il 2013? Vedremo.

Capitolo Vigna Rionda. La famiglia Porro, alla morte del cugino Tommaso Canale, divide con Ettore Germano e Giovanni Rosso la porzione del cru in possesso a Canale. La parcella migliore della Vigna Rionda, si dice in Langa. Giovanni Rosso riesce a recuperare la vigna piantata mentre Porro si trova davanti alla dura decisione di dover espiantare tutte le vecchie vigne e reimpiantarne di nuove.

La prima annata di produzione è la 2014, che uscirà solo nel 2018. Poter assaggiare tutti i campioni di botte in verticale (2014, 2015 e 2016) è una vera fortuna. Beh, questi sono vini eccezionali: eleganza pura, tannino suadente, morbido. Che accarezza il palato e lascia una pulizia sopraffina. Emozione pura quando nel fondo del calice della 2015, già vuoto, si sprigiona un sentore di chinotto mai sentito prima.


AZ. AGRICOLA FRANCESCO SOBRERO
L’arrivo all’Azienda agricola Francesco Sobrero avviene attorno alle 10.40. Ad aspettarci Flavio Sobreo, classe 82. Capito bene? 1982. Dopo la scuola enologica di Alba, conduce adesso con le sorelle l’azienda di famiglia. La generazione è di quelle che farà strada in Langa. In quest’ultimo periodo la sferzata di gioventù è ottima e ha idee molto chiare.

Tornare all’origine, alla vinificazione che ha fatto la storia di questi paesi e agli affinamenti in botti grandi. Basta barrique. Come lui anche i nipoti della Palladino (azienda a Serralunga) stanno dando la stessa impronta giovane e fresca all’azienda di famiglia, con grandi risultati (prendere nota: Barolo Serralunga di Palladino, da assaggiare). Flavio è reduce dalla giornata precedente a Milano, per ritirare un premio. Altro che new entry.

Qui i cru aziendali sono Villero, Parussi, Valentino, Piantà, Rocche e Pernanno. C’è grande variabilità. Nessuno vicino all’azienda. Flavio usa l’acciaio solo per Dolcetto e Chardonnay, mentre fa fermentazione e macerazione lunghe in tini da 50 ettolitri a cappello sommerso solo per i grandi Cru di Nebbiolo. Per le Riserve i passaggi sono tino, vasche di cemento vetrificato e, infine, botte grande. Per i 2015 e 2016 le macerazioni sono durate anche 70 giorni.

LA DEGUSTAZIONE
Partiamo col Langhe Bianco, 100% Chardonnay. Le vigne hanno 32 anni e si trovano in paese, sul versante Nord di Castiglione Falletto. Meno sole, quindi più freschezza e acidità. Quello che serve a un bianco. Pressatura diretta, ovvero non si pigia: si mette subito in macchina. Un veloce passaggio in vasca per raffreddare il mosto e separare il sedimento, poi si va in fermentazione.

Il processo alcolico inizia sui 18°, ma Flavio abbassa lentamente la temperatura fino a 10°. Ma non si arresta così la fermentazione? “No – risponde Flavio Sobreo – va solo più lentamente e in questo modo la fermentazione dura anche 2 mesi. La permanenza sulla fecce dipende da come vanno le annate e di batonnage se ne fanno pochi”. Anche la malolattica non viene sempre svolta al 100% . “Sui bianchi – evidenzia Flavio – se deve avvenire, viene come vuole. Sui rossi il discorso è diverso e la mallolattica deve completarsi al 100%”.

Il colore è un giallo paglierino tenue, molto limpido e trasparente. Al naso il vino è fresco, classica frutta polpa bianca fresca, qualche fiore di campo. In bocca sapido e acido ma non tanto persistente. Piacevole, da aperitivo. Passiamo ai rossi. Qui di 2016 non ce ne sono ancora in bottiglia.

Dolcetto 2015. 7/8 giorni di macerazione, poi travasi e in vasca ad affinare. Colore rubino, quasi porpora. Un’esplosione di frutta giovane, fresca, con acidità esaltante ma con un tannino presente sulla mucosa.

Nebbiolo 2015. Venticinque giorni di macerazione sulle bucce, poi un anno in botte grande dai cru Valentino , Piantà e Pernanno. Qui il tocco di Flavio consiste nell’inserire un 10% di Barolo dell’annata declassato. In questo caso si tratta del Barolo 2013 Ciabot Tanasio (assemblaggio anch’esso dei cru Valentino, Piantà e Pernanno). Quindi siamo davanti ad un Nebbiolo con 10% di Barolo.

Naso e bocca da campione. E’ immediato ma ti riempie e non finisce mai. Acidità in ingresso, sentori classici di viola e piccola frutta rossa in centro bocca. E poi il tannino morbido e avvolgente a chiudere, pulire e chiamare il prossimo sorso. Bottiglia centrata, perfetta. Uno di quei Nebbioli di cui vorresti riempirti la cantina.

Barolo Ciabot Tanasio 2012. Valentino, Piantà e Pernanno. Le vigne vengono vinificate separatamente e poi assemblate. Trentacinque giorni di macerazione sulle bucce e poi trenta mesi di legno grande. Il naso è avvolgente: richiami floreali e fruttati freschi in prevalenza, che col tempo divengono quasi marascati. Un Barolo giovane, dai sentori freschi, non certamente evoluti, ma dolci, non pungenti. In bocca altra storia: il tannino scalpita e tiene il palato sul pezzo. Questo è Barolo. L’assemblaggio risulta piacevole e armonico. Il vino prende le caratteristiche singole dei vigneti e le armonizza.


AZ. AGRICOLA GIOVANNI SORDO
Prima di pranzo, tappa obbligata da Giovanni Sordo, sempre a Castiglione Falletto. Altra azienda storica. In uscita quest’anno con ben 8 differenti cru. Tutti singolarmente. Solo qualche settimana fa, nell’enoteca di fiducia, avevamo scorto una bottiglia di Sordo con la menzione Monprivato. Come Monprivato?? Ma non era un monopole di Mascarello? Sì, fino a qualche anno fa. L’Azienda agricola Sordo è proprietaria, all’interno del cru, di una piccola parcella e vendeva le uve a Mascarello. Ma adesso, per qualche motivo, ha deciso di vinificarlo direttamente.

Interessante sapere cosa ne pensano da Mascarello, considerando il prezzo di uscita dell’etichetta di Sordo, nettamente inferiore. Ho avuto la fortuna di assaggiarlo e il vino è strepitoso. Qui a Castiglione Falletto, i Sordo hanno allestito un nuovissimo wine point con sala vendita e sala degustazione, enorme. Vetrate sulle vigne , architettura moderna. Sembra per un attimo di stare in Alto Adige, tanto per capirci.

Ad accoglierci è un commerciale. I cru aziendali in produzione spaziano in tutti i comuni della denominazione: Monprivato, Villero, Parussi, Rocche di Castiglione a Castiglione Falletto; Gabutti a Serralunga; Perno a Monforte; Ravera a Novello; Monvigliero a Verduno.

LA DEGUSTAZIONE
Primo nel calce è il Pelaverga 2015, uva storica di Verduno da cui si vinifica questo meraviglioso vino. Sentori speziati in prevalenza, classici di questo vino, accompagnati da ottima spinta acida e succosità. E’ un vino sincero, distintivo di Verduno. Molto piacevole.

Passiamo poi ai cru, cercando di suddividerli per area: Villero, Monvigliero e Perno. Tutti 2013. Villero il più rotondo e lungo, Perno il più elegante e di corpo, il meno tannico dei tre, poi Monvigliero: ritrovo la spezia di Verduno e la frutta rossa.


AZ. AGRICOLA RIVELLA
Alle 14 siamo a Barbaresco. Il citofono di Teobaldo Rivella è il vero punto d’arrivo della giornata. Persona meravigliosa, semplice, vignaiolo con tante vendemmie sulle spalle (“cinquanta”, ci confida). In cantina, da Teobaldo, lavorano anche la moglie e un’aiutante per la vendemmia. Basta. Due vini: un Dolcetto e un Barbaresco. Tutte le uve sono nel cru Montestefano. Tremila bottiglie di Dolcetto, 8 mila di Barabresco.

La cantina è piccolissima, ci sono tre vasche di acciaio per il Dolcetto e 7 botti grandi per il Barbaresco. Sembra irreale a confronto con quanto visto prima. Allevamento a Guyot classico della Langa, vigne di 54 anni, terreni di argilla e tufo. Niente sabbia a Montestefano. La visita inizia dalla cantina dove vengono stoccate le bottiglie. Il luogo in cui la moglie, con pazienza, le etichetta una ad una. Non ci sono macchine industriali. Che meraviglia.

La sua riserva privata di Barbaresco consta di tutte le annate. Nella piccola saletta degustazione, sediamo uno di fronte all’altro. Novanta minuti di chiacchiere, sul più e sul meno. Della storia dell’azienda, del suo papà, di come non si sia mai certificato biologico perché “non serve”: “Il mio vino è genuino, niente chimica, solo poltiglia bordolese e qualche ramato”. Cura della vigna? “Quel che basta. Meno la tocchi, meglio è”. E poi cantina. Macerazioni di 34 giorni, 10 mesi in botti, poi in bottiglia per affinamento. “E ricorda: non è vino finché non ha fatto la malolattica”.

LA DEGUSTAZIONE
Dolcetto 2015
. Shock! Pochi filari sulla sommità della vigna che Teobaldo produce solo perché piace a lui, altrimenti qui si pianterebbe esclusivamente Nebbiolo. 5/6 giorni di macerazione, poi acciaio. Ci rimane per un anno, prima di passare in bottiglia. Porpora, limpidissimo, naso splendido, carico già di sentori fruttati di sottobosco e di freschezza. Finale di bocca di mandorla di rara finezza e precisione. E’ il top del giorno, senza dubbio.

Barbaresco Montestefano 2012. Altro shock. Il miglior Barbaresco in circolazione. Il colore è carico ma siamo ancora sul rubino, il naso è esplosivo ma in bocca più gentile e composto rispetto alla 2011, provata in altre occasioni. Leggera spezia a chiudere. Tannino deciso ma levigato.

Barbaresco Montestefano 2009. Colore granato classico da Nebbiolo, naso mandorlato che nasconde note fruttate più aspre e decise, domate da una leggera tostatura ancora lontana.


GIUSEPPE RINALDI
Il portone della Cantina di Rinaldi si apre su un altro mondo. Un luogo meraviglioso, un misto tra un museo di attrezzi agricoli grandi e piccoli e una stanza dove si custodiscono mobili di antiquariato. Tutto sembra tranne che una cantina. Ci accoglie Marta, la figlia di Giuseppe Rinaldi. Il “citrico” c’è. Ci scruta come fossi un personaggio tra il losco e il malandrino. “Cosa vuoi?”, chiede. Quasi intimorisce.

Interviene Marta: “Vieni, vieni”. Eccoci nella cantina vera e propria, dove una fila di 10, 15 tini e altrettante botti grandi e medie si fiancheggiano su due lunghi corridoi dalla luce soffusa, tendente al rosso, granato. Sembra di stare in mezzo al vino. Si respira qui, il vino.

Azienda agricola Giuseppe Rinaldi, 6,5 ettari vitati tutti a Barolo nei cru Ravera, Le Coste, Brunate e Cannubi San Lorenzo. Trentotto mila bottiglie circa all’anno. Brunate e Ravera caratterizzati da argilla e tufo e marne bluastre. Cannubi e Le Coste hanno percentuali di sabbia maggiori, che li rendono tratti più acidi ma con meno ricchezza. Ravera è il cru più tardivo, perché è in una posizione più arieggiata. La vinificazione è classica, le uve vengono fatte fermentare e macerare nei tini per 25-30 giorni,  a cappello emerso con due rimontaggi al giorno e follature ancora manuali.

Si vinifica Freisa, Ruché,  Dolcetto, Barbera e Nebbiolo. Il Ruchè e il Dolcetto affinano in acciaio, mentre il resto passa tutto in legno dopo aver fatto la malolattica, tranne il Nebbiolo. Una volta imbottigliati, tutti i vini affinano almeno un anno in cantina. I Nebbioli 3 anni, come vuole il disciplinare.

LA DEGUSTAZIONE
La Freisa 2016, dalla botte, conquista al primo sorso. Il vino perfetto da tutti i giorni, spensierato, tutto freschezza e “succo” di frutta.  Cosi come la Barbera 2016 dove emerge l’acidità classica, accompagnata dal giovane frutto. Passiamo poi alle bottiglie. Marta porta il Nebbiolo 2015, incredibilmente “piacione” e già perfetto. In bottiglia da qualche settimana, sembra affinato da almeno 2 anni.

A seguire Barolo Tre Tine, ovvero Cannubi, San Lorenzo, Ravera e Barolo Brunate. Due Baroli immensi, più piacevole il Brunate. Spicca una tipicità unica, riconoscibile impronta di un vignaiolo d’altri tempi. Sarà per questo che ormai il Barolo di Rinaldi è diventato un prodotto mitologico, che dura un giorno in cantina e che è sempre più difficile reperire se non a prezzi stratosferici.

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La Terra Trema, i calici no: i migliori vini degustati al Leoncavallo

Trovarsi alla Terra Trema ogni anno è come passare una serata con gli amici lontani, con cui ti ritrovi raramente. Legno. Luci soffuse. Musica in sottofondo. Un buon bicchiere di vino. E chiacchiere. Tante chiacchiere. In particolar modo se, per te, è il sesto anno consecutivo. Ma siamo alla 12° edizione. La numero 10 al Leoncavallo di Milano. E si vede. Finalmente il bicchiere non è quello classico, da degustazione della festa del paese. E’ un calice!

Gli amici sono quelli di sempre, ma ogni anno conosci qualcuno di nuovo. Perché la manifestazione conta ben 90 produttori, in media, all’anno. Tutti Vignaioli, contadini, amanti della terra. Del suo profumo e del suo calore. Lo trasmettono. Anche solo da come ti parlano. Tutto attorno, un ambiente che li mette a loro agio. Come in campagna. Nulla di sfarzoso.

Niente distoglie il visitatore da quei faretti. Puntati solo su di loro. I protagonisti. Al fianco dei loro vini. Bisogna solo avvicinarsi e parlare. Non aspettano altro che raccontarti la loro passione. La loro fatica.

LA DEGUSTAZIONE
L’inizio è quello di sempre, con i vignaioli che poi si incontrano anche in cantina, durante l’anno. Si parte col Pecorino dell’Azienda Agricola Fiorano di Cossignano (AP), il Donna Orgilla 2015. Giallo paglierino con riflessi verdognoli, naso floreale ed erbaceo, caldo figlio di un’annata tosta. In bocca sapido e molto minerale. E’ capitato negli anni di degustare magnum con qualche anno sulle spalle. E questa vigna riesce col tempo a sfoderare evoluzioni Riesliniane.

Da lasciare a bocca aperta. Peccato che Paolo, co-titolare dell’azienda, non ne abbia portate in degustazione. Altro Pecorino di casa è il Giulia Ermina, con fermentazione in tonneaux francese e maturazione “sur lies” per 12 mesi, più 8 di affinamento in bottiglia. Una piccola chicca, per chi ama il sentore terziario appena percettibile del legno, sempre ben bilanciato da una buona acidità. Vero e proprio contraltare della freschezza di Donna Orgilla.

Nuova tappa ma ancora Pecorino. Stavolta Il Fiobbo di Vini Aurora ad Offida (AP). Questo è un gioiellino e basta. Perfetto, intrigante, complesso nei sentori gusto-olfattivi ma allo stesso tempo beverino. Anche qui riflessi verdognoli tipici del vitigno. Naso di mela verde, agrumi, fieno ed erbe aromatiche. Finale rinfrescante.

Facciamo un passo più a nord, sempre Marche. Stavolta quella del Verdicchio. Corrado Dottori di Cupramontana (AN). Azienda La Distesa, è in ritardo. Il banchetto è ancora vuoto. E allora ne approfittiamo per assaggiare i Verdicchio di La Marca di San Michele, che porta il Capovolto 2015 e il PassoLento 2014, in magnum. Capovolto 2015 è quello che non ti aspetti. Annata calda, siccitosa. Ma la vendemmia è stata anticipata di più di un mese, con inizio a fine agosto. E qui si trova la chiave di tutto. Qui non c’è macerazione e non c’è passaggio in legno.

Solo acciaio. E 8 mesi sulle fecce nobili. E’ un vino che esprime il varietale del Verdicchio. Da bere a secchi in estate. PassoLento 2014 è invece il fratello maggiore… inizia la fermentazione in acciaio poi passa  in botti di rovere da 10 hl dove finisce la fermentazione e matura per 9 mesi sulle fecce fini. Poi attende altri 9 mesi in bottiglia. E’ molto più complesso e strutturato con un corpo caldo nonostante l’annata fresca, di 13% vol. Un vino che ancora deve evolvere.

Lasciamo le Marche e andiamo in Sicilia, regione rappresentata a La Terra Trema da ben 15 produttori. Nino Barraco e Marilena Barbera fanno da capofila. Barraco schiera una batteria di 10 e forse più vini in degustazione. Uno più buono dell’altro. Merita una nota particolare il rosso Milocca 2006 da vendemmia tardiva di Nero D’Avola. Una perla. Affinato in castagno da 205 litri per 24 mesi. C’e tutto: pepe, cacao, ciliegie, anice stellato. In bocca dolce e sapido, suadente. Tra i bianchi, non si può scegliere. Ognuno ha le proprie peculiarità. Il Catarratto, lo Zibibbo in secco, il Grillo. Sono tutti deliziosi. Acidità e sapidità la fanno da padrona, ma non coprono mai i varietali. Qui Nino Barraco ha trovato la giusta alchimia.

Da Marilena Barbera è facile perdere la testa. Per lei, per il suo amore per il proprio lavoro, per la sua terra. E per i suoi vini. Inzolia 2015 è quasi salmastro. E per Marilena questa è la chiave. Ammette infatti che il sale stimola le papille gustative e le rende più recettive ai sentori. Rendendo la beva molto più interessante e appagante. Ma da Marilena Barbera, quest’anno, c’è una sorpresa: l’Arèmi, blend con una piccola percentuale di Zibibbo. Vino imbottigliato quella stessa mattina, come racconta entusiasta la vignaiola, proprio per portarne un campione alla fiera. Niente vendita. Ma è facile immaginare che chiunque l’abbia assaggiato si sia appuntato il numero della cantina. Per ordinarne un bancale. Un vino che non puoi non amare: fresco, sapido, con quella nota aromatica dello Zibibbo di Menfi, nel sud più profondo.

Lasciamo Marilena Barbera ma rimaniamo in Sicilia. Per una scoperta. 2012 Etna Rosso – Eno-trio, Nerello Mascalese in purezza da vigne a piede franco in contrada Calderara. Versante nord-ovest dell’Etna. E’ amore a prima olfazione.

Età media delle piante: 80-90 anni. Rese da 600g/1kg per pianta. Siamo al top. Affinamento in tonneaux e barrique di secondo, terzo passaggio per 12-18 mesi, più altri 6 in bottiglia. Boom. Naso commovente, con frutto dolcissimo e speziato, ciliegia, china, noce moscata, carbone, fumo e questa dolcezza intossicante che fa pensare alle pesche mature.

Notevole, veramente notevole. Bocca (per fortuna) idem: il tannino morbido accarezza il palato, poi è dolce, setoso e lungo. Poi un Traminer Aromatico, da vigne a 1000m d’altezza sull’Etna. Anche qui siamo su rese bassissime, ma con densità di impianto leggermente superiore al Nerello. Vino elegante, aromatico, delicato. Con note floreali, fruttate e con sentori di spezie. Altra bel prodotto.

Risalendo lo stivale cadiamo nella tentazione di qualche bella bollicina. Di Lambrusco, però. Il vino giusto, per spezzare e preparare il palato ai rossi corposi. Denny Bini è un personaggio da amare. Un Emiliano Doc, di Reggio. La Rosa dei Venti lo puoi bere anche a colazione. Lambrusco varietà Grasparossa, rosato rifermentato in bottiglia. Macerazione di 2 ore senza controllo. Secco, leggermente amaro, con un accenno di tannino. Bellissimo. Ponente 270 Lambrusco dell’Emilia, “come lo si fa a Reggio”, ci racconta. Cinque giorni di macerazione, mischiando tutte le varietà di Lambrusco: Lambrusco Grasparossa, Malbo Gentile, Lambrusco Salamino, Lambrusco di Sorbara. Pieno, ma morbido. Libeccio 225, il suo Lambrusco, il Grasparossa. Qui siamo a 10 giorni di macerazione , il colore lo rivela. Rifermentato in bottiglia. Bel corpo e una bevibilità che non ti stanca mai. Un po’ come La Terra Trema. Imperdibile, l’anno prima. Come l’anno dopo.

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