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Frappato Doc Vittoria 2014, Judeka

(4 / 5) Mai pensato di abbinare un vino rosso al pesce? Il Frappato Doc Vittoria fa al caso vostro. Per le sue caratteristiche è abbinabile a scampi, tonno, spigola, sushi. Ma non per questo disdegna l’accostamento a carpacci di vitello e formaggi freschi. Un vino eclettico, insomma, il Frappato Doc Vittoria dell’Azienda Vitivinicola Judeka, giovane realtà siciliana che si è affacciata prepotentemente sul panorama della distribuzione organizzata italiana. Etichette colorate e accattivanti, ma anche solidi contenuti: come dimostra il bronzo al Decanter World Wine Award 2014 e la segnalazione sulla guida Berebene 2015 del Gambero Rosso, conquistati dalla bottiglia che finisce oggi sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it. Versato nel calice, il Frappato Doc Vittoria Judeka si veste di un rosso rubino tenue, ma acceso. Al naso giungono dapprima note floreali (rosa e viola) e fruttate di ciliegie, more e fragole, che poi lasciano spazio a sentori speziati di liquirizia dolce e zafferano. In bocca è asciutto, di corpo, caldo a livello d’alcolicità e rotondo. Ottima l’acidità, che rende questo Frappato fresco. Molto piacevole la sensazione salina data da una sapidità capace di aggiungere freschezza alla beva, che richiama nuovamente i frutti rossi. Il tannino è elegante, in un quadro giustamente tannico. Il finale persistente, sapido. Ottimo prodotto per qualità prezzo, il Frappato Doc Vittoria Judeka è in definitiva molto più di una semplice bottiglia acquistabile al supermercato, costituendo per i neofiti una bella occasione di sperimentare un vino rosso col pesce. La vinificazione avviene in maniera tradizionale, con macerazione delle bucce per 6-8 giorni a 20-22°, in vasche d’acciaio inox. Seguono 6 mesi di affinamento in cemento. L’azienda Vitivinicola Judeka nasce nel 2007 a Caltagirone, Catania, dall’idea di un gruppo di giovani imprenditori siciliani, guidati da Valentina Nicodemo, a cui viene riconosciuta “una leadership da vero battistrada”. “L’azienda – si può leggere sul sito Internet aziendale – in origine si caratterizza per la sua struttura leggera. Tale forma viene man mano modificata, all’inizio con l’acquisizione dei primi terreni, subito dopo con l’impianto dei vigneti, ed infine con la realizzazione della cantina”. Un gruppo di giovani che oggi una certezza in più: quella di aver costruito il proprio vissuto “in una terra magica”, con l’auspicio “che si trasformi nella speranza per tutti i giovani siciliani” come loro.

Prezzo pieno: 9,99
Acquistato presso: Il Gigante

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Cambio al vertice dell’Associazione Donne del Vino: Donatella Cinelli Colombini è la nuova presidente

E’ stata accolta con soddisfazione dal Movimento Turismo del Vino Toscana l’elezione di Donatella Cinelli Colombini alla carica di presidente nazionale dell’Associazione Donne del Vino. “Una notizia che le aziende del Movimento accolgono con grande entusiasmo vista la vicinanza di Donatella Cinelli Colombini alla nostra realtà e che sicuramente contribuirà ancora di più alla crescita del turismo enogastronomico che proprio negli ultimi anni ha visto un grande sviluppo anche grazie al ruolo delle donne”. Questo il primo commento del Movimento Turismo
del Vino Toscana. “Dalla fondatrice del Movimento Turismo del Vino e creatrice di eventi come Cantine Aperte – sottolinea Violante Gardini, presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana – ci aspettiamo una forte collaborazione convinti che la sinergia sia alla base di un miglioramento nella promozione e comunicazione del vino italiano e poter avere un filo diretto con l’associazione che raggruppa le tante donne del vino in Italia sarà sicuramente positivo per la crescita della conoscenza del vino anche nel consumatore femminile”. Donatella Cinelli Colombini, titolare della cantina Casato Prime Donne di Montalcino guiderà quindi le Donne del Vino italiane per il prossimo triennio 2016-2019. Nata in una delle maggiori famiglie produttrici di Brunello di Montalcino, Donatella Cinelli Colombini ha guidato fino al 2001 il Movimento Turismo del Vino del quale è stata socia fondatrice e dove ha creato e promosso l’evento Cantine Aperte, che si tiene ogni anno nell’ultima domenica di maggio, e Calici di Stelle, che si svolge nel mese di agosto. Due importanti appuntamenti che riscuotono sempre più successo e che, anno dopo anno, hanno decretato il successo del turismo enogastronomico che oggi riguarda più di cinque milioni di follower.  

Tra i tanti progetti professionali legati al vino, Donatella Cinelli Colombini nel 1998 ha fondato la sua azienda, che ha voluto chiamare Casato Prime Donne, dove ha creato un progetto e un premio legati alla valorizzazione del ruolo femminile nel settore enologico. Dal 2001 al 2011 è stata Assessore al Turismo nel comune di Siena dove ha ideato e supportato il programma Trekking Urbano, una forma di turismo sportivo in città a cui viene annualmente dedicata una giornata nazionale in oltre 50 capoluoghi di provincia italiani. Dal 2013 è Presidente del Consorzio del Vino Orcia e membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Vino Brunello di Montalcino. Gli oltre 80 soci del Movimento Turismo del Vino Toscana augurano un proficuo lavoro alla neoeletta presidente delle Donne del Vino rendendosi fin da subito disponibili a collaborazioni future tra le due associazioni.

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Furti nei supermercati italiani: vini e liquori in testa alla classifica

Circa l’1,01% del fatturato dei supermercati che operano in Italia si volatilizza in furti. Generando il 70% delle “differenze inventariali” riscontrate dalle catene della Gdo in sede di inventario fiscale. Di questi furti, il 45% sarebbe operato da parte dei clienti e il 23% da dipendenti disonesti. A completare l’amara torta sono errori amministrativi, che si assestano al 19%, e le frodi dei fornitori per un 13%. Sono questi i dati di un rapporto con la quale Coldiretti disegna l’Italia dei lestofanti da supermercato. Un fenomeno che ha a che vedere con la crisi, ma fino a un certo punto. Dagli scaffali sono spariti prodotti per un valore complessivo di 2,95 miliardi in Italia nel 2015, con gli alimentari e le bevande che si classificano come gli obiettivi prescelti. Ad essere presi di mira sono principalmente prodotti di piccole dimensioni e facili da nascondere, sulla base del Barometro Mondiale dei Furti nel Retail. Anche se si evidenzia per l’Italia uno storico calo del 5% dovuto all’effetto congiunto della leggera ripresa economica e del rafforzamento dei sistemi di controllo, la categoria merceologica maggiormente colpita sono vini e liquori, seguiti da formaggi come Grana Padano e Parmigiano Reggiano e la carne fresca o trasformata. Sono peraltro i formati già tagliati e confezionati quelli più “apprezzati”. A seguire gli accessori moda, calzature ed abbigliamento sportivo, i prodotti per il benessere e la salute come lamette da barba, cosmetici e profumi. Non rimane esente l’alta tecnologia, segmento in cui i prodotti più a rischio sono accessori per cellulari, Iphone, smartphone, Ipad e tablet. Infine nel bricolage gli attrezzi elettrici, le batterie ed i cavi sono in cima alla classifica dei prodotti più rubati.

Il furto di prodotti alimentari nei supermercati – evidenzia la Coldiretti – è favorito dal fatto che “la maggior parte dei prodotti esposti non è protetta”. Molto spesso soltanto le bottiglie di vini e spumanti di maggior pregio ad avere una valvola antifurto simile a quella dei capi di abbigliamento nei grandi magazzini, anche se i commercianti stanno sempre più rivolgendo la loro attenzione allo sviluppo di nuove tecnologie per la sicurezza delle merci. In Italia si stima che la spesa complessiva per la prevenzione e la difesa dei furti effettuata dai supermercati sia pari a 2,42 miliardi, un valore molto vicino a quello del danno subito di 2,95 miliardi. L’Italia tuttavia non è tra i Paesi più colpiti dai furti che sono ancora più rilevanti nell’America Latina che ha registrato la percentuale più alta pari a 1,55%, seguita da Nord America (1,27%), Asia Pacifico (1,17%) ed Europa (1,05%) in coda. I Paesi che presentano le percentuali più alte, come evidenzia sempre Coldiretti, sono in particolare il Messico (1,68%), i Paesi Bassi (1,48%) e la Finlandia (1,38%), mentre le nazioni che hanno registrato i tassi più bassi sono Norvegia (0,75%), Svizzera (0,76%) e Francia (0,81%).

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Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Sinello, Cantina Vini Casalbordino Madonna dei Miracoli

(3,5 / 5) Un’altra sorpresa nel rapporto qualità prezzo dei vini al supermercato. E’ il Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Sinello 2010, della Cantina Vini Casalbordino Madonna dei Miracoli. Una bottiglia di tutto rispetto, per la fascia prezzo in cui è inserita. Nel calice, questo Montepulciano Riserva prodotto appunto a Casalbordino, in provincia di Chieti, si presenta d’un rosso rubino intenso, con riflessi violacei. Al naso è più che altro fruttato (piccoli frutti rossi, amarena) ma grazie all’ossigenazione guadagna in complessità, con una speziatura che disegna i toni della vaniglia e – più flebilmente – della liquirizia dolce. In bocca le spezie la fanno invece da padrona, rendendo la beva fresca e di buona eleganza. Il Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Sinello 2010 della Cantina Vini Casalbordino Madonna dei Miracoli, stuzzica piacevolmente la gola per tale accentuata speziatura, sostenuta da un’ottima acidità e sapidità. L’assaggio, dunque, si ammorbidisce per l’elevazione delle note fruttate, che rubano spazio alle spezie. Non male la persistenza: sufficiente, con i suoi 8 secondi che completano un quadro retro olfattivo intenso e mediamente fine. Tutti elementi che ci fanno considerare questo Montepulciano Riserva nella sua fase migliore, per uno stato evolutivo che per la vendemmia 2010 definiremmo maturo nell’anno in corso, il 2016. L’abbinamento perfetto è quello con le carni rosse ben cotte. La “Madonna dei Miracoli”, società agricola cooperativa, è nata a Casalbordino nel 1960 per iniziativa di quarantadue piccoli e medi produttori della zona delle colline “casalesi”, nei dintorni di Chieti, in Abruzzo. Oggi la cantina è ormai affermata, con una produzione che si assesta sui 6 milioni di bottiglie l’anno. La cooperativa non produce solo vini rossi, ma anche vini bianchi, come la Passerina e il Pecorino, già finiti sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it.

Prezzo pieno: 5,99
Acquistato presso: Il Gigante

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Malbec Argentina 2014, Trapiche Vineyards

(4 / 5) Di vini argentini si sente parlare sempre più spesso e la grande distribuzione organizzata non resta a guardare. Ecco comparire sugli scaffali dei supermercati italiani la varietà di uvaggio argentino più nota, che ha subito una vera e propria esplosione in seguito al Vinalies Internationales 2014 di Parigi, dove il Malbec della Famiglia Bianchi di Mendoza si ha conquistato il titolo di “miglior vino rosso del mondo”. Non raggiungiamo ovviamente tali vette con il Malbec Argentina 2014 delle Trapiche Vineyards 1883, in vendita nei supermercati Esselunga. Ma parliamo comunque di una produzione di tutto rispetto, da parte di un’azienda in grado di conquistare per quattro volte il titolo di miglior casa produttrice di vino in Argentina, con i successi del 2004, 2006, 2011 e 2012. Un record assoluto. Con queste premesse, andiamo a passare sotto la lente di ingrandimento il Malbec d’Argentina 2014 delle Trapiche Vineyards. All’esame visivo si presenta nel calice d’un rosso carico, con riflessi violacei. Al naso è molto particolare e accattivante: l’intensa percezione è quella della ciliegia, piacevolmente abbracciata dalla vaniglia. Al palato la sorpresa: ecco note di tartufo bianco, che contribuiscono a recendere la beva avvolgente e pacata, morbida ed elegante. Si evidenziano anche i frutti rossi, che precedono un finale altrettanto unico e particolare, tendente all’affumicato e al cuoio. Un vino non convenzionale, insomma, che costituisce una vera e propria esperienza gustativa. Da abbinare a piatti della tradizione argentina come le emapanadas, ma anche alla classica bistecca di bovino, alle carni arrosto, alle grigliate e ai formaggi a pasta dura. Le Trapiche Vineyards sono un colosso della viticoltura argentina che operano nella zona di Mendoza, ai piedi delle Ande. Esportano vino in più di 80 Paesi nel Mondo. Per l’Italia l’importatore è la Boldrini Import Export Srl di Roma. Il Malbec delle Trapiche Vineyard è ottenuto direttamente dalle vigne situate nella parte alta del fiume Mendoza e nella parte Est della stessa regione.

Acquistato presso: Esselunga
Prezzo pieno: 6,70 euro

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Vini al supermercato

Cabernet Sauvignon Friuli Doc Aquileia 2014, Tenuta Ca’ Vescovo Zonin

(3,5 / 5) E’ prodotto da uno dei colossi italiani della viticoltura, anche se in etichetta non compare direttamente. Il Cabernet Sauvignon Friuli Doc Aquileia della Tenuta Ca’ Vescovo è da annoverare tra i vini in vendita al supermercato prodotti da Zonin 1821, storica casa di viticoltori che opera in base al principio “ad ogni regione la sua tradizione, ad ogni regione il suo vino”, ispirato sin dagli anni Sessanta dall’attuale presidente Gianni Zonin. Il Cabernet Sauvignon in questione è di fatto il riflesso vinicolo della parte occidentale della città di Aquileia, in provincia di Udine, dove la Tenuta Ca’ Vescovo opera dal 1420, dapprima come proprietà dei Patriarchi, per poi passare ai Dogi di Venezia. Fino all’acquisizione da parte di Zonin. Passiamo dunque all’analisi organolettica. Vendemmiato nel 2014, il Cabernet Sauvignon Friuli Doc Aquileia Ca’ Vescovo si presenta nel calice di un rosso rubino carico, con unghia tendente al viola. Scorrevole, intenso. Al naso schietto, fine e sottile, regala note di frutti di bosco con predominanza della bacca rossa, che lasciano spazio a un finale piacevolmente sapido. Vino di corpo, caldo, rotondo, questo Cabernet Sauvignon è giustamente tannico ed equilibrato. Sensazioni retro olfattive intense, qualità mediamente fine, persistenza sufficiente. Un vino da abbinare a piatti non troppo elaborati a base di carne (in arrosto o alla griglia), da annoverare tra i prodotti perfetti per chi cerca qualcosa di più di un semplice vino da tavola, al giusto prezzo. Il Cabernet Sauvignon Friuli Doc Aquileia della Tenuta Ca’ Vescovo è ottenuto in purezza, dal frutto delle vigne situate a Cervignano del Friuli. Le uve vengono vinificate all’interno di tradizionali vasche orizzontali, nelle quali ha luogo una fermentazione sulle bucce della durata di 7-10 giorni. A fermentazione malolattica conclusa, ovvero quando l’acido malico (duro e aspro) si trasforma in acido lattico, il vino affina per 6 mesi in botti di rovere di Slavonia, guadagnando in armonia e complessità.

Acquistato presso: Il Gigante
Prezzo pieno: 6,49

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Vini al supermercato

Lagrein Trentino Dop 2014, V.e.b. Cantina Lidl – Selezione Gambero Rosso

(2,5 / 5) Pensa che l’hai pagato “solo” 3,39. E butta giù un altro sorso. Senza fare troppo lo snob. Il Lagrein Trentino Dop della Cantina Lidl, uno dei vini della catena tedesca di supermercati che possono fregiarsi della Selezione del Gambero Rosso, ha poco da dire al naso e alla bocca di chi ci si accosta.

E’ un prodotto che parla più al portafoglio del cliente. Coccolandoselo. Siamo in perfetta sintonia con le altre degustazioni effettuate da vinialsupermercato.it, pescando tra i vini Lidl selezionati dal noto Gambero di Roma.

Prezzo ultraconveniente per un vino come il trentino Lagrein, che nel resto della Gdo (discount esclusi) viaggia su cifre che rasentano il doppio del prezzo (pieno) praticato dai tedeschi nei propri punti vendita del Belpaese. Chapeau. Oppure no. Dipende dai punti di vista, insomma.

Siete, per esempio, disposti ad accontentarvi davanti a un bicchiere di rosso? Perfetto. Il Lagrein Trentino Dop della Cantina Lidl Selezione Gambero Rosso fa per voi. Siete portatori sani di nasi e palati raffinati? Girate la ruota. Alzate i tacchi. E andate altrove a cercare il Lagrein dei vostri sogni, magari in enoteca.

Che vi accontentiate o meno, è tuttavia oggettivamente imbarazzante constatare che la pomposa etichetta posteriore dell’imbottigliatore V.E.B. di località Colombara 5, Bardolino (altro non si tratta che dell’ ormai nota Enoitalia di Calmasino) differisca nella descrizione del vino rispetto al giudizio degli stessi esperti del Gambero Rosso.

L’etichetta riporta per esempio la percezione olfattiva di “fresche bacche scure”, mentre da Roma (fonte sito Lidl, sezione dedicata alla Cantina) avvertono “frutti rossi e fragoline di bosco”.

Una confusione che chiariamo grazie alla nostra – modesta – degustazione. Al naso, il Lagrein Trentino Dop Cantina Lidl Selezione il Gambero Rosso si presenta… Si presenta? Forse. Lo aspettiamo, una volta versato nel calice, almeno per un minuto prima di avvertire qualcosa.

Pian piano, il vino si apre. Fanno capolino note flebili di frutti rossi (a proposito: aveva ragione il Gambero), e fragoline di bosco. Sul fondo, come il sole che al mattino penetra flebile tra i campi di nebbia della Pianura Padana, spunta una delicata speziatura di liquirizia e foglie di eucalipto.

In bocca è piuttosto ruvido: il legno dell’affinamento in barrique non ha smorzato abbastanza gli spigoli di un calice che si riempie d’un tannino ancora troppo evidente. Il corpo è muscoloso, come quello d’un giovane palestrato che non aspetta altro che l’estate, per mettersi la maglietta corta.

E fa quasi a botte col palato, in un finale crepuscolare tra l’eccessivamente sapido e l’astringentemente acido. Da abbinare alle carni rosse o alla pizza saporita, come quella al salame piccante. Che fate: comprate?

Prezzo pieno: 3,39
Acquistato presso: Lidl

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Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg 1 Lucrezia, Brut Millesimato Aneri

(3,5 / 5)Ottimo rapporto qualità prezzo per il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg 1 Lucrezia della nota cantina Aneri. Non difficile, soprattutto dopo le feste natalizie appena trascorse, trovarlo in promozione nei supermercati che lo distribuiscono. Si tratta di un Brut Millesimato. Ovvero di uno spumante con un residuo zuccherino inferiore a 12 grammi per litro, dunque “Brut” ovvero “Secco”; prodotto con uve di una singola annata (vendemmia), detta anche “millesimo”: in questo caso, la 2014. All’esame visivo si presenta di una limpidezza brillante, trasparente, di un giallo paglierino intenso. La grana del perlage è mediamente fine e dà vita a un’effervescenza persistente, longeva. All’olfatto, il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg 1 Lucrezia si rivela intenso, schietto, fine. Spumante complesso, regala al naso sentori di acacia, mela e fiori di campo.  Al palato è equilibrato, con sapidità e acidità ben bilanciate: fresco, secco, rotondo, di giusta alcolicità (11%), in quadro di buon corpo e struttura generale. Un Prosecco intenso, fine e persistente, che si fa apprezzare con piatti a base di pesce e crostacei, ma anche come semplice aperitivo. La vinificazione prevede, per le caratteristiche intrinseche dell’uva – dagli acini piccoli e dorati – la rifermentazione in grandi recipienti. Viene prodotto per Aneri di Legnago (Verona) dalla Ca.Va.-S.a.c. di Valdobbiadene con uve dell’azienda agricola Eden di Susegana, provincia di Treviso. Per la vendemmia 2014 sono stati conferiti 61.886 chilogrammi di uve, ottenendo una produzione di 43.320 litri di Valdobbiadene Docg, ovvero circa 64.400 bottiglie.

Prezzo pieno: 8-9 euro
Acquistato presso: Esselunga – Il Gigante

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50 Sfumature di Passerina Igp, atto secondo. Pronto lo sbarco al Vinitaly 2016?

Nome di fantasia accattivante, anzi ammiccante. Immagine in etichetta inequivocabile. Prodotto valido. Risultati assicurati.

Ha impazzato sui social network, prima di Natale, la pubblicità di 50 Sfumature di Passerina.

Nulla a che vedere con un cinepanettone alla Boldi e De Sica rivisitato in chiave hard. Qui si parla di vino. Della Passerina, of course. Cosa avevate capito?

La Casa Vinicola Silvestroni di Camerata Picena, provincia di Ancona, ha deciso di lanciare sul mercato con un nome… così, la sua ultima produzione.

Chiamiamola pure deriva del marketing 2.0, coniugato al mondo del vino. Fatto sta che lo spot, a sentire quelli di casa Silvestroni, ha funzionato. E funziona.

Ci ha contattato infatti Francesco Patrignani, responsabile vendite dell’azienda in questione. Che oggi concede a vinialsupermercato.it un’intervista. Buona visione. Pardon: buona lettura.

Quando e come è nata l’idea di chiamare “così” la vostra Passerina?
L’idea è nata da Alessandra Silvestroni, titolare dell’azienda. Tutto nasce dal film “50 sfumature di Grigio”, nel periodo in cui moltissimi canali pubblicitari promuovevano l’uscita di questo film che ha avuto un grande successo in tutto il mondo. Da questo film nasce “50 sfumature” di Passerina Igp

Si tratta di una produzione “ad hoc” con questa etichettatura, o la casa vinicola Silvestroni produce solo questa Passerina?
Si tratta di un’esclusiva in cui l’immagine la fa da padrona e cattura il consumatore finale. Produciamo un’altra Passerina, chiamata “Podesteria”, imbottiglia in veste più classica. Ideale per gli amanti delle tradizioni senza alludere ad alcun pensiero malizioso.

Da quando Silvestroni produce Passerina?
Da circa 3 anni. Le uve di Passerina vengono acquistate dai nostri conferitori delle colline marchigiane

Sul sito aziendale non c’è alcuna evidenza di questo prodotto: perché?
Il nostro sito web è in fase di restyling. Aggiorneremo quanto prima.

Quali sono stati i risultati della campagna marketing?
La campagna marketing ha prodotto risultati che neanche noi ci saremmo aspettati. Ci ha fatto conoscere da molti con risultati tradotti in nuovi clienti, nuove collaborazioni e nuovi eventi. La campagna promozionale Facebook si rivolge a tutti coloro che amano il vino, il bianco in particolare, ma anche a tutti coloro che vogliono tenersi aggiornati sulle nostre novità e sui nuovi prodotti.

Oltre a Facebook, dove è stata pubblicizzata la Passerina “50 sfumature”?
Abbiamo collaborato con locali serali facendo degustazioni e tramite i nostri collaboratori. Probabilmente saremo anche al Vinitaly ed infine stiamo ultimando una campagna pubblicitaria in cui preferiamo ancora mantenere riservatezza.

Quante bottiglie ne sono state prodotte?
Ad oggi sono state prodotte circa 10 mila bottiglie. I dati sono in continua crescita. Il giro d’affari sta continuamente aumentando. Per scaramanzia e per non essere matematici, non parliamo di euro!

Dove va il mondo del vino italiano? Quali sfide per il futuro?
Il mondo del vino italiano è sempre più apprezzato. Il Made in Italy è ancora sinonimo di qualità e garanzia, basti pensare che abbiamo iniziato ad esportare i nostri vini anche in Australia. Più che di sfide preferirei parlare di continuità del nostro percorso nazionale ed internazionale.

Produzione di vino nelle Marche: cosa c’è da migliorare e quali sono i punti di forza?
Stiamo costantemente migliorando il livello qualitativo, ascoltando anche i nostri clienti, mentre il nostro punto di forza è che siamo artigiani del vino e non industria.

Qual è il ruolo dei vini delle Marche nel panorama nazionale, europeo e internazionale?
I vini marchigiani si sanno differenziare per la tipicità del territorio, mentre a livello europeo ed internazionale siamo sempre più apprezzati. Le Cantine Silvestroni hanno sede nella Valle dell’Esino, nel cuore delle Marche.


La storia delle cantine Silvestroni ebbe inizio nel 1960, mese di luglio. All’epoca l’azienda, che portava il nome dei fratelli Aquili, era conosciuta e rinomata per la qualità dei suoi vini, per il servizio di consegna e per la sua modernità.

Fu lì che Sandro Silvestroni, giovane imprenditore, si appassionò al vino, ricevendo così dai fratelli Aquili la proposta di rilevare l’attività. Una solida realtà fondata da un giovane coraggioso. Che ancora oggi fa della “gioventù” un suo punto di forza.

E’ giovanissimo, nonostante il suo ruolo di grande responsabilità in azienda, anche Francesco Patrignani. “Finito il militare e rientrato in casa – racconta – ho iniziato a collaborare con la casa vinicola Silvestroni, attività di famiglia. Avevo circa 19 anni e mi occupavo della gestione del magazzino aiutando anche nelle consegne del vino fra ristoranti, bar ed enoteche. Non ero soddisfatto affatto! Non mi sentivo appagato! Di notte il cervello lavorava, pensavo a come potevo riuscire a realizzarmi”.Munito di valigetta nera, brochure, carta e penna, Francesco entra in macchina e inizia quella che chiama la sua “avventura da solo”.

“I risultati – spiega – furono inaspettati perché fin da subito ho iniziato a portare in casa nuovi clienti. Mi ricordo i primi circoli frequentati da grandi bevitori, in cui entravo anche un po’ impacciato e mi presentavo come addetto alle vendite per la cantina, facevo vedere i vini che avevamo e con una promozione allettante e con fare simpatico da giovanotto attiravo l’attenzione di molti. Quanti ‘no’ ho ricevuto e quanti ne riceverò… Ma spesso proprio con un ‘no’ che nasce un bel rapporto lavorativo”.

“Raccontata così potrebbe sembrare una passeggiata – continua Francesco – ma la fatica era notevole! Nel giro di mesi e mesi ormai mi stavo facendo conoscere e i risultati erano in continua crescita. Passione, continuità e assistenza al cliente mi portano ad avere un bel portafoglio clienti che ad oggi risulta soddisfacente e constante”.Francesco ha 24 anni, per la precisione.

“Ho collaboratori con cui ho un ottimo rapporto di stima e fiducia reciproca – dichiara ancora – e tutto ciò ogni giorno mi dà soddisfazioni uniche. Mi rapporto con direttori di alberghi, titolari di ristoranti, bar e locali serali. Persone con cui la differenza d’età è notevole ma nonostante tutto siamo sempre in sintonia”.

“Riesco spesso ad entrare nella mente del cliente e percepire quello che lui vorrebbe da me, si crea questa empatia iniziale che mi permette nel corso del tempo di collaborare con risultati soddisfacenti. Determinazione e precisione – conclude il giovane manager – sono due fattori che con il tempo ci premiano, ed io vado avanti con questa filosofia nel lavoro, ma anche di vita”.

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Soraie Veneto Igt, Pasqua Vigneti e Cantine Spa

(2,5 / 5) Le “Soraie” sono i vigneti posti a un’altitudine più elevata rispetto al resto della superficie vitata. L’esposizione al sole e al vento è migliore. E offre le condizioni ottimali per il successivo appassimento delle uve. Eppure, Soraie Veneto Igt di Pasqua Vigneti e Cantine Spa non offre le emozioni che ci si potrebbe aspettare da un vino ottenuto mediante tale tecnica. Nulla a che vedere, insomma, con le fragranze che rendono grande l’Amarone, altro vino prodotto nella medesima regione e ottenuto lasciando appassire gli acini. Vino fin troppo costoso per quel che è capace di offrire una volta versato nel calice, Soraie è un blend costituito per il 40% da uve Merlot, cui viene addizionato un 30% di Corvina e un 30% di Cabernet Sauvignon. L’effetto è una predominanza delle note asciutte, a differenza di una presentazione in etichetta, da parte del produttore, che vorrebbe Soraie “vino di grande struttura con intensi profumi”. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it l’annata 2010. Che nel calice si presenta d’un rosso rubino cupo, profondo, con unghia violacea. Al naso richiama in maniera “grassa” i frutti rossi, su tutti il ribes, ma anche il lampone e la prugna. Riecheggia il legno, che si colora quasi impercettibilmente di spezie come la liquirizia. In bocca entra fruttato, ma diventa presto (e soprattutto finisce) troppo sapido. L’acidità, insomma, si dimentica di compensare la salinità. Ne risente così anche la persistenza, inferiore ai 6 secondi. Vino ai conti troppo poco fine ed equilibrato per essere posizionato nella fascia prezzo dei 10 euro. Da abbinare a piatti di carne non troppo elaborati. Soraie Veneto Igt 2010 di Pasqua Vigneti e Cantine è ottenuto dalle vigne di proprietà della casa vinicola di via Belvedere, Verona, a San Felice, zona est della Valpolicella che prende il nome di Valpantena. I terreni sono di tipo calcareo, argilloso e ciottoloso. La tecnica di vinificazione prevede che le uve vengano selezionate e raccolte a mano, lasciandole appassire per tre mesi disposte in cassette di legno all’interno del cosiddetto “fruttaio”. Qui, grazie al controllo dell’umidità e al ricircolo dell’aria, gli acini perdono circa il trenta per cento del contenuto d’acqua e raggiungono un’alta concentrazione di zuccheri. L’inizio della lavorazione degli acini di Merlot, Corvina e Cabernet Sauvignon avviene separatamente e con tempistiche differenti, maturando le tre uve in periodi diversi. Gli acini vengono posti in vasche di acciaio a temperatura controllata, che si aggira tra i 25 e i 28 gradi, per venti giorni. Segue in acciaio la fermentazione malolattica. L’affinamento viene condotto in tonneaux di rovere per 6 mesi ed in bottiglia per 1 anno. Segnaliamo che Soraie è solitamente reperibile al supermercato con uno sconto che raggiunge anche il 50%. Avvicinandosi così a una fascia prezzo più consona alle emozioni che è in grado di regalare nel calice.

Prezzo pieno: 9,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Aglianico del Vulture Doc 2013 I due cavalieri di Terra Lucis, Cantine del Notaio (CdN)

(3,5 / 5) E’ il prodotto “base” di una delle migliori cantine italiane, certamente tra le più rinomate del Sud Italia. Parliamo dell’Aglianico del Vulture Doc I due cavalieri di Terra Lucis, delle Cantine del Notaio (CdN). Un vino che strizza l’occhio alla personalità del resto della produzione della casa vinicola fondata nel 1998 dall’agronomo Gerardo Giuratrabocchetti, ormai nota nel mondo per vini a base Aglianico come “L’Atto”, “Il Sigillo”, “La firma” e “Il Repertorio”. Non aspettiamoci le stesse emozioni da I due cavalieri, vino col quale Cantine del Notaio ha deciso di farsi conoscere nel mondo della grande distribuzione organizzata. Si tratta comunque di una bottiglia di tutto rispetto, capace di regalare più di un’idea su quelle che sono le enormi potenzialità di un vitigno, l’Aglianico, considerato il “Barolo del Sud” Italia. In particolare, sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce oggi la vendemmia 2013. Nel calice, I due cavalieri di Terra Lucis si presenta d’un rosso rubino impenetrabile con unghia violacea, limpido, carico e di densa consistenza. Al naso colpisce per quanto risulti letteralmente caldo: l’intensità delle note di confettura di frutti a bacca rossa, assieme ai sentori speziati che richiamano zafferano e cuoio, risulta molto spiccata. Tanto da conferire una percezione “tattile” del profumo. Al palato, l’Aglianico del Vulture Doc I due cavalieri di Terra Lucis si conferma vino di corpo, caldo rotondo, secco. L’acidità è ben vestita, fresca. E si sposa alla perfezione con una sapidità che aggiunge freschezza alla beva. Il tannino è elegante, pronto, contribuendo così a un quadro di complessivo equilibrio. Il finale è intenso e conduce verso percezioni di caffè e cioccolato amaro, in un fin di bocca che avremmo sperato risultasse ancora più persistente. Bottiglia validissima, insomma, soprattutto nel rapporto qualità prezzo. Abbinabile a piatti importanti a base di carne, come la selvaggina, l’Aglianico del Vulture Doc I due cavalieri di Terra Lucis è ottenuto mediante utilizzo in purezza dell’omonimo uvaggio, allevato nei vigneti della casa vinicola di Rionero, nel pieno della Lucania. La vendemmia avviene verso la seconda o terza settimana del mese di ottobre, con vinificazione in acciaio. La macerazione dura circa 7 giorni, in base all’annata. Alla fermentazione alcolica e malolattica viene fatto seguire un passaggio in legni di barrique e tonneaux di rovere francese non nuovi, per un periodo di circa dodici mesi.

Prezzo pieno: 8,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Grillo Terre Siciliane Igp biologico 2014, cantina Calatrasi e Miccichè

(5 / 5) Dai recenti turbini giudiziari, agli scaffali del supermercato. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce oggi Grillo Terre Siciliane Igp della Cantina Calatrasi e Miccichè.

I cui titolari, Maurizio e Giuseppe Miccichè, sono stati indagati dalla magistratura siciliana per truffa e riciclaggio, per aver presumibilmente distratto parte dei fondi ottenuti della Comunità Europea, pari a 1,5 milioni di euro, destinati alla ristrutturazione di una cantina acquisita nel 2007 in provincia di Brindisi, in Puglia.

Nulla a che vedere con la qualità dei vini distribuiti e tuttora commercializzati nei canali della grande distribuzione dalla holding Mediterranean Domaines and Estates di Contrada Piano Piraino a San Cipiello (Palermo), più che rilanciata dopo lo scandalo giudiziario che ha portato al fallimento della cantina Calatrasi e Miccichè di San Giuseppe Jato, nel luglio 2015.

Di fatto, il Grillo Terre Siciliane Igp, vino biologico, è un ottimo prodotto, tra i migliori presenti nei supermercati di tutta Italia nel rapporto qualità prezzo.

LA DEGUSTAZIONE
Vinificato in purezza, si presenta nel calice di un giallo paglierino, con riflessi dorati. Al naso è intenso, schietto e fine. Di una complessità fatta da note floreali, agrumate e lievemente speziate. Ricorda l’arancia, il limone, l’albicocca e richiama aromi tropicali di melone.

Al palato è ben strutturato, caldo: l’elevata percentuale di alcol in volume (14,5) si percepisce senza fastidio, contribuendo anzi a rendere eleganti le note che strizzano l’occhio alla terra di Sicilia, in primis arance e limoni. Rotondo, secco, tendente al fresco vivo, di buona sapidità. Grillo Terre Siciliane Igp di Calatrasi e Miccichè è vino equilibrato, che oseremmo definire armonico.

Ottime, di fatto, anche le sensazioni retro olfattive: intenso, fine, persistente. Pronta alla beva l’annata 2014, che mostra ottimi margini di miglioramento nel medio periodo. Perfetto l’abbinamento con i piatti a base di pesce della tradizione mediterranea, con i molluschi, il pollo, gli asparagi.

La raccolta delle uve, in vigneti “rigidamente coltivati secondo i principi dell’agricoltura biologica”, a un’altezza che varia dai 500 ai 700 metri sul livello del mare, avviene in maniera manuale. La pressatura è soffice e la prima fermentazione avviene in vasche di acciaio a temperatura controllata, che si aggira attorno ai 12 gradi.

Dopo circa quaranta giorni, il mosto viene lasciato sulle bucce per circa un mese, guadagnando in aromaticità e struttura. Seguono quattro mesi di maturazione in acciaio e altri due in bottiglia, prima della commercializzazione.

Prezzo pieno: 8,90 euro
Acquistato presso: Ipercoop

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Langhe Doc Bianco Divin Natura 2014, Azienda agricola Teo Costa – selezione Giobbe

(5 / 5)Tre anni di sperimentazioni. E poi eccolo qui il Langhe Doc Bianco Divin Natura dell’azienda agricola Teo Costa, selezione Giobbe: il primo vino ottenuto senza aggiunta di anidride solforosa, dunque senza solfiti aggiunti. Si tratta di un blend composto per l’80% da Sauvignon blanc, cui viene aggiunto un 20% di Roero Arneis. Il risultato è un vino beverino, fresco, ma tutt’altro che banale. Grande carica all’olfatto. E piena soddisfazione per il palato. Sono lontani, insomma, i tempi in cui i vini biologici, compresi quelli presenti sugli scaffali dei supermercati italiani, potevano essere considerati meno soddisfacenti di quelli “tradizionali”. Nel calice, Langhe Doc Bianco Divin Natura di Teo Costa si veste d’un giallo paglierino scarico, con riflessi verdognoli. Al naso arriva complesso, carico di aromi intensi e variegati. Si passa dalla salvia alla noce moscata, poi all’albicocca sciroppata, alla mela e allo zenzero, con richiami floreali di geranio e gelsomino. In bocca entra con carattere, per una lieve predominanza di note che paiono speziate e che ricordano nuovamente il ginger. Per poi scivolare armonioso, verso un finale sufficientemente persistente, che fa pensare alle erbe aromatiche: ecco di nuovo la salvia e il rinfrescante rosmarino. Vino di buon corpo, quasi da mordere più che da assaporare. Rotondo, secco, con acidità e sapidità perfettamente bilanciate, ben equilibrato.

Decisamente pronto con l’annata 2014, che registra una percentuale alcolica di 12,5. Il Langhe Doc Bianco Divin Natura Teo Costa è vino a tutto pasto, accostabile anche col pesce o con le carni bianche, o utilizzabile anche solo come aperitivo. I vigneti in cui viene prodotto sono situati nel Comune di Castellinaldo d’Alba, località Gallarini, in provincia di Cuneo, dove opera l’azienda agricola piemontese. Il terreno è di tipo sabbioso, con marne bianche, vene di argilla es esposizione a Sud-Ovest. La raccolta delle uve avviene a freddo, riponendo gli acini migliori a contatto col ghiaccio secco. La vinificazione è il vero segreto di questo Langhe Bianco, basata sul metodo brevettato Teo Costa: criomacerazione contemporanea di Sauvignon e Arneis in ambiente privo di ossigeno, sfruttando l’anidride carbonica prodotta naturalmente durante la fermentazione. Prima della commercializzazione, sono previsti tre mesi di ulteriore affinamento in bottiglia.

Prezzo pieno: 8,10 euro
Acquistato presso: Esselunga / Carrefour

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Spumante italiano, capodanno 2016 da record. Il metodo Charmat è quello vincente

Per le feste correnti in Italia si stima che salteranno circa 52 milioni di tappi di spumante Made in Italy con consumi in ripresa del 4% per cento. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che è record storico per lo spumante italiano con 242 milioni di bottiglie stappate tra Italia ed estero per le feste di fine anno. Se all’estero salgono a 190 milioni le bottiglie di spumante italiano stappate, con un balzo del 13 per cento nelle bottiglie esportate, in Italia si è di fronte ad una storica inversione di tendenza dopo sette anni di progressive riduzioni. L’ottantasei per cento degli italiani non rinuncia allo spumante, mentre appena il 14 per cento sceglie lo Champagne. A prevalere tra le bollicine italiane sono quelle ottenute con il metodo Charmat che rappresentano circa il 95 per cento della produzione. Il resto con il metodo classico (Champenoise), che prevede la fermentazione in bottiglia con l’introduzione del liqueur de tirage e comporta una lavorazione che può durare fino a tre anni, con un prezzo finale più elevato.

IL PROSECCO
Nella classifica delle bollicine italiane piu’ consumate nel mondo ci sono il Prosecco, l’Asti, il Trento Doc e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Se lo spumante è il prodotto irrinunciabile del cenone di capodanno quest’anno molto gettonati sono tornati ad essere il cotechino o lo zampone che vengono gustati a tavola da piu’ di due italiani su tre (67 per cento) spesso in accoppiata con le lenticchie (80 per cento). Sul 59 per cento delle tavole ci sarà l’uva, ma il segno di una maggiore attenzione all’economia nazionale e alla sobrietà dei comportamenti viene anche dal fatto che le ostriche rimangono un must per appena il 13 per cento degli italiani, anche se il 58 per cento non rinuncia al salmone, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Sulle tavole del Capodanno – conclude la Coldiretti – si prevede che saranno serviti piatti per un totale di 95 euro a famiglia, il 25 per cento in piu’ dello scorso anno anche perché gli italiani quest’anno sembrano preferire una buona cena piuttosto che uscire nelle piazze, al cinema, a teatro, nei concerti o nelle discoteche, dopo i recenti fatti di cronaca.

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Pigato Riviera Ligure di Ponente Doc, Azienda Agraria Anfossi

(5 / 5)Pigato, dal latino “picatum”, ovvero “macchiato”, “maculato”: il vitigno ligure per eccellenza anche se d’adozione – dato che storicamente la sua origine è greca – deve il suo nome alla presenza di alcune piccole chiazze sulla buccia, più scure rispetto all’acino, di colore bianco. Ma non presenta “macchie” il Pigato Riviera Ligure di Ponente Doc dell’Azienda Agraria Anfossi, viticoltori dal 1919, se per “macchie” s’intendono difetti. Si tratta piuttosto dell’ennesima ottima bottiglia per rapporto qualità prezzo che i consumatori possono reperire sugli scaffali dei supermercati italiani. Nel calice si presenta di un giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso è armonico, con sentori fruttati di pesca e melone, agrumi (cedro), miele, rosmarino, salvia e mentuccia. In bocca, il Pigato Anfossi è secco, di buona sapidità, ben bilanciata con le note di pesca e agrumi che ricordano il bergamotto. Vino di corpo, regala un finale persistente e lievemente tendente all’amaro, di un’eleganza ammandorlata. La vendemmia sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it è la 2014 (13%). Perfetto l’abbinamento con i piatti a base di pesce, dalle prime alle seconde portate. L’Azienda Agraria Anfossi nasce a Bastia di Albenga (provincia di Savona) nel 1919 per intuito del fondatore Antonio Anfossi, industriale dello zucchero. Oggi la produzione della Doc Riviera Ligure di Ponente si assesta sulle 80 mila bottiglie annue. Le vigne, che si estendono su una superficie di 5 ettari, vengono sfoltite durante il periodo estivo e potate durante l’inverno, per mantenere controllata la resa per ettaro e garantire più qualità che quantità.

Prezzo pieno: 8,19 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Tutti i numeri del vino in Italia: nasce l’Osservatorio del Vino italiano

Il 64% del consumo di vino è domestico, in particolar modo durante i pasti (72%). Cresce anche il consumo del nettare di Bacco “fuori-casa”, ovvero nel canale Horeca (ristoranti, bar, ecc), che in Italia rappresenta il 38% delle vendite totali e risulta in crescita nel terzo trimestre 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: +3,1% nei volumi e + 2,3% nei valori, contro una tendenza negativa sul versante dei valori per il canale off-trade e quindi Gdo in primis
, che rappresenta il 64% delle vendite totali, sempre riferita allo stesso intervallo temporale che sacrifica il -3,9% in volume per mantenere un + 0,9% in valore. Questi, in sintesi, sono alcuni dei primi dati offerti dall’Osservatorio del Vino italiano, “il primo e unico punto di riferimento istituzionale – come spiega Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini – per la raccolta, l’analisi, il commento e la diffusione dei dati statistici del settore vitivinicolo, sia sul fronte produttivo che su quello dei mercati interno e internazionale”. “Si tratta di un’iniziativa inedita per il nostro Paese – continua Zonin – e di fondamentale importanza per un comparto produttivo che oggi rappresenta l’eccellenza dell’intero ‘sistema Italia’, ma che soffre la mancanza di un fonte di rilevazione, commento e diffusione di dati statistici del settore fondati e garantiti istituzionalmente”.

L’Osservatorio del Vino italiano è stato presentato all’inizio del mese di dicembre presso la sede del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, a Roma, dall’Unione Italiana Vini insieme a Ismea e Sda Bocconi, partner del progetto, con la partecipazione del vice ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, il senatore Andrea Olivero. Sono seguiti gli interventi di approfondimento delle prime indagini promosse dall’Osservatorio a cura di Fabio del Bravo, Ismea; Silvia Zucconi, Nomisma Wine Monitor; Denis Pantini, Nomisma Wine Monitor. Presenti alcuni tra i più autorevoli rappresentanti istituzionali e del mondo vitivinicolo a livello nazionale.

“La novità di questo Osservatorio – sottolinea il Presidente Domenico Zonin – è che l’elaborazione statistica viene effettuata sulla base dei dati trasmessi dalle aziende a cadenza periodica. Tutto ciò garantisce alle stesse imprese il vantaggio di avere analisi di mercato aggiornate e affidabili in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze informative necessarie per orientare le strategie commerciali e di marketing delle moderne aziende del settore. Con l’Osservatorio del Vino, inoltre, vogliamo offrire alle istituzioni un quadro aggiornato e corretto del mercato del vino indispensabile per operare scelte normative e di regolazione adeguate alla realtà. Attraverso questo lavoro intendiamo costruire un luogo privilegiato per animare il dibattito strategico sul settore vitivinicolo in Italia”.

Il vino si conferma la punta di diamante del nostro settore agroalimentare. “Un comparto – dichiara Raffaele Borriello, Direttore Generale Ismea – che grazie all’elevata propensione all’export e alla sua innata capacità di raccontare la storia del territorio di origine, fa da guida per l’intero Made Italy sui mercati esteri. Le esportazioni di vino nel 2015 potrebbero raggiungere un risultato record di 5,5 miliardi di euro, mettendo a segno un aumento di circa il 7% sul dato del 2014″. Certo è che andrebbe snellita la burocrazia, come ha di recente denunciato la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi).

“Il Wine Management Lab – aggiunge Andrea Rea, Responsabile Wine management lab Sda Bocconi – rappresenta l’impegno concreto di Sda Bocconi per il vino italiano. Per conquistare la leadership internazionale, l’attività di generazione di conoscenze è fondamentale per rafforzare la peculiare capacità imprenditoriale italiana nella complessa competizione internazionale. La partnership con UIV e Ismea per l’Osservatorio del Vino propone un modello efficace di ricerca, che integra competenze qualificate, network e accessibilità dell’informazione”.

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E-commerce, il vino italiano resta in cantina

“I vignaioli propongono una cosa molto semplice: ogni produttore potrebbe assolvere in proprio e nel proprio Paese d’origine le imposte sul valore aggiunto e le accise secondo le aliquote del Paese di destinazione delle merci. Una camera di compensazione potrebbe quindi calcolare quanto dovuto a ciascun stato membro”. E’ la proposta avanzata da Matilde Poggi, presidente della Federazione italiana Vignaioli indipendenti (Fivi), al convegno “L’eredità di Expo”, che si è tenuto alla Camera dei Deputati, a Roma. Una soluzione al problema delle vendite a distanza di vino in Europa, che “non è unita quando si tratta di spedire vino da un Paese all’altro”. Questo impianto è stato accolto in pieno dallo studio “Evaluation of current arrangements for movement of excise goods released for consumption”, realizzato per conto della Commissione Europea e approvato dal Gruppo di contatto Accise lo scorso 3 luglio. “Sono già passati cinque mesi – aggiunge Poggi – e in sede Europea non si è mosso ancora nulla. Auspichiamo che la situazione possa essere presto sbloccata e pertanto abbiamo chiesto agli onorevoli Roberto Caon ed Emanuele Prataviera, oltre che al Sottosegretario alle Politiche Agricole e Forestali Giuseppe Castiglione, di attivarsi per sostenere la nostra posizione”.

Per inviare vino da un Paese all’altro, sia ad un rivenditore che ad un consumatore finale, oggi è necessario avviare una pratica doganale e dotarsi di un domicilio fiscale nel Paese di destinazione con il quale assolvere al pagamento delle accise. Una procedura che non solo rende economicamente sconveniente, se non proprio impossibile, un e-commerce su scala europea, ma complica la vita a tutti i vignaioli che, dopo una visita in cantina da parte di turisti stranieri devono spesso rinunciare alle vendite che ne potrebbero derivare. Una soluzione al problema è già stata proposta da Cevi (Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti, di cui FIVI è membro e della quale Matilde Poggi è vicepresidente) al Gruppo di contatto Accise della Commissione Europea. La discussione, peraltro, potrebbe essere aperta ad ampio spettro sul mondo dell’e-commerce in Italia, come di consueto in ritardo rispetto ad altri Paesi europei e del mondo. Basti pensare che, secondo recenti studi, metà della popolazione italiana utilizza il web per i propri acquisti, ma solo 12 milioni effettuano acquisti regolari su Internet.

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Primitivo di Manduria Dop 2014 Patronale, Cantina San Donaci 1933

Ha ancora ampi margini di miglioramento, maturando ancora qualche mese in bottiglia, il Primitivo Dop 2014 Patronale, prodotto e imbottigliato dalla Cantina San Donaci 1933 nell’omonimo paese della provincia di Brindisi, nel Salento. Nel calice si presenta limpido, di un rosso rubino luminoso. Al naso è intenso, schietto e mediamente fine, ma complesso. I sentori sono quelli tipici del vitigno, con richiami alla confettura di prugna, lampone e mora, ben sostenuti da una spiccata speziatura che ricorda la liquirizia dolce e lo zafferano, ma anche la mentuccia e le erbe officinali. Al palato, il Primitivo di Manduria Dop Patronale risulta corposo, caldo, ma leggermente pastoso. Secco e fresco, giustamente sapido, presenta un tannino ancora piuttosto evidente, che col tempo potrà certo contribuire a rendere la beva più equilibrata. Buono il quadro retro olfattivo: intenso, mediamente fine e persistente, pur risentendo tuttavia della spigolosità del tannino. Quattordici gradi la percentuale d’alcol in volume. Una bottiglia, dunque, dall’ottimo rapporto qualità prezzo, tutto sommato pronta per essere servita in accompagnamento a primi importanti e robusti come le lasagne al ragù, ma anche con secondi di carne, meglio se alla griglia, nonché a formaggi ben stagionati. Il Primitivo di Manduria Dop Patronale, affinato in barrique per un periodo di 6 mesi, è uno dei prodotti base della Cantina San Donaci 1933, situata a 27 chilometri da Brindisi e 26 da Lecce. Si tratta di una realtà fondata oltre ottanta anni fa da dodici agricoltori della zona, che oggi conta circa 600 soci in grado di produrre tra i cinquanta e i sessanta mila quintali di uva per vendemmia. La superficie vitata si estende per circa 500 ettari.

Prezzo pieno: 3,99
Acquistato presso: Penny Market

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Picolit Colli Orientali del Friuli Nato in Vigna, Gestioni Agricole S.a.r.l. Capriva

(3 / 5)Non lascia il “segno” il Picolit Colli Orientali del Friuli Docg Nato in Vigna, imbottigliato in deroga al disciplinare dalla Gestioni Agricole Società agricola a.r.l. di Capriva del Friuli, in provincia di Gorizia. Nel calice si presenta limpido, di colore giallo dorato scarico. Scorre piuttosto denso. Al naso non risulta molto intenso, tende anzi al leggero. Schietto, mediamente fine, di complessità sottile, richiama i fiori freschi, il miele d’acacia, la scorza dell’arancia e l’albicocca sotto sciroppo. Al palato il corpo è tendente al leggero, così come leggera risulta la percezione alcolica (12%). In bocca è rotondo, dolce, di moderata acidità, leggermente sapido. Elementi che, messi sulla bilancia, conferiscono al Picolit Colli Orientali del Friuli Docg Nato in Vigna un sufficiente equilibrio, non di totale soddisfazione. Come non completamente soddisfacenti risultano le sensazioni retro olfattive. L’intensità è leggera, la P.A.I. (Persistenza Aromatica Intensa) scarsa, inferiore ai 6 secondi. La bottiglia, da 37,5 cl, annata 2014, risulta pronta al consumo, abbinata alla pasticceria secca.Il Picolit è una Denominazione di Origine Controllata e Garantita del Friuli Venezia Giulia, la cui produzione è consentita solamente in diciannove Comuni della provincia di Udine. Deve il suo nome alla scarsità del numero d’acini presenti su ogni grappolo, nonché alla piccola circonferenza degli stessi. Una particolarità genetica di questo vitigno, il cui fiore, come quello del Lambrusco di Sorbara e del Moscato Rosa, presenta stami corti e ripiegati verso il basso. Un polline sterile, incapace di fecondare il pistillo. Rendendo così necessaria la coltivazione del Picolit in prossimità di altre varietà con polline fecondo. Per la sua produzione, dev’essere comunque utilizzata una percentuale non inferiore all’85% di questo uvaggio.

Prezzo pieno: 9,49 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Vino al supermercato, ecco le 20 migliori bottiglie del 2015 secondo vinialsupermercato.it

Beviamo, giudichiamo. E tiriamo le somme. Il 2015 è quasi giunto al termine ed è tempo di bilanci. Di seguito, una speciale classifica dei migliori vini degustati da vinialsupermercato.it nel corso dell’anno. Si tratta di un totale di 20 vini acquistabili nei supermercati italiani, più due “fuori concorso”, ovvero il meglio di due aziende agricole che non hanno nulla a che fare con la grande distribuzione organizzata, ma che producono vini di “nicchia” di ottima qualità. Al di là della speciale classifica, una menzione particolare va al Bolgheri Doc rosso 2013 “InSogno” della Cantina Guado al Melo: letteralmente sbalorditivo nel rapporto qualità prezzo. E reperibile, guarda caso, sugli scaffali di un discount italiano: Penny Market. Buona lettura, dunque. E auguri di buone feste a tutti i lettori di vinialsupermercato.it

Vini rossi:
1) Villa Antinori Rosso Toscana Igt 2013
2) Ziggurat Montefalco Rosso 2009
3) Serre Susumaniello
4) Amarone della Valpolicella Pagus Bisano
5) Cannonau di Sardegna Costera Argiolas
6) Barbaresco Nervo
7) Rosso dei Poderi 2011
8) Cirò Classico Superiore Caparra e Siciliani
9) Pinot Nero Alto Adige Melag
10) Vignes de Nicole Paul Mas Domaines 2013

Vini bianchi:
1) Is Argiolas Vermentino di Sardegna
2) Alto Adige Gewurztraminer Leda
3) Torbato Terre Bianche Alghero
4) Vignes de Nicole l’Assemblage
5) Insolia Y Baglio di Pianetto
6) Costamolino Argiolas
7) Colomba Platino Terre Siciliane
8) Viognier Terre Siciliane Igt

Vini rosati:
1) Chiaretto Doc Valtenesi
2) Campos Colli del Limbara

Fuori concorso:
1) Freisa d’Asti Doc Erede di Chiappone Armando (horeca)
2) Oltrepò Pavese Bonarda “Il Giubellino” e Barbera “Il Sabbione”, Azienda Agricola Vitivinicola Bagnoli (horeca)

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Dolcetto d’Alba Cantina del Parroco, Azienda San Michele Neive

(4 / 5) Etichetta curiosa quella del Dolcetto d’Alba Cantina del Parroco Azienda San Michele, che opera a Neive, nel pieno della zona di produzione del Barbaresco, in provincia di Cuneo, Piemonte. La cantina San Michele, di fatto, è quanto lasciato in eredità dall’Arciprete Don Giuseppe Cogno, Parroco di Neive, che nel 1973 diede vita assieme ad altri tre viticoltori del paese a una cantina che aveva come scopo “la produzione di grandi vini a prezzi altamente competitivi”. Oggi finisce sotto esame il Dolcetto d’Alba dell’annata 2014. Nel calice si presenta di un rosso rubino intenso. Al naso evidenzia le caratteristiche note floreali di geranio, ciclamino e viola. Presente anche una componente olfattiva fruttata, che richiama le fragoline di bosco e la mora. Curioso come questa bottiglia regali all’olfatto anche una percezione inaspettata per il vitigno Dolcetto: parliamo dello zafferano, che si riesce a percepire quando il vino si apre completamente nel calice. Al palato, il Dolcetto d’Alba Cantina del Parroco risulta invece didattico, con richiami alla mora, alle fragoline di bosco e al lampone, con finale ammandorlato tendente all’amarognolo e lievemente speziato (liquirizia dolce). Una bottiglia da consumare a tutto pasto, dagli antipasti di salumi ai primi e alle portate di carne non troppo elaborate. E’ Claudio Cavallo a spiegare come si ottiene questo vino: “La tecnica di vinificazione – dichiara l’enotecnico dell’Azienda San Michele – è quella classica, in acciaio inox, a temperatura controllata, che oscilla tra i 27 e i 28 gradi. I rimontaggi avvengono in maniera regolare, ma non insistita. All’ottenimento dell’estrazione del colore voluto delle vinacce si procede a una svinatura anticipata, per non arricchire troppo il vino attraverso un contatto prolungato con le bucce, mantenendo così i caratteri fruttati e di freschezza tipici del Dolcetto”. Missione più che compiuta.

Prezzo pieno: 9,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Cesanese del Piglio Docg 2013, Cantina Sociale di Piglio

(3 / 5)E’ la prima Denominazione di Origine Controllata e Garantita della Regione Lazio, ma i supermercati, soprattutto nel nord Italia, non dedicano grande spazio al Cesanese del Piglio. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it, dunque, una “rara” bottiglia di questa antica e prestigiosa Docg, prodotta dalla storica Cantina Sociale Cesanese del Piglio. L’annata è la 2013 e dovrebbe regalare qualche emozione in più per la tipologia d’uvaggio utilizzata, il Cesanese d’Affile in purezza. Ma la fascia prezzo indica chiaramente come si tratti di una bottiglia dalle caratteristiche non troppo “spinte”, adatta a palati non troppo esigenti e certamente il prodotto base della Cantina Sociale di via Prenestina, Km 42. Questo Cesanese si presenta nel calice di un rosso rubino con riflessi violacei. Al naso si presenta carico di percezioni floreali dominate dal geranio, in concerto con i frutti rossi. Al palato risulta morbido e rotondo, fresco e minerale, ma piuttosto sbilanciato in termini di sapidità, che finisce per contrastare le note fruttate già avvertite al naso. L’effetto, nel finale, è quello di un balsamico non ricercato. Vino dunque non impegnativo, che può accompagnare a tutto pasto piatti non troppo strutturati.

La vinificazione del Cesanese del Piglio della Cantina Sociale del Piglio, come spiega Daniele Proietti, avviene interamente “in riduzione”. Dalla pressatura alla fermentazione, cioè, il mosto viene lavorato in assenza di ossigeno, mediante l’utilizzo di gas inerti, come l’azoto. La raccolta delle uve, tra le vigne del territorio ciociaro, avviene in maniera manuale. Macerazione per otto giorni, svinatura e proseguo della fermentazione in bianco. Il Cesanese del Piglio della Cantina Sociale del Piglio viene quindi sottoposto a fermentazione malolattica, in vasche d’acciaio. Subisce quindi un periodo di affinamento sulle fecce fini che va dai nove ai dodici mesi. Le vigne, d’età compresa tra i 15 e i 30 anni, sono situate a un’altezza di 380 metri sul livello del mare e allevate ad albese bilaterale su suolo argilloso, con una resa di 50 quintali per ettaro. Hanno consentito la produzione di un totale di 70 mila bottiglie.

Prezzo pieno: 5,49 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Villa Antinori Rosso Toscana Igt 2013, Marchesi Antinori

(5 / 5)Ormai celebri in Italia e nel mondo per il loro spettacolare Tignanello, primo Sangiovese ad essere affinato in barrique, i Marchesi Antinori regalano anche al “pubblico” delle enoteche dei supermercati un prodotto di altissima qualità, a un prezzo tutto sommato contenuto. Stiamo parlando di Villa Antinori, un riuscitissimo blend di Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah, in vendita presso i punti vendita Esselunga. Una bottiglia di altissimo livello, che regala una tra le migliori espressioni del Sangiovese e del “bere toscano” nell’intero spettro della grande distribuzione organizzata italiana. Nel calice, Villa Antinori si presenta di un rosso rubino intenso. Al naso è elegante, con note di frutta a bacca rossa matura che si mescolano a spezie dolci (liquirizia) e ai profumi tipici del legno di barrique. In bocca è stupefacente per completezza ed equilibrio. Giustamente sapido, presenta nuovamente i sentori finissimi di frutta matura avvertiti all’olfatto, che col passare dei secondi vengono affiancati da spezie (ancora liquirizia e a sorpresa pepe e cannella). La beva è facile, di corpo e rotonda, con tannini morbidi e vellutati che anticipano un finale lungo, sapido e dominato dalla vaniglia. E’ il perfetto accompagnamento per piatti di carne rossa, selvaggina e cacciagione. Villa Antinori è ottenuto dal mixaggio di una componente di Sangiovese superiore al 55%, seguita dal 25% circa di Cabernet Sauvignon, 15% Merlot e 5% di Syrah. Le uve vengono diraspate e pigiate in maniera soffice, e messe in appositi serbatoi termo condizionati. La fermentazione alcolica è iniziata il giorno dopo la pigiatura ed è durata dai 5 ai 7 giorni. La macerazione, invece, è durata dagli 8 ai 12 giorni.

Le temperature di fermentazione non hanno superato i 28-30 gradi per le uve Cabernet e Sangiovese, favorendo così l’estrazione di colore e tannini dolci. Nel caso del Syrah e del Merlot non si sono mai superati i 25 gradi, per preservare gli aromi. Il vino ottenuto ha svolto la fermentazione malolattica nei mesi di ottobre e novembre, dopodiché è stato introdotto in barriques di rovere francese, ungherese e americano per un periodo di affinamento di 12 mesi. Villa Antinori è stato dunque imbottigliato e affinato per 8 mesi in bottiglia, prima della commercializzazione. Un prodotto che rende grande, anche tra gli scaffali del supermercato, il nome di una famiglia di produttori di vino giunta alla generazione numero 26, attiva ormai da oltre 600 anni. Da quando, cioè, nel 1385, Giovanni di Pietro Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri. Il Villa Antinori Rosso Toscana Igt, in particolare, è stato introdotto – come spiega la stessa casa vitivinicola – nel 1928 dal Marchese Niccolò Antinori, padre di Piero Antinori, come il primo Chianti prodotto per essere invecchiato e migliorare nel tempo. Nel 2001, Piero Antinori inaugura una nuova evoluzione del Villa Antinori che diventa un Toscana Igt, prodotto con le migliori selezioni di uve provenienti esclusivamente dalle tenute di proprietà in Toscana. Il disegno dell’etichetta è rimasto invariato dal 1928, leggermente ritoccata con l’annata 1990 e con il 2001″.

Prezzo pieno: 11,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Boom dello spumante italiano in Europa e Usa. Altra batosta per la Francia e il suo Champagne

Stati Uniti: + 50%. Gran Bretagna: +32%. Francia: +19%. Le vendite dello spumante italiano all’estero aumentano del 19 per cento con le esportazioni che raggiungono per la prima volta il record storico del miliardo di euro nel 2015. E anche nel Belpaese, le bollicine nostrane segnano un + 19%. E’ quanto emerge da una stima della Coldiretti in occasione delle festività di Natale e Capodanno, dalla quale si evidenzia che mai cosi tanti brindisi come quest’anno nel mondo saranno Made in Italy. La domanda, sottolinea la Coldiretti, è cresciuta in valore del 50 per cento in Gran Bretagna e del 32 per cento negli Stati Uniti che si classificano rispettivamente come il primo ed il secondo mercato di sbocco delle bollicine italiane che però vanno forte anche in Germania, che si posiziona al terzo posto. E le richieste – precisa la Coldiretti – sono aumentate del 19 per cento anche da parte dei cugini francesi, sempre molto nazionalisti nelle scelte della tavola. Nella classifica delle bollicine italiane più consumate nel mondo ci sono nell’ordine il Prosecco, l’Asti e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Quest’anno – sostiene la Coldiretti – all’estero si stapperanno più bottiglie di spumante italiani che di champagne francese. A pesare sul successo, come sottolinea la stessa Coldiretti, è il fatto che crescono anche le imitazioni in tutti i continenti, a partire dall’Europa dove sono in vendita bottiglie di Kressecco e di Meer-Secco prodotte in Germania che richiamano palesemente al nostrano Prosecco che viene peraltro copiato dalla Russia al Sudamerica.

OCCHIO ALLE IMITAZIONI
Il risultato straordinario dello spumante italiano all’estero – afferma la Coldiretti – sostiene l’intero comparto del vino che si è classificato come la principale voce dell’export agroalimentare nazionale con oltre la metà delle bottiglie prodotte in Italia che sono consumate fuori dai confini nazionali. A dare ottimismo quest’anno sono anche i buoni risultati della vendemmia con l’Italia che sorpassa la Francia è diventa il primo produttore mondiale di vini e spumanti con un quantitativo di produzione stimato a 48,9 milioni di ettolitri, sulla base dei dati della Commissione Europea che attesta un calo dell’uno per cento dei raccolti in Francia dove la produzione si dovrebbe fermare a 46,6 milioni di ettolitri mentre al terzo posto disi trova la Spagna con 36,6 milioni di ettolitri in calo del 5 per cento.

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Vini al supermercato

Nes Passito di Pantelleria Dop 2013, Cantine Pellegrino 1880

(4 / 5) Natale è ormai alle porte e sulla tavola degli italiani non potrà certo mancare un passito. Sotto la lente di vinialsupermercato.it finisce quindi Nes Passito di Pantelleria Dop 2013 delle Cantine Pellegrino 1880. Si tratta di uno dei prodotti top di gamma presente sugli scaffali dei supermercati, come denota lo stesso prezzo, che supera anche di tre volte quello di altri prodotti della stessa ‘famiglia’: e lo fa a buona ragione. Il Passito di Pantelleria 2013 Nes si presenta nel calice di un giallo dorato, tendente all’ambrato. Al naso è ricco, persistente, carico. Si evidenziano in successione note di miele, frutta candita, uvetta, albicocca e pesca sciroppata. All’olfatto anche note di pera matura glassata e fichi. Il palato è altrettanto armonioso. Dolce, ma non stucchevole. Morbido, rotondo e vellutato. Ecco nuovamente le note sciroppate di albicocca e pesca, miele, pera cotta e, nel finale, l’arancia stramatura. Nes Passito di Pantelleria Dop delle Cantine Carlo Pellegrino è l’accompagnamento perfetto per i dolci da forno della tradizione natalizia, panettone e pandoro, ma anche con la pasticceria secca. Suggerito anche l’accostamento a formaggi piccanti a pasta dura, in modo da creare un coraggioso contrasto. Da provare. Nes è ottenuto mediante la vinificazione in purezza di uve Zibibbo di Pantelleria, conosciute anche come Moscato di Alessandria. La pressatura avviene in maniera delicata, a temperatura controllata. Durante questo passaggio viene aggiunta uva precedentemente lasciata ad appassire al sole. La fermentazione viene quindi interrotta a freddo. Segue il periodo di affinamento, prima in vasca e infine in bottiglia. Nes Passito di Pantelleria Dop presenta una percentuale alcolica in volume di 14,5 gradi ed è uno dei prodotti di punta della Cantina Carlo Pellegrino, giunta ormai alla sesta generazione con l’ingresso in azienda dei giovani Maria Chiara Bellina e Sebastiano Renda.

Prezzo pieno: 11,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Leda Alto Adige Gewurztraminer Doc 2012, Aneri

(4 / 5) E’ tra i Gewurztraminer più costosi presenti sugli scaffali dei supermercati italiani, ma anche tra i più originali e apprezzabili. Parliamo di Leda Alto Adige Gewurztraminer Doc della cantina Aneri di Legnago, Verona, imbottigliato nella comunità vinicola di Cornaiano, frazione di Appiano Gentile, in provincia di Bolzano. Forse il segreto del suo successo sta proprio in quel 5% di uvaggio che Aneri decide di non dichiarare in etichetta, che completa la ‘ricetta’ assieme a un 85% di Gewurztraminer, a un 6% di Riesling e a un 4% di Sauvignon. Nessun velo, invece, sulla tecnica di vinificazione, che prevede dieci giorni di fermentazione delle uve in acciaio inossidabile, a una temperatura di 18 gradi. Segue una fase di affinamento per altri 5 mesi, sempre in vasche di acciaio inossidabile. Prima della commercializzazione, altri due mesi in bottiglia. Il Gewurztraminer Doc Leda Alto Adige Aneri è perfetto accompagnamento per piatti importanti a base di pesce, cui dona ulteriore regalità grazie alla propria importante struttura, unita ai 14,5 gradi di percentuale alcolica, che contribuiscono a posizionare questa bottiglia tra le migliori a base di questo generoso uvaggio nel panorama della grande distribuzione italiana, ma non solo. Della vendemmia 2012, sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it, sono state prodotte 10 mila bottiglie. Nel calice, si presenta di un giallo paglierino intenso. Il profumo è elegante e caratteristico: presenta note fruttate di litchi (conosciuto anche come ciliegia della Cina), floreali di rosa e ginestra, oltre che di miele e canditi. Ma colpisce per la profondità delle note speziate, che richiamano cannella, noce moscata e chiodi di garofano. In bocca è fortemente aromatico: si presentano gli stessi sentori percepiti al naso, con finale spiccatamente speziato e velatamente tendente all’amarognolo.

Prezzo pieno: 14,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Amarone della Valpolicella Docg 2012 Pagus Bisano, Cantina di Verona Valpantena

(4 / 5) Direttamente da Cantina di Verona Spa, costola della storica Cantina Valpantena Verona Sca, ecco in grande distribuzione l’Amarone della Valpolicella Docg 2012 Pagus Bisano. Ottenuto da uve Corvina Veronese e Rondinella, si presenta nel calice di un rosso rubino intenso, impenetrabile, con unghia granata. Al naso è fruttato e assieme speziato. Richiama la confettura di amarena, lampone e prugna, ma anche la vaniglia, il cuoio e, più flebilmente, la cannella. Al palato è rotondo, di gran corpo: i 15 gradi di alcol/volume accendono le note fruttate di confettura e spezie, regalando un finale lungo, di liquirizia. Un ottimo prodotto, insomma, che è possibile reperire anche prezzo “stracciato”, in promozione sugli scaffali dei supermercati. Ma l’Amarone della Valpolicella Docg 2012 Pagus Bisano regge soprattutto il confronto con altri prodotti della stessa fascia prezzo, come l’Amarone della casa Sartori, realtà veronese di fama ormai internazionale. L’ennesima riprova di come bere bene al supermercato è possibile, scegliendo la bottiglia giusta, senza la necessità di ricorrere forzatamente ai “grandi nomi”. Servito a una temperatura di 18-20 gradi, stappato almeno un’ora prima di versarlo nei calici, è l’accompagnamento perfetto per arrosti, selvaggina, cacciagione, primi piatti importanti e formaggi stagionati.

La vinificazione delle uve Corvina e Rondinella raccolte in Valpantena (che significa “Valle degli dei” e “Valle di tutti i vini”), nella ze i 22 gradi. Seguono venti giorni di macerazione, che precedono la maturazione in botte e l’affinamento in bottiglia.ona nord est della città di Verona, prevede il loro appassimento per almeno 4 mesi su grate di legno che prendono il caratteristico nome di “Arele”. Le uve perdono con questo metodo circa il 40 per cento del loro peso iniziale. La pigiatura avviene in maniera soffice e la fermentazione a una temperatura compresa tra i 18 e i 22 gradi. Seguono venti giorni di macerazione, che precedono la maturazione in botte e l’affinamento in bottiglia.

Prezzo pieno: 24,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Vigna della Corte Terre di Cosenza Doc, Tenute De Caro

(2,5 / 5) E’ tra le aziende agricole calabresi che, negli ultimi anni, si stanno rendendo protagoniste del rilancio dell’economia vitivinicola della Calabria nel panorama nazionale italiano. Parliamo dell’Azienda Agricola De Caro di San Vincenzo la Costa, provincia di Cosenza, che si affaccia sul variegato e tortuoso panorama della grande distribuzione del Belpaese sbarcando nei supermercati del nord con il rosso Vigna della Corte, Terre di Cosenza Doc. Un blend di Magliocco (60%), Cabernet Sauvignon e Merlot coltivate a un’altezza di 450-500 metri sul livello del mare. Risultato? Apprezzabile, anche se la bottiglia sembra voler avanzare pretese eccessive da vino di sostanza, che non riesce a centrare appieno. La prova del calice lo relega al ruolo del comprimario: quello del vino rosso comune, da tavola. Vigna della Corte Terre di Cosenza Doc è vino pretenzioso, a partire dal buon apporto in percentuale di alcol in volume (13,5%). Ma al palato non risulta abbastanza caratterizzato per potersi distinguere, soprattutto, da altri vini della medesima fascia prezzo. L’abbinamento in cucina è con le carni rosse e i primi piatti, servito a una temperatura di 18-20 gradi.

Prezzo pieno: 5,69
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Cannonau di Sardegna Doc 2012 Costera, Argiolas

(4 / 5)Argiolas si conferma una delle migliori case vitivinicole presenti sugli scaffali dei supermercati con Costera, Cannonau di Sardegna Doc 2012. Vino di un rosso rubino carico con riflessi granati, scorre denso nel calice, dove emana piacevoli profumi intensi vino si e floreali di viola, in un sottofondo di frutti di bosco e lievi richiami di vaniglia, conferiti dal periodo di affinamento in botte di legno. In bocca è caldo, giustamente sapido. Si fa apprezzare per robustezza e persistenza del finale. E’ perfetto per l’abbinamento con la selvaggina, gli arrosti e i formaggi stagionati, se consumato a temperatura di cantina, inferiore dunque a quella dell’ambiente, per apprezzarne meglio il bouquet al naso e la fragranza al palato. Perfetto con piatti di carne della tradizione culinaria sarda, come il maialino o l’agnello sardo arrosto, o i primi piatti saporiti. Costera Cannonau di Sardegna Doc 2012 di Argiolas è ottenuto dalla spremitura di uve Cannonau, Carignano e Bovale, che in Sardegna crescono in un clima di tipo Mediterraneo, con inverni miti e precipitazioni limitate ed estati calde ma ventilate. Il suolo contribuisce con la propria presenza massiccia di calcare, ingentilita dalla presenza di argilla nelle tenute Costera – da cui deriva il nome della bottiglia – a Siurgus Donigala, nella zona di Sarais e Sisini, situate a un’altezza di 220 metri sul livello del mare. La vendemmia, in queste tenute di proprietà di Argiolas, avviene in maniera manuale, concentrata nelle prime ore del mattino, quando il Sole è ancora basso all’orizzonte. La tecnica di vinificazione del Costera Cannonau prevede una fermentazione e macerazione delle uve a temperatura controllata di 28-30 gradi, per circa 10-12 giorni. Il mosto subisce quindi la fermentazione malolattica, in vasche di cemento vetrificato. Il prodotto viene quindi travasato in piccoli fusti di rovere, dove rimane a maturare per un periodo che varia dagli 8 ai 10 mesi. Segue un breve affinamento in bottiglia di circa quattro-sei mesi a una temperatura di 18 gradi in posizione orizzontale (umidità 75%, luce controllata) prima della commercializzazione e l’introduzione nei canali della grande distribuzione organizzata internazionale. Un ottimo prodotto del made in Italy, che fa bella la Sardegna e l’Italia intera.

Prezzo: 8,99 euro
Acquistato presso: Auchan

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Lombardia, l’export di vino vale 255 milioni di euro. Ma la terra da cotivare è sempre meno

“Le vendite all’estero dei nostri tesori enogastronomici rappresentano oltre il 41% del valore dell’intera produzione agroalimentare della regione e sono la testimonianza più diretta dell’apprezzamento del Made in Italy sui mercati stranieri. Un Made in Italy ricercato per la qualità, la sicurezza e la capacità di raccontare e rappresentare un legame con il territorio che nasce proprio dall’utilizzo di materie prime che dal quel territorio nascono”. Lo dichiara Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia. Precisando che “solo il settore vino vale 255 milioni di euro di export”. A livello nazionale le esportazioni alimentari nel 2015 toccheranno il valore record di 36 miliardi di euro. Numeri favorevoli che, tuttavia, hanno un contraltare: quello dei cambiamenti climatici.

E’ la stessa Coldiretti a lanciare l’allarme. Gli eventi estremi hanno provocato anche in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale pari a più di 14 miliardi di euro nel corso di un decennio, secondo i dati del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea). Numeri di cui si discuterà pure alla conferenza dell’Onu sul clima di Parigi 2015. Il numero medio annuo mondiale di disastri causati dai fenomeni naturali, inclusi quelli legati al clima, ha provocato a livello mondiale un danno economico di 1,5 trilioni di dollari. “Siccità e forti piogge a carattere alluvionale – sottolinea la Coldiretti – rappresentano gli eventi climatici che si sono maggiormente abbattuti sulle Regioni italiane. La siccità rappresenta l’evento avverso più rilevante per l’agricoltura italiana in termini di danni economici a carico soprattutto delle produzioni, con due eventi gravi, nel 2003 e nel 2012, interessando maggiormente le aree del Nord e del Centro Italia, con valori di dai 500 ai 700 giorni di siccità dichiarata (dai 50 ai 70 giorni l’anno di media)”.

“Per quanto riguarda i fenomeni precipitativi forti, i danni – continua la Coldiretti – riguardano sia le produzioni, sia le strutture e le infrastrutture, con rispettivamente il 30, 40 e 30% dei danni complessivi”. Le aree maggiormente colpite si trovano Nord Italia, con un range che varia da 121 a 480 giorni di calamità naturale dichiarata. e nel Sud (Campania, Puglia e Sicilia). “La tropicalizzazione del clima con il ripetersi di eventi estremi – evidenzia ancora Coldiretti – ha reso il territorio più vulnerabile. Siamo di fronte ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si manifestano con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense ed il repentino passaggio dal sereno al maltempo con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Sul piano strutturale a questa situazione – conclude la Coldiretti – non è certamente estraneo il fatto che un modello di sviluppo sbagliato in Italia ha tagliato del 15 per cento le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni: 2,15 milioni di ettari di terra coltivata capace di assorbire l’acqua”.

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