Fa parte della collezione “Serenitatis Asolo” l’Asolo Prosecco Docg Colfondo “ll Brutto”, ultima etichetta di Montelvini. “Un modo per celebrare il lato più esclusivo e raffinato delle nostre bollicine”, spiega la casa vinicola di Volpago del Montello (TV).
Prodotto in quantità limitate (solo 2.500 bottiglie), “Il Brutto” è un vino non filtrato – o meglio #nofilter, per citare l’hashtag prescelto dalla cantina per la campagna di comunicazione – rifermentato in bottiglia secondo la tradizione tipica delle colline trevigiane. I lieviti si depositano sul fondo, senza essere rimossi.
Si può quindi scegliere di consumare questo Prosecco anche dopo aver agitato la bottiglia, per mescolare il nettare coi depositi, assolutamente commestibili e digeribili. Oppure versarlo con delicatezza, preservando una certa limpidezza.
LA DEGUSTAZIONE
“Il Brutto” di Montelvini si presenta nel calice di un giallo paglierino velato, per via del mancato filtraggio. Anche al naso risulta più che mai caratteristico. Le note di lievito sono piuttosto in evidenza, ma non coprono il bouquet floreale e gli aromi tipici della Glera, che riescono comunque a esprimersi.
All’assaggio, “Il Brutto” conferma tutte le impressioni giovanili del naso. Di nuovo le note di crosta di pane, seguite dalla frutta a polpa bianca e gialla. Chiude leggermente amaricante e su preziosi accenni salini, che invitano al sorso successivo. Una beva agile ma non banale, che potrà guadagnare ulteriore complessità col passare dei mesi.
LA VINIFICAZIONE
“Il Brutto” viene imbottigliato da Montelvini la settimana di Pasqua per iniziare, con il naturale aumento della temperatura stagionale, il processo di rifermentazione in bottiglia. L’uso dei solfiti è limitato e i pochissimi zuccheri residuali (2g/lt) garantiscono al vitigno di esprimersi appieno.
“È un vino vivo, sincero e in divenire – afferma Alberto Serena, ad di Montelvini – perché cambia nel corso dell’anno, evolvendosi. Ogni bottiglia è diversa e ci invita a ricercare nel bicchiere le peculiarità dei nostri territori e delle persone che lo hanno creato”.
LA CANTINA
Il Gruppo Montelvini e la famglia Serena possono vantare 138 anni di storia nella produzione di vini di qualità. Il 2018 è stato molto positivo per l’azienda, che è passata dai 19,16 milioni del 2016 a 24 milioni, di cui 6,5 milioni dall’export.
Sono 5,1 i milioni di bottiglie vendute nel mondo. All’estero i principali mercati restano il Giappone, gli Stati Uniti e la Russia. L’azienda coltiva direttamente circa 35 ettari di proprietà, divisi in quattro tenute.
Si tratta di Le Zuitere, che circonda la sede di Montelvini, Fontana Masorin a un’altitudine di 3 mila metri sul crinale del Montello, Presa IX, alle falde del colle e Ca’ Cornaro, alle pendici del Monte Grappa.
[URIS id=36813]
® Riproduzione riservata
sostieni winemag.it
Siamo una testata indipendente gratuita, ma il nostro lavoro ha un costo che la pubblicità fatica a ripagare.
Se credi nell'informazione libera e in un nuovo modo di raccontare il vino italiano, sostienici con un euro al mese.
Dello stesso autore
- L’Italia cresce a Wine Vision by Open Balkan 2024. Veronafiere Vinitaly: «Balcani mercato chiave»
- Cotarella “ferma” la Franciacorta: ecco Chardonnay e Pinot Nero senza bollicine
- Campi Flegrei, 30 anni Dop e formazione: arrivano i corsi Wset
- Valpolicella, percorso ad ostacoli per la sottozona Valle di Mezzane
- Rizzini Franciacorta: un vigneto, un’uva, solo millesimati e lunghi affinamenti
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.