VENEZIA – Se non è un miracolo, poco ci manca. Si è salvato per soli 6 centimetri il vigneto del Giardino Mistico dei Carmelitani scalzi di Venezia. Una notizia che giunge a emergenza acqua alta ormai rientrata in Laguna.
Il brolo (antico nome dell’orto con giardino e vigneto) custodisce alcune varietà di vite ancora sconosciute ed è noto anche per la produzione della rara e curativa Acqua di Melissa. Si estende ai piedi del complesso di Santa Maria di Nazareth, in un’area adiacente al convento dei Carmelitani Scalzi. L’affaccio sul Canal Grande è diretto, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Santa Lucia.
Qui i frati si dedicano con costanza alla viticultura, come raccontato nel libro “Il vino nella storia di Venezia”, edito da Biblos. Un luogo ormai sotto l’egida del Consorzio Vini Venezia, che realizza il vino utilizzato dai frati per lo svolgimento della messa, acquistabile nel piccolo negozio del Convento.
Dal 2010, con il contributo del professor Attilio Scienza e assieme all’Università di Padova e di Milano e al Cra-Vit di Conegliano, l’ente presieduto da Giorgio Piazza ha dato vita all’ambizioso progetto di recupero della biodiversità vitivinicola a Venezia.
Oltre al Giardino Mistico, contribuisce all’iniziativa il vigneto situato sull’isola di Torcello, all’interno della tenuta privata Baslini, anch’esso risparmiato dall’acqua alta. Grazie al materiale raccolto, è stata creata una banca genetica delle varietà presenti nel territorio veneziano, individuate tramite l’analisi del Dna.
Dall’avvio del progetto sono state catalogate ben 30 varietà, di cui ancora tre risultano ancora sconosciute. Raboso Piave, Friulano, Incrocio Manzoni, Pinot, Refosco dal Peduncolo rosso, Cabernet, Merlot, Verduzzo trevigiano e friulano, Chardonnay e Malvasia istriana sono solo alcune delle varietà sin ora mappate.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.