C’è un’anima ancora sconosciuta tra le colline del Romagna Doc Sangiovese della sottozona Modigliana. Rullo di tamburi: è quella del Cabernet Franc. Ne è una riprova Floss 2020, prima annata del Cabernet Franc di Cantina Maurizio Costa di Modigliana. Un vino di razza pura, venduto solo in un (curioso) formato da litro, in tiratura limitata: solo 1.050 bottiglie. Profondo nella speziatura, matura. Molto setoso nel tannino, pur presente e di prospettiva. Polposo nel frutto, che spazia dall’arancia rossa alla prugna, dalla ciliegia alla mora. Floss 2020 sfodera un allungo sapido, teso, che accompagna in una persistenza da campione. Cercando (pur inutili) contraltari, riporta alla mente la Rive Droite di Bordeaux, decisamente più della Loira.https://www.consorziovinidiromagna.it/le-sottozone-del-romagna-sangiovese-doc/#2
E contribuisce, dal canto suo, in maniera esemplare, ad avvicinare due territori che si sono sempre guardati dall’alto al basso: la Toscana e la Romagna (del Sangiovese – Predappio docet – e, ora, persino del Cabernet Franc). Le sottozone volute dal Consorzio Vini di Romagna nel 2011 sono uno dei progetti più riusciti, in campo enologico e viticolo, degli ultimi 20 anni d’Italia. Ma il Cabernet Franc Floss 2020 di Cantina Maurizio Costa mostra come, nel cuore di Modigliana, si possano produrre anche bordolesi di altissima gamma, da varietà in purezza. Pur fuori dalla Doc e dalle sottozone – riservate a vini con un minimo del 95% di Sangiovese – Floss 2020 è l’eccezione che non conferma la regola. Nel quadro (un po’ storto) di una Igt da grandi volumi e prezzi stracciati, come la Rubicone.
CANTINA MAURIZIO COSTA DI MODIGLIANA
Per inquadrare ancora meglio Floss 2020, occorre fare un passo indietro e capire chi lo produce e perché. Cantina Maurizio Costa di Modigliana è il nome scelto per il “rebranding” di Torre San Martino società agricola. Con questa denominazione, l’azienda fondata nel 2001 dal compianto architetto Maurizio Costa ha operato sino al 2019. Le difficoltà della pandemia e, ancor più, la scomparsa stessa del fondatore, avvenuta nel novembre 2022, hanno portato Torre San Martino a uno stop di quattro anni, culminato col passaggio di mano ai figli Angelo e Francesco. Loro l’idea di un “rebranding” che ha del celebrativo. La società agricola continua a chiamarsi Torre San Martino, ma sull’etichetta frontale appare chiara la scritta Cantina Maurizio Costa di Modigliana. Nome, cognome e località, nel segno di quel genius loci – i francesi direbbero terroir – che il fondatore ha sempre voluto valorizzare.
Una missione che spetta ai discendenti, nonché all’enologo Donato Lanati, chiamato a Modigliana proprio da Maurizio Costa, prima della sua scomparsa, per sostituire Francesco Bordini. Accanto a Lanati, l’agronomo toscano Andrea Paoletti. Tra passato e futuro, la cantina ha svolto e intende ancora svolgere un ruolo chiave nella riscoperta e valorizzazione del Sangiovese di Romagna, grazie al recupero di un antico vigneto risalente al 1922, considerato tra i più vecchi d’Italia. Le vigne da cui nasce il nobile Sangiovese oggi chiamato Cento – l’ex Vigna 1922 di Torre San Martino – sono allevate con la tradizionale forma ad alberello su suoli prevalentemente marnosi. E a 20 anni di distanza dall’avvio dell’avventura enologica, oggi la famiglia Costa coltiva un altro sogno: una catena di ristoranti-pizzeria, Crazy Pizza, in collaborazione con il noto imprenditore Flavio Briatore.https://crazypizza.com/
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.