Prato di Canzio è, senza ombra di dubbio, uno dei vini che meglio incarnano il savoir-faire della storica cantina Maculan di Breganze. Un “vino ritrovato”, la cui produzione era stata abbandonata sul finire degli anni Novanta, per essere riscoperta nel 2017. L’annata, per l’appunto, finita sotto la nostra lente di ingrandimento.
LA DEGUSTAZIONE
Giallo paglierino acceso, luminoso, con riflessi dorati. A quattro anni dalla vendemmia, Prato di Canzio 2017 esalta in maniera netta l’impronta vulcanica, sulla pietra bagnata. Ci scivola sopra, composto e ordinato, un cesto di frutta esotica matura.
Si spazia dall’ananas alla papaia, dal mango alla banana, unite ad albicocca e pesca gialla. L’ingresso di bocca è all’insegna delle note avvertite al naso. Non mancano ricordi speziati dolci, in particolare di vaniglia Bourbon, delicati e molto ben integrati.
Prato Canzo continua a divertire al palato, nel gioco prezioso tra note minerali e sapide e la morbidezza succosa della frutta già avvertita al naso. Il finale è fresco e asciutto, capace di chiamare il sorso successivo grazie soprattutto al ruolo della Vespaiola, l’uva regina di Breganze. In definitiva, un vino raffinato, elegante e super gastronomico.
LA STORIA
E pensare che la cantina di Breganze ha scelto di riscoprire il suo blend di uve a bacca bianca, prodotto tra il 1978 e il 1996, solo a partire dal millesimo 2017. Si tratta di un’etichetta storica, tra le più rappresentative della Cantina.
Non a caso riuscì a conquistare anche il gusto di Gualtiero Marchesi, che ne volle un’etichetta personalizzata con il nome del suo ristorante. La produzione fu interrotta nel 1996 in risposta a una tendenza dell’epoca, che privilegiava i vini monovarietali.
A differenza delle annate storiche, in Prato di Canzio 2017 è aumentata la quota di uva Vespaiola, varietà autoctona che ha il pregio di donare freschezza ai vini, non a caso utilizzata a Breganze per la produzione del “dolce non dolce” Torcolato. Diverso anche l’uso del legno, oggi più contenuto.
LA VINIFICAZIONE
L’uvaggio è composto per il 50% da uve Chardonnay, per il 30% da Vespaiola e per il restante 20% da Sauvignon blanc. La vinificazione delle tre uve è differente: in acciaio per Sauvignon e Vespaiola, mentre la fermentazione dello Chardonnay avviene all’interno di barrique di rovere francese.
In fase di affinamento, solo lo Chardonnay trascorre 5 mesi in barrique sui lieviti, mentre le altre due affinano in acciaio, finendo per riposare un anno in bottiglia. Solo 1.300 i pezzi prodotti da Maculan per l’annata 2017.
Il nome Prato di Canzio è legato all’antica storia di Cantium, legionario romano al quale, terminata la carriera militare, fu lasciato in ricompensa un appezzamento di terra a metà tra la collina e la pianura: il praedium Cantii, toponimo da cui deriverebbe il nome della stessa Breganze.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.