Capita, di rado in verità, di scoprire vini che paiono libri. Li versi nel calice. E sembrano sussurrarti all’orecchio una storia. Un aneddoto segreto, che si svela piano. Sarà forse per quel nome a metà tra la realtà e la fantasia, ma è l’effetto che fanno i Chianti Classico e il Sangiovese di Podere Scheggiolla. Manuali di una filosofia che fa del distacco dal giudizio tecnico il motivo – supremo, altissimo, rivoluzionario – per cercare la perfezione artigianale.
E come ogni antico manuale che si rispetti, non può mancare il bigino. “LP01 Esordio” è il vino che racconta, in poche righe (pardon, “sorsi”), l’evoluzione dell’approccio alla viticoltura di Luciano Pagni e Maria Rosaria Guarini, giunti nel 2000 sui dolci colli toscani di Castelnuovo Berardenga (SI).
Un’etichetta che «nasce da un’urgenza ribelle». Quella di «liberare il nostro vino dal confine dei confronti». «Per noi, enoici amanti del vino – spiega la coppia – ‘LP01’ è il legame con chi lo sceglie, per raccontarci l’emozione». «Si astenga chi ricerca il virtuosismo tecnico e il giudizio supremo», il premuroso avvertimento.
Abbiamo ascoltato la natura imparando ad usare le sue parole e la sua sintassi, ascoltato la forza e le vibrazioni di una terra madre roboante e generosa e, infine, condiviso questa attesa. La condivisione avviene ogni giorno, con chi arriva qui, in questo ‘piccolo stivale’ nello stivale. Con chi beve brindando alla vita. Con chi riconosce questo percorso bevendo nel silenzio il nostro vino e ascoltando».
Una “filosofia” che prende vita tra le 7500 viti di Podere Scheggiolla, nome che deriva dall’omonimo torrente che scroscia poco lontano dalla tenuta, situata a 300 metri sul livello del mare. Radici ben solide le loro, aggrappate a una terra ricca di scheletro, tanto cara all’uva quanto all’ulivo.
«Forse i “grandi progetti”, saggiamente interpretati, aiutano a salvare i nostri cuori, ma in genere i risultati importanti si ottengono con la pazienza delle piccole cose, – sostengono Luciano Pagni e Maria Rosaria Guarini – percorrendo sentieri che passano per il “bello”. Per arrivare ad un obbiettivo, magari senza nemmeno dichiararlo, si deve però cominciare ascoltando. E abbiamo ascoltato». Ecco, forse, perché certi vini sanno di libri.
LA DEGUSTAZIONE
Rosso Toscana Igt 2018 “Lelle”, Podere Scheggiolla: 91/100
La vinificazione in solo acciaio chiarisce l’obiettivo, ancor prima di stappare la bottiglia. Un’esplosione di fiori e frutto, tannino elegantissimo. Beva agile, generosa, quasi “pericolosa”.
Toscana Igt 2015 “LP01 Esordio”, Podere Scheggiolla: 95/100
Il rosso impenetrabile preannuncia tanto la generosità del nettare, quanto la necessità (quasi una preghiera, annegata ma presente sul fondo di quel colore scuro) di saperlo attendere. Un vino che chiede tempo, ma che è in grado di ripagare ogni centesimo di secondo a chi si accosta alla degustazione senza fretta.
Trae in inganno con un naso subito intenso di frutta, che solo l’ossigenazione rende ricco e variegato. Stesso discorso vale per un palato abbondante in ingresso, più per il peso che per l’estensione. Dargli qualche giro di lancetta è un esercizio che ne sgranchisce l’opulenza, riequilibrando il nettare a suon di freschezza e complessità.
Chianti classico Docg Riserva 2012, Podere Scheggiolla: 93/100
Rubino luminoso. Naso ampio, generoso, fresco, balsamico. Si spazia da una ciliegia grondante di succo al muschio, dalla castagna cotta al fungo fresco. Frutti di bosco, ribes, fragolina, marasca, ma anche l’agrume rosso maturo. Una nota ferrosa, sanguigna, unita alla viola mammola.
L’ossigenazione ancora una volta è una preziosa alleata, che libera risvolti umami. Ingresso di bocca denso ma teso, con allungo immediato sul frutto e sul balsamico. Tannino setoso ma presente, in una chiusura dominata dal frutto e dalla spezia, in particolare da ritorni di marasca e pepe nero.
Chianti classico Docg 2013 Gran Selezione, Podere Scheggiolla: 96/100
Si tratta di un cru di solo Sangiovese, frutto di 3 mila viti presenti in una vigna di 1 ettaro e mezzo. Un Chianti classico Gran Selezione che si distingue per opulenza, struttura e concentrazione degli aromi.
Il tutto senza la minima sbavatura e nel segno della consueta precisione, vero tratto distintivo di Podere Scheggiolla. Sorprende, infine, per la prontezza di beva complessiva, data dall’equilibrio perfetto tra le componenti, nonché per le ottime prospettive di ulteriore affinamento, più che mai positivo.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.