Il caso dei due enologi licenziati da Cantina Toblino, su cui si è espresso anche il numero uno di Assoenologi Riccardo Cotarella, finisce ora sul tavolo del presidente del Consiglio provinciale di Trento, Walter Kaswalder (nella foto).
Attraverso l’interrogazione n. 1933, il consigliere Filippo Degasperi (Gruppo Consiliare Onda Civica Trentino) chiama in causa la cooperativa di Sarche di Madruzzo (TN), guidata dal presidente Bruno Luterotti e dal direttore Carlo de Biasi, sino ad oggi trinceratasi nel silenzio stampa.
“Cantina Toblino: licenziamenti prestestuosi per coprire scelte pericolose?”. Questo il titolo dell’interrogazione di Degasperi a Kaswalder. Nelle due pagine si ripercorrono le ragioni, ritenute pretestuose, per le quali i due enologi Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli sarebbero stati licenziati “per giusta causa”.
“Il 12 ottobre 2020 – si legge sull’interrogazione n. 1933 del Consiglio provinciale di Trento – la Cantina Toblino ha licenziato in tronco due enologi da lungo tempo inseriti nell’organico. Da quanto si apprende la ‘giusta causa’ che ha portato al recesso del contratto di lavoro è l’interpretazione ‘prudente’ che pone a 9 %vol il grado minimo naturale per destinare l’uva ad essere vinificata come ‘atta a IGT Vigneti delle Dolomiti’.
“Tale lettura risale a vari lustri indietro nel tempo, è stata condivisa con gli organi di controllo, è adottata anche da altre cantine trentine ed è stata condivisa dal cda della stessa Toblino. Il provvedimento disciplinare ha chiesto conto perché non sia stato invece interpretato un grado minimo di 8,50 %vol, ponendo di partire dai 10 %vol prescritti al consumo dal disciplinare, prima di un eventuale arricchimento consentito, non imposto, fino 1,50 %vol”, continua il consigliere del Gruppo Consiliare Onda Civica Trentino
A differenza di quanto avviene con le DOC, nel disciplinare IGT ‘Vigneti delle Dolomiti’ non vi è nessuna indicazione sulla gradazione minima naturale che le uve devono avere per essere rivendicate come tali. Il grado minimo delle uve garantisce, attraverso il vinificatore, la migliore qualità possibile del prodotto al consumatore, e tutela l’immagine del territorio di cui porta il nome (patrimonio Unesco).
“Questo provvedimento, pur in una sfera privata, crea un pericoloso precedente nei confronti di tutti quei professionisti del campo agroalimentare, che si adoperano, anche con la prudenza professionale, per la migliore valorizzazione e difesa delle produzioni agroalimentari trentine”, si legge ancora sul testo dell’interrogazione.
“La qualità dei vini ‘Vigneti delle Dolomiti’ prodotti da uve a soli 8 % vol potrebbe essere discutibile e dunque è preferibile indirizzare queste produzioni verso denominazioni generiche come ‘Vino Bianco’ o ‘Vino rosso'”.
L’immissione sul mercato di simili produzioni va a danneggiare anche il lavoro dei piccoli vignaioli indipendenti del Trentino che spesso scommettono su questa appellazione per le proprie produzioni artigianali di eccellenza. Si rileva che la vicenda, come era logico, ha avuto un ampio riscontro mediatico sia locale che nazionale”.
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Nell’interrogazione si cita anche l‘intervista rilasciata a WineMag.it dai vertici dell’Associazione nazionale enologi ed enotecnici: “Vi è stato anche l’intervento del presidente nazionale di Assoenologi, Riccardo Cottarella, che ha evidenziato il corretto operato dei due professionisti, differentemente dalla cantina sociale”.
Non si è invece registrato nessun intervento da parte degli organi deputati alla vigilanza, controllo, tutela e promozione della denominazione “Vigneti delle Dolomiti”: Assessorato all’agricoltura, Consorzio di tutela Vini del Trentino, Camera di Commercio e altri servizi. Quale immagine del Trentino e del suo sistema cooperativo passa ai cittadini trentini e non?”.
Infine, alcune richieste al presidente Walter Kaswalder, scopo appunto dell’interrogazione. “Vorrei sapere se intende intervenire e con quali tempi per la modifica del disciplinare ‘Vigneti delle Dolomiti’ al fine di sopperire la chiara mancanza del grado minimo naturale delle uve, in maniera da evitare diverse future, possibili, pericolose interpretazioni”.
“Se intende tutelare la denominazione in oggetto, attraverso i vari organi deputati e mediante l’eventuale revisione del disciplinare, con la scelta di un grado minimo naturale congruo per la qualità dei vini che vengono accostati al territorio delle Dolomiti, patrimonio dell’umanità Unesco”.
Se vi sono interventi di sostegno economico e legislativo a difesa dei produttori delle uve emblema del territorio, Nosiola, Mueller, Enantio e Schiava che rischiano di pagare in prima persona le discutibili scelte del sistema cooperativo; la posizione assunta rispetto alla questione in premessa dal consorzio vini del Trentino e dalla Camera di Commercio”.
Degasperi chiede poi “quali azioni di promozione intendono attivare gli organi preposti ed in convenzione con la Provincia per rimediare all’impatto negativo provocato dalla vicenda? Si intende avviare una verifica delle procedure di controllo e revisione della gestione della cooperativa ed in particolare di Cda e direttore generale, vista lo scarico di responsabilità messo in opera con il provvedimento in oggetto?”.
Non ultimo: “Si intende censurare l’operato dell’azienda che ha introdotto un precedente rispetto a ciò che normalmente e prudenzialmente fanno molte altre cantine trentine? Si intende attivare l’Agenzia del lavoro per la verifica degli aspetti relativi al licenziamento richiamato in premessa?”. La risposta del numero uno della Giunta provinciale di Trento avverrà in maniera scritta, nei prossimi giorni.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.