Grandi Langhe 2024 giunge alla VIII edizione, che vedrà l’esordio assoluto dell’Alta Langa, accanto alle denominazioni tutelate dal Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e del Roero. L’evento si prepara da oggi ad accogliere i professionisti del mondo del vino a Torino, lunedì 29 e martedì 30 gennaio 2024, dalle 10:00 alle 17:00 alle OGR Torino. Buyer, enotecari, ristoratori e importatori internazionali potranno da oggi iscriversi alla più grande degustazione dedicata alle denominazioni di Langhe e Roero, compilando il form sul sito ufficiale.
Trecento cantine presenteranno le proprie etichette nei suggestivi spazi delle OGR Torino, luogo strategico confermato per il terzo anno di seguito per rimarcare la crescita nazionale e internazionale della manifestazione e consolidare il rapporto con la città di Torino. Dopo aver avuto come ospiti il Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte, quest’anno la novità sarà la partecipazione attraverso un grande banco d’assaggio del Consorzio Alta Langa. L’intenzione, infatti, è quella di «tendere la mano ad altri territori per rappresentare al meglio l’intera regione vitivinicola piemontese».
A GRANDI LANGHE 2024 LA TERZA EDIZIONE DI CHANGES
Si rafforza la presenza internazionale: più di 90 buyer selezionati da oltre 30 Paesi tra cui USA, Canada, Australia, Brasile, Giappone, India. Sarà presente inoltre una delegazione di 20 buyer da Cina e Hong Kong, a chiudere le attività avviate a settembre 2023 per il paese Cina con il progetto BBWO2023 Cina.
Ad apertura della due giorni, si organizzerà la terza edizione di CHANGES che tratterà il tema ‘Langhe (not) for sale’ attraverso la presentazione della ricerca svolta quest’anno dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e che ha coinvolto più di 200 cantine delle Langhe proprio per approfondire il tema del cambio generazionale e l’interesse di capitali stranieri nei confronti delle nostre zone.
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FOTONOTIZIA – «Il 2024 sarà un anno speciale per il nostro Consorzio! Festeggeremo i 60 anni dalla sua nascita e vogliamo celebrare questo importante traguardo di impegno, promozione e valorizzazione dei nostri vini e del nostro meraviglioso territorio presentando con orgoglio il logo del Consorzio Tutela Vini Collio dedicato all’anniversario». L’ente con sede a Cormons (GO), presieduto da David Buzzinelli, ha annunciato così, nelle scorse ore, i preparativi per il prossimo anno, lanciando la nuova effige che celebra le “Nozze di Diamante” del Consorzio goriziano.
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È morto Piergiorgio Cielo, ideatore del vino Freschello. Con un’abilità naturale nel commercio, si conquistò la fiducia tra le osterie del basso vicentino, collocando con successo il vino prodotto nella cantina di famiglia. A 20 anni, ritornò alla sua terra natale, determinato a far crescere l’azienda di famiglia. Con l’aiuto dei suoi fratelli, Piergiorgio trasformò l’impresa in un successo nazionale, dando vita al vino Freschello, per oltre 15 anni il vino in bottiglia più venduto nella grande distribuzione italiana.
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FOTONOTIZIA – «All’eccellenza che Coldiretti rappresenta e all’orgoglio che Coldiretti sa difendere. Mai sottovalutare Coldiretti. Evviva Coldiretti!». Con queste parole, la premier Giorgia Meloni, giovedì 7 dicembre ad Asti, ha levato al cielo un calice di Alta Langa astigiana, in un prosit di elogio e apprezzamento al primo sindacato degli agricoltori italiani, nella Casa Coldiretti di piazza Alfieri. Il tutto dopo la firma dell’accordo di programma, condiviso col governatore Alberto Cirio, che porterà alla Regione Piemonte 800 milioni di euro per lo sviluppo e la coesione.
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Pau Roca, direttore generale dell’OIV, l’Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino, è morto ieri, 7 dicembre 2023. Aveva 65 anni ed era affetto da anni da una malattia che non gli ha lasciato scampo. A darne notizia, dalla Francia, è lo stesso organismo che fornisce ai Paesi produttori e importatori di uva e vino informazioni per sviluppare normative, ridurre al minimo gli ostacoli al commercio, promuovere una produzione sostenibile e proteggere i consumatori. Roca lascia la moglie Diana e i tre figli.
«L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino – comunica l’OIV – è rattristata e profondamente addolorata nell’annunciare la morte, all’età di 65 anni, di Pau Roca, eletto alla guida dell’OIV per un mandato quinquennale durante l’Assemblea Generale dell’OIV del 2018 in Uruguay. Dal 1992 è stato delegato spagnolo all’OIV e tra il 2010 e il 2016 è stato presidente del gruppo di esperti “Diritto e informazione dei consumatori” (DROCON), nonché vicepresidente del gruppo di esperti “Sviluppo sostenibile e cambiamento climatico” tra il 2016 e il 2018».
Dopo l’esperienza nel settore dell’olio d’oliva e nella ricerca scientifica nel campo dell’oceanografia, Pau Roca ha maturato una conoscenza specifica e approfondita del settore vitivinicolo globale alla guida della Federazione spagnola del vino (FEV), che ha diretto per oltre 20 anni. Poliglotta in francese e inglese, Pau Roca ha favorito lo sviluppo della digitalizzazione non solo all’interno del settore vitivinicolo, ma anche per la stessa OIV, promuovendo nuovi strumenti di comunicazione interna all’interno di un dipartimento che ha notevolmente sviluppato. È stato inoltre determinante per il trasferimento della sede dell’OIV a Digione e ha avviato la gestione dell’Anno del Centenario dell’OIV.
MORTO PAU ROCA, IL RICORDO DI LUIGI MOIO
«Desideroso di ottenere il riconoscimento dell’OIV, del suo ruolo e delle sue attività in un mondo sempre più globalizzato – lo ricorda il board dell’Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino – Pau Roca ha anche rafforzato i legami con altre istituzioni mondiali come l’Organizzazione Mondiale del Commercio, l’Organizzazione Mondiale del Turismo, l’Ocse, la Fao, il Ciheam e il Codex Alimentarius. Ha inoltre accolto 3 nuovi Stati membri, Regno Unito, Ucraina e Albania, portando l’OIV a un totale di 50 Stati».
Regina Vanderlinde e Luigi Moio, che hanno presieduto l’OIV durante il mandato di Pau Roca, ne lodano «l’impegno nei confronti del settore vitivinicolo mondiale, che ha reso l’Organizzazione pronta a intraprendere le proprie attività per un nuovo secolo». Solo pochi mesi fa, Pau Roca aveva accolto un’azienda italiana, Masi Agricola, nel suo prestigioso Consortium, il Consorzio che comprende altre 5 prestigiose realtà vitivinicole internazionali allo scopo di sviluppare progetti nel campo della ricerca e dello sviluppo.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
FOTONOTIZIA – Il governo italiano ha posticipato l’applicazione delle nuove norme europee sull’etichettatura dei vini. Una risposta al pericolo di dover distruggere milioni di etichette già stampate, sulla base del regolamento che sarebbe dovuto entrare in vigore l’8 dicembre. Il provvedimento, comunicato dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, raccoglie il plauso di Federvini, Unione italiana vini – UIV e Coldiretti.
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EDITORIALE – Spesso si dimentica che un territorio può essere la somma dei suoi brand, ma non sempre i brand vogliono essere il territorio. In Italia più che altrove, indossare la maglia di una Doc, o di una Docg simbolo di una zona vinicola, è prima di tutto un esercizio imprenditoriale che risponde a precise leggi di mercato, ancor più che alla vocazionalità del territorio stesso o alla “visione” di una famiglia del vino. A stabilire un confine netto tra i valori che un brand può assumere per un territorio, oppure no, sono Tommasi e Tenuta di Caseo.
Un cognome, il primo, che basta da solo per evocare a livello internazionale un territorio, la Valpolicella; e un brand, il secondo, sempre di proprietà dei Tommasi, in Oltrepò pavese, che non si cura minimamente del territorio in cui opera. Tendendo, anzi, a decontestualizzare e a portare avanti una linea di comunicazione “geograficamente” asettica, al solo scopo di targhettizzare il binomio giovani-spumanti.
La distanza tra il “mondo Tommasi” e il “mondo Caseo” è siderale, quasi come se si trattasse di due entità che non hanno nulla in comune. Tommasi è Valpolicella, è Amarone, è Verona, è orgoglio delle proprie radici. È un brand ed è una famiglia da narrare attraverso l’orgogliosa assonanza con i “Puoti” di Palazzo Turchi, che «incorniciano in un’armonia architettonica l’Amarone Ca’ Florian», in un post di qualche giorno fa, oppure nel parallelismo con la casa di Romeo, «l’innamorato shakesperiano più conosciuto al mondo».
BRAND E TERRITORIO: L’APPROCCIO DI TOMMASI IN OLTREPÒ PAVESE
La “consociata” Tenuta di Caseo si guarda bene, invece, dal narrare il territorio nelle campagne di comunicazione finanziate con i medesimi fondi (quelli europei, in accordo con il regolamento 1308/2013). In estate, social invasi dal “meme” di una bella ragazza che incrocia due fidanzati che passeggiano per strada. Lui la nota, si gira e le fa un fischio, incurante dell’altra donna che tiene per mano. Il testo del meme: «Caseo Wines, zero sbatti». E ancora: «Sbattimenti? Meglio la bolla».
La «bolla» anti rotture di maroni sarebbe il Metodo classico dell’Oltrepò pavese, territorio che forse meriterebbe uno storytelling più dignitoso. Nonché brand e grandi famiglie del vino italiano che investano nel racconto degli spumanti di collina, dei palazzi e dei castelli che puntellano la provincia di Pavia, offrendo incredibili occasioni (uniche in Italia) sul fronte dell’enoturismo. A mio avviso ben più di un territorio di conquista, da vendere ai ragazzini in cerca dell’accompagnamento perfetto per l’aperitivo. Certo, anche l’Oltrepò ha più d’un motivo per ragionare e interrogarsi sui motivi di questa “resa”. Il tutto, nell’ottica del valore di un brand per un territorio. Oppure no.
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Verso Natale con il vino in promozione al supermercato: fioccano i 5 cestelli. Il punto della situazione sui volantini delle maggiori insegne Gdo nazionali, nella consueta rubrica di Vinialsuper.
ALDI, volantino fino al 10 dicembre
Pinot Grigio Igt Provincia di Pavia: 2,99 euro (3,5 / 5)
Rosé Millesimato Extra Dry: 4,49 euro (3,5 / 5)
Orvieto Classico Doc Roversi: 2,19 euro (3 / 5)
Zerozecco Spumante Analcolico: 2,79 euro (3 / 5)
Falanghina Benevento Igp Coppiere: 1,99 euro (3 / 5)
Cannonau di Sardegna Doc: 2,99 euro (3,5 / 5)
ALDI, volantino fino al 31 dicembre
Prosecco Bio Doc: 5,49 euro (3,5 / 5)
Coppiere Traminer Trevenezie Igt: 3,99 euro (3,5 / 5)
Aimone Vino Bianco/Rosso: 3,49 euro (3,5 / 5)
Tor del Colle Malvasia Nera del Salento Igt: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Lo sguardo della spumantistica italiana sembra tutto rivolto sul Pinot Meunier. Dopo la Lombardia, che in Oltrepò pavese ha avviato l’Iter per l’introduzione del vitigno nella cuvée del Metodo classico Docg base Pinot Nero (qui l’approfondimento pubblicato pochi giorni fa da winemag.it), l’ultima regione ad aver messo gli “occhi addosso” alla varietà della Champagne è il Piemonte dell’Alta Langa. Nello specifico, la cantina Enrico Serafino, produttrice di Metodo classico dal 1878, si è fatta interamente carico dei costi di un progetto sperimentale, volto a inserire il Pinot Meunier nel registro viticolo piemontese.
I dettagli sono stati presentati lunedì nella sede storica dell’azienda, a Canale. Nel corso del mese di giugno 2023, i tecnici della Enrico Serafino hanno sovrainnestato il Pinot Meunier clone Entav 865 – proveniente da un vivaio francese specializzato nelle selezioni della Champagne – in due porzioni di vigneti di Pinot Nero. Il primo è localizzato nei vigneti della Scuola Enologica di Alba e fa parte degli impianti sperimentali degli inizi degli anni 90 per il progetto Alta Langa; il secondo è di proprietà della Enrico Serafino ed è iscritto alla Docg Alta Langa, a Cerretto Langhe. I due impianti si trovano rispettivamente a 150 e 520 metri di altitudine, con esposizione a est e a ovest.
A partire dalla primavera 2024, le due tesi saranno oggetto di verifiche e confronti dal punto di vista tecnico. Nelle successive tre vendemmie si svolgeranno le rispettive microvinificazioni sperimentali, proprio a cura della Scuola Enologica, per la valutazione delle caratteristiche del Pinot Meunier in Piemonte. I dati rilevati saranno poi sottoposti, presumibilmente ad inizio 2027, al Tavolo Vitivinicolo Regionale per la validazione e per la prima iscrizione ufficiale come vitigno in osservazione e successivamente per quella definitiva.
L’ALTA LANGA PUNTA SUL PINOT MEUNIER CON ENRICO SERAFINO
«Il Pinot Meunier – afferma Nico Conta, presidente della Enrico Serafino – è una delle varietà più utilizzate per la produzione di spumanti Metodo classico a livello mondiale, ma attualmente vietata in Piemonte. Anche alla luce dello sviluppo della denominazione Alta Langa Docg, riservata esclusivamente al Metodo classico, ci sembra importante dare alla nostra regione un’ulteriore opportunità di sviluppo».
Si tratta di un progetto di lungo periodo, fortemente voluto da Kyle Krause, proprietario di Enrico Serafino, da sempre impegnato nella comunità locale. Infatti, l’investimento sarà interamente sostenuto dall’azienda che si farà anche carico di tutte le attività, dalla progettazione del vigneto sperimentale sino al risultato finale che sarà poi disponibile per tutti i viticoltori piemontesi.
In questo percorso, oltre alla Scuola Enologica di Alba, Enrico Serafino ha coinvolto la Regione Piemonte. «Siamo abituati a stare tranquilli – commenta l’assessore regionale MarcoProtopapa – a stare comodi, perché sembra la via migliore. Ma questa non è la filosofia dell’azienda che ha nuove idee e azzardi, che è innovativa e vuole vedere se si può aprire una nuova strada. La Regione condivide questa visione di miglioramento continuo».
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Il Moscato d’Asti può “invecchiare”? La risposta è sì, eccome. Ne è una prova il Moscato d’Asti 2004 Vite Vecchia di Ca’ d’Gal. Giallo oro nel calice, limpido e brillante con ancora una finissima effervescenza, come mai penseresti per un “semplice” Moscato d’Asti con 19 vendemmie sulle spalle. Ma questo è Il Moscato d’Asti che gioca un campionato tutto suo, all’interno dell’intera panoramica nazionale.
Delicato come l’annata, la 2004. Un ricamo di sensazioni al naso, di elicriso e macchia mediterranea dove le erbe – salvia, menta, aneto, melissa, citronella, timo limonato – si accarezzano e si amalgamano con note agrumate appassite, di bergamotto e arancia con una leggera chiusura di cocco. Ma con una freschezza che non pare vera per un vino di quasi 20 anni.
In bocca esplode in frutta, ancora agrumi ma anche pera. Poi timo, menta, salvia, perfettamente corrispondente al naso. Gustosissimo, non stanca mai. L’integrazione perfetta dona grande profondità gustativa. Un vino, il Moscato d’Asti 2004 Vite Vecchia di Ca’ d’Gal che rimane in testa il giorno dopo e quello dopo. E quello dopo ancora.
Medico per vocazione e sommelier per passione. Mi sono poi riscoperto medico per passione e sommelier per vocazione. Sostieni il nostro progetto editoriale con una donazione a questo link.
Il gruppo Piccini 1882 presenta la Chianti Winter Edition, confezione di 6 bottiglie di “Chianti Orange Limited Edition” che si distingue per le etichette a tema invernale, una diversa dall’altra. In vendita sino a marzo 2024 sugli scaffali dei partner commerciali italiani e stranieri della cantina toscana, vede protagonista il Chianti Docg Orange, uno dei vini simbolo di Piccini 1882, vestito per l’inverno e pensato per essere un dono di Natale a firma Piccini, emblema di un territorio vinicolo tra i più noti al mondo per la produzione enologica.
Il Chianti Orange è un prodotto giovane e contemporaneo. I grappoli di Sangiovese, Ciliegiolo e Canaiolo vengono attentamente selezionati e vinificati a temperatura controllata. Segue un lungo periodo di macerazione in tini d’acciaio, per smussare il gusto e ottenere un vino morbido e suadente. Al naso, aromi di frutti rossi e di erbe aromatiche. Il sorso è caldo e morbido, accompagnato da tannini vellutati e da un intenso finale di frutta matura. La Chianti Winter Edition di Piccini è compagna perfetta per l’abbinamento con zuppe, primi piatti, arrosti e pizza.
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Saranno disponibili a partire da gennaio 2024 i vini italiani di Messi. Un viaggio da nord a sud della Penisola per l’8 volte Pallone d’oro e capitano dell’Argentina, che ha scelto Veneto, Campania, Puglia e Sicilia per la nuova linea di vini denominata Lionel GOAT 10 Collection. Il viso del calciatore Lionel Messi campeggerà sulle etichette di Prosecco, Pinot Grigio, Chardonnay, Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Taurasi, Aglianico del Sannio, Negroamaro, Primitivo, Syrah, Grillo e Nero d’Avola.
Tra le novità anche due vini rossi della linea Lionel GOAT 10 Titanium, un Primitivo e un Syrah. Infine, due vini di punta della linea Lionel Diamond Collection, un Taurasi Docg e un Aglianico del Sannio Doc. I prezzi dei vini del “GOAT” – acronimo di Greatest of all times – variano da 32 a 495 euro a bottiglia.
La gamma nasce dalla collaborazione di Lionel Messi con MM Winemaker SA, società con sede a Rue du Fort-Barreau, 15 a Ginevra, in Svizzera. Dietro alle lettere “MM” si cela l’enologo Marco Maci – classe 1967 originario di Cellino San Marco (Brindisi), figlio di Angelo Maci, fondatore di Cantine Due Palme – che sembra condividere con il noto calciatore e campione del mondo una certa confidenza di sé.
I VINI ITALIANI DI LIONEL MESSI: CHI È MM WINEMAKER
«La notorietà acquisita “sul campo”, unita a solidi valori nella vita e nel lavoro – scrive di sé Marco Maci sul sito web che porta il suo nome – lo portano a creare importanti relazioni, a conoscere celebrità di ogni tipo e a frequentare amici ed estimatorispeciali tra i quali ama ricordare: Papa Giovanni Paolo II, Diego Armando Maradona, Tom Hanks, il presidente Cinese Xi Jinping… e molti altri».
Sempre sul proprio portale, Marco Maci winemaker parla del suo «innovativo ed unico sistema enologico, il Metodo Marco Maci®, che contraddistingue ogni sua bottiglia e che gli ha fatto vincere la doppia Medaglia d’oro, impresa mai riuscita a nessun enologo al mondo». Nel curriculum del winemaker brindisino che ha realizzato i vini italiani di Messi anche «una condanna a cinque anni e due mesi per la bancarotta della sua azienda vinicola», come riferiscono diversi articoli di cronaca del marzo 2017.
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Il Comune di Entracque, circa 800 abitanti in provincia di Cuneo, in Piemonte, ha dato vita insieme a Réva Winery, azienda vitivinicola delle Langhe, al primo vigneto della Valle Gesso, a 1042 metri sul livello del mare. Nascerà così il primo Riesling di Montagna della zona, per l’esattezza in località Tetti Violino, nella comunità montana delle Alpi del Maree del Parco delle Alpi Marittime. Le prime bottiglie dovrebbero essere pronte nel 2027. «Si tratta di una piccola produzione, più o meno duemila bottiglie, con vino affinato in buona parte in anfore», spiega Daniele Scaglia, general manager del Gruppo Réva che, a Monforte d’Alba, gestisce oltre 35 ettari di proprietà a conduzione biologica, su sei diversi terroir delle Langhe del Barolo e dell’Alta Langa.
«Abbiamo scelto il Riesling – continua Scaglia – perché, dopo diverse analisi, crediamo che la varietà d’uva e il terreno siano perfetti l’uno per l’altra. Avremmo potuto semplificarci la vita piantando una varietà più resistente, come fanno in altre valli, ma questo non ci darebbe modo di lavorare su un prodotto di qualità come vogliamo che sia questo vino». Per il Riesling di Montagna di Entraque, la cantina ha messo a disposizione l’agronomo Roberto Abbate e l’enologo Beppe Caviola. Il progetto nasce dalle preoccupazioni di Miroslav Lekes, proprietario di Réva Winery originario di Brno, in Repubblica Cieca, sui cambiamenti climatici, oltre che dal suo desiderio di produrre un Riesling di declinazione tedesca.
IL RIESLING DELLA COMUNITÀ MONTANA
A condividere il progetto Gian Pietro Pepino, sindaco di Entracque, luogo in cui nessuno, prima, aveva mai pensato di fare vino. Le temperature in aumento spingono a pensare a nuove soluzioni e a sfide diverse. Iniziano così la ricerca e le analisi dei terreni e il progetto prende forma. Con il sostegno ufficiale del Comune di Entracque, il 18 luglio 2023 sono state piantumate 2.300 piante di Riesling. Il terreno argilloso è perfetto per la coltivazione della vite e ha una colorazione rossastra, caratteristica che indica la presenza di ferro e sedimenti rocciosi da erosione, graditi dal Riesling. Altro importante fattore è la temperatura, che in estate va dai 14-16° ai 28-30°, capace di fornire la giusta concentrazione di zuccheri in ogni acino e un notevole sviluppo degli aromi.
Il progetto prevede un vino portavoce dei tempi odierni e delle sue mode: ecco perché è in corso lo studio sull’affinamento di questo Riesling di Montagna in anfore e piccole botti. «Siamo fiduciosi sui risultati, ma lo siamo ancora di più per il grande potenziale di un progetto che sta dando una seconda occasione a terre ormai in disuso da anni, creando un nuovo potenziale prodotto tipico. Una nuova proposta per i visitatori di Entracque e delle zone limitrofe e una nuova possibilità di lavoro per i giovani e i meno giovani. In poche parole stiamo creando un nuovo futuro per la nostra comunità». Non a caso, l’intera produzione sarà realizzata nel territorio di Entracque, coinvolgendo piccole realtà locali «per fare sì che diventi un progetto capace di rappresentare l’intera comunità e, in prospettiva, un’alternativa per i territori montani».
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Si sono tenute ieri le premiazioni della III Rassegna vini Piwi, concorso che ha sancito quali siano i Migliori Piwi italiani 2023. I numeri forniti dagli organizzatori – Fondazione Mach di San Michele all’Adige (Trento) – confermano la crescita del movimento dei vitigni resistenti in Italia, con 110 etichette in gara in sette categorie, rispetto agli 82 vini iscritti da 37 cantine alla II Rassegna, nel 2022. I vini Piwi sono ottenuti da uve prodotte da piante selezionate per avere dei caratteri di resistenza alle principali malattie fungine. Richiedono dunque un numero ridotto di interventi fitosanitari da parte del viticoltore.
I VITIGNI RESISTENTI PIWI IN ITALIA
A livello europeo queste varietà sono state ammesse in diverse Dop. In Italia, diverse regioni non hanno ancora autorizzato la coltivazione delle uve Piwi, nemmeno per produrre vino generico, da tavola, o Igt. Il Registro Nazionale delle Varietà di Vino comprende al momento 36 varietà Piwi e la superficie coltivata è di poche migliaia di ettari. La regione più progressista è il Veneto, con il numero più elevato di ettari.
MIGLIORI PIWI ITALIANI 2023 – VINI BIANCHI
CLASSIFICA
VINO
CANTINA
1
Weinberg Dolomiten Solaris IGT 2022
Weingut tenuta Ploner
2
Arconi Bianco 2022
Terre di Ger
3
Planties Weis mitterberg IGT 2022
St. Quirinus
MENZIONI PER:
Limine Bianco IGP Venezia Giulia 2022
Terre di Ger
Cigno Bianco 2022
Parco del Venda
Mybrid 2022
Postumia vini
Athol 2022
Az. Agr. Sartori Michele
Solaris 2022
Az. Menel Giuliano
M’ama 2022
Soc. Agr. Albafiorita
Sauvignon Nepis Igt Veneto Piwi Bio Vegano 2022
Le Carline
Balbo 2022
Ca’ da Roman
Natus 2021
Cantina Ritterhof
Bronner IGT mitterberg 2022
Gruberhof
Souvignier Gris IGT Veneto 2021
Soc. Agr. Gentili
Johanniter 2022
Az. Agri. El Zeremia di Zadra Lorenzo
Igt Vigneti delle Dolomiti Piwi 2022 “White rock”
Vivallis
Aromatta
Villa Persani – Clementi Silvano
Ca de la Luce 2021
Rocche dei Vignali
La Ciòla 2022
Az. Agr. Bondaion
MIGLIORI PIWI ITALIANI 2023 – VINI ROSSI
CLASSIFICA
VINO
CANTINA
1
Olympus 2022
Cantina Trezero di Gri Alessio
2
El Masut 2021
Terre di Ger
3
Rosso Resiliens Piwi Bio Vegano 2022
Le Carline
MENZIONI PER:
Caliere 2021
Terre di Ger
Urano 2020
Le Carezze
Plonties Rot Mitterberg Igt 2019
St. Quirinus
Rosso Igt Veneto senza solfiti aggiunti 2022 “Kontiki”
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Torna al mittente la proposta di “inglobare” nella Doc Spoleto i territori di produzione della Doc Montefalco Bianco, incentrata sul vitigno Trebbiano Spoletino. Il presidente del Consorzio, Giampaolo Tabarrini, nega che la discussione sia ufficialmente avviata tra i produttori. Il promotore dell’iniziativa, Gianluca Piernera, sostiene invece di averla formalmente presentata al Cda dell’ente Tutela Vini di Montefalco, in qualità di presidente della Commissione tecnica Spoleto. Secondo il titolare di Cantina Ninni, l’assoggettamento alla Doc Spoleto di territori che oggi ricadono sotto l’egida della Doc Montefalco – come Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria – consentirebbe al Trebbiano Spoletino di «raggiungere in 5 anni oltre un milione di bottiglie, contro le attuali 200 mila circa».
Sempre secondo Piernera, «chi oggi imbottiglia lo Spoletino ricorrendo all’Umbria Igt, per scarsa fiducia nelle potenzialità della Doc Montefalco Bianco, domani virerebbe volentieri alla Doc Spoleto, consentendo al vitigno e al territorio di farsi conoscere meglio nel mondo e di rispondere alle richieste dei buyer». Un braccio di ferro, quello tra Spoleto e Montefalco (territori uniti dal 2019) che rischia di avere ripercussioni sulle prossime elezioni del Consorzio Vini umbro, con Giampaolo Tabarrini che si dice già sicuro di fare un passo indietro. «Rappresentare i colleghi come primo presidente montefalchese eletto nella storia è stato un onore e un’esperienza bellissima, gloriosa, gratificante. Ma a 7 mesi dalla scadenza del mandato posso già dire che non mi ricandido», rivela l’attuale numero uno in esclusiva a winemag.it.
TABARRINI NON SI RICANDIDA, MA INDICA LA VIA
La decisione, tuttavia, non riguarda la questione Trebbiano Spoletino. «Non la voglio affrontare – commenta Tabarrini – perché di concreto, al momento, non c’è nulla. Quel che so è che, per legge, nessuna denominazione può sostituire un’altra. Nessuna denominazione può essere abrogata. Sostenere che la Doc Montefalco Bianco possa essere sostituita dalla Doc Spoleto, o viceversa, è sostanzialmente improprio. Che sul Trebbiano Spoletino ci siano dei problemi è vero, ma sono legati al campanilismo mascherato da discorsi “puristi”. Non si può parlare di apertura e condivisione e, al contempo, discutere di “zona classica” per il Trebbiano Spoletino. A Spoleto c’è chi dice di voler condividere, volendo tuttavia rimanere “principe”».
Tabarrini esamina però i dati disponibili delle ultime vendemmie. «Nel 2021 – spiega – la Montefalco Bianco ha registrato 49.432 bottiglie. Nel 2022: 58 mila. La Spoleto Doc, nel 2021 si è assestata su 180.608 e, nel 2022, 162.161. Estrapolando risulta che, nel 2021, nel Comune di Montefalco è stato prodotto il 92% della Trebbiano Spoletino Spoleto Doc e nel 2022 il 94%. Ipotizzando una media del 93%, a Montefalco, sommando le due Doc, sono state prodotte 217.397 bottiglie nel 2021 e 208.810 mila nel 2022. Dati che lasciano chiaramente intendere come la massa critica del Trebbiano Spoletino viene prodotta nel Comune di Montefalco e non a Spoleto. Il cuore nevralgico, storico e produttivo del vitigno è ben definito. Ed è lì che si trovano le vigne, non altrove».
CAPRAI E PARDI, PRODUTTORI DIVISI SUL FUTURO DEL TREBBIANO SPOLETINO
La discussione tiene banco tra i produttori, fuori dalle sale consortili. «La Doc Spoleto è nata in maniera prepotente – afferma Marco Caprai, intercettato a Milano in occasione di una cena stampa organizzata dall’agenzia Vino à la carte di Francesca Negri – cercando di dividere Montefalco, di spaccarlo, coprendo in parte lo stesso territorio geopolitico, con violenza politica piuttosto pesante e con un disciplinare dal quale solo ora si vuole prendere le distanze. Le denominazioni non possono nascere come sopraffazioni. Per entrare in un’altra denominazione bisogna chiedere il permesso a tutti, non consultare solo la componente politica, che non ha titolo di discutere di vino».
«Le denominazioni – continua Caprai – nascono sulla tradizione. Senza tradizione non c’è denominazione, perché quest’ultima non nasce da meri impulsi di mercato. La Montefalco Bianco ha la sua tradizione trentennale e il suo progetto. Non vedo perché qualcuno voglia permettersi di chiudere con la tradizione. Faccio gli auguri alla Spoleto Doc ma, per quanto ci riguarda, noi continueremo a utilizzare la Montefalco Bianco». Di tutt’altro avviso Alberto Pardi, intercettato ancora una volta a Milano, in occasione di un pranzo stampa organizzato dall’agenzia Pr Comunicare il Vino di Riccardo Gabriele.
«Penso che non sia sbagliata l’idea di “accorpare” le due Doc – commenta l’esponente della Cantina Fratelli Pardi – perché è inutile avere contemporaneamente una denominazione come Montefalco Bianco e la Doc Spoleto Trebbiano Spoletino. Oltretutto, quest’ultima è gestita oggi dal Consorzio Tutela Vini di Montefalco. La nostra azienda si trova in quella porzione di territorio di Montefalco inclusa nella Doc Spoleto, quindi abbiamo una visione “di parte”. Ma è giusto chiedersi che Doc sei se conti quattro produttori? A livello mediatico e produttivo, trovo giusta la proposta di accorpamento». Palla al centro, allora, nella partita che sembra destinata a decidere le sorti del Consorzio umbro.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Un quadro sul quale pesano le incertezze legate alla limitata crescita del PIL e al trend dell’inflazione, che mette a rischio la resilienza dei comparti cardine della Federazione. È la fotografia generale che emerge dall’analisi dei dati della nuova release dell’Osservatorio Federvini a cura di Nomisma e TradeLab, che rileva come il flebile segno più del prodotto interno lordo nazionale (+0,7% nel 2023 con previsione di +0,8% per l’anno prossimo) sia di fatto neutralizzato dal trend inflattivo (+1,8% sul 2022). Scenario in chiaroscuro che ha influenzato il clima di fiducia di imprese e consumatori: dopo una parziale stabilità nel primo semestre dell’anno, si registra una flessione a partire dall’estate.
«Dopo un 2022 caratterizzato da una forte ripresa post pandemia, l’andamento di quest’anno era in larga parte previsto, anche alla luce di un quadro caratterizzato da tensioni geopolitiche e dal rallentamento più marcato nell’Eurozona – dichiara Micaela Pallini, Presidente Federvini – I dati del nostro Osservatorio evidenziano nel complesso la capacità di resilienza del settore dei vini, degli spiriti e degli aceti italiani che si conferma un pilastro fondamentale dell’agroalimentare nazionale».
«Oggi più che mai – sempre secondo Pallini – è il momento di fare sistema di fronte alle sfide internazionali. La posizione dell’Italia in difesa di uno dei suoi settori più rappresentativi dovrà trovare costanza e continuità, non solo a partire dalla discussione sulla proposta di regolamento imballaggi, che torna in agenda il prossimo 18 dicembre al Consiglio UE dopo un primo esito positivo al Parlamento europeo, ma anche nel corso di altri processi normativi quali quelli relativi a etichettatura e QR Code».
LEGGERA FLESSIONE PER I VINI, SOFFRONO GLI ACETI. RALLENTANO GLI SPRIRITS
Sul fronte delle esportazioni dei vini, l’Italia registra nei primi otto mesi del 2023 una flessione pari allo 0,7% a valore ma una tenuta sul fronte dei volumi (+0,8%). Un dato che in ogni caso va ponderato alla luce del record registrato nel 2022, anno in cui si è concretizzata una forte ripresa dopo il periodo pandemico, tanto è vero che rispetto alle esportazioni pre-Covid (2019), l’incremento nelle quantità risulta vicino al +4%. Inoltre, se guardiamo agli altri grandi Paesi esportatori, solo la Nuova Zelanda mostra una “flebile” tenuta, mentre la Spagna perde il 2,5% a valore, l’Australia il 16%, gli USA il 23,4% e il Cile in decisa picchiata con -25,5%.
Positivo il trend delle esportazioni in quantità di vini italiani in Francia (+15,5%) mentre flettono gli altri mercati di riferimento quali Stati Uniti (-11,5%), Regno Unito (-1,9%) e Giappone (-16,3%). Nota confortante dagli spumanti che crescono in Francia (+24,8%) e Svezia (+20,8%). Luci ed ombre per il mondo degli spirits, con una crescita a valore del 5% rispetto al 2022 con un peso complessivo superiore al miliardo di euro, ma con flessioni in volume (-2,4%).
I liquori crescono marginalmente in valore negli USA con un +1,4% mentre perdono qualcosa a volume (-0,7%). Infine, l’export totale di Grappa che si contrae a volume di oltre il 12%, a fronte di una riduzione a valori del 6%. Quanto agli aceti, l’export nei primi otto mesi dell’anno si riduce in modo particolare negli Stati Uniti, il principale mercato di sbocco (-19% a valore e -28% a volume). A volume si registra una dinamica positiva in Austria (+92%), Regno Unito (+7,5%) e Germania (+2,7%).
VINO: RALLENTAMENTO DEI VOLUMI AL SUPERMERCATO
Nei primi nove mesi del 2023, il vino registra un +3,3% sul 2022 per un ammontare superiore ai 2 miliardi di euro. Sul totale delle vendite la categoria dei fermi e frizzanti ricopre la quota più ampia (77%) seguiti dagli spumanti (21,8%) e dal vermouth (0,7%). Positivo il trend di vendita degli spumanti (+6,2% a valori) con la categoria dei fermi e frizzanti che cresce del 2,6% a valore, sostenuta dal gradimento dei vini a marchio Igp (+3,5% a valore) e Dop (+2,7% a valore).
Segno più per gli spiriti italiani (+2,6%) rispetto allo scorso anno con un valore di circa 900 milioni di euro. Tra le categorie i distillati e le acquaviti rappresentano il 44,9% del totale, seguono liquori dolci (19,8%), aperitivi alcolici (19,1%) e amari (16,3%). Grappa e whisky si attestano tra i prodotti più venduti in GDO. Quanto ai liquori dolci in testa il limoncello, la sambuca e i liquori cremosi. Spicca la crescita dei prodotti a base d’uovo (+12,5% a valori) e al caffè (+9,9% a valori). Tra gli aperitivi, si evidenzia un vero e proprio boom per gli alcolici pre-miscelati (+25% a valori e +23,8% a volumi).
+2,7% per gli aceti sul 2022 per un valore totale di 105 milioni di euro nei primi tre trimestri dell’anno. L’aceto di vino è il più consumato (46,7% del totale), con l’Aceto Balsamico di Modena IGP al 34,3% e l’aceto di mele al 19%. Quanto al trend di vendita in GDO, l’aceto di mele si mette in luce (+5,9% a valori) ed è l’unica categoria che tiene anche a volumi (+0,6%) insieme all’aceto di vino (+1,5%).
APERTIVI E DOPO CENA: È CRISI DEL “FUORI CASA” IN ITALIA
Il trend evidenziato dall’approfondimento a cura di TradeLab nell’ambito dell’Osservatorio Federvini rivela un incremento di spesa di 2,5 miliardi di euro rispetto all’anno scorso (+4,3% in termini di valore del mercato). In totale è aumentato anche il numero di visite (+0,7%). Nel periodo tra gennaio e settembre in dettaglio gli aperitivi serali crescono del 3% in termini di presenze e del 5% a valore, la cena vede un +1% di presenze e un +4% a valore, mentre crollano le occasioni dopocena e notturne (-14% in presenze e consumi).
Numeri che cambiano se guardiamo esclusivamente ai mesi estivi: il trimestre luglio-settembre del 2023 si è chiuso infatti con un dato di contrazione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il trend negativo (-6% a visite e -4% a valore) è il risultato di più fattori concomitanti quali il quadro economico e inflattivo sfavorevole, il benchmark molto positivo del 2022, le condizioni meteo altalenanti durante la stagione nonché l’aumento del numero degli italiani che hanno scelto di trascorrere le vacanze all’estero.
In termini di consumazioni le bevande alcoliche hanno rappresentato il 12% del totale dei consumi (1,1 miliardi di consumazioni di vino e spiriti nel corso dei primi tre trimestri dell’anno). Il consumo di vino e dei cocktails alcolici è cresciuto dell’1%, quello delle bollicine del 9%. Riscontro al ribasso invece per amari (-7%) e spiriti lisci (-11%).
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Non solo critiche al nuovo sistema di etichettatura vini dell’Ue che entrerà in vigore l’8 dicembre 2023, in seguito alla comunicazione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 24 Novembre. «Eravamo già molto soddisfatti per aver contribuito alla definizione dell’obbligo di indicare nell’etichetta elettronica il mosto d’uva concentrato e il saccarosio tra gli ingredienti per l’arricchimento dei vini – afferma Marco Bertagni, presidente delle associazioni di settore dei mosti FederMosti e MUST – ma lo siamo ancora di più adesso che la dizione “ingredienti” è stata oggetto di un upgrading. Andrà posta nell’etichetta cartacea e da lì, attraverso il QR Code, il consumatore acquisirà in maniera diretta un’informazione fondamentale, ovvero se il vino è stato arricchito con un derivato dell’uva, o con uno zucchero esogeno a questa filiera».
Le sostanze utilizzate per l’arricchimento sono considerate ingredienti «nella misura in cui sono aggiunte durante la produzione e presenti nel prodotto finito», anche se sotto forma modificata, e devono pertanto essere indicate nell’elenco degli ingredienti. I termini «mosto di uve concentrato» e «mosto di uve concentrato rettificato» possono essere sostituiti ciascuno dall’indicazione «mosto di uve concentrato» oppure possono essere raggruppati e figurare nell’elenco degli ingredienti soltanto come «mosto di uve concentrato». Il saccarosio, l’altra sostanza ammessa per l’arricchimento, deve essere indicato separatamente.
«Siamo dispiaciuti per i produttori di vino per la tempistica, inadeguata, con cui l’Unione Europea ha diramato le disposizioni operative – conclude Bertagni – che costringerà a modificare molte etichette già stampate. Tuttavia, per quanto riguarda l’esplicita indicazione dello zucchero in etichetta cartacea tramite QR Code, si tratta di un successo pieno, che all’inizio del processo di revisione dell’etichettatura dei vini sembrava una chimera».
Etichettatura vino, UE cambia regole al 90°: QR code non basta, insorgono produttori
Etichettatura vino, UE cambia regole al 90° QR code non basta più. Insorgono I produttori: milioni di etichette a rischio distruzione
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EDITORIALE – C’era da aspettarselo, o forse no. Il Cava Meeting 2023, l’evento dell’anno per la denominazione spumantistica spagnola che nel 2022 ha venduto 249,135 milioni di bottiglie (+ 4.58% rispetto al 2021) esportandone il 69%, avrebbe potuto trasformarsi nell’esercizio di autocelebrazione ormai così consueto nel settore da rischiare di passare inosservato, al giudizio dei più. È andata, invece, pressoché all’opposto, tra inutili criticismi e punti rimasti oscuri sul futuro. Nella tre giorni di Barcellona del 26, 27 e 28 novembre, c’è chi è riuscito a massacrare (a parole, s’intende) il vino simbolo di una nazione intera, con il pressapochismo e lo snobismo tipico di chi è abituato ad analizzare il vino in giacca e cravatta; senza calarsi mai (m-a-i) tra la gente, o immaginarsi seduto a una tavola diversa da quella di un ristorante stellato, in compagnia di persone appartenenti al proprio “rango”. Magari dopo il tè delle 5.
Non farò i nomi perché, questa volta, contano poco alla fine dei conti. A preoccuparmi, tout court, è il messaggio che arriva dal settore e da alcuni dei suoi “specialisti”. In un periodo in cui ci si interroga su come coinvolgere le nuove generazioni nella cultura del bere e in cui si è costretti a spiegare la differenza tra “consumo” e “abuso” di alcolici, c’è ancora troppa gente a cui viene dato un microfono per parlarsi addosso, in sostanza per dire (o provare a suggerire) “quanti euro/dollari/sterline” dovrebbe costare una “buona bottiglia” (guarda caso sempre tanto), senza concentrarsi, invece, sul “dove, quando, cosa, chi, perché”.
Il risultato? Sempre più consumatori si allontano dal vino, spaventati dal costo minimo (presunto) di una “bottiglia buona” e – ancor più – dalla retorica dell’artigianalità e “dell’integralmente prodotto” come sinonimo di qualità assoluta e garantita: la Docg delle dimensioni che contano, a livello inversamente proporzionale. La più grande panzana del marketing enoico dei giorni nostri diventa regola d’oro per approfittare di un palco. Ergersi a paladini del “vino per pochi”. E sostenere, tronfi, “costa tanto, dunque è buono, questa è la strada, ergo sum“.
FANTASIE SNOB: «MENO CAVA E SOLO PER L’ALTA GASTRONOMIA»
Al Cava Meeting 2023 ho sentito chiaramente dire che, «per aumentare la redditività del prodotto bisognerebbe produrne di meno». Facile, no? Soluzioni dal sala del tè delle 5, snocciolate “aggratis” dal palco di uno degli eventi mondiali dell’anno. In realtà, per chiunque abbia un minimo di contatto con la realtà quotidiana del settore, l’idea che il Cava, per risollevare le proprie sorti – o, meglio, la propria immagine logorata dagli entry level venduti nel mondo a prezzi da discount per un Metodo classico – debba seguire l’esempio di Bordeaux (650 milioni di bottiglie commercializzate all’anno, 5 mila chateau, 52 cooperative e 125 mila ettari complessivi, contro i 38.274 della DO spagnola) è aberrante. Se in Francia ci si può permettere di espiantare “per decreto” 9.500 ettari, in Spagna una decisione simile scatenerebbe (giustamente) la rivoluzione.
E se è davvero questa la panacea prospettata degli “esperti del settore”, allora servirebbe anche il coraggio di finire la frase: chiedendo pubblicamente ad aziende come Freixenet, Codorniù, Garcia-Carrion o Vallformosa – che da sole o, meglio, grazie a migliaia di soci viticoltori, producono oltre il 70% delle bottiglie del Cava – di abbandonare il Consejo Regulador, spianando la strada ai soli Elaborador integral, i “piccoli” produttori di filiera (il che sarebbe l’ennesima follia). Altro capitolo, quello del target del Cava: a chi dovrebbe rivolgersi lo spumante spagnolo per accrescere la propria reputazione? Secondo alcuni degli esperti intervenuti al Meeting 2023, «dovrebbe concentrarsi solo sull’alta ristorazione, per riposizionarsi ad alti livelli d’immagine, soprattutto all’estero e in Uk».
Peccato che la quota relativa all’apice della piramide produttiva (Cava de Superior Reserva, Cava de Superior Gran Reserva e, ancor più, Cava de Superior Paratge Qualificat – a proposito: qualcuno si è chiesto quanto sono difficili da memorizzare questi nomi all’estero?!) riguardi una minuscola percentuale del totale della produzione, incapace al momento di fare massa critica. Abbandonare il target “festeggiamenti” / “celebrazioni”, in cui si inseriscono i “base” con affinamento di 9 mesi – segmento fortemente presidiato nelle politiche di marketing nazionali e globali delle grandi case spumantistiche spagnole – sarebbe un po’ come rinnegare l’origine stessa del Cava, in voga dal 1872 come “bollicina” delle feste, da preferire allo Champagne francese.
IL CAVA E LE SUE 4 “SOTTOZONE”: VALORE OPPURE OSTACOLO?
Dubbi, da parte di qualche relatore, anche sulle potenzialità della valorizzazione dell’origine e delle sottozone (Comtats de Barcelona, Valle del Ebro, Viñedos de Almendralejo e “Zona de Levante“). In Spagna – a differenza di quanto sta cercando di fare faticosamente il Consejo Regulador guidato da Javier Pagés , uscito fieramente a testa alta dal Cava Meeting 2023 proprio grazie alla mancanza di soluzioni logiche a problemi reali come la redditività e la ridistribuzione di un valore uniforme su tutta la base consortile – c’è chi è convinto che questa non sia la strada da seguire: «Troppo difficile, il mercato non riconoscerebbe le sottozone e i consumatori si confonderebbero».
Oibò: qualcosa non torna (ancora una volta, e non è la prima) perché l’origine dei vini è da sempre – e lo è oggi, a maggior ragione – una peculiarità nelle carte dei vini dell’alta ristorazione e nella differenziazione dei vini di qualità. Che fare, allora? Piangersi un po’ addosso, di sicuro. Già, perché nella retorica spagnola – molto più comunemente di quanto si possa immaginare – competitor diretti come gli italiani sono semplicemente considerati «migliori venditori», al di là del prodotto. E sarebbe questa la principale ragione del successo dei nostri (e di altri) vini (Prosecco in primis). «Noi spagnoli siamo così incapaci di “venderci” – ha dichiarato uno dei relatori del Cava Meeting 2023 – che altri hanno prodotti peggiori, ma li vendono meglio».
Il tutto, a seguito di una delle frasi più scioccanti (in termini di banalità del concetto) arrivate dal palco del convegno: «Il Prosecco è fatto da una macchina, il Cava è molto più difficile da produrre, essendo un Metodo classico». Eppure è proprio una scelta degli spagnoli quella di continuare ad accostare il Cava al Prosecco (chiaramente per via dello scarso posizionamento prezzo medio del Metodo classico Made in Spain, misconoscendo – tra gli altri aspetti – la costante progressione del valore del Conegliano Valdobbiadene). Pagés, stuzzicato sull’argomento dal sottoscritto, ammette in maniera molto onesta che «il continuo accostamento del Cava al Prosecco è un errore».
CAVA CHIAMA PIANETA TERRA: GLI INTERVENTI REALISTICI DI MESTRES E FREIXENET
Della stessa opinione sembrano essere anche altri interpreti di grande visione come Jaume Vial, direttore vendite di Mestres, e Pedro Ferrer, vicepresidente di HenkellFreixenet Group (che in Italia produce Prosecco con Mionetto), secondo i quali servirebbe un cambio di passo nella forma-mentis dei viticoltori locali. «Un Cava di 9 mesi è uguale a uno di 18, 24 o 36? Certo che no. Ma possono coesistere e, per ognuno, bisogna creare una linea di comunicazione differente, capace di raggiungere il determinato target di consumatori, senza esclusioni. Spesso, nel mondo del vino, ci parliamo addosso senza capire chi abbiamo di fronte», ha chiosato coraggiosamente Vial, confermandosi profondo conoscitore delle (reali) dinamiche del mercato internazionale, ben al di là delle sale da tè e dei salotti “bene”.
«Come si fa ad alzare il prezzo del Cava?Il valore di una bottiglia risiede spesso nel brand. E il Cava ha molti brand di valore. Non si può pensare di incrementare il valore riducendo semplicemente la produzione. Al contrario, le produzioni al vertice della piramide qualitativa devono spingere verso l’alto quelle alla base della piramide qualitativa, per generare maggiore redditività lungo tutta la catena. Ascoltare i consumatori deve essere una priorità: nel mondo del Cava possono coesistere diverse anime e interpretazioni», ha fatto eco Ferrer.
Nel frattempo, tanto tra le giovani generazioni di produttori spagnoli quanto tra le aziende che godono di una certa storicità nel mondo Cava, si fa avanti lo “spettro” del Pét-Nat. Vini più esili, immediati e meno costosi da produrre, che piacciono ai giovani di mezzo mondo e sono in grado di catturare facilmente l’attenzione per la loro attitudine spensierata e funky, proponendosi come alternativa di qualità alla birra. La formula vale per i “big” tanto quanto per aziende più di nicchia e certificate biologiche come Alta Alella, passate da 2 a 15 mila bottiglie di Pét-Nat in 6 anni, pur continuando a credere (fortemente e con ottimi risultati) nei Cava da lungo affinamento. E se il segreto del successo del Cava fosse un passo indietro, per farne 10 in avanti?
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Con 985 Vignaioli e più di 26mila ingressi distribuiti nei tre giorni, il Mercato Fivi 2023 in scena a Bologna ha segnato un nuovo record. La manifestazione della Federazione italiana vignaioli indipendenti si è svolta per la prima volta a BolognaFiere, dopo l’esordio e le storiche edizioni a Piacenza.
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A quasi dieci anni dall’istituzione della nuova tipologia – e dopo non pochi tumulti – il Chianti Classico Gran Selezione ha finalmente trovato la sua reale dimensione nei calici. Porla all’apice della piramide qualitativa della Docg è stata una mezza rivoluzione: la prima volta nella legislazione vitivinicola italiana. Ora si può dire che l’impresa è definitivamente compiuta, grazie a vini dal profilo spiccatamente identitario. Figli del terroir e, non di rado, di singole parcelle, ben distinguibili dalla già esistente tipologia Riserva, con cui la Gran Selezione andava a talvolta a sovrapporsi in passato, organoletticamente. È quanto emerge in maniera chiara dalla degustazione alla cieca di oltre 60 campioni (2020, 2019, 2018, 2017, 2016) di 49 cantine del Gallo Nero, organizzata da winemag.it in collaborazione con il Consorzio di Tutela fiorentino.
In attesa dei dati aggiornati che saranno forniti in occasione della Chianti Classico Collection 2024, anche i numeri sembrano dare ragione alla Gran Selezione. La tipologia rappresenta attualmente circa il 6% della produzione totale di Chianti Classico (quest’ultima pari a 35-38 milioni di bottiglie, 270 mila ettolitri medi all’anno). L’introduzione di 11 UGA (Unità Geografiche Aggiuntive), in etichetta ufficialmente da luglio 2023, è l’ultima mossa del Consorzio, che dà la misura di un progetto unico nel panorama enologico italiano. «Un traguardo storico per la denominazione – dichiara il presidente Giovanni Manetti – dal momento che adesso tutti i consumatori potranno finalmente scegliere vini provenienti dalle diverse UGA e apprezzare le sfumature del territorio del Gallo Nero. Un ulteriore passo per la valorizzazione delle caratteristiche distintive del Chianti Classico».
COS’È IL CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE: LE CARATTERISTICHE
La Gran Selezione è un vino prodotto da uve di esclusiva pertinenza aziendale, coltivate nei vigneti più vocati e con regole severe. Un nuovo punto di riferimento nel panorama enologico internazionale. Oltre a prevedere caratteristiche chimiche e organolettiche idonee a vini di elevata qualità, la Gran Selezione può essere commercializzata solo dopo un invecchiamento minimo di 30 mesi e un periodo obbligatorio di affinamento in bottiglia.
La Gran Selezione ha anche il merito di esaltare i diversi caratteri di un territorio ampio e polimorfo, per questo diviso in undici Unità Geografiche Aggiuntive e in zone climaticamente e pedologicamente differenti, ma unite dall’inconfondibile “firma” del Sangiovese. Cosa aspettarsi dal Chianti Classico Gran Selezione dal punto di vista organolettico? Lo spiega molto bene il Consorzio: «Un vino di struttura importante che, grazie alla selezione delle uve e al lungo affinamento, consegue equilibrio e armonia superiori, profondità gustativa e complessità aromatica. Al palato abbina immediatezza di frutto unitamente alle affascinanti nuance tipiche dei vini capaci di una lunga evoluzione».
MARCO RICASOLI FIRIDOLFI: «GRAN SELEZIONE? GRANDE INTUIZIONE»
Grande soddisfazione per la tipologia anche da parte dei produttori. Qualcuno chiede addirittura di alzare ulteriormente l’asticella. «L’introduzione della Gran Selezione – commenta Marco Ricasoli Firidolfi, titolare della cantina Rocca di Montegrossi – è stata una grande intuizione per fare capire l’altissima qualità della denominazione del Chianti Classico. Tuttavia, avrei voluto che su alcuni dei requisiti che contraddistinguono la Gran Selezione in rapporto alla Riserva venissero applicati parametri più rigidi per segnare una distanza più evidente tra le due classificazioni. Ad esempio, sarebbe auspicabile una differenza più netta sul tempo minimo di maturazione dei vini, che attualmente prevede (inclusi i 6 mesi di affinamento in bottiglia) 30 mesi per la Gran Selezione e 24 mesi per la Riserva».
«Apprezzo molto – continua Ricasoli Firidolfi – la decisione di vietare tra tre anni i vigneti internazionali dai blend della Gran Selezione. E sono anche d’accordo all’aumento della percentuale minima di Sangiovese, dall’80 al 90%. Non ritengo invece di dovere arrivare a una Gran Selezione con 100% Sangiovese, poiché sarebbe incoerente con la storia e la tradizione del Chianti Classico, dove il Sangiovese è da sempre protagonista dei vini, ma in uvaggio e non in purezza».
Il titolare di Rocca di Montegrossi avanza infine una proposta destinata ad animare il dibattito sulla tipologia: «Ritengo opportuno introdurre un criterio di proporzionalità tra l’estensione vitata di un’azienda e il numero di etichetteGran Selezione prodotte, al fine di evitare situazioni in cui a pochi ettari vitati aziendali corrispondano magari tre vini diversi. La Gran Selezione dovrebbe infatti rappresentare il “meglio” di un’azienda. Appare poco convincente che ciò possa corrispondere alla totalità, o quasi, della produzione aziendale».
GRAN SELEZIONE 2020, 2019, 2018, 2017 E 2016: I PUNTEGGI
97/100
VINO
ANNO
CANTINA
ZONA
PUNTI
14
Chianti Classico Docg Vigna del Sorbo
2020
Fontodi
Panzano
97/100
48
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Gittori Gaiole
2020
Riecine
Gaiole
97/100
96/100
VINO
ANNO
CANTINA
ZONA
PUNTI
5
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vicoregio 36
2020
Castello di Fonterutoli
Castelnuovo Berardenga
96/100
13
Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrazze San Leolino
2020
Fontodi
Panzano
96/100
54
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2018
Tenuta Casenuove
Greve
96/100
63
Chianti Classico Docg Gran Selezione Squarcialupi
2016
Tenute Squarcialupi – La Castellina di Tommaso Bojola
Castellina in Chianti
96/100
95/100
VINO
ANNO
CANTINA
ZONA
PUNTI
6
Chianti Classico Docg Gran Selezione Badiòla
2020
Castello di Fonterutoli
Radda
95/100
16
Chianti Classico Docg Gran Selezione I Salci
2016
Borgo Salcetino – Livon
Radda
95/100
19
Chianti Classico Docg Gran Selezione Riserva Ducale Oro
2019
Ruffino
Castellina in Chianti
95/100
25
Chianti Classico Docg Gran Selezione Giovanni Folonari
2018
Tenuta di Nozzole
Greve
95/100
26
Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrabianca
2019
Arillo in Terrabianca
Radda
95/100
31
Chianti Classico Docg Gran Selezione Bruciagna
2020
Castello La Leccia
Castellina in Chianti
95/100
38
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Poggiarso
2020
Castello di Meleto
Gaiole
95/100
42
Chianti Classico Docg Gran Selezione Rialzi
2019
Tenuta Perano – Frescobaldi
Gaiole
95/100
47
Chianti Classico Docg Gran Selezione Sei Bio
2020
Querceto di Castellina
Castellina in Chianti
95/100
58
Chianti Classico Docg Gran Selezione Sergio Zingarelli
2019
Rocca delle Macie
Castellina in Chianti
95/100
94/100
VINO
ANNO
CANTINA
ZONA
PUNTI
1
Chianti Classico Docg Gran Selezione Strada al Sasso
2020
Tenuta di Arceno
Castelnuovo Berardenga
94/100
8
Chianti Classico Docg Gran Selezione Zac
2019
Principe Corsini – Villa Le Corti
San Casciano Val di Pesa
94/100
21
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Montaperto
2018
Fattoria Carpineta Fontalpino
Castelnuovo Berardenga
94/100
23
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna del Capannino
2020
Bibbiano
Castellina in Chianti
94/100
33
Chianti Classico Docg Gran Selezione Bellezza
2018
Castello di Gabbiano
San Casciano
94/100
34
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vecchie Vigne
2019
Podere Castellinuzza – Paolo Coccia
Lamole
94/100
39
Chianti Classico Docg Gran Selezione Trebbio
2020
Castello di Meleto
Gaiole
94/100
53
Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Masse di Greve
2017
Lanciola
Greve
94/100
61
Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Balze
2019
Il Poggiolino
San Donato in Poggio
94/100
93/100
VINO
ANNO
CANTINA
ZONA
PUNTI
7
Chianti Classico Docg Gran Selezione Castellina
2020
Castello di Fonterutoli
Castellina in Chianti
93/100
11
Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Bolle
2020
Castello Vicchiomaggio
Greve in Chianti
93/100
18
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2019
Torraccia di Presura
Greve
93/100
20
Chianti Classico Docg Gran Selezione Romitorio di Santedame
2019
Ruffino
Castellina in Chianti
93/100
22
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Dofana
2018
Fattoria Carpineta Fontalpino
Castelnuovo Berardenga
93/100
24
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigne di Montornello
2020
Bibbiano
Castellina in Chianti
93/100
32
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Bastignano
2019
Conti Capponi – Villa Calcinaia
Greve in Chianti
93/100
35
Chianti Classico Docg Gran Selezione Santa Caterina
2019
Castello di Albola
Radda
93/100
41
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Casi
2020
Castello di Meleto
Gaiole
93/100
43
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2018
Capannelle
Gaiole
93/100
56
Chianti Classico Docg Gran Selezione San Marcellino
2018
Rocca di Montegrossi
Gaiole
93/100
57
Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Crocino Tenuta Fizzano
2020
Rocca delle Macie
Castellina in Chianti
93/100
92/100
VINO
ANNO
CANTINA
ZONA
PUNTI
3
Chianti Classico Docg Gran Selezione Clemente VII
2019
Castelli del Grevepesa
San Casciano
92/100
9
Chianti Classico Docg Gran Selezione Don Tommaso
2020
Principe Corsini – Villa Le Corti
San Casciano
92/100
12
Chianti Classico Docg Gran Selezione La Prima
2020
Castello Vicchiomaggio
Greve in Chianti
92/100
15
Chianti Classico Docg Gran Selezione Pasquino
2019
Fattoria Montecchio
San Donato in Poggio
92/100
28
Chianti Classico Docg Gran Selezione Millennio
2020
Castello di Cacchiano
Gaiole
92/100
37
Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo
2018
Castello di Albola
Radda
92/100
40
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2020
Castello di Meleto
Gaiole
92/100
45
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2017
Borgo Scopeto – Caparzo
Vagliagli
92/100
46
Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigneto di Campolungo
2019
Lamole di Lamole
Greve
92/100
49
Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio
2017
Fattoria La Ripa
San Donato in Poggio
92/100
50
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2017
Terre di Melazzano
Greve
92/100
55
Chianti Classico Docg Gran Selezione Fonte alla Selva
2019
Banfi
Castellina in Chianti
92/100
60
Chianti Classico Docg Gran Selezione Ruspoli
2019
Tenuta Lilliano
Castellina in Chianti
92/100
91/100
VINO
ANNO
CANTINA
ZONA
PUNTI
2
Chianti Classico Docg Gran Selezione Lamole
2019
Castelli del Grevepesa
Lamole
91/100
4
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vignole Créspine
2018
Tenuta di Vignole
Panzano
91/100
17
Chianti Classico Docg Gran Selezione La Madonnina
2019
Casa Vinicola Triacca
Greve
91/100
27
Chianti Classico Docg Gran Selezione Pagliarese
2019
Pagliarese – Fèlsina
Castelnuovo Berardenga
91/100
30
Chianti Classico Docg Gran Selezione Villa Rosa
2019
Cecchi
Castellina in Chianti
91/100
36
Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo
2017
Castello di Albola
Radda
91/100
44
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2016
Borgo Scopeto – Caparzo
Vagliagli
91/100
52
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2018
Castellinuzza
Lamole
91/100
59
Chianti Classico Docg Gran Selezione Monna Lisa
2017
Vignamaggio
Greve
91/100
90/100
VINO
ANNO
CANTINA
ZONA
PUNTI
10
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2020
Carpineto
Greve in Chianti
90/100
29
Chianti Classico Docg Gran Selezione Valore di Famiglia
2018
Cecchi
Castellina in Chianti
90/100
51
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2020
Fattoria Santo Stefano
Greve
90/100
62
Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigna Le Cataste
2018
Quercia al Poggio
San Donato in Poggio
90/100
CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE: NOTE DI DEGUSTAZIONE E PUNTEGGI
VINO
ANNO
CANTINA
ZONA (UGA)
PUNTI
1
Chianti Classico Docg Gran Selezione Strada al Sasso
2020
Tenuta di Arceno
Castelnuovo Berardenga
94/100
14.5%. Bel granato luminoso. Naso suadente e disteso, sulla ciliegia succosa e sul lampone, ancora croccante, oltre che sui fiori di viola e rosa. Fine speziatura di sottofondo, molto elegante, unita a ricordi di corteccia e sottobosco. Sorso che esplode sul frutto e sulla sapidità, su trama tannica elegantissima. Bella chiusura fresca, agrumata, su ritorni di lampone e ricordi di mora. Un Sangiovese di razza, che conquista più per slancio che per concentrazione degli aromi, guadagnandone in bevibilità. Fascia prezzo: 40 euro.
2
Chianti Classico Docg Gran Selezione Lamole
2019
Castelli del Grevepesa
Lamole
91/100
14%. Splendido rubino luminoso, alla vista. Vino che si concede immediatamente nel calice. Al naso note gentili di frutta a bacca rossa, di maturità piena, succosa, avvolte in una speziatura altrettanto elegante e misurata. Più in sottofondo, un bel floreale di rosa e di viola e leggerissimi accenti agrumati. Ingresso di bocca fresco e tendenzialmente morbido, sulla frutta rossa avvertita al naso e su ricordi di mora matura. Slancio fresco-iodico dal centro bocca, verso un finale pieno, elegante, fruttato e finemente speziato. Vino giunto a uno stato di grazia ed equilibrio destinato a durare ancora per diversi anni. Fascia prezzo: 25 euro.
3
Chianti Classico Docg Gran Selezione Clemente VII
2019
Castelli del Grevepesa
San Casciano
92/100
14%. Alla vista il vino si presenta di un rubino-granato luminoso. Naso piuttosto denso sulla componente fruttata a polpa rossa, pur elegante. Intrigante la spezia e la tinta erbacea, su ricordi di erbe della macchia mediterranea e una leggera mentolatura. La certa densità del frutto avvertita al naso si riverbera con perfetta corrispondenza al sorso, in ingresso, sulla spinta di una vena glicerica palpabile. Sorso sorretto da una buona freschezza, nella conferma di frutto e balsamicità. Quest’ultima risulta ancora più netta nel retro olfattivo, di buona persistenza. Vino di media struttura, a conferma di un’interpretazione di Sangiovese che abbina carattere, eleganza, prontezza di beva e possibilità di ulteriore affinamento. Fascia prezzo: 25 euro.
4
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vignole Créspine
2018
Tenuta di Vignole
Panzano
91/100
15%. Rubino intenso, pressoché impenetrabile alla vista. Naso ricco, intenso, sui frutti di bosco ben maturi (lampone, ribes) e sulla mora di rovo. L’ossigenazione apre a una speziatura calda, con ricordi di cannella e liquirizia fusa. Perfetta la corrispondenza gusto olfattiva. Il palato si conferma dominato dalla frutta, su una potente spinta alcolico-glicerica, su sottofondo scuro, ancora di liquirizia. Tannini piuttosto integrati e finale elegantemente asciutto, su tinte balsamiche e speziate-pepate. Vino caldo, strutturato, muscolare. Fascia prezzo: 30 euro.
5
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vicoregio 36
2020
Castello di Fonterutoli
Castelnuovo Berardenga
96/100
14.5%. Rubino luminoso. Naso che si apre prima sulla spezia scura che sul frutto rosso. Entro pochi secondi il quadro si riequilibra sulla bella corrispondenza tra le note di lampone e ciliegia matura e quelle vanigliate e tostate. Intrigante la vena balsamica in sottofondo, su ricordi di mentuccia ed aromatiche della macchia mediterranea. Tannini soffici e vibrante freschezza prima del lungo finale, su ritorni vanigliati, talcati e speziati elegantissimi. Fascia prezzo: 55 euro.
6
Chianti Classico Docg Gran Selezione Badiòla
2020
Castello di Fonterutoli
Radda
95/100
13%. Bel granato luminoso, ben penetrabile alla vista. Naso in cui danzano violette e rose fresche, unitamente a un frutto rosso polposo. In sottofondo un’elegante speziatura, ricordi di alloro e rosmarino, cioccolato e polvere di caffè. Il palato è fresco e disinvolto, tanto sul frutto quanto sulla spezia che ne irrobustisce il profilo, con la sua balsamicità “montana”. Trama tannica e sapidità costituiscono la spina dorsale del nettare, sulla quale si dipana la frutta rossa croccante. Chiusura preziosa ed elegante, ben eretta su un accenno fenolico che finisce per esaltare la beva. Chiusura di fatto asciutta, sui piccoli frutti rossi e su una certa vena minerale. Giovanissimo. Fascia prezzo: 55 euro.
7
Chianti Classico Docg Gran Selezione Castellina
2020
Castello di Fonterutoli
Castellina in Chianti
93/100
14%. Rosso granato luminoso. Naso vivace, che non lascia nulla di nascosto, sin dal primo bacio con l’ossigeno. Ecco frutto croccante, spezia, fiori freschi, tostatura e vaghi ricordi fumé. Molto disteso e diretto anche il palato, in perfetta corrispondenza con le note avvertite al naso. Bella trama tannico-sapida a dare ulteriore slancio a un sorso dinamico, incentrato su una piacevolezza di beva non banale. Lungo finale in cui frutto, spezia e tostatura si dividono il palco, regalando un prezioso ensemble. Fascia prezzo: 45 euro.
8
Chianti Classico Docg Gran Selezione Zac
2019
Principe Corsini – Villa Le Corti
San Casciano Val di Pesa
94/100
15%. Bel rubino-granato luminoso, alla vista. Naso che appare sin da subito ben stratificato, complesso. Frutta in gran rilievo, sull’espressione di una croccante ciliegia; floreale fresco, di viola ancor più che gladiolo. E ancora: tabacco dolce, fondo di caffè, appena un accenno di toffee. Completano il quadro ricordi di grafite. In bocca è il trionfo della combinazione tra le note avvertite al naso, con grande preponderanza del frutto, di gran succosità. Il sorso vibra d’una freschezza elettrica, capace di imbrigliare, con l’ausilio della salinità, la potenza glicerica dei 15 gradi d’alcol in volume, che risultano così perfettamente integrati. Persistenza ottima nel segno di un allungo sapido, su ricordi di erbe della macchia mediterranea e sul frutto goloso, stuzzicato da una freschezza balsamica. Fascia prezzo: 55 euro.
9
Chianti Classico Docg Gran Selezione Don Tommaso
2020
Principe Corsini – Villa Le Corti
San Casciano
92/100
14.5%. Rosso granato luminoso. Naso che si apre sulla a polpa rossa frutta matura e su una elegante speziatura, calda. Ingresso teso e sapido al palato, a controbilanciare un’importante vena glicerica e succosità delle note fruttate, che si confermano sulla ciliegia e sul lampone maturo, con ricordi di mela rossa estiva. Vino che gioca bene con l’ossigeno, distendendosi ulteriormente sulle spezie orientali. Chiude ricco e goloso, sulla frutta e su un tannino vivo e di prospettiva, utile a bilanciare l’opulenza. Fascia prezzo: 35 euro.
10
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2020
Carpineto
Greve in Chianti
90/100
14%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso piuttosto contratto di primo acchito, su note tostate e speziate ancor più che fruttate, con ricordi di liquirizia e brace che, con l’ossigenazione, lasciano spazio a una ciliegia croccante e a una deliziosa viola mammola. Incuriosisce ancor più all’assaggio per le tinte umami che si fanno largo col passare del minuti, al pari dell’apporto di frutta rossa. Sorso teso, sulla frutta rossa croccante, prima di ritorni sapidi e tostati in chiusura. Fascia prezzo: 55 euro.
11
Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Bolle
2020
Castello Vicchiomaggio
Greve in Chianti
93/100
13.5%. Rosso granato luminoso. Primo naso su note di frutta rossa perfettamente matura, su ricordi erbacei e di fieno che si uniscono a quelli di aromatiche mediterranee come rosmarino e alloro, oltre che di fiori di rosa e viola. Vino che beneficia dell’ossigeno, aprendosi sempre più sul frutto rosso. Al palato si rivela strutturato ma elegante, anche grazie alla buona sapidità. Frutto che si conferma croccante al sorso, accompagnando tutte le fasi sino alla lunga chiusura. Fascia prezzo: 60 euro.
12
Chianti Classico Docg Gran Selezione La Prima
2020
Castello Vicchiomaggio
Greve in Chianti
92/100
14%. Granato luminoso, dall’unghia violacea che ne denota l’estrema gioventù. Naso profondo, elegante e stratificato, su frutto rosso croccante (ciliegia, lampone, ribes), erbe della macchia mediterranea (rosmarino, alloro, timo) e rintocchi balsamici, mentolati. Ricordi di fondo di caffè e cioccolato fondente, oltre che di burro salato, invitano con curiosità all’assaggio. Ingresso e svolgimento nuovamente su canoni di estrema eleganza, soprattutto grazie a tannini che lasciano il palco alla polpa rossa già avvertita al naso, ben avvolta nelle note tostate e balsamiche. Vino di ottima struttura, ancora giovane ma dall’ottimo potenziale. Fascia prezzo: 50 euro.
13
Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrazze San Leolino
2020
Fontodi
Panzano
96/100
14.5%. Sangiovese di razza sin dal primo naso, mostra un’ottima concentrazione delle note fruttate e un elegante profilo floreale di rosa e di viola. Golosa caramella mou e cioccolato fondente rendono il primo approccio con Terrazze San Leonino ancora più intrigante, a maggior ragione per il gioco con le note minerali che ricordano la grafite. Il sorso è materico. Apre su una ciliegia croccante e sul “freno” sabbioso di un tannino che controbilancia alla perfezione l’opulenza glicerica dell’alcol. Eleganza è la parola d’ordine, anche nel lungo e stratificato retro olfattivo, dove tutto sembra messo al posto giusto, come in una stanza appena riordinata. Vino dalle immense prospettive di diventare ancora più grande, con gli anni, senza considerare l’ottimo rapporto qualità prezzo. Fascia prezzo: 60 euro.
14
Chianti Classico Docg Vigna del Sorbo
2020
Fontodi
Panzano
97/100
14.5%. Rubino luminoso. Gran presenza di frutto sin dal primo naso. Ottima concentrazione e stratificazione degli aromi, che spaziano da ciliegia, ribes, lampone e arancia sanguinella alla grafite, oltre che al cioccolato fuso e al fondo di caffè. Più vaghi i ricordi di mora selvatica, che spostano l’attenzione dal frutto rosso a quello nero, così come avviene per la componente pietrosa e minerale, affiancata con l’ossigenazione da venature goudron e da ricordi di aromatiche della macchia mediterranea. Golosa e balsamica la matrice erbacea e speziata, tra la liquirizia, l’anice e il ginepro. Il sorso riesce a mettere d’accordo in maniera esemplare peso ed eleganza, struttura e slancio, polpa e mineralità. Tannino ed alcol. L’apoteosi del Sangiovese da singola vigna, dall’immenso potenziale futuro. Fascia prezzo: 70 euro.
15
Chianti Classico Docg Gran Selezione Pasquino
2019
Fattoria Montecchio
San Donato in Poggio
92/100
14%. Color rubino-granato piuttosto carico, luminoso. Naso su floreale di rosa, violetta, frutta rossa (lampone, ciliegia) nera (prugna, mora) e ricordi di arancia sanguinella. Sottofondo speziato delicato, con ricordi di cannella e corteccia. Sorso pieno, sul frutto maturo e su una vena glicerica ben controbilanciata dalla spalla acida. Tannini soffici, integrati. Chiusura balsamica e fruttata, su tinte di amarena, mora e prugna. Il corpo medio del vino favorisce l’agilità di beva, oltre alla buona gastronomicità. Fascia prezzo: 45 euro.
16
Chianti Classico Docg Gran Selezione I Salci
2016
Borgo Salcetino – Livon
Radda
95/100
14.5%. Granato carico, poco penetrabile alla vista. Naso ampio, sulla frutta di bosco matura a polpa rossa e nera, avvolta in un golosissimo mantello di balsamicità dolce, di liquirizia fusa e mentuccia selvatica. Ingresso teso, denso, ancora una volta sul frutto maturo, di bosco. Il nettare si distende poi sulla balsamicità, tornando sui ricordi di eucalipto e liquirizia già avvertiti al naso. Tannini vivi, affilati, lavorano bene sull’abbondanza glicerica conferita dai 14,5 gradi di percentuale d’alcol in volume. Nettare corpulento, molto strutturato e ricco, per nulla arreso alle lancette dell’orologio e con molto altro da dare negli anni a venire. Bere oggi o conservare con serenità. Fascia prezzo: 35 euro.
17
Chianti Classico Docg Gran Selezione La Madonnina
2019
Casa Vinicola Triacca
Greve
91/100
14%. Granato luminoso piuttosto carico, per la presenza di altri vitigni toscani a bacca rossa, oltre al Sangiovese (l’assaggio dimostra che ne condizionano, come nelle normali aspettative, anche il profilo organolettico). Primo naso su terziari golosi, marcati da una speziatura calda che avvolge il frutto rosso e nero. Più in sottofondo un floreale di gladiolo e viola mammola. Ingresso di palato deciso, pieno, sull’esuberanza del frutto maturo ben imbrigliato da tannini fitti ma eleganti. Alla vena glicerica fa da contraltare anche una sapidità golosa, che accompagna il sorso nel lungo retro olfattivo. Vino di ottima struttura ed elegante portamento, già godibile su piatti di pari importanza e all’inizio di un lungo percorso di vita. Interessante il rapporto qualità prezzo. Fascia prezzo: 25 euro.
18
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2019
Torraccia di Presura
Greve
93/100
14%. Granato carico luminoso, al limite dell’impenetrabile; l’unghia violacea denota la marcata gioventù del nettare. Naso intrigante, piuttosto stratificato, ma che si apre lentamente, necessitando di ossigenazione. I primi ricordi sono sul frutto rosso e nero maturo, tendente alla confettura; certamente di marcata concentrazione. Si spazia dalla ciliegia alla prugna, ma anche ad agrumi come sanguinella e cedro. Più in sottofondo spezie calde come il sandalo, fresche come il ginepro, e un floreale di gladiolo, oltre che di viola. Non manca una vena iodico-minerale che si unisce alle venature di humus e sottobosco. Il sorso è maestoso in ingresso, potente e ricco di aromi, con la stratificazione già avvertita al naso che si conferma anche dal centro palato al retro olfattivo. L’alcol andrà col passare dei mesi a ribilanciarsi, lasciando spazio a frutto (perfetta la corrispondenza gusto-olfattiva), spezia, macchia mediterranea e accenti minerali-gessosi. Vino all’inizio di una lunga vita. Fascia prezzo: 40 euro.
19
Chianti Classico Docg Gran Selezione Riserva Ducale Oro
2019
Ruffino
Castellina in Chianti
95/100
15%. Granato luminoso alla vista. Al naso elegante e di carattere, si apre subito sul frutto rosso, con grande precisione aromatica: ciliegia, lamponi, ribes, fragolina. Spazia anche sul frutto scuro, dalla mora al cassis, oltre che sulla macchia mediterranea. Sorso che evidenzia una gran tensione fresco-sapida, su cui danzano i ritorni di piccoli frutti già avvertiti al naso. Le durezze sono tali da compensare in maniera ineccepibile l’abbondante vena glicerica dettata dai 15 gradi di percentuale d’alcol in volume, che spaventano più sull’etichetta che all’assaggio. La corretta temperatura di servizio diventa così ancora più fondamentale. Tannini presenti ma perfettamente integrati fanno capolino dal centro bocca e accompagnano il sorso verso una lunga persistenza, su ritorni fruttati golosi, pienamente maturi. Vino già molto godibile, con parecchia vita davanti. Fascia prezzo: 30 euro.
20
Chianti Classico Docg Gran Selezione Romitorio di Santedame
2019
Ruffino
Castellina in Chianti
93/100
15%. Granato intenso, luminoso. Primo naso su note tostate, ricordi di fondo di caffè e caramella mou che, con l’ossigenazione, lasciano spazio al frutto maturo a polpa rossa (ciliegia, amarena, mora). Bella componente speziata calda, in sottofondo, con ricordi di vaniglia bourbon e accenni di tabacco dolce. In bocca le componenti morbide e quelle dure giocano a bilanciarsi, nella leggera prevalenza delle note sinuose, terziarie, su sapidità e tensione acida. Tannini fitti ma integrati, a lasciare esprimere un frutto pieno e una struttura piuttosto grassa, pur galante. La chiusura torna decisa sul fondo di caffè e sul toffee, prima della chiusura assoluta di sipario sui piccoli frutti rossi sotto spirito. Fascia prezzo: 55 euro.
21
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Montaperto
2018
Fattoria Carpineta Fontalpino
Castelnuovo Berardenga
94/100
14.5%. Granato intenso, luminoso, poco penetrabile alla vista. Naso intenso, sulla spezia (chiodo di garofano, pepe nero) e sulle erbe della macchia mediterranea come alloro e rosmarino, su netto sottofondo di goudron e grafite. Il frutto è goloso, di maturità piena: si distinguono piccole bacche di bosco come ribes e lamponi, oltre a ciliegia e prugna. Sorso che abbina la densità del frutto a una pregevole spalla acida, unita a una sapidità rinvigorente e a tannini fitti, piuttosto integrati e futuribili. Ne guadagna la beva, nel quadro di un vino strutturato e di prospettiva. Fascia prezzo: 40 euro.
22
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Dofana
2018
Fattoria Carpineta Fontalpino
Castelnuovo Berardenga
93/100
14%. Granato intenso, luminoso, ben penetrabile alla vista. Naso denso, piuttosto concentrato nella componente fruttata (ciliegia molto matura), ben avvolta in una speziatura scura, profonda, che vira verso il balsamico. Più in sottofondo, ben celati dall’abbondanza del frutto, ecco terziari di vaniglia bourbon e cannella. Al palato è pieno ed elegante, nella riconferma di tutte le note già avvertite al naso. Il frutto rosso, ben maturo e succoso, viene preso per mano da una sapidità e da una freschezza che slanciano il sorso verso una lunga persistenza aromatica. I tannini, ben integrati, raccontano di un vino in fase ancora giovanile, già molto godibile ma destinato a migliorare ancora negli anni. Fascia prezzo: 30 euro.
23
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna del Capannino
2020
Bibbiano
Castellina in Chianti
94/100
15%. Granato luminoso, alla vista. Il vino profuma di ciliegia matura, lampone, ribes e spezie calde e dolci, dal sandalo alla cannella, passando dal curry a più rinfrescanti ricordi di cardamomo. Il palato obbliga a concentrarsi su frutto e freschezza, su ritorni di ciliegia e di arancia sanguinella. La tensione fresco-acida domina la scena, accompagnata da una spezia che vira dalle tinte calde a quelle balsamiche, su chiodo di garofano e mentuccia. Ne risulta un vino di ottimo carattere e struttura, fine ed elegante dall’ingresso al retro olfattivo e che non deve per nulla spaventare per i 15% d’alcol in volume indicati in etichetta, a riprova che è l’equilibrio che conta. Ottima persistenza e prospettiva di affinamento per Vigna del Capannino, etichetta dall’ottimo rapporto qualità prezzo tra i Gran Selezione. Fascia prezzo: 40 euro.
24
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigne di Montornello
2020
Bibbiano
Castellina in Chianti
93/100
15%. Rubino luminoso, penetrabile alla vista. Frutto denso e maturo al naso e al palato per questa Gran Selezione di Bibbiano che guarda al versante “Montornello”: ciliegia, lampone, ricordi di ribes e mora selvatica, di rovo. Venature di grafite, unite a rintocchi sapido-minerali e a un tannino elegantissimo riequilibrano la vivacità del frutto e la componente glicerica, regalando un sorso potente, ma fresco e bilanciato, oltre che di buona prospettiva futura. Fascia prezzo: 40 euro.
25
Chianti Classico Docg Gran Selezione Giovanni Folonari
2018
Tenuta di Nozzole
Greve
95/100
14.5%. Granato luminoso. Al naso, piuttosto immediato e diretto, un Sangiovese di assoluto carattere. Frutta rossa (ciliegia), floreale fresco di viola, ricordi di grafite e speziatura fine. Gran eleganza al palato, disteso sul frutto e su terziari di cioccolato e toffee, su pregevole slancio fresco-sapido. Il tutto rinvigorito da una speziatura che tende al balsamico. I tannini, in cravatta, sono perfetti alleati dell’espressione pienamente fruttata di questa Gran Selezione, ai vertici della godibilità attuale della batteria, ma con assoluto potenziale di ulteriore affinamento. Un’idea precisa e vincente di “Gran Selezione”. Fascia prezzo: 35 euro.
26
Chianti Classico Docg Gran Selezione Terrabianca
2019
Arillo in Terrabianca
Radda
95/100
14%. Granato luminoso, alla vista. Vino che si apre senza indugi su frutta rossa e nera pienamente matura (ciliegia, mora), erbe della macchia mediterranea, venature minerali-gessose e ricordi di liquirizia. Ingresso di sorso pieno ma slanciato, grazie alla viva freschezza e al tannino fitto ma integrato, che lascia spazio ai ritorni di frutta rossa già avvertita al naso, cui si somma un’arancia sanguinella netta, matura. Terziari presenti ma composti, per la scelta di abbinare legni grandi nuovi ed usati. Chiusura e lungo finale su cioccolato bianco e burro salato, sempre ben abbinati allo slancio verticale della frutta a polpa rossa. Un vino con molta vita davanti, già godibilissimo. Fascia prezzo: 50 euro.
27
Chianti Classico Docg Gran Selezione Pagliarese
2019
Pagliarese – Fèlsina
Castelnuovo Berardenga
91/100
13.5%. Granato luminoso. Al naso il vino si mostra subito aperto, su netti richiami floreali di viola mammola, frutti rossi (ciliegia, lampone, ribes), neri (prugna) e su un sottofondo di corteccia, aghi di pino e aromatiche della macchia mediterranea. Sorso austero, teso, mediamente sapido, che pone l’accento sui caratteri balsamici più che sul frutto del Sangiovese. Beva dunque piuttosto agile, ma tutt’altro che banale nell’espressione arricciata del tannino e del frutto. Chiusura leggermente sapida e piuttosto asciutta ma golosa, grazie ai ritorni di frutto e di terziari di caffè e vaniglia. Vino già godibile con soddisfazione, ma con buona visione del futuro. Fascia prezzo: 30 euro.
28
Chianti Classico Docg Gran Selezione Millennio
2020
Castello di Cacchiano
Gaiole
92/100
13.5%. Rosso granato luminoso, alla vista. Il naso presenta frutto e spezia all’unisono, in un tutt’uno armonico giocato su note di ciliegia, lampone, cannella e chiodo di garofano. Sorgo elegante, piuttosto sapido, su ritorni di frutta prima della chiusura speziata. Già molto equilibrato e godibile, pur promettendo un’ulteriore, evoluzione nella positiva terziarizzazione degli aromi. Fascia prezzo: 45 euro.
29
Chianti Classico Docg Gran Selezione Valore di Famiglia
2018
Cecchi
Castellina in Chianti
90/100
14.5%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso elegante, subito aperto su precise note fruttate e floreali. Ciliegia, ribes, lampone, prugna, viola mammola e un tocco di gladiolo. Mentuccia ed erbe aromatiche della macchia mediterranea fanno da contorno. Al palato il vino è più contratto e austero, pur sul frutto rosso e su ritorni speziati, insaporiti da una vena sapida elegantissima. L’allungo, sulla scia di un tannino molto ben integrato, è ancora sul ribes e su ricordi di arancia sanguinella. Un profilo decisamente teso e verticale per questa Gran Selezione molto godibile, interpretazione moderna e senza fronzoli della tipologia. Fascia prezzo: 20 euro.
30
Chianti Classico Docg Gran Selezione Villa Rosa
2019
Cecchi
Castellina in Chianti
91/100
14%. Bel granato luminoso. Naso aperto sul frutto rosso croccante, una netta ciliegia, nonché sul floreale di rosa e violetta. Sottofondo speziato, su ricordi di pepe bianco ed aromatiche della macchia mediterranea, come rosmarino ed alloro. Sorso fresco e piuttosto agile per questo Chianti Classico Gran Selezione, che dopo l’ingresso vira veloce sulla balsamicità e sui ritorni di essenze della macchia mediterranea. Tannini integrati, che favoriscono ulteriormente la beva. Buona persistenza. Fascia prezzo: 35 euro.
31
Chianti Classico Docg Gran Selezione Bruciagna
2020
Castello La Leccia
Castellina in Chianti
95/100
14%. Alla vista si presenta di un granato luminoso, intenso. Esordisce al naso su note aperte e golose di frutti rossi, perfettamente maturo, e spezie: lampone, fragola, ciliegia, un tocco di pepe e un’avvolgente vena tostata. L’ossigenazione libera rintocchi di grafite. Sorso potente ed elegante, su ritorni della frutta rossa matura avvertita al naso, accompagnata dalla vena glicerico-alcolica. Il tutto ben controbilanciato da un tannino fitto ma soffice, a sottolineare il gran carattere di questo Sangiovese. Lunga persistenza nel bel gioco tra il tannino e le note speziate e tostate. Vino già molto godibile, con certa prospettiva di lungo affinamento. Ottimo rapporto qualità prezzo. Fascia prezzo: 40 euro.
32
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Bastignano
2019
Conti Capponi – Villa Calcinaia
Greve in Chianti
93/100
14.5%. Granato luminoso da cui si elevano senza indugi note aromaticamente precisissime di frutta a polpa rossa come ciliegia, ribes e lampone. Elegante viola mammola e rosa e rintocchi iodici sui ricordi di essenze della macchia mediterranea, come il rosmarino. Un profilo ricercato, elegante e goloso, che preannuncia grandi aspettative per il palato. L’ingresso è ricco e stratificato, su una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva che si arricchisce con la balsamicità del mirto. Tannini fitti, integrati e di prospettiva, lavorano bene sulla potenza glicerica dell’alcol, misurata e per nulla disturbante. Il risultato, nel complesso, è quello di un vino già molto godibile ma che, per struttura, può ambire ad affinarsi per oltre un decennio, senza soffrire il peso delle lancette. Fascia prezzo: 45 euro.
33
Chianti Classico Docg Gran Selezione Bellezza
2018
Castello di Gabbiano
San Casciano
94/100
14.5%. Granato luminoso, ben penetrabile alla vista. Naso puro, diretto, immediato, su un Sangiovese che racconta di piccoli frutti a bacca rossa come ribes, lampone, ciliegia, avvolti in un manto di vaniglia e toffee. L’ossigenazione stratifica il naso portandolo anche su venature di grafite e polvere di liquirizia salata. Il sorso è caldo, denso sul frutto e ben strutturato. Tannini vivi e spalla acida riescono a tenere bada l’imponente vena alcolica, chiamando al contempo abbinamenti gastronomici di pari struttura per iniziare a godere di un vino di prospettiva assoluta. Conservare ancora per qualche tempo prima di poter godere del suo pieno potenziale. Fascia prezzo: 30 euro.
34
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vecchie Vigne
2019
Podere Castellinuzza – Paolo Coccia
Lamole
94/100
14%. Rubino luminoso, penetrabile alla vista. Naso che, con la necessaria ossigenazione, mostra una gran stratificazione, giocata su concentrazione del frutto, tinte minerali e richiami speziati, balsamici. Ricordi di ciliegia, prugna, cassis e susina, avvolti in venature minerali-gessose, rinvigorite da una speziatura intrigante, pepata. Più in sottofondo le aromatiche della macchia mediterranea, come ginepro e chiodo di garofano. In bocca è il trionfo dell’eleganza di un Sangiovese che si conferma su canoni di complessità ed eleganza, grazie al suo frutto rosso pienamente maturo, la vena minerale e la spalla acida a fare da degna spina dorsale. Struttura poderosa, ma nel segno dell’equilibrio assoluto delle componenti. Chiusura ricca, su un’ottima persistenza, tra ritorni di frutta, burro salato e balsamicità mentolata. Una grande interpretazione, capace di mostrarsi già godibile, pur nell’assoluto potenziale di lungo affinamento. Fascia prezzo: 65 euro.
35
Chianti Classico Docg Gran Selezione Santa Caterina
2019
Castello di Albola
Radda
93/100
13.5%. Alla vista si presenta di un bel granato luminoso, pienamente penetrabile alla vista. Una speziatura elegante avvolge il frutto al naso: un tocco di pepe e di chiodo di garofano sulla ciliegia e sulla prugna, perfettamente matura. Ingresso di bocca leggermente sapido, fresco. Allungo sulla frutta rossa già avvertita al naso. Chiusura piuttosto asciutta, fresca, sempre all’insegna di tannini piuttosto integrati e di prospettiva. Una Gran Selezione giocata sull’eleganza più che sulla potenza, con ottima visione del futuro. Fascia prezzo: 35 euro.
36
Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo
2017
Castello di Albola
Radda
91/100
13.5%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso su una elegante speziatura (pepe, chiodi di garofano, liquirizia dolce), su ricordi di essenze della macchia mediterranea (rosmarino, alloro) e sul frutto rosso (ciliegia, mora, prugna). Principio di terziarizzazione sui ricordi di cuoio. Perfetta corrispondenza gusto olfattiva per una Gran Selezione che si rivela fresca e tesa in ingresso, sapida e saporita in centro bocca e chiusura. Buona persistenza, su tinte balsamiche-speziate e ritorni golosi del frutto rosso maturo, mielato. Fascia prezzo: 45 euro.
37
Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Solatìo
2018
Castello di Albola
Radda
92/100
14%. Granato piuttosto intenso, mediamente poco penetrabile alla vista. Naso denso, sul frutto maturo, tendente quasi alla confettura. Oltre ai classici sentori di ciliegia, lampone e prugna, ecco un accenno di fichi e datteri. Bella speziatura calda, orientaleggiante, oltre ai netti richiami alla foglia di te e di tabacco. Sorso in perfetta corrispondenza, pieno ma garbato e dai tannini che lavorano bene sulla polpa e sulla spinta glicerica dell’alcol. Fa loro da spalla una piacevole vena sapida, che dal centro bocca accompagna sino al lungo retro olfattivo, nel segno di una buona persistenza aromatica. Fascia prezzo: 55 euro.
38
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Poggiarso
2020
Castello di Meleto
Gaiole
95/100
14%. Rubino luminoso, alla vista. Piccoli frutti rossi golosi al naso, ben accompagnati da aromatiche della macchia mediterranea come rosmarino, alloro, timo, oltre che da un profilo balsamico, quasi “montano”. Leggera speziatura pepata di sottofondo, nel bel gioco con ricordi di vaniglia e cannella. Il sorso è molto fresco e diretto, su ritorni di frutta rossa ben matura e accenti minerali, sapidi. Tannini affilati ma integrati contribuiscono a dare prospettiva a questa Gran Selezione, al momento all’inizio della sua evoluzione. Lunga la persistenza su tinte mentolate, balsamiche, e su ritorni di frutta rossa croccante. Un Sangiovese purosangue. Fascia prezzo: 50 euro.
39
Chianti Classico Docg Gran Selezione Trebbio
2020
Castello di Meleto
Gaiole
94/100
14.5%. Rosso rubino dall’unghia violacea. Al naso frutta matura, con bilanciamento tra bacca rossa e nera dei piccoli frutti di bosco. Bella avvolgenza speziata, con richiami al pan di zenzero. L’ossigenazione apre al corredo delle erbe aromatiche della macchia mediterranea, come l’alloro. Sorso potente, pieno e strutturato, su vena fruttata e glicerica a cui tengono testa molto bene la spalla acida e un tannino fitto, di prospettiva. Chiusura lunga, persistente, su ciliegie sotto spirito e tinte tostate. Fascia prezzo: 50 euro.
40
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2020
Castello di Meleto
Gaiole
92/100
14%. Bel rosso granato luminoso, alla vista. Frutta rossa matura al naso, oltre a una elegante speziatura “pepata” e a ricordi di erbe della macchia mediterranea. Sorso fresco, teso, sapido, dal tannino piuttosto levigato, tanto da lasciare spazio a una beva piuttosto agile. Buona persistenza su ritorni fruttati e speziati, balsamici. Vino già godibile e di buone prospettive. Fascia prezzo: 35 euro.
41
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Casi
2020
Castello di Meleto
Gaiole
93/100
14%. Il vino si presenta con una veste color rubino, luminoso. Bella matrice speziata ad accompagnare le note di frutti di bosco maturi. Un quadro elegante, confermato anche dai ricordi di viola e rosa selvatica. Il sorso si conferma fresco e minerale, su ritorni di frutta rossa croccante. Chiusura sapida e balsamica, di ottima persistenza. Fascia prezzo: 50 euro.
42
Chianti Classico Docg Gran Selezione Rialzi
2019
Tenuta Perano – Frescobaldi
Gaiole
95/100
14.5%. Rubino piuttosto intenso, luminoso. Naso su note di frutto denso, fresco ma di ottima concentrazione: ciliegia, lampone, mora, prugna. L’abbraccio speziato e balsamico, tra il pepe nero, la mentuccia selvatica e il timo, contribuisce ad ampliare il quadro, su canoni di eleganza assoluta. Al sorso si conferma pieno ed elegante, materico, abbinando frutto di bosco, freschezza e terziari ben amalgamati col resto del corredo e in grado di conferire stratificazione e complessità al nettare. Lunga persistenza, sulla scia di tannini soffici, di cioccolato e fondo di caffè. Vino di struttura, dal gran portamento e dalla sicura prospettiva in termini di affinamento. Fascia prezzo: 40 euro.
43
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2018
Capannelle
Gaiole
93/100
13%. Bel granato, luminoso. Primo naso sulle erbe della macchia mediterranea (alloro, rosmarino), sui piccoli frutti di bosco pienamente maturi, nonché su un floreale di rosa e viola e su leggeri ricordi di filtro del tè. Ingresso di bocca e progressione materica, nel bilanciamento tra frutto, spezie balsamiche e terziari. Tannino levigato ma ancora ben presente, ad “asciugare” l’abbondante polpa fruttata. Il sorso è pieno, ricco e goloso, in grado di chiamare il piatto e abbinamenti di pari importanza. Bere oggi o conservare ancora. Fascia prezzo: 45 euro.
44
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2016
Borgo Scopeto – Caparzo
Vagliagli
91/100
13.5%. Granato luminoso, ben penetrabile alla vista. Primo naso cupo, sulla spezia scura, che con l’ossigenazione si fa sempre più luminoso, grazie alle sopraggiunte note fruttate fresche, di arancia sanguinella e frutti di bosco maturi. Il sorso è equilibrato, fresco e leggermente sapido, con il tannino che lavora sull’abbondante polpa, regalando slancio e una certa agilità di beva, nonostante non manchino corpo e struttura. Il retro olfattivo evidenzia una terziarizzazione avanzata, su note mielate e di sottobosco. Bere oggi. Fascia prezzo: 45 euro.
45
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2017
Borgo Scopeto – Caparzo
Vagliagli
92/100
13.5%. Rosso granato piuttosto intenso, pur luminoso e ben penetrabile alla vista. Primo naso su intense note goudron e di grafite, che accompagnano la bella espressione del frutto di bosco, pienamente maturo e goloso, oltre all’arancia sanguinella. Più in sottofondo, note balsamiche che riportano alla mente l’eucalipto e la noce moscata. Il sorso di questa Gran Selezione è pieno ma elegante, connotato da una gran freschezza balsamica e da una sottile vena sapida che accompagna il frutto rosso dall’ingresso alla chiusura. Netti, in particolare, i ritorni di sanguinella, uniti al profilo minerale già avvertito al naso. I tannini, integrati ma ancora appuntiti, si legano bene alla piacevole nota dolce del finale. Bere oggi o conservare ancora per qualche anno. Fascia prezzo: 45 euro.
46
Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigneto di Campolungo
2019
Lamole di Lamole
Greve
92/100
14.5%. Granato luminoso, alla vista. Primo naso generoso, con prevalenza della frutta a polpa rossa perfettamente matura (ciliegia, lampone, un tocco di fragola). L’ossigenazione porta con sé un corredo di erbe mediterranee (timo, alloro, rosmarino, mentuccia) e sbuffi leggeri di pepe, conferendo una elegante balsamicità. Sorso nel segno dell’equilibrio tra frutto, freschezza, spezia e vena glicerica, sulla spina dorsale di tannini integrati, ma di assoluta prospettiva. Chiusura sapida, capace di chiamare il sorso successivo e dare ulteriore slancio alla già netta gastronomicità. Fascia prezzo: 40 euro
47
Chianti Classico Docg Gran Selezione Sei Bio
2020
Querceto di Castellina
Castellina in Chianti
95/100
14%. Rosso rubino luminoso, penetrabile alla vista. Primo naso su note floreali di viola ed elicriso, finocchietto selvatico, cappero salato. Leggere venature piraziniche lasciano spazio alla frutta rossa croccante, con la necessaria ossigenazione, lasciando spazio a un Sangiovese di gran carattere, che cambia nel calice a ogni rotazione. Il sorso è fresco, teso, sapido, su ritorni elegantissimi di piccoli frutti rossi, arancia sanguinella e liquirizia. Tannini fitti ma integrati contribuiscono a disegnare lunghe prospettive di vita per questa Gran Selezione. Fascia prezzo: 45 euro.
48
Chianti Classico Docg Gran Selezione Vigna Gittori Gaiole
2020
Riecine
Gaiole
97/100
13.5%. Rubino-granato luminoso. Una Gran Selezione che mostra gran carattere sin dal primo naso. Ricordi di viola, ciliegia, piccoli frutti rossi come fragolina, ribes e il lampone. Elegantissima la speziatura: danza tra il balsamico e lo iodato, su rosmarino, alloro, timo e un tocco di origano. Con l’ossigenazione, il frutto si fa sempre più denso, succoso e preciso, invitando ancor più all’assaggio. La corrispondenza, di fatto, è perfetta con l’ingresso di palato dominato da ciliegia, lamponi e fragole. Il sorso è disteso e infinito, alimentato da una vibrante freschezza e da una sapidità golosa, oltre che da un tannino in cravatta. Vino già godibilissimo, con una lunga vita davanti. Fascia prezzo: 90 euro.
49
Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio
2017
Fattoria La Ripa
San Donato in Poggio
92/100
13.5%. Granato pieno, luminoso. Al naso, subito intenso, dominano le note fruttate di mora di rovo, amarena, lampone con accenni di tamarindo. Sottofondo delicato, elegante, sulle essenze della macchia mediterranea come il timo, a conferire una certa balsamicità. Sorso goloso, pieno, a tendenza morbida e glicerica, ben riequilibrata da una spalla acida viva e da rintocchi minerali-salini. Tannini ben integrati, sottili, accompagnano lungo la buona persistenza, su ritorni balsamici e fruttati freschi. Bere oggi. Fascia prezzo: 30 euro.
50
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2017
Terre di Melazzano
Greve
92/100
14.5%. Granato intenso, mediamente penetrabile alla vista. Naso sui frutti di bosco molto maturi, con prevalenza delle bacche nere su quelle rosse. Elegante corredo floreale, di rosa, violetta e gladiolo, nonché di erbe della macchia mediterranea. Sottofondo speziato, su ricordi di pepe e accenni di chiodo di garofano. Ingresso di bocca generosissimo, sulla pienezza della frutta di bosco avvertita al naso e su un sottofondo di liquirizia ed essenze balsamiche (eucalipto, anice stellato). Tannini vivi, a riequilibrare l’opulenza glicerica prima di un finale sapido, di tendenza asciutta. Buona la persistenza. Fascia prezzo: 30 euro.
51
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2020
Fattoria Santo Stefano
Greve
90/100
14.5%. Rosso purpureo penetrabile alla vista. Al naso si presenta subito aperto, con grande slancio, su note di cassis e mora di rovo. Violetta, rosa, un tocco balsamico di liquirizia e di goudron. Il saldo di Cabernet Sauvignon sul Sangiovese si avverte anche al palato, robusto e dal tannino in fase di integrazione. Vino strutturato, connotato in retro olfattivo da potenza alcolica e note di confettura alla mora. Fascia prezzo: 45 euro.
52
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2018
Castellinuzza
Lamole
91/100
14%. Rubino-granato pieno, penetrabile alla vista. Frutto e terziari si dividono un naso che si presenta senza indugi all’appuntamento con il calice. Croccante ciliegia e mora succosa, nell’abbraccio di fondo di caffè, toffee, accenni di vaniglia e tabacco dolce. Più in sottofondo, memorie di grafite e pepe nero. Al palato ritorni netti dei terziari avvertiti al naso, con generosa vena glicerico-alcolica controbilanciata da freschezza e da un tannino robusto, ma integrato. Chiusura e retro olfattivo sui terziari, con predominanza del toffee. Fascia prezzo: 60 euro.
53
Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Masse di Greve
2017
Lanciola
Greve
94/100
15.5%. Granato piuttosto intenso, mediamente penetrabile alla vista. Ha bisogno di tempo per aprirsi bene, al naso. Gran predominanza di spezia e balsamicità, su tinte di pepe verde, tabacco dolce, cuoio, liquirizia, mentuccia e mirto. Il frutto non manca e si esprime sulle bacche di bosco, come mora, cassis e lampone, oltre all’amarena. Corrispondenza gusto olfattiva perfetta al sorso, con ingresso generoso su frutto e balsamicità e progressione sulla spina dorsale fresco-acida-sapida. Balsamico anche in retro olfattivo, a disegnare i contorni di una buona persistenza aromatica. Vino fiero, senza alcuna fretta di appassire. Fascia prezzo: 45 euro.
54
Chianti Classico Docg Gran Selezione
2018
Tenuta Casenuove
Greve
96/100
14.5%. Granato luminoso alla vista. Naso ben stratificato, che si apre intenso ed immediato su un frutto di gran pulizia e concentrazione: netta la ciliegia, così la mora e la prugna ben matura. Componente floreale molto marcata (viola), che si unisce ai ricordi di liquirizia e alla vena balsamica e di grafite, con accenni minerali ferrosi, ematici. Tannino fitto ma disteso ed elegante, al palato: fa più che mai il suo dovere su un frutto di che si riconferma di non solo di gran purezza, ma ancora precisissimo, goloso, pieno e concentrato. Sapidità a fare da connettore tra ingresso e chiusura per un vino di grande persistenza, saporito e ancora giovanissimo. Splendida prospettiva di vita per questo Chianti Classico Gran Selezione. Fascia prezzo: 90 euro.
55
Chianti Classico Docg Gran Selezione Fonte alla Selva
2019
Banfi
Castellina in Chianti
92/100
14.5%. Rubino-granato penetrabile alla vista. Importante speziatura e vena balsamica al primo naso (mentuccia, timo), sui piccoli frutti di bosco maturi. Ingresso di bocca e slancio deciso sul frutto e sulla vena glicerica dell’alcol. Centro bocca in cui fanno capolino tannini fitti ma bilanciati, che accompagnano il sorso sino alla chiusura. Buona persistenza, anche grazie allo slancio sapido-salino. Una Gran Selezione che si lascia già apprezzare e “bere” con gusto, a cui il tempo (uno, due anni) inizierà a dare certamente ancora più ragione. Fascia prezzo: 30 euro.
56
Chianti Classico Docg Gran Selezione San Marcellino
2018
Rocca di Montegrossi
Gaiole
93/100
15%. Rubino intenso, dall’unghia violacea, giovanile. Il saldo del 10% di Pugnitello caratterizza il profilo di questa Gran Selezione sin dalla vista. Al naso un profilo spiccatamente speziato e fruttato maturo, con ricordi di pepe nero, cannella, curcuma, erbe della macchia mediterranea e frutta come amarena, lampone, mora e prugna. Non mancano accenti di pietra focaia, grafite. Per nulla disturbanti i 15 gradi di percentuale d’alcol in volume, al sorso. Risulta anzi pieno, fresco ed equilibrato, grazie a una sferzante acidità e a tannini che lavorano benissimo sulla spinta glicerica. Alla perfetta corrispondenza gusto olfattiva si aggiungono ricordi di arancia rossa, proprio nel segno di un’acidità marcata. Ben sostenuta, anche al sorso, è la vena speziata, per certi versi fenolica, con ricordi di peperone verde nel retro olfattivo. Una Gran Selezione decisamente sui generis, ma interessante, destinata a maturare e cambiare molto nei prossimi anni. Fascia prezzo: 35 euro.
57
Chianti Classico Docg Gran Selezione Il Crocino Tenuta Fizzano
2020
Rocca delle Macie
Castellina in Chianti
93/100
14.5%. Granato luminoso, penetrabile alla vista. Primo naso sulla ciliegia e su piccoli frutti di bosco, avvolti in caldi terziari di toffee e vaniglia. Non mancano ricordi di mentuccia e ginepro, oltre ed essenze della macchia mediterranea. Il sorso è teso e slanciato su freschezza e sapidità, in ingresso. Si riempie a piene mani del frutto rosso avvertito al naso, dal centro bocca sino al lungo retro olfattivo, anche grazie a tannini ben lavorati e integrati. Chiusura distesa e rotonda, calda, su ritorni di fondo di caffè, caramella mou e burro salato. Ottima persistenza aromatica. Fascia prezzo: 30 euro.
58
Chianti Classico Docg Gran Selezione Sergio Zingarelli
2019
Rocca delle Macie
Castellina in Chianti
95/100
14.5%. Granato pieno, luminoso, penetrabile alla vista. Naso da Sangiovese purosangue, elegantissimo nell’incedere del frutto croccante, a polpa rossa (ciliegia), ben avvolto nella macchia mediterranea. Più sullo sfondo, terziari di cioccolato e burro salato. A un ingresso di bocca fresco e sapido segue un centro bocca dominato nuovamente dal frutto rosso, di gran precisione. Tannini fitti ma elegantissimi spingono la persistenza all’infinito, su ritorni di cioccolato bianco, toffee e burro salato. Fascia prezzo: 50 euro.
59
Chianti Classico Docg Gran Selezione Monna Lisa
2017
Vignamaggio
Greve
91/100
14.5%. Rubino dai riflessi granati, luminoso. Tanta spezia e balsamicità al primo naso (pepe, eucalipto, tabacco), che poi si apre sulla frutta a polpa rossa, matura. Palato piuttosto scorrevole, molto fresco e tendenzialmente morbido per la perfetta integrazione dei tannini che fanno capolino solo in chiusura, chiamando il sorso successivo. Buona la persistenza, per un vino giunto in una fase di maturazione ottimale per una beva senza troppi fronzoli e sovrastrutture. Fascia prezzo: 30 euro.
60
Chianti Classico Docg Gran Selezione Ruspoli
2019
Tenuta Lilliano
Castellina in Chianti
92/100
14.5%. Granato luminoso, penetrabile alla vista. Molto generoso al naso, aperto sulla ciliegia, ancor più che sulla prugna. Elegantissimi i richiami floreali alla violetta e alla rosa. Con l’ossigenazione, ecco ricordi di radice di liquirizia e mentuccia, a dare ancora più profondità al nettare. La corrispondenza gusto-olfattiva è pressoché perfetta: riecco i frutti rossi (decisamente meno esuberanti che al naso), le spezie, la macchia mediterranea, nel segno di un’acidità e di un tannino che riequilibrano la potenza glicerico-alcolica. La chiusura – asciutta, austera, leggermente sapida – suggerisce quanto le lancette dell’orologio possano fare bene a questo nettare. Fascia prezzo: 35 euro.
61
Chianti Classico Docg Gran Selezione Le Balze
2019
Il Poggiolino
San Donato in Poggio
94/100
14%. Rubino-granato luminoso, penetrabile alla vista. Frutta di bosco matura al primo naso, mentre le tinte selvatiche del Sangiovese si fanno sempre più rarefatte, con l’ossigenazione. Per la componente fruttata, netta la mora di rovo, sulla ciliegia; più lieve il tamarindo. Floreale di gladiolo e viola mammola. Sorso su una buona corrispondenza gusto olfattiva, per un nettare che si conferma ruspante e caratteriale anche al palato, ricordando per certi versi l’espressione di alcuni Bordeaux. Tannino disteso ma tutt’altro che arrendevole, a rendere la beva ancora più golosa sui ritorni di frutto maturo (amarena, prugna). Ottima la persistenza e sicura la possibilità di un ulteriore, positivo affinamento. Vino tra i più intriganti e “coraggiosi” dell’intera batteria. Fascia prezzo: 30 euro.
62
Chianti Classico Docg Gran Selezione Bio Vigna Le Cataste
2018
Quercia al Poggio
San Donato in Poggio
90/100
. Granato piuttosto intenso, penetrabile alla vista. Naso elegante, su speziatura intensa (pepe nero, liquirizia) e frutto rosso goloso, maturo (ciliegia). Al palato una gran freschezza e sapidità, nel segno di una Gran Selezione che punta tutto sulla verticalità, senza rinunciare alla polpa. Tannini potenti, ancora in fase di integrazione, rendono il sorso piuttosto sottile, austero. Buona la persistenza. Fascia prezzo: 35 euro.
63
Chianti Classico Docg Gran Selezione Squarcialupi
2016
Tenute Squarcialupi – La Castellina di Tommaso Bojola
Castellina in Chianti
96/100
14%. Rubino dal cuore intenso e dall’unghia granata, ben penetrabile alla vista. Una speziatura elegantissima, viva, avvolge il frutto sin dal primo naso. Ecco piccoli frutti di bosco come ribes, lampone, cassis, ma anche ciliegia, amarena, mora di rovo. Sottili accenti di grafite e sbuffi di tabacco dolce, più in sottofondo, rendono ancora più intrigante un quadro che appare più che mai integro e puro. Ingresso di bocca pieno ma elegante, sulla precisione della frutta a polpa rossa e nera croccante. Progressione fresco-sapida vicina a quella delle Gran Selezioni “d’annata”, che non risente per nulla del tempo trascorso e non cede il campo alla terziarizzazione. C’è struttura, potenza, ma tutto è accompagnato da grande garbo. Anche i tannini seguono l’esempio: presenti, ma per nulla aggressivi o invadenti, ribilanciano la vena glicerica rendendo la beva agile e si fanno persino dolci nel finale, di gran persistenza. Lunga vita davanti a questa etichetta. Bere oggi o conservare, con fiducia assoluta. Fascia prezzo: 35 euro.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Passo indietro sul QR Code: da solo non basta. Nel nuovo sistema di etichettatura dei vini va indicata la parola “ingredienti”, in modo da rendere comprensibile ai consumatori che il codice rimandi ad un’e-label contenente la dichiarazione nutrizionale completa, comprensiva dell’elenco degli ingredienti. Cambiano in questo senso, al 90° minuto, le linee guida della Commissione europea sulle nuove norme per l’etichettatura del vino. Pubblicate oggi, includono una nuova interpretazione della normativa UE che incide sull’aspetto delle etichette stesse, appena due settimane prima dell’applicazione delle nuove norme.
La decisione scatena l’indignazione dei produttori europei, che attraverso il Comitato Europeo delle Aziende Vitivinicole (Comité Vins – CEEV) chiedono una modifica urgente delle Linee Guida per evitare la distruzione di centinaia di milioni di etichette di vino già stampate o presenti sugli scaffali.
«Non possiamo accettare una nuova interpretazione pubblicata 14 giorni prima della data di applicazione – spiega Mauricio González Gordon, presidente della CEEV – che implicherà, da un lato, la distruzione di centinaia di milioni di etichette già stampate; dall’altro, la nostra incapacità di stampare nuove etichette in tempo per rispettare la nuova scadenza regolamentare. Chiediamo quindi alla Commissione di modificare urgentemente le Linee Guida».
CAMBIANO LE REGOLE PER L’ETICHETTATURA DEL VINO
Il Regolamento (UE) 2021/2117 pubblicato il 6 dicembre 2021, impone a partire dall’8 dicembre 2023, l’etichettatura obbligatoria dell’elenco degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale dei vini e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati. Tuttavia, la legislazione dà ai produttori la possibilità di rendere disponibile la dichiarazione nutrizionale completa e l’elenco degli ingredienti per via elettronica (e-label). Le aziende si sono quindi impegnate ad implementare l’etichetta digitale rapidamente.
In buona fede e nel rispetto del Regolamento (UE) 2021/2117 e di tutte le informazioni ufficiali disponibili, la grande maggioranza degli operatori del settore vitivinicolo ha deciso di identificare i QR-code con il simboloimage.png registrato ISO 2760, universalmente noto per identificare un luogo in cui si trovano informazioni.
Ma oggi la Commissione ha pubblicato le sue Linee guida che contengono una nuova interpretazione del regolamento OCM vino in cui si afferma che la presentazione di un codice QR dovrebbe essere chiara per i consumatori per quanto riguarda il suo contenuto, che il codice QR deve essere identificato sull’etichetta con il termine “ingredienti”, «aggiungendo incertezza – sempre secondo CEEV – riguardo al regime linguistico da applicare».
UNIONE ITALIANA VINI: «EUROPA MATRIGNA CON LE IMPRESE DEL VINO»
«In tal modo – continua il Comitato Europeo delle Aziende Vitivinicole – la nuova interpretazione della Commissione mina drammaticamente il principio della certezza del diritto e delle legittime aspettative degli operatori economici e ignora la volontà politica espressa dai colegislatori all’adozione del regolamento (UE) 2021/2117. La pubblicazione delle Linee Guida a sole 2 settimane dall’entrata in vigore rende impossibile l’adeguamento degli operatori economici e ignora inoltre il principio di proporzionalità tra libera circolazione delle merci, competitività e informazione dei consumatori».
Dello stesso parere è la Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo e diversi Stati membri (tra cui Spagna, Italia, Francia e Portogallo), che hanno comunicato ufficialmente le loro preoccupazioni alla Commissione Europea e il loro sostegno all’interpretazione del CEEV. «L’interpretazione – conclude il Comité Vins – cancella il principale vantaggio apportato dal sistema di etichettatura elettronica. Stiamo valutando tutte le possibili strade per salvaguardare il mercato unico e gli interessi delle aziende vinicole fornendo al contempo adeguate informazioni ai consumatori».
Per l’Italia interviene Uiv. «C’è un’Europa che a volte si fa matrigna con le sue imprese – ha detto il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti – e purtroppo ciò sta accadendo sempre più spesso con quelle del nostro settore. Le aziende vinicole, assieme a Uiv, sono da sempre sostenitrici della trasparenza nei confronti dei consumatori, come dimostra il fatto che, per primo, l’intero comparto abbia già adottato quanto previsto dal Regolamento Ue 2021/2117. Oggi un dietrofront, con la sorpresa di una nuova interpretazione al regolamento che rappresenta un buco nero sul futuro delle nostre imprese».
Normativa europea etichettatura vini posticipata dal governo italiano
Normativa europea etichettatura vini posticipata dal governo italiano. Plauso di Federvini, UIV - Unione italiana vini e Coldiretti
Winemag.it, giornale italiano di vino e gastronomia, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online, sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze dell’enogastronomia italiana e internazionale. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, vincitore di un premio giornalistico nazionale nel 2024. Editiamo con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Apprezzi il nostro lavoro? Abbonati a Winemag.it, con almeno un euro al mese: potrai così sostenere il nostro progetto editoriale indipendente, unico in Italia.
Fondazione Vino Patrimonio Comune è realtà. Soci fondatori Federvini e Alleanza delle Cooperative Italiane -Agroalimentare, che si pongono così l’obiettivo di «consolidare il valore del vino italiano e a contribuire alla difesa e al sostegno del patrimonio delle imprese vitivinicole del Paese», sotto la guida del primo presidente, Marcello Lunelli (Cantine Ferrari Trento). In particolare, la Fondazione opererà per «studiare i profili di autenticità e sostenibilità di prodotti, imprese e territori, qualità alla base dell’apprezzamento del Made in Italy nel mondo».
«Quello della Fondazione Vino Patrimonio Comune – spiegano i promotori – è un percorso avviato nel 2020, con uno studio preliminare sulla variabilità dei rapporti degli isotopi stabili dell’ossigeno e dell’idrogeno dell’acqua del mosto/vino, in relazione alle principali variabili naturali e di processo agronomico ed enologico. Dal progetto pilota è derivata la definizione del profilo isotopico dell’acqua dei mosti e dei vini, grazie al quale iniziò a prendere forma la prima Banca Dati Sperimentale Vino Patrimonio Comune 2020-2023».
Uno studio che, a partire dalla vendemmia del prossimo anno, si amplierà ancora coinvolgendo un maggior numero di attori delle istituzioni, della ricerca, delle imprese, degli enti di certificazione e degli stakeholder commerciali del mondo del vino. Come spiegano i promotori di Fondazione Vino Patrimonio Comune, accanto al primo presidente Marcello Lunelli ci sono il vicepresidente Luca Rigotti (Gruppo Mezzacorona e Coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza delle Cooperative) e un Consiglio di Amministrazione paritetico in rappresentanza delle due associazioni fondatrici, di un Comitato Esecutivo e di un Comitato Scientifico composto da «autorevoli esponenti del mondo della ricerca con una comprovata esperienza nel settore agroalimentare e in quello vitivinicolo».
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Si svolgerà a Genova la Convention Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier 2023, giunta quest’anno alla 55ª edizione e in programma da venerdì 24 a domenica 26 novembre. L’evento biennale organizzato da Ais torna dopo 22 anni nel capoluogo della Liguria (la prima volta fu nel 2001) con un format rinnovato. Il congresso si trasforma quest’anno in una vera e propria Convention, per la prima volta aperta al pubblico. «Un contenitore ricco di appuntamenti, dibattiti, itinerari e iniziative legate al tema del “Paesaggio” – spiega il presidente Ais Sandro Camilli – quale fil rouge della nuova edizione».
Ai consueti appuntamenti istituzionali – riunione del Consiglio Nazionale e l’Assemblea dei Soci – si alternano degustazioni, visite alla città, iniziative didattiche e culturali dedicate al pubblico di appassionati. «I cambiamenti climatici, con le loro conseguenze – aggiunge Camilli – hanno messo a nudo la fragilità del Paesaggio. Sta a noi prendere coscienza del nostro impatto sul pianeta e prendercene cura».
«Il messaggio che parte dalla Convention Ais 2023 di Genova – conclude il presidente Ais – è quello che dobbiamo ritrovare l’armonia con noi stessi, con i nostri simili, con la natura e con la nostra storia e che il paesaggio può essere uno straordinario elemento di sintesi di queste dimensioni». Il programma completo della Convention Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier 2023 è reperibile sul sito ufficiale Ais.
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Giampaolo Brunelli è il nuovo presidente di Cantina Valpolicella Negrar, il numero 14 nella storia della cooperativa veneta. Ad affiancarlo nel suo mandato triennale in qualità di vice presidente sarà Alessia Ceschi, 33 anni, avvocato a Verona. Entrambi sono nati a Negrar di Valpolicella, sono figli di viticoltori soci pluridecennali della cantina e hanno già avuto esperienza direzionale nei trascorsi direttivi. Brunelli è dal 2014 all’interno del collegio sindacale e Ceschi dal 2020, in qualità di consigliere. Tra i progetti del nuovo corso, la realizzazione di una trentina di vasche dalla capacità di 53 mila ettolitri, entro il 2025.
L’obiettivo è «aumentare la capacità di stoccaggio di vini che necessitano un lungo affinamento». Sarà inoltre concluso l’ampliamento della cantina per altri 2.700 metri quadrati, da destinare a magazzino e all’impianto di imbottigliamento da 12 mila bottiglie all’ora. Altra mission del nuovo presidente è l’allargamento della base sociale – oggi i soci sono 230, per oltre 700 ettari di vigneto – in modo da «rafforzare la capacità produttiva e allargare i mercati». Ultimo progetto è quello di «gettare le basi per realizzare un bilancio di sostenibilità».
«Abbiamo di fronte situazioni molto complesse sia dal punto di vista economico che sociale – commenta il nuovo presidente di Cantina Valpolicella Negrar, Giampaolo Brunelli – a cui però intendiamo rispondere non chiudendoci a riccio, ma con lo slancio e l’energia propri a una compagine “giovane”, che guarda a un futuro migliore, desiderosa di portare la cantina a bissare i primi 90 anni». «Nel mio mandato, in linea con il presidente e il consiglio – aggiunge Alessia Ceschi, prima donna a ricoprire la carica di vice presidente della cantina – porterò la mia professionalità e la mia sensibilità verso il cambiamento, a beneficio dei soci e del territorio».
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Tutto pronto alla Fiera di Bologna per il Mercato Fivi 2023, dodicesima edizione del format più imitato del settore, in Italia (malamente imitato, s’intende). Tra i vini da non perdere al Mercato dei vini e dei vignaioli indipendenti c’è soprattutto il Marche Rosso Igt Fatjà di Terra Argillosa, Miglior vino rosso italiano 2024 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it (acquistabile a questo link). Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 96/100.
Uvaggio di Cabernet Franc e Merlot dallo strettissimo legame col territorio in cui prende vita, nelle Marche, Fatjà di Terra Argillosa è un faro sulla produzione, sempre meticolosa, ricercata e mai banale, della cantina di Offida. Terra Argillosa sarà al Padiglione 30, fila F, stand 94 e merita un passaggio non solo per Fatjà, ma anche per scoprire più da vicino l’approccio alla viticoltura della cantina artigianale guidata da Raffaele Paolini e Sara Tirabassi.
Tra i banchi del Mercato Fivi 2023 non mancheranno le indicazioni di altri vini e cantine premiate dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it, che da sempre intende valorizzare produzioni di nicchia del Made in Italy enologico. È il caso di Vigne al Colle, la cantina di Rovolon (Padova) del vignaiolo Martito Benato. che ha espresso lo Spumante dolce dell’anno, il Fior d’Arancio Docg 2022. Un’occasione irripetibile, il prossimo Mercato dei vini 2023, per conoscere l’intera gamma di eccellenze vulcaniche dei Colli Euganei, dagli spumanti ai rossi: appuntamento al Padiglione 29, fila E, stand 58.
Ingressi Due gli ingressi (Nord ed Est Michelino), entrambi a ridosso del parcheggio multipiano Michelino. Il parcheggio Nord è riservato a chi acquisterà il biglietto in prevendita, per facilitare e velocizzare l’ingresso. Chi raggiungerà BolognaFiere con i mezzi pubblici o in taxi, in Piazza della Costituzione troverà un servizio di navette gratuite, dirette all’ingresso Est Michelino.
Biglietti acquistabili online sul sito ufficiale Fivi Intero giornaliero Online: € 25,00 Acquistato in fiera: € 30.00.
Ingresso 2 giorni
Online: € 40,00 Acquistato in fiera: € 50,00.
Ingresso 3 giorni
Online: € 60,00 Acquistato in fiera: € 70,00.
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Bordeaux è emerso come vincitore naturale nella classifica Liv-ex Power 100 2023. Bordeaux si conferma così porto sicuro per collezionisti di vini pregiati. È il mercato meno rischioso che esista, il meglio compreso; i collezionisti sanno cosa aspettarsi da questi vini, ovvero qualità a un certo prezzo e relativa liquidità. Lo dice chiaro l’ultimo rapporto del London International Vintner’s Exchange (Liv-ex). Nello stesso anno, per l’Italia, perde 33 posizioni il brand Masseto. Il Bel Paese se la cava meglio sul fronte del numero di vini commercializzati, specie tra i produttori del Piemonte.
Roagna, Rinaldi, Vietti e Gaja vedono un elevato numero di etichette, alcune delle quali offrono un buon punto di prezzo rispetto a Conterno e Bartolo, attirando gli acquirenti di valore. Vietti si è piazzato al 21° posto per numero di vini commercializzati e Roagna al 38°, aumentando la sua posizione complessiva dal 158° posto del 2022 al 46° del 2023. Anche Giuseppe Rinaldi figura nella lista dei maggiori incrementi complessivi, passando dall’85° al 15° posto.
Più in generale, l’Italia ha guadagnato un marchio con Vietti, che ha registrato una performance particolarmente positiva per quanto riguarda il numero di vini scambiati. Dominio de Pingus ha raggiunto Vega Sicilia come secondo marchio spagnolo nella Liv-ex Power 100 2023, grazie a una performance positiva dei prezzi e al valore e ai volumi scambiati in borsa, in particolare delle etichette PSI e Flor de Pingus. Anche un marchio svizzero è entrato in classifica, Gantenbein, che ha brillato per la sua performance di prezzo del 10,8%.
PERCHÈ BORDEAUX SBARAGLIA LA LIV-EX POWER 100 2023
«La debolezza del mercato – commenta Justin Gibbs, vicepresidente e direttore di Liv-ex – rende la classifica 2023 particolarmente interessante. I marchi che hanno guidato il mercato fino al suo picco dell’ottobre 2022 stanno ora risentendo maggiormente della correzione. Gli acquirenti hanno affinato la loro attenzione per riflettere una maggiore avversione al rischio: sono alla ricerca di marchi stabili e liquidi, che offrano un valore relativo e che favoriscano il Bordeaux rispetto alla Borgogna e alla California».
La Power 100 è un’istantanea del panorama in continua evoluzione del mercato secondario e la lista di quest’anno ha colto il mercato in piena correzione dei prezzi. Il numero di marchi che si sono qualificati per l’inclusione nella Power 100 è diminuito del 2,1% nel 2023. Il motivo? I collezionisti hanno ristretto la loro attenzione ai vini di qualità più elevata.
Nonostante la quota commerciale della California sia rimasta relativamente stabile, la regione ha perso cinque vini nella Liv-ex Power 100 2023 rispetto all’anno precedente. L’avversione generale al rischio e gli aumenti dei prezzi registrati in Borgogna hanno fatto sì che alcuni dei marchi più “recenti” della regione, che erano entrati nella Power 100 nel 2022, siano usciti dalla classifica, in quanto i collezionisti cercano sicurezza (e profitti) nelle etichette blue chip.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
La vendemmia 2023 in California? «Eccezionale» secondo i viticoltori che aderiscono al California Wine Institute, l’ente fondato nel 1934 che raggruppa oltre mille cantine californiane e imprese del settore. Le abbondanti piogge invernali hanno rivitalizzato i terreni e favorito lo sviluppo della vite. Le temperature fresche in tutta la California, in primavera ed estate, hanno permesso all’uva di svilupparsi gradualmente, godendo di tempi di maturazione extra. Con i primi mosti in cantina, molti viticoltori prevedono che la vendemmia 2023 in sarà «una delle più belle degli ultimi anni, producendo vini con profili organolettici meravigliosi, acidità vibrante e notevole equilibrio».
La raccolta è iniziata tardi in tutta la California, con un ritardo da due settimane a un mese intero rispetto alla media. Molte varietà hanno raggiunto la maturità simultaneamente, determinando un raccolto compresso. Alcuni viticoltori prevedevano di continuare a raccogliere l’uva fino alla fine di novembre. La California produce circa l’80% del vino nazionale, rendendola la quarta regione produttrice di vino al mondo.
Oltre l’80% del vino californiano viene prodotto da aziende certificate sostenibili della California. Oltre la metà dei circa 615.000 acri di vigneti, pari a 248.881 ettari, sono certificati secondo uno dei programmi di sostenibilità della California (Certified California Sustainable Winegrowing, Fish Friendly Farming, Lodi Rules, Napa Green e SIP Certificato). Nel 2022, lo stato ha prodotto 599,557,535 degli 752,077,206 galloni degli Usa, pari appunto a circa l’80% della produzione complessiva (22 dei 28 milioni di ettolitri).
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Il Ministero dell’Agricoltura ha accolto la richiesta di reintroduzione del sinonimo Cordisco per il Montepulciano, all’interno del Registro Nazionale della Vite. Il decreto MASAF 597594 del 26 ottobre 2023 sembra supportare la rivendicazione del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo di potere usare il termine Montepulciano solo per i vini prodotti all’interno della regione. Vietandolo a regioni come le Marche, dove il vitigno è molto coltivato, storicamente. L’utilizzo del sinonimo Cordisco, secondo l’ente abruzzese, consentirà agli altri territori italiani di «indicare correttamente i vini ottenuti da quest’uva secondo quella che è la normativa in fase di adozione».
Il presidente del Consorzio Vini d’Abruzzo, Alessandro Nicodemi, si spinge oltre: «Applicando il sinonimo, altri territori potranno ottemperare al nuovo DM Etichettatura e al principio della corretta informazione, evitando illeciti utilizzi e usurpazione delle DOP in etichetta o nella pubblicità dei vini, che a nostro avviso ha il solo risultato di confondere il consumatore finale».
Il termine Cordisco come sinonimo di Montepulciano sarebbe «scomparso nella trascrizione dal registro cartaceo a quello informatizzato, alla fine degli anni Ottanta». Si avvia dunque a tornare a poter essere utilizzato nella designazione di vini a base Montepulciano, come già accade per il Calabrese e il suo sinonimo Nero d’Avola, che interessa altre due regioni del Sud Italia come Calabria e Sicilia.
CORDISCO: IL TERMINE “SCOMPARSO” DAL REGISTRO NAZIONALE DELLA VITE
Per il vicepresidente della Giunta regionale dell’Abruzzo con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente: «Si tratta di un decreto che pone le basi affinché l’utilizzo del nome Montepulciano sia riservato, senza generare confusione, ai vini prodotti in Abruzzo sgombrando il campo da eventuali fraintendimenti. Con l’accoglimento della proposta di reintrodurre la dicitura Cordisco, utilizzata già in passato, per i vini prodotti con uve Montepulciano, è stata colmata una lacuna nella designazione di questa tipologia di vino e soddisfatta la nostra richiesta.
«Pur condividendo l’impianto normativo del cosiddetto “DM etichettatura” – aggiunge Imprudente – abbiamo il dovere di tutelare le specificità della nostra regione in termini di biodiversità e peculiarità delle colture. Pertanto, d’intesa con il Consorzio tutela vini d’Abruzzo, in un’ottica di sistema, ci impegneremo a far sì che la denominazione Montepulciano D’Abruzzo Doc continui ad essere espressione dei vini prodotti all’interno della regione e connoti un territorio ed una vocazione ben definiti».
L’assurda guerra del Montepulciano tra Abruzzo e Marche: una storia italiana
L’assurda guerra del Montepulciano tra Abruzzo e Marche: una storia italiana. L’editoriale del direttore Davide Bortone
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
FOTONOTIZIA – Mondo del vino italiano in lutto per la scomparsa di Michele Chiarlo. Il noto produttore piemontese è scomparso oggi, all’età di 88 anni. Il suo nome è legato alla produzione di Barbera e Moscato, noti in tutto il mondo.
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