Categorie
Cantine e Ospitalità news news ed eventi

La “Categoria Vigneti” spopola in vendemmia: Toscana al vertice della Top 10 Airbnb Italia

La Categoria Vigneti spopola in vendemmia Toscana al vertice della Top 10 Airbnb Italia
La Top 10 Airbnb Italia relativa alle destinazioni più gettonate durante il periodo della vendemmia 2023 non lascia spazio a interpretazioni. A dominare la classifica della Categoria Vigneti è la Toscana, con la tripletta San Gimignano, Montepulciano, Greve in Chianti. Quarto, sesto e decimo posto per il Veneto, con Bardolino, Lago di Garda e Lazise, inframmezzati da Sicilia (quinto posto con l’isola di Pantelleria), Campania (settima con Vietri sul Mare), Sardegna (Bosa, ottava) e Umbria (nona classificata con Orvieto).

I dati, resi pubblici da Airbnb, riflettono le preferenze di una community cresciuta dal 2007 ad oggi ad oltre 4 milioni di host, che a loro volta hanno ospitato più di 1,5 miliardi di persone in quasi tutti i Paesi del mondo. In occasione dell’inizio della vendemmia 2023, la piattaforma ha tirato le somme sull’enoturismo in Italia, a poco più di un anno dall’introduzione della Categoria Vigneti. Le strutture immerse tra le vigne e nelle regioni vinicole italiane – come quella della foto di copertina dell’articolo, ma anche i numerosi casi di ospitalità offerta dalle cantine – hanno accolto 500 mila viaggiatori.

CATEGORIA VIGNETI: LA TOP 10 AIRBNB DURANTE LA VENDEMMIA 2023

La Top 10 di Airbnb certifica la supremazia della Toscana, sulla base del numero di notti prenotate all’interno della Categoria Vigneti tra il gennaio e il giugno 2023, con check-in tra l’agosto e l’ottobre 2023:

  1. San Gimignano, Toscana
  2. Montepulciano, Toscana
  3. Greve in Chianti, Toscana
  4. Bardolino, Veneto
  5. Pantelleria, Sicilia
  6. Garda, Veneto
  7. Vietri sul Mare, Campania
  8. Bosa, Sardegna
  9. Orvieto, Umbria
  10. Lazise, Veneto

«Da quando è stata lanciata – spiega Airbnb in una nota – il numero di alloggi all’interno della Categoria Vigneti in Italia ha raggiunto quota 11.500, tanti dei quali possono considerarsi “accessibili” in termini di budget. Infatti, il costo medio di un alloggio nei pressi di un vigneto in Italia si aggira intorno ai 170 euro a notte. Se si considera che la media dei viaggiatori per viaggio si attesta tra le tre e le quattro persone, un soggiorno di questo tipo costa dai 40 ai 60 euro di media a testa. Sono più frequenti i viaggi in coppia e in famiglia, arrivando al 65% delle prenotazioni totali».

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Il miglior vino bianco italiano 2024 è Costa d’Amalfi Doc Furore Bianco 2022 di Marisa Cuomo


Il Miglior Vino bianco italiano 2024 è Costa d’Amalfi Doc Furore Bianco 2022 di Marisa Cuomo. Il riconoscimento di miglior vino bianco dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it arriva grazie ai 96/100 assegnati in occasione delle degustazioni alla cieca. La Guida è acquistabile ancora per pochi giorni in prevendita, a questo link. Furore Bianco 2022 convince non solo dal punto di vista organolettico, ma rappresenta negli anni una garanzia assoluta nell’ambito della produzione enoica italiana. Non ultimo è da sottolineare il rapporto qualità prezzo, letteralmente imbattibile.

Alla vista, Costa d’Amalfi Doc Furore Bianco 2022 di Marisa Cuomo si presenta di un giallo paglierino. Gran mineralità al naso, oltre a floreale, agrumi e frutta tropicale. Teso e al contempo largo al palato, su note di erbe della macchia mediterranea e ritorni di frutta esotica. Goloso in chiusura, a sottolineare una beva eccezionale, leggera e al contempo stratificata. La cantina Marisa Cuomo e il suo deus ex machina Andrea Ferraioli producono circa 50 mila bottiglie complessive all’anno nella boutique winery di via G.B. Lama 16/18, a Furore, in provincia di Salerno.

FURORE BIANCO 2020 È VINO BIANCO DELL’ANNO PER LA GUIDA TOP 100 2024

Furore Bianco è uno dei fiori all’occhiello di una gamma che è garanzia assoluta di qualità e tipicità. L’uvaggio è composto per il 60% da Falanghina e per il 40% da Biancolella, raccolte accuratamente a Furore e nei comuni limitrofi, su terrazzamenti costieri posti tra i 200 e i 550 metri sul livello del mare. A rendere ancora più eroica la viticoltura della zona sono le rocce dolomitiche e calcaree in cui affondano le radici le viti, allevate a pergola, raggiera e spalliera.

Ogni ceppo è in grado di produrre 1,5 chilogrammi, per una resa di 80 quintali per ettaro. Falanghina e Biancolella vengono vendemmiate a mano nella prima decade di ottobre e condotte in cantina con grande attenzione, ancora integre. Dopo diraspatura e pigiatura, vengono sottoposte a pressatura soffice. Il mosto fiore del Miglior vino bianco italiano 2024 Costa d’Amalfi Doc Furore Bianco 2022 di Marisa Cuomo, previo illimpidimento statico a freddo e inoculo di lieviti selezionati, fermenta alla temperatura di circa 15 gradi per circa 20-30 giorni. Prima della commercializzazione, staziona per 4 mesi in serbatoi di acciaio inox.


Cantine Marisa Cuomo
via G.B. Lama, 16/18, Furore (SA)
Mail: info@marisacuomo.com
Visite: reservation@marisacuomo.com
Tel. +39 333 4313667
www.marisacuomo.com

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Il Barbaresco Docg Ovello 2020 di Carlo Giacosa è Miglior vino italiano 2024


Il
Barbaresco Docg Ovello 2020 di Carlo Giacosa è il miglior vino italiano 2024 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it (acquistabile ancora per pochi giorni in prevendita a questo link). Il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca è di 97/100. Le caratteristiche organolettiche dell’annata, a nostro avviso, certificano l’inizio di una nuova storia per questo cru, su cui incidono anche i cambiamenti climatici. Quello del Barbaresco Ovello, di fatto, è il naso più profondo, balsamico e – al contempo – esplosivo, sul fronte della spezia e del frutto, della ricercatissima gamma di “Barbareschi” targati Carlo Giacosa.

Un Ovello che si conferma splendido anche al palato, sulla ficcante morbidezza dei tannini – consentiteci l’ossimoro – che regala una beva elegantissima, già suadente. L’alcol, perfettamente integrato, ne arrotonda ulteriormente il profilo, rendendo questo 2020 già godibile, pur di immensa prospettiva in termini di possibilità di affinamento. Chiusura di ottima persistenza, sul frutto, che si conferma croccante e di pura eleganza.

BARBARESCO DOCG 2020 OVELLO, CARLO GIACOSA: 97/100 WINEMAG.IT

Le uve Nebbiolo di questo Barbaresco vengono raccolte nel cru Ovello, ad un’altitudine compresa tra i 220 e i 240 metri sul livello del mare. Siamo nella parte Nord della denominazione piemontese. Le viti, allevate a Guyot modificato ad archetto, sono esposte a Sud, Sud Ovest ed Est. Affondano le radici in un suolo compatto, con prevalenza di calcare e argilla. Una volta in cantina, il Nebbiolo atto a divenire Barbaresco Ovello viene diraspato e pigiato.

La fermentazione del mosto del Miglior vino italiano 2024 per la Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it si sviluppa a contatto con le bucce in vasche di acciaio, a temperatura controllata. Dopo la svinatura e il parziale illimpidimento, il vino matura in botti grandi di rovere francese. Viene quindi affinato in bottiglia, coricata nel silenzio e nel buio della cantina Carlo Giacosa, che si trova proprio al civico 9 di Strada Ovello 9, a Barbaresco.


Azienda Agricola Carlo Giacosa
Strada Ovello 9, Barbaresco (CN)
Mail: info@carlogiacosa.it
Tel. +39 0173635116
www.carlogiacosa.it

Categorie
degustati da noi vini#02

“Verduno è uno”: il Pelaverga di Commendator Burlotto premiato dai giornalisti


Vini dalla linea comune, ossia la freschezza, la scarsa tannicità, i profumi di frutti rossi. Relativamente basso l’alcol in volume (13%) e piuttosto ampio il ventaglio degli abbinamenti, dagli antipasti ai primi, passando per i secondi del territorio. Servito fresco, sposa i piatti a base di pesce e persino col sushi, tanto amato dai giovani. È l’identikit del Verduno Pelaverga, protagonista nelle scorse settimane di un focus organizzato dai produttori dell’Associazione Verduno è uno, presieduta da Diego Morra.

Un nome che richiama l’unicità della denominazione delle Langhe e del Roero, tanto quanto l’assonanza tra le interpretazioni stilistiche: un aspetto da non sottovalutare, in termini di chiarezza nei confronti dei consumatori. Al di là dei chiari tratti comuni, al Verduno Pelaverga non mancano le particolarità, tutte convincenti. Alcuni hanno per esempio evidenziato sfumature di caramello, agrumi, ciliegie sotto spirito e una spezia più pronunciata.

  • Verduno Pelaverga doc 2022 – I Brè
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 Speziale – Fratelli Alessandria
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 Basadone – Castello di Verduno
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 – San Biagio
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 – Gian Luca Colombo (Segni di Langa)
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 – Antica Casa Vinicola Scarpa
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 Sui Cristalli – Arnaldo Rivera
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 – Diego Morra
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 – Cadia
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 – Massara
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 – Commendator G.B. Burlotto
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 – Bel Colle
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 – Reverdito
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 – Poderi Luigi Einaudi
  • Verduno Pelaverga Doc 2022 Il Gusto della solidarietà – Ascheri Matteo
  • Verduno Pelaverga Doc 2021 – Poderi Roset
  • Verduno Pelaverga Doc 2021 Daje Mach – La Biòca
VERDUNO PELAVERGA: LA PANORAMICA

Nel solco dei vini connotati da una spezia più pronunciata si collocano i vini de I Brè, Massara, Bel Colle e Reverdito. Grande intensità ed eleganza per Diego Morra, Fratelli Alessandria e Castello di Verduno. Alcune note del Verduno Perlaverga di Poderi Roset ricordavano il Vermuth. Quello di Scarpa è agrumato, mentre Gian Luca Colombo – Segni di Langa presenta un vino dai netti sentori di fragola e frutti di bosco. Molto interessante il Pelaverga di Arnaldo Rivera, meno potente e meno speziato, indubbiamente piacevole. Eleganti e di gran persistenza aromatica il San Biagio, il Cadia e La Biòca, che rappresentano la classicità del prodotto.

Profumato e classico l’Ascheri. Ottimo l’esordio del Verduno Pelaverga di Poderi Einaudi: 4 mila bottiglie per la prima annata 2022. Ma a convincere più di tutti è stato il Pelaverga del Commendator Burlotto, il più iconico produttore di Verduno, dagli anni Quaranta. Frutta matura ma ancora croccante, ampiezza dei profumi e gran piacevolezza al palato. Tanto che la giuria dei giornalisti presenti gli ha assegnato (all’unanimità) la vittoria nell’amichevole “competizione” a voti. Secondo posto per Diego Morra e “medaglia di bronzo” per Fratelli Alessandria.

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Viaggio tra i vini qualità prezzo della Borgogna con Gabriele Gorelli MW


È una delle zone vinicole più rinomate a livello internazionale. Tra le più quotate dai collezionisti e tra le più battute dalle case d’asta mondiali. Ma la Borgogna è anche una regione di cui si conosce poco sul fronte del “rapporto qualità prezzo“. Poche, inoltre, le garanzie di continuità della disponibilità delle bottiglie, specie nelle ultime annate. Dell’intera produzione – circa 150-200 milioni di bottiglie annue – solo il 2% è classificata Grand Cru (con 33 Aoc) e il 10% Première Cru (su 570 “Climats”). Ed è proprio il vertice della piramide qualitativa che rende speciale la Borgogna, riflettendosi come un volano sui suoi 29.500 ettari complessivi. La masterclass tenuta ieri all’Excelsior Hotel Gallia di Milano da Gabriele Gorelli MW ha avuto lo scopo di sondare «La Borgogna che non ti aspetti».

La Bourgogne moins connue, per dirla in francese. Un viaggio calice alla mano reso possibile da Les Grands Chais de France, il gruppo fondato e gestito dalla famiglia Helfrich che da tre anni collabora con il primo Master of Wine italiano. Tra le firme borgognotte di GCF Group – colosso che, solo in Francia, controlla 3.471 ettari in 10 regioni – figurano Chartron et Trébuchet, Maison François Martenot e Moillard.

PINOT NOIR E CHARDONNAY: I VINI QUALITÀ PREZZO DELLA BORGOGNA

«Le difficoltà di trovare e acquistare vini della Borgogna “a prezzi umani” – ha sottolineato Gabriele Gorelli MW – è ormai evidente. Se l’impennata dei prezzi verificatasi nel 2022 per via della scarsa quantità della vendemmia 2021 era giustificabile, il ripresentarsi della medesima dinamica l’anno successivo è da derubricare al posizionamento ormai consolidato dei vini della denominazione. Grazie ai cambiamenti climatici stanno però emergendo diverse zone della Borgogna che, altrimenti, sarebbero rimaste all’ombra. I prezzi sono più abbordabili, tra i 15 e i 45 euro circa, e la qualità dei vini offre valide alternative».

Ecco dunque appellazioni come Santenay, LadoixCote de Nuits Villages, Chorey-les-beaunes, Savigny Les Beaunes, ma anche Beaujolais Blanc, Saint-Veran, Rully, Ladoix BlancMontagny. Si tratta, ça va sans dire, di Pinot Noir e Chardonnay che rispondono alle caratteristiche della «Borgogna che non ti aspetti»: quella «a prezzi umani, dall’ottimo rapporto qualità-prezzo e reperibile con continuità». Gabriele Gorelli cita peraltro anche il Gamay come alternativa al Pinot nero. LO fa ricorrendo a due dei dieci Crus del Beaujolais, ovvero Fleurie e Moulin-a-vent, all’incrocio delle coordinate della Borgogna e del Rodano.

Del resto, a confermare le difficoltà di approvvigionamento dei vini provenienti dai Cru e dalle zone della Bourgogne più note è anche l’alta ristorazione milanese. «È vero che i prezzi sono arrivati alle stelle – spiega a winemag.it Marco Spini (nella foto sopra, a destra), head-sommelier di uno dei templi milanesi della cucina cinese, Ba Restaurant di via Raffaello Sanzio 22 – ed è per questo che, personalmente, da anni batto le strade meno conosciute. La richiesta c’è, il prodotto sempre meno. Ben venga, dunque, che ai colleghi venga raccontato che esiste un’altra Borgogna, alternativa al Grand Cru».

«LA BORGOGNA A PREZZI UMANI» DI GORELLI E GCF: DUE VINI DA PROVARE

Tra i quattordici vini proposti in degustazione a una platea affollata da una decina di giornalisti di settore e da numerosi sommelier, ristoratori ed enotecari operanti a Milano, sono due quelli che convincono più di tutti. Si tratta dell’Aop Rully 2020 di Domaine Rolan Sounit e dell’Aop Chorey-les-Beaunes 2020Vieilles Vignes Rouge” di Moillard. Uno Chardonnay e un Pinot Noir, senza ricorso all’alternativa del Gamay proposta da Gorelli (su questo fronte, meglio il Moulin-a-vent Rouge 2022 del Fleurie Rouge 2022 targati Domaine du Chapitre).

  • Aop Rully 2020, Domaine Roland Sounit
    (prezzo in Italia: circa 30 euro)
    Siamo nel cuore della Côte Chalonnaise, a sud della Côte d’Or per uno Chardonnay in purezza da terreni rocciosi-rossastri, ricchi di marna. Raccolta meccanica e vinificazione tradizionale. Le uve vengono pigiate immediatamente all’arrivo in cantina tramite presse pneumatiche. Fermentazione alcolica in botti di rovere e affinamento per 8-10 mesi in botti di rovere, con travasi regolari. Vino che presenta un’ottima stratificazione, sin dal naso. Alle note di frutta tropicale a polpa bianca e gialla si accosta un bel pompelmo rosa, oltre a una netta matrice minerale, calcarea. Al palato svela un utilizzo del legno composto e raffinato, tale da contribuire alla complessità, senza appesantire affatto il sorso. Chiude su burro salato e si allunga deciso, in persistenza, su ricordi di nocciola e cereali. Vino giovane, con ottime prospettive in termini di ulteriore affinamento.

  • Aop Chorey-Les-Beaune 2020 “Vieilles Vignes Rouge”, Moillard
    (prezzo in Italia: circa 30 euro)
    Eccoci in Côte de Beaune per questo Pinot Noir in purezza che prende vita da un suolo calcareo, molto duro e sassoso, con pendenza regolare e dolce. Alla base della collina il terreno diventa di colore bruno, ricoperto di limo. Vinificazione tradizionale in tini di acciaio inox termoregolati per un periodo di 3 settimane. Macerazione prefermentativa a freddo, intorno ad 8°. Rimontaggi frequenti al fine di estrarre colore e struttura e fermentazione con temperatura di punta intorno ai 30°. Seguono macerazione post-fermentativa a 25° e affinamento in barriques di rovere per il 20-30% nuove da 8 a 16 mesi. Malolattica svolta.
     

    Colore piuttosto carico ma luminoso per questo Chorey-Les-Beaune da vigne vecchie. Primo naso su tinte terrose che si accostano a un frutto di piena maturità, a polpa rossa e nera. Ci si aspetta di trovare lo stesso al palato, che invece si rivela teso, sapido, con la frutta che si svolge su profilo finemente tannico. Un Pinot Noir goloso ma tutt’altro che semplice e stringato, capace anzi di sintetizzare morbidezze e durezze in maniera ineccepibile e di farsi trovare prontissimo all’appuntamento con il calice e con l’abbinamento.

Categorie
news news ed eventi

Contrada Palui è Cantina Rivelazione dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024


È Contrada Palui la Cantina Rivelazione dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it (disponibile a questo link in prevendita)
.
Contrada Palui – di cui abbiamo scritto anche qui – è capitata sulla nostra strada quasi per caso, in Valpolicella, e ci ha subito “sconvolto” (in senso positivo, ça va sans dire). Non esageriamo. L’incontro con il fondatore “tuttofare” di questa giovane realtà della Val Squaranto – vallata che domina Verona e rappresenta il futuro della denominazione, meritando a nostro avviso un’identificazione ufficiale come sottozona – è Hans Karl Pichler, altoatesino innamoratosi di un fazzoletto di terra di poco più di due ettari.

Dove c’era un pascolo, ha piantato vigna. E ha iniziato a produrre vini dalla chiara impronta territoriale, ricchi di fascino e di più di un pizzico di follia. Non potrà che passare alla storia della denominazione il suo Valpolicella da 11,5%, che in altri tempi sarebbe stato ritenuto un vero e proprio “affronto”. I vini di Pichler sono questo: innovativi ed identitari, eppure al contempo irresistibilmente intimi (ecco le “tre i” con cui riassumeremmo Contrada Palui). Specchi fedeli del micro terroir di una Doc che si sta trasformando con estrema coscienza, sotto la spinta di un ricambio generazionale senza pari e di un Consorzio che lavora al fianco dei produttori, col suo team di giovani menti preparate e illuminate, come nessun altro in Italia.

CONTRADA PALUI E LA “NUOVA VALPOLICELLA” IN VAL SQUARANTO

Per dirla con Hans Karl Pichler, Contrada Palui «non è solo un non è solo un bel posto con vista mozzafiato sulla città di Verona e gli Appennini, a 150 km di distanza oltre la Pianura Padana: è anche un terroir speciale». I terreni sono ricchi di tre tipi di roccia: calcare bianco, basalto nero e selce tagliente. Questa combinazione conferisce ai campi una mineralità unica che si riflette nei vini. I vigneti sono nati su campi a fieno incontaminati e vengono lavorati con la massima cura e attenzione all’ambiente, naturalmente in biologico. Situati a circa 500 metri sul livello del mare – posizione alta per la Valpolicella – la maggior parte dei vigneti si estende lungo il versante sud di un crinale, esponendoli al sole dalla mattina alla sera. Allo stesso tempo, i venti caldi rampicanti e quelli freschi delle Alpi Lessine assicurano un’intensa ventilazione.

Queste peculiarità microclimatiche e geologiche formano un emozionante contrasto con le intense note fruttate che l’uva riceve dall’appassimento praticato in Valpolicella. I vini sono intensi e complessi ma allo stesso tempo eleganti, speziati e freschissimi. L’approccio enologico di Contrada Palui? «È eterogeneo – spiega Hans Karl Pichler – e non segue una singola scuola di pensiero. L’unico filo conduttore è la sostenibilità che guida il nostro lavoro. Crediamo sia nostro dovere lavorare con grande cura e in modo rispettoso verso la natura. Cerchiamo di offrire ai nostri vini l’habitat giusto e il tempo affinché sviluppino la loro specifica identità ed un’eleganza che lascia il segno. Questo significa l’assenza di pratiche di cantina invasive e l’impiego rispettoso di acciaio, legno e anfore di terracotta in affinamento». L’invito è quello di scoprire la Cantina Rivelazione dell’anno della nostra Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024. Finirete per innamorarvene. Almeno quanto noi. Promesso.

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Farinetti non ha mai detto che «il Barolo» è «un vino dolce, va con tutto e si beve freddo»


EDITORIALE –
Tutto avrei immaginato nella vita tranne che di dover vestire, un bel giorno di settembre, i panni (indegni) dell’avvocato di Oscar Farinetti. E infatti me ne guardo bene, pur limitandomi a constatare (amaramente) che il tam-tam – più social che mediatico – generato dall’ennesimo caso tristemente derubricabile nella categoria “clickbait” (“acchiappaclic”, in italiano), imponga una ricostruzione fedele dei fatti. Di quelle che riportino la palla quantomeno al centro del dibattito, se non dalla parte del malcapitato protagonista.
Già perché, contrariamente a quanto si legge e si condivide su “Feisbuk” e “Insta”, Farinetti non ha mai detto che «il Barolo» è «un vino dolce, che va con tutto e che si beve freddo». Il patron di Eataly, non ha neppure detto mai che, tout-court, «il Barolo» va «servito freddo, dodici gradi al massimo».

Piaccia o meno, nel video (pubblicato integralmente sotto) girato da quella che si autodefinisce “Italian Wine Evangelist“, Stevie Kim, Farinetti parlava (esclusivamente) di uno dei suoi Barolo. Ovvero di quello di Fontanafredda, azienda piemontese che l’imprenditore di Alba ha acquistato nel 2008, insieme al socio Luca Baffigo. Capisco benissimo che faccia sorridere – e coi sorrisi faccia magari fare pure “clic” a manetta – sostenere con toni scandalistici che Farinetti abbia pubblicamente “dissacrato” il Re dei vini piemontesi, quello a cui lui dovrebbe essere più “devoto”. Ma la verità risiede da tutt’altra parte. Come appare evidente nel video, l’imprenditore, prima di iniziare a parlare in un inglese scricchiolante, mostra agli spettatori l’etichetta del Barolo Docg del Comune di Serralunga d’Alba 2020, targato appunto Fontanafredda. Incalzato da una divertita Stevie Kim, Farinetti inizia a descriverlo come «il vino del futuro».

GRANDI VINI COME IL BAROLO “PRONTI PRIMA” RISPETTO AL PASSATO

Ed è proprio questa affermazione iniziale che va capita e analizzata, per comprendere tutto il resto del discorso e non cadere nel qualunquismo. «È un 2020 – continua l’imprenditore, tenendo in mano la bottiglia del suo Barolo – e lo berremo il prossimo anno. Ma se bevi il 2019 o il 2018 è lo stesso. La caratteristica di questo vino è che è semplice, è molto semplice». «Può sembrar difficile crederci – ammette Oscar Farinetti, col tono del “venditore” più che del degustatore professionale – ma questo è un vino semplice. È “dolce”. È possibile berlo con tutto, dalle verdure al pesce, alla carne. Ma quello che è importante è che venga servito freddo, come i vini bianchi, a 10-12 gradi massimo, molto freddo quindi».

Questo è molto, molto importante. È un vino dalla beva molto facile, perché questo Barolo – precisa il patron di Fontanafredda, continuando a mostrare l’etichetta agli spettatori l’etichetta del suo Serralunga d’Alba 2020 – è “meno”. È il futuro, perché il futuro è il “meno”».

Farinetti prosegue poi nel descrivere la stilistica del suo Barolo (non certo quello dell’intera denominazione, come qualcuno prova a far credere), ribadendo il concetto per lui fondamentale: «Non c’è bisogno di attendere un anniversario per berlo, o la prossima celebrazione. È fatto per essere bevuto ora. È molto facile (da bere, ndr)». Perché, allora, scandalizzarsi? Perché mettere in bocca a Farinetti parole che non ha mai detto? Perché far passare il patron di Eataly per uno sprovveduto che non conosce le caratteristiche della denominazione principale della sua regione, una delle più prestigiose del suo Paese e del mondo? Ah, già: i click!

BAROLO, AMARONE E SAGRANTINO SEMPRE PIÙ «EASY»

Maledetti loro e maledetto chi non gira il mondo, l’Italia e neppure le stesse Langhe, dimostrando di non conoscere il numero spropositato di denominazioni che stanno producendo, negli ultimi anni, «in sottrazione» (Farinetti, nel suo inglese tanto trasandato, direbbe «Easy», «Minus»), semplificando per certi versi l’apporto tannico in favore di versioni più “pronte”, bevibili, golose e accessibili in tempi relativamente brevi rispetto all’anno della vendemmia, senza dover più aspettare anni (ovvero gli «anniversari o celebrazioni» citate dal patron di Eataly nel video).

Lui, che il mondo lo gira e i vini li assaggia – oltre a conoscerne i trend internazionali, tra i quali la crisi dei vini rossi potenti, alcolici e “impegnativi”, in favore dei vini bianchi “freschi” e degli spumanti, nonché le difficoltà di trovare vini rossi serviti alla corretta temperatura, che non è quella «dell’ambiente»! – invece lo sa bene. E prova a rimediare, almeno con una parte della gamma di Fontanafredda. Succede in Langa, col Barolo, così come in Valpolicella, con l’Amarone e il Superiore. O in Umbria, col Sagrantino di Montefalco. Lo fanno i grandi, i grossi, i piccoli e i medi produttori: sarà poi il consumatore a scegliere. E non potrà che farlo sempre meglio, in un futuro con più giornalismo, cronaca e informazione responsabile. In fondo, è meglio un Barolo freddo di una bugia a fin di click. Prosit.

Categorie
in-abbonamento Vini al supermercato

Carrefour, Esselunga, Il Gigante e Tigros: cambio promo per i vini a volantino

You need to be logged in to view this content. Si prega . Non sei un membro? Registrati
Categorie
news news ed eventi

Feudo Montoni è Cantina Bio dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024

È Feudo Montoni la Cantina Bio dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it (disponibile a questo link in prevendita). L’azienda di Contrada Montoni Vecchi (Cammarata, Agrigento), stella sempre più fulgida della costellazione di Assovini Sicilia, esprime anche il Miglior Vino rosato 2024, il Terre Siciliane Igt Nerello Mascalese Rosato Biologico 2022 “Rosa di Adele”, che si è aggiudicato 95/100 nella degustazione alla cieca. Non potevamo scegliere parole migliori di quelle del titolare, Fabio Sireci, per introdurre Feudo Montoni e spiegare le motivazioni del premio Cantina Bio dell’anno 2024. Parole capaci di traslarsi, immutate, dalla filosofia aziendale al calice.

C’è un detto siciliano che dice: Curri quanto voi che cà ti aspetto… Corri quanto vuoi che qui ti aspetto… E a volte mi sembra che questo possa essere quello che pensa la Terra osservando il comportamento dell’uomo. La parola biologico trae origine dal greco ‘bios’ che significa ‘vita’ e da ‘logia’ che significa ‘discorso’, ‘studio’. Quindi ‘discutiamo di bios’.

Parlare di agricoltura biologica non è facile per vari motivi, è una filosofia, un sistema di vita, un complesso di azioni. Biologico è un concetto molto delicato e molto ampio, non significa soltanto non utilizzo di chimica, di pesticidi e pratiche agricole che ogni agricoltore applica nel rispetto della terra. Nelle sedicenti aree civili e sviluppate, non vedo felicità dell’anima, che piano, piano muore. Non vedo Bios».

LA SICILIA DI FEUDO MONTONI, VINI BIOLOGICI PER VOCAZIONE

La purezza di cui parla questo appassionato viticoltore siciliano è la stessa che si ritrova in ognuno dei suoi vini. La storia di Feudo Montoni affonda le radici nel 1469, quando nel cuore della Sicilia, all’interno del Principato di Villanova, viene edificato dalla nobile famiglia aragonese Abatellis il baglio (tipica costruzione siciliana a corte quadrangolare). Dopo seicento anni, nelle stesse cantine, dalle stesse terre vengono prodotti i vini firmati da Fabio Sireci.

È alla fine del 1800 che la storia del baglio si lega a quella di Rosario Sireci, nonno di Fabio che acquistò il Feudo riconoscendo in esso particolari caratteristiche legate al terroir ed alla sua biodiversità. Trovò antiche piante di Perricone, Nero d’Avola, Catarratto, innamorandosi dei vini ottenuti con quelle uve. A suo avviso, presentavano tratti eleganti ed inconsueti.

IL VINI DI TERROIR DI FEUDO MONTONI, CANTINA BIO 2024

Nella seconda metà degli anni Sessanta, a dare impulso alla produzione fu Elio Sireci, padre di Fabio che selezionò le migliori piante presenti nella tenuta attraverso Selezione Massale e, con esse, impiantò i nuovi vigneti. Negli stessi anni avvenne il completo ammodernamento della cantina. Elio Sireci fu in grado di trasmettere al figlio Fabio la passione ed il rispetto per la Natura che oggi valgono a questa realtà il massimo riconoscimento tra le cantine biologiche italiane assegnato dalla Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024. Non solo: Elio insegna a Fabio «l’etica del lavoro, del sacrificio per l’ottenimento di un obiettivo».

Un «lavoro» che oggi, il titolare di Feudo Montoni descrive come «un meraviglioso viaggio da vivere, se fatto con dedizione ed amore». Sono passati oltre trent’anni da quando Fabio Sireci ha iniziato a mettere i pratica quegli insegnamenti, proseguendo il «lavoro» del nonno e del padre nel ruolo di «custode delle antiche piante e delle loro uve». In particolare, è lui a seguire in prima persona tutte le diverse fasi del processo di produzione, dal vigneto alla cantina. E il suo amore per questa terra è in ogni calice. In ogni sorso. Provare per credere Feudo Montoni, Cantina Biologica dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024.

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

ProWein 2024, edizione dei 30 anni: a Düsseldorf 50 mila addetti del settore


Fervono i preparativi per ProWein 2024, edizione in cui la kermesse compie 30 anni. A Düsseldorf, dal 10 al 12 marzo 2024, sono attesi oltre 50 mila professionisti del vino e degli spirits provenienti da tutto il mondo. Già 5.700 gli espositori provenienti da oltre 60 Paesi che si sono registrati per partecipare all’evento numero uno del settore. «Nessun’altra fiera, né in Europa né all’estero – riassume Peter Schmitz, direttore della ProWein – offre un portafoglio prodotti così completo. A Düsseldorf, la capitale del vino e degli alcolici, si presenteranno ancora una volta i leader del mercato mondiale, ma anche piccole aziende selezionate e nuovi operatori emergenti».

«Inoltre, chi è interessato alle tendenze di domani dovrebbe visitare ProWein 2024. Qui le tendenze attuali del settore vengono colte nei Trendshow, nelle Mostre Speciali o nei Forum. Questo è di fondamentale importanza per gli acquirenti del commercio al dettaglio, dell’ospitalità e della ristorazione». ProWein, nel 2024, aggiungerà un nuovo capitolo alla sua storia, ormai trentennale.

30 ANNI DI PROWEIN NEL 2024

«Siamo orgogliosi e felici che la ProWein si sia trasformata nella più importante fiera specializzata del vino a livello internazionale – sottolinea il direttore generale dell’Istituto Tedesco del Vino (DWI), Monika Reule – Rendendo la Germania, Paese produttore di vino, il centro dell’universo degli esperti internazionali di vino per tre giorni all’anno. Anche dopo 30 anni, la ProWein riesce a entusiasmare gli esperti di vino con argomenti sempre nuovi e avvincenti». Uno dei segreti del successo della ProWein, oltre al suo costante orientamento verso i visitatori professionali, è la sua lungimiranza e lo sviluppo proattivo di format orientati al mercato.

«Ci siamo sempre considerati un partner del settore del vino e degli alcolici – aggiunge Peter Schmitz – e abbiamo colto le esigenze del mercato, come abbiamo fatto con la nostra mostra speciale a tema ‘no-and-low’ che ha debuttato all’ultima ProWein. La ProWein 2023 è stata la prima fiera europea a dare a questa tendenza attuale un palcoscenico dedicato. Nel 2024, la ProWein farà seguito a questo debutto. Con il motto “ProWein Zero“, un’area speciale nel padiglione 1 sarà dedicata al “no-and-low”, integrata da una corrispondente zona di degustazione organizzata da Meininger».

TEMI E TENDENZE A PROWEIN 2024

Uno dei punti salienti della ProWein, presente già da sei anni, è il Trendshow “Same but different“, rivolto in particolare alla comunità dei bar e dei servizi alimentari alla moda. Anche nel 2024, circa 120 espositori internazionali presenteranno nel padiglione 7 un’offerta di distillati, birre artigianali e sidro. La ProWein 2024 diventerà sempre più il punto di riferimento per gli alcolici internazionali. Il padiglione 5, proprio accanto al Trendshow “Same but different”, diventerà la nuova casa di oltre 300 fornitori internazionali di alcolici sotto il motto “ProSpirits“. «Con questo riflettiamo un’importante tendenza del mercato», ribadisce Peter Schmitz.

Altro tema centrale della scorsa ProWein – non ultimo a causa della crisi energetica e della maggiore consapevolezza ambientale – è stato quello degli imballaggi alternativi alle bottiglie di vetro, che vanno dal bag-in-box e ai fusti in acciaio inossidabile, alle lattine di alluminio riciclabili e alle bottiglie in PET. Anche alla prossima ProWein non mancheranno le novità: sia nella mostra speciale Packaging & Design (padiglione 9) sia in numerosi stand, questo aspetto avrà un ruolo sempre più importante.

Il programma dell’edizione dei 30 anni prevede ancora una volta la Champagne Lounge nel padiglione 9, il punto focale delle gamme rappresentative e complete di champagne alla ProWein 2024. Un appuntamento fisso alla ProWein sono i vini biologici, che oggi contano circa 300 espositori internazionali. Senza dimenticare la mostra speciale su questo tema, il Mondo Biologico nel padiglione 4.

Categorie
news news ed eventi

Dati Istat, è allarme per l’export del vino italiano: la contrazione è anche in valore


I dati Istat di giugno 2023 confermano il rallentamento dell’export di vino italiano, con la novità che i volumi delle spedizioni calino anche in valore, oltre che in volume.
I vini DOP perdono in volume (-5%) ma tengono in valore, segno evidente di un incremento del valore medio. Le IGP rispondono con un -4% dei volumi e un -5% del valore. Dinamica differente per i vini comuni. Mostrano una progressione del 9% in volume, mentre in valore si fermano al +6% confermando in qualche modo la riduzione dei prezzi alla produzione monitorata da Ismea negli ultimi mesi. L’altra nota negativa è relativa agli spumanti, che complessivamente perdono in volume il 5% rispetto al primo semestre 2022, con un frenata in particolare del Prosecco (-6%).

L’elemento di novità che si aggiunge alla flessione dei volumi è appunto la contrazione anche in valore. Considerando il cumulato del primo semestre si registra una riduzione dei quantitativi pari all’ 1,4% a cui si affianca un -0,4 del fatturato, evento piuttosto raro per il settore viticolo nazionale che negli ultimi anni aveva abituato gli operatori a crescere in termini di introiti.

Anche questo dato, sicuramente al di sotto delle aspettative, va letto come il risultato di approvvigionamenti importanti fatti durante la pandemia quando, dietro il timore di rotture di stock c’era stata una corsa agli accaparramenti. «Ora che anche la filiera della logistica è tornata alla normalità – spiega Ismea con assoluta lucidità – la domanda estera non ha più il timore di restare senza prodotto».

Categorie
news news ed eventi

Vitis in Vulture è Cantina dell’anno Sud Italia per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024


È Vitis in Vulture la Cantina dell’anno Sud Italia per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it (disponibile a questo link in prevendita). Fondamentale per il riconoscimento è il punteggio di 94/100 assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca all’Aglianico del Vulture Doc 2017 Toppo di Viola, ottenuto dall’omonimo vigneto situato nel comune di Venosa, alle pendici del Monte Vulture. Non solo. La cantina convince anche con l’altra interpretazione del vitigno principe della Basilicata, “Forentum” 2019; oltre a sfoderare una serie di vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo, capaci di assicurarsi un posto tra i “Vini quotidiani” della Guida 2024 (Falanghina e Aglianico vinificato in rosa).

In definitiva una linea molto completa, dal top di gamma ai vini adatti a un consumo a tutto pasto, tutti i giorni. Del resto, con i suoi 95 ettari di vigneti, Vitis in Vulture è uno dei più importanti produttori della Basilicata e tra i migliori interpreti della grande varietà che ha reso celebre la regione a livello internazionale: l’Aglianico del Vulture. A guidare questa realtà cooperativa è il presidente Giuseppe Avigliano, agronomo e imprenditore agricolo con una grande esperienza nei settori enologico ed agroindustriale.

VITIS IN VULTURE E L’AGLIANICO

L’obiettivo dell’azienda è quello di creare un legame unico nella filiera. Tutto inizia dalla coltivazione dei vigneti, passando poi attraverso alle varie fasi della vinificazione e dell’affinamento in cantina e terminando con l’imbottigliamento e la commercializzazione. In Italia e nel mondo. Al centro dell’azienda si trova l’innovativa cantina Finocchiaro, il cui progetto è stato affidato nel 2001 all’architetta giapponese Hikaru Mori. La struttura è di quelle che meritano una visita.

Di fronte alla cantina, peraltro, sorge un ampio complesso archeologico risalente tra il IV e il VII secolo d.C. Sul margine occidentale si conservano delle buche di alloggiamento di due Phitòi. Si tratta di contenitori rivestiti con malta, utilizzati per la fermentazione di vini di qualità. La mission di Vitis in Vulture, sin dall’anno della sua fondazione, avvenuta nel 2006, è quella di valorizzare l’Aglianico del Vulture. Ed è proprio grazie alle ottime interpretazioni del vitigno-vino simbolo del territorio che si è guadagnata il titolo di “Cantina dell’anno Sud-Italia” nell’ambito della nostra Guida Migliori vini italiani 2024.

Categorie
news news ed eventi

Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg: vendemmia 2023 «soddisfacente»


È iniziata a metà settembre e porterà a un calo del 7% rispetto allo scorso anno la vendemmia 2023 dei viticoltori del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg.
I primi grappoli sono stati raccolti nella zona orientale della denominazione. Si dovrà aspettare ancora una settimana per i versanti del valdobbiadenese. Il Consorzio definisce la qualità delle uve «soddisfacente», sia a Conegliano che a Valdobbiadene. Il territorio, contraddistinto da pendii molto ripidi e da saliscendi difficilmente accessibili ai macchinari, fa salire a 7-800 ore per ettaro il lavoro manuale necessario a portare le uve in cantina, ogni anno. La vendemmia eroica rappresenta il momento di massimo impegno per i vignaioli, con l’impiego di soluzioni ingegnose, come carrucole e monorotaie.

«Con la vendemmia di quest’anno – spiega Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg – chiudiamo una stagione molto complessa in vigneto. Le analisi in vigneto ci indicano che il momento della raccolta si è posticipato di circa 10 giorni, dando così il tempo al grappolo di maturare e di raggiungere i corretti parametri qualitativi. Siamo molto orgogliosi del lavoro di tutti i viticoltori che ancora una volta hanno dimostrato di saper affrontare momenti sfidanti grazie alla loro passione e al forte senso di comunità che contraddistingue la nostra denominazione».

LE INSIDIE DELLA VENDEMMIA 2023 DEL PROSECCO CONEGLIANO VALDOBBIADENE DOCG

Tra le sfide più importanti della vendemmia 2023 del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg ci sono le grandinate del 24 e 25 luglio. Il clima è poi tornato clemente, consentendo alle piante di riprendere i processi di maturazione. «Annate come quella che stiamo per chiudere, che richiedono molti sforzi in vigna per compensare gli eventi metereologici avversi e il clima estremo – commenta il Consorzio – saranno sempre più frequenti. Dobbiamo prendere coscienza del fatto che sarà sempre più necessario interagire con un ambiente e un clima cambiato. Per questo il Consorzio si sta attivando, coadiuvato da alcuni istituti universitari, per proporre nuove soluzioni in vigneto».

«È importante però notare come in questi anni la pianta stia già dando segnali di adattamento – precisa ancora l’ente guidato da Elvira Bortolomiol – in particolare rispetto alla carenza d’acqua (non a caso c’è l’accordo per la realizzazione di un piano di invasi tra i comuni della denominazione, ndr). Grazie alla cultura agronomica ed enologica del territorio, che distingue tutti i viticoltori e produttori del Conegliano Valdobbiadene, si porteranno in cantina uve atte alla spumantizzazione da cui si ricaverà un’annata all’altezza della qualità a cui la denominazione ha ormai abituato i propri estimatori in Italia e in tutto il mondo».

Categorie
Vini al supermercato

Salento Igp Susumaniello 2020, Notte Rossa

(5 / 5) È una storia affascinante quella del Susumaniello, tra le novità della linea di vini Notte Rossa. La varietà tipica del Salento prende il nome dialettale dall’asino, l’animale da soma per antonomasia. Un’assonanza che deriva dal carico di uva abbondante che le piante di Susumaniello portano in dote in vendemmia, pari a quello che è in grado di sostenere l’asino sul proprio dorso, durante il trasporto.

Anche il Salento Igp Susumaniello 2020 di Notte Rossa si rivela generoso. Alla vista si presenta di un bel granato intenso. Naso su frutta a polpa rossa più che scura, avvolto in una elegante speziatura. In bocca conferma le aspettative: si lascia bere con leggiadria, regalando un fine retrogusto di frutta e spezie. Tannini levigati e voglia di berne un altro sorso, specie se proposto in abbinamento con succulenti primi piatti al ragù, carni alla griglia, arrosti e formaggi stagionati.

SUSUMANIELLO NOTTE ROSSA: LA NUOVA FRONTIERA DEL SALENTO

Grazie alla crescente attenzione dei consumatori nei confronti dei vitigni autoctoni, il Susumaniello sta diventando sempre più popolare, in Italia come all’estero. Può essere considerato, senza ombra di dubbio, una delle nuove leve del Salento, accanto ai tradizionali “vitigni bandiera”, Primitivo e Negroamaro.

In particolare, il Salento Igp Susumaniello 2020 firmato da Notte Rossa nasce su terreni di colore scuro, ricchi di scheletro, di medio impasto tendenzialmente sabbioso, mediamente profondi, porosi e drenanti. La tecnica vinificazione prevede una macerazione delle uve a temperatura controllata e una fermentazione alcolica con lieviti selezionati, per circa 10 giorni. L’affinamento avviene in barrique di rovere francese e americano, per 6 mesi.

Prezzo: 6,90 euro
Acquistabile presso: Coop, Conad, Despar, Sigma

Categorie
in-abbonamento Vini al supermercato

Fine settembre senza emozioni per il vino a volantino al supermercato

You need to be logged in to view this content. Si prega . Non sei un membro? Registrati
Categorie
news news ed eventi

Tenute Silvio Nardi è Cantina dell’anno Centro Italia per la Guida Top 100 Migliori vini italiani


È Tenute Silvio Nardi la Cantina dell’anno Centro Italia per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it (disponibile a questo link). Fondamentale per il riconoscimento è il punteggio assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca al Brunello di Montalcino Docg 2018 Vigneto Manachiara, che si conferma fiore all’occhiello dell’azienda con 96/100. Ma la cantina merita di essere scoperta per tanti motivi. Ci piace innanzitutto definire “
Tenute Silvio Nardi” un “plurale – singolare” che fa rima con Montalcino. Sono due le tenute, due i versanti, Ovest e Est, otto le parcelle, ognuna espressione del puzzle che Tenute Silvio Nardi riesce a portare nel calice. Una missione che si compie tra Casale del Bosco e Manachiara, ad opera di Emilia ed Emanuele Nardi, Mario Pisanu e Fabrizio Lazzeri.

Tutto inizia nel 1950, quando Silvio Nardi, titolare ad Altotevere umbro di una delle prime aziende-leader internazionali nel settore delle macchine agricole, acquista la tenuta di Casale del Bosco a Montalcino. Nel 1958, primo “forestiero” ad investire nel vino a Montalcino, ancora paese misconosciuto alle cronache enologiche mondiali, Silvio Nardi battezza la prima bottiglia di Brunello, quando neppure esisteva ancora il Consorzio del Brunello. Il 1962 è l’anno del “bis” con l’acquisto di Tenuta di Manachiara, 40 ettari di vigneti a Castelnuovo dell’Abate, a 25 km di distanza da Casale del Bosco. Il prezioso Cru di Brunello prende tuttora il nome da questo vigneto.

SILVIO NARDI TRA I FONDATORI DEL CONSORZIO DEL BRUNELLO DI MONTALCINO

Nel 1967 Silvio Nardi è tra i fondatori del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, libera associazione tra produttori. Ma non è finita. Nel 1972 Silvio Nardi acquisisce la Tenuta di Bibbiano a Buonconvento, località che da sempre vanta come simbolo architettonico il bellissimo castello medievale (IX sec.) posseduto dalla famiglia Nardi. Un altro anno da incorniciare è il 1985, quando Emilia, la figlia minore di Silvio Nardi, entra in azienda. A soli 20 anni, d’intesa con i fratelli, favorisce l’introduzione di radicali cambiamenti nel processo di produzione vinicola e di conduzione aziendale.

Nel 1990 Emilia Nardi subentra al padre nella direzione aziendale e intraprende un processo di ristrutturazione dei vigneti e di riorganizzazione della cantina. All’esperienza della tradizione si affianca la ricerca scientifica con l’introduzione delle selezioni clonali del Sangiovese Grosso. Nel 1995, annata classificata come eccellente, nasce il Brunello ottenuto dai vigneti di Manachiara, ancora oggi fiore all’occhiello dell’azienda, che nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 si aggiudica 96/100, con l’annata 2018. La metà degli anni Novanta è fondamentale anche per la definizione dei terroir aziendali, ognuno con sue caratteristiche proprie da riversare nel calice.

La 2004 è la prima annata di produzione del Brunello Poggio Doria, prodotto con le uve dall’omonimo vigneto di Casale del Bosco. Il Ministero delle Politiche Agricole conferisce ad Emilia Nardi il premio “Dea Terra” per l’innovazione in agricoltura. Oggi Tenute Silvio Nardi vanta 36 vigneti e punta tutto sulla selezione clonale dai vecchi vigneti. L’obiettivo? Proiettare il passato nel futuro: una visione che risiede nel Dna della famiglia e che la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 vuole sottolineare.

Categorie
news news ed eventi

Albino Piona è Cantina dell’anno Nord Italia per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024


È Albino Piona la Cantina dell’anno Nord Italia per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it (disponibile a questo link). Non solo: il suo Custoza Doc 2020 “Crea Macerato” è Miglior Orange wine / Macerato italiano 2024, con un punteggio di 94/100 assegnato in occasione delle degustazioni alla cieca. La famiglia Piona tramanda una passione incondizionata per il mondo vitivinicolo dal lontano 1893, anno in cui un lungimirante e ambizioso Albino Piona iniziò a mettere le basi di un progetto che ancora oggi continua a vivere in Veneto, nelle terre del Custoza e del Bardolino, a Villafranca di Verona.
Silvio Piona, proprio in onore del padre, chiamò a sua volta Albino il suo primogenito.

È a lui che si deve la scelta di chiudere la trattoria aperta dal nonno, dedicandosi esclusivamente alla produzione di vino, investendo in tecnologie sempre più all’avanguardia. Oggi sono 45 gli ettari di vigneti su cui può contare la quarta generazione della famiglia Piona, tra Sommacampagna, Valeggio, Sona e Villafranca. Un progetto sposato appieno dai figli di Albino, Alessandro e Massimo, che continuano a proporre un’idea di vino a “filiera corta”, nel rispetto dell’ambiente. Ogni aspetto, dalla raccolta del grappolo fino allo stoccaggio in magazzino del prodotto finito, si svolge all’interno della nuova cantina sita in località Palazzina di Prabiano.

Siamo in prossimità del Lago di Garda e delle sue colline moreniche, nel pieno della zona vitivinicola del Custoza: una delle più sottovalutate, a nostro avviso, dell’intero panorama vitivinicolo italiano. La qualità dei vini a firma di Albino Piona, premiati da questa edizione della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it, ne è una dimostrazione fulgida. Senza contare le grandi opportunità per l’enoturismo che potrebbero essere cavalcate dai vini Doc Custoza, nel segno di altre denominazioni locali, non ultima Bardolino.

ALBINO PIONA, UNA CANTINA “VERDE” TRA CUSTOZA E BARDOLINO

La filosofia produttiva della cantina Albino Piona è sintetizzabile con un colore: il verde. In vigna si opera il controllo delle erbe infestanti attraverso lavorazioni meccaniche, evitando l’utilizzo di diserbanti di origine chimica in modo da proteggere le api, il terreno e le falde acquifere sottostanti. Attraverso la “confusione sessuale” si blocca o riduce la riproduzione di parassiti dannosi per le coltivazioni, riducendo il numero delle larve. La cantina pratica inoltre la cosiddetta “Lotta integrata”, che prevede un’elevata diminuzione degli antiparassitari in vigna, cercando peraltro una linea comune sui trattamenti con gli altri produttori della zona.

Ogni fase di lavorazione e trasformazione dell’uva viene poi eseguita all’interno della cantina, grazie all’apporto di professionisti con competenze specifiche e macchinari e impianti all’avanguardia. In questo modo, la cantina Albino Piona riesce ad avere un controllo completo sul prodotto finale, ottenendo vini che la “rappresentano al 100%”, anche negli imballaggi per il confezionamento, rigorosamente in cartone certificato, che garantisca la provenienza da fonti gestite in maniera responsabile.

Categorie
news news ed eventi

Cantina Santadi è Cantina dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024


È Cantina Santadi la Cantina dell’anno per la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024 di winemag.it (disponibile in prevendita a questo link).
Cantina di Santadi si trova nel Sulcis, nella zona sud-occidentale della Sardegna, a pochi chilometri dalle meravigliose spiagge e dune bianche di Porto Pino. Nata nel 1960, assume un nuovo un nuovo volto con l’arrivo di un nuovo gruppo dirigente, che ne solleva le sorti sino a renderla un vanto non solo per la Sardegna, ma per l’Italia intera. Il vitigno Carignano è da allora al centro del progetto enologico, senza tuttavia trascurare i vitigni a bacca bianca tradizionali della Sardegna come Vermentino, Nuragus e Nasco.

Il desiderio di imporsi sui mercati con qualità è dimostrato dall’arrivo a Cantina Santadi dell’enologo di fama internazionale Giacomo Tachis, oggi compianto. Erano gli anni Ottanta. L’impronta lasciata dal creatore di vini icona dell’enologia italiana come Sassicaia, del Tignanello e del Solaia si fa ancora sentire a Santadi in vini come Terre Brune (primo vino barricato della Sardegna che in questa Guida si aggiudica 96/100, con l’annata 2019), Rocca Rubia, Noras, Araja, Grotta Rossa e Antigua, oltre che nei bianchi Villa di Chiesa, Cala Silente, Pedraia, Villa Solais e Latinia.

La cantina è presieduta dal 1976 da Antonello Pilloni, socio di Santadi dal 1974 e coadiuvato da un Cda che mira a dare all’azienda una forma «snella, dinamica e puntuale». Negli anni Duemila l’altra grande rivoluzione. Con l’obiettivo di produrre vini di maggior qualità viene costruito un moderno e funzionale laboratorio per le analisi, vengono implementati il reparto vinificazione, la sala barrique, il magazzino per il confezionato e vengono aggiunte una serie di vasche in cemento. Non viene mai dimenticato il rispetto e la tutela dell’ambiente e quest’ultima trance di lavori include un impianto fotovoltaico e un moderno depuratore. Cantina Santadi conta oggi 200 soci viticoltori che, insieme, coltivano 600 ettari di vigneto nell’areale del Sulcis.

Categorie
news news ed eventi

Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2024 di winemag.it: le cantine e i vini dell’anno


La Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2024 di winemag.it è finalmente disponibile per l’acquisto online. A partire da oggi, e per un periodo limitato di tempo, è possibile riceverla via mail in prevendita (basta cliccare qui). Si tratta dell’ennesima edizione da record per il prodotto editoriale di punta della nostra testata giornalistica indipendente, in termini di numero e qualità dei campioni iscritti e dei vini recensiti nelle tre categorie “Top 100 winemag.it“, “Vini consigliati winemag.it” e “Vini quotidiani winemag.it“. Di seguito un’anticipazione sulle Cantine italiane dell’anno e sui Vini italiani dell’anno menzionati nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024.

MIGLIOR CANTINA ITALIANA 2024

Cantina Santadi (Santadi, Sardegna)

MIGLIOR CANTINA NORD ITALIA 2024

Albino Piona (Custoza e Bardolino, Veneto)

MIGLIOR CANTINA CENTRO ITALIA 2024

Tenute Silvio Nardi (Montalcino, Toscana)

MIGLIOR CANTINA SUD ITALIA 2024

Vitis in Vulture (Vulture, Basilicata)

MIGLIOR CANTINA ITALIANA BIO 2024

Feudo Montoni (Agrigento, Sicilia)

CANTINA RIVELAZIONE ITALIANA 2024

Contrada Palui (Valpolicella, Veneto)

MIGLIOR IMBOTTIGLIATORE ITALIANO 2024

Dacastello Vini Pregiati (Alba, Piemonte)


VINI DELL’ANNO
GUIDA TOP 100 MIGLIORI VINI ITALIANI 2024 WINEMAG.IT

MIGLIOR VINO ITALIANO 2024

BARBARESCO DOCG OVELLO, CARLO GIACOSA (PIEMONTE)

MIGLIOR VINO BIANCO ITALIANO 2024

COSTA D’AMALFI DOC FURORE BIANCO 2022, MARISA CUOMO (CAMPANIA)

MIGLIOR VINO ROSSO ITALIANO 2024

MARCHE ROSSO IGT “FATJÀ”, TERRA ARGILLOSA (MARCHE)

MIGLIOR VINO ROSATO ITALIANO 2024

TERRE SICILIANE IGT NERELLO MASCALESE ROSATO BIOLOGICO 2022 “ROSA DI ADELE”, FEUDO MONTONI (SICILIA)

MIGLIOR SPUMANTE METODO CLASSICO ITALIANO 2024

VSQ METODO CLASSICO EXTRA BRUT “GIULIO F.56 – UNDERWATER”, AZ. AGR. FEDERICI (LIGURIA)

MIGLIOR SPUMANTE METODO ITALIANO / CHARMAT 2024

VALDOBBIADENE DOCG EXTRA DRY RIVE DI SOLIGO 2022 “MAS DE FER”, ANDREOLA (VENETO)

MIGLIOR VINO DOLCE ITALIANO 2024

COLLI PIACENTINI DOC MALVASIA PASSITO 2016 “LE VIRTÙ DELLA PIOGGIA – SENSAZIONI D’INVERNO”, LA CONCHIGLIA – CLAUDIO TERZONI VINI

MIGLIOR SPUMANTE DOLCE ITALIANO 2024

FIOR D’ARANCIO COLLI EUGANEI DOCG DOLCE 2022, VIGNE AL COLLE (VENETO)

MIGLIOR ORANGE WINE / MACERATO ITALIANO 2024

CUSTOZA DOC 2020 “CREA MACERATO”, ALBINO PIONA (VENETO)

MIGLIOR PIWI ITALIANO 2024

VENEZIA GIULIA IGP BIANCO 2022 “ARCONI BIANCO”, TERRE DI GER (FRIULI VENEZIA GIULIA)

MIGLIOR VINO BIOLOGICO ITALIANO 2024

BIANCHELLO DEL METAURO DOC SUPERIORE 2020 “ANDY’20”, VALENTINO FIORINI (MARCHE)

MIGLIOR VINO VEGAN 2024

FRANCIACORTA DOCG BRUT VEGAN, QUADRA

Categorie
news news ed eventi

Manager comunicazione vino uccisa dall’ex compagno in Sicilia


Marisa Leo
, manager della Comunicazione delle Cantine Colomba Bianca di Mazara del Vallo, in Sicilia, è stata uccisa dall’ex marito Angelo Reina. La notizia dell’ennesimo femminicidio sconvolge l’Italia e il mondo del vino, che si stringe attorno alla famiglia della vittima. Marisa Leo, originaria di Salemi, aveva 39 anni. Tre anni fa aveva denunciato l’ex per stalking per poi tornare a vederlo, per riavvicinare la piccola figlia al padre. Il fatto è avvenuto mercoledì 6 settembre.

Angelo Reina, 42 anni, ha rivolto diversi colpi di pistola nei confronti di Marisa Leo nelle campagne tra Mazara del Vallo e Marsala. Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri, l’avrebbe invitata nell’azienda agricola di famiglia con la scusa di un tentativo di conciliazione. Dopo averla uccisa ha rivolto la pistola contro se stesso, suicidandosi all’interno della propria auto. Commosso il saluto a Marisa Leo da parte dei colleghi delle Cantine Colomba Bianca, realtà vitivinicola siciliana che raccoglie 6 cantine dislocate nella provincia di Trapani.

IL FEMMINICIDIO DI MARISA LEO IN SICILIA

«Ciao Marisa – si legge sul sito web e sui canali social della cooperativa guidata da Leonardo Taschetta – eri e sarai luce. È stata strappata alla vita Marisa Leo, responsabile marketing e comunicazione di Colomba Bianca. Donna del vino, madre premurosa e ispiratrice delle nostre cantine. Mente e braccio di scelte di successo, colonna portante di progetti internazionali per la filiera vitivinicola italiana, visionaria comunicatrice nel mondo dei vitigni made in Sicily».

Era attiva contro la violenza di genere. È inesplicabile – continua la nota della cantina in ricordo di Marisa Leo – immaginare una nuova vendemmia senza Lei. Siamo sgomenti. Esprimiamo il nostro profondo cordoglio per la perdita che subisce la famiglia di Marisa, di cui ci sentiamo parte integrante anche noi».

Exit mobile version