Oltre 23 milioni di litri (+ 2 milioni rispetto al 2020) che equivalgono a più di 30 milioni di bottiglie (+ 2 milioni rispetto al 2020) con un fatturato di 195 milioni di euro (+ 13 milioni rispetto al 2020). Sono i numeri del 2021 del Primitivo di Manduria. Un +7,2% rispetto al 2020.
«Il Primitivo di Manduria – commenta Novella Pastorelli, presidente Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – è un brand riconosciuto in tutto il mondo. Un vino che non conosce crisi, soprattutto all’estero, con un exploit importante su tutti i mercati nazionali ed internazionali.
Ed è proprio l’essere così amato all’estero che il Primitivo di Manduria è il prodotto sul quale maggiormente si concentrano quotidianamente fenomeni di imitazione e contraffazione.
Questo è uno degli scopi principali che persegue Consorzio di Tutela, ovvero combattere condotte illecite intervenendo con massicce azioni legali in ogni parte del mondo, mirate a contrastare opere di contraffazione ed emulazioni».
Secondo la presidente del Consorzio di Tutela, «si tenta di registrare marchi che evocano il Primitivo di Manduria e che ne usurpino l’avviamento commerciale anche in vista di continui aumenti della produzione».
In quest’ottica il Consorzio di Tutela ha attivato 64 cause legali «per bloccare moltissimi marchi ingannevoli, sia marchi figurativi che marchi denominativi». Trentacinque le battaglie vinte (le altre sono ancora in corso) fino ad oggi: due in Cina, una in Cile, cinque in Spagna, tredici in Italia, una in Sud Africa, una in Germania, una in Portogallo, una in Francia.
È stata sospesa la commercializzazione in Europa di 8 marchi depositati presso l’Euipo, l’Invalidity division dell’Ufficio dell’Unione europea per la Proprietà intellettuale). Inoltre, è stato acquistato dal Consorzio di Tutela un dominio con la dicituraprimitivodimanduria.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Brilla una nuova stella nella parte nord orientale del cielo del vino italiano. È il Venezia Giulia Igp Bianco 2018 1090M Nord Ovest della cantina Sassocorno. Circa 6 gli ettari di proprietà di questa nuova realtà di Corno di Rosazzo (Udine), fondata nel 2017 come La Badie Società semplice agricola.
L’anima del progetto è variopinta. Stefano Poser, 39 anni, medico dello sport e winemaker autodidatta (già alla dodicesima vendemmia, la quarta a Sassocorno), è affiancato dalla moglie Francesca Ius, 39 anni, imprenditrice agricola.
C’è poi Diego Tomasella, 49 anni, ingegnere meccanico e «agronomo autodidatta», assieme alla moglie Loretta Silvestrini, 46 anni, assistente sociale e addetta alla comunicazione dell’azienda agricola. «Sì, siamo una realtà piuttosto originale», commenta a winemag.it Stefano Poser, nel mettere assieme i pezzi di un puzzle che convince, dentro e fuori dal calice.
SASSOCORNO – LA BADIE: VECCHIE VIGNE E BIODIVERSITÀ
Il focus della nuova cantina di Corno di Rosazzo sono le vigne vecchie di collina, che occupano la metà della superficie vitata, all’ombra dell’Abbazia di Rosazzo. Monumenti naturali di età compresa tra i 50 e i 100 anni, circondati da boschi e stuzzicati dal ronzio delle api, parte integrante del “disegno biodiverso” della cantina Sassocorno.
Tra le varietà di vite, la parte del leone è quella del Friulano e del Merlot. «I nonni piantavano questo», ricorda Stefano Poser. Ci sono poi piante di Malvasia, Refosco e Schioppettino, autoctoni del Friuli Venezia Giulia. «Queste ultime – continua il winemaker – stanno entrando in produzione con molta gradualità e prudenza».
A breve andranno in bottiglia Malvasia 2020, Refosco 2020, Friulano 2019 in due distinti cru. Così come Rosso 2019 e Merlot 2018. Nel frattempo, tra i due vini già disponibili sul mercato, il Venezia Giulia Igp Bianco 2018 1090M Nord Ovest mostra tutte le potenzialità di Sassocorno.
Ancora qualche pennellata – soprattutto in termini di pulizia ed equilibrio – e il Venezia Giulia Igp Rosso Cuar 2018 120M Ovest saprà fare da contraltare a un bianco di grandissima caratura. La via di questa nuova cantina di Corno di Rosazzo, già brilla d’un futuro luminoso.
VENEZIA GIULIA IGP BIANCO 2018 1090M NORD OVEST: LA DEGUSTAZIONE
Alla vista, la prima etichetta messa in commercio da Sassocorno appare di un giallo pieno, con sfumature orange. Questa la veste con cui si presentano all’altare del calice Friulano e Ribolla gialla (netta predominanza del primo, nell’uvaggio). Varietà fermentate spontaneamente e affinate per 2 anni, prima dell’imbottigliamento.
Oltre a catturare lo sguardo, il vino stuzzica sin da subito il naso con una nota che riporta dritta al Collio e alla sua Ponca (il noto flysch di Cormons), capace di fare di ribattere colpo su colpo alla generosità della frutta esotica matura.
Ecco dunque richiami botritici all’albicocca e alla pesca sotto sciroppo, così come note che richiamano toffee e vaniglia bourbon, a conferire complessità e materia a un quadro che si arricchisce delle caratteristiche “essenziali” del terroir locale. Un disegno armonico, stratificato e conturbante, che rende merito a Stefano Poser e al savoir fair ormai collaudato nell’utilizzo millimetrico di legno e ossigeno.
In bocca, il Venezia Giulia Igp Bianco 2018 1090M Nord Ovest entra morbido, su una corrispondenza gusto olfattiva in cui le sole note minerali e fumé lasciano spazio allo zenzero candito. Poi il nettare si tende come un arco su una freschezza d’agrume, che ricorda in maniera marcata il cedro.
Quando il sorso vira sul tannino sembra destinato a spegnersi a breve, come una candela che s’arrende al buio, sfidata dal vento. Ma poi si riaccende e regala una chiusura piena, sul frutto maturo a polpa gialla (riecco le note da “muffa nobile”) e su una sapidità intensa (riecco la Ponca). Chiusura di sipario assoluta su ricordi d’un fresco bergamotto.
Uno di quei vini, in definitiva, che denota la gran mano del vignaiolo, unità alla gioventù del nettare. Un orange completo, in cui le componenti ossidative esaltano il vitigno, anzi ancor più il terroir, al posto di sotterrarlo sotto quella coltre d’omologazione che, troppo spesso, attanaglia la tipologia dei macerati.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
“Bianco Rosso e oltre…” è il claim dell’ampio catalogo di vini in promozione nei supermercati dell’insegna Il Gigante. Il gruppo di Bresso, in questa tornata di cambi promo dei vini a volantino, riesce a tenere testa non solo a tutte le altre insegne, ma a spuntarla pure tra i numerosi Sottocosto.
Più in generale, è un bell’inizio del mese di marzo per i clienti appassionati di vino della grande distribuzione organizzata. Al netto della medaglia d’oro al Gigante, le soddisfazioni non mancano in diverse corsie di supermercati.
Regge bene l’urto, per esempio, Carrefour Italia, con l’ampio catalogo ormai prossimo al giro di boa (scadenza 6 marzo, affrettarsi per gli ultimi affari). Bene anche Coop, sollevata da alcune referenze prestigiose del Piemonte. Tigros tiene botta con il volantino valido fino all’8 marzo. Esselunga continua invece a volare bassa: ormai un classico.
Volantino Aldi fino al 6 Marzo, “0,50 1,00 1,50 2,00 5,00 euro”
Cabernet Sauvignon Rubicone Igt Casa degli Olmi: 1,5 l 2,00 euro (3 / 5)
Volantino Bennet fino al 12 Marzo, “Sotto costo”
Muller Thurgau Trentino Doc Cavit: 2,50 euro (3,5 / 5)
Sangiovese Toscana Rosso Cecchi: 1,90 euro (3,5 / 5)
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Il Prosecco Doc Treviso Extra Dry della cantina Rive della Chiesa è uno dei vini presenti nella Guida Migliori Vini al Supermercato 2022 di Vini al Supermercato.
Nel calice si presenta di un bel giallo paglierino, con riflessi verdolini. Perlage fine, buona persistenza. Mela verde, pera, agrume al naso. Bocca asciutta, tesa, cremosa nel finale. Buona la persistenza.
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Si terrà sabato 5 e domenica 6 marzo 2022, la decima edizione del Roma Whisky Festival, presso il Salone delle Fontane che da qualche anno ospita l’appuntamento. L’evento, con la direzione artistica di Andrea Fofi e la consulenza di Pino Perrone. vedrà “re” dei distillati assoluto protagonista per whisky lovers, produttori, importatori, distributori, commercianti e bartender.
Dopo due anni di stop – dichiara Andrea Fofi – la nostra squadra, come la nostra sete di whisky, non si è mai fermata. Abbiamo continuato a esplorare, a imparare, a divertirci e crescere nel mondo senza confini del mondo-whisky».
Il Roma Whisky Festival si estenderà su 2 mila metri quadri di spazio espositivo. Sarà possibile incontrare le aziende e scoprire le centinaia di prodotti in degustazione. Sono inoltre in programma oltre 20 masterclass per esperti e neofiti e i corsi per principianti “Abc del Whisky” della durata 25 minuti.
IL PROGRAMMA
Grande attenzione anche al food. Uno spazio sarà interamente dedicato al cioccolato, con “Fonderia Dolci & Design” e uno allo storico pub Le Bon Bock, presente al Roma Whisky Festival con un pub che proporrà birre inglesi alla spina e qualche altra prelibatezza della tipica cucina scozzese.
Da sempre un ottimo connubio con i whisky, i sigari saranno in degustazione grazie al nuovo partner, il Club Amici del Toscano. All’interno della manifestazione sarà possibile degustare prodotti e acquistare bottiglie. In particolare allo stand del Roma Whisky Festival saranno in vendita le edizioni limitate degli imbottigliamenti ufficiali della X edizione.
Il Caol Ila 15 y.o. – First Fill Bourbon Hogshead è già in pre-ordinazione sul sito di Whisky & Co. e ritirabile in fiera, mentre il secondo imbottigliamento verrà svelato durante il festival. Come ogni anno al festival sarà possibile assaggiare i prodotti vincitori del Premio Whisky & Lode consegnato da una giuria di esperti. I blind tasting decreteranno le migliori bottiglie in gara delle categorie Best World Whisky, Best Single Cask.
A valorizzare il whisky nella versione miscelata ci pensa Oro Whisky Bar. Il nuovo bar di Viale Giotto interamente dedicato al whisky si sposta per un giorno dentro il Salone delle Fontane.
LA NOVITÀ
Grande novità della decima edizione. Il Roma Whisky Festival non si esaurisce al Salone delle Fontane, ma, con il progetto “Whisky in Town” coinvolge cinque locali della città, da tempo famosi poli della cultura del whisky. Oro Whisky Bar, The Jerry Thomas Speakeasy, Treefolk’s Public House, Le Bon Bock e il Banana Republic.
I Locali nelle serate del 5 e 6 marzo proporranno una drink list speciale dedicata a un brand di whisky, sapientemente servito miscelato da un bartender ospite. Il programma completo del Roma Whisky Festival, le masterclass e gli stand sono disponibili sul sito dell’evento.
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A quasi 20 anni dal riconoscimento della Docg, i produttori del Colline TeramaneMontepulciano d’Abruzzo tirano le somme all’Anteprima 2022. Una preview, quella andata in scena mercoledì 2 marzo a Teramo, utile a sondare lo stato dell’arte di una denominazione che vuole farsi largo nel campo minato del Montepulciano d’Abruzzo. Uno dei vini italiani più amati dal grande pubblico, italiano ed internazionale.
Gli appena 172 ettari della Docg teramana e la produzione annua che si aggira attorno alle 450 mila bottiglie sono la fotografia esaustiva di una “nicchia” che intende distinguersi nel panorama vinicolo abruzzese, soprattutto in termini di posizionamento prezzo e valorizzazione del parco vigneti.
Non a caso, la parola più utilizzata nel discorso introduttivo rivolto alla stampa dal presidente del Consorzio, Enrico Cerulli Irelli (nella foto, sotto) è stata «identità». Un tema che tiene unite le 39 cantine associate all’ente di Roseto degli Abruzzi, nato nel 2003 e diventato sin da subito – nonostante le risicate dimensioni, in termini di rappresentanza – la casa del dibattitto più costruttivo sul futuro del Montepulciano.
LO STATO DELL’ARTE DELLA DENOMINAZIONE, NEL CALICE
Ventuno i Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg in degustazione durante l’Anteprima 2022 (2020, 2019, 2018 e 2015), accanto a diciotto vini Riserva delle annate 2017, 2016, 2015, 2013 e 2011. Al netto dello stile dei singoli produttori, meglio i primi dei secondi.
La Riserva, come in molte altre denominazioni del vino italiano, sembra pagare lo scotto di un’interpretazione anacronistica del concetto stesso di “vino riserva”. Ecco dunque sovraestrazioni, grassezze e un utilizzo strabordante dei legni, a coprire primari e varietale. E a stordire, in definitiva, quel cavallo di razza che il Montepulciano d’Abruzzo sa essere, in svariate interpretazioni regionali.
La polvere sulle spalle di molti vini Riserva viene spazzata via dalla goduriosità e freschezza di diversi Colline Teramane Docg. I 21 vini “base” in degustazione, spaziando dalla fascia litorale adriatica a quella collinare-montana del Gran Sasso, mostrano tutta la variabilità e proattività di un territorio tutto sommato ristretto, che non rinuncia comunque a interpretazioni “sottozonali” del Montepulciano.
IN ARRIVO LA TIPOLOGIA SUPERIORE
Tra il Colline Teramane Docg “Giovane” (affinamento minimo di un anno e immissione in commercio dal 1° novembre dell’anno successivo alla vendemmia) e il Colline Teramane Docg “Riserva” (almeno 3 anni di invecchiamento, di cui almeno uno in legno) sarà presto introdotta una nuova tipologia.
Si tratta del “Superiore“, che si collocherà a metà della piramide qualitativa. Il tutto, nel contesto di un Abruzzo del vino che sta vivendo un momento di grande dinamicità.
Oltre alle elezioni ormai prossime in casa del Consorzio vini regionale (quasi scontata l’elezione di un rappresentante di Cantina Tollo, il nome più caldo è quello del presidente Tonino Verna) è da poco nata una delegazione Fivi locale, che raggruppa 20 vignaioli indipendenti abruzzesi e due molisani.
ANTEPRIMA COLLINE TERAMANE MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOCG: LA DEGUSTAZIONE
Colline Teramane Docg 2020 Versosera, Velenosi (Ascoli Piceno)
Colore molto carico, visibilmente giovane. Gran bel frutto polposo. Bella energia, naso vibrante e vivo. Ossigenazione porta tinte agrumate e accentua la parte floreale. Molto bello questo naso, armonico e teso. Il palato conferma le impressioni: vino vivo, fresco, vibrante. Manca un po’ di peso specifico in centro bocca, ma ne giova la bevibilità. Chiude su agrumi e spezie, sempre in maniera armonica. 86/100
Colline Teramane Docg 2020, Tenuta Terraviva (Tortoreto)
Colore meno intenso del precedente, buona trasparenza e luminosità. Naso profondo ma delicato, floreale. Frutto croccante appena maturo. Tannino un po’ aggressivo, su una polpa che si fa desiderare. 82/100
Colline Teramane Docg 2020 Le Murate, Nicodemi (Notaresco)
Colore rosso rubino mediamente intenso. Bel naso pieno, giustamente grasso, polposo, maturità del frutto che sfiora la confettura, ma non la centra. Belle note floreali, rintocchi freschi mentolati e speziati. In bocca tutto su eleganza e tensione: agrume sulla frutta di bosco a polpa rosso, tannino che si integrerà, già molto elegante. 85/100
Colline Teramane Docg 2020, Emidio Pepe (Torano Nuovo)
Campione di vasca. Rosso profondo, unghia violacea. Delude la new entry di casa Pepe. Dopo un naso promettente, tutto su fiori e frutto, ecco un centro bocca un po’ vuoto. Manca, ancor più, l’allungo in chiusura. 82/100
Colline Teramane Docg 2020 Yang 2020 (Roseto degli Abruzzi)
Ecco uno di quei Montepulciano di stile, capaci di identificare mano e intenzioni del produttore, nonché la sua idea della varietà. Si parte da un colore scarico che si nota nella batteria, di bella luminosità. Pregevole anche il naso che abbina fiore, frutto e spezie, in maniera molto elegante, raffinata. Un Montepulciano di razza, eppure, che scalpita in termini di tipicità. Anche in bocca si conferma tale: giovanissimo, buona prospettiva media di affinamento. 87/100
Colline Teramane Docg 2019, Fantini (Roseto degli Abruzzi)
Colore carico, impenetrabile. Legno in grande evidenza al naso, copre un po’ il frutto. C’è però un’apprezzabile componente balsamica, di mentuccia. Si conferma profondo e balsamico anche al palato. Vino che piacerà certamente al mercato orientale e americano. 84/100
Colline Teramane Docg 2019 Fonte Raviliano, De Angelis Corvi (Controguerra)
Altra prova di vasca, ma questa convince, eccome. Colore carico. Bella mora di rovo in un naso che si apre piano. Spezia molto elegante, macchia mediterranea. Frutto che si conferma polposo al palato, su una trama tannica fitta e di prospettiva assoluta. Montepulciano di razza. Vino che sarà molto importante. 89/100
Colline Teramane Docg 2019 Colle Sale, Barone di Valforte (Silvi)
Campione di botte. Colore mediamente penetrabile. Bel frutto al naso, così come in ingresso di bocca. Ecco la mora di rovo, sulla ciliegia e il frutto di bosco iniziale. Bella componente di macchia mediterranea e spezia. Un Montepulciano confortante, nella sua assoluta piacevolezza e tipicità. 86/100
Colline Teramane Docg 2019 Versosera, Velenosi (Ascoli Piceno)
Colore molto carico. Tra i vini più pronti e stilisticamente “ricchi” dell’intera anteprima. Bella profondità di liquirizia sul frutto, tannino elegante, prospettiva. Vino che abbina il carattere del Montepulciano e strizza l’occhio, pur senza perdere tipicità, al mercato. Altissimo gradiente di gastronomicità. 87/100
Colline Teramane Docg 2019 Orsus, Fosso Corno (Torano Nuovo)
Colore scarico rispetto a molti altri in degustazione. Eppure, al palato, gran carattere e profondità. Tannino in fase di integrazione, pur elegante. Convince per la precisione del frutto, per quella ciliegia, quel lampone e quei fiori di rosa (oltre alla viola) che pare di avere (e vedere) nel calice. Che si tratti di un Montepulciano di razza, senza compromessi, lo chiarisce poi quel tratto vagamente ematico che caratterizza le belle espressioni pure del vitigno. Al palato, poi, finisce per tingersi anche di sapido. Complessità, prospettiva, eleganza, armonia. Stile da vendere. 88/100
Colline Teramane Docg 2019 Gruè, Cerulli Spinozzi (Canzano)
Colore mediamente carico. Bel naso ricco, materico, profondo, floreale e fruttato. In bocca tannino un po’ invadente, non sostenuto al meglio dalla polpa, pur presente. Vino da apprezzare oggi (meglio) o nel medio periodo. 85/100
Colline Teramane Docg 2019 Antares, San Lorenzo (Castilenti)
Primo naso sul legno, mou e vaniglia, balsamico, poi esce un bell’agrume rosso. Vino pronto, reso complesso e stratificato più dai terziari che dai primari. Buona interpretazione per alcuni mercati esteri e per gli amanti dei vini pieni, grassi. 85/100
Colline Teramane Docg 2019 MKP, Monti (Controguerra)
Pecca in termini di pulizia, al naso quanto al palato, esibendo note selvatiche comunque tipiche di alcune interpretazioni del Montepulciano. Vino che, comunque, ha razza e potenziale. 85/100
Colline Teramane Docg 2019 La Regia Specula, Contucci Ponno (Roseto degli Abruzzi)
Gran bel naso, ricco e ampio, largo e profondo, tra i più apprezzabili della giornata. Frutto pieno, spezia, liquirizia. Anche in bocca si conferma vino assolutamente interessante e di precisione millimetrica. La chiusura morbida regola a dovere i tannini poderosi, regalando potenzialità e piacevolezza generale. Interpretazione di stile del Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane. 87/100
Colline Teramane Docg 2018 Vizzaro, Barone Cornacchia (Torano Nuovo)
Prova di botte. Unghia violacea, sul rosso purpureo. Naso piuttosto stratificato, tra frutto, fiore e macchia mediterranea. Tocco balsamico. Buon uso dei legni, in termini di integrazione e “dosaggio”. Tannino che schiaccia un po’ la polpa. 85/100
Colline Teramane Docg 2018 Colle Sale, Barone di Valforte (Silvi)
Colore mediamente carico. Tanta spezia e macchia mediterranea (rosmarino, alloro) al naso. Eleganza da vendere, frutto preciso, succoso. Pregevole anche la bocca, altrettanto elegante e precisa. Spazia dalla ciliegia allo stecco di liquirizia, con ritorni della macchia già avvertita al naso. Freschezza equilibrata e quel tocco (pare) di residuo zuccherino che assicura bevibilità, senza stancare mai. Vino godurioso oggi e, al contempo, di buona prospettiva. 88/100
Colline Teramane Docg 2018 Cortalto, Cerulli Spinozzi (Canzano)
Colore mediamente intenso. Naso profondo, su spezia scura e macchia mediterranea. Ci rimette un po’ la componente fruttata, in disparte. Poi, si apre bene e tutto appare armonico, compreso l’utilizzo del legno. Bel palato elegante, che non rinuncia tuttavia a rivelare i lati più rustici e scalpitanti del Montepulciano d’Abruzzo. Bella chiusura, larga e asciutta, sul frutto e su ritorni di liquirizia. Bel vino stratificato e complesso, che potrà dare ancora soddisfazioni negli anni. 89/100
Colline Teramane Docg 2017 Re, Lepore (Controguerra)
Colore mediamente carico. Gran abbondanza di note terziarie al naso. Si fa apprezzare meglio al palato, rivelandosi un vino gastronomico, pieno, ricco. Un vino di chiaro taglio internazionale, che tuttavia tiene alta la bandiera della tipicità del Montepulciano d’Abruzzo della Colline Teramane. 87/100
Colline Teramane Docg 2016 Voluptas, Monti (Controguerra)
Media concentrazione nel colore. Timido all’inizio, esce con l’ossigenazione rivelando buona profondità ed eleganza. Convince la nota di liquirizia e quella mediterranea. Palato giocato sull’eleganza e su una beva di buona raffinatezza. Consumare oggi, o a medio termine. 86/100
Colline Teramane Docg 2015 Prima Madre, La Quercia (Morro D’Oro)
Colore granato e naso da vino maturo. Si connota per note di cuoio, l’ematico e la profondità dei terziari. La ciliegia diventa rabarbaro, il fiore è viola secca e potpourri. Bocca altrettanto matura, dai rintocchi mielati, ematici e di terra di bosco bagnata. La chiusura di sipario è sul tamarindo. Vino arrivato all’apice della sua evoluzione, pur senza sfigurare. SV
Colline Teramane Docg 2015 Santa Maria dell’Arco (Giulianova)
Colore vivo, anche nei riflessi dell’unghia. La bella profondità e ricchezza del colore si trasferisce al naso, prima, e al palato, poi. Ottima vitalità: tannino elegante, soffice, integrato, eppure di prospettiva. Tipicità da vendere per un Montepulciano di razza che scalpita d’eleganza e vita. Un’ottima prova, in termini di positivo affinamento. 91/100
ANTEPRIMA COLLINE TERAMANE MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOCG RISERVA: LA DEGUSTAZIONE
Colline Teramane Docg Riserva 2017 Castellum Vetus, Centorame (Atri)
Rubino carico. Vino che ha bisogno di tempo per aprirsi nel calice e dare grandi soddisfazioni. Una Riserva sul frutto e sulla sapidità. Colpisce, in particolare, la precisione della concentrazione delle note fruttate, in dialogo contante con le durezze. Ne risulta un sorso teso, fresco, intrigante, di assoluta prospettiva. 91/100
Colline Teramane Docg Riserva 2017 Colletrà, Strappelli (Torano Nuovo)
Il colore assume tinte impenetrabili. Dopo un’iniziale chiusura e timidezza, si apre su note di viola, esibendo anche un bel frutto pieno, rosso. Vino ricco di materia e piacevolezza, nel gioco tra lampone, fragola e ciliegia e un tannino piuttosto elegante. 89/100
Colline Teramane Docg Riserva 2017 Orsus, Fosso Corno (Torano Nuovo)
Colore mediamente carico. Naso dominato dai terziari. In bocca salinità e frutto, ma sempre in un contesto di note da “legno” un po’ troppo prevaricanti. Etichetta che regala comunque una beva giocata sulla piacevolezza. 86/100
Colline Teramane Docg Riserva 2017, Contucci Ponno (Roseto degli Abruzzi)
Colore impenetrabile a preannunciare un naso tra terziari e note selvatiche che distraggono frutto e polpa. Un vero peccato, perché sotto scalpita un Montepulciano d’Abruzzo vero, sapido, teso, balsamico. 82/100
Colline Teramane Docg Riserva 2017 Terra Bruna, Podere Colle San Massimo (Giulianova)
Rubino carico. Vino giocato sull’eleganza. Tanto fiore, bel frutto preciso. Pregevole anche al palato: abbina rotondità polpose a un tannino scolpito e di prospettiva, pur soffice ed integrato. L’ossigenazione (consigliata) apre la finestra del calice alla macchia mediterranea e a note balsamiche piacevolissime. 90/100
Colline Teramane Docg Riserva 2016 Opi, Fantini (Roseto degli Abruzzi)
Tanta (troppa) vaniglia, tostatura, caramella mou, al posto di ricchezza, complessità e stratificazione. Vino assolutamente piacevole, ma troppo poco territoriale. 85/100
Colline Teramane Docg Riserva 2016 Elevito, De Angelis Corvi (Controguerra)
Colore pieno. Un tocco d’incontrollata ossidazione fa propendere per la richiesta di una seconda bottiglia. Cambia la musica, totalmente. Ecco uno dei migliori Montepulciano d’Abruzzo Riserva non dell’annata, ma dell’intera Anteprima 2022. Vino che si rivela molto fresco, sul frutto, profondo, balsamico e con un tocco di rabarbaro in chiusura che invita la beva. 92/100
Colline Teramane Docg Riserva 2016 Fonte Cupa, Montori (Controguerra)
Vino che ha tutto ciò che ci si può (e ci si deve) aspettare da un Montepulciano d’Abruzzo Riserva di 6 anni. Da bere oggi, può dare soddisfazioni anche a tavola con abbinamenti importanti. 87/100
Colline Teramane Docg Riserva 2016 Luigi Lepore, Lepore (Controguerra)
Naso pieno, stratificato, fumo di pipa, macchia mediterranea. Tocchi freschi di rabarbaro e liquirizia, sul frutto rosso. Bel palato pieno, ricco, complesso, altrettanto stratificato. Abbina meglio di molti altri campioni piacevolezza e tipicità. 87/100
Colline Teramane Docg Riserva 2016, Mazzarosa (Roseto degli Abruzzi)
Naso selvatico e fruttato. Palato sulla medesima scia. Piacevolezza di beva conferita da un frutto pieno. Vino lineare, sintetico. 85/100
Colline Teramane Docg Riserva 2016 Polifemo, Tenuta Terraviva (Tortoreto)
Colore poco carico rispetto ad altri campioni. Dopo una prima bottiglia che mostra segnali di rifermentazioni leggerissimi, restano i dubbi sulla pulizia di naso e olfatto. SV
Colline Teramane Docg Riserva 2016 Neromoro, Nicodemi (Notaresco) Fiore, frutto, tanto legno. Si perde un po’ la varietà. 84/100
Colline Teramane Docg Riserva 2016 Escol, San Lorenzo (Castilenti)
Il frutto (preciso, pur concentrato) scalpita per farsi largo tra i terziari, sia al naso sia al palato. Ne risulta un nettare potente, largo, che pecca però in termini di stratificazione. Bevibilità però premiata. 85/100
Colline Teramane Docg Riserva 2015 Torre Migliori, Cerulli Spinozzi (Canzano)
Tra i campioni più intriganti di tutta l’Anteprima 2022, per “età” e per il taglio stilistico che ricorda – se gli si concede la giusta “aria” nel calice – quella di alcuni grandi Cabernet Franc di statura internazionale, della Loira o dell’Ungheria meridionale (Villány). A note verdi dosate e a un curioso ricordo di curry, abbina frutto polposo e tannino integrato, ma di prospettiva. Vino da tenere in cantina o da godere oggi, col gusto abbinamento. 91/100
Colline Teramane Docg Riserva 2015 Pignotto, Monti (Controguerra)
Altro vino che, con l’annata 2015, sfodera tinte verdi intriganti. In bocca si perde nel piacevolezza e larghezza del sorso. 84/100
Colline Teramane Docg Riserva 2015, Abbazia di Propezzano (Morro d’Oro)
Naso maturo, come il colore granato. Tocco leggero di selvatico. Vino pieno, piuttosto complesso, gastronomico. Bere oggi. 85/100
Colline Teramane Docg Riserva 2013 Mastrobono, La Quercia (Morro d’Oro)
Colore ancora giovane. Naso e bocca sul frutto, senza l’attesa stratificazione e con un utilizzo del legno piuttosto ingombrante. Piacevole, nel complesso. 85/100
Colline Teramane Docg Riserva 2011 Senior, Monti (Controguerra)
Bel colore rubino. Naso che tende al verde e regala polpa e frutto con l’ossigenazione. Al palato un tannino molto presente, ben controbilanciato da alcol e frutto, in grado di reggerne il colpo. Vino giunto all’apice della fase evolutiva. 85/100
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Bertani Domains diventa Angelini Wines & Estates. La nuova denominazione sociale conferma la volontà del Gruppo Angelini di continuare a investire nel settore vitivinicolo. Angelini Wines & Estates è oggi un gruppo di aziende vinicole che conta un totale di 1700 ettari di proprietà, di cui 460 vitati. Una produzione complessiva di circa 4 milioni di bottiglie l’anno per un fatturato di 25 milioni di euro e 101 dipendenti.
«In un momento storico come quello che stiamo vivendo avere la famiglia Angelini al nostro fianco è per noi fonte di grande orgoglio e motivazione – sostiene Ettore Nicoletto, Presidente & Amministratore Delegato del gruppo vinicolo -. Stiamo lavorando sul grande potenziale delle tenute e sull’individuazione di nuove direttrici di sviluppo».
«Abbiamo iniziato il 2022 – prosegue Nicoletto – mantenendo i forti trend di crescita registrati nel 2021 nonostante lo scenario di mercato stia diventando sempre più mutevole e complesso. Abbiamo un progetto pluriennale molto ambizioso e puntiamo ad accelerare lo sviluppo del business attraverso una coerente e ragionata strategia di portfolio e mercati».
ANGELINI WINES & ESTATES
La Cav. G.B. Bertani, storica azienda della Valpolicella, entrò in Tenimenti Angelini nel 2013. Nel 2014 il gruppo, che comprende anche le toscane Val di Suga, Tenuta TreRose, San Leonino, la friulana Cantina Puiatti e la marchigiana Fazi Battaglia (dal 2015), cambiò nome in Bertani Domains.
Il nuovo nome prende forza grazie ai valori che ispirano da sempre Angelini Industries, legati al concetto di prendersi cura. Lo storico marchio triangolare è stato sostituito da un segno aperto caratterizzato da linee curve. Segno che parla di inclusività e accoglienza e che sottolinea al contempo la dinamicità dell’universo aziendale.
Il nuovo brand accomuna tutte le realtà appartenenti al gruppo: Angelini Pharma, Angelini Consumer, Angelini Technologies, Angelini Beauty, Angelini Wines & Estates.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Claudio Conterno entra nella lista “6 Fivi” in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio direttivo. Le votazioni sono previste durante la prossima Assemblea della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, fissata in seconda convocazione per le ore 14 del 9 marzo 2022.
Ufficializzati, quindi, i rumors degli scorsi giorni. La lista, oltre al neo aggiunto Conterno, vede coinvolti i vignaioli Fivi Cesare Corazza, Walter Massa, Celestino Gaspari, Andrea Picchioni, Simona Fino e Pietro Monti.
La lista “6 Fivi” ha recentemente fatto parlare di se in quanto prima sostenitrice dell’abolizione del “click day“. Formula più volte contestata, in primis, per dare possibilità a tutte le cantine di partecipare alla prossima edizione del Mercato dei vignaioli. Sulla richiesta pesano inoltre i problemi di stabilità dei server Fivi.
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La guerra in Ucraina non risparmia il mercato internazionale degli alcolici. Le azioni di Diageo, la più grande multinazionale del beverage, sono crollate del 10%. Allo stesso modo quelle di Pernod Ricard sono diminuite di un importo simile. Quotazioni che inevitabilmente risentono dell’effetto combinato della guerra Russo-Ucraina, dei timori per l’inflazione globale e dell’aumento dei prezzi per le materie prime.
Calo del 10% anche per Campari, che la scorsa settimana ha modificato le sue aspettative per il 2022. La previsione iniziale sulla marginalità lorda stimata inizialmente a 70 punti è stata ridimensionata affermando che il margine operativo dovrebbe essere stabile per il 2022 a causa dell’aumento dei costi.
«Ci aspettiamo che i primi due trimestri di quest’anno siano duri, ma poi le cose miglioreranno, crediamo che l’inflazione dei costi sia temporanea», aveva comunicato il Cfo di Campari Paolo Marchesini prima dell’inizio delle ostilità.
Fino a giovedì scorso (24 febbraio) Russia ed Ucraina si configuravano come mercati importanti ed in crescita. Zone emergenti nel panorama del consumo mondiale di alcolici, tant’è che a dicembre Pernod Ricard si riferì al «continuo dinamismo dell’Europa orientale» che aveva contribuito a un aumento del 21% delle vendite. Due mercati che saranno mortificati da guerra e sanzioni finanziarie.
LE RESTRIZIONI
Le severe restrizioni bancarie imposte alla Russia renderanno anche molto più problematico ottenere i pagamenti dai distributori. I produttori, probabilmente, si rifiuteranno di commerciare con gli importatori russi fino a quando le linee di finanziamento non saranno risolte.
Le conseguenze dell’invasione e le sanzioni imposte alla Russia andranno comunque molto oltre. Aumenteranno i costi delle materie prime e dell’energia, già alle stelle prima dello scoppio della guerra, colpendo inevitabilmente margini e redditività.
Il petrolio è al suo prezzo più alto dalla crisi finanziaria globale del 2008, con le forniture di gas dalla Russia che rappresentano il 20% delle forniture all’UE. Allo stesso modo, l’interruzione del commercio mondiale aumenterà ulteriormente i costi dei trasporti e dei container.
LA MANCANZA DI MATERIE PRIME
L’Ucraina è tra i primi cinque produttori mondiali di orzo. L’orzo è l’ingrediente principe della birra e le forniture internazionali di materia prima ne risentiranno inevitabilmente. Secondo i rapporti, anche per i produttori di birra che si riforniscono di orzo a livello locale, i prezzi potrebbero aumentare e si verificheranno inevitabilmente interruzioni nella catena di approvvigionamento.
«I prezzi dell’orzo sono aumentati in modo piuttosto significativo – ha dichiara Ankur Jain, amministratore delegato di Bira 91, all’Econimic Times -. L’Ucraina avrà sicuramente un impatto sui prezzi globali dell’orzo nel breve e medio termine. Se le aziende produttrici di birra saranno in grado di reagire rapidamente e aumentare rapidamente i prezzi è ancora da vedere».
Le aziende stanno mettendo a punto piani di emergenza per far fronte all’escalation della crisi Ucraina. Come riportato da TheDrinkBusiness, Coca-Cola Hbc, quotata a Londra, ha dichiarato che sta considerando di fare scorta ingredienti per limitare qualsiasi interruzione in Russia. Informazioni che intensificano le ansie per la carenza di forniture e l’aumento dei costi.
Pesa inoltre la la carenza mondiale di lattine di alluminio causata dall’aumento dei costi energetici e dall’aumento del consumo domestico durante la pandemia. La californiana Monster Energy, che secondo rumors riporatati da TheDrinkBusiness sta valutando possibili accordi con Constellation Brands, ha comunicato che le sue performance prima di Natale sono state ostacolate proprio dalla carenza di imballi.
DALLA BIRRA ALLE MOLOTOV
Secondo quanto riportato da Reuters, il birrificio Pravda Beer di Leopoli (Ucraina) ha convertito il proprio birrificio in una fabbrica di bombe molotov. Dentro le bottiglie, originariamente destinate alla birra, un cocktail infiammabile fatto con benzina e olio. Al posto del tappo una striscia di stoffa. Sull’etichetta un’immagine di Vladimir Putin seduto nudo su di un trono e la scritta «Putin khuylo», insulto diffuso tra i suoi oppositori.
È in gioco la nostra libertà – dichiara lo staff di Pravda Beer dalla sua pagina Instagram -. Abbiamo paura! Non vogliamo la guerra, ma stiamo facendo di tutto ciò che è possibile per difendere il’Ucraina dall’occupazione. Questa è probabilmente l’unica volta nella storia in cui il governo pubblica la ricetta delle molotov. Perché tutti abbiamo un obiettivo: difendere il nostro Paese».
LA GUERRA DELLA VODKA
In Nord America si sta verificando un boicottaggio della vodka e di altri prodotti di origine russa con quella che Fox News ha definito «La ribellione della vodka».
Venerdì 25 febbraio Peter Bethlenfalvy, ministro delle finanze dell’Ontario (Canada), ha ordinato al Liquor Control Board of Ontario (Lcbo) di rimuovere tutta la vodka russa dai 679 negozi della provincia e dagli shop on line. Analogamente La Nova Scotia Liquor Corporation, ha affermato di aver rimosso la vodka russa dagli scaffali dei negozi e dal sito Web a causa dei «terribili eventi in corso».
Azioni simili a quelle di Ontario e Nuova Scozie si stanno verificando anche un atre province, tra cui Manitoba, New Brunswick, British Columbia e Terranova. Anche alcuni stati degli Stati Uniti hanno seguito l’esempio, inclusi Utah, Ohio, New Hampshire e Virginia.
La Virginia Alcoholic Beverage Control (Abc) ha dichiarato in un tweet che «Nello spirito dell’appello del governatore [Glenn] Youngkin a un’azione decisiva a sostegno dell’Ucraina, Virginia Abc sta rimuovendo sette marchi di vodka di origine russa dai nostri scaffali dei negozi. I marchi a tema russo non prodotti in Russia, come Stolichnaya e Smirnoff, non verranno rimossi».
In Italia è Bernabei.it il primo player a comunicare di aver rimoso tutti gli alcolici di fabbricazione e marca russa dal proprio catalogo.
Nonostante tali etichette (principalmente Vodka) rappresentino circa il 25% del fatturato della categoria di riferimento si legge nel comunicato -, in un periodo storico simile, le valutazioni sulle performances devono necessariamente lasciare spazio al valore etico più alto del ripudio di un conflitto bellico».
Nel frattempo il produttore di vodka ucraino Nemiroff, di Nemyriv nela regione di Vinnytsia, è stato costretto a chiudere temporaneamente la sua distilleria a causa della guerra russo-ucraina. Alcuni dipendenti si sono arruolati nell’esercito nel tentativo di contrastare l’invasione russa.
Una cosa è certa: contrariamente alle speranze legate all’allentamento della pandemia il 2022 non sarà un’annata semplice.
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Non sai a cosa abbinare il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa? Ecco i migliori abbinamenti in cucina di questo vino rosso prodotto in Puglia, tra i più noti e apprezzati anche all’estero, assieme al Primitivo di Manduria.
L’ottimo rapporto qualità prezzo del Negroamaro Salento targato Notte Rossa lo rende tra i vini più scelti al supermercato, in Italia. Una scintilla che scatta anche a tavola, dove questo rosso caratteristico trova un ampio ventaglio di possibilità d’abbinamento.
Il colore rosso scuro, impenetrabile e tendente al viola, mostra il carattere “tosto” del nettare, sin dalla vista. Al naso catturano l’attenzione i ricordi di fiori come la rosa e la viola, in un cesto di frutti di bosco impreziositi da freschi ricordi di rosmarino e timo.
Un’armonia che si ripresenta anche al palato: la giusta corposità esalata le note fruttate, prima di una chiusura appagante e asciutta, leggermente sapida. Caratteristiche che rendono il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa un vino rosso perfetto negli abbinamenti a tutto pasto.
La grande versatilità consente di accompagnare bene salumi saporiti, tanto quanto primi a base di ricchi ragù di carne o legumi. Da provare, per esempio, con le lasagne al forno, oppure con la pasta ai fagioli. Proseguendo con i secondi, ecco che questo Negroamaro salentino dà il meglio di sé.
È eccellente con le carni in generale, ma è davvero speciale nell’abbinamento con le grigliate. Anche particolarmente saporite, come quelle d’agnello. Il consiglio, per i veri amanti degli abbinamenti cibo-vino, è quello di giocare con le temperature di servizio.
Un po’ più fresco del solito, il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa potrà davvero sorprendervi in accompagnamento a una ricca macedonia di fragole, lamponi, more e frutti di bosco. Un tocco di cioccolata fusa, versato prima di abbandonarsi a questo fine pasto inconsueto, darà ancora più emozione.
Aldi, Ipercoop, Lidl e Penny Market hanno aggiornato il vino in promozione a volantino. Nessun colpo di scena, con Ipercoop che attira l’attenzione sul proprio scaffale con diversi vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo. Il tutto in attesa del prossimo cambio promo che riguarderà gran parte delle insegne. Buona spesa!
Volantino Aldi fino al 6 Marzo, “0,50 1,00 1,50 2,00 5,00 euro”
Cabernet Sauvignon Rubicone Igt Casa degli Olmi: 1,5 l 2,00 euro (3 / 5)
Volantino Bennet fino al 2 Marzo, “Sconti fino al 50%”
Grecanico o Nero d’Avola Terre Siciliane La Fogliata: 1,99 euro (3 / 5)
Chianti Docg Cecchi: 2,98 euro (4 / 5)
Barbera Del Monferrato Doc Toso: 2,58 euro (3,5 / 5)
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Il Salone Internazionale del Vino Artigianale di Milano torna dopo la pausa forzata della pandemia. Live Wine 2022 andrà in scena al Palazzo del Ghiaccio di via Giovanni Battista Piranesi 14, domenica 20 e lunedì 21 marzo. Un’occasione unica per incontrare 150 cantine italiane ed estere e i loro “vini naturali”.
«Live Wine 2022 – spiegano gli organizzatori – avrà un allestimento ripensato in ottica di sostenibilità e riduzione dell’impatto ambientale. Come nelle precedenti edizioni, la navata principale del Palazzo del Ghiaccio sarà occupata dai banchi di assaggio, dove si potrà conversare liberamente con i produttori. Ci sarà anche una vasta area dedicata al cibo, che ospiterà una selezione di produzioni artigianali italiane ed estere».
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La prima edizione di “Grignolino, il Nobile Ribelle” è in programma sabato 26 e domenica 27 marzo a Grazzano Badoglio (Asti). A coordinare l’evento sarà l’Associazione Italiana Sommelier del Piemonte, con le delegazioni di Asti e Casale. Parteciperanno il Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, il Consorzio Colline del Monferrato Casalese, l’Associazioni dei Produttori di Grignolino d’Asti Doc-Piemonte Doc Grignolino e Monferace.
A dar voce al grignolino saranno i sommelier Ais che, ai banchi di assaggio, parleranno di grignolino in tutte le sue diverse sfumature. Ne racconteranno i territori e i diversi stili di vinificazione e affinamento.
LA MANIFESTAZIONE
La due giorni si svolgerà dalle 11 alle 18, nei locali dell’ex scuole. Per offrire la possibilità di sperimentare i diversi abbinamenti possibili con il versatile grignolino, la parte ristorativa è stata affidata a Vimini, ristorante in centro a Torino, e a Francesca Persano, conosciuta come “Miss Dado” che realizzeranno due menù, uno di carne e uno di pesce.
Parteciperà anche Nicola Mancinone del Confessionale Vermouth and Mix Bar, barman ufficiale del Consorzio del Vermouth che collabora da tempo con il Consorzio dell’Asti. A lui la realizzazione di alcuni cocktails, base grignolino, per avvicinare anche i più restii a questo vitigno, dandogli una veste nuova e alternativa.
Dal vino al cibo, fino all’arte: i locali ospiteranno la mostra dello Studio C&C di Paolo Albertelli. L’evento sarà a ingresso libero senza prenotazione con un costo per la degustazione di 15 euro (10 per i soci Ais).
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Lyre’s, giovane azienda australiana specializzata in “spirits” analcolici, ha visto un aumento delle vendite del 300% nel gennaio 2022 rispetto allo stesso mese del 2021.
Lyre’s, che offre un portafoglio di 16 “spiriti” analcolici, ha affermato che le sue vendite sono state guidate da Dry London Spirit, un’alternativa al gin, e dall’American Malt, che replica il gusto del Bourbon. Inoltre, l’azienda ha notato livelli record di crescita per la sua gamma di ready-to-drink in lattina.
È importante sottolineare – afferma Mark Livings, co-fondatore e Ceo di Lyre – come Lyre’s continui a trainare la crescita della categoria no & low. Abbiamo conquistato quote di mercato entrando in nuovi mercati praticamente incontrastati. Rimaniamo in iper-crescita, con ricavi che crescono di oltre il 300% annuo e siamo solo all’inizio del movimento del consumo consapevole. Il vero mainstream deve ancora venire».
IL DRY JANUARY
L’azienda è sponsor ufficiale del Dry January, il “mese senza alcol” promosso da Alcohol Change UK. Secondo Lyre’s la partnership strategica triennale con Alcohol Change ha contribuito ad aumentare la presenza del marchio. Nel solo gennaio 2022, infatti, i prodotti Lyre’s sono stati inseriti nella gamma di oltre 700 bar e ristoranti in tutto il Regno Unito..
«Gennaio è stato un mese di successo e una grande opportunità per attirare migliaia di persone in più che vogliono bere meno o senza alcol, senza compromettere il gusto o l’esperienza», aggiunge Livings.
LA CRESCITA DI LYRE’S
Lyre’s ha recentemente raccolto finanziamenti per 25 mln di sterline (circa 30 mln di euro), raggiungendo una valutazione di 270 mln di sterline (circa 320 mln di euro) nel novembre 2021. L’azienda è destinata a diventare il marchio di bevande indipendente a raggiungere più velocemente lo status di “unicorno“, ovvero una valutazione di oltre 1 mld di dollari senza essere quotata in borsa.
Tra i risultati raggiunti nel 2021 ci sono quattro nuovi negozi di e-commerce, 30 inserzioni al dettaglio e il lancio di cinque Rtd e tre nuovi “spiriti” analcolici. Il marchio, dopo il suo recente ingresso in Sud Africa e Medio Oriente, Lyre’s è disponibile in oltre 60 mercati fra cui l’Italia. La società dovrebbe essere lanciata in Giappone entro la fine dell’anno.
Lyre’s ha anche ampliato il suo team con nuovi ruoli nelle vendite, nel marketing, nell’e-commerce e nella logistica. L’azienda ha raggiunto quota 100 dipendenti a fine 2021 è conta di raddoppiare entro la fine di quest’anno.
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Dry Aged è il nuovo progetto dei giovani Matteo Ferrario e Stefano Carenzi, chef e maitre, che dopo diverse esperienze gourmet hanno deciso di puntare su loro stessi. Una nuova destinazione in pieno centro Milano, tra Sant’Ambrogio e Corso Genova.
Stile urban ed eleganza informale accolgono gli ospiti in tre ambienti. Dal New York bar con tavolo social, alla sala con panoramica sulla cantina, da prenotare anche come privée. Una delle poche sale disponibili per almeno 14 persone a Milano. Infine la sala con cucina a vista attraverso un oblò, quasi un occhio magico a spiare lo chef al lavoro.
La sinergia di Matteo Ferrario e Stefano Carenzi tra cucina e servizio si concretizza nella ricerca della concentrazione del gusto, nella sperimentazione delle frollature e delle macerazioni.
A partire dalla carne, come attestano le imponenti costate che accolgono in sala, ma anche un profondo studio sul pesce e sui vegetali. Tutte le materie prime per le frollature vengono selezionate dallo chef da piccoli produttori locali. Il Dry Age vuole portare una tipologia di cucina che a Milano ancora mancava.
MATTEO FERRARIO
Una grande esperienza che, nonostante i soli 33 anni ha maturato in numerosi stellati, a partire da Ettore Bocchia, presso villa Serbelloni a Bellagio, sul Lago di Como. Poi con Stefano Baiocco, a Villa Feltrinelli, a Gargnano sul Lago di Garda. Quindi da Giuliana Germiniasi al Capriccio di Manerba e Gianni d’Amato al Rigoletto di Reggiolo.
Infine l’ultima esperienza, che conta 5 anni e dove incontra il suo futuro socio, Stefano Carenzi, da Terrazza Triennale Osteria con Vista a Milano, con lo chef Stefano Cerveni. Lo si può annoverare tra i giovani chef emergenti sulla piazza di Milano.
STEFANO CARENZI
Classe ’91, Stefano Carenzi prima di approdare al Dry Aged, ha realizzato numerose esperienze in tanti ristoranti stellati, come il suo socio. Da Joia con Pietro Leeman a Milano, al Dining Room, ristorante stellato all’interno del 5 stelle lusso The Goring Hotel di Londra. Da Oro Restaurant a Venezia, all’interno del Belmond Cipriani, al Ristorante Berton a Milano fino a ricoprire la posizione di Restaurant Manager allo stellato IT.
LA CUCINA
Tra i signature di Dry Aged spiccano sicuramente sicuramente i Mondeghili della tradizione, spinacino sautè, salsa senape e zafferano. Lo Spaghetto ai 3 pomodori mantecato con olio EVO e basilico. L’Entraña alle braci, cipolla caramellata e soffice di patate e paprika. Non mancano poi le tartare di manzo, diverse a seconda della stagionalità e che si possono trovare sia al naturale che marinate o affumicate.
Le costate, fiore all’occhiello della ricerca nelle frollature: dalla Fassona selezione “La Granda” alla Costata di Rubia Gallega. Da quella di Pezzata Rossa alla gran selezione Dry Aged. Altra specialità della casa certamente i risotti realizzati alla maniera “del Dry Aged” accostando tradizione e innovazione. Tra i dolci il Tiramisù e il “Quasi” cannolo alla siciliana.
LA CANTINA DEI VINI
Il maitre e sommelier Stefano Carenzi ha selezionato tanti produttori di nicchia, sia esteri che italiani per allestire la cantina a vista che abbraccia la sala privée. Dalla sala in cui si cena, che può essere prenotata anche per cene private, si possono ammirare tutte le etichette in esposizione e sceglierle. Una grande attenzione dedicata anche a tante etichette Triple A e della selezione Abere, tra vini naturali e biodinamici.
DRY AGED, ARTE E DESIGN
Non solo Food ma anche Arte e design, due componenti fondamentali che caratterizzano il dna del Dry Aged. La scultura lampadario dal design futuristico che con i suoi giochi di luce illumina il pavimento originale anni Venti nelle sale principali. Inoltre i neon rosso fuoco che inondano le pareti color azzurro petrolio in un graffiante contrasto. Dettagli che accompagnano l’ospite in una sorta di viaggio punk rock tra opere d’arte contemporanea, fotografia e street art.
Una selezione di opere unica in cui troviamo un “Joker” originale di No Curves, lo pseudonimo dietro il quale si nasconde uno dei più famosi artisti della tapeart di tutto il mondo. Opera che sorprende per il suo stile unico e geometrico, caratterizzato dalla totale assenza di curve rotondità. Inoltre le visioni veneziane di Obey, tra i maggiori street artist contemporanei, sino alla città di Milano interpretata dal calligrafo Giuseppe Caserta.
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Pomino Bianco 2019 di Frescobaldi è uno dei vini presenti nella Guida Migliori vini al Supermercato 2022 di Vini al Supermercato. Alla vista si presenta di un giallo paglierino luminoso.
Tanto agrume al naso, assieme alla frutta esotica. In bocca, Pomino Bianco 2019 è un vino essenziale, pur nella sua estrema concretezza. Ritorni di agrumi, tropicale (ananas), al palato.
Chiusura su accenno di mandorla, asciutto. Vino super beverino, piacevolissimo. Lo trovi in vendita nei supermercati e ipermercati dell’insegna Il Gigante.
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
L’Institute of Masters of Wine annuncia oggi due nuovi membri, entrambi residenti nel Regno Unito: Justin Martindale MW (Scozia) e Jonny Orton MW (Inghilterra). Sale così a 420 il numero di Master of Wine a livello globale. 269 uomini e 151 donne che vivono o lavorano in 30 paesi. Dal 1953 ad oggi, 498 persone sono diventate MW.
Martindale e Orton sono i primi nominati del 2022, avendo superato l’esame di Master of Wine. L’esame MW è costituito dagli esami teorici e pratici sostenuti al termine della fase due e dal documento di ricerca presentato alla fine della fase tre. Il documento di ricerca è uno studio approfondito su un argomento legato al vino di qualsiasi area delle scienze, arti, scienze umane o sociali.
Oltre a superare l’esame, e prima che i nuovi iscritti abbiano il diritto di utilizzare il titolo Master of Wine o la sigla MW, devono firmare il codice di condotta dell’Institute of Master of Wine.
JUSTIN MARTINDALE MW (SCOZIA – UK)
Justin Martindale è un educatore, consulente e giudice del vino con sede a Edimburgo. Dopo aver studiato musica all’Università di Leeds, seguito da un breve periodo come musicista classico, Justin è entrato nel settore del vino con Majestic nel 2008.
Ha lavorato in alcuni dei negozi più frequentati di Londra mentre studiava per il Wset Level 3, per il quale è stato premiato una distinzione e la borsa di studio Cálem Port Award. Dal 2010 vive in Scozia, vincendo il Derouet Jameson Award, che ha portato al programma di studio Master of Wine.
Nel 2013 Justin ha fondato la Lothian Wine School a Edimburgo. Ora insegna corsi Wset, masterclass ed eventi privati su misura presso la scuola. Gestisce inoltre un’attività di consulenza ed è giurato in vari concorsi enologici internazionali.
Documento di ricerca
The evolving language of minerality in wine tasting: A case study of Decanter tasting notes 1976-2019.
Il linguaggio in evoluzione della mineralità nella degustazione del vino: un caso di studio delle note di degustazione Decanter 1976-2019.
JONNY ORTON MW (INGHILTERRA – UK)
Dopo aver studiato Chimica all’università e intrapreso una carriera nei servizi finanziari, Jonny Orton ha scoperto la sua passione per il vino sugli scaffali di un supermercato francese nel 2014. Gli studi ufficiali sul vino sono iniziati poco dopo.
Jonny attualmente bilancia gli interessi in finanza e vino, collegando i due con il suo documento di ricerca Master of Wine sulle sfumature degli investimenti nel vino. Inoltre, fornisce consulenza e degustazioni di vini pregiati e ama abbinare il vino e le destinazioni del surf, ove possibile.
Documento di ricerca
How do the mechanics of investing in fine wine impact its viability as an alternative asset class?
In che modo i meccanismi di investimento nel vino pregiato influiscono sulla sua fattibilità come asset alternativo?
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Inizia a stringersi il cerchio attorno al nuovo Consiglio direttivo della Federazione italiana vignaioli indipendenti Fivi. In occasione dell’Assemblea fissata in seconda convocazione per le ore 14 del 9 marzo 2022, gli associati saranno chiamati ad eleggere i loro nuovi rappresentanti. Emergono in queste ore i primi programmi. Tra le proposte più “rivoluzionarie”, quella di abolizione del “click day”, per aprire a tutti le cantine la possibilità di partecipare al Mercato dei vignaioli 2022.
L’evento più importante nel calendario annuale Fivi potrebbe così cambiare volto e location. Non è escluso, infatti, che l’ormai storica sede di Piacenza Expo possa essere sostituita da un’altra struttura fieristica italiana.
11° Mercato dei vini dei vignaioli indipendenti aperto e GARANTITO a tutti i soci nelle stesse condizioni di visibilità – si legge sul manifesto della lista -. Fivi come la vogliamo: no click day».
IL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO FIVI: I CANDIDATI
Il Consiglio Direttivo Fivi è composto da 15 membri. Ogni associato partecipante all’assemblea potrà esprimere fino a 7 preferenze. Le deleghe possono essere conferite solo ad un associato, che parteciperà in presenza e potrà riceverne fino a un massimo di tre.
Le candidate e i candidati alla carica di consigliere, in ordine alfabetico, sono Rita Babini (Emilia Romagna), Paolo Beretta (Marche), Ludovico Maria Botti (Lazio), Lorenzo Cesconi (Trentino), Cesare Corazza (Emilia Romagna), Francesco Maria De Franco (Calabria), Luca Ferraro (Veneto).
E ancora: Celestino Gaspari (Veneto), Luigi Maffini (Campania), Walter Massa (Piemonte), Pietro Monti (Piemonte), Gaetano Morella (Puglia), Simona Natale Fino (Puglia), Diletta Nember (Lombardia).
A seguire: Daniele Parma (Liguria), Ermes Pavese (Valle d’Aosta), Andrea Andrea Picchioni (Lombardia), Andrea Pieropan (Veneto), Stefano Pizzamiglio (Emilia Romagna), Monica Raspi (Toscana) e Stefan Vaja (Alto Adige).
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Ammonta a 73 milioni di euro l’investimento di Heineken Italia per l’ammodernamento e l’ampliamento del birrificio Ichnusa di Assemini (Cagliari). Dopo i tagli annunciati a febbraio 2021 e la recente cessione del birrificio Hibu, Heineken punta sullo sviluppo dell’impianto sardo.
Un piano di investimenti che ha visto anche con la creazione di un accordo di sviluppo in collaborazione con il Mise, Invitalia e Regione Sardegna. Accordo finalizzato al sostegno di programmi di investimento strategici ed innovativi di grandi dimensioni. Il progetto prevede un accordo Stato-Regione che parteciperanno con un contributo di circa 14 milioni di euro da parte del Ministero dello Sviluppo Economico e di 200 mila euro dalla Regione Sardegna.
L’investimento sul birrificio di Assemini – spiega Wietse Mutters, amministratore delegato di Heineken Italia – è un tassello importante della nostra strategia di sviluppo. Gli interventi programmati avranno un impatto migliorativo non solo sulla capacità e sulla qualità produttiva del birrificio, ma anche sul territorio in termini di occupazione, ambiente e indotto».
«La pandemia ha azzerato l’intera crescita del comparto degli ultimi 4 anni – aggiunge Mutters -. Con questa operazione Heineken vuole essere motore della ripresa della birra e dell’economia agroalimentare».
UN AMPLIAMENTO DI OLTRE IL 60%
Tra gli interventi previsti una nuova centrale frigorifera, impianti di stoccaggio di CO2 e torri di raffreddamento. Opere che contribuiranno a migliorare le performance ambientali, comportando una riduzione dei consumi di acqua, energia elettrica e una riduzione delle emissioni di CO2.
L’obiettivo dell’investimento è l’incremento della capacità di produzione e confezionamento dello stabilimento di Assemini, il più antico birrificio presente in Sardegna. La capacità di confezionamento andrà a regime nel 2024, aumentando di oltre il 60% quella attuale. L’investimento comporterà, inoltre, l’assunzione 25 di nuovi addetti.
«L’investimento – spiega Invitalia – si ritiene strategico e in linea con le politiche di sviluppo attuate finora dal Gruppo Heineken. Ad Assemini verranno adottati macchinari automatizzati di ultima generazione, conformi agli ambiti tematici del Piano nazionale Industria 4.0. Verranno realizzati 3 nuovi magazzini per lo stivaggio dei materiali di packaging e dei prodotti finiti».
Il colosso olandese Heineken è presente in Italia da 47 anni con stabilimenti a Comun Nuovo (Bergamo), Massafra (Taranto), Assemini (Cagliari), Pollein (Aosta). Si annoverano inoltre la sede di Milano e la partnership attiva in Sicilia con il Birrificio Messina.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
EDITORIALE – L’ultima volta che ci eravamo sentiti era il 6 novembre 2021. Alie mi chiedeva come fosse andata la giuria della Wine & Spirits Ukraine, il Concorso Vini dell’Ucraina a cui avevo preso parte dall’1 al 3 novembre, assieme ad altri giudici internazionali.
Alie è una giovane sommelier che lavora da diversi anni per una delle enoteche più prestigiose della capitale Kiev: GoodWine, all’ultimo piano del lussuoso centro commerciale TsUM (ЦУМу, in ucraino). È proprio qui che ci siamo conosciuti, per un’intervista sull’andamento dei consumi di vino nel Paese.
Il wine shop ha sede all’ultimo piano di un edificio di 45 mila metri quadrati, in cui hanno trovato casa, dopo il restauro generale del 2016, numerose firme internazionali della moda, dell’abbigliamento e del lusso. Un retail park decisamente “all’Occidentale”, nel cuore di Kyïv (Kiev). A due passi dal Teatro nazionale dell’Opera e a tre dalla Porta d’Oro (Zoloti vorota).
Uno dei tanti luoghi di lavoro rimasti chiusi, ieri mattina, a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, ai comandi di Vladimir Putin. Da due notti, Alie e il marito vagano fuori casa. Costretti come decine di migliaia di altri ucraini a nascondersi. Cercando riparo dai colpi di artiglieria delle milizie nemiche.
«Stanotte – mi racconta Alie in un messaggio che fa trasalire – abbiamo trovato un rifugio di fortuna. Siamo su un materasso, per terra, sotto alle coperte. Siamo al caldo, ma non ci sentiamo abbastanza al sicuro. Domani scenderemo nella metropolitana, come hanno già fatto molti. Siamo terrorizzati». Arriva di lì a poco la foto della “stanza da letto”. È ricavata in uno scantinato.
In queste ore, Alie si è già messa alla ricerca di una sistemazione migliore, nelle metropolitane di Kiev. La pancia della città, fino allora simbolo lampante della metropoli internazionale delle contraddizioni – Kyïv per l’appunto – trasformata in un bunker. Fuori, in superficie, all’aria aperta, gli invasori. Sottoterra, i padroni di casa.
«Putin deve pagare caro il prezzo della nostra sofferenza», si lascia scappare Alie in chat. «Non ci saremmo mai aspettati che sarebbe potuto arrivare a tanto. Siamo spaventati, distrutti, sorpresi e arrabbiati. Ogni ucraino che in queste ore si nasconde vuole bene come fossero famigliari ai soldati che stanno tentando di fermare gli invasori».
Il tempo scorre a Kiev, anche quando tutto sembra essersi fermato. La nonna del marito di Allie è morta poche ore prima dell’inizio delle esplosioni nelle capitale. «Se l’è portata via il Coronavirus – spiega – non sappiamo neppure quando potremo seppellirla».
È la tragedia nella tragedia che diventa rabbia a cui aggrapparsi, per dare un senso all’oggi. E, ancor più, al domani. «Torneremo a bere assieme a Kiev, Davide, te lo prometto». Quanto prima, Alie. Budmo!
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Tanti “5 cestelli” Vinialsuper sul volantino valido fino all’8 marzo, “Non pesiamo sulla tua spesa”, che contiene lo “Speciale Vini“. Cambiano anche le promozioni di Coop Italia, come al solito risicate. Coi piedi di piombo anche i supermercati Famila, Gulliver e U2 – Unes. Buona spesa!
Volantino Aldi fino al 27 Febbraio, “Extra formati”
Chianti Riserva Docg: 6 pezzi 15,96 euro (3 / 5)
Volantino Bennet fino al 2 Marzo, “Sconti fino al 50%”
Grecanico o Nero d’Avola Terre Siciliane La Fogliata: 1,99 euro (3 / 5)
Chianti Docg Cecchi: 2,98 euro (4 / 5)
Barbera Del Monferrato Doc Toso: 2,58 euro (3,5 / 5)
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Il 23 e 24 giugno torna Enovitis in campo, evento espositivo dimostrativo organizzato da Unione Italiana Vini e dedicato alla presentazione di prodotti, tecnologie, macchinari e servizi per la moderna coltivazione del vigneto. La 16° edizione della manifestazione, la più importante del suo genere in Italia, si terrà per la prima volta in Friuli Venezia Giulia.
Terra di vini e di confini, il Friuli Venezia Giulia è un importante centro di attrazione non solo per gli operatori vitivinicoli del Nord Est italiano, ma anche per quelli di Croazia, Slovenia, Austria e Ungheria. In particolare, a ospitare l’evento sarà la Tenuta Ca’ Bolani di Cervignano del Friuli (UD), nel cuore della doc Aquileia.
Con oltre 500 ettari a vigna la Tenuta Ca’ Bolani è la più estesa del Nord Italia e vede protagoniste le uve a bacca bianca. In occasione della scorsa edizione, tenutasi nel luglio 2021 a Mombaruzzo (AT), l’evento ha radunato più di 6.000 visitatori. Per quest’anno sono attesi circa 150 espositori.
LE NOVITÀ
Diverse le novità di questa edizione di Enovitis in campo. Per la prima volta un’area specifica verrà riservata ai robot e all’automazione. Lo spazio si articolerà in un’area espositiva e in filari dimostrativi dedicati a macchine, attrezzature, componentistica e prodotti accessori che introducono automatismi nelle pratiche vitivinicole.
Prosegue, inoltre, la collaborazione con FederBio Servizi, che prevede la creazione di un vigneto biologico dimostrativo. Nell’ambito di tale area le aziende espositrici potranno dimostrare le diverse tecniche e operazioni colturali per la conduzione di un vigneto biologico.
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Si scrive mangalica. Si legge mangaliza. È la razza di maiale ungherese che dà vita ad eccezionali salumi e ad una delle carni bianche più pregiateal mondo. Amata dagli chef internazionali e sempre più costosa. Capace, come se non bastasse, di superare quasi indenne la pandemia. Il prezzo è raddoppiato, anzi, per via della domanda crescente, da ogni angolo del pianeta. Non fa eccezione l’Italia, in cui la cosiddetta “kobe” o “wagyū dei maiali”, viene scelta come razza per l’allevamento e per la trasformazione.
Gongola, non a caso, nel suo ufficio in centro a Debrecen, Péter Tóth. La seconda città dell’Ungheria, al confine orientale con Romania e Ucraina, ospita la sede della Moe, Mangalicatenyésztők Országos Egyesülete. L’Associazione nazionale Allevatori Mangalica, di cui è presidente.
Le pareti dello studio, costellate di cartine geografiche, puntellate da segnaposto che indicano i Paesi conquistati dall’export di mangalica, raccontano da sole almeno metà della storia. Il resto lo fanno le decine di maiali in miniatura – di porcellana, plastica e addirittura peluche – che Péter Tóth colleziona gelosamente.
«Questo arriva dall’Australia», mostra fiero il presidente degli allevatori ungheresi, indicando l’etichetta, intonsa, di un maiale mangalica che pare quasi vero, tanto è curata la riproduzione del pelo lungo come quello di una pecora, tipico della razza.
«”Item number 88674″ – insiste, scrutando il cimelio -. E c’è scritto pure “Hungarian pig“. Lo sanno tutti, ormai, che il mangalica è il nostro maiale, ed è fatto così. Anche in Austrialia, si figuri». Miniature che sono piccoli, grandi trofei.
Se oggi Péter Tóth può permettersi di collezionare maialini sulle mensole del proprio ufficio di Debrecen, lo deve alla lungimiranza e alla perseveranza dimostrata all’inizio degli anni Novanta.
L’attuale presidente degli allevatori ungheresi può essere infatti considerato l’uomo che hasalvato la razza magalica dall’estinzione. Trasformandola, negli anni, in un motore dell’economia ungherese. Nonché in monumento nazionale alla biodiversità.
STORIA DELLA MANGALICA, IL MAIALE UNGHERESE SALVATO DALL’ESTINZIONE
A fare da sfondo alla storia di successo del mangalica c’è l’Ungheria degli anni Novanta. Un Paese ridotto alla fame. Liberatosi da poco dalla dominazione sovietica e dal blocco comunista, al pari di altre nazioni del famigerato Patto di Varsavia.
È l’epoca del “Pacchetto democratico”. Una ventata di liberalizzazioni che aprì le porte di Budapest – non ancora quelle del countryside, ben più arretrato – all’Occidente. In quegli anni, non a caso, McDonald’s mise piede nel cuore della capitale magiara, aprendo il primo fast food a Vörösmarty tér.
È arrivata dall’altra parte del Continente anche la lettera che ha cambiato per sempre la storia del maiale di razza ungherese. «Nel 1991 – spiega a winemag.it Péter Tóth – fui contattato da Juan Vicente Olmos, ancora oggi direttore di una delle più prestigiose aziende di produzione di Jamón Serrano, la Monte Nevado. Era alla ricerca di materia prima di assoluta qualità. Mi venne subito in mente il mangalica».
L’alto contenuto di grasso intramuscolare è ciò che rende speciale questi maiali. Una caratteristica rara, perfetta per la produzione di salumi stagionati, come il Serrano. La richiesta spagnola fu la chiave di volta per la storia moderna del maiale ungherese.
Misi degli annunci sui giornali – spiega Péter Tóth – e ricevetti decine e decine di lettere, in poche settimane. La maggior parte dei mangalica rimasti erano di proprietà di privati. Arrivato sul posto per ritirare l’animale, il più delle volte scoprivo che non c’era più. La famiglia se l’era già mangiato nel frattempo, in quanto costituiva l’unica fonte di sostentamento».
Per Tóth fu un’impresa riuscire a raccogliere circa 200 capi. Un lavoro minuzioso, paziente. Eroico. Che durò fino al 1994. Anno in cui, assieme ad un manipolo di “illuminati”, tra imprenditori locali e studiosi universitari, fondò a Hortobágy – nel cuore della regione di Hajdú-Bihar, a una quarantina di chilometri da Debrecen – il primo centro di allevamento del mangalica.
MANGALICA LA RAZZA DI “MAIALE PECORA” UNGHERESE
Il gruppo capitanato da Péter Tóth catturò ben presto l’attenzione del governo ungherese. A cavallo tra il mandato lampo di Péter Boross e quello, più duraturo, del primo ministro Gyula Horn (1994-1998), l’Ungheria si rese conto di avere in casa una carta d’oro, chiamata mangalica.
Ma è con Viktor Orbán, nel 2004, che il “suino-pecora” viene ufficialmente riconosciuto come razza “patrimonio nazionale della biodiversità”. Dall’Unione europea iniziano così ad arrivare ingenti contributi per la preservazione della specie. A mediare è proprio la Mangalicatenyésztők Országos Egyesülete, l’Associazione nazionale allevatori mangalica che oggi raggruppa 110 aziende.
L’articolo del New York Times del 2009, che titola “The next Big Pig” a proposito del mangalica, aiuta le piccole farm ungheresi ad espandere il business con l’export. La razza diventa richiestissima non solo negli Usa, ma anche in Oriente. Ne vanno ghiotti i giapponesi, tra i popoli che meglio hanno compreso la somiglianza del maiale ungherese a carni di bovino pregiate, come kobe e wagyū.
Oggi – evidenzia Péter Tóth – è difficile trovare un Paese in cui non sia ancora arrivata la carne di mangalica. Un successo che ne ha fatto lievitare il costo, anche in periodo di pandemia.
Nel 2021, la mangalica ha raddoppiato il proprio prezzo al chilo. Ed è ormai diventata, a detta di molti, la carne di maiale più pregiata al mondo. Scelta dagli chef e da molte celebrità, nazionali e internazionali».
CARNE E SALUMI DI MANGALICA: L’ITALIA NON STA A GUARDARE
Il lavoro avviato da Péter Tóth all’inizio degli anni Novanta, partendo da appena 200 capi, ha dato ben più dei frutti sperati. Oltre al prestigio nazionale e internazionale, le 110 aziende che fanno parte dell’Associazione nazionale allevatori mangalica controllano un patrimonio – prima di tutto genetico – di circa 9.500 mila femmine.
La produzione annuale viene garantita da circa 15 mila fatteners, destinati alla macellazione. Animali che da vivi costano un terzo rispetto alle suine da riproduzione: 500 euro, rispetto ai 1.500 euro di una femmina.
«Il giro d’affari – spiega Tóth – è del 2% rispetto a quello della carne di maiale comune, in Ungheria. Quello che ci rende speciali, oltre alla qualità, è la dimensione artigianale delle aziende. Siamo la Rolex, la Bentley o la Lamborghini del settore!
E non vogliamo crescere più di tanto. Nei prossimi 10 anni, secondo le previsioni più floride, potremmo raddoppiare il numero degli animali. Rimanendo comunque ben lontani dalle proporzioni industriali che caratterizzano l’allevamento di suini internazionale».
Storia, fascino, rivincita e, soprattutto, futuro, che interessa – eccome – anche l’Italia. Chiedere per credere a Carlo Dall’Ava, titolare del Prosciuttificio Dok Dall’Ava di San Daniele del Friuli, cittadina nota in tutto il mondo per la produzione dell’omonimo prosciutto crudo Dop.
L’ultimo progetto dell’azienda parla ungherese e si chiama, non a caso, Hundok. Un salume nato da cosce di maiale suino mangalica. «Una razza pura dal 1700 – sottolinea l’imprenditore a winemag.it – allevata nelle pianure magiare per circa 16 mesi».
«Questo maiale, tanto peloso da assomigliare ad una pecora obesa – continua Dall’Ava – ha contenuti di acido oleico talmente alti da poter essere paragonato allo spagnolo. Il Prosciutto ottenuto da questa carne è veramente incredibile. Si scioglie letteralmente in bocca, dando un senso di dolcezza unico. Del resto il mangalica è il papà dei maiali europei. Gli ungheresi erano i norcini dell’impero romano»
Se allevati bene, 6/10 maiali per ettaro non fanno odore e tengono pure i boschi in ordine. Lo ho scoperto grazie al mio amico Antal Baumgartner, padre del primo pilota ungherese di Formula 1, Zsolt Baumgartner.
Me lo fece assaggiare lui per la prima volta e me ne innamorai subito. Così ho iniziato ad importalo, creando il prosciutto che celebra questa razza straordinaria. È un animale per chi capisce di salumi, ovvero per chi ama il grasso!».
MANGALICA IN ITALIA: AD ASTI IL PROGETTO DI FATTORIA DEL PALUCCO
Tra gli allevatori di maiali mangalica da cui si rifornisce Dok Dall’Ava c’è la Rodaro Paolo Winery di Spessa (UD). Una “moda” che sembra contagiare le più vocate terre del vino italiano, come dimostra il neonato progetto di Assunta Maraventano, ad Asti. Si chiama Fattoria del Palucco e prende il nome dalla località del noto comune a vocazione vitivinicola del Piemonte.
«Il taglio del nastro – spiega la titolare – è recentissimo, essendo avvenuto l’11 gennaio 2022. L’azienda nasce dalla passione per il buon cibo: qualcosa di strettamente legato alla qualità delle materie prime. Non ultima la carne». Ben dodici gli ettari a disposizione della nuova azienda agricola, interamente dedicata al maiale di razza mangalica.
Per dare avvio al progetto – spiega Assunta Maraventano – abbiamo acquistato due verri e quattro scrofe, in grado di generare 5 o 6 cuccioli per figliata. L’idea iniziale è quella di incrementare il numero di animali, procedere alla selezione e vendere carne, salumi ed insaccati».
I fortunati esemplari di “mangalica piemontese” vivono in stato semibrado, tra doppie recinzioni e una fascia elettrificata che impedisce l’ingresso e il contatto con la fauna selvatica. Si cibano di ghiande, castagne e nocciole, naturalmente presenti nella tenuta.
«Non sarà mai un allevamento intensivo – annuncia la titolare – e mai utilizzeremo mangimi non naturali. Oltre a cercarsi da soli il cibo nei boschi, integriamo l’alimentazione nei mesi freddi dell’anno, con frutta e verdura fresca di stagione e cereali. Sono maiali stupendi, mansueti, con cui i bambini possono addirittura giocare».
KÖVÉR TANYÁ, L’ALLEVAMENTO MODELLO IN UNGHERIA
Mentre l’Italia sembra avviarsi verso un modello di open-farm, con i maiali razza mangalica protagonisti visibili (e tangibili) di un progetto che abbraccia storytelling e “gastroturismo esperienziale”, in Ungheria non è poi così scontato trovare aziende che aprano le proprie porte ai visitatori. Ancor meno alla stampa.
Non è certo il caso di Kövér Tanya, allevamento a conduzione famigliare pluripremiata a livello nazionale ed internazionale per la qualità premium delle proprie carni. A fare gli onori di casa, senza alcun indugio, è il patron Zoltán Kövér, classe 1959 oggi affiancato in azienda dalla moglie Rózsa, dalla figlia Kriszta e dal figlio Zoltán Jr.
Quella che gestisce a Tetétlen, villaggio di mille anime a una cinquantina di chilometri a sud-ovest di Debrecen, è una delle aziende simbolo del “miracolo ungherese” chiamato mangalica. «Nella vita – racconta Zoltán Kövér a winemag.it, davanti a un piatto di succulenti salumi – ho fatto tanti lavori. Nel frattempo ingrassavo e vendevo ai macelli circa 200 maiali l’anno. Nel 2005 ho deciso di mettermi in proprio».
Un anno che non è casuale, visto il riconoscimento del mangalica a “patrimonio nazionale”, avvenuto nel 2004. Kövér Tanya è diventata ben presto un fiore all’occhiello dell’Associazione allevatori ungheresi presieduta da Péter Tóth. Oggi conta 21 ettari di pascolo in cui i maiali possono razzolare liberamente. E un patrimonio di scrofe bionde razza mangalica arrivato ormai a 60 esemplari, rispetto alle 20 iniziali.
«Ciò che ci contraddistingue – commenta fiero Zoltán “Zoli” Kövér – è l’artigianalità della produzione. Siamo un’azienda dotata dei migliori accorgimenti tecnologici. Ma ciò che più ci sta a cuore è il benessere dei nostri animali e la conservazione dei sapori autentici della carne e degli insaccati mangalica, senza alcun additivo dannoso per la salute. Il mercato ci conosce e apprezza per questo».
L’APPUNTAMENTO ANNUALE CON MAGALICA FESTIVAL
Se c’è un appuntamento speciale per conoscere le tante sfumature della razza mangalica, quello è il Mangalica Festival. L’evento si svolge annualmente a Debrecen e a Budapest, le due città simbolo della rinascita e riscoperta del maiale ungherese.
La XI edizione si svolgerà da domani, 25 febbraio, a Debrecen, con ingresso gratuito da piazza Kossuth. Ricchissimo il calendario di appuntamenti, che si snodano dalle 10 alle 22, fino al giorno di chiusura della manifestazione, il 27 febbraio.
C’è più tempo, invece, per organizzarsi per il XV Budapesti Mangalica Fesztivál, in programma nella capitale magiara dal 18 al 20 marzo 2022. Anche in questo caso l’ingresso sarà libero, da piazza Szabadság. Ma il maiale ungherese è protagonista assoluto anche dei piatti serviti da molti ristoranti delle due città magiare.
L’ultimo ad aggiungersi alla lista – ha aperto da meno di un anno – è DG Italiano Debrecen, ristorante pizzeria nato dall’iniziativa di Mario De Stefani, ristoratore originario di Bari, assieme alla moglie ungherese Zsuzsa Szanka.
«Vivo da 15 anni in Ungheria – spiega a winemag.it – e conosco bene il maiale mangalica. Dà una carnemolto tenera e dal sapore delicato, più dolce di quella del maiale comune. Piace molto al palato ungherese e sta benissimo nel nostro menu italiano».
La serviamo in due versioni: una con l’osso, per la classica costata, ottenuta con la tecnica del Sous Vide e impreziosita da una salsa ai funghi. Il filetto è reso ancora più goloso da una salsa di gorgonzola, che sta riscuotendo un gran successo».
DEBRECEN E BUDAPEST: I RISTORANTI IN CUI INNAMORARSI DEL MANGALICA
Per una lettura magiara della carne di mangalica, il luogo di culto è invece Ikon Restaurant and Lounge Debrecen. Si tratta del ristorante più “chic” della città. Una location di tendenza, che non sfigurerebbe in una capitale internazionale del food come Londra, Parigi o Milano, senza scomodare mete più lontane.
Ikon è la casa di uno degli chef ungheresi più giovani e promettenti, Adam Thür (nella foto, sopra). La filosofia del ristorante è la «valorizzazione dei piccoli produttori locali e degli ingredienti di qualità», tra cui non puoi mancare la mangalica. Da provare, su tutti, il piatto “Mangalica Brassói” di Ikon.
Non mancano occasioni anche nella capitale. A Budapest i templi della mangalica non si contano più. E spaziano dall’interpretazione più local a quella fusion, frutto di contaminazioni tutt’altro che scontate.
Da non perdere le letture della mangalica di ristoranti come Gundel (friabili costine di mangalica con purè di patate e ragù di scalogno) o Tiago & Éva Essencia (mangalica, coriandolo, “açorda”, vongole, nel segno di un curioso matrimonio ungaro-portoghese).
O, ancora, quella di Larus (Trilogia Mangalica, cavolfiore arrosto, salsefrica nera, barbabietole) o del nuovissimo Umo Restaurant & Bar Budapest, dove la carne del maiale di razza ungherese è frutto del concept dallo chef colombiano José Guerrero (“Mexican Mangalica” è una braciola alla griglia con salsa messicana e ananas piccante). Buon appetito.
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La colazione al bar per molti è un rito. Per gli stranieri la gradiscono quando sono in Italia. Da sempre è un simbolo di socialità che potrebbe essere un marchio di per sé. Eppure, soprattutto nei due anni della pandemia, è una pratica che ha perso affezionati e che fa fatica a tornare ai numeri normali.
In particolare, stando ai dati che Fipe ha divulgato a fine gennaio, la colazione e caffè al bar perderebbe in Italia circa 3 milioni di euro di fatturato al giorno, dato naturalmente legato alle restrizioni da Covid-19. Ma secondo l’Istituto Espresso Italiano (Iei) la pandemia potrebbe non essere l’unica causa della perdita di consumazioni nell’orario di colazione.
Iei ha infatti promosso un confronto interno al settore tra aziende e professionisti (torrefattori, produttori di attrezzature, baristi e formatori) al fine di capire come sia cambiato questo rito.
«Il calo delle colazioni è oggettivamente un fenomeno che preoccupa in quanto colpisce uno dei centri di profitto più rilevante per i baristi – commenta Carlo Odello, direttore generale Iei -. Dal nostro confronto interno è emerso che è davvero necessario investire sulla qualità del prodotto, prima di tutto il caffè e del servizio. In particolare rendendo quest’ultimo ancora più flessibile per riconquistare almeno una parte di clientela».
PREZZO DELLA TAZZINA ED OFFERTA DA MIGLIORARE
Per la maggior parte dei professionisti che hanno partecipato al dibattito organizzato da Iei è un dato di fatto che le colazioni al bar siano calate negli ultimi due anni. Le principali cause dell’allontanamento degli italiani dal banco del bar sarebbero la paura di frequentare locali affollati, smart working e green pass obbligatorio. Ma anche l’abitudine ormai di fare la colazione a casa (con magari l’acquisto di macchine per caffè di vario livello durante il lockdown). Infine anche, per alcuni, anche un turismo più mordi e fuggi.
Non sarebbe dunque il prezzo della tazzina del caffè a tenere lontano l’italiano dal bar. Il costo medio, attualmente, oscilla tra 1,10 e 1,30 euro a tazzina di caffè espresso. Eppure, secondo quanto emerso dal dibattito interno, il cliente spesso nemmeno si chiede quanto costi un caffè o un cappuccino nel totale del conto finale.
E anzi, proprio migliorando la qualità del prodotto finale in tazzina, pur con un lieve rincaro (tra i 10 e i 20 centesimi a tazza), si potrebbero vedere più italiani tornare a fare colazione al bar.
QUALITÀ E SERVIZIO GLI STRUMENTI PER LA CRESCITA DEL SETTORE
Torneranno gli italiani al rito della colazione al bar? E se sì come fare per attrarli nuovamente? Sono le domande che Iei ha posto ai professionisti del settore per capire come invogliare le nuova generazioni di consumatori, quelli meno abituati al rito di “ti offro un caffè”, a praticare ancora la colazione al bar.
«Sicuramente la questione Covid-19 ha influito molto sulla presenza. Tuttavia riteniamo che il nostro format al momento sia corretto così come è impostato – spiega Daniela Giordani, titolare di un bar in provincia di Ravenna -. Noi abbiamo continuato a dare disponibilità per le consegne a domicilio che facciamo a orari concordati con i clienti. Un servizio pensato per persone che non possono uscire oppure con lavoratori che non possono spostarsi dal luogo di lavoro».
«Il consumatore finale deve essere invogliato ad entrare nel locale, a prescindere dal Covid. Per cui senza stravolgere format o menù, ritengo che una luminosità e pulizia del bar siano la base minima per attirare i consumatori – dice Renato Bossi, consulente canale Horeca -. Inoltre c’è bisogno da parte dei nostri imprenditori di puntare sulla qualità delle miscele, della pasticceria, dell’accoglienza stessa».
«I locali potrebbero strutturare dei “pacchetti” con varie soluzioni di colazioni – suggerisce Elisabetta Milani, marketing manager di Caffè Milani -. Pacchetti che comprendano una bevanda con proposte dolci o salate in accompagnamento. Proposte tra cui il cliente può scegliere. Oppure si potrebbero studiare abbonamenti e promozioni di fidelizzazione dei clienti e iniziative premianti».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Rigoni di Asiago, l’azienda italiana leader nel biologico della famiglia Rigoni, casa madre dei marchi Nocciolata, Fiordifrutta e Mielbio, ha acquisito Saveurs & Nature, la prestigiosa azienda francese specializzata in cioccolato biologico. Partner dell’operazione Crédit Agricole FriulAdria che ha erogato un finanziamento Esg linked collegato al raggiungimento di precisi obiettivi di sostenibilità da parte dell’azienda.
«Quando ho incontrato Jean-Michel Mortreau – afferma Andrea Rigoni, Amministratore Delegato di Rigoni di Asiago – sono rimasto colpito dalla somiglianza dei nostri percorsi imprenditoriali e per la comunione fra il Dna di Saveurs & Nature e il nostro modo di vedere. Abbiamo entrambi la volontà di creare un mondo migliore offrendo al consumatore prodotti biologici buoni da gustare e buoni anche per salvaguardare il pianeta».
«La cessione della nostra società è stata una decisione lungamente maturata e abbiamo scelto di realizzarla nell’interesse dell’azienda e dei suoi dipendenti – dice Jean-Michel Mortreau -. Avevo le idee molto chiare e il mio desiderio era quello di trasmettere la mia impresa a una realtà famigliare che condividesse i nostri valori. Inoltre ho scoperto un’impresa le cui dimensioni e la complementarietà dei prodotti e delle competenze sono in grado di offrire delle entusiasmanti prospettive al team di Saveurs & Nature».
L’OPERAZIONE
Con l’integrazione di Saveurs & Nature, Rigoni di Asiago rafforza la sua posizione di mercato sia in Francia sia a livello internazionale. Il progetto è quello di continuare a far crescere Saveurs & Nature nella distribuzione specializzata francese e all’estero. Unire le rispettive esperienze e capacità per accelerare l’innovazione. Inoltre far diventare la sede produttiva di Montrèverd un polo di eccellenza per lo sviluppo del cioccolato biologico.
L’acquisizione è stata resa possibile grazie al supporto finanziario di Credit Agricole FriulAdria mediante la concessione di una linea di finanziamento a medio/lungo termine della tipologia Esg Linked. Un finanziamento collegato a precisi obiettivi di sostenibilità al raggiungimento dei quali l’azienda potrà beneficiare di un miglioramento delle condizioni del prestito.
«Siamo orgogliosi di aver accompagnato questa operazione – ha dichiarato Luca Fornari, responsabile Area Imprese Corporate di Crédit Agricole FriulAdria -. Per noi si tratta di un finanziamento significativo anche perché contiene una forte impronta di sostenibilità. Dimostrazione di come la finanza possa rappresentare una leva strategica nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu».
Lo Studio Orsinhger Ortu, nella persona dell’Avvocato Manfredi Leanza, ha seguito l’aspetto legale dell’operazione di finanziamento.
RIGONI D’ASIAGO
Fondata nel 1923, Rigoni di Asiago è una delle più importanti aziende produttrici di biologico in Europa, segmento nel quale è stata pioniera. I suoi marchi, realizzati con materie prime biologiche di alta qualità, hanno conquistato milioni di consumatori non solo in Italia ma anche a livello internazionale per la loro bontà e i valori legati alla sostenibilità.
Oggi, la Francia è il mercato export più importante per l’Azienda veneta. Qui la sua crema spalmabile Nocciolata, priva di olio di palma, è diventata la seconda nel ranking delle creme spalmabili (la prima per quanto riguarda il bio). È, inoltre, il marchio preferito da quei consumatori che cercano prodotti golosi naturali e rispettosi dell’ambiente.
SAVEURS & NATURE
Fondata nel 2001, Saveurs & Nature incarna i valori dei suoi fondatori, Valérie e Jean-Michel Mortreau, appartenenti a una famiglia di agricoltori biologici profondamente convinti dell’importanza del bio. L’azienda è nata nel retrocucina del ristorante biologico “RestObio”, a St Herblain, in cui i cioccolatini bio venivano offerti come accompagnamento al caffè.
Il successo di questi cioccolatini fu talmente grande che la famiglia Mortreau decise di dedicarsi completamente alla produzione di cioccolato 100% bio. Nel corso degli anni, i loro prodotti si sono affermati con grande successo presso la distribuzione specializzata. La società, che si trova in Vandea, nel comune di Saint Sulpice Le Verdon, impiega oggi 70 dipendenti tra cui 32 Maitres Chocolatier.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
«Equiparare, a precise condizioni e in vista di potenziali futuri attingimenti, le superfici di Glera ottenute da estirpo e reimpianto di vigneti già esistenti al 31 luglio 2018, alle superfici di Glera a terra a quella stessa data». È la richiesta formalizzata oggi dal Consiglio di Amministrazione del Consorzio del Prosecco Doc, inviata per l’approvazione alla Regione Veneto e alla Regione Friuli Venezia Giulia.
Con questa richiesta – spiega Stefano Zanette, presidente del Consorzio – non si andrà ad incrementare il potenziale viticolo delle nove province della nostra Denominazione.
Quello che vogliamo scongiurare, infatti, diversamente da quanto sostenuto in questi giorni da alcuni, è l’incremento delle superfici vitate destinate alla produzione di Prosecco Doc a scapito di altre colture».
L’intento del Consorzio è «quello di assicurare alla denominazione una crescita ordinata e sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico e sociale. In questa fase – conclude l’ente di Treviso – tale opportunità verrà concessa con un tetto massimo di un ettaro ad azienda, perpetuando il modello socio-economico sul quale poggia il successo della nostra denominazione».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
L’entrata in vigore degli obblighi in materia di etichettatura ambientale degli imballaggi è prorogata al 1° gennaio 2023. I prodotti privi dei requisiti prescritti e già in commercio o etichettati al 31 dicembre 2022 potranno essere commercializzati fino ad esaurimento delle scorte.
Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, il Ministero della transizione ecologica adotterà, con decreto di natura non regolamentare, le linee guida tecniche per l’etichettatura ambientale.
Il testo licenziato dalla Camera dei Deputati sarà trasmesso per approvazione al Senato della Repubblica. Non sarebbero attese ulteriori modifiche. Il voto all’ennesima proroga dell’entrata in vigora della nuova etichettatura ambientale è arrivato ieri alla Camera, con 369 voti favorevoli e 41 voti contrari, nell’ambito del cosiddetto “Milleproroghe“.
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Il cambio promo di diverse insegne non schioda Carrefour Italia dal podio dei vini a volantino. L’insegna propone, seppur attraverso un volantino con luci e ombre, che nasconde l’importo esatto dello sconto applicato su diverse etichette, un catalogo vini di buona profondità.
Sorprende (fino a un certo punto, ça va sans dire) l’ingresso in Gdo (e, in particolare, a volantino) di Cantina Urbana Milano, che da “Cantina di Milano” votata allo spirito “artigianale” e al “chilometro zero”, si trasforma così in un comune imbottigliatore.
È il potere dello storytelling, sempre più chiave di volta nel mondo del vino. Comprare i vini di Cantina Urbana presenti sul volantino Carrefour costa 1 o 2 euro in meno rispetto al punto vendita “cittadino” di via Ascanio Sforza, 87. Buona spesa!
Volantino Aldi fino al 27 Febbraio, “Extra formati”
Chianti Riserva Docg: 6 pezzi 15,96 euro (3 / 5)
Volantino Bennet fino al 2 Marzo, “Sconti fino al 50%”
Grecanico o Nero d’Avola Terre Siciliane La Fogliata: 1,99 euro (3 / 5)
Chianti Docg Cecchi: 2,98 euro (4 / 5)
Barbera Del Monferrato Doc Toso: 2,58 euro (3,5 / 5)
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Caratteristico, versatile e buono anche da solo, al termine di una lunga giornata di lavoro. Ma quali sono i migliori abbinamenti del Vermentino Salento Igp Notte Rossa?
L’ammaliante bouquet, delicato sui frutti bianchi e fresco e teso sulle note agrumate, avvolte in ricordi di erbe della macchia mediterranea, suggerisce antipasti e piatti di pesce delicati. Un matrimonio perfetto anche al palato, che conferma quanto avvertito al naso.
La vinificazione in solo acciaio rende leggiadro il sorso, caratterizzato dalla stessa freschezza e sapidità. Perché dunque non cominciare con un piatto di salumi, in particolare di prosciutto crudo? Le note fruttate di pesca bianca e mela e il carattere marino del Vermentino Salento Igp Notte Rossa faranno da ottimo contraltare.
Si può poi proseguire con un’insalata di polpo con patate, condito con una citronette al prezzemolo che esalterà i tratti agrumati del vino. Per chi abbia ancora fame, la versatilità del Vermentino salentino firmato Notte Rossa consente di spaziare tra piatti di pesce come l’orata al sale, o crostacei come gamberi e scampi. Anche in questo caso, un tocco fresco di limone non guasterà l’abbinamento.
Venturini Baldini comunica l’ingresso del nuovo enologo, responsabile di produzione, Piergiuseppe Carucci. Pugliese di nascita, Carucci dalla laurea in agraria in poi è stato enologo dall’Oltrepò alla Puglia, passando per Sicilia, Campania e ritorno nel Pavese. Una scelta, quella di Piergiuseppe Carucci, che accompagna l’evoluzione della cantina negli ultimi anni.
«Dal 2015, anno di acquisizione, ad oggi – spiega Julia Prestia, proprietaria di Venturini Baldini insieme al marito – abbiamo messo in atto un percorso di rilancio e valorizzazione dei vini emiliani e del territorio».
L’obiettivo è raggiungere un posizionamento sempre più d’eccellenza tra i vini della regione a livello nazionale e internazionale. Oltre al rilancio dei vini metodo Charmat, da cinque anni produciamo spumati metodo classico di alta qualità. L’esperienza di Piergiuseppe Carucci in questo settore ci aiuterà a ottenere dei vini sempre più eleganti e distintivi».
VENTURINI BALDINI
Venturini Baldini è una storica Tenuta, in provincia di Reggio Emilia che produce vini lambruschi e spumanti. Si contraddistingue per la coltivazione in regime biologico.
Produce vini solo dalle proprie uve, limitando le rese e puntando sulla qualità e l’innovazione. La scelta di Carucci si inserisce nel solco di quanto fatto in questi ultimi anni e vuole rafforzare «l’iter evolutivo» già avviato con l’ingresso di RiccardoCotarella.
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