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9,2 milioni di bottiglie di Champagne in Italia nel 2021

Nel 2021 le bottiglie di Champagne spedite in Italia sono state 9,2 milioni. Un incremento del 32,8% rispetto al 2020 e del 10,8% rispetto al 2019. A valore l’Italia raggiunge quota 200,1 milioni di euro e fa registrare una crescita del 36,3% sul 2020 e dell’11,3% sul 2019.

Nello scenario globale il mercato italiano si conferma il quinto mercato all’export per giro d’affari e il settimo a volume. Le spedizioni totali di Champagne nel 2021 ammontano infatti a 322 milioni di bottiglie, in aumento del 32% rispetto al 2020.

Il giro d’affari globale dello Champagne nel 2021 ha raggiunto un nuovo record con 5,7 miliardi di euro e una crescita del 36% rispetto al 2020 e del 14% rispetto al 2019. Il mercato francese è in crescita del 25% con quasi 142 milioni di bottiglie, tornando al livello del 2019. Le esportazioni continuano a crescere con un nuovo record a 180 milioni di bottiglie.

«Questo rimbalzo è una bella sorpresa per gli Champenois dopo un 2020 al -18% dato dalla chiusura dei principali luoghi di consumo e dall’assenza di eventi in tutto il mondo», commenta Maxime Toubart, presidente del Syndicat Général des Vignerons, co-presidente del Comité Champagne. Toubart si dichiara inoltre soddisfatto del «buon andamento del mercato nazionale».

Champagne: +32% delle vendite nel 2021

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Decretati i migliori Sauvignon blanc del mondo al Concours 2022

Sono 1.120 i campioni provenienti da 23 paesi produttori che hanno partecipato al Concours Mondial du Sauvignon 2022, il più grande e prestigioso concorso internazionale interamente dedicato al vitigno Sauvignon. Oltre alle medaglie d’Oro e d’Argento, il Concours Mondial du Sauvignon ha assegnato trofei speciali ai vini che hanno ottenuto i punteggi più alti nelle categorie Miglior Blend, Miglior Sauvignon barricato, Miglior Sauvignon dolce e Miglior Sauvignon del concorso.

L’Italia ha ottenuto un totale di 31 medaglie. Oltre la metà grazie ai Sauvignon friulani: Friuli Venezia Giulia (22), Trentino Alto Adige (4), Veneto (2), Lombardia (1), Piemonte (1), Silcilia (1). Il miglior Sauvignon italiano è il vendemmia 2020 di Cantina Rauscedo.

Dai risultati ottenuti all’ultima edizione del Concorso Mondiale del Sauvignon – commenta Mariano Paladin, il direttore del Consorzio tutela vini Friuli Colli Orientali e Ramandolo–  fa piacere constatare che i produttori del Friuli Venezia Giulia continuano ad ottenere dei risultati importanti sia in termini numerici che di valore, questo consolida ulteriormente la lunga tradizione della nostra Regione di grandi produttori di Sauvignon sia a livello nazionale che internazionale».

I VINI IN CONCORSO

Quest’anno il concorso ha registrato un altissimo numero di iscrizioni di vini “barricati”. Ben 225 vini, ossia un quinto del totale delle iscrizioni, in larga parte provenienti dalla Stiria e da Bordeaux. Ottimi i risultati di questa categoria con il 35% di vini premiati.

I primi cinque paesi ad aver riportato il maggior numero di medaglie nell’edizione 2022 del concorso sono la Francia, l’Austria, l’Italia, il Sudafrica e la Repubblica Ceca. La regione con il più alto numero di riconoscimenti è la Valle della Loira con ben 100 medaglie. La Stiria è al secondo posto con 71 medaglie, e il Friuli e Bordeaux condividono il terzo posto con 22 medaglie ciascuno.

All’interno della Valle della Loira, le denominazioni che hanno avuto più successo sono Touraine (34), Sancerre (23) e Pouilly Fumé (12). La D.O. Touraine Chenonceaux ha avuto particolare successo: il 63% dei vini di questa denominazione è stato premiato, riportando anche il prestigioso Trofeo Denis Dubourdieu 2022 per il miglior Sauvignon del concorso, assegnato a Domaine Jean Christophe Mandard Blanc 2020.

FRANCIA E AUSTRIA SUGLI SCUDI

È un grande orgoglio per noi, produttori di vino della Touraine, essere riconosciuti tra i migliori Sauvignon del mondo – sottolinea Thierry Michaud, presidente della Aop Touraine -. Gli eccellenti risultati ottenuti al Concours Mondial de Sauvignon premiano il know-how dei nostri viticoltori e dimostrano che la Touraine è un grande terroir di Sauvignon».

Anche la D.O. Sancerre ha avuto un’elevata percentuale di successo (34%), confermato dal Trofeo Rivelazione Loira attribuito a Caillottes 2020 di Joël e Sylvie Cirotte in occasione dei tasting del Concours Mondial du Sauvignon 2022.

Con 39 medaglie d’Oro e 32 d’Argento, i Sauvignon Blancs della Stiria (Austria) hanno dimostrato ancora una volta la loro eccellenza. La Stiria ha raccolto il maggior numero di riconoscimenti nella categoria barricati (42), tra cui il trofeo Rivelazione Sauvignon barricato 2022, assegnato al Sauvignon blanc Ried Kranachberg Reserve 2015 di Peter Skoff. Circa il 60% dei vini stiriani premiati sono barricati.

Il terroir della regione vinicola stiriana è predestinato alla varietà Sauvignon Blanc, ciò ci permette di produrre vini di fama mondiale in tutte e tre le regioni della Stiria – evidenzia Stefan Potzinger, presidente dei vini della Stiria -. E quando così tanti viticoltori di qualità si concentrano su una varietà, il successo è inevitabile».

LE RIVELAZIONI DEL CONCOURS MONDIAL DU SAUVIGNON 2022

Il miglior vino nella categoria “Sauvignon dolce” del Concours 2022 Concours Mondial du Sauvignon 2022 viene dalla Repubblica Ceca: è il Sauvignon slámové víno 2015 di Skalák. Nella stessa categoria, sono stati premiati vini provenienti da Romania, Austria, Cile, Repubblica Ceca e Moldavia.

Il trofeo Rivelazione per il miglior Blend è stato assegnato al greco Ktima Biblia Chora White 2021 – un blend di Sauvignon Blanc e Assyrtiko. Di seguito, tutte le “Rivelazioni” del Concours Mondial du Sauvignon 2022.

Trofeo Dubourdieu 2022 (Miglior Sauvignon in gara)
Domaine Jean Christophe Mandard Blanc 2020
Touraine Chenonceaux, Valle della Loira, Francia

Trofeo Tonnellerie Sylvain 2022 (Rivelazione Sauvignon barricato)
Peter Skoff Sauvignon blanc Ried Kranachberg Riserva 2015
Stiria, Austria

Rivelazione Blend 2022
Ktima Biblia Chora Bianco 2021
Monte Panego, Macedonia, Grecia

Rivelazione Sauvignon dolce 2022
SKALÁK Sauvignon slámové víno 2015
Slovacka, Moravia, Repubblica Ceca

Rivelazione Loira 2022
Caillottes 2020, Joël et Sylvie Cirotte
Sancerre, Val de Loire, Francia

Rivelazione Austria 2022
Wruss Sauvignon Blanc Gamlitz DAC 2020
Stiria del Sud, Austria

Rivelazione Nuova Zelanda 2022
Saint Clair Wairau Riserva Sauvignon Blanc 2021
Marlborough, Isola del Sud, Nuova Zelanda

Rivelazione Italia 2022
Cantina Rauscedo Sauvignon 2020
Venezia Giulia IGT, Friuli-Venezia Giulia, Italia

Rivelazione Sudafrica 2022
Diemersdal The Journal Sauvignon blanc 2021
Città del Capo, Regione Costiera, Sudafrica

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Vino Nobile di Montepulciano 2021: voto e “stelle” alla vendemmia quando entrerà in commercio

Il voto espresso in “stelle” al Vino Nobile di Montepulciano 2021 sarà comunicato dal Consorzio di tutela quando l’annata entrerà in commercio, ovvero nel 2024. Si tratta della svolta decisa dall’ente del noto vino della Toscana, guidato da Andrea Rossi. Non resta che attendere, dunque, con la premessa che la vendemmia 2021 è stata più che buona. In commercio nel 2022 si potranno trovare il Vino Nobile di Montepulciano 2019 e la Riserva 2018.

LA VENDEMMIA DEL VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO 2021

Il 2021 ha avuto un andamento meteorologico decisamente straordinario, sia in termini di piovosità, sia per alcuni picchi termici registrati in primavera. La piovosità totale annua è stata pari a 510 mm, valore decisamente basso. Circa il 25% meno della piovosità media annua della zona.

Relativamente alle temperature, i mesi che si sono discostati fortemente dalle medie del periodo sono stati marzo e soprattutto aprile, che hanno fatto registrare valori delle minime particolarmente bassi. In aprile, nella notte tra il 7 e l’8, le temperature notturne sono scese sotto lo zero per molte ore, raggiungendo nei fondivalle anche i -7°C, e arrecando criticità in fase di schiusura.

Il germogliamento è avvenuto tra il 28 marzo e il 27 aprile; la fioritura tra il 2 e il 15 giugno e l’invaiatura tra il 27 luglio e il 26 agosto. La vendemmia si è sviluppata tra la metà di settembre i primi di ottobre.

I vini del 2021, degustati dopo le fermentazioni malo-lattiche, presentano colori molto decisi, profumi intensi dominati da sentori di frutta matura e una notevole struttura caratterizzata da abbondante tannicità e buona acidità. A livello analitico si rilevano valori elevati di intensità e tonalità di colore, di alcool, di estratti e di polifenoli totali e livelli medi di acidità e pH.

LE PIEVI NEL DISCIPLINARE DEL VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO 2021

Sono oltre 40 le aziende di Vino Nobile di Montepulciano che, a partire dalla vendemmia 2021, hanno selezionato una partita di Vino Nobile di Montepulciano atto a divenire “Pieve”. Circa 500 mila le bottiglie previste in uscita per la prima annata disponibile (la 2024), pari al 10% circa della produzione di Vino Nobile di Montepulciano.

Rispetto allo scorso anno, data di presentazione del disciplinare, dopo la delibera positiva da parte della Regione Toscana (primo step dell’iter), ora il Consorzio aspetta l’ok definitivo dalla Comitato Vini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Nella giornata dedicata alla stampa sono state degustate le 12 Pievi al loro secondo anno di maturazione.

Lo studio storico della geologia e della geografia del territorio ha portato alla individuazione di 12 zone, definite nel disciplinare di produzione UGA (Unità geografiche aggiuntive), che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta.

Questo aspetto rappresenta l’identità del Vino Nobile di Montepulciano che guarda appunto al passato. La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo.

In particolare la volontà del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è quella di ribadire e codificare una realtà fisica con antica radice storica, che ha caratterizzato il territorio poliziano fino all’epoca moderna e che trova la sua eco anche nel catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo, che suddivideva il territorio in sottozone definite con il toponimo.

IL VINO NOBILE VALE UN MILIARDO DI EURO

Un miliardo di euro circa. È questa la cifra che quantifica il Vino Nobile di Montepulciano tra valori patrimoniali, fatturato e produzione. Circa 65 milioni di euro è il valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino.

Una cifra importante per un territorio nel quale su 16.500 ettari di superficie comunale, circa 2.000 ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. Di questi 1.210 sono gli ettari iscritti a Vino Nobile di Montepulciano Docg, mentre 305 gli ettari iscritti a Rosso di Montepulciano Doc.

A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto dei quali 75 associati al Consorzio dei produttori). Circa mille i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali.

Nel 2021 sono state immesse nel mercato 6,8 milioni di bottiglie di Vino Nobile (+21,4% rispetto al 2020) e 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano (+6,4% rispetto al 2020).

IL MERCATO DEL VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO

Il 2021 è stato un anno importante per il mercato del Vino Nobile di Montepulciano, rispetto a quello precedente caratterizzato dalle chiusure di ristoranti e ridimensionamento dell’export. Le vendite del Vino Nobile di Montepulciano nel 2021 hanno visto un incremento significativo del mercato interno.

Le esportazioni, che tuttavia restano il principale canale di sbocco, hanno fatto segnare un 70% (negli anni passati si era arrivati al 78%), mentre il restante 30% viene commercializzato in Italia. Continua la tendenza di crescita degli ultimi anni la vendita diretta in azienda che nel 2021 ha raggiunto il 30%.

Per quanto riguarda il mercato nazionale inoltre le principali vendite sono registrate in Toscana per il 40%. Al nord viene venduto il 34,4% (+20% rispetto al 2019). Per quanto riguarda l’estero si assiste a una torta divisa a metà tra Europa e paesi extra Ue. La Germania continua ad essere il primo mercato del Nobile con il 39% della quota esportazioni.

Il secondo Paese di riferimento è quello degli Stati Uniti, arrivando a rappresentare il 26% dell’export del Vino Nobile di Montepulciano (+4% rispetto al 2019). Successo anche per i mercati asiatici, balcanici ed extra Ue con oltre il 4% delle esportazioni.

Continua il trend di crescita del Canada che da solo vale il 4% delle esportazioni. Un dato davvero significativo è la fetta di mercato del Vino Nobile di Montepulciano a marchio bio. Nel panorama italiano vale il 42% delle vendite.

A livello internazionale rappresenta invece il 69%. Un dato che rispecchia anche la produzione biologica a Montepulciano. Più della metà dei soci del Consorzio è ormai biologico o in conversione. E va nella direzione della certificazione Equalitas.

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Sana Slow Wine Fair, Petrini e Don Ciotti: «Vino e diritti devono andare di pari passo»

«Produrre vino è una forma d’arte: tenete insieme etica ed estetica, il bene e il bello. Divertitevi, fate vini come piacciono a voi, liberatevi dall’omologazione, siate virtuosi nei rapporti con la terra e con i vostri collaboratori. Vivete con gioia, ma tenete gli occhi aperti: non consideratevi mai immuni dalle responsabilità». Con queste parole Carlo Petrini, presidente e fondatore di Slow Food, e Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, hanno aperto stamattina la prima edizione di Sana Slow Wine Fair.

La manifestazione, organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food, fino a martedì 29 marzo offre a professionisti del settore del vino e visitatori la possibilità di trovare in un solo luogo il meglio della produzione artigiana e sostenibile italiana e internazionale.

Un appello accorato, l’invito a coltivare la terra, a produrre vino – e più in generale cibo – tenendo a mente che l’agricoltura è un dialogo tra la natura e l’uomo. Che esiste una responsabilità sia ambientale che sociale.

«Il nuovo paradigma del vino non ha a che fare soltanto con la qualità, un concetto ormai acquisito, ma con il modo in cui si produce. Ricordate – ha aggiunto Petrini rivolgendosi all’assemblea di produttori accorsi all’inaugurazione della tre giorni bolognese – che i consumatori del futuro saranno le ragazze e i ragazzi che oggi scendono in piazza chiedendo alla politica risposte contro la crisi climatica.

Non si tratta di inseguire il consenso, ma di sapere che equità ambientale e sociale sono valori sempre più centrali nelle scelte di acquisto. Insomma, ragazzi, dedicatevi di più alla terra e meno al marketing».

Don Ciotti, ricordando la pericolosità e l’influenza della criminalità nella filiera alimentare, ha sottolineato il valore della «vitamina dell’equità e della giustizia» nel cibo che produciamo e portiamo in tavola.

«A mafiosi, corrotti e criminali piace aprire aziende agricole: vogliono esibire la terra, ma non la amano. I dati sul caporalato sono impressionanti e per questa ragione vi chiedo di non chiudere mai gli occhi su ciò che accade. Il lavoro schiavo, purtroppo, esiste: molte persone straniere sono costrette a genuflettersi, ad accettare condizioni di lavoro inumane pur di avere un permesso per restare qui. Dobbiamo lottare per dare libertà e dignità a loro e al cibo».

SANA SLOW WINE FAIR PER L’UCRAINA

La plenaria di apertura di Sana Slow Wine Fair ha ospitato inoltre l’intervento del presidente dei piccoli vignaioli ucraini, Valerij Petrov, che in un video-testimonianza ha raccontato le difficoltà vissute in queste settimane di guerra: «La situazione oggi è molto difficile e sono molto preoccupato che i soldati dei nemici colpiscano le fattorie e le aziende agricole. È già successo a Kachovka, vicino a Cherson, dove intere aziende sono state derubate e distrutte».

In questa situazione di guerra inoltre per noi è impossibile vendere i nostri vini, per questo chiediamo ai produttori di tutta Europa di aiutarci ad esportarli. Slow Food Ucraina è già al nostro fianco e tutti ci stanno aiutando come possono».

Per dare supporto alle Comunità Slow Food in Ucraina, è stata lanciata una raccolta fondi. Ecco qui il video messaggio presidente dei piccoli vignaioli ucraini, Valerij Petrov

L’IMPORTANZA DI FARE RETE

Al centro della conferenza inaugurale le principali sfide del settore vinicolo, sintetizzate nel Manifesto per il vino buono, pulito e giusto: si tratta di attenzione e cura verso il paesaggio, tutela della biodiversità e rispetto dei diritti di chi si occupa ogni giorno delle vigne e dei territori.

Tradurre in realtà questi valori è un compito più semplice se sostenuto da una rete composta da viticoltori, vignerons, produttori, buyer, ristoratori, osti e appassionati, ed è per questa ragione che nel 2021 è nata la Slow Wine Coalition, di cui Sana Slow Wine Fair 2022 rappresenta il primo incontro a livello internazionale.

Nella mattinata inaugurale dell’evento, con un messaggio è intervenuto anche il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ricordando come il difficile momento per l’agroalimentare italiano e sovranazionale abbia posto nuove priorità sul fronte della sicurezza alimentare e reso necessario un fattivo intervento per contenere i forti rincari delle materie prime e dei costi dell’energia.

«Ora più che mai – ha sottolineato – abbiamo bisogno di sentirci uniti come Paese, come Europa e come Comunità e di affrontare in maniera coordinata e coesa le sfide che il settore primario è chiamato ad affrontare. La rete Slow Wine Coalition e la filiera vitivinicola che oggi voi ben rappresentate, costituisce, in questo contesto, una testimonianza evidente di integrazione e della direzione che dobbiamo continuare a perseguire».

«Oggi inauguriamo una fiera che prima non c’era e questo è motivo di grande soddisfazione. Dopo due anni sofferti, abbiamo bisogno di ritrovarci e rivederci. Le fiere sono occasioni di business e anche di incontro, relazione, confronto – ha aggiunto Gianpiero Calzolari, Presidente di BolognaFiere –. Sana Slow Wine Fair è una nuova avventura che diventerà un appuntamento importante, perché affronta i temi dell’agricoltura, della sostenibilità, del territorio e della biodiversità.

La situazione drammatica che stiamo vivendo non ci deve allontanare dalla riflessione su come gestire il territorio e l’ambiente per non compromettere il futuro dei nostri giovani e per dare al nostro pianeta una chance in più».

«Credo che il vino buono, pulito e giusto, protagonista di questi giorni, abbia nel biologico una componente fondamentale — ha aggiunto Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio —. La collaborazione con BolognaFiere per Sana e con Slow Food sono emblematiche del messaggio di apertura, valori che possono dare forza alle tante cantine che lavorano sul territorio».

Su integrazione, sviluppo e innovazione ha posto l’accento anche Paolo Calvano, assessore al bilancio della Regione Emilia-Romagna, sottolineando l’urgenza del cambiamento ed esortando ad agire con rapidità sia sul lato delle pratiche produttive sia per quanto riguarda le abitudini di consumo.

«Le istituzioni – ha dichiarato – devono intervenire per rendere sostenibile economicamente la transizione ecologica e noi lo stiamo facendo attraverso gli strumenti che abbiamo a disposizione. In questa direzione va anche il patto per il lavoro e per il clima, che abbiamo siglato con le forze sociali».

Una transizione, ha ricordato l’assessore all’Agricoltura e agroalimentare del Comune di Bologna, Daniele Ara, che non deve rallentare nonostante le crisi e le emergenze che stiamo vivendo in queste ultime settimane.

A Bologna stiamo costruendo con Slow Food e FederBio le Food Policy del nostro territorio. Una tappa importante di un percorso nato anni fa anche grazie alla rete spreco zero. Inoltre, come assessore alla scuola, ci tengo a ricordare che occorre educare i giovani a bere bene, non superalcolici a basso prezzo, ma assaporare vino buono, pulito e giusto».

Sana Slow Wine Fair è organizzata in partnership con FederBio e Confcommercio Ascom Bologna, con il supporto di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’ICE, con il patrocinio della Regione EmiliaRomagna. La manifestazione è possibile grazie al supporto di moltissime realtà, pubbliche e private, che credono in questo progetto. A nome di tutte, ringraziamo i main partner: FPT Industrial, Reale Mutua, UniCredit.

GLI APPUNTAMENTI DI DOMANI, 28 MARZO

Le Masterclass di Sana Slow Wine Fair proseguono lunedì 28 marzo con un’immersione nei vini francesi grazie a tre masterclass durante le quali si potranno conoscere e degustare i Premier Cru bianchi della zona di Meursault, le celebri Deuxieme Cru della rive gauche di Bordeaux e i pinot neri di Nuits-Saint Georges.

Nella Slow Wine Arena andranno, invece, in scena quattro appuntamenti per confrontarsi su diversi temi: la redazione di Slow Wine illustrerà il ruolo dell’editoria nella promozione dei piccoli produttori artigianali, mentre con Slow Food Travel si farà il punto su come nuove forme di turismo abbiano contribuito a riscoprire zone ingiustamente dimenticate e marginali.

Si parlerà poi del progetto AGRIcoltura100 insieme a Reale Mutua, main partner dell’evento e Sostenitore Ufficiale di Slow Food Italia, e delle carte dei vini con Milano Wine Week. E ancora: un talk con AirBnb, una degustazione di Pecorino d’Abruzzo e l’incontro nazionale dei cuochi dell’Alleanza Slow Food per discutere di come unire le forse per affrontare le sfide attuali.

Insomma, l’agenda di Sana Slow Wine Fair di lunedì 28 marzo si presenta piuttosto ricca. I principali appuntamenti della seconda giornata di manifestazione sono sul sito di Sana Slow Wine Fair.


Partecipare a Sana Slow Wine Fair 2022

I biglietti sono disponibili online sul sito della manifestazione oppure direttamente alle casse di BolognaFiere.

Sei un professionista del mondo del vino? Puoi partecipare da domenica 27 a martedì 29 marzo.

Sei un appassionato? A te è dedicata la giornata di domenica 27 marzo.

Se hai acquistato una masterclass in programma nelle giornate di lunedì e martedì puoi acquistare l’ingresso alla fiera anche in queste due giornate dedicate ai professionisti.

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Il migliore olio italiano? Tutti i premiati al XXX Ercole Olivario

Sono stati proclamati oggi a Perugia i vincitori della XXX edizione di Ercole Olivario, concorso nazionale che premia il migliore olio italiano. Un evento annuale organizzato dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, in collaborazione con la Camera di Commercio dell’Umbria, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il Ministero dello Sviluppo Economico, ed il sostegno di Unaprol Consorzio Olivicolo Italiano ed Italia Olivicola.

Dodici le etichette premiate, in rappresentanza delle migliori produzioni di olio tutta Italia, che hanno brillato nelle due distinte categorie previste: Extravergine e oli extravergini certificati Dop e Igp.

ERCOLE OLIVARIO PREMIA IL MIGLIORI OLIO ITALIANO
Per la Categoria Olio Dop /IGP Fruttato Medio:

1° Classificato – De Carlo Dop Terra di Bari – Bitonto dell’Azienda Agricola De Carlo di Bitritto (BA), Puglia.

2° Classificato – Don Gioacchino Monocultivar Coratina Dop Terra di Bari – Castel del Monte dell’azienda Sabino Leone di Canosa di Puglia (BT), Puglia.

3° Classificato – Fruttato Verde Dop Sardegna dell’azienda Fois Antonello di Alghero (SS), Sardegna.

Per la categoria Olio Dop /IGP Fruttato Intenso

1° Classificato – Cagnara Dop, Dop Terra di Bari – Bitonto dell’azienda Ciccolella Soc. Agr. Arl di Molfetta (BA), Puglia.

2° Classificato – Don Pasquale Colline Pontine DOP dell’Azienda Agricola Cosmo di Russo di Gaeta (LT), Lazio.

3° Classificato – Cetrone Colline Pontine DOP dell’Azienda Agricola Alfredo Cetrone di Sonnino (LT), Lazio.

Per la categoria Extravergine Fruttato Leggero

1° Classificato – Lelais dell’Azienda Moretti LAURA di Ittiri (SS), Sardegna.

Per la categoria Extravergine Fruttato Medio

1° Classificato – Iliò della Olivicoltori Oliena S.C.A. di Oliena (NU), Sardegna.

2° Classificato – CM Centoleum dell’Azienda CM srl di Agello, Magione (Pg), Umbria.

Per la categoria Extravergine Fruttato Intenso

1° Classificato – BIO dell’azienda Intini srl di Alberobello (BA), Puglia.

2° Classificato – Ispiritu Sardu della Masoni Becciu di Deidda Valentina di Villacidro, Sardegna.

3° Classificato – Verdemare dell’Azienda Agricola Cosmo di Russo di Gaeta (LT), Lazio.

LA PREMIAZIONE DI ERCOLE OLIVARIO XXX EDIZIONE

A svelare i vincitori di questa edizione Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria e del Comitato di coordinamento dell’Ercole Olivario. «L’olio di oliva – ha commentato Roberta Garibaldi, Amministratore Delegato Enit – Agenzia Nazionale del Turismo – è, insieme al vino, fra i prodotti più rappresentativi del patrimonio agroalimentare italiano»

Qualità, biodiversità e legame con il territorio sono elementi che possono rappresentare un valore aggiunto non solo dal punto di vista produttivo, ma anche turistico. L’Italia ha un grande potenziale e potrà giocare un ruolo di primo piano negli anni a venire.

Le proposte legate al turismo dell’olio stanno riscontrando un sempre maggiore apprezzamento fra il grande pubblico e molto si sta facendo per incentivarne lo sviluppo tra le aziende della filiera. L’esperienza oleoturistica non si limita all’oleificio o al frantoio, ma si allarga all’intero territorio. Il turista ricerca stimoli continui, che lo possono invogliare ad approfondire questo suo desiderio di scoperta.

«È fondamentale – ha concluso Garibaldi – costruire esperienze che possano permettere di vivere appieno il prodotto, la cultura, le persone e il territorio. Le parole chiave, che emergono con forza dalle ricerche che ho condotto in questi anni, sono tre: storia, benessere, coinvolgimento».

I 7 AWARD SPECIALI DI ERCOLE OLIVARIO

La cerimonia di oggi è stata anche l’occasione per consegnare i 7 award speciali previsti quest’anno.

  • Amphora Olearia per la miglior confezione, all’etichetta “Oliomania” dell’Azienda Agricola Marina Palusci, Abruzzo.
  • Menzione Speciale Olio Extravergine Biologico all’olio e.v.o. biologico “Olivastro” dell’Azienda Agricola Biologica Americo Quattrociocchi di Alatri (FR), Lazio.
  • Menzione “Olio Monocultivar” all’olio e.v.o. Mimì Denocciolato Monocultivar Coratina dell’Azienda Agricola Donato Conserva di Modugno (BA), Puglia.
  • Menzione di merito “Giovane imprenditore” assegnato ai migliori titolari under 40 degli oli ammessi in finale: Azienda Agricola Etruscan Kantharos di Gelsomini Flavia dal Lazio, L’Olivaio Srl dalle Marche, Azienda Agricola Andrea Caterina dal Molise, Agrestis Società Cooperativa Agricola dalla Sicilia, Frantoio di Croci dalla Toscana, CM srl e la Società agricola Stoica dall’Umbria.
  • Menzione di Merito Impresa Digital Communication all’azienda Intini srl di Alberobello (BA), Puglia.
  • Menzione di Merito Impresa Donna alle migliori imprese femminili: Azienda Agricola Marina Palusci dall’Abruzzo; Tenute Librandi Pasquale Società Agricola dalla Calabria; Azienda Torretta srl dalla Campania; Azienda Agricola Biologica Paola Orsini, Azienda Agricola Adria Misiti e Azienda Agricola Etruscan Kantharos di Gelsomini Flavia dal Lazio; Azienda Agricola Bisceglie Maria ed Aziende Agricole Di Martino sas dalla Puglia; Masoni Becciu di Deidda Valentina e l’Azienda Moretti Laura dalla Sardegna; Azienda Agricola Biologica Titone, Frantoi Cutrera srl, Soc. Agricola Giovanni Cutrera, l’azienda Terraliva di Frontino Giuseppina, Fisicaro Sebastiana – Frantoio Galioto dalla Sicilia; Azienda Agricola Buoni o Del Buono Maria Pia dalla Toscana e CM srl dall’Umbria.

Assegnata poi per la prima volta in questa edizione dei trenta anni la Menzione di Merito “Giorgio Phellas – Turismo dell’olio” all’Azienda Agricola Costantino Mariangela di Maida (CZ), Calabria.

Inoltre sono stati proclamati e premiati i 3 vincitori della “Goccia d’Ercole“, sezione a latere del concorso nazionale, rivolta alle aziende che pur avendo piccole produzioni, sono riuscite a produrre un lotto omogeneo da 5 a 9 quintali. Questi i premiati:

  • 1° Classificato – Frantoio di Croci, Toscana.
  • 2° Classificato – L’Olivaio, Marche.
  • 3° Classificato – Decimi, Umbria

In collaborazione con gli uffici ICE e Assocamerestero, è stato assegnato il Premio Leikithos a due “ambasciatori” dell’olio e della cultura dell’olio italiano di qualità all’estero: Miciyo Yamada, giapponese, e Massimo Mori, che gestisce tre ristoranti in Francia.

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Approfondimenti

Comunicazione nei Consorzi del vino italiano: poco inglese e troppa semplificazione social

Su 123 Consorzi analizzati, quasi il 30% ha il sito internet istituzionale solo in lingua italiana. Nella stessa Short list, solo la metà si spinge verso almeno una terza lingua, che in 7 casi su 16 rappresentata dal tedesco. Lo rivela una ricerca affidata dal Consorzio Tutela del Gavi ad Astarea in collaborazione con The Round Table, sullo stato dell’arte della comunicazione dei Consorzi di Tutela del Vino italiano.

Il mercato italiano del vino vale 7 miliardi di euro il fatturato di export stimato nel 2021. Eppure sono ancora molti i siti web dei Consorzi – «vero e proprio biglietto da visita non solo del prodotto vino ma di tutto il territorio» – che si limitano a comunicare, anche a livello istituzionale, solo con interlocutori italiani.

Lo dimostra il fatto che anche i social media sono spesso utilizzati per comunicare unicamente con il pubblico italiano. Raramente su uno stesso account è presente un multilinguismo. Oppure è realizzato un account parallelo dedicato ad altre lingue.

I SOCIAL TRA SEMPLIFICAZIONE E ABBANDONO

Il social media più utilizzato è Instagram dove a regnare sovrana è l’immagine, elemento sovralinguistico ed emozionale, che permette sì di raggiungere in maniera immediata una platea anche internazionale. Ma che, avverte la ricerca Astarea, «ha il rischio di una semplificazione che può limitare la ricchezza e la diversificazione del panorama vitivinicolo e territoriale italiano».

Inoltre, se Facebook continua nella maggior parte dei casi a essere attivo e aggiornato, ma soprattutto in italiano, Twitter vive invece una situazione spesso di abbandono, con post datati ancora a diversi anni fa.

Da rilevare, invece, l’incremento nell’utilizzo nei siti dei Consorzi di elementi visual – come mappe e infografiche – per raccontare la propria identità. Sono elementi sempre più importanti grazie alla loro fruizione immediata e all’adozione dei nuovi stili di comunicazione sempre più improntati sull’uso delle immagini.

COMUNICARE IL VINO ITALIANO ALL’ESTERO VIA WEB. IL RUOLO DEI CONSORZI DI TUTELA

I cluster individuati da Astarea rivelano «caratteristiche strutturali specifiche e una funzione comunicativa propria, che determinano la loro identità differenziata, con punti di forza e di debolezza».

  • Consorzi Promoter: hanno un’anima spiccatamente commerciale.  Puntano più sul vino che sul territorio come ambiente socioculturale. Molto impegnati sull’internazionalizzazione con presenza fisica all’estero (eventi e educational), dando molta eco alle azioni svolte.

Fattore critico: l’internazionalizzazione si può esaurire nella commercializzazione e negli eventi, senza valorizzare anche il genius loci?

  • Consorzi Sistemici: ricchezza complessiva del racconto, ivi compresa la valorizzazione delle Cantine e la costruzione di un legame stretto fra la produzione del vino e la struttura socioculturale del territorio.

Fattore critico: l’autoriferimento derivante dalla valorizzazione della storia locale prevale sull’apertura verso l’estero (con l’eccezione del Consorzio del vino Brunello di Montalcino).

  • Consorzi Funzionali: si pongono al servizio delle Cantine, ne valorizzano il lavoro, promuovendo la cultura contadina pur assumendo uno stile attuale.

Fattore critico: focus sul localismo, che trascura l’orientamento alla internazionalizzazione.

  • Consorzi Valorizzanti: community delle Cantine, che si rafforzano grazie al perfetto ambiente espressivo assicurato dal sito e alla maggiore visibilità garantita dal Consorzio.

Fattore critico: il ruolo in secondo piano del Consorzio rispetto alle Cantine limita un’azione ‘outbound’, a vantaggio di quella inbound (che vede le Cantine protagoniste).

L’ENOTURISMO PER I CONSORZI DI TUTELA DEL VINO ITALIANO

Il tema dell’Enoturismo appare diversamente affrontato in funzione delle tipologie di cluster cui i siti appartengono.

  • La presenza di uno spazio dedicato all’Enoturismo ha riscontro in una struttura del sito che fin dalle prime immagini associa in un unico sguardo il tema della produzione a quello del territorio, raccontato con profondità storica e culturale.
  • La valorizzazione del territorio solo a sostegno della qualità distintiva dei vini rende meno efficace l’espansione del sito in direzione enoturistica. Il territorio viene coniugato solamente nel ruolo di luogo di produzione. Si tralasciano “esperienza” o “insight” circa la desiderabilità di uno stile di vita.
  • La più accentuata promozione dell’Enoturismo avviene quando il sito mantiene in equilibrio gli spazi dedicati al Consorzio (che si fa valere come soggetto unico, sovraordinato alle singole Cantine) e alle Cantine (che all’interno del sito del Consorzio trovano uno spazio pienamente valorizzante), come accade nel cluster I Consorzi Sistemici.
IL RUOLO DELLE CANTINE NELLA COMUNICAZIONE
  • Le Cantine si confermano come punto di riferimento imprescindibile, in quanto snodi della route enoturistica che guidano alla scoperta del territorio. Caso emblematico è quello del sito del Consorzio di tutela vini di Alghero, che delega alla pagina dedicata alle Cantine il compito di indicare i servizi enoturistici offerti.
  • È parimenti importante il ruolo del Consorzio in quanto espressione di una identità locale forte e riconoscibile perché strettamente legata al vino. Ma con un ruolo istituzionale che gli consente di collegarsi alle altre entità pubbliche e private del territorio.
  • Significativamente, hanno una sezione enoturistica dedicata i siti appartenenti al cluster dei Consorzi Valorizzanti, in cui il Consorzio assicura alle Cantine valore aggiunto comunicativo. Non limitandosi a una funzione solo di servizio.
  • Quando il Consorzio bypassa il legame con il territorio per svolgere in proprio la funzione di promozione dei vini della Denominazione, la proiezione verso l’estero è funzionale a sostenere la notorietà. Ne giova il respiro internazionale dei propri prodotti, piuttosto che l’attrazione dell’enoturismo.
IL BUSINESS PER L’ESTERO NEI CONSORZI DI TUTELA DEL VINO ITALIANO
  • La volontà e la capacità di orientarsi verso l’estero è estremamente diversa tra cluster. Ed è più significativa laddove il Consorzio manifesta un ruolo particolarmente forte e rilevante
  • Attività mirate verso l’estero sono frequenti nei siti orientati alla promozione del vino (cluster Consorzi Promoter). Meno in quelli impegnati nella promozione del mix Vino e Territorio.
  • Al contrario, i Consorzi più attenti alla componente territoriale (cluster Consorzi Sistemici e Consorzi Valorizzanti) appaiono più inclini a vivere l’internazionalizzazione assecondando la domanda proveniente dall’estero. Contando sul ruolo del territorio come elemento attrattivo e di creazione del valore comunicativo del vino, piuttosto che enfatizzare l’offerta nella dimensione internazionale.
  • Emergono quindi due tendenze di comunicazione dei Consorzi anche in relazione alla relazione Vino e Territorio. Una verso l’esterno, basata sulle modalità tipiche della comunicazione e delle relazioni pubbliche contemporanee. L’altra verso l’interno, fondata sulla più tradizionale valorizzazione del territorio e della ospitalità legata all’Enoturismo.

«La ricerca – sottolinea Maurizio Montobbio, presidente del Consorzio Tutela del Gavi – presenta indicazioni chiare su quale sia la strada da seguire per i Consorzi del vino italiani. Gli enti stanno sempre più assumendo un ruolo strategico per la promozione. Non solo del vino, ma della combinazione obbligata di vino e territorio».

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Food Lifestyle & Travel

Cappuccino: l’icona del Made in Italy ha una ricetta certificata

Non nasce in Italia, ma è comunque uno dei simboli del Made in Italy nel mondo. Così magico come lo è la leggenda della sua origine. Il Cappuccino deve il suo nome tendenzialmente alla somiglianza con il color marrone del saio dei frati minori cappuccini.

LA LEGGENDA DEL CAPPUCCINO

Le sue origini, infatti, sono strettamente correlate alla diffusione dello stesso caffè in Europa e, in particolare, nell’Impero austriaco del XVII-XVIII secolo. Una leggenda molto diffusa lega il suo nome alla vicenda di un frate cappuccino, tal padre Marco d’Aviano.

Padre d’Aviano fu un presbitero friulano inviato nel settembre 1683 da papa Innocenzo XI a Vienna, con l’obiettivo di convincere le potenze europee a una coalizione contro gli Ottomani musulmani che la stavano assediando. Questi, in una caffetteria viennese, avrebbe “corretto” per la prima volta il gusto troppo forte del caffè con del latte. La nuova bevanda sarebbe stata soprannominata kapuziner, ovvero “cappuccino” in tedesco.

IL CAPPUCCINO TRADIZIONALE CERTIFICATO DA IEI

Secondo l’Istituto Espresso Italiano (Iei) alla base del cappuccino ci deve sempre essere un espresso di qualità secondo i canoni definiti dalla certificazione sensoriale. Il Cappuccino Italiano Certificato si presenta quindi con un colore bianco, ornato da bordo marrone più o meno spesso nel cappuccino classico. Con disegni che vanno dal marrone al nocciola nel cappuccino decorato.

La crema ha maglie strette con occhiatura molto fine o assente. L’aroma è intenso in cui ai soffusi sentori di fiori e di frutta si aggiungono quelli più prestanti di latte, di tostato (cereali, caramello), cioccolato (cacao, vaniglia), e frutta secca.

Sono assenti odori empireumatici e biochimici negativi. Il corpo è importante e si esprime con una sensazione suadente, di panna e di elevata percezione sferica. Il sorso è supportato da un rapporto bilanciato tra un amaro e un’acidità quasi impercettibili.

CAPPUCCINO E SALUTE

Il latte fresco intero vaccino è quello prediletto dai baristi, ma c’è anche la variante del “parzialmente scremato”. Tra le nuove tendenze ci sono quelli di origine vegetali, come la soia, o il cocco, già più utilizzati all’estero, ma in crescita anche in Italia.

Quello del latte è in realtà uno degli elementi fondamentali, non solo per la riuscita sensoriale della tazza, ma anche per venire incontro a eventuali intolleranze nei confronti del lattosio.

«Il cappuccino è una magia – spiega Luigi Odello, presidente del comitato scientifico Iei – una bevanda polifasica in cui convivono miriadi di molecole in un sistema instabile e quindi dinamico. Sul suo rapporto con la nostra salute è stato scritto di tutto e il contrario di tutto».

«In realtà – continua Odello – i principi nutrizionali sono quelli apportati dai due componenti di base. L’espresso e il latte, quindi polifenoli, proteine, grassi, zuccheri, acidi, sali minerali, alcaloidi e via discorrendo. Per persone che non hanno intolleranze specifiche, non può fare altro che bene. Il problema può nascere dalla qualità delle materie prime impiegate e dalla sua esecuzione».

Per quanto riguarda il caffè, secondo Luigi Odello, eccessi di composti fenolici rilevabili in prodotti di basso prezzo possono portare a un aumento esponenziale di matrimoni con la caseina del latte rendendo meno digeribile il cappuccino. A questo contribuirebbe anche una cattiva preparazione, come il riscaldamento reiterato del latte o temperature troppo alte.

«È proprio il caso di dire che la sostenibilità nutrizionale va di pari passo con quella sensoriale. Non dimentichiamolo, il cappuccino fa bene soprattutto per il piacere che è in grado di donare», conclude Luigi Odello.

LATTE ART, TRAIONO O MODA?

Uno dei fenomeni che negli ultimi anni hanno reso ancora più “appetibile” il cappuccino è quello della Latte Art. L’arte di decorare con dei pattern la crema del cappuccino, per esempio partendo da figure come cuore, tulip e rosetta.

«Nella nostra esperienza – spiega Manuela Fensone, campionessa mondiale di Latte Art – la Latte Art ha dimostrato come in un semplice bar di quartiere si possano attirare tanti appassionati che finalmente prestano attenzione al tema della qualità del cappuccino. Non solo, ma è un modo per ispirare tanti giovani che grazie a questa disciplina si formano e magari aprono dei locali propri, o vanno a lavorare in bar di tendenza».

«Decorare un buon cappuccino pensando a chi lo berrà è un modo per fidelizzare il nostro consumatore. Consumatore che a quel punto è anche disposto a pagare un prezzo superiore. Il nostro compito è quello di valorizzare la qualità che mettiamo nella tazza», conclude Fensore.

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Approfondimenti

TRENto YOU: due furgoni elettrici per il vino nel centro storico di Trento


FOTONOTIZIA – È partita martedì 22 marzo la prima spedizione del Consorzio Vini del Trentino che utilizza il servizio “TRENto YOU“. Il servizio mira a ridurre il traffico nella Ztl del centro storico di Trento e, di conseguenza, le emissioni di CO2. Il Comune di Trento supporta il progetto garantendo l’accesso h24 alla zona a traffico limitato a due furgoni elettrici.

«Accogliamo con grande entusiasmo e senso di responsabilità “TRENto YOU” – commenta Graziano Molon, direttore del Consorzio Vini del Trentino -. Il nuovo servizio ci consente di abbracciare in modo ancora più completo il grande tema della sostenibilità ambientale».

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Trebbiano Spoletino “rivedibile”: Francesco Mariani (Raina) abbandona Doc Montefalco e Spoleto

Raina – Francesco Mariani Viticoltore si chiama fuori «con effetto immediato» dalle Doc Montefalco e Spoleto. «Tutti i nostri vini da ora in poi saranno declassati a Umbria Igt», comunica il noto vignaiolo, dedito all’agricoltura biodinamica. La decisione è arrivata dopo l’ennesima bocciatura del Trebbiano Spoletino 2021, «rivedibile per 5 commissari su 5 per alterazione di colore, evidente ossidazione e carenza di caratteri specifici».

È finito il tempo della polemica – lamenta Francesco Mariani – e delle lotte donchisciottesche contro i mulini a vento. Questo sistema non cambia per cui è ora di farsi da parte. Non nascondo che abbiamo le spalle più larghe rispetto a qualche anno fa. Tutte le nuove annate in uscita nel 2022 sono prenotate».

«Anche se perderemo alcuni clienti che hanno bisogno della fascetta – continua il vignaiolo di Montefalco – questo non ci spaventa. Primo perché non abbiamo più intenzione di scendere a compromessi di sorta. Secondo perché è maggiore il senso di liberazione rispetto alle possibili ripercussioni commerciali. Dispiace, perché ho sempre messo il territorio e la qualità prima di ogni altra cosa. E’ una scelta dolorosa ma ormai diventata inderogabile».

RAINA VERSO L’UMBRIA IGT: ADDIO A DOC MONTEFALCO E SPOLETO

Il titolare di Raina spiega nel dettaglio le ragioni della decisione. «Non vorrei passasse il messaggio che questo è un attacco contro i Consorzi di tutela, che sono fatti di produttori come me (alcuni che stimo, altri meno, ma questo è umano) e che al momento sono rappresentati da persone con cui ho un ottimo rapporto e che, piano piano stanno cercando, tra mille difficoltà, di cambiare le cose. Quindi tanto di cappello».

«Il problema – continua il viticoltore Francesco Mariani – qui non sta nel Consorzio, ma in un sistema che per come è stato concepito non funziona più. E, nello specifico, nelle commissioni di assaggio che troppo spesso sono composte da personaggi che non hanno la minima idea di cosa stanno assaggiando e che non reputo in grado di giudicare il lavoro degli altri».

Per la cronaca, non è la prima volta che un vino di Raina viene bocciato dalle commissioni di degustazione. A gennaio 2019 il vignaiolo si era presentato a una degustazione a Milano con un vino dalla “doppia etichetta”: Umbria Rosso Igt e Sagrantino di Montefalco Docg 2014 “Campo di Raína”.

«Doppia – spiegava Francesco Mariani a winemag.it – perché la commissione tecnica della Docg ha pensato di bocciare il vino la prima volta. Per poi ripensarci, riassaggiandolo dopo qualche mese. Il vino è dunque in commercio attualmente come Umbria Igt Rosso, ma da febbraio sarà Docg».

La nuova moda è declassare. Così muoiono le Denominazioni del vino italiano

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Bufera elezioni nuovo Cda Fivi: «Attacchi personali, pressioni, clima da guerriglia»

Non si placa la bufera sulle elezioni del nuovo Cda Fivi. Dopo le dimissioni di Walter Massa e Andrea Picchioni è Simona Natale (Gianfranco Fino Viticoltore) a raccontare nuovi particolari. «Mi hanno chiesto con forza di ritirare la candidatura», denuncia a winemag.it l’esponente pugliese della lista “6 Fivi“. Lo stesso schieramento di Massa e Picchioni, oggi in Cda con il solo Pietro Monti, ma che ha dovuto fare i conti – perdipiù – con la bocciatura della candidatura di Claudio Conterno.

Un clima, quello interno alla Federazione italiana vignaioli indipendenti, così «teso» da costringere un’altra “quota rosa“, la siciliana Enza La Fauci, a ritirare la propria candidatura prima del voto. «Al contrario di Conterno e di qualcun altro – spiega la vignaiola messinese – nessuno mi ha chiesto di fare un passo indietro. Ho deciso io di ritirarmi, dopo aver compreso che aria tirasse».

Chi invece non si è tirata indietro, «nonostante le pressioni», è Simona Natale. «Quando mio marito Gianfranco Fino mi ha proposto di candidarmi – spiega la co-titolare dell’azienda icona di Manduria – ho subito detto di sì. Nonostante il poco tempo libero, ho pensato che avrei potuto mettere a disposizione di Fivi il mio background da avvocato, mia vecchia professione».

Oggi mi ritrovo letteralmente “spoetizzata” e spiazzata. Ma non per la mancata elezione o per il risultato della lista; quanto per il clima di guerriglia, pressioni, attacchi personali e maltrattamento subìto da alcuni vignaioli che hanno fatto la storia del vino italiano, come Claudio Conterno e Walter Massa.

Per non parlare della richiesta di ritirare la mia candidatura, avanzata da una persona che ritenevo amica come Gaetano Morella (candidato in un’altra lista, ndr), nonché dalla ex presidente Matilde Poggi, davanti a tutti, durante l’assemblea che ha preceduto il voto».

LE PRESSIONI DI GAETANO MORELLA E MATILDE POGGI

Morella, ex vicepresidente della Federazione, oggi consigliere del nuovo Cda Fivi, ha tentato di far desistere Simona Natale facendo forza sul marito Gianfranco Fino. «Al telefono – spiega la vignaiola a winemag.it – gli ha detto di convincermi a ritirare la candidatura. Tuttavia a me, in faccia, non ha mai detto nulla».

«Matilde Poggi ha invece chiesto personalmente a Claudio Conterno di ritirarsi, durante l’assemblea, davanti a tutti gli altri vignaioli, giudicando “inopportuna” la sua candidatura. Mi ha detto di aver espresso un parere personale – riferisce ancora Simona Natale – ma non ha considerato il contesto, che ha trasformato il “parere” nell’esercizio di una richiesta. Una pressione, visto il suo ruolo di presidente».

«Più in generale – continua la produttrice di Manduria – è stato terribile assistere a questo stillicidio. Neanche da avvocato, abituata ad assistere a diatribe accese, mi sarei aspettata qualcosa di così assurdo. Mi ero candidata per sostenere, non per “arrivare”».

Altri meritavano davvero un posto. Mi riferisco a Claudio Conterno o Walter Massa, che avrebbero dato visibilità, peso, cultura. Ampelio Bucci, abbracciandomi, mi ha garantito: “Adesso metteremo tutto a posto”.

Ma la mancata nomina di Walter a vicepresidente, prima che ritirasse la sua candidatura, ha solo confermato l’esistenza di un “blocco”, neppure tanto forte guardando i numeri. Il nuovo Cda rappresenta uno spaccato troppo parziale.

A queste elezioni non ha vinto nessuno. Ha perso la Fivi. Abbiamo assistito a diversi atti d’imperio, non di democrazia. Qualcosa che ha più a che fare con gli oligarchi».

CONTERNO: «IL NUOVO CDA FIVI? HA IL DIFETTO CHE È TROPPO GIOVANE»

La pensa diversamente uno dei diretti interessati, Claudio Conterno. «Per me – rivela a winemag.it – è ormai già una cosa passata. Ho presentato la mia candidatura e Matilde Poggi mi ha chiesto di ritirarla. Stasera farò la riunione Fivi da vignaiolo, perché sto nella Fivi tranquillamente, anche se è andata così».

Matilde ha sbagliato ad esprimere il suo giudizio in assemblea, ma ci siamo già chiariti e siamo in buonissime relazioni. Ha sbagliato nei fondamenti della democrazia. Un errore veniale, ha solo sbagliato i tempi. In generale, il difetto di Fivi è che è troppo giovane.

Questa è la ragione principale che mi porta a pensare che Walter Massa abbia sbagliato a dimettersi, perché sarebbe stato un grande papà per molti vignaioli. Sarebbe stato in minoranza? No, nei Cda le relazioni mutano, lo so per esperienza. A volte è meglio restare e costruire e non solo abbattere».

Claudio Conterno continuerà a dare il suo supporto alla Federazione italiana vignaioli indipendenti. «Mi auspico che diventi la casa dei vignaioli veri, che non comprano neppure un euro di uva: non è così, oggi, in Fivi. Il vignaiolo deve essere autosufficiente al 100%. E deve togliersi dalla testa che chi produce 10 mila bottiglia è “più vignaiolo” di chi ne produce 3 o 400 mila. Solo così si farà la differenza».

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Sana Slow Wine Fair: occasione irripetibile per assaggiare vini italiani e dal mondo

Cantine biologiche e rispettose dell’ambiente, piccoli produttori, aziende agricole, vignaioli innovativi: sono 542 le realtà dall’Italia e dal mondo, scelte da Slow Food tra chi ha firmato il Manifesto del vino buono, pulito e giusto, che partecipano da domenica 27 a martedì 29 marzo 2022 alla prima edizione di Sana Slow Wine Fair.

Conferenze online, masterclass, degustazioni e spazi di dialogo per appassionati e professionisti: non mancano le occasioni per incontrarsi – nuovamente in presenza – e condividere con gli esperti del settore riflessioni sul mondo vitivinicolo, le sue sfide e le sue opportunità. Un evento unico nel suo genere che offre ai partecipanti la possibilità di trovare in un solo luogo il meglio della produzione artigiana e sostenibile italiana e internazionale.

La prima edizione di Sana Slow Wine Fair è organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food, in partnership con FederBio e Confcommercio Ascom Bologna, con il supporto di Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dell’ICE, con il patrocinio della Regione EmiliaRomagna.

Sana Slow Wine Fair 2022 è possibile grazie al supporto di moltissime realtà, pubbliche e private, che credono in questo progetto, tra cui i main partner FPT Industrial, Reale Mutua e UniCredit.

«Sana Slow Wine Fair – sottolinea Federico Varazi, Vice Presidente di Slow Food Italia – contribuirà a far crescere la vera grande comunità del vino che si è creata a partire dalla Guida Slow Wine e Bologna diventerà nei prossimi giorni la capitale del vino buono, pulito e giusto».

I temi al centro della manifestazione – continua – sono fondamentali per andare incontro alle sfide che il momento di difficoltà attuale ci pone di fronte, a partire dalla crisi climatica e dalla siccità che in questi giorni è un vero dramma per i produttori.

In questo, un ruolo importante è quello dei giovani che si fanno portatori della sostenibilità ambientale nelle loro scelte quotidiane, anche quando scelgono un vino in enoteca».

All’auspicio di Antonio Bruzzone, che ha sottolineato come «la crescita di un appuntamento di questa ambizione necessita che le istituzioni ci credano, non solo nella manifestazione ma anche nel ruolo che il territorio deve avere nel settore fieristico e vitivinicolo, secondo una visione di politica di sviluppo a lungo termine», hanno risposto gli assessori Alessio Mammi, per la Regione Emilia-Romagna, e Daniele Ara, per il Comune di Bologna, confermando l’interesse verso la fiera e invitando BolognaFiere e Slow Food a un incontro per lavorare insieme alle prossime edizioni.

Per Giancarlo Tonelli, Direttore Generale Confcommercio Ascom Bologna, questa manifestazione serve per far crescere anche la qualità intera del mondo dell’enogastronomia bolognese.

GLI ESPOSITORI DI SANA SLOW WINE FAIR

Delle 542 cantine presenti, 63 sono quelle che esprimono una bella biodiversità internazionale. Oltre all’Italia, sono infatti  18 i Paesi rappresentati con i loro produttori nei padiglioni 15 e 20 di BolognaFiere: Albania, Austria, Argentina, Bosnia Erzegovina, Brasile, Bulgaria, Cile, Croazia, Francia, Grecia, Macedonia Del Nord, Montenegro, Perù, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna, Uruguay.

«Sono cantine che hanno voluto fortemente far parte della Coalizione ed essere presenti alla Fair. E per i produttori che provengono dall’estero non è così scontato in questi tempi. Inoltre, si tratta di aziende di piccole e medie dimensioni che nella maggior parte dei casi non sono nemmeno distribuite in Italia.

Un’occasione irripetibile quindi sia per i professionisti che potranno selezionarle che per il pubblico che potrà assaggiare etichette che nella maggior parte dei casi non sono state mai assaggiate in Italia, e spesso addirittura in Europa» sottolinea Giancarlo Gariglio, coordinatore internazionale della Slow Wine Coalition.

«I produttori emiliano-romagnoli che sono presenti lavorano già seguendo i principi della Coalition, quello che speriamo è che Sana Slow Wine Fair rappresenti un momento di ritrovato orgoglio e una spinta a sostenere la produzione buona della regione da parte dei professionisti».

Più della metà degli espositori – in totale 302 cantine – ha una certificazione biologica o biodinamica o presenta etichette certificate. È un segnale fortissimo perché, come evidenziano i dati del Report Wine Monitor Nomisma, il mercato del vino bio si dimostra in grande crescita con un incremento dei consumi in Italia del 60% negli ultimi tre anni.

Anche la produzione vitivinicoltura biologica registra numeri positivi. Dai dati Sinab Italia, con 117.378 ettari di vite bio, il nostro Paese conta un’incidenza sulla superficie vitata complessiva di oltre il 19%, la più alta in Europa e nel mondo.

Negli ultimi 10 anni la produzione di vino biologico è aumentata quasi del 110% a testimonianza di una maggiore sensibilità dei consumatori verso prodotti di qualità, sostenibili e rispettosi dell’ambiente.

IL VINO BIOLOGICO PROTAGONISTA A SANA SLOW WINE FAIR

«Il vino biologico, che non utilizza pesticidi e sostanze chimiche di sintesi a protezione della fertilità del suolo e della biodiversità – dichiara Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio – conferma il suo ruolo centrale all’interno del processo di transizione ecologica verso un’agricoltura sempre più sostenibile».

I tre pilastri del Manifesto Slow Food per il vino buono pulito e giusto – sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio e crescita sociale e culturale delle campagne – sottoscritto anche da FederBio, contraddistinguono il vino biologico insieme al valore dell’identità territoriale delle denominazioni d’origine del nostro Paese con l’unico logo certificato dall’Unione Europea che premia il lavoro di tanti viticoltori».

E poi ci sono le storie. A partire da quella di Rita Babini, produttrice Ancarani Vini Faenza per cui «il buono pulito e giusto rappresenta identità territoriale e visione di un’agricoltura per cui vogliamo veder crescere il nostro lavoro oggi ma anche regalarlo a chi lo vorrà fare domani. Il riferimento al cambiamento climatico e al fatto che non piove ha una serie di ripercussioni concrete sul nostro lavoro sia per questa annata ma anche per la prossima.

Questa fiera riassume tutti gli sforzi quotidiani che facciamo per cercare un equilibrio produttivo che ci permetta di fare il nostro lavoro in onestà e che questo accada in Emilia Romagna è un vero motivo di orgoglio. E infine un invito, è vino buono, pulito e giusto ma è anche buono da bere, noi saremo lì ad accogliervi con i nostri vini e con un bel sorriso».

Come quella di Ivana Simjanovska, co-autrice della guida Slow Wine per la Macedonia del Nord, o quella di Marina Santos, produttrice brasiliana di vino naturale. Ma anche quella di Gregory Perucci, proprietario dell’Agricola Felline a Manduria (Taranto), che coltiva Primitivo all’ombra della vegetazione spontanea, e quella di Alexis e Jannis, greci di origine, che in provincia di Gorizia gestiscono la cantina Paraschos.

Ancora: l’Enantio Riserva 1865 Prefillossera prodotto dalla famiglia Fugatti dell’azienda agricola Roeno, il Rubicone Rosso Igt nato dallo scambio di tecniche e di esperienze fra produttori georgiani ed emiliano-romagnoli, il Cannonau di Mamoiada realizzato dai produttori dell’associazione sarda Mamojà.

A SANA SLOW WINE FAIR NOVE MASTECLASS PER 360 PARTECIPANTI

 Nove le masterclass in programma che permetteranno ai circa 360 professionisti del vino e appassionati che parteciperanno di approfondire la conoscenza dei vini di alcune tra le denominazioni, i Domaines, le Maisons, gli Châteaux e i Weingüter più iconici, grazie alla voce di profondi conoscitori delle zone scelte.

Per esempio, per la prima volta nel panorama italiano, sarà possibile assaggiare i vini cinesi, rappresentati da cinque cantine, e ascoltare i racconti di Lan Liu, curatore della prima guida Slow Wine ai vini della Repubblica Popolare Cinese.

Nonostante alcune siano esaurite, c’è ancora la possibilità di partecipare a una di queste esclusive esperienze, acquistando i biglietti disponibili sul sito della manifestazione.

I MOMENTI DI APPROFONDIMENTO

La manifestazione, aperta virtualmente da una serie di convegni online – sempre disponibili sul sito della manifestazione – prende il via ufficialmente domenica 27 marzo alle 9 con la plenaria di apertura della Slow Wine Coalition, la rete internazionale, inclusiva e collaborativa che unisce i protagonisti del mondo del vino.

Dopo i saluti delle autorità, apre la plenaria Giancarlo Gariglio, coordinatore internazionale Slow Wine Coalition, che presenta i paper dei tre convegni digitali di Sana Slow Wine Fair dedicati a sostenibilità ambientale, difesa del paesaggio e ruolo sociale delle cantine.

Seguono il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi che illustra gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura e sull’enogastronomia, Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food, che interviene sulla transizione ecologica e sul ruolo dell’agricoltura, e il presidente di Libera Don Luigi Ciotti che introduce il tema sempre attuale del rapporto tra produzione agricola e legalità.

La plenaria è su invito, aperta ai delegati della Sana Slow Wine Fair e ai giornalisti. Il pubblico può assistere alla manifestazione attraverso il sito web dell’evento.

Momenti di approfondimento sono gli incontri nella Slow Wine Arena e nello Spazio Slow Food, che intendono fornire un quadro ampio e variegato del panorama vitivinicolo internazionale. Tra i numerosi temi affrontati, ad esempio, la biodiversità dei vitigni, il packaging sostenibile, le carte dei vini, le progettualità sociali e il turismo alternativo.


COME PARTECIPARE A SANA SLOW WINE FAIR
  • I biglietti sono disponibili online sul sito della manifestazione oppure direttamente alle casse di BolognaFiere
  • Sei un professionista del mondo del vino? Puoi partecipare da domenica 27 a martedì 29 marzo.
  • Sei un appassionato? A te è dedicata la giornata di domenica 27 marzo.
  • Se hai acquistato una masterclass in programma nelle giornate di lunedì e martedì puoi acquistare l’ingresso alla fiera anche in queste due giornate dedicate ai professionisti.
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Pasqua Vigneti e Cantine: giro d’affari da 63 milioni di euro nel 2021

«Investimento sulla ricerca e sviluppo, capacità di declinare la proposta di range a seconda del mercato e del canale di vendita, ma soprattutto valorizzazione del brand attraverso stili di vinificazione innovativi che esprimono l’eccezionalità del terroir». Così Pasqua Vigneti e Cantine , colosso con base a Verona, spiega il giro d’affari consolidato di 63 milioni di euro del 2021, in crescita del 14% rispetto all’anno precedente e del 4% in confronto al 2019.

Il valore Ebitda si attesta al 13,9% sui ricavi (8,6 milioni di euro contro i 7,3 del 2019), con un utile di esercizio che cresce del 54% rispetto al 2019. Nel 2021 la vendita dei vini di fascia più alta che ha rappresentato la maggioranza (53%) del fatturato complessivo di Pasqua.

Gli investimenti in ricerca e sviluppo, che hanno caratterizzato i progetti degli ultimi 7 anni, hanno portato da una parte alla creazione della linea Icons, ovvero la collezione di etichette più rappresentative dell’innovativo stile di vinificazione della cantina, dall’altra il rilancio di Cecilia Beretta, la linea di vini della Valpolicella sempre di proprietà di Pasqua Vigneti e Cantine.

LE LINEE DI PASQUA VIGNETI E CANTINE

Oggi sono le Icons (tra gli altri, PassioneSentimento Romeo&Juliet, Famiglia Pasqua, 11 Minutes, Hey French, Mai Dire Mai) a guidare il comparto premium, passato dai 25 milioni di euro del 2019 ai 32 milioni nel 2021. Anche Cecilia Beretta segna una crescita importante, passando dai 4,4 milioni del 2014 ai 9,6 milioni di euro dello scorso anno.

A dimostrazione della capacità di visione e della sensibilità a interpretare i trend con progetti ad alto tasso di innovazione e qualità, anche la performance registrata dal comparto Rosé: la categoria passa da 1 milione di euro di giro d’affari nel 2014 (3% del totale) a 6 milioni nel 2019 fino ai 9 milioni nel 2021 (14% del totale giro d’affari).

«Il 2021 – spiega il Presidente Umberto Pasqua – è stato un anno importantissimo per noi, che ha confermato la solidità della nostra azienda e della sua visione.

Il know-how maturato e consolidato in quasi 100 anni di storia ci permette di continuare a investire in etichette di fascia alta. Nel 2022 vogliamo proseguire lungo questo solco, valorizzando l’eccezionalità del terroir della Valpolicella attraverso i nostri vini, con codici stilistici sempre nuovi e mai banali».

«I nostri investimenti e progetti di premiumizzazione – ha aggiunto l’Amministratore Delegato Riccardo Pasqua – sono visibili in tutti i mercati. A partire dall’Italia (dove la vendita degli Icons è cresciuta di 4 volte rispetto al 2014 e del 30% comparata al 2019), ma anche in tutti i mercati strategici in cui l’azienda è presente.

In Europa i prodotti premium rappresentano il 59% del totale, con margini quadruplicati rispetto a 7 anni fa e crescita del 13% sul 2020; in Asia, nonostante un’incidenza più contenuta (43%) si registra la crescita maggiore (7 volte rispetto al 2014); i ricavi totali Americas del 2021 (con vini posizionati a scaffale oltre i 15.99 $) sono raddoppiati se confrontati a 7 anni fa, in crescita del 9% rispetto al 2020».

IL CANALE OFF PREMISE

A conferma delle performance ottenute dalla cantina oltreoceano, arrivano anche i dati sull’evoluzione del mercato wine negli Stati Uniti, elaborata da Winemonitor di Nomisma per conto di Pasqua.

Gli Usa si confermano primo mercato d’importazione vino al mondo, con circa 30 milioni di ettolitri consumati lo scorso anno (dato in linea con quanto registrato nel 2020) e poco meno di 6 miliardi di euro spesi per acquistarlo da altre nazioni (+21,5% rispetto all’anno precedente e +8,1% rispetto al 2019), con l’Italia che si conferma principale player nel segmento dei vini fermi e frizzanti imbottigliati (1,4 miliardi di euro di vino esportato, 34% di quota di mercato).

Nel 2021 il pubblico statunitense, sia attraverso il retail che l’e-commerce e il DTC, conferma il proprio desiderio di acquistare etichette di fascia alta, un trend che è decollato nel 2020 con il cambio di wine habits dovuto al maggiore consumo in house.

Il valore delle vendite nel canale off-premise di bottiglie da 750 ml e con prezzo superiore ai 15$ sono aumentate complessivamente del +46% rispetto al 2019, con quelle dei vini Super Luxury (oltre i 25$) che sono cresciute del +77,3%, a fronte di una media delle vendite totali di vini fermi pari al +12.5%.

LE VENDITE NEL MERCATO AMERICANO

Entrando nel dettaglio delle vendite di vino italiano nel canale off-premise americano, i Luxury (tra i 20 e i 24.99$ a bottiglie) registrano +30% rispetto al 2019 e i Super Luxury addirittura +54%: in quest’ultima categoria sono soprattutto i rossi a registrare l’accelerazione maggiore.

«Quello americano è un mercato fondamentale per la nostra azienda, che oggi rappresenta il 33% del nostro totale export», spiega Alessandro Pasqua, Presidente Pasqua USA.

“I risultati che presentiamo – aggiunge – ci dimostrano quanto chi ama il vino, che nel corso del 2020 ha dovuto modificare le proprie abitudini di consumo e acquisto, sia oggi particolarmente sensibile e ricettivo nei confronti dei prodotti di alta qualità.

«Il bilancio 2021 negli States – conclude – è davvero positivo per la nostra azienda: la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta da perseguire e ci spinge a migliorare ancora di più le nostre performance oltreoceano».

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Fivi e Adiconsum chiedono al Mipaaf la modifica dell’etichettatura dei vini

Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti e Adiconsum – Associazione Difesa Consumatori Aps hanno scritto insieme al Ministro delle Politiche Agricole Patuanelli e al Sottosegretario Gian Marco Centinaio per chiedere la «modifica del sistema di etichettatura dei vini». La ritengono «ormai obsoleta», specie in riferimento all’indicazione dei vari attori della filiera: vignaioli, cantine cooperative, imbottigliatori, per citarne alcuni.

«Attualmente la sola distinzione presente è quella tra produttore e venditore – dichiara Lorenzo Cesconi, Presidente di Fivi -. Spesso è proprio questa a generare confusione nel consumatore».

Nelle etichette viene riportato come produttore sia chi segue tutte le fasi, dalla vigna fino alla commercializzazione, investendo sul territorio e impegnandosi in progetti pluriennali di sostenibilità, sia chi agisce solo come committente delle operazioni facendo svolgere l’intero processo a terzi e si limita a vendere il prodotto finito».

«L’etichetta è la carta d’identità dei prodotti che consumiamo ed è l’unico strumento a disposizione dei consumatori per fare scelte consapevoli, responsabili, sostenibili, a tutela della propria salute e dell’ambiente – dichiara Carlo De Masi, Presidente di Adiconsum nazionale -. Ecco perché è così importante che contenga informazioni veritiere, chiare e trasparenti».

LA PROPOSTA

Per consentire questa chiarezza l’etichetta di tutti vini, sia nel caso di vini spumanti che di vini tranquilli o frizzanti, dovrebbe riportare una dicitura differenziata. Dicitura che dovrebbe indicare ogni volta l’autore delle diverse operazioni. Solo così sarebbe possibile dare al consumatore finale informazioni complete sulla filiera produttiva, la territorialità e le procedure utilizzate, dando per questo maggiori garanzie.

Le due associazioni propongono quindi di attuare una riforma al fine di garantire una maggiore trasparenza nei confronti dei consumatori. Una migliore tracciabilità dei prodotti, colmando le attuali carenze del sistema, distinguendo chiaramente le diverse categorie di chi opera nella filiera.

I vini spumanti necessitano di una suddivisione più specifica, in quanto la produzione di questi ultimi prevede molteplici passaggi. Per essere chiari in etichetta servirebbero diverse categorie, al fine di distinguere chi segue l’intero processo da chi segue solamente alcune fasi. In ultimo a riconoscere coloro che effettuano solo la sboccatura.

Con la normativa in vigore, infatti, anche questi ultimi vengono identificati come produttori, ottenendo un netto vantaggio commerciale. La differenziazione delle specifiche in etichetta richiesta da Fivi e Adiconsum è volta a valorizzare chi si impegna nel portare avanti una viticoltura autentica.

I distinguo, inoltre, sono indispensabili per garantire al consumatore maggiore trasparenza, in linea con gli obiettivi prefissati dall’Unione Europea attraverso la strategia Farm to Fork.

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Federvini, costi di produzione e crisi internazionale una «tempesta perfetta»

La ripresa del 2021, registrata dall’Osservatorio Federvini, è ora vanificata da nuove minacce. Il 2022 si prospetta grigio, anzi nero, stando alle segnalazioni di centinaia di operatori nel mondo dei vini, degli aperitivi, dei distillati dei liquori e degli aceti.

«Il 2022 ha tutte le premesse per diventare l’anno della tempesta perfetta – dichiara la Presidente di Federvini Micaela Pallini -. Da molti mesi lamentiamo una situazione intollerabile rispetto ai costi dei trasporti, che ha danneggiato pesantemente il nostro export. A questo si sono aggiunti il progressivo aumento dei costi delle materie prime e dell’energia e la crisi internazionale che ha fatto esplodere la penuria di componenti essenziali per i nostri settori».

«È inutile accettare ordinativi quando non abbiamo le bottiglie per riempirle con i nostri prodotti, né disponiamo del cartone per imballarli – continua la Presidente Pallini -. Il tema è principalmente il costo, in continuo aumento, ma oggi parliamo anche di disponibilità. Molte cartiere si stanno fermando o stanno rallentando la produzione. Per il vetro poi la situazione è drammatica».

«A tal proposito, abbiamo scoperto – prosegue Pallini – che Paesi come l’Ucraina sono preziose fonti di approvvigionamenti per alcune componenti della nostra filiera. Alcuni settori, penso alle distillerie, sono molto energivori, e quindi il continuo aumento del prezzo dell’energia ha effetti drammatici».

«Nelle prossime settimane il mondo del vino dovrà accendere le frigorie per la conservazione dei vini, con costi di approvvigionamento elettrico che rischiano di minare la sostenibilità economica di moltissime produzioni. Un vero peccato, perché il 2021 si era chiuso in termini positivi», conclude la Presidente.

I DATI DELL’OSSERVATORIO

Secondo i dati dell’Osservatorio Federvini, in collaborazione con Nomisma e TradeLab, il 2021 è stato un anno di forte ripresa per il settore vini e spiriti. Il comparto aceti, meno colpito dall’impatto della pandemia, ha avuto un andamento contrastato.

Con un valore di circa 2,8 miliardi di euro nel 2021, le vendite di vini nella Gdo hanno segnato una crescita del 3,7% sull’anno precedente, trainata principalmente dagli spumanti, in crescita del 18,4%, e marginalmente dai vermouth, + 1,4%. Sostanzialmente stabili i ricavi generati da vini fermi e frizzanti.

Le vendite di spiriti sono cresciute del 6,5% nel 2021 vs il 2020, arrivando a 1,2 miliardi euro. I best performer sono gli Aperitivi alcolici (+17,3%), seguiti da Amari (+7,1%), Liquori dolci (+3,3%) e Distillati e Acquaviti (+3%). Segno meno invece per il comparto degli Aceti che ha registrato vendite per 133 milioni di euro, con l’eccezione positiva del balsamico, le cui vendite sono cresciute del 3,5% in valore.

L’EXPORT

Se il mercato interno ha confermato la sua crescita, il 2021 ha visto un nuovo record per le bevande alcoliche nazionali fuori dai nostri confini. Le esportazioni di vino italiano hanno superato i 7 miliardi di euro, in crescita del 13% sul 2020. Anche in questo caso la maggiore crescita è stata segnata dalle bollicine, grazie alle eccellenti performance del Prosecco che ha messo a segno un +31,5% rispetto al 2020.

Seguono i rossi fermi Dop della Toscana (+15%), i rossi Dop del Piemonte (+17,4%), i bianchi Dop del Veneto (+12,9%) e i rossi Dop del Veneto (+8,9%). Ancora più rilevante la crescita dell’export di spiriti che ha superato gli 1,3 miliardi di euro nel 2021, +23% rispetto al precedente anno. L’Italia che si conferma il secondo paese esportatore di liquori dopo la Germania ma ben prima di Irlanda, Francia e Regno Unito.

PANDEMIA E CRESCITA NEL 2021

Le vendite di cibi e bevande nel mercato italiano fuori casa nel 2021 sono state ancora fortemente penalizzate dalla pandemia. All’interno del canale, le consumazioni di vini e spiriti hanno registrato trend migliori rispetto al mercato e all’intero comparto delle bevande, chiudendo il 2021 a circa il -6% rispetto al 2019, grazie anche a un aumento dei valori medi.

In Italia nel 2021 le consumazioni di vino, bollicine, spiriti e amari/liquori dolci sono state quasi 1,2 miliardi. Vino e bollicine hanno generato oltre 650 milioni di consumazioni. Sono loro le prime categorie ad essere ripartire dopo la fine del lockdown.

Seguono i cocktail alcolici con quasi 300 milioni di consumazioni, metà delle quali concentrate nel trimestre estivo. Le consumazioni di Amari e Liquori dolci sono state poco meno di 200 milioni, largamente concentrate nel Sud Italia (circa 60%). La categoria che ha registrato meno consumazioni, sfavorita anche dalla chiusura delle discoteche, è quella dei liquori e distillati che ha registrato appena 61 milioni di consumazioni.

PROSPETTIVE PREOCCUPANTI PER il 2022

Negli ultimi mesi del 2021 sono arrivati i primi segnali di tensione sul fronte dei prezzi e delle materie prime, fino ad arrivare agli allarmi di queste settimane. Il prezzo del cartone è quasi raddoppiato, il costo dei tappi è aumentato del 40% e il vetro di un buon 25%.

Molti fornitori che hanno scritto alle cantine e alle distillerie anticipando nuovi aumenti e addirittura possibili sospensioni delle forniture nelle prossime settimane. Il trasporto su gomma ha avuto aumenti di oltre il 25%, mentre il record si è avuto sui noli marittimi a +400% rispetto al 2020.

«Le preoccupazioni non si registrano solo a monte – spiega Beniamino Garofalo, Amministratore Delegato di Santa Margherita Gruppo Vinicolo -. Segnali negativi arrivano anche lato consumi. Il graduale clima di fiducia riconquistato negli ultimi mesi ha già ceduto il passo ad una contrazione degli acquisti. Lo scenario resta pertanto incerto, facciamo fatica a fare previsioni sul 2022. Dobbiamo però cercare di essere ottimisti: abbiamo superato la sfida degli ultimi anni, troveremo una soluzione anche ora».

«le mie previsioni sono piuttosto cupe – chiarisce Leonardo Vena, Amministratore di Lucano 1894 -. Siamo in un momento di fortissime tensioni geopolitiche dalle pesanti ricadute sul nostro settore. Per noi il tema trasporti è cruciale e da mesi la situazione non fa che peggiorare. La guerra poi ha aggravato il tema delle materie prime. Per il nostro comparto i prezzi dello zucchero, dell’alcol etilico e del vetro in molti casi hanno superato del 25%, 30% le quotazioni del 2021».

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Contrade dell’Etna 2022: novanta cantine pronte all’en primeur

Novanta cantine e oltre 50 giornalisti già accreditati per la XIII edizione di Contrade dell’Etna, l’evento che promuove i vini del vulcano con il coinvolgimento delle cantine del territorio. L’appuntamento è per il 2, 3 e 4 aprile 2022 al Picciolo Etna Golf Resort di Castiglione di Sicilia.

L’organizzazione, per volere del fondatore Andrea Franchetti già due anni fa, è adesso affidata alla società Crew che ha raccolto il testimone e porterà Contrade dell’Etna verso nuovi e ambiti traguardi di promozione.

La manifestazione si apre sabato 2 aprile alle 9.30 con una breve cerimonia di inaugurazione e il ricordo di Franchetti, recentemente scomparso. Alle 11.15 spazio all’ospite d’eccezione, Attilio Scienza, docente universitario, tra i maggiori esperti al mondo di vitivinicoltura, che terrà una conferenza dal titolo: “L’Etna, il vino: un grande mosaico“.

A seguire le master class dedicate ai vini dell’Etna, condotte da Federico Latteri: ore 12.30 i Rosati (vini annata 2020). Alle ore 14.30 i Bianchi (vini annata 2019). Alle ore 16.30 i Rossi (vini annata 2019). Alle ore 18.30 i Rossi (vini annata 2017). Alle 20.30, sempre al Picciolo, rinfresco di benvenuto.

La seconda giornata, domenica 3 aprile, si apre alle 9.30 con la presentazione dei vini en primeur ai giornalisti di settore, enologi, critici del vino. Dalle 12.30 alle 19 grande banco d’assaggio aperto al pubblico, i biglietti sono disponibili sul sito www.lecontradedelletna.com e sul circuito TicketOne.

Lunedì 4 aprile (9.30-16.30) è l’ultimo giorno dedicato agli operatori commerciali, enoteche, ho.re.ca., importatori, grossisti e agli ospiti delle cantine presenti.

LE CANTINE PARTECIPANTI A CONTRADE DELL’ETNA 2022
  1. AITALA
  2. AL-CANTARA
  3. ALBERELLI DI GIODO
  4. ALTA MORA CUSUMANO
  5. ANTICHI VINAI 1877
  6. ANTICHI VINI DI SICILIA – LA VITE
  7. AZIENDA AGRICOLA ANTONIO DI MAURO
  8. AZIENDA AGRICOLA IUPPA
  9. AZIENDA AGRICOLA RACITI
  10. AZIENDA AGRICOLA SCIARA
  11. AZIENDA AGRICOLA SOFIA
  12. AZIENDA AGRICOLA VITA NOVA
  13. AZIENDA ESPERANZA
  14. BAGLIO DI PIANETTO
  15. BENANTI
  16. BUSCEMI
  17. CALCAGNO
  18. CAMPORE’
  19. CANTINA MAUGERI
  20. CANTINE DI NESSUNO
  21. CANTINE NICOSIA
  22. CANTINE VALENTI
  23. CANTINE RUSSO
  24. COTTANERA
  25. CURTAZ FEDERICO
  26. DE BARTOLI
  27. DESTRO
  28. DONNAFUGATA
  29. ETNA BARRUS
  30. FAMIGLIA STATELLA
  31. FAVOLE SICILIANE
  32. FEDERICO GRAZIANI
  33. FEUDO CAVALIERE
  34. FEUDO VAGLIASINDI
  35. FIFTH ESTATE
  36. FIRRIATO
  37. FRANK CORNELISSEN
  38. GAMBINO VINI
  39. GENERAZIONE ALESSANDRO
  40. GIOVANNI ROSSO
  41. GIROLAMO RUSSO
  42. GIOVI
  43. GRACI
  44. GULFI
  45. GUMINA
  46. I CUSTODI DELLE VIGNE DELL’ETNA
  47. LA CONTEA
  48. LICCIARDELLO VINI
  49. MASSIMO LENTSCH
  50. MECORI
  51. MONTELEONE
  52. MONTEROSSO
  53. MURGO
  54. NERI
  55. NUZZELLA
  56. PALMENTO CARRANCO
  57. PALMENTO COSTANZO
  58. PASSOPISCIARO VINI FRANCHETTI
  59. PIETRADOLCE
  60. PLANETA
  61. PODERE DELL’ETNA SEGRETA
  62. PRODUTTORI ETNA NORD
  63. QUANTICO
  64. SERAFICA TERRA DI OLIO E VINO
  65. SRC
  66. STANZA TERRENA
  67. SPUCHES
  68. TASCA D’ALMERITA
  69. TENUTA BASTONACA
  70. TENUTA BOCCAROSSA
  71. TENUTA DI AGLAEA
  72. TENUTA DI FESSINA
  73. TENUTA ENZA LA FAUCI
  74. TENUTA FERRATA
  75. TENUTA FOTI RANDAZZESE
  76. TENUTA MANNINO DI PLACHI
  77. TENUTE BOSCO
  78. TENUTE MOGANAZZI
  79. TENUTE ORESTIADI – LA GELSOMINA
  80. TERRA COSTANTINO
  81. TERRAZZE DELL’ETNA
  82. THERESA ECCHER
  83. TORNATORE
  84. TORRE MORA
  85. TRAVAGLIANTI
  86. VIGNAIOLI DELLE CONTRADE
  87. VIGNETI VECCHIO
  88. VINI CALI’
  89. VINI EUDES
  90. ZUMBO
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degustati da noi vini#02

Colli di Luni Doc Vermentino 2021 Oro d’Isée, La Baia del Sole – Cantine Federici

Colli di Luni Doc, terra di mezzo tra la Liguria e la Toscana. È qui che nasce il Vermentino Oro d’Isée de La Baia del Sole – Cantine Federici. Un’etichetta da iscrivere tra quelle che meglio rappresentano il vitigno, su scala nazionale.

Un vino bianco che mostra, sin dal naso, l’approccio maniacale al Vermentino da parte di questa realtà famigliare con base a Luni, in provincia della Spezia. Selezione delle uve, macerazione in pressa a temperatura controllata per 24 ore e pressatura soffice sottovuoto, con utilizzo di solo mosto fiore, sono scelte enologiche precise, che premiano tipicità ed espressione del varietale.

Seguono il raffreddamento a 10 gradi centigradi, con decantazione naturale. E una fermentazione a temperatura controllata di 16- 17° per 15 giorni. L’ultimo segreto del Vermentino Oro d’Isée 2021 de La Baia del Sole – Cantine Federici è la sosta di 90 giorni sulle fecce fini. Il tutto, ça va sans dire, in solo acciaio.

Il nettare veste il calice di un giallo paglierino pieno, con netti riflessi dorati. Al naso è intenso ma finissimo, nel solco della migliore espressone semi-aromatica del Vermentino. Le note eleganti chiamano frutta a polpa bianca e gialla, pronta a farsi petalo e macchia mediterranea. La sosta prolungata sur lie dona concretezza e materia, senza rinunciare al garbo.

Una trama che si ripresenta al palato, tra la pienezza della frutta – dalle tinte tropicaleggianti – i ritorni freschi e speziati della macchia mediterranea e una sapidità a fare da spina vertebrale al sorso. Il finale è lungo, ancora una volta materico, polposo e “in cravatta”, asciutto.

L’abbinamento perfetto? Il pesce o il divano, con un buon libro, al termine di una lunga giornata di lavoro, specie durante le stagioni più calde dell’anno. In definitiva, un vino manifesto del Vermentino, questo Oro d’Isée 2021 de La Baia del Sole – Cantine Federici.

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Walter Massa: «Le ragioni delle mie dimissioni dal nuovo Cda Fivi»

Come anticipato da winemag.it, Walter Massa ha rassegnato le proprie dimissioni dal nuovo Cda di Fivi. Lunedì 21 marzo, il primo Consiglio del nuovo Direttivo Fivi ha visto Andrea Pieropan sedere al posto di Walter Massa, che spiega le ragioni delle sue dimissioni. Ecco il testo integrale diramato dal vignaiolo.

Ho rinunciato al ruolo di Consigliere Fivi perché i vignaioli hanno scelto la continuità ed è giusto ascoltare il voto democratico. Il risultato elettorale dice che la squadra fino ad ora guidata da Matilde Poggi, il cui testimone passa a Cesconi, accontenta la maggioranza dei circa 1400 soci Fivi.

Anche se una riflessione andrebbe fatta proprio sul sistema di voto. Siamo riusciti ad evitare con l’ultima modifica dello statuto, grazie soprattutto al lavoro di Michele Fino, quello che successe durante le elezioni del 2019.

In un’Associazione come Fivi, il cui primo obiettivo deve essere quello di difendere gli interessi e il lavoro dei Vignaioli, non ci possono essere spaccature.

So di essere un personaggio ingombrante ma non sono mai stato un vignaiolo “contro fivi”, come mi ha definito qualcuno, o “colui che voleva distruggere la Fivi” come, con grande amarezza, mi è stato riferito.

Ho sempre solo cercato di portare argomenti PRO FIVI, per la Fivi.

In oltre 50 anni di lavoro nei campi e nella vigna non ho mai tradito la terra. E gli uomini che hanno lavorato con me.

Chi è chiamato a governare non dovrebbe considerare “contro” quelli che criticano in maniera propositiva. C’è tanto su cui lavorare, oltre al mercato di Piacenza.

L’obiettivo più importante per me resta la codifica e la regolamentazione della figura del viticoltore e del vignaiolo, a tutti i livelli. Sono conscio che si tratta di una partita titanica ma il vignaiolo deve potere “ostentare” la propria dignità.

Comunque son convinto che il tempo è giudice e galantuomo. In questi vent’anni tanti sono già venuti a Canossa, anzi a Monleale.

Io il mio sogno di ottenere il vino dalla mia terra, di modificare il pensiero agricolo della mia famiglia l’ho realizzato. Ottengo un vino agricolo gestito in maniera artigianale, che ha il nome del mio territorio e che è entrato nel salotto buono dell’enologia mondiale. Grazie agli amici colleghi vignaioli che hanno condiviso con me 45 anni di percorso, oggi il mio territorio continua a vestirsi di nuove viti.

Il mio impegno per questa Fivi sarebbe stato mettere a disposizione questi miei 45 anni in prima linea, 143 anni di azienda, il percorso di quattro generazioni.

Mi sono messo a disposizione di una Fivi che ho contribuito a fondare, che ho visto crescere e ho servito per 13 anni.

Questo per recuperare i tanti vignaioli affermati che negli ultimi tre anni hanno perso la fiducia in Fivi e per dare sicurezza ai giovani che vedono il loro futuro nella terra e non solo nel vino.

La mia candidatura è stata voluta e sostenuta da questi vignaioli e dai tanti che hanno contribuito a scrivere il programma mio e di Cesare Corazza, Celestino Gaspari, Andrea Picchioni, Simona Fino, Pietro Monti, Enza La Fauci e Claudio Conterno.

Questi ultimi due sono stati invitati ad abbandonare prematuramente la competizione elettorale.

I giovani vignaioli, gli under 40, non devono aspettare di avere 60 anni per ammodernare la propria cantina, devono poterlo fare oggi e con una serenità economica garantita da una grande e credibile organizzazione.

Fivi deve avere strumenti tecnici d’avanguardia, come un proprio osservatorio economico, un proprio tavolo enologico permanente e un tavolo agronomico per trattare i temi di nuovi parassiti, nematodi e altri nuovi insetti che da circa un lustro minacciano i vigneti nel rispetto della vigna e dell’ambiente.

Queste e altre erano le idee che portavo in Fivi, idee che avrebbero fatto sicuramente discutere.

Ma per poter cambiare le cose non basta Walter Massa, c’è bisogno della squadra.

La gente che mi dimostra stima e che continua ad apprezzare il mio pensiero e il mio lavoro non manca.

Solo per solo, preferisco muovermi in autonomia, continuare a dare un senso a nuovi progetti nati come la Fivi da i sogni di “quattro amici al bar”.

Sono contento che nel Consiglio sia rappresentata la Calabria con il vignaiolo Francesco Maria De Franco e apprezzo i nuovi consiglieri con i quali ho avuto già modo di confrontarmi, dal laziale Ludovico Botti alla toscana Monica Raspi, dal giovane piemontese Pietro Monti all’altoatesino Stefan Vaja.

Andrea Pieropan, oltre a onorare il grande Leonildo con il lavoro in azienda, di certo lavorerà per affrancarne il “di Lui” Fivipensiero.

Scossone nel nuovo Cda Fivi: dimissioni di Walter Massa e Andrea Picchioni

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Derthona Due.Zero, il Timorasso si presenta

Dopo il grande successo della prima edizione, torna Derthona Due.Zero. Manifestazione ideata dal Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi per valorizzare e diffondere la conoscenza del vino bianco autoctono ottenuto con il vitigno Timorasso.

L’appuntamento si terrà a Tortona nella storica sede del Museo Orsi nei giorni di venerdì 1 e sabato 2 aprile. Saranno coinvolti i produttori appartenenti alla denominazione, che proporranno in anteprima all’interno di un grande banco di assaggio tutti i vini dell’annata 2020.

A programma un importante convegno dedicato alla sostenibilità. Previste inoltre due Masterclass per approfondire la conoscenza del territorio tortonese e la capacità evolutiva dei vini ottenuti con il Timorasso.

«Siamo entusiasti di poter tornare ad incontrare appassionati, operatori del settore ed esponenti della stampa, finalmente dal vivo – commenta Gian Paolo Repetto, presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi -. A gennaio del 2020 la primissima edizione del nostro evento dedicato al Timorasso aveva riscosso un grandissimo successo».

«Tutti i produttori – aggiunge Repetto – sono desiderosi di poter continuare a far conoscere le peculiarità uniche di un vitigno che ha trovato il suo habitat perfetto solo in queste meravigliose valli, crocevia di quattro regioni come Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna».

IL TIMORASSO

Quasi scomparso dalla mappa della viticoltura italiana, il Timorasso, vitigno autoctono a bacca bianca coltivato nel comprensorio del tortonese sin dal Medioevo, a fine anni ’80 viene riscoperto grazie all’impegno e alla tenacia di un gruppo di giovani vignaioli locali.

Primi pionieri come Walter Massa, Andrea Mutti e Paolo Poggio, che ne riscoprono l’antica tradizione e intraprendono la strada del rilancio. Se nel 2009 la superficie vitata a Timorasso all’interno della denominazione era di soli 25 ettari, oggi questo prezioso vitigno ne occupa più di 200. Dimostrazione del grande interesse che ha suscitato nel corso degli anni.

DERTHONA

«Nel 2020 è stata presentata la nuova futura sottozona Derthona, antico appellativo della città di Tortona – dice Repetto –. Un solo nome, per identificare tutti i vini prodotti con il Timorasso, con l’obiettivo di unire il territorio, il vino e il vitigno che è diventato il simbolo del Rinascimento dei Colli Tortonesi».

«Contemplerà tre tipologie e consentirà di valorizzare la grande capacità che si porta in dote il Timorasso. Vale a dire quella di donare il meglio di sé con il trascorrere del tempo. Si tratta di un progetto molto importante per tutta la denominazione, in attesa di completare il suo iter per poter essere inserita all’interno del disciplinare di produzione».

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Vini al supermercato

I vini più venduti nella Distribuzione Moderna nel 2021

Il mercato del vino nella Distribuzione Moderna nel 2021 ha fatto registrare trend positivi. Il vino a denominazione d’origine è cresciuto dell‘1,8% a volume e del 5,9% a valore, con un prezzo medio di 5,55 euro (Docg, Doc, Igt, bottiglia 0,75; totale Italia, Discount, e-Commerce, dati Iri).

Queste le anticipazioni della ricerca “Iri per Vinitaly” che verrà presentata lunedì 11 aprile e commentata da rappresentanti di Conad, Coop, Carrefour, Federvini, Unione Italiana Vini, nel corso della 18° edizione della tavola rotonda su vino e Distribuzione Moderna (DM) organizzata da Veronafiere a Vinitaly.

L’intero mercato del vino vale 700 milioni di litri per un valore di 2 miliardi e 269 milioni di euro (che arriva a 3 miliardi di euro con l’aggiunta delle bollicine). Il totale vino ha accusato una vistosa flessione dei formati diversi dalla bottiglia da 0,75 (bottiglioni, brik, plastica, bag in box, e altro) che ha influenzato il dato generale: +2,1% a valore, – 2,2% a volume.

I VINI PIÙ VENDUTI

Notevole la performance delle bollicine che crescono a volume del 17,9% e a valore del 20,0%. Le vendite di vino nella Distribuzione Moderna nel 2021 hanno beneficiato di un primo bimestre segnato ancora da un semi lockdown e quindi da una posizione di vantaggio dei punti vendita della DM rispetto ad altri canali.

La classifica dei vini più venduti vede ai primi posti la tradizionale triade Chianti, Lambrusco, Montepulciano d’Abruzzo. Tipologie che vendono tra i 10 e i 15 milioni di litri, ma con una flessione del Lambrusco (-6,7% a volume e -5,7% a valore) e un buono spunto del Chianti (+3,7% a volume e + 5,4% a valore).

È impressionante la crescita del Vermentino che si piazza al 5° posto con una crescita del 21,9% a volume e del 25,5% a valore. Il pugliese Primitivo aumenta a volume del 5,2% e dell’11,0 a valore, l’emiliano Pignoletto del 5,6% a volume e del 2,6% a valore. Il veneto Valpolicella del 15,9% a volume e del 16,9% a valore (incluso il Valpolicella Ripasso).

I VINI “EMERGENTI”

La classifica dei vini “emergenti”, cioè che hanno fatto registrare nel 2021 un maggior tasso di crescita a volume, vede sul podio il Lugana con aumento del 34%, l’Amarone del 32%, il Valpolicella Ripasso del 26%. Buona la performance del Nebbiolo con +22%, della Ribolla con +19%, del Sagrantino +16%, e del Brunello di Montalcino +13%.

Interessante anche la classifica delle bollicine con maggior tasso di vendita a volume. Il primo posto va al Moscato, che cresce del 29%. Non cessa di aumentare il Prosecco con +22%. Il Fragolino spunta un buon +16%. Il Muller Thurgau il 15%. L’Asti il 14% e il Brachetto il 12%.

L’ANALISI IRI

Iri presenterà anche i dati del mercato del vino nella DM relativi al primo bimestre e alla prima metà di marzo 2022. Dati che si annunciano in territorio negativo, solo per via del confronto con un primo bimestre 2021 ancora molto influenzato dalla emergenza pandemica.

Sarà anche illustrato l’andamento dei prezzi della bottiglia che nel primo bimestre non ha mostrato scostamenti significativi. Andranno però valutate le conseguenze degli aumenti dei costi energetici, delle materie prime e del conflitto ucraino.

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Esteri - News & Wine news news ed eventi

Barrio de la Estación – Haro Wine Station 2022, la Rioja incontra Bordeaux: i migliori assaggi

Chiamatelo incontro, più che confronto. La Rioja abbraccia in questi giorni Bordeaux, in uno dei luoghi simbolo, oltre che storici, dell’intera viticoltura spagnola: il Barrio de la Estación, noto a livello internazionale come Haro Wine Station. È il Quartiere della Stazione ferroviaria della cittadina di Haro, nel nord della Spagna, nel quale hanno sede ben 6 cantine: Roda, Muga, La Rioja Alta, Gómez Cruzado, Cvne e Bodegas Bilbaínas – Viña Pomal.

La stessa Haro teatro della “Battaglia del vino”, ricorrenza annuale che vede contrapposte due bande a suon di getti di vino rosso, ospita a partire da ieri 6 cantine francesi di prim’ordine: Château Rauza-Ségla & Château Canon, Château Lynch Bages & Ormes de Pez, Château Smith Haut Lafitte, Château Léoville Barton, Château Petit Village & Château Beauregard e Château Canon La Gaffelière.

Una Bordeaux che torna, per certi versi, alle origini. Tra i mercati principali dei vini da taglio spagnoli commercializzati sui binari del Barrio de la Estación, tra la metà e la fine dell’Ottocento (i maligni dicono ben oltre, specie nelle annate sfavorevoli), c’era proprio la Gironda, casa della pregiata denominazione bordolese. L’Alta Rioja, del resto, dista meno di 400 chilometri da Bordeaux.

«RIOJA E BORDEAUX VICINI PER FILOSOFIA E RICERCA ECCELLENZA»

«I partecipanti – commenta María Urrutia, presidente dell’Associazione delle Cantine del distretto di Haro – hanno goduto di un’esperienza irripetibile ed esclusiva. Un vero privilegio, che ha dimostrato quanto Rioja e Bordeaux siano vicini nella loro filosofia e nella ricerca dell’eccellenza».

Caratteristiche – prosegue Urrutia – che collocano entrambi tra le regioni vinicole più importanti del mondo. Questo legame Haro-Bordeaux è stato mantenuto vivo perché, i nostri obiettivi nel 21° secolo sono gli stessi del 19° secolo: fare i migliori vini possibili nella nostra terra».

Incontro più che confronto, si diceva. Qualcosa di praticabile nella teoria e, per certi versi, anche nella pratica. Un po’ meno, calici alla mano. Ecco allora i migliori assaggi nella giornata d’esordio di Barrio de la Estación – Haro Wine Station, International Wine Encounters I – Bordeaux.

BARRIO DE LA ESTACIÓN, RIOJA-BORDEAUX: I MIGLIORI ASSAGGI

BORDEAUX
  • Château Canon La Gaffelière 2016 e Château d’Aiguilhe 2016, Château Canon La Gaffelière

Convincono entrambi i vini mostrati da Magali Malet-Serres, referente Sales Marketing & communications di Château Canon La Gaffelière. Li lega un netto fil rouge nella lavorazione del Merlot e nella profondità che contraddistingue naso e sorso. Vengono da parcelle diverse (ed è chiaro) e non si tratta di Merlot in purezza (50% nel primo, 80% nel secondo).

Ma la pulizia e voracità dei primari, accostata a un ventaglio di spezie che tendono il sorso dalla liquirizia all’umami, oltre alla precisione dei tannini, mostrano la mano, unica, del winemaker. Nonché il lavoro di questo Château su cloni e selezione massale, che rendono unico il patrimonio genetico dei bordolesi a disposizione del 1° Grand Cru Classé di Saint- Émilion (19,5 ettari complessivi).

Château Canon La Gaffelière 2016 degustato all’Haro Wine Station è maestoso, col suo 40% di Cabernet Franc e 10% di Cabernet Sauvignon a far da spalla al re delle varietà d’assemblaggio di Saint- Émilion (il Merlot, per l’appunto). Château d’Aiguilhe 2016 è chiaramente più morbido, ma tutt’altro che seduto. Il 20% di Cabernet Franc lavora sull’opulenza controllata del Merlot e rende questo vino tra i migliori assaggi qualità prezzo dell’intera Bordeaux.

  • Château Léoville Barton 2011Château Langoa Barton 2016

Diversi tra loro ma entrambi da segnalare i vini proposti da Château Léoville Barton, vere e proprie gemme della piccola Saint-Julien. C’è più Cabernet Sauvignon nel vino del 2011 rispetto al 2016 (80% contro 55% completati da Merlot e Cabernet Franc). Tannini finissimi per entrambi, con l’annata più vecchia che abbraccia una terziarizzazione compostissima, tra note terrose e cioccolato scuro.

Eccezionalmente fragrante il frutto della straordinaria vendemmia 2016, che ha appena iniziato il suo lungo percorso di crescita (anzi di ascesa) verso le vette che le competono, tra la freschezza e il garbo che contraddistingue la Médoc. Due pezzi da novanta, con la possibilità di privilegiare la 2011 in termini di dolcezza dei tannini, o la 2016 in caso di spazio libero – da occupare bene – in cantina.

 

  • Red 2019 Château Smith Haut Lafitte

Cabernet Sauvignon per il 59%, poi Merlot e un poco di Cabernet Franc e Petit Verdot. Vino che abbina in maniera esemplare frutto, freschezza e sapidità. Riempie il palato su tinte fruttate scure e lo stuzzica con un tannino sottilissimo, elegante e una vena sapido-minerale golosissima. In due parole, eleganza e potenza. Da vendere.

  • Château Petit Village 2017

Vino che rischia di pagare lo scotto tipico dell’annata successiva a quella considerata “eccezionale”. E invece no, nemmeno per idea. Settanta Merlot, 21 Cabernet Franc, 9 Cabernet Sauvignon, i numeri vincenti. Naso splendido, diviso tra succo e tensione, ciliegia e un tocco d’agrume che ricorda l’arancia sanguinella.

L’ossigenazione tratteggia pennellate ematiche e terrose capaci di ravvivare quel 50% di legno nuovo scelto in vinificazione. Al palato apre in perfetta corrispondenza. Spettacolare l’allungo, ancora una volta tra polpa e freschezza. In allungo, il tannino in cravatta gioca coi ritorni di fondo di caffè e le venature balsamiche. Buona vita davanti.

RIOJA
  • Rioja Doc 2011 Gran Reserva 904, La Rioja Alta

Tempranillo da vigneti di 60 anni (89%), completato da un 11% di Graciano. Colore che sfida il tempo: un bel rubino graffiato da unghie granata. Il naso è prezioso, ricco ed elegante. Abbina la polpa scura matura a quella rossa e più croccante, spaziando dalla mora alla ciliegia e dal ribes nero al lampone. Terziari molto ben integrati completano il quadro, conferendo profondità e balsamicità.

Sorso in perfetta corrispondenza, contraddistinto da tannini seducenti, A far da spina dorsale al sorso è un’elegante vena fresca, d’arancia sanguinella, che accosta le note speziate sino alla chiusura, asciutta. Se fosse Bordeaux, sarebbe un Saint-Julien. Uno di quei rossi che rimandano ad atmosfere confortanti. Soft rock.

  • Rioja Doc La Vicalanda Gran Reserva 2015, Bodegas Bilbaínas – Viña Pomal

Bella coppia quella portata da Bodegas Bilbaínas – Viña Pomal all’Encounters I – Bordeaux del Barrio de la Estación / Haro Wine Station. Viña Pomal Gran Reserva 2014 e La Vicalanda Gran Reserva 2015 sono vini molto diversi tra loro, per annata e per stile, che comunicano il savoir-faire enologico, oltre che la capacità di leggere il Tempranillo e le sue peculiarità in maniera esemplare.

Tra le due si fa comunque preferire La Vicalanda Gran Reserva 2015: vino elegante, che esalta la purezza dei primari del Tempranillo (qui in purezza ed allevato proprio ad Haro), nonostante l’affinamento in botti nuove di rovere francese d’Allier, per 24 mesi. Vino che viene immesso in commercio solo dopo ulteriori 36 mesi di “riposo” in bottiglia.

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Esteri - News & Wine news news ed eventi

Il Cabernet Sauvignon della Napa Valley in 10 vini: occhio alla Stags Leap District Ava

Cabernet Sauvignon e Napa Valley sono sempre più sinonimi per gli amanti internazionali del vino. Situata a 80 chilometri a nord di San Francisco e 56 km ad est dell’Oceano Pacifico, la Napa Valley è delimitata ad ovest dalle Mayacamas Mountains e ad est delle Vaca Mountains.

Nel 1981 questa zona della California è stata riconosciuta ufficialmente come “Ava“, American Viticultural Area, ovvero Area Viticola Americana. Al suo interno, sono state poi individuate 16 sottozone, a loro volta identificate “Ava”.

Solo il 4% dell’uva raccolta nello Stato occidentale degli Usa proviene dalla Napa Valley. Una cifra raggiunta grazie a 182 chilometri quadrati di vigneti, pari al 9% della regione della Napa County.

Un areale in cui la stragrande maggioranza delle cantine produce meno di 120 mila bottiglie all’anno. E in cui il 95% delle aziende agricole – circa 500 – è a conduzione familiare. La produzione complessiva della Napa Valley si assesta attorno ai 110 milioni di bottiglie.

IL CABERNET SAUVIGNON IN NAPA VALLEY

Tra le varietà simbolo della zona, promossa e celebrata dalla Napa Valley Vintners, c’è appunto il Cabernet Sauvignon. «Si tratta del re incontrastato delle uve rosse nella Napa Valley – commenta l’associazione di produttori – rappresentando il 50% della nostra produzione totale e il 68% del valore del nostro raccolto.

Questa varietà è coltivata in tutta la Napa Valley e raggiunge un ventaglio di espressioni diverse a seconda della posizione del vigneto. I suoi sapori mostrano un’ampia varietà di frutti neri, tra cui ribes, ciliegia e prugna, e spesso mostrano note di spezie dovute all’invecchiamento in rovere».

«Al palato – continuano i Napa Valley Vintners – questi vini possono essere densi e potenti in gioventù, ma invecchiano con grazia. Quando sono giovani, sono meglio abbinati a piatti di carne rossa robusta come la selvaggina e l’agnello brasato. I Cabernet sauvignon più vecchi sono superbi accompagnatori di arrosti e bistecche semplici, così come dei formaggi stagionati».

NAPA VALLEY, OCCHIO ALLA STAGS LEAP DISTRICT AVA

Tutte impressioni confermate dal tasting di winemag.it. In particolare, a sorprendere e convincere è il campione della Stags Leap District Ava, sottozona della Napa Valley da tenere in assoluto conto per il futuro.

L’areale, posto nel cuore della denominazione, una decina di chilometri a nord della città di Napa, è balzato agli onori dei calici a partire dall’inizio degli anni Sessanta. Nathan Fay, considerato il pioniere dello Stags Leap District, piantò qui i primi vigneti di Cabernet Sauvignon della regione.

Circa 28 ettari, su un terreno vulcanico (peculiarità dello Stags Leap District) lungo il Silverado Trail. Una cifra enorme se si considera che, in quegli anni, in tutti gli Stati Uniti, c’erano appena 323 ettari del vitigno (oggi sono 13.759 in California, 3.965 in Napa Valley).

Fay vendette la maggior parte delle sue uve a un produttore della zona, Joseph Heitz, che diede vita al primo Cabernet Sauvignon a denominazione della Valle: l’Heitz Cellar “Fay Vineyard”. Da allora, il numero di cantine che producono il rosso simbolo della Napa Valley nella Stags Leap District Ava è cresciuto a dismisura.

Il 90% dell’areale è piantato con varietà bordolesi. Una piccola Bordeaux, in cui l’80% dei vini sono a base Cabernet Sauvignon e Merlot. Presenti, ma in cifre molto più risicate, anche piccole produzioni di Petite Sirah (noto anche come Durif) e Sangiovese.

10 CABERNET SAUVIGNON DELLA NAPA VALLEY: LA DEGUSTAZIONE
  • Napa Valley Cabernet Sauvignon Reserve 2019, Raymond Vineyards: 89/100

    Rubino mediamente trasparente. Naso su ciliegia scura, prugna e terziari marcati che ricordano il cioccolato fondente, oltre al fumo di pipa e il fondo di caffè. Palato elegante, con la frutta che prende lo spazio sul palco, in centro bocca, prima che i terziari prendano il sopravvento, in chiusura. Alcol (14,5%) ben integrato nel quadro di un vino che abbina eleganza e potenza.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon Estate 2019, St Supéry Estates Vineyards & Winery: 92/100

    Rubino impenetrabile, dai riflessi violacei. Un colore che denota l’estrema gioventù del nettare, nonostante siano trascorsi 3 anni dalla vendemmia. Al naso risulta inizialmente timido, delicato, con una prevalenza del fiore sul frutto. Note nette di viola mammola si accostano a sentori di ciliegia, prugna e ribes nero, in un olfatto che va via, via aprendosi, stratificandosi ben oltre le impressioni iniziali.

    L’ossigenazione apre lo spettro a ricordi erbacei garbati (netta la foglia di tè), tanto quanto a un frutto che si fa sempre più succoso e denso, spostandosi in maniera marcata dalle tinte scure a quelle rosse. Lo stesso fa il fiore, che vira dalla viola alla rosa. Sempre in sottofondo, pur presenti, i richiami conferiti dall’affinamento in legno: garbatissimi ricordi di fondo di caffè e di burro d’arachidi.

    Il palato è un concerto: tutto quanto avvertito al naso si riverbera al sorso, in perfetta corrispondenza gusto olfattiva. Il vino è elegantissimo, pur potente (14,5% integratissimi) e ancor giovane. I tannini sono soffici, di cioccolata fusa. La persistenza ottima. Cabernet Sauvignon di livello internazionale.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2018 Estate Grown, Silverado Vineyards: 87/100

    Il vino colora il calice di porpora. Ecco una versione di Cabernet Sauvignon tutt’altro che opulenta, anzi giocata sulla godibilità e l’immediatezza, nonostante i 14.3% possano far pensare al consueto “Cab” da accompagnare obbligatoriamente con piatti strutturati.

    Naso e palato si parlano, concordando sul sostanziale equilibrio tra note fruttate intense e terziari composti. La complessità è basica, tanto quanto la persistenza. Un vino spensierato ma non banale.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2018 Chateau Buena Vista, Buena Vista Winery: 88/100

    Colore rosso intenso, impenetrabile, dai riflessi purpurei. Primo naso sulla tostatura e su ricordi fumé che non coprono, comunque, la precisa espressione dei primari. La componente fruttata è sulla ciliegia, perfettamente matura, nonché sul ribes nero e sulla prugna. Sorso connotato da una dolcezza stuzzicante, tanto per il frutto quanto per i tannini.

    Dettagli non secondari, che premiano la beva rendendola irresistibile, senza rinunciare alla gastronomicità (15% vol. integratissimi). Nota di contorno, legata all’occasione di consumo: siamo al cospetto di un vino che si presta per essere consumato più fresco della media dei Cabernet. Un’oretta in frigo non gli farà male, specie d’estate.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2019 Sky and Vine, S.R. Tonella Cellars: 87/100

    14,3%. Bel porpora dall’unghia violacea. Naso tra frutta e spezia, ancor più che sui terziari. Nette le note floreali, con particolare riferimento al fiore di viola, al pari della liquirizia nera.

    Tannini dolci al palato, con la freschezza a rispondere alla polpa della ciliegia scura, della prugna e del ribes. Gran beva ed alcol ben integrato, per un Cabernet Sauvignon lineare, che abbina modernità a tipicità e potenza.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2018, Louis M. Martini Winery: 93/100

    Alla vista di un colore porpora intenso, impenetrabile. Naso e bocca in perfetta corrispondenza, su note di prugna disidratata e amarena. Apporto preciso dei terziari, tra venatura pepate e più marcate note di brace e tostatura di caffè.

    Vino che viene premiato dal contatto prolungato con l’ossigeno, che lo aiuta ad aprirsi e a sfoderare sfaccettature meno evidenti di primo acchito, come la pregevole componente floreale, tra la viola e la rosa bagnata, poco in vista al primo naso.

    Il sorso è teso, pieno ed assolutamente appagante. La frutta croccante è sorretta da tannini finissima, di gran eleganza. Alcol che non deve spaventare in etichetta: i 15% vol. risultano magnificamente integrati. Persistenza da campione e vita lunga davanti. Cabernet (e cantina) di assoluto riguardo.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2018, Darioush: 91/100

    Porpora di media intensità, alla vista. 14,8%. Naso e sorso di un fruttato succoso, che ricorda la prugna e la ciliegia, con sottofondo di spezie calde (cannella) e scure (pepe) e venature balsamiche (menta, liquirizia nera). Alcol al momento un po’ troppo esuberante nel retro olfattivo, ma beva lineare e fresca, per nulla compromessa.

    L’ulteriore affinamento non potrà che fare bene a questo nettare che combina in maniera esemplare potenza ed estrema eleganza. Vino che chiama la tavola in maniera netta, in particolare abbinamenti altrettanto opulenti e strutturati. Consigliatissima la selvaggina da pelo; meno quella da piuma.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2018 Stags Leap District, Pine Ridge Vineyards: 92/100

    15,2%. Portora dall’unghia violacea, che evidenzia una certa gioventù e potenzialità del nettare, giunto al suo quarto anno di vita. Vino inizialmente un po’ chiuso, che si concede col tempo e con l’ossigenazione nel calice. Fanno quindi capolino le prime sfumature floreali, di viola, unite a un bel corredo di spezie calde (cannella, vaniglia bourbon) e orientaleggianti (curcuma, curry).

    Spinge e riesce a raggiungere la superficie con qualche bracciata (leggi “ulteriore roteazione nel calice”) la frutta: è polposa, golosa, ricca, goliardica, materica. Si tratta di prugna appena colta dall’albero, a perfetta maturazione, ma anche di ciliegia e ribes nero. Non mancano risvolti rossi di fragola e lampone, tanto quanto di ciliegia Ferraiola e sanguinella.

    Ci si aspetterebbe un sorso altrettanto complesso. Invece, specie nel centro bocca, il nettare sfodera una succosità lineare che sposta la bilancia dall’opulenza e stratificazione del naso tipica dei Cabernet della Napa Valley all’eleganza assoluta, resa ancora più intrigante da una unica e rara venatura sapido-minerale non presente negli altri campioni in degustazione.

    Vino emblema della particolare espressione del vitigno in Stags Leap, che si conferma sottozona di pari dignità d’una italiana Docg, a sé stante. Un vino elegante e più che mai godibile oggi, tanto quanto nel medio-lungo periodo.

  • Napa Valley Cabernet Sauvignon 2016 Estate Grown, Long Meadow Ranch Winery: 90/100

    Rubino intenso, con sfumature leggerissime granate. Un Cabernet con qualche anno sulle spalle, evidente anche al naso e al palato. Altra caratteristica, i 13.5% vol. d’alcol che lo rendono un unicum nel panel dei vini in degustazione. Frutto succoso e terziari profondi disegnano il quadro di un vino pienamente vitale, elegante e preciso.

    Meno opulenza e più croccantezza, per uno stile che avvicina questo sample a quello europeo, in voga in diversi territori del vino che stanno superando, col passare degli anni, il concetto che i terziari siano la “cifra” che definisce peso e valore di un nettare (in favore di freschezza e primari).

    Completano il quadro (naso-palato) ricordi erbacei garbati (foglia di tè, ma anche origano, rosmarino), uniti a una speziatura balsamica. Buona la persistenza, per un vino che chiama l’abbinamento con le carni rosse.

  • Spring Mountain District Cabernet Sauvignon 2015, Marston Family Vineyard: 92/100

    Bel rubino intenso, con riflessi granata. Primo naso elegantissimo, che poi si conferma tale, senza scomporsi con l’ossigenazione. Componente floreale fresca (viola, rosa) in gran vista, assieme al frutto preciso e succoso, a polpa rossa (ribes, ciliegia, lampone, sino a rintocchi leggeri di fragola) e nera (mora di rovo, ribes nero, prugna disidratata).

    Il sorso è teso, fresco, con balsamicità e terziari a fare da contraltare all’opulenza del frutto, in centro bocca. In chiusura ecco terziari di caffè e cioccolato fondente, oltre a una speziatura più marcata rispetto all’olfatto, che sposta l’asse dal balsamico al pepato.

    Tannini eleganti e polposi e tenore alcolico richiamano alla mente le prime impressioni, date dal colore ancora giovane. Il nettare ha ancora tanta vita davanti. Perfetto anche oggi, con abbinamenti di pari struttura, dai primi ai secondi a base di carne.

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Scossone nel nuovo Cda Fivi: dimissioni di Walter Massa e Andrea Picchioni

Walter Massa e Andrea Picchioni hanno comunicato le loro dimissioni dal loro nuovo Cda di Fivi. Una notizia nell’aria da diversi giorni, che diventa ufficiale a poche ore dalla prima riunione del nuovo Consiglio di amministrazione della Federazione italiana vignaioli indipendenti, in programma domani, lunedì 21 marzo 2022. Subentra dunque nel Cda Andrea Pieropan (Veneto).

Le dimissioni di Walter Massa e Andrea Picchioni sono concatenate. Sulla base dei voti ricevuti in occasione delle elezioni del 9 marzo, il vignaiolo dell’Oltrepò pavese avrebbe dovuto occupare il posto lasciato dal collega piemontese. Picchioni ha tuttavia rinunciato, a sua volta, all’incarico.

Sempre sulla base del numero di voti, la sedia vacante nel nuovo Cda Fivi è stata quindi accettata da Andrea Pieropan, vignaiolo operante a Soave e in Valpolicella (dopo di lui sarebbe toccato a Cesare Corazza). Un vero e proprio scossone, a meno di un mese dall’elezione del management della Federazione.

Secondo rumors di winemag.it, il neo presidente Lorenzo Cesconi avrebbe tentato inutilmente di far desistere Walter Massa. Quella di Andrea Picchioni sarebbe stata invece una scelta personale. L’ennesimo segnale di vicinanza nei confronti del collega (ed amico) dei Colli Tortonesi.

Fatto sta che il nuovo Cda di Fivi dovrà fare a meno di uno dei suoi padri fondatori, nonché uno dei vignaioli più rispettati e noti a livello internazionale, artefice del miracolo Timorasso. Un vuoto che Andrea Pieropan sarà chiamato a colmare, assieme al resto dei consiglieri. [nella foto Walter Massa e Andrea Picchioni con Lino Maga – credits Marco Agnelli]

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Italgrob, appello al governo: «Horeca in ginocchio tra guerra e rincari»

«Consci del grande impatto economico che la guerra in Ucraina sta scatenando a cascata nel nostro paese, a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime, ci si auspica che il Governo in tempi brevissimi intervenga a favore delle famiglie e delle aziende, già fortemente colpite durante la pandemia». Così Italgrob, Federazione Italiana Distributori Horeca.

Tra le preoccupazioni ci sono l’aumento vertiginoso dei costi dell’energia, verificatosi prima dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, nonché il forte rincaro dei carburanti. Elementi, fa notare Italgrob, che «stanno mettendo a dura prova tutta la filiera Horeca».

Per contrastare questo forte rincaro . sottolinea la Federazione – è necessario bloccare le speculazioni, azzerare gli oneri sull’energia, tagliare le accise sui carburanti e, se necessario, anche l’Iva.

In questo momento, l’imperativo è agire in fretta, cercando così di scongiurare l’impatto negativo del caro carburanti e del caro energia sulla ripresa economica e sui consumi degli italiani».

«Lo Stato – continua Italgrob – ha speso tanto per ridurre il costo delle bollette ma purtroppo non è bastato e siamo ancora in una situazione di difficoltà. L’Italia, insieme agli altri Paesi europei, deve agire in fretta».

«Il Governo – commenta il presidente Antonio Portaccio – deve prendere atto della situazione di grave difficoltà in cui versano le aziende della filiera distributiva Horeca. E prevedere, nell’immediato, un intervento normativo per far fronte a questa nuova emergenza che rischia di mettere a terra tutto il settore, con gravi ripercussioni che in questo momento vanno scongiurate in tutti i modi».

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«Grignolino: il nobile ribelle»: a Grazzano Badoglio 85 cantine in degustazione

«Grignolino: il nobile ribelle» è l’evento che raccoglierà a Grazzano Badoglio (AT) 85 cantine con oltre cento etichette in degustazione. L’appuntamento è per il 26 e 27 marzo nell’ex scuola, dalle 11 alle 18.

Protagonisti i vignaioli dell’Astigiano, del Monferrato casalese e del Monferace, con la regia della delegazione Ais Asti e Casale. L’ingresso all’evento per la degustazione ha un costo di 15 euro (10 per i soci Ais). Non è necessaria la prenotazione.

Grignolino e Dolcetto: dieci etichette da fare assaggiare al vostro amico enofighetto

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Van Italy: maxi degustazione e mercato dei vini firmati dai Vignaioli Artigiani Naturali

Il Van dei Vignaioli Artigiani Naturali è pronto a far tappa a San Bonifacio, in provincia di Verona. Per la prima edizione di Van Italy, in programma l’11 aprile 2022, dalle ore 11 alle ore 19, l’associazione di piccoli artigiani del vino ha scelto una location mozzafiato come Villa Bongiovanni (nella foto), splendida dimora settecentesca ai piedi delle colline di Soave.

«Van Italy 2022 – spiegano gli organizzatori – vedrà protagonista tutta la panoramica dei vitigni autoctoni italiani e internazionali. Vini che sono come le perle rare, difficili da trovare. Sarà una magnifica occasione per scoprirli, degustarli e soprattutto farli raccontare da chi li produce».

Ogni vino porta con sé la storia di un territorio, una filosofia produttiva, etica e soprattutto la storia di vita delle persone che hanno scelto di fare questo nobile mestiere. Ci saranno oltre 200 vini in degustazione di tutta la penisola, vendita diretta di vini naturali».

VAN ITALY 2022: PAROLE D’ORDINE «DIVERSITÀ E PERSONALITÀ»

Un evento all’esordio, Van Italy 2022. Ma da anni l’Associazione Vignaioli Artigiani Naturali si è data la «missione di diffondere la conoscenza dei vini naturali e di illustrare la loro diversità e personalità».

Tutti i nostri associati seguono ogni fase produttiva con cura dalla vigna alla commercializzazione. Le aziende sono medio piccole, generalmente a conduzione familiare. Ci teniamo particolarmente al modo in cui viene fatto il vino.

Pertanto, i vini prodotti sono prodotti con lavorazioni artigianali, ottenuti da uve raccolte manualmente, da agricoltura biologica o biodinamica. Le fermentazioni sono spontanee, senza aggiunte di alcun additivo o coadiuvante enologico di vinificazione».

Massima attenzione anche ai contenuti di solforosa totale all’imbottigliamento. «Non superano 40 mg/l – spiegano gli organizzatori di Van Italy 2022 – indipendentemente dal tenore di zuccheri residui. La cura meticolosa sia in vigna che in cantina è una scelta etica che viene ripagata con un vino sincero e senza compromessi».

LE REGOLE DEI VAN – VIGNAIOLI ARTIGIANI NATURALI


Nella «pratica quotidiana» dei Van – Vignaioli Artigiani Naturali:

  • il vino naturale è un vino integro e vitale perché è ottenuto da uve da agricoltura biologica o biodinamica, anche autocertificata;

  • è un prodotto agricolo ottenuto dal vignaiolo che ne segue direttamente tutte le fasi produttive, dalla coltivazione della vite al confezionamento nella bottiglia;

  • è ottenuto solo da uve proprie, coltivate direttamente, o, se acquistate, provenienti da vigneti di produttori biologici o biodinamici dello stesso territorio (non più del 30% del totale);

  • il vino naturale è ottenuto da fermentazioni spontanee, senza l’utilizzo di lieviti o batteri selezionati fabbricati in laboratorio;

  • è ottenuto senza l’aggiunta di nessuno degli additivi o coadiuvanti enologici ammessi dal disciplinare convenzionale e anche da quello del vino biologico e biodinamico, in vinificazione, maturazione e affinamento;

  • è esente da quelle manipolazioni e trattamenti fisici o chimici invasivi ammessi dai disciplinari del vino convenzionali o biologici.

Regole che danno vita a una sorta di “disciplinare di produzione” che i produttori si impegnano a rispettare. «I vini naturali – spiegano infine gli organizzatori di Van Italy – sono realizzati senza ulteriori vincoli predefiniti, dando spazio alla propria creatività, storia e cultura.

«Sono profondamente legati al terroir – concludono i Vignaioli Artigiani artisti – che interpretano e rappresentano. Per questo i vini naturali possono presentare delle sorprendenti, sostanziali diversità che sono da considerare una vera ricchezza».

LA LISTA DEI VIGNAIOLI ARTIGIANI ARTISTI PRESENTI A VAN ITALY 2022
VILLA BONGIOVANNI – SAN BONIFACIO (VR)
ABRUZZO
  • Azienda Agricola Ludovico * Socio Van
    Vittorito (Aq)
  • McCalin di Federico Nardi * Vignaiolo Ospite
    Martinsicuro (Te)
CALABRIA
  • Tenuta del Conte * Socio Van
    Cirò Marina (Kr)
  • Cantine Lucà Azienda Agricola * Socio Van
    Bianco (Rc)
CAMPANIA
  • Azienda Agricola Salvatore Magnoni * Socio Van
    Rutino (Sa)
  • Azienda Agricola Terra di Briganti * Socio Van
    Casalduni (Bn)
EMILIA ROMAGNA
  • Azienda Agricola Maria Bortolotti * Socio Van
    Zola Predosa (Bo)
  • Ferretti Vini Ferretti Vini * Socio Van
    Campegine (Re)
  • Podere Beghetto Podere Beghetto
    Gargallo di Carpi (Mo)
LAZIO
  • Azienda Agricola Palazzo Tronconi * Socio Van
    Arce (Fr)
  • Azienda Agricola DS Bio * Socio Van
    Pescosolido (Fr)
  • Azienda Agricola I Chicchi * Socio Van
    Ardea (Rm)
  • Azienda Agricola Il Vecchio Poggio * Socio Van
    Isola del Liri (Fr)
  • Azienda Agricola Marco Falcone * Socio Van
    Piglio (Fr)
LOMBARDIA
  • Vigne del Pellagroso * Socio Van
    Monzanbano (Mn)
  • Pietro Selva * Vignaiolo ospite
    Castione Andevenno (So)
  • Tenuta Belvedere * Socio Van
    Montecalvo Versiggia (Pv)
  • Azienda Agricola Antonio Ligabue *Vignaiolo ospite
    Capo di Ponte (Bs)
  • Fortunato Bressanelli *Vignaiolo ospite
    Sellero (Bs)
MARCHE
  • Tenuta S. Marcello * Socio Van
    San Marcello (An)
MOLISE
  • Vinica * Socio VAN
    Ripalimosani (Cb)
PIEMONTE
  • Vinicea * Socio VAN
    Ottiglio (Al)
  • Azienda Agricola La Cascinetta * Socio Van
    Viarigi (At)
TOSCANA
  • Cooperativa Agricola La Ginestra * Socio Van
    San Casciano in val di Pesa (Fi)
  • Il Casale di Giglioli e Rinaldi * Vignaiolo ospite
    Certaldo (Fi)
  • Azienda Agricola La Busattina *Socio Van
    San Martino sul Fiora (Gr)
  • Azienda Agricola Casteldelpiano *Socio Van
    Licciana Nardi (Ms)
  • Podere Fornace Prima *Socio Van
    Cerreto Guidi (Fi)
UMBRIA
  • La Casa dei Cini * Socio Van
    Piegaro (Pg)
  • Fattoria Mani di Luna * Socio Van
    Torgiano (Pg)
VENETO
  • Impronta Agricola *Vignaiolo ospite
    Belfiore (Vr)

VAN ITALY IN SINTESI

Dove?
– Villa Bongiovanni, Via Perarolo 36, San Bonifacio (Vr)
Quando?
– Lunedì 11 Aprile | orario 11,00 – 19,00
Quanto costa?
– Ingresso | 20,00 euro
– Ingresso operatori di settore | 10,00 euro previo accredito
– Ingresso gratuito previo accredito solo per gli importatori
Come acquistare gli ingressi?
– Dall’apposito form sul sito dell’associazione
– Sul posto fino ad esaurimento dei posti
Come accreditarsi?
– Modulo accredito importatori
– Modulo accredito operatori di settore e stampa

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Filippo Mazzetti, addio al decano dei distillatori piemontesi d’Altavilla

È scomparso Filippo Mazzetti, decano dei distillatori piemontesi. A darne notizia è la famiglia, titolare dell’Antica distilleria Altavilla di Laura Raimondo Mazzetti di Altavilla Monferrato (AL). Già fissata la data dell’ultimo saluto, fissato per domani, alle ore 10, nella chiesa del paese.

«Fili, è stato il tuo ultimo alambicco distillato due anni fa. Eri il decano dei distillatori piemontesi e hai contribuito a traghettare il grappino da prodotto di massa a distillato emozionale. Io e Ale continueremo nel solco da te tracciato». Questo il commento, anzi la promessa, affidata ai social da Fabrizio Mazzetti, dal 1992 nel cuore dell’organico della nota distilleria piemontese.

SEI GENERAZIONI IN DISTILLERIA

Avviata nel 1846 dall’avo Filippo Mazzetti, l’attività si è tramandata di padre in figlio sino ad oggi, attraverso 6 generazioni. Ogni anno all’Antica Distilleria di Altavilla confluiscono le migliori vinacce del Monferrato, che danno origine a grappe monovitigno.

Ottenute da vinacce fresche e distillate con alambicchi a vapore, le grappe vengono custodite per diversi anni in botti di rovere e in barrique di ciliegio, castagno, mandorlo e rovere francese. Non prima di un attento e scrupoloso scarto di teste e code.

L’obiettivo della distilleria fondata da Fabrizio Mazzetti è sempre stato la ricerca della «completa armonia di gusto e aroma, mantenendo intatte le note floreali e fruttate». Il risultato di un processo produttivo tramandato con passione e sapienza sino a Filippo Mazzetti, che guidava l’azienda insieme alla moglie Laura e ai figli Fabrizio e Alessandro.

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Vini al supermercato

Carrefour Express, Coop e Gulliver: le novità del vino in promo al super

Carrefour Express, Coop e Gulliver aggiornano i volantini promozionali e ravvivano il quadro dei vini in offerta in Gdo, sostanzialmente fino alla fine del mese di marzo 2022. Ecco tutti gli aggiornamenti. Buona spesa!

Volantino Aldi fino al 20 Marzo, “Sotto prezzi”

Vino Rosso Aimone: 6 Pezzi 11,96 euro (3,5 / 5)

Muller Thurgau Vigneti delle Dolomiti Igt Coppiere: 1,79 euro (3 / 5)

Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Docg Musti Nobilis: 4,49 euro (3,5 / 5)

Nero di Troia Puglia Igt Regal Monte: 2,49 euro (3 / 5)



Volantino Bennet fino al 27 Marzo, “Rinnova i tuoi spazi”

Lambrusco Grasparossa Castelvetro Secco Righi: 2,98 euro (3,5 / 5)

Pinot Grigio delle Venezie Cadis: 2,98 euro (3,5 / 5)


Volantino Carrefour fino al 20 Marzo, “Prezzi imbattibili”

Chianti Governo Docg o Chianti Riserva Docg Collezione Oro Piccini: 3,89 euro (5 / 5)

Negroamaro Bio Tralcio Antico: 3,49 euro (3,5 / 5)

Chardonnay Vigneti delle Dolomiti Doc Santa Margherita: 4,90 euro (3,5 / 5)

Ripasso Valpolicella Doc Terre d’Italia: 7,59 euro (3,5 / 5)

Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg Signoria Dei Dogi: 4,99 euro (3,5 / 5)

Morellino di Scansano Docg La Mora Cecchi: 4,29 euro (5 / 5)

Pinot Grigio Trentino Doc Mezzacorona: 4,49 euro (3,5 / 5)

Primitivo o Negroamaro Rosato Notte Rossa: 3,99 euro (5 / 5)

Terre Siciliane Igt Corvo Glicine: 3,89 euro (3,5 / 5)

Marzemino Trentino Doc Cavit: 3,49 euro (3,5 / 5)

Primitivo, Vermentino, Negroamaro Salento Igp Donna Marzia Tenute Conti Zecca: 3,49 euro (3,5 / 5)

Nero d’Avola Doc Le Morre: 2,99 euro (3 / 5)

Chianti Docg Tralcio Antico: 3,19 euro (3,5 / 5)

Vermentino Sardegna Doc Tralcio Antico: 3,19 euro (3,5 / 5)

Volantino Catalogo vini dal 21 febbraio al 20 marzo
(sul volantino sono presenti vini non in promozione, qui non valutati)

Pinot Nero Enigma Nero Vigne Olcru: 9,90 euro (4 / 5)

Valtellina Superiore Docg Nebbiolo Nino Negri: 6,99 euro (5 / 5)

Pinot Nero vinif. in bianco Oltrepò Doc Giorgi: 5,59 euro (3,5 / 5)

Bonarda / Barbera Doc Oltrepò pavese Losito & Guarini: 2,29 euro (2,5 / 5)

Vino Rosso Campo del Cielo Vigne Olcru: 5,90 euro (4 / 5)

Spumante Pinot Noir rosato Lebollè: 3,49 euro (2,5 / 5)

Sebino Rosso Igt Catturich Ducco: 3,39 euro (3,5 / 5)

Sangue di Giuda Doc Quaquarini: 2,99 euro (5 / 5)

Riesling Provincia di Pavia Igt Terre Passeri: 2,29 euro (2,5 / 5)

Bonarda / Barbera Oltrepò pavese Doc Terre Passeri: 1,99 euro (1,5 / 5)

Lugana / Chiaretto Dop Sirmiolino Cà Maiol: 2 pezzi 14,85 (4 / 5)

Barbera Docg Borgocolorato: 5,99 euro (3,5 / 5)

Barbaresco Docg Arpatin Terre d’Italia: 12,69 euro (4 / 5)

Roero Arneis Docg Fontanafredda: 4,49 euro (5 / 5)

Nebbiolo Langhe Doc Fontanafredda: -50% sul 2° pezzo 11,98 (5 / 5)

Nebbiolo d’Alba Doc Duchessa Lia: 5,99 euro (3,5 / 5)

Moscato d’Asti Docg Araldica: 3,99 euro (3,5 / 5)

Barbera del Monferrato Doc Duchessa Lia: 3,49 euro (3,5 / 5)

Barbera d’Asti Superiore Docg Terre d’Italia: 5,49 euro (3,5 / 5)

Alto Adige Doc Chardonnay Hofstatter: 8,29 euro (5 / 5)

Ribolla Gialla Venezia Giulia Igt Cuvée 15.96 Volpe Pasini: 6,49 euro (4 / 5)

Valdadige Doc Pinot Grigio Santa Margherita: 5,99 euro (4 / 5)

Cabernet Sauvignon Doc Cà Vascovo Zonin: 4,19 euro (3,5 / 5)

Prosecco doc Treviso Porta dei Dogi: 2 pezzi 7,78 euro (3,5 / 5)

Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg Extra Dry Mionetto: 7,49 euro (3,5 / 5)

Asolo Prosecco Superiore Docg Terre d’Italia: 5,35 euro (3,5 / 5)

Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg Bolla: 4,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Valdobbiadene Docg millesimato Campo del Passo: 4,49 euro (3,5 / 5)

Ripasso Valpolicella Docg Bolla: 5,90 euro (3,5 / 5)

Muller Thurgau fermo o frizzante Igt Piera Martellozzo: 2,99 euro (3,5 / 5)

Pinot Grigio Doc o Corvina Verona Igt Modello Masi: 4,99 euro (3,5 / 5)

Chianti classico Docg Dievole: 10,90 euro (5 / 5)

Chianti classico Docg Geggiano Terre d’Italia: 6,19 euro (4 / 5)

Brunello di Montalcino Docg Tenuta Friggiali: 19,90 euro (5 / 5)

Chianti Riserva Docg Nipozzano Frescobaldi: 10,90 euro (5 / 5)

Nobile di Montepulciano Docg della Seta Terre d’Italia: 9,20 euro (4 / 5)

Rigogolo Igt Domini Castellare: 50% sul secondo pezzo 10,35 euro (4 / 5)

Nobile di Montepulciano Docg Vecchia Cantina di Montepulciano: 5,90 euro (5 / 5)

Toscana Igt Rosso Le due Arbie Dievole: 5,90 euro (5 / 5)

Toscana Igt Santa Cristina Antinori: 4,99 euro (4 / 5)

Rosso di Montepulciano Doc della Seta: 4,79 euro (4 / 5)

Toscana Igt Remole Frescobaldi: 3,99 euro (4 / 5)

Chianti riserva Docg / Chianti governo Docg Collezione Oro Piccini: 3,89 euro (5 / 5)

Rosso di Montefalco Docg Vignabaldo: 4,59 euro (3,5 / 5)

Umbria Igt Vipra rossa o bianca: 3,59 euro (3,5 / 5)

Vini Abruzzo Spinelli: 2,49 euro (5 / 5)

Primitivo di Manduria Doc Tenute Rubino: 6,99 euro (5 / 5)

Rosso Piceno Doc Velenosi: 5,90 euro (3,5 / 5)

Est! Est!! Est!!! Doc Bigi: 2,99 euro (3,5 / 5)

Bianco / Rosso Igt Feudi di San Gregorio: 50% sul secondo pezzo 14,85 euro (5 / 5)

Marsala Vecchio Florio secco: 5,59 euro (5 / 5)

Vermentino di Sardegna Doc Sella & Mosca: 60% sul secondo pezzo 7,98 euro (3,5 / 5)

Vermentino di Gallura Docg Tancarè Giogantinu Terre d’Italia: 6,19 euro (4 / 5)

Terre Siciliane Igt Corvo: 4,49 euro (3,5 / 5)

Rose di Alghero Doc Sella & Mosca: 3,99 euro (3,5 / 5)

Vino Etna Rosso Doc Barone Bernaj: 3,69 euro (3 / 5)

Grillo e Nero D’Avola Igt Settesoli: 2,99 euro (5 / 5)

Nero D’Avola bio Tralcio antico: 2,79 euro (3 / 5)

Sicilia Doc Nero D’Avola o Grillo Dinari Cantine Pellegrino: 3,49 euro (3,5 / 5)

Aglianico del Vulture Dop Vignali: 3,99 euro (3,5 / 5)

Lambrusco Notturno Righi: 3,99 euro (3 / 5)

Lambrusco di Sorbara o di Castelvetro Doc Chiarli: 3,39 euro (3,5 / 5)

Nero D’Avola o Grillo o Syrah Sicilia Doc Settesoli: 2,99 (5 / 5)

Sangiovese Superiore Doc bio Tremonti Terre d’Italia: 5,49 euro (4 / 5)


Volantino Carrefour Market fino al 20 Marzo, “Sconti 30% 40% 50%

Spumante Blanc de Blancs Valdo: 3,65 euro (3,5 / 5)

Lambrusco Igt Marcello Gran Cru Ariola: 5,89 euro (5 / 5)

Vini La Calenzana: 2,79 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Torrebona: 3,99 euro (3,5 / 5)

Nero d’Avola Sicilia Doc Rapitalà: 4,19 euro (5 / 5)

Cabernet o Chardonnay Veneto Igt Paesaggi Piera Martellozzo: 3,89 euro (3,5 / 5)

Nobile di Montepulciano Docg Vecchia Cantina di Montepulciano: 5,90 euro (5 / 5)


Volantino Carrefour Express fino al 3 Aprile, “Convenienza di primavera”

Spumante Chardonnay Brut Borgo Colorato: 3,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Superiore Docg Terre d’Italia: 7,19 euro (3,5 / 5)

Nero d’Avola Rapitalà: 4,29 euro (5 / 5)


Volantino Conad fino al 23 Marzo, “Mega risparmio

Chianti Docg Cecchi: 3,49 euro (5 / 5)

Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg Ca’ Val: 4,49 euro (3,5 / 5)

Vini Santa Margherita: 4,50 euro [use 3.5]

Vino d’Italia San Crispino Bianco O Rosso: 1l 1,49 euro (3,5 / 5)

Pinot Nero Friuli Doc Borgo Dai Morars: 2,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Conad City fino al 21 Marzo, “Campioni del risparmio”

Frizzantino Settesoli: 2,39 euro (3,5 / 5)

Bonarda Vivace Oltrepò Pavese Doc Maggi: 1,49 euro (0,5 / 5)

Prosecco Mo Mionetto: 6,89 euro (3,5 / 5)


Volantino Coop fino al 27 Marzo, “50/50”

Nero d’Avola o Syrah Sicilia Igt Baglio Inca: 2,79 euro (3 / 5)

Montepulciano d’Abruzzo Doc Cantine Tollo: 2,39 euro (4 / 5)

Ribolla Gialla o Refosco Friuli Colli Orientali Doc Tenimenti Civa: 4,69 euro (4 / 5)

Valtellina Superiore Docg Nino Negri: 7,49 euro (5 / 5)

Bonarda Oltrepò Pavese Doc Torrevilla: 2,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Despar Supermercati fino al 23 Marzo, “Prezzi Tondi”

Est! Est!! Est!!! Montefiascone: 3,00 euro (3,5 / 5)

Cannonau di Sardegna Le Bombarde: 4,25 euro (3,5 / 5)

Grignolino d’Asti Ramello: 3,29 euro (3,5 / 5)


Volantino Esselunga fino al 23 Marzo, “I gusti della convenienza

Prosecco Doc Canella: 5,26 euro (3,5 / 5)

Vino Frizzante Maschio: 2,38 euro (3 / 5)

Vermentino di Gallura Docg Cantina del Giogantinu: 3,84 euro (4 / 5)

Nero d’Avola o Inzolia Antica Tindari: 3,59 euro (3,5 / 5)

Sangiovese Cabernet o Vermentino Santa Cristina: 5,49 euro (3,5 / 5)

Gutturnio o Bonarda Viticoltori Arquatesi: 2,09 euro (3,5 / 5)

Bardolino Cantina Valpolicella: 2,37 euro (3,5 / 5)

Dolcetto d’Asti Capetta: 2,69 euro (3,5 / 5)

Salice Salentino Cantine Due Palme: 2,99 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Otto Santi: 2,69 euro (3,5 / 5)


Volantino Eurospin fino al 23 Marzo, “La spesa intelligente”

Spumante Passerina O Pecorino Brut: 2,19 euro (3 / 5)

Pinot Grigio Di Enrico: 2,39 euro (3 / 5)

Merlot Cabernet Veneto Igt: 1,39 euro (3 / 5)


Volantino Supermercati Famila fino al 19 Marzo, “Sottocosto

Chianti Docg Cecchi: 3,89 euro (5 / 5)

Prosecco Doc Extra Dry Zonin: 2,85 euro (3,5 / 5)

Cortese Doc Vignaioli del Tortonese: 2,49 euro (3,5 / 5)

Chardonnay Piemonte Barone Stabilini: 3,39 euro (3,5 / 5)

Ortrugo Doc Antica Placenzia: 2,39 euro (3,5 / 5)

Dolcetto Dogliani Clavesana: 2,99 euro (5 / 5)

Barbera del Monferrato Barone Stabilini: 3,29 euro (3,5 / 5)

Barbera Oltrepò Broni: 2,69 euro (3,5 / 5)

Gutturnio Doc Frizzante Terre Del Mai: 1,99 euro (3,5 / 5)

Grignolino d’Asti Doc Cantina Enrico Morando: 4,69 euro (4 / 5)


Volantino Gulliver supermercato fino al 24 Marzo, “Sconti fino al 50%”

Trebbiano Frizzante Bonelli: 3,29 euro (4 / 5)

Etna Rosso Doc Madaudo: 3,99 euro (3,5 / 5)

Dogliani Docg Clavesana: 3,99 euro (5 / 5)

Franciacorta Brut Cuvée Imperiale Berlucchi: 11,99 euro (5 / 5)

Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg Mionetto: 6,99 euro (3,5 / 5)

Barbera Doc Frizzante Val Tidone: 2,99 euro (3,5 / 5)

Bonarda Doc Le Cascine, Losito & Guarini: 2,99 euro (2,5 / 5)


Volantino Il Gigante Supermercati fino al 6 Aprile, “Bianco Rosso e oltre…”

Vino Nobile di Montepulciano Docg Vecchia Cantina di Montepulciano: 5,49 euro (5 / 5)

Barolo Docg Produttori di Portacomaro: 15,99 euro (5 / 5)

Amarone della Valpolicella Docg Classico Biscardo: 19,89 euro (4 / 5)

Rosso di Montalcino Doc Colli Torti Franco Pacenti: 8,99 euro (5 / 5)

Valpolicella Rosso Doc Pagus Bisano: 7,29 euro (4,5 / 5)

Chianti Riserva Docg La Pieve: 4,49 euro (3,5 / 5)

Gutturnio Frizzante Colli Piacentini Doc Piani Castellani: 3,19 euro (3,5 / 5)

Montepulciano d’Abruzzo Doc Tenuta Milli: 3,99 euro (3,5 / 5)

Nero d’Avola Sicilia Doc Cantine Paolini: 3,89 euro (3,5 / 5)

Barbera Piemonte Appassimento Sansilvestro: 5,39 euro (3,5 / 5)

Nebbiolo d’Alba Doc Produttori di Portacomaro: 4,99 euro (4 / 5)

Greco di Tufo Docg Conti Uttieri: 4,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Docg Coste Petrai: 7,99 euro (3,5 / 5)

Gewurztraminer Trentino Doc Cavit: 5,59 euro (3,5 / 5)

Passerina Abruzzo Doc Tenuta Milli: 3,99 euro (3,5 / 5)

Verdicchio Classico Castelli di Jesi Doc Monteschiavo Villa Le Querce: 2,99 euro (3,5 / 5)

Erbaluce di Caluso Docg Produttori del Monferrato: 4,19 euro (4,5 / 5)

Ortrugo Colli Piacentini Doc Dante: 3,19 euro (3,5 / 5)

Bianco Vergine della Valdichiana Doc Vecchia Cantina di Montepulciano: 2,99 euro (5 / 5)

Pinot Nero Vinificato Bianco Oltrepò Pavese Doc Giorgi: 3,59 euro (3,5 / 5)

Ribolla Gialla Igt Borgo dei Vassalli: 4,99 euro (4,5 / 5)

Custoza Doc Nuve: 4,99 euro (4 / 5)

Vermentino Toscana Igt Calaforte Frescobaldi: 4,99 euro (3,5 / 5)

Corvo Glicine: 3,69 euro (3,5 / 5)

Insolia Colomba Platino Duca di Salaparuta: 6,99 euro (5 / 5)

Ortrugo Colli Piacentini Doc Piani Castellani: 3,19 euro (3,5 / 5)

Vermentino di Sardegna Doc Calasetta: 4,99 euro (3,5 / 5)

Grillo Sicilia Doc Fazio: 2,99 euro (3 / 5)

Vernaccia di San Gimignano Docg Fattoria Il Palagio: 3,99 euro (3,5 / 5)

Cortese del Monferrato Doc Barletta Produttori del Monferrato: 3,49 euro (3,5 / 5)

Roero Arneis Docg Produttori di Portacomaro: 5,40 euro (4 / 5)

Lugana Doc La Ghirolda Fraccaroli: 6,29 euro (5 / 5)

Viognier Sicilia Doc Cantine Paolini: 3,89 euro (3,5 / 5)

Bianco Umbria Igp Castello delle Regine: 3,89 euro (3,5 / 5)

Pignoletto Frizzante Modena Doc Poderi di Famiglia Cleto Chiarli: 2,99 euro (3,5 / 5)

Sangiovese Rosato Toscana Igt Vecchia Cantina di Montepulciano: 2,99 euro (3,5 / 5)

Rosé Toscana Igt Calaforte Frescobaldi: 4,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg Astoria: 4,99 euro (3,5 / 5)

Spumante Brut Metodo Classico Piero Catturich: 6,99 euro (5 / 5)

Spumante Brut Gran Cuvée Vecchia Modena Chiarli: 3,49 euro (3,5 / 5)

Prosecco Treviso Doc Coste Petrai: 4,39 euro (3,5 / 5)

Brut Millesimato Porta Leone: 2,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Docg Porta Leone: 4,99 euro (3,5 / 5)

Spumante Ortrugo Doc Piani Castellani: 4,79 euro (4 / 5)

Moscato D’asti Docg Ed Eredi Angelo Icardi: 4,89 euro (5 / 5)

Primitivo Di Manduria Doc Selezione Luigi Guarini: 5,59 euro (3,5 / 5)

Cabernet, Merlot, Syrah Asio Otus: 3,79 euro (4 / 5)

Chianti Docg Piandaccoli: 4,99 euro (5 / 5)

Montepulciano d’Abruzzo Riserva Doc Sinello: 3,89 euro (5 / 5)

Lagrein Trentino Doc Allegorie: 4,59 euro (3,5 / 5)

Lambrusco Grasparossa Doc Il Baluardo Chiarli: 2,99 euro (3,5 / 5)

Valpolicella Ripasso Superiore Doc Biscardo: 7,99 euro (3,5 / 5)

Bonarda Oltrepò Pavese Doc Commendator Pastori: 3,19 euro (2,5 / 5)

Morellino di Scansano Docg La Torre Frescobaldi: 4,99 euro (5 / 5)

Cirò Rosso Classico Superiore Doc Riserva Caparra Siciliani: 3,99 euro (5 / 5)

Chianti Classico Docg Fattoria Il Palagio: 4,99 euro (3,5 / 5)

Gutturnio Frizzante Colli Piacentini Doc Dante: 3,19 euro (3,5 / 5)

Barbera del Monferrato Superiore Docg Produttori del Monferrato: 4,19 euro (4 / 5)

Grignolino del Monferrato Casalese Doc Produttori del Monferrato: 3,49 euro (4 / 5)

Cabernet Sauvignon Igt da uve leggermente appassite Cantine Pasqua: 4,49 euro (3,5 / 5)

Rosso di Montepulciano Docg Vecchia Cantina di Montepulciano: 2,99 euro (5 / 5)

Barbaresco Docg Eredi Angelo Icardi: 9,59 euro (5 / 5)

Refosco dal Peduncolo Rosso Doc Borgo dei Vassalli: 4,99 euro (5 / 5)

Lambrusco Emilia Igt Scuro Righi Notturno Righi: 2,99 euro (3,5 / 5)

Dolcetto d’Alba Doc Sansilvestro: 4,59 euro (3,5 / 5)


Volantino IperCoop fino al 23 Marzo, “50/50”

Gutturnio o Bonarda Colli Piacentini Doc Frizzante Cantina Valtidone: 1,99 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Loggia Del Sole: 2,99 euro (3,5 / 5)

Spumante Maximilian I, Muller Thurgau Durello o Blanc De Blancs: 2,99 euro (3,5 / 5)

Placido Rizzotto Terre Siciliane Igt Bio Libera Terra Centopassi: 4,49 euro (5 / 5)

Lugana Doc Perla del Garda: 5,89 euro (5 / 5)

Riesling Oltrepò Pavese Doc Torrevilla: 2,79 euro (3,5 / 5)

Sangue di Giuda Oltrepò Pavese Doc Ca’ Bernini: 3,35 euro (3,5 / 5)

Spumante Metodo Classico Pinot Nero Brut o Rosé Torrevilla: 7,99 euro (5 / 5)

Valtellina Superiore Sassella Docg Triacca: 9,90 euro (5 / 5)

Franciacorta Brut Millè Tenuta Villa Crespia: 16,90 euro (5 / 5)

Bonarda Oltrepò Pavese Doc Frizzante C’era una Volta: 2,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Lidl fino al 20 Marzo, “Super offerte fino al -30%”

Nero d’Avola Sicilia Doc: 1,5l 2,49 euro (3 / 5)

Custoza Dop: 1,39 euro (3 / 5)

Negroamaro Salento Igp: 1,49 euro (3 / 5)


Volantino Md – Buona Spesa Italia! fino al 20 Marzo “Scopri tutti i prodotti a solo 1 euro”

Castelli Romani Bianco Doc 1,00 euro (3 / 5)

Pecorino Igp: 2,29 euro (3 / 5)

Nero di Troia Puglia Igt: 2,29 euro (3 / 5)


Volantino Penny Market fino al 27 Marzo, “Aria di primavera”

Chianti Colli Fiorentini Docg: 6 Pezzi 22,45 euro (3,5 / 5)

Rosato Emilia Frizzante Igt: 1,49 euro (3 / 5)

Bonarda Frizzante Oltrepò Pavese Doc: 1,79 euro (2,5 / 5)

Chianti Riserva Docg: 3,79 euro (3,5 / 5)

Prosecco Frizzante Doc: 3,19 euro (3,5 / 5)

Spumante Pignoletto 2,39: euro (3,5 / 5)

Sauvignon Doc Collio: 4,29 euro (3,5 / 5)

Nero d’Avola Doc Appassimento: 3,19 euro (3,5 / 5)


Volantino Tigros fino all’19 Marzo, “Sottocosto”

Vini Le Cascine, Losito & Guarini: 1,99 euro (2,5 / 5)

Vini Rue di Piane, Spinelli: 2,39 euro (5 / 5)

Spumante Maximilian I, Cantina di Soave: 2,69 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Antica Sala Sensi: 1,99 euro (3 / 5)

Vini Doc Versi Divini: 3,49 euro (3 / 5)

Vini Baccichetto: 3,49 euro (3,5 / 5)

Vini Doc Villa Borghetti Pasqua: 2,99 euro (3,5 / 5)

Vini Doc Mezzacorona: 3,99 euro (3,5 / 5)

Vini Li Nibarj: 4,79 euro (3,5 / 5)

Vini Borgo San Michele: 4,90 euro (3,5 / 5)

Lambrusco Emilia Igt Cavicchioli: 2 Pezzi 4,00 euro (3,5 / 5)

Vini Rosa dei Filari: 2 Pezzi 3,00 euro (2,5 / 5)

Lugana Dop Cà Maiol: 6,99 euro (4 / 5)


Volantino Unes fino all’22 Marzo, “Il mercato del fresco”

Refosco Monteflor: 4,19 euro (3,5 / 5)

Ortrugo Terre Tidone: 2,19 euro (3,5 / 5)

Barbera del Monferrato Capetta: 2,79 euro (3,5 / 5)

Riesling Brut Borgo Imperiale: 2,49 euro (3,5 / 5)

Sauvignon Blanc Cavit: 3,59 euro (3,5 / 5)

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Food Lifestyle & Travel news news ed eventi

Vino e tartufi sopra i 300 euro: le sanzioni Ue alla Russia colpiscono “pezzi pregiati” Made in Italy

«Le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina rischiano di aggravare ulteriormente gli effetti dell’embargo deciso da Putin con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alla sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per l’annessione della Crimea». Così Coldiretti, che sottolinea come nella “lista nera” dell’Ue siano finiti pezzi pregiati del Made in Italy come vino e tartufi sopra i 300 euro.

Tra le denominazioni del vino italiano colpite, fa notare la Confederazione, «ci sono Sassicaia, Barolo, Amarone della Valpolicella e Brunello di Montalcino che possono in alcuni casi superare il limite, con l’esplicita esclusione del solo Prosecco». Il blocco alle esportazioni agroalimentari tricolori è già costato 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo.

«LE SANZIONI ALLA RUSSIA AGGRAVANO L’EMBARGO»

«Il Decreto di embargo tuttora in vigore – sottolinea Coldiretti – colpisce una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto d’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. Completo l’azzeramento delle esportazioni in Russia di prodotti simbolo del Made in Italy: dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele».

Quanto ai tartufi (la cavatura in Italia è tra l’altro patrimonio Unesco), le sanzioni Ue tolgono dalla tavola di Putin e degli oligarchi un pezzo pregiato del Made in Italy. Un “ingrediente” particolarmente apprezzato dai russi, con un aumento delle esportazioni del 53% per un valore di ben 30,2 milioni di euro.

Una specialità sempre più ricercata dai ricchi russi, che partecipano da anni in collegamento da Mosca alla tradizionale asta mondiale del tartufo di Alba. Un evento in cui, nel 2021, è stata battuta una trifola da 830 grammi per 103 mila euro.

NON SOLO VINO E TARTUFI NELLA LISTA NERA UE

Nella black list comunitaria, oltre a vino e tartufi, compare anche il caviale. L’Italia è diventata in pochi anni il secondo produttore mondiale delle pregiate uova di storione, subito dopo la Cina. Un prodotto che solo in alcuni casi super la cifra stabilita di 300 euro, per il blocco in Russia.

Un limite che sembra invece escludere dal provvedimento Ue la maggior parte dei vini, la birre. Nonché la stragrande maggioranza dei liquori venduti ad un importo più basso.

«Ma a pesare sulle esportazioni Made in Italy – conclude Coldiretti – sono gli effetti della guerra sulle transazioni commerciali. Oltre alle sanzioni, le difficoltà nelle spedizioni dovute al blocco dei trasporti e gli interrogativi sulla solvibilità degli importatori russi mettono l’economia alle corde».

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Due italiani nel nuovo Cda di Ceev – Comité Européen des Entreprises Vins


Ci sono anche due italiani nel nuovo Cda di Ceev, Comité Européen des Entreprises Vins. In occasione della riunione del 17 marzo a Bruxelles, Domenico Zonin (Uiv – Unione italiana vini) è stato eletto vicepresidente. Ettore Nicoletto (Federvini) è invece tra i membri del Board.

Il nuovo Consiglio di Amministrazione, con mandato di 3 anni, vede nel ruolo di presidente Mauricio Gonzalez-Gordon (Fev – Federación Española del Vino, Spagna). Accanto a Zonin alla vicepresidenza c’è George T.D. Sandeman (Acibev – Associação de Vinhos e Espirituosas de Portugal).

Tesoriere Jérôme Perchet (Ffva – Fédération Française des Vins d’Apéritif, Francia). Nel Cda, oltre a Nicoletto, Cécile Duprez-Naudy (Gleve – Groupe de Liaison des Entreprises Vinicoles Européennes) e Michel Chapoutier (Umvin – Union des Maisons et Marques de Vins, Francia).

NUOVO CDA PER CEEV: I PRIMI COMMENTI

Soddisfatto il neoeletto presidente Ceev Mauricio González Gordon, presidente di González Byass che succede Jean-Marie Barillère: «Stiamo affrontando uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni – ha dichiarato – e non posso sfuggire alla mia responsabilità. Sono impegnato nel settore del vino e, insieme al team e ai membri della Ceev, farò tutto il possibile durante la mia presidenza per superare con successo queste sfide».

«Accolgo questo incarico con grande entusiasmo – dichiara Ettore Nicoletto -. Siamo in un momento storico estremamente complesso e ci attendono molte sfide.  Sono lieto di poter contribuire attivamente alla difesa delle istanze del settore vinicolo in un’ottica di proficua collaborazione con le diverse rappresentanze nazionali».

Sottolinea Nicoletto: «I dossier sul tavolo sono tutti di estrema rilevanza, dalla tutela e difesa delle nostre denominazioni, alla più ampia materia della presentazione dei prodotti ovvero l’indicazione della lista degli ingredienti e dei valori nutrizionali attraverso l’etichetta digitale u-label, fino alla necessità di sostenere costantemente il settore nell’accesso a nuovi mercati».

L’AUSTRIA ENTRA IN CEEV CON BUNDESGREMIUM DES AGRARHANDELS

Durante l’ultima riunione dell’Assemblea Generale, Ceev ha accolto un nuovo membro e un nuovo Paese tra le sue fila. Si tratta dell’Associazione federale austriaca del commercio agricolo (Bundesgremium des Agrarhandels).

Parte della divisione “Commercio” della Camera Economica Austriaca (WKO), l’ente rappresenta tutti i commercianti austriaci di prodotti agricoli come grano, sementi e mangimi, frutta e verdura, bestiame e carne, vino e liquori. L’associazione conta più di 2 mila aziende associate nel sottosettore “vino e liquori”, di cui 1.696 produttori e commercianti di vino e 400 rivenditori di vino.

«L’Austria – ha commentato l’ad Christoph Tamandl – ha una lunga e diversificata tradizione e industria del vino. Come voce del commercio vinicolo austriaco, siamo lieti di diventare membri della Ceev e di unirci ai nostri colleghi di tutta Europa nel contribuire a politiche comunitarie lungimiranti che vanno a beneficio dei consumatori, del settore vinicolo e della società in generale».

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Introdotte le menzioni Abruzzo Dop Superiore per quattro territori

Novità per i vini dell’Abruzzo con l’introduzione di un nuovo modello che, a detta del Consorzio di Tutela vini locale, «cambierà il panorama delle denominazioni regionali». In particolare, è stata introdotta la menzione Superiore per quattro territori del vino d’Abruzzo.

Le “appellazioni provinciali” delle Doc d’Abruzzo che potranno fregiarsi delle menzioni Superiore (oltre che Riserva) sono Colline Teramane, Colline PescaresiTerre de L’Aquila e Terre di Chieti.

Il via libera, arrivato in questi giorni dal Mipaaf, con l’accoglimento da parte del Comitato Nazionale Vini della proposta avanzata nel 2019 dai produttori del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, porterà a ridurre da 8 a 1 sola le Igt.

«Obiettivo del nuovo modello – spiega il Consorzio – è di rafforzare la comune identità dell’enologia regionale. Valorizzando al contempo i singoli territori e rendendo più riconoscibile la scala dei valori».

Sempre secondo l’ente, «il riconoscimento di Superiore permetterà anche di evidenziare in etichetta il riferimento a territori più piccoli e identitari quali quelli provinciali». In futuro, spazio per riconoscimenti ancora più ristretti come i cosiddetti “cru”, le Unità Geografiche Aggiuntive (Uga / Mga), fino alla singola menzione di “vigna”.

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg: i migliori all’Anteprima 2022

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