Categorie
news news ed eventi

Fine obbligo Green pass bar e ristoranti, Fipe: «Estendere misura ai posti di lavoro».

FacebookLinkedInWhatsAppCopy LinkEmailXShare

Fine dell'obbligo di Green pass in bar e ristoranti, Fipe: «Estendere misura ai posti di lavoro».

«Dopo 26 mesi di restrizioni e impedimenti, finalmente si torna la vita nei pubblici esercizi torna alla normalità». Così Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, nel commentare lo stop all’esibizione del Green Pass da oggi, 1 maggio 2022.

Per i clienti determinerà una riduzione notevole del carico di lavoro per i gestori e i dipendenti di bar e ristoranti che fino ad oggi sono stati costretti a controllare in media 20 milioni di certificati verdi ogni giorno.

Ma anche la fine dell’uso della mascherina all’interno dei locali rappresenta, soprattutto dal punto di vista psicologico, un ritorno a condizioni di lavoro normali.

Non manca tuttavia un invito al governo. «Non si può fare il percorso a metà. Come Federazione dei Pubblici esercizi – continua Aldo Cursano – auspichiamo che anche i protocolli di sicurezza nei luoghi di lavoro si adeguino con coerenza alle nuove disposizioni di legge, eliminando l’obbligo per i dipendenti di indossare la mascherina. Saranno le imprese a valutare quale sia la scelta migliore da fare in relazione all’evoluzione del quadro dei contagi e all’organizzazione dell’attività».

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Riesling renano, opportunità per l’Oltrepò pavese? 28 vini con punteggi

«Il Riesling esiste in due varietà principali, Italico e Renano. Di queste, la varietà che intrinsecamente possiede le migliori caratteristiche enologiche per la produzione di vini riconoscibili, di personalità e con grandi aspettative è senza dubbio il Riesling Renano». È una delle affermazioni scaturite dal Tavolo di Denominazione del Riesling, attivato nel 2019 in collaborazione tra il Consorzio Tutela vini Oltrepò pavese, i produttori locali e Regione Lombardia.

Un dibattito che sembra essersi spento, non solo per via dell’avvento della pandemia, e che torna utile per introdurre le note di degustazione della maxi degustazione di winemag.it incentrata proprio sulle due “varietà”.

La prima fase del progetto di valorizzazione dell’autonominatasi “Valle del Riesling” (renano?), avrebbe comportato l’istituzione di una menzione geografica, a nome Montalto Riesling, all’interno della Doc Oltrepò pavese.

La menzione avrebbe interessato le zone più vocate delle cosiddette “terre bianche” o “gessi“. L’ambito sarebbe stato quello dei Comuni della parte alta e collinare, centro occidentale, da individuare all’interno di una «strategia di riorganizzazione generale» che, a detta dei promotori, avrebbe dovuto «portare a 4-5 zone territoriali contigue ad alta vocazione e specializzazione».

SÌ ALL’ITALICO, FINCHÈ SERVE

Un progetto avviato in maniera alquanto nebulosa. In questa fase non sarebbe stato infatti imposto «alcun vincolo all’uso delle due varietà, Riesling italico e Riesling renano, per la produzione del Montalto Riesling da menzione geografica. Le ragioni? «Di quantità», recita ufficialmente il documento sottoscritto dai promotori, scatenando un minimo d’ilarità. Nonché «per coinvolgere il maggior numero di produttori possibile» (altra affermazione da solletico).

A distanza di circa 8 anni dall’avvio del progetto, sarebbe stata dunque istituita la Doc Montalto Riesling, «basata sulla varietà Renano al 90 o 95%». Una Denominazione di origine controllata «indipendente da quella generale Oltrepò pavese, all’interno della ideale piramide qualitativa che vede le Doc “territoriali” appena sotto la Docg».

Incredibile ma vero. Nella proposta dei promotori, la nuova Doc avrebbe giovato di 8 anni di sperimentazioni che avrebbero interessato anche il Riesling italico, escludendo poi questo vitigno dal tavolo degli invitati alla Doc. Del resto, la varietà “Italico” non ha nulla a che fare col Riesling Renano. Ma, a livello di numero di ettari coltivati, surclassa in maniera significativa il Renano, in Oltrepò pavese.

L’OLTREPÒ PAVESE VERSO UNA DOCG SUL RIESLING RENANO?

C’è di più. «Gli obbiettivi a lungo termine per la nuova Doc Montalto – riferisce ancora il documento ufficiale rilasciato dai promotori del “Tavolo di lavoro sul Riesling” – potrebbero essere la Docg Montalto, con l’eliminazione del nome del vitigno dalla denominazione». Tre le tipologie: Superiore, Riserva e – giusto per non farsi mancare nulla – Vendemmia tardiva.

Per le tipologie “Riserva” e “Vendemmia tardiva”, i produttori avrebbero utilizzato «una bottiglia comune, individuata con uno studio passato della fondazione Branca-Bussolera nella Renana Club».

Nell’Oltrepò pavese che vuole tutto e, per questo, fatica a identificarsi (e a farsi conoscere) come zona d’elezione di “qualcosa” (se non grazie allo sforzo e alla forza del brand d’un pugno d’aziende), l’esito di un’ampia degustazione di Riesling renano a denominazione (Op) e Igt Provincia di Pavia toglie un po’ di polvere da un quadro piuttosto nebuloso.

Ben 28 campioni, degustati alla cieca e proposti (coraggiosamente) da diversi produttori anche in verticale. Un tasting che fa seguito a quello sul Riesling italico, che ha interessato tutte le aree italiane a maggiore vocazione, in primis l’Oltrepò. L’impressione, tanto generale quanto impopolare, è che se c’è un’opportunità persa dal territorio, quella riguardi proprio il vitigno maggiormente coltivato e difendibile localmente: il Riesling italico.

Una varietà lontana da paragoni a cui invece è soggetto il Riesling renano oltrepadano, relegato a un ruolo di subordinazione (in alcuni casi netta) rispetto ad altri territori internazionali, in cui la fama del vitigno è nota e consolidata (Alsazia e Mosella su tutti). Ecco tutti i vini degustati con i relativi punteggi in centesimi: tra i top Manuelina, Monsupello e Castello di Stefanago.

RIESLING RENANO OLTREPÒ PAVESE: DEGUSTAZIONE CON PUNTEGGI
DENOMINAZIONE CANTINA RATING
1 Oltrepò pavese Doc Riesling 2020 Campo Dottore Mon Carul Calatroni
Uno dei quattro campioni del tasting con il tappo a vite. Bel giallo paglierino. Al naso floreale, mela verde, susina, pesca bianca. Ricordi di mentuccia fresca. Bella vena salina ad accompagnare tutto il sorso, dominato dal frutto croccante. Chiude asciutto, fresco, sapido. Vino “glu glu”, molto ben fatto. Chiama l’estate. 86/100
2 Oltrepò pavese Doc Riesling 2020 Il Bandito Giorgi
Giallo paglierino con riflessi verdolini. Naso sulla frutta a polpa gialla perfettamente matura, con richiami leggeri alle erbe della macchia mediterranea. Vino che cerca la perfezione enologica sul vitigno, l’equilibrio e l’immediatezza. Obiettivo centrato. 85/100
3 Oltrepò pavese Doc Riesling Superiore 2020 Renio Rebollini
Secondo campione del tasting con il tappo a vite. Giallo paglierino pieno. Naso ricco, di buona stratificazione: abbina un frutto pienamente maturo (più polpa gialla che bianca) a note marcatamente verdi, quasi piraziniche. Tocco di idrocarburo, leggerissimo: un vero accenno. Centro bocca ricchissimo, materico, che segue un ingresso teso, salato. La sapidità fa capolino in chiusura, assieme alla stessa frutta con cui ha aperto, generosamente, il naso. Vino di spessore, anche dal punto di vista gastronomico. 89/100
4 Oltrepò pavese Doc Riesling 2018 Filare 52 Manuelina
Giallo paglierino, riflessi verdolini. Naso che richiama l’Alsazia. Nota di idrocarburo netta, data dalla positiva evoluzione del nettare. Rintocchi fumé sul frutto pieno e sulle note mielate, che ancora una volta riportano ad alcune delle migliori espressioni francesi del vitigno. In bocca convince per l’equilibrio assoluto tra morbidezze e durezze. Chiude lungo e asciutto, nonostante la pienezza. Vino elegante, manifesto del vitigno. 91/100
5 Provincia di Pavia Igt Riesling 2019 Alessio Brandolini
Giallo paglierino, riflessi dorati. Leggera nota ossidativa al naso che si riflette anche sul sorso, piuttosto morbido, sul frutto maturo. La pesca sfora nell’ananas, anche in chiusura. 84/100
6 Oltrepò pavese Doc Riesling 2019 Gli Orti Frecciarossa
Giallo dai riflessi dorati. Bel naso largo, sui frutti, e al contempo teso, tra leggera spezia e mineralità. In bocca si rivela giovane, ancora una volta nel gioco tra morbidezza del frutto e durezze. Vino al momento in una fase piuttosto chiusa, contratta. Prospettiva garantita: comprare oggi, bere domani. 87/100
7 Oltrepò pavese Doc Riesling 2019 Vigna Costa Bruno Verdi
Giallo dorato. Naso puro, concentrato il giusto, sul frutto bianco. Curioso lo sviluppo delle durezze, che alla corretta temperatura di servizio concorrono a centrare un prezioso umami. Chiude salino, prima dei ritorni di frutto bianco. Giovane e di buona prospettiva. 86/100
8 Oltrepò pavese Doc Riesling 2014 Rebollini
Giallo dorato, velato. Naso giustamente evoluto: frutto distratto dal fiore secco, una camomilla netta. Miele millefiori.  Tra le note evolutive, una vena salmastra per la parte minerale e una spezia che si fa quasi liquirizia nera. In bocca ancora freschezza, su tinte agrumate e saline, in equilibrio sulle morbidezze. Vino del tutto godibile, vivo e “da abbinamento”. 89/100
9 Oltrepò pavese Doc Riesling 2016 Rebollini
Giallo dorato. Vino che presenta note ossidative leggere, evidenti più al naso che al palato. Frutto pieno, caldo. Non una grande complessità, ma il nettare si presenta al 2022 assolutamente integro, rispecchiando l’annata in maniera fedele. 87/100
10 Oltrepò pavese Doc Riesling 2018 Rebollini
Giallo paglierino pieno. Naso teso, fresco, agrume e mela gialla. In bocca abbina bene durezze e morbidezze. Vino da bere oggi, con prospettiva media di ulteriore affinamento e positiva terziarizzazione. 85/100
11 Provincia di Pavia Igt Riesling 2017 Lo Sparviero Finigeto
Giallo paglierino ancora “giovanile”, che non rivela l’anno della vendemmia. Al naso una gran purezza, che chiama il vitigno in maniera inequivocabile. Note citriche, mentolate-balsamiche, umami, minerale, parte fruttata sulla pesca gialla e sull’albicocca appena matura. In bocca ha tutto, in perfetta corrispondenza col palato. Manca un po’ di materia e polpa in centro bocca, peccato. Gioventù da vendere confermata anche dall’assaggio. 88/100
12 Provincia di Pavia Igt Riesling 2018 Lo Sparviero Finigeto
Giallo paglierino pieno, riflessi dorati. Naso che abbina note dure, minerali, e polpa. In bocca bella presenza di frutto, giustamente maturo, in equilibrio perfetto con le durezze. Buona persistenza e prospettiva. 86/100
13 Provincia di Pavia Igt Riesling 2019 Lo Sparviero Finigeto
Giallo dorato. Naso e bocca piene, tra frutto e note fresche, balsamiche, che ricordano la mentuccia. Il vino si conferma fresco e di prospettiva anche al palato, con chiusura assoluta sul frutto, polposo e giallo (pesca), pieno. Altro vino con buone chance future. 87/100
14 Provincia di Pavia Igt Riesling 2020 Lo Sparviero Finigeto
Giallo paglierino pieno. Naso e bocca sulla scia delle precedenti annate, segnale che la cantina abbia trovato ormai uno stile, una filosofia, un approccio al vitigno. Si tratta ora di leggere bene l’annata e ottenere il massimo da quelle migliori per la varietà. In bocca teso e fruttato, in perfetto equilibrio. 86/100
15 Oltrepò pavese Doc Riesling 2019 Campo della Fojada Travaglino
Giallo paglierino pieno, tende al dorato. Naso sulla frutta matura, ricorda in particolare la pesca gialla. In bocca conferma la pienezza assoluta del frutto. Buon allungo. 86/100
16 Oltrepò pavese Doc Riesling Riserva 2018 Campo della Fojada Travaglino
Giallo paglierino, riflessi dorati. Bella freschezza, vena sapido-iodica, abbinata alla pienezza del frutto giallo. Buona prospettiva, anche se manca un po’ di complessità e stratificazione. 85/100
17 Provincia di Pavia Igt Riesling 2010 Monsupello
Giallo dorato. Assoluta vitalità al naso, tra frutto e vena minerale. Note leggere di cera d’api, ancor più che di miele d’acacia. Più netta la vena di pasta di mandorle. Un nettare più che mai integro che si conferma tale anche al palato. Lungo, godibilissimo, gastronomico. 93/100
18 Provincia di Pavia Igt Riesling 2016 Monsupello
Giallo dai riflessi dorati. Bella pienezza naso bocca, tra frutto, nota di idrocarburo netta e vena iodico-sapida, avvolta in una nuance fumé. Il palato è di gran eleganza, in assoluta corrispondenza col naso: garbo, equilibrio, croccantezza, prospettiva. Altro vino manifesto del Riesling renano in Oltrepò pavese. 95/100
19 Provincia di Pavia Igt Riesling 2020 Monsupello
Giallo dorato.  Frutto, sale, morbidezze e tensione. Un nettare che risponde “presente” sotto ogni profilo. Giovanissimo, prospettiva assoluta. Comprare e conservare in cantina. 91/100
20 Provincia di Pavia Igt Riesling 2020  Dezza 1890
Giallo pieno, riflessi dorati. Naso su frutta perfettamente matura, a polpa gialla, bel bouquet di fiore fresco, di campo. Componente agrumata viva. Al palato ritorni di frutta matura sulla freschezza, dominante. Chiude sul frutto. Gran beva. 86/100
21 Provincia di Pavia Igt Riesling 2019  Dezza 1890
Giallo paglierino. Vino corrispondente alle caratteristiche del precedente campione, giocato tra frutto maturo (un filo più del 2020), freschezza, componente floreale e agrumata. L’anno in più gli fa benissimo: note ancora più intense, con il vino che diventa ancora più profondo. Chiusura asciutta, di buona persistenza. 87/100
22 Provincia di Pavia Igt Riesling 2018  Dezza 1890
Giallo dorato. Vino più morbido dei precedenti e un po’ meno pulito nella componente fruttata (specie al naso) e nel retro olfattivo. Conserva comunque tutti i tratti tipici del vitigno, compresa la freschezza. Chiude asciutto. Netto il lavoro in crescendo della cantina sulla varietà Riesling renano, viste le prove 2019 e 2020. Realtà da tenere in grande considerazione per il futuro. 85/100
23 Provincia di Pavia Igp Riesling  2016 “San Rocco” Castello di Stefanago
Tappo a vite numero 3 del tasting. Giallo dorato, alla vista. Primo naso su note piraziniche, netto peperone verde che ricorda il Sauvignon Blanc. Netta anche l’evoluzione verso la pietra focaia, che accompagna un frutto pieno maturo, tra succo e buccia: note predominanti di polpa gialla, ma anche agrumi. In bocca abbina una buona freschezza a ritorni minerali e fruttati, in un quadro omogeneo, vivo, in evoluzione. Il frutto colpisce per precisione e tendenza all’aromaticità, tanto è maturo. Chiusura asciutta ma aggraziata, piacevolissima. Vino che racconta un Oltrepò unico, attraverso il Riesling renano. 94/100
24 Provincia di Pavia Igp Riesling  2015 “San Rocco” Castello di Stefanago
Ultimo tappo a vite del tasting monovarietale. Alla vista, di un giallo tendente al dorato. Al naso molto simile al precedente, se non fosse che la componente fruttata, per via dell’evoluzione, si arricchisce di venature di miele e cera d’api che alleggeriscono la vena “pirazinica”, avvertita prima in maniera più netta. Una buona ossigenazione apre a note di idrocarburo, prima non avvertite. Al palato i due vini si assomigliano molto, sul fronte dei descrittori: 2015 leggermente più morbido e beverino e un po’ meno stratificato, tra apertura e progressione. Chiusura fresca, lunga, tendente al balsamico. Altra bella prova. 93/100
25 Provincia di Pavia Igp Riesling  2014 “San Rocco” Castello di Stefanago
Alla vista si presenta del tipico colore orange. Vino giocato su note ossidative controllate, frutto dell’annata e dello stile che la cantina ha voluto (sapientemente) utilizzare per interpretare il vitigno nel 2014. Il vino conserva pienezza del frutto, che tende alla mela cotogna, alla pera stramatura e al fico. In bocca perfetta corrispondenza, buona freschezza e chiusura che ricorda  liquirizia dolce e ginger. Più che buona la persistenza. 85/100
26 Oltrepò pavese Doc Riesling  2013 “San Rocco” Castello di Stefanago
Unico campione della verticale a 13,5%, gli altri tutti sui 13% vol. Giallo dorato che inizia a virare verso l’orange. Naso garbato, tra frutto pieno, a polpa gialla, e ricordi speziati, con un accento di balsamico e di zenzero, quasi “piccante”. Palato corrispondente, fresco, gustoso, goloso. Chiude su un bell’umami, in quadro dolce-salato-minerale che riporta al vitigno e al terroir. Buona persistenza. 87/100
27 Provincia di Pavia Igp Riesling  2012 “San Rocco” Castello di Stefanago
Giallo dorato tendente all’orange, ambrato. Vino semplice, tra frutto e una freschezza che tiene banco, pur non sui livelli attesi. Beva agile e buone chance di divertirsi a tavola, con il corretto abbinamento, pur senza esagerare in termini di complessità (suggerite le carni bianche, semplici). Vino arrivato all’apice della sua evoluzione, aggrappato al vertice della parabola discendente. 85/100
28 Provincia di Pavia Igp Riesling  2011 “San Rocco” Castello di Stefanago
Orange, ambrato. Vino piuttosto seduto e poco intenso, sia al naso che al palato. Un nettare che pare avere le “batterie scariche”, pur essendo ancora in grado di reggere il microfono (del vitigno) sul palco. 83/100
Categorie
degustati da noi vini#02

Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg Extra Dry 2020 “Mas de fer Rive di Soligo”, Andreola

Sono be cinque i vini di Andreola inserti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di Winemag.it. L’azienda di Farra di Soligo (TV) racconta le sfumature del territorio, patrimonio Unesco, attraverso i propri Prosecco figli delle diverse “Rive”.

Il Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg “Mas de fer Rive di Soligo” Extra Dry, annata 2020, si presenta di un bel giallo paglierino luminoso con perlage fine molto persistente.

Naso cremoso, tra lieviti e richiami netti di pera. Qualche risvolto esotico, agrumato. Al palato gran pienezza, pesca, pera, ananas. Un Prosecco dalla beva “stratosferica”. Ennesimo vino manifesto delle colline eroiche di Valdobbiadene, patrimonio Unesco.

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Vini vulcanici italiani: Casa Setaro si mette sulle spalle il Vesuvio e propone il primo “vino di contrada”

EDITORIALE – Casa Setaro, cantina gioiello di Massimo Setaro, si mette sulle spalle il Vesuvio e propone il primo “vino di contrada” del territorio. Un passo solitario coraggioso, che vuol essere d’esempio verso l’ufficiale zonazione del vulcano campano, unica arma in mano ai viticoltori locali per alzare l’asticella della qualità e dei prezzi delle uve. Una mossa che contribuirebbe al definitivo riconoscimento internazionale dei vini del Vesuvio, sulla scorta di quanto già fatto in Sicilia dall’Etna.

Contradae 61·37” è un vino bianco a denominazione Vesuvio Doc, vendemmia 2019, che contiene nel suo nome la mancanza di visione che da decenni attanaglia la politica del vino campano (e vesuviano). I numeri “61” e “37” sono infatti un ripiego.

Un vero e proprio escamotage, col quale Massimo Setaro designa, legalmente, Bosco del Monaco, la “contrada” di Trecase da cui nasce il vino. Una “sottozona” non menzionabile in maniera esplicita in etichetta, proprio per via della mancanza di una zonazione ufficiale.

IL NUOVO VINO DI CASA SETARO ISPIRA IL VESUVIO ALLA ZONAZIONE

Al momento, la Doc Vesuvio conta infatti sulla sola distinzione tra l’Alto Colle Vesuviano, che identifica i vigneti oltre i 200 metri sul livello del mare, e il Versante Sud-Orientale, che guarda il mare. Ecco dunque un aiuto dalla Smorfia napoletana, secondo cui il numero 61 rappresenta il Bosco; e il numero 38 il Monaco.

Una scelta – commenta Massimo Setaro in esclusiva a winemag.it – nata dall’impossibilità, secondo il disciplinare oggi vigente, di denominare questo vino con la parola “contrada”. Per ora abbiamo fatto presente la questione e ne abbiamo discusso anche nell’ambito di un recente convegno organizzato con Confagricoltura. Era invitato anche l’assessore all’Agricoltura Nicola Caputo, che tuttavia non si è presentato».

«Faremo altri convegni sul tema – continua il patron di Casa Setaro – poiché il territorio lo merita. Per la sua eterogeneità, è giusto che siano riconosciute almeno le “contrade” del Vesuvio. Ci auguriamo di vincere anche questa battaglia, ricordando come il Caprettone (varietà di cui la cantina può essere considerata pioniera, ndr) non fosse riconosciuto come vitigno e lo è diventato solo nel 2014».

CONTRADAE 61·37, IL VINO “DI CONTRADA” DI CASA SETARO

“Contradae 61·37” è un vino interamente ottenuto da vecchie viti a piede franco, di età compresa tra i 50 e gli oltre 100 anni, in contrada Bosco del Monaco. Casa Setaro è l’unica a possedere vigne in questa “sottozona” del Comune di Trecase, il più piccolo centro abitato vesuviano, in provincia di Napoli.

In particolare, concorrono all’uvaggio un 50% di Caprettone, un 30% di Greco e un 20% di Fiano. Tutte piante sparse all’interno del medesimo vigneto, già identificato da Vincenzo Setaro, fondatore dell’azienda, come il più vocato a disposizione della cantina.

Prima della nascita di “Contradae 61·37” 2019, le uve concorrevano – in base alle caratteristiche dell’annata – alla produzione di Pietrafumante, lo spumante Metodo classico base Caprettone, e/o dell’Aryete, il Vesuvio Caprettone Doc di Casa Setaro.

“Contradae 61·37”, primo vino della cantina ottenuto da uvaggio, in tiratura limitata di sole 2.500 bottiglie, sta lì a raccontare la propria unicità coraggiosa. Ancor più, a tracciare la via del futuro del Vesuvio.

Categorie
news news ed eventi

Italgrob apre il primo tavolo di confronto tra le industrie delle bevande

Italgrob, la Federazione Italiana dei Distributori Horeca (comprensivo di tutto il circuito dei consumi “fuori casa”) promuove il primo tavolo tecnico di confronto aperto alle imprese della produzione e della distribuzione rivolte al mondo dei pubblici esercizi.

«Due le ragioni alla base di questa iniziativa – spiega il presidente di Italgrob, Antonio Portaccio – Prima ragione, la volontà di Confindustria di favorire la massima sinergia fra l’imprenditoria dei servizi e quella dell’industria di produzione. Seconda, il desiderio della Federazione dei distributori Horeca di dialogare sempre di più e meglio con le maggiori industrie di produzione. Cooperare in maniera più organizzata ed efficace nell’interesse di tutti. Il confronto, pertanto, si rende necessario per generare valore aggiunto a vantaggio di tutti gli attori della filiera».

GLI OBIETTIVI

Primo far gli obiettivi del tavolo è il confronto con l’industria per condividere le specifiche strategie da attuare nel canale Horeca. Inoltre rafforzare la cooperazione come elemento insostituibile per affrontare insieme, produttori e distributori, le complesse sfide di un mercato sempre più evoluto.

Un discussione che vuole verificare gli ostacoli che penalizzano la collaborazione e individuare strumenti e opportunità per superarli. Discutere le iniziative di canale più adeguate per valorizzare la collaborazione fra produttori, consorzi nazionali e gruppi di distributori indipendenti.

IL PRIMO CONFRONTO

Al centro del primo tavolo di concertazione stato il tema dei trasporti e della logistica. L’incontro ha visto la presenza di imprenditori, presidenti e direttori di consorzi nazionali della distribuzione insieme con i rappresentanti delle imprese di produzione di bevande. Coca Cola, Pepsico, Peroni, Heineken, San Benedetto, San Pellegrino, Ferrarelle, Campari e Conserve Italia.

Nel corso del 2021, infatti, la distribuzione ha dovuto fronteggiare una serie di difficoltà, in buona parte provocata dai cambiamenti imposti dal caos pandemico. I disservizi logistici, le rotture di stock fornitori-produttori che hanno generato sostituzioni, i nuovi ordini da riconsegnare, la frammentazione degli ordini dei clienti, l’incremento della media delle consegne per viaggio, il decremento della media del valore per consegna, le attività di riconsegna degli stralci d’ordine.

«Siamo consapevoli che non possiamo più confrontarci con il 2019 e che non tornerà tutto come prima. Il cambiamento è già in atto e proprio per questo era importante aprire uno spazio di confronto tra i protagonisti della filiera», avverte Dino Di Marino, direttore generale di Italgrob.

«Il primo appuntamento – prosegue Di Marino – è stato più che soddisfacente e ci incoraggia a proseguire. Sono emersi un metodo nuovo di relazione. Un impegno a condividere le problematiche nel rispetto dei ruoli e delle esigenze. L’importanza della programmazione e della pianificazione per migliorare l’area dei trasporti».

«Come emerge dai preziosi contributi di tutti, l’obiettivo di questo tavolo deve essere la definizione di un agreement sulla soddisfazione e la qualità del servizio logistico. È il momento opportuno per essere più consapevoli delle necessità di ciascun attore e per avvicinare le distanze tra i diversi punti della filiera», conclude Di Marino.

Categorie
in-abbonamento Vini al supermercato

Inizio di maggio a singhiozzi per il vino in promozione al supermercato: ecco i migliori

Devi eseguire l'accesso per visualizzare questo contenuto. Si prega . Non sei un membro? Registrati
Categorie
a tutto volume news news ed eventi

Scomparso Antonio Molinari, rese famosa la Sambuca nel mondo

Antonio Molinari è scomparso sabato 23 aprile all’età di 81 anni. Presidente di Molinari Italia ha reso insieme al padre e ai suoi fratelli la Sambuca, liquore a base di anice stellato, famosa nel mondo. A darne la notizia sono stati la moglie Daniela e i figli Inge, Angelo e Mario.

Uomo brillante e lungimirante imprenditore – si legge nella nota – ha dedicato la sua vita all’azienda e alla famiglia. Fin da giovane in azienda insieme al padre Angelo ne ha preso poi le redini portandola, con passione e dedizione, grazie al suo forte intuito imprenditoriale e alla sua visione innovativa e fuori dagli schemi, al successo di oggi e lanciandola a livello internazionale.

Tutti i dipendenti e collaboratori si stringono al dolore della famiglia Molinari e ne onorano il ricordo ispirandosi ai valori di responsabilità, onestà e rispetto di cui è sempre stato promotore».

SAMBUCA MOLINARI

È nel 1945 a Civitavecchia che Angelo Molinari, esperto liquorista, fonda l’azienda. Con lui lavorano i figli Marcello, Mafalda e dal 1967 anche Antonio. La Sambuca prodotta da Molinari si differenzia dalle altre perché utilizza una formula a base di anice stellato. Per questo motivo viene aggiunta in etichetta la denominazione “extra“.

Prodotta per i primi 14 anni in un opificio di tipo artigianale il successo del prodotto spinge Molinari ad aprire il primo stabilimento produttivo nel 1959. Precursore dei tempi già negli anni ’80 Molinari diffonde uno spot pubblicitario che recita «Bere troppo fa male. Bere male fa peggio. Bevi poco ma bene».

Categorie
news news ed eventi

Operazione Dioniso, sequestro preventivo di 740 mila euro alla Cantina di Canneto

La Guardia di Finanza di Voghera e l’Arma dei Carabinieri di Stradella hanno dato esecuzione al sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta di disponibilità finanziarie e partecipazioni societarie per complessivi 740 mila euro nei confronti di una società cooperativa vinicola dell’Oltrepò pavese. Si tratta di Cantina di Canneto, interessata in queste ore dagli sviluppi dell’Operazione Dioniso, scattata nel gennaio 2020.

Secondo gli inquirenti, la società cooperativa avrebbe «beneficiato di un illecito profitto derivante dalle condotte fraudolente di tre soggetti (a inizio indagini erano 5, ndr) a vario titolo indagati per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari».

La cantina avrebbe fatto ricorso, sempre secondo gli inquirenti, a «sistematici conferimenti di uve diverse per tipologia rispetto a quelle attestate nei documenti ufficiali». Per di più con l’utilizzo di «ingenti quantità di sostanze vietate dalle norme di settore, quali zucchero invertito ed anidride carbonica, o soggette a specifici parametri di utilizzo, per esempio mosto concentrato rettificato».

Operazione Dioniso (video e foto): ancora vino contraffatto in Oltrepò pavese

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

L’altro volto della guerra Russia-Ucraina: cresce il business del vino in Polonia

Momento d’oro per gli operatori Horeca in Polonia. Importatori e distributori di vino delle principali città polacche stanno incrementando il giro d’affari sino al 40%, grazie all’arrivo in città di nuovi clienti facoltosi, soprattutto dall’Ucraina. È l’altro volto della guerra scatenata dalla Russia. Si tratta infatti di emigrati benestanti, che hanno scelto di trasferirsi in Polonia in attesa del ritorno della pace in madrepatria.

Una destinazione vicina, in un Paese che si è dimostrato sin da subito accogliente. Lo dimostra l’elevato numero di profughi ucraini a cui ha dato il benvenuto il governo guidato da Mateusz Morawiecki. Circa 3 milioni dall’inizio del conflitto.

Secondo autorevoli fonti di winemag.it, le vendite di vini premium nelle principali città polacche è un fenomeno che cambierà volto al settore. Un trend destinato ad avere ripercussioni sull’indotto del vino in Polonia e sulle dinamiche commerciali dell’intero areale vitivinicolo dei Carpazi.

«ENTRANO E CHIEDONO CHABLIS: UNA NOVITÀ»

‌Łukasz Ostrowski si occupa delle vendite per Wino by Best Selection, marchio dello storico colosso danese Amka Comporate. «A Varsavia – spiega a winemag.it – abbiamo registrato una vera e propria impennata nella vendita di vini poco richiesti sino a poche settimane fa. Tutti della fascia premium e super premium».

È ormai un dato di fatto l’arrivo in città di numerosi ucraini, che non hanno certo problemi di “portafogli”. Hanno tutti le idee molto chiare. Le richieste più frequenti sono quelle di vini francesi, in particolare di Chablis.

Sanno quanto vogliono spendere e cosa comprare, ancor prima di entrare in enoteca. Un segmento di clientela molto diverso da quello a cui siamo abituati a Varsavia, concentrato su vini economici, polacchi ma anche italiani».

A breve, Łukasz Ostrowski passerà a un’altra società di importazione, la Mielżyński Wine and Spirits di Varsavia. «Mi aspetto di veder consolidato questo trend anche nella nuova azienda – conclude – dal momento che si tratta di uno degli importatori polacchi di fine wines con il migliore assortimento di vini internazionali».

CRACOVIA COME VARSAVIA: BOOM DI VINI PREMIUM

Cambia la città ma non cambia il registro, in Polonia. Katarzyna Solańska è una giornalista, sommelier, wine blogger (K8K.pl), co-proprietaria della Szkoła Sommelierów e Salon Degustacyjny, manager del wineshop WineLAB di Cracovia e partner dell’importatore Rafa Wino. È anche vicepresidente dell’associazione Kobiety I WinoWomen & Wine, l’associazione delle Donne del Vino della Polonia.

«L’incremento del giro d’affari del wineshop che dirigo a Cracovia – rivela a winemag.it – si aggira attorno al 40%. Corrisponde, di fatto, alla percentuale di nuovi clienti, il più delle volte facoltosi, trasferitisi dall’Ucraina sin dai primi giorni dall’inizio della guerra con la Russia».

La crescita riguarda anche ucraini meno abbienti, che ci chiedono vini economici, da poter utilizzare per cucinare. In questo segmento di pubblico, la richiesta più frequente è legata a vini semi-sweet e semi-dry, soprattutto entry-level.

I nuovi arrivati più abbienti chiedono invece vini ungheresi e vini francesi, con particolare riferimento alla Borgogna e a vini strutturati, potenti. Tutto riscontrabile nel nostro shop in centro a Cracovia, proprio dove molti nuovi ucraini si sono stabiliti».

«FENOMENO DESTINATO A CAMBIARE I CARPAZI»

Molto più di un fenomeno passeggero. «Il mercato del vino della Polonia si evolverà in maniera del tutto inaspettata – confessa Katarzyna Solańska -. Occorrerà rivedere gli assortimenti e inserire nuove referenze di vini ucraini, che saranno sempre più ricercati dalla nuova clientela».

«Nelle ultime settimane – conclude – non riusciamo per esempio a stare al passo delle richieste dell’unico vino ucraino presente nel nostro assortimento, della cantina Koblevo-Bayadera Group. Il vino termina a poche ore dall’ordine e dobbiamo pensare a delle contromosse».

Michał Solański, Ceo della società di consulenza aziendale Kmc Global Solutions e partner di K8K.pl, è in grado di confermare a winemag.it gli effetti dei flussi migratori dall’Ucraina alla Polonia.

Molti ucraini trasferitosi a Cracovia e in altre città polacche, come la capitale Varsavia stanno cercando di convertire in breve tempo il precedente business, andato distrutto o attualmente impraticabile nel paese d’origine».

«Emblematico – sottolinea Solański – il caso di un imprenditore del settore del pet-food, che al confine tra i due Paesi ha trasformato la vecchia azienda in una fabbrica che prepara pasti per i soldati. Questo è certamente un fenomeno destinato a cambiare gli equilibri in diversi Paesi dell’area. Gli ucraini emigrati non sono solo profughi, ma anche investitori e clienti, con capitali da far girare sul mercato».

Categorie
news news ed eventi

Addio a Franco Allegrini, padre della Valpolicella moderna

Lutto nel mondo del vino italiano e della Valpolicella. La scorsa notte è scomparso l’enologo Franco Allegrini, fratello di Marilisa, tra i principali fautori dell’Associazione de Le Famiglie Storiche. Le cause della morte sono legate a una malattia.

Fautore di importanti innovazioni, Franco Allegrini ha promosso in vigna l’aumento dei ceppi per ettaro in Valpolicella, sostituendo la pergola trentina con altre forme di allevamento, mentre le sue sperimentazioni sull’uva Corvina sono ancora oggi apprezzabili nel vino cult La Poja.

In cantina ha ricercato l’integrità del frutto tramite l’uso di diversi tipi di legno per l’affinamento. Ha contribuito alla revisione della tecnica del Ripasso con l’introduzione della seconda fermentazione, nonché alla modifica della tecnica di appassimento con la creazione di “Terre di Fumane”, fiore all’occhiello della Valpolicella.

«Schietto nell’esprimere il suo punto di vista, combattivo nel sostenerlo, ma generoso e sempre aperto al dialogo costruttivo, Franco Allegrini lascerà un vuoto incolmabile anche ne Le Famiglie Storiche», commenta l’associazione veronese che si stringe  a Marilisa e Silvia Allegrini nel suo ricordo.

Categorie
eventi news news ed eventi

Anteprima Vini Trasimeno: esordio a maggio 2022

Nuovo appuntamento in Umbria riservato alla stampa specializzata nazionale e internazionale e agli operatori del settore. Si tratta dell’Anteprima Vini Trasimeno, in programma domenica 29 e lunedì 30 maggio a Castiglione del Lago. Protagonisti il Trasimeno Gamay, il Grechetto e i vini rosati del territorio.

La prima edizione dell’evento organizzato dal Consorzio Tutela Vini Doc Colli del Trasimeno e dalla Strada del Vino Colli del Trasimeno si inserisce nel programma di Umbria in Anteprima. Seguirà di pochi giorni l’Anteprima Sagrantino di Montefalco 2022.

La preview verrà inaugurata ai Ruderi della Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo – Rocca del Leone. a Castiglione del Lago domenica 29 maggio alle 19.30. Lunedì la vera e propria Anteprima, dalle 10 alle 18 a Palazzo della Corgna. Per accreditarsi occorre compilare il modulo sul sito del Consorzio, disponibile a breve.

L’ESORDIO DELL’ANTEPRIMA VINI TRASIMENO

«Siamo particolarmente felici di poter organizzare quest’anno la prima edizione della nostra Anteprima – dichiara Emanuele Bizzi, recentemente riconfermato alla presidenza del Consorzio Tutela Vini Doc Colli del Trasimeno -. Sarà l’occasione per far conoscere a giornalisti, operatori e appassionati la regione Umbria, cuore verde d’Italia, e i vini che vengono prodotti nell’area intorno al lago Trasimeno».

Al centro dell’Anteprima 2022, grazie anche a una masterclass dedicata in programma lunedì 30 maggio alle ore 10, il Trasimeno Gamay. Un vitigno a bacca rossa introdotto in questa zona già a partire dal XVI secolo, nel periodo di dominazione spagnola nell’Italia centro-meridionale conseguente alla pace di Chateau-Chambrésis del 1559.

IL GAMAY DEL TRASIMENO

Si tratta della punta di diamante della Doc Colli del Trasimeno. Il Trasimeno Gamay fa parte della famiglia della Grenache (o garnacha, in spagnolo) ed è lo stesso vitigno conosciuto in Sardegna come cannonau, in Liguria come Granaccia e come Tai Rosso dei Colli Berici in Veneto.

Fin dal suo arrivo nel territorio umbro è stato coltivato con la tecnica ad alberello, di origine francese, e non con la tecnica a “vite maritata”, molto più comune nell’area del Trasimeno e utilizzata già dall’epoca degli etruschi.

Per questo motivo ha preso erroneamente il nome di Gamay, vitigno francese allevato ad alberello e utilizzato per la produzione del vino Beaujolais, proveniente dall’omonima regione.

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Marco Deghi è il nuovo presidente del Consorzio Valtellina Casera e Bitto

È Marco Deghi il nuovo presidente del Consorzio di Tutela dei formaggi Valtellina Casera e Bitto Dop (Citcb), eletto all’unanimità dal consiglio per il prossimo triennio.

«Ringrazio il presidente uscente Cornaggia per il servizio reso ai nostri soci in questi 12 anni – dichiara Deghi -. Grazie alla sua guida, il consorzio è cresciuto, arrivando a 165 soci e a rappresentare una filiera da almeno 17 milioni di euro di fatturato. A noi fanno riferimento 133 allevamenti, 13 caseifici e 16 stagionatori per il Valtellina Casera e a 54 alpeggi produttori e 10 stagionatori per il Bitto».

GLI OBIETTIVI

Tra gli obiettivi del suo mandato, la valorizzazione qualitativa delle due Dop, il rafforzamento della rete distributiva del Valtellina Casera. Inoltre la promozione del territorio, in sinergia con gli operatori della Valle, in vista delle Olimpiadi invernali 2026 in Valtellina.

«Per il futuro – continua Deghi – l’obiettivo è accelerare sulla valorizzazione di due Dop solide, che hanno saputo tenere nel tempo alta la qualità e la tradizione casearia della nostra Valle. Elemento centrale delle future azioni sul Valtellina Casera, che rappresenta l’85% del fatturato complessivo delle due Dop, sarà la programmazione della produzione, indispensabile per preservare la qualità ed assicurare una maggiore remuneratività. Ma anche potenziare i mercati di riferimento di questo formaggio. Rafforzandone la presenza sui mercati tradizionali e ampliando la notorietà a mercati nuovi».

MARCO DEGHI

Classe 1956, laureato in Scienze Agrarie presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, agronomo, ha svolto tutto il percorso professionale nel settore Lattiero Caseario. Dal 1991 fino a pochi mesi fa direttore della Latteria Sociale Valtellina di Delebio. È stato tra i principali attori per la costituzione del Consorzio e il riconoscimento del Bitto e del Valtellina Casera come Dop.

Categorie
news news ed eventi

Proclamati i vincitori del Concorso nazionale del Pinot Nero

Sono stati resi noti i nomi dei 10 migliori Pinot Nero d’Italia annata 2019 proclamati nel contesto del Concorso nazionale del Pinot Nero. La classifica, frutto di un’attenza selezione che si è tenuta a metà marzo, premia Anrar della Cantina Andriano, Baltasius della Tenuta Schloss Englar e Sanct Valentin della Cantina San Michele Appiano.

LA CLASSIFICA

Sono riusciti a raggiungere la finale i Pinot Neri di quattro regioni italiane, mentre nella Top 10 figurano vini prodotti in tre diverse regioni.

«A impressionare è stato anche il livello qualitativo dei vini presenti al concorso. Soprattutto nella Top 10 la qualità dei vini è eccezionale. Ciò conferma il fatto che il 2019, per il Pinot Nero, sia stata un’annata assolutamente straordinaria», afferma Marc Pfitscher, vicepresidente del comitato organizzativo e responsabile del concorso nazionale.

LA 24° EDIZIONE DELLE GIORNATE DEL PINOT NERO

La classifica del Concorso prelude all’inizio della 24° edizione delle Giornate del Pinot Nero, in scena dal 29 aprile al 2 maggio ad Egna e Montagna in Alto Adige. Nelle quattro giornate gli ospiti potranno prendere parte ad una ricercata degustazione tecnica, su prenotazione.

«Già solo la varietà di vini iscritti mostra quanto, con il tempo, le Giornate del Pinot Nero dell’Alto Adige siano diventate importanti. Un grande palcoscenico per questo particolare vitigno», spiega Ines Giovanett, presidentessa del comitato organizzativo.

Presenti al tavolo i Pinot Nero di oltre 85 produttori di vino provenienti da 9 aree vinicole, tra cui Trentino, Alto Adige, Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Abruzzo.

«Un sentito grazie – ribadisce Ines Giovanett – va a tutti i produttori che anche quest’anno hanno aderito all’evento con entusiasmo. Mossi dal desiderio di portare in scena l’altissima qualità delle loro produzioni enologiche».

Categorie
news news ed eventi

Indicazione del contenuto zuccherino in etichetta: Federmosti torna alla carica

«Far emergere informazioni di fondamentale importanza relative agli ingredienti utilizzati nei vini». Questa la battaglia intrapresa da anni da FederMosti, in accordo con Federconsumatori e con le principali Organizzazioni agricole italiane.

Il network di produttori di mosti concentrati torna alla carica sull’argomento, proprio in queste ore. In preparazione un sondaggio «per valutare quanti tra i consumatori sono a conoscenza che determinati vini, anche italiani se si parla di bollicine, contengono saccarosio e per valutare che tipo di reazione può esser generata dall’emergere di questa informazione».

«Con la campagna In Vino Veritas, sottoscritta lo scorso anno con Federconsumatori – afferma Marco Bertagni, presidente di FederMosti e Must, rispettivamente l’associazione italiana e quella europea dei produttori di mosti d’uva concentrati e rettificati – ci siamo limitati a sostenere ciò che dal nostro punto di vista è addirittura ovvio: comunicare al consumatore l’eventuale presenza di saccarosio nel vino che sta per acquistare».

Agli inizi della progettazione della piattaforma U-Label, i produttori europei sembravano propensi a continuare a omettere le informazioni sulle pratiche enologiche degli arricchimenti e delle acidificazioni.

Tuttavia, per coerenza con quelle che sono le dichiarate finalità di trasparenza e correttezza della comunicazione proprie della piattaforma, i produttori hanno infine deciso di inserire il saccarosio tra gli ingredienti da indicare nella U-Label».

ETICHETTE DEL VINO TRASPARENTI CON L’INDICAZIONE DEL SACCAROSIO

La DG Salute e la DG Agricoltura della Commissione Europea avevano rassicurato nelle scorse settimane FederMosti e Must sulla «necessità di indicare la presenza di tutti gli ingredienti “anche se in forma alterata rispetto a quella d’origine” in etichetta».

La conferma è stata fornita dai rappresentanti delle istituzioni e dei produttori italiani ed europei durante il convegno “Vino & Digitalizzazione delle Informazioni”, tenutosi a Vinitaly 2022.

«Abbiamo chiesto ai produttori – sottolinea Marco Bertagni – di farci avere il modello della piattaforma su cui, volontariamente, un cluster di cantine europee sta sperimentando il sistema che sarà obbligatorio dall’anno prossimo. Seguiremo con molta cura la definizione degli atti normativi dei servizi della Commissione Europea e la lista delle sostanze e ingredienti che sarà necessario indicare da fine 2023. Le sorprese, quando si parla di zuccheraggio, sono sempre dietro l’angolo!».

FEDERCONSUMATORI SI SCHIERA CON FEDERMOSTI

Sull’argomento interviene oggi anche Federconsumatori. «Abbiamo aderito subito all’iniziativa In Vino Veritas proposta da FederMosti – evidenzia il presidente Michele Carrus – e ora esprimiamo soddisfazione per il fatto che si vada verso un’informazione più corretta e trasparente al consumatore, anche con riguardo all’eventuale presenza di saccarosio nei vini».

L’aggiunta di zucchero non dichiarata nei prodotti alimentari e nei vini in particolare, infatti, rappresenta una opacità nella comunicazione. Una pratica commerciale che può essere considerata sleale in quei mercati dove è vietato additivare saccarosio ai vini. Che potrebbe, in casi estremi, avere ripercussioni sulla salute delle persone”.

«Anche in questo caso – conclude il presidente Carrus – Federconsumatori continuerà a sensibilizzare i consumatori sull’importanza di leggere con la dovuta attenzione le informazioni fornite nell’etichettatura elettronica. È importante siano espresse in modo chiaro e comprensibile».

Categorie
in-abbonamento Vini al supermercato

Il Gigante cambia buyer vini ma resta al top: tutti in corsia con due carrelli della spesa!

Devi eseguire l'accesso per visualizzare questo contenuto. Si prega . Non sei un membro? Registrati
Categorie
Approfondimenti

“I suoli dei vigneti trentini”: il primo libro che racconta i “terreni” del vino trentino

Cavit presenta “I suoli dei vigneti trentini“. Si tratta di un volume inedito, che rappresenta un tassello importante del percorso di sostenibilità sul quale il Consorzio trentino è impegnato da anni.

Frutto di un intenso lavoro di squadra tra Cavit, la Fondazione Edmund Mach e un team di esperti, il nuovo libro, si pone l’obiettivo di «offrire alla filiera produttiva uno spaccato tecnico approfondito delle diverse caratteristiche zonali di questo territorio ad alta vocazione vitivinicola». Informazioni fondamentali «per definire le buone pratiche di gestione dei vigneti».

UN LIBRO SULLA VITICOLTURA SOSTENIBILE

Con 11 cantine sociali del territorio, collegate ad oltre 5250 viticoltori della provincia, Cavit coltiva il 60% della superficie vitata del Trentino. L’approccio è quello della viticoltura di precisione, che orienta da 12 anni le strategie del consorzio, pioniere di innovazione con il progetto Pica.

«Lanciato nel 2010 e in continua evoluzione – spiega ancora Cavit – Pica rappresenta oggi la più avanzata piattaforma tecnologica in Italia per l’implementazione di una viticoltura intelligente ed eco-sostenibile».

I SUOULI DELLA VITICOLTURA TRENTINA

In questo innovativo portale sono riuniti e monitorati i diversi suoli che compongono il territorio trentino. Si giunge fino al dettaglio dei singoli appezzamenti. «Un archivio di informazioni preziose e in continuo aggiornamento – sottolinea Cavit – che consente da anni una regia dei vigneti consapevole e informata».

Proprio nell’ambito di questo ambizioso progetto si colloca il volume di Cavit e Fondazione Mach “I suoli dei vigneti trentini”. «Il libro – conclude Cavit – illustra, per la prima volta su carta, parte del bagaglio di conoscenze che rappresentano il frutto di anni di lavoro e di analisi dei suoli trentini condotte per alimentare Pica».

Categorie
eventi news news ed eventi

La Prima dell’Alta Langa, appuntamento lunedì 6 giugno a Moncalieri

La Prima dell’Alta Langa si svolgerà lunedì 6 giugno, a partire dalle 9.30 e fino alle 18.30, presso la sede del Museo di Italdesign a Moncalieri (Torino). La degustazione delle cuvée dei soci del Consorzio Alta Langa sarà aperta a un pubblico di operatori professionali, buyer, enotecari, ristoratori, distributori, barman e giornalisti.

Più di 100 le etichette di Alta Langa in degustazione. Bianchi, rosati, riserve, grandi formati, millesimi rari dei circa 40 produttori presenti all’evento. Numeri che raccontano la veloce crescita e il consolidamento della denominazione delle “alte bollicine piemontesi”.

Crescita iniziata sin dalla alla prima edizione della manifestazione nella primavera 2018, quando al Castello di Grinzane Cavour si riunirono gli allora 18 produttori del Consorzio per presentare le loro 40 cuvée.

IL NUOVO CALICE ISTITUZIONALE DELL’ALTA LANGA

Terra“, il nuovo, iconico calice istituzionale, che verrà presentato in anteprima assoluta durante l’evento. Terra intende rappresentare il giusto connubio tra funzione e aspetto. La forma conserva le prestazioni tecniche ma allo stesso tempo valica i canoni estetici tradizionali di un calice da vino. All’evento si potrà accedere soltanto tramite registrazione sul sito istituzionale del Consorzio.

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Dal Derthona Timorasso al Piccolo Derthona: Tortona sa dove andare

EDITORIALE – Si legge “Piccolo Derthona“, si traduce “Timorasso” e porta la firma di Walter Massa l’ultima trovata del Consorzio Tutela Vini dei Colli Tortonesi. La nuova tipologia di vino bianco si colloca alla base della piramide della qualità del Derthona Timorasso. Una sorta di “denominazione di ricaduta”, grazie alla quale i produttori della Doc di Tortona, in provincia di Alessandria, potranno mantenere alta l’asticella della qualità (e dei prezzi delle uve) del Derthona “classico” e Riserva.

Il via libera ufficiale al Piccolo Derthona – nome coniugato da Massa strizzando l’occhio ai francesi del Petit Chablis e al nome storico della città di Tortona – è arrivato grazie alla recente modifica al disciplinare di produzione.

La nuova tipologia è stata quindi protagonista indiscussa del dibattito nella due giorni di Anteprima Vini Colli Tortonesi “Due.Zero”, andata in scena all’inizio del mese di aprile (qui i migliori assaggi). Ma del nuovo vino si parla, in realtà, dal 2010.

 LA GENESI DEL PICCOLO DERTHONA

«In quell’anno – spiega Walter Massa a winemag.it – la Cantina sociale di Tortona mi chiese l’autorizzazione scritta per poter usare la parola “Derthona” anche sui suoi vini. Gliela concessi per due motivi: in primis perché il territorio aveva bisogno di crescere; poi, perché avevo iniziato a vedere sugli scaffali alcuni Timorasso venduti attorno ai 3,50 euro. Un prezzo troppo basso».

Grazie al dialogo con la dirigenza della cantina sociale – continua Massa – capii che i consumatori comuni vogliono vedere la parola “Timorasso” sulla bottiglia, senza svenarsi per mettere il vino in tavola.

Scrivendo quindi “Timorasso” su una nuova tipologia, da chiamare appunto “Piccolo Derthona”, avremmo potuto alzare il prezzo, la soglia, la percezione e la qualità del Derthona “classico”, dando al contempo al grande pubblico un altro prodotto, più immediato e di facile comprensione, pronto nei primi mesi successivi all’anno di vendemmia.

Quella che è nata come un’operazione commerciale, oggi è un’efficace strategia di promozione del territorio e della denominazione principale della zona. Senza dimenticare che a 7,50 euro al retail, il Piccolo Derthona è un vino bianco italiano Doc che ha pochissimi rivali, soprattutto nel rapporto qualità-prezzo».

DERTHONA TIMORASSO: DAL RISCHIO SVALUTAZIONE ALLA “DENOMINAZIONE DI RICADUTA”

Dal rischio svalutazione al colpo di spugna nei confronti di imbottigliatori e mediatori di uve, il passo è stato breve. Tutto merito dell’accordo raggiunto da Walter Massa dapprima con la cantina di Tortona, poi allargato agli altri produttori della Doc di Alessandria. Tutti i membri del Consorzio (e non solo) possono così fregiarsi del nome “Piccolo Derthona” in etichetta, per i loro vini d’entrata.

Un’operazione che consente al Derhona Timorasso di proteggersi da speculazioni che vedono protagonisti altri vini italiani, tra cui il vicino piemontese Gavi Docg. Il Piccolo Derthona equivale di fatto ad altre “denominazioni di ricaduta”, come il Langhe Nebbiolo del Barbaresco. O lo stesso Petit Chablis francese.

Tipologie che mancano come l’acqua ad altri territori del vino italiano, compresi quelli che puntano alla Docg. Su tutti, è il caso dell’Etna Doc, divenuto ormai elemento simbolo e calamita del business – soprattutto a livello internazionale – della viticoltura siciliana.

‘A Muntagna è sprovvista di una “denominazione di ricaduta” (potremmo chiamarla “Terre dell’Etna”) che aiuterebbe i produttori a mantenere alta l’attenzione sull’Etna Doc “classico”, nel percorso verso l’Etna Docg.

PICCOLO DERTHONA, MOLTO PIÚ DI UN’OPERAZIONE COMMERCIALE

«Il piccolo Derthona – spiega a winemag.it il presidente del Consorzio Tutela Vini dei Colli Tortonesi, Gian Paolo Repetto – può nascere dalle uve di una vigna nuova, che non hanno la struttura necessaria per supportare un Derthona “classico”.

«Oppure può prendere vita da una vigna più esposta, che tende a perdere un po’ di primari, perché l’uva si è scottata un filino. Una vasca di Derthona non è venuta esattamente come volevi, o l’annata è sfortunata? Il vino diventa un Piccolo Derthona», continua Repetto.

In questo modo la qualità del Derthona “classico” è sempre al massimo. Al contempo, il consumatore che fatica a scegliere un Derthona per questioni di prezzo, ha la possibilità di accedere a un prodotto 100% Timorasso, conveniente per lui e per la cantina che lo vende. Un vino bianco di qualità e struttura superiore alla media degli altri bianchi “standard” italiani».

Sul fronte dei prezzi retail, il Piccolo Derthona si assesta attorno ai 7-8 euro, finendo sullo scaffale a un minimo di 13-14 euro. Il Derthona “classico” parte invece da una media di 10 euro minimo all’Horeca. Il tutto senza intaccare le rese e la base ampelografica: 100% Timorasso, resa massima di 75 quintali per ettaro e bottiglia “green” da 600 grammi. Per entrambe le tipologie.

Categorie
news news ed eventi

Muvin-EcoMuseo internazionale del Vino di Verona «pronto in 30 mesi»

Sarà ultimato nel giro di 30 mesi Muvin-EcoMuseo internazionale del Vino di Verona. «Un hub per tutto il Paese – spiega il ministro Ministro del Turismo Massimo Garavaglia – ed in particolare per il settore dell’enoturismo italiano. Un progetto che ha le gambe per correre e che sposiamo ben volentieri al 100%, perché l’Italia ha bisogno di qualità e organizzazione».

«Abbiamo l’idea di realizzare in Italia musei iconici del gusto – prosegue il ministro Garavaglia – che nel resto del mondo sono già un’attrazione potente. In questo senso è ottima l’idea di realizzare il Museo della Pizza a Napoli, così come un Museo del Vino a Verona.

C’è una voglia di Italia pazzesca nel mondo e anche gli italiani hanno un gran voglia di muoversi. Dobbiamo guardare al futuro con grande ottimismo, perché il Museo del Vino intercetterà questa nuova voglia di turismo”.

A Vinitaly 2022 l’esordio del Comitato promotore di Muvin-EcoMuseo, la cui realizzazione sarà supportata da Fondazione Muvin, che sarà istituita entro fine maggio.

Una Fondazione, spiega il Comitato, «aperta alla partecipazione di enti, imprese, società e gruppi di persone che supporterà il progetto di un museo 4.0 strutturato su percorsi e spazi esperienziali con focus sulle eccellenze dei vitigni nazionali e internazionali».

PERCHÈ MUVIN-ECOMUSEO DEL VINO A VERONA

Il Veneto è la prima Regione d’Italia per produzione di vino e Verona detiene lo stesso primato rispetto a tutte le altre province d’Italia. È quarta, nel Belpaese, per presenze turistiche. Ed è considerata da molti la vera capitale italiana del vino. Tra le eccellenze dell’Università scaligera, spicca il Corso di laurea in Scienze tecnologiche viticole ed enologiche.

Nel 2019 la Regione Veneto ha varato la legge per l’istituzione degli eco-musei del vino (L.R. Veneto n. 17 del 16.05.2019, art. 27 comma 2), da cui discende il progetto di Muvin-EcoMuseo internazionale del Vino di Verona.

Il Comitato promotore e Fondazione Muvin lavoreranno al supporto di una location iper tecnologica, proiettata non solo sul vino italiano ed internazionale, ma anche «sui cambiamenti climatici, sui processi di trasformazione dell’uva in vino, sulle tipologie dei vini e sulle tecnologie green per la loro produzione».

All’interno dell’EcoMuseo Muvin ci sarà spazio per presentazioni temporanee di vini italiani e internazionali, manifestazioni culturali in cui il vino incontra la musica, l’arte, la letteratura e la scienza, proposte educative e laboratori per i più giovani.

Ma anche approfondimenti per esperti e atelier esperienziali tematici. Dal vino degustato nell’apposita wine&food court a quello raccontato dai protagonisti del mondo wine e dai letterati nella Biblioteca Libreria dei vini.

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

La Bianchetta ancestrale di Tenuta Amadio: Simone Rech riscopre le vigne del nonno

È ormai un caso di successo l’ancestrale da uve Bianchetta trevigiana di Tenuta Amadio. Il giovane enologo Simone Rech ha riscoperto l’antico vitigno autoctono dei Colli Trevigiani nelle vigne del nonno, a Monfumo. Ha deciso di farne un vino in purezza, non filtrato. Da bere torbido, con i lieviti in sospensione; oppure limpido, lasciando che i depositi restino sul fondo.

Di certo un vino premiato dal mercato, che valorizza un’uva presente nel disciplinare di produzione del Prosecco, utilizzabile fino a un massimo del 15%. «Lo scorso anno – spiega Rech a winemag.it – ho prodotto 4 mila bottiglie. Quest’anno la cifra salirà ancora, visti gli ottimi riscontri nelle vendite». Eppure tutto è iniziato con sole mille bottiglie.

La Bianchetta trevigiana è un vitigno antico, menzionato da Giacomo “Jacopo” Agostinetti di Cimadolmo nel 1679, tra i “Cento e dieci ricordi che formano il buon fattore di Villa”. Da qui l’importanza della sua riscoperta, col metodo della rifermentazione in bottiglia.

Monfumo, rispetto ai Colli Asolani – spiega ancora il titolare di Tenuta Amadio, Simone Rech – è sempre stata considerata la patria di quest’uva. Chiunque avesse avuto anche solo quattro piante di vite in giardino, quelle sarebbero state di Bianchetta trevigiana. È stato quasi naturale, per me, ritrovarla nelle vigne del nonno e decidere di vinificarla in purezza».

LA BIANCHETTA TREVIGIANA A MONFUMO

Si tratta di una varietà dal grappolo molto compatto, che matura prima della Glera, l’uva regina del Prosecco. Nonostante ciò, il germogliamento è tardivo. «Grazie a questa caratteristica – spiega Rech – non veniva intaccata da eventuali gelate primaverili. I viticoltori usavano piantarla sui pendii più vicini al fondovalle, senza timore di perdere il raccolto».

Interessante la gradazione alcolica di questo vitigno autoctono dei Colli trevigiani, da sempre presente accanto ad altre gemme rare della viticoltura locale, come la Boschera. Se vendemmiate assieme alla Glera, le uve sarebbero in grado dar vita a vini da 12 gradi.

Il rifermentato o ancestrale da uve Bianchetta trevigiana di Tenuta Amadio, vendemmia 2020 (10,5% vol.), sfodera una buona evoluzione ed ampi margini di ulteriore, positivo affinamento. Frutto, note floreali e tinte minerali non si discostano di molto dalla Glera allevata a Monfumo.

«Non è vero – chiosa Simone Rech – che, essendo un rifermentato, ha vita breve. Lo scorso Natale ho degustato le ultime bottiglie rimaste della vendemmia 2019 ed erano ancora straordinarie. La Bianchetta dimostra di essere un vitigno capace di evolvere benissimo in bottiglia». Una marcia in più verso la riscoperta definitiva del vitigno.

Categorie
birra

Miami Craft Beer Pass: sconti e vantaggi sulla birra artigianale in città

Greater Miami Convention & Visitors Bureau (Gmcvb), l’organismo ufficale indipendente e non profit di Greater Miami and Miami Beach per le azioni di Sales e Marketing, ha annunciato una nuovissima iniziativa per promuovere l’eccellenza della birra artigianale.

Si tratta del Miami Craft Beer Pass, un pass digitale esclusivo per dispositivi mobili. Lanciato in occasione del National Beer Day consentirà ai visitatori e alla gente del posto di accedere a vantaggi esclusivi presso i birrifici artigianali locali aderenti.

Il Miami Craft Beer Pass è disponibile istantaneamente per dispositivi mobili, tramite SMS o e-mail, senza la necessità di scaricare un’app. Permettete ai visitatori di accedere a offerte, promozioni, sconti. Consente inoltre di ricevere il Miami Craft Beer Koozie in edizione limitata visitando 5 o più partner del Miami Craft Beer Trail.

Gmcvb ha collaborato con Bandwango, società con sede a Salt Lake City, Utah, sviluppare il pass. Il Miami Craft Beer Pass è un modo innovativo creato per promuovere le numerose opzioni ed esperienze culinarie nei diversi quartieri di Miami e mettere in evidenza i sapori unici della città.

I BIRRIFICI ADERENTI
  • Beat Culture Brewery & Kitchen
  • Cerveceria La Tropical
  • EST.33 Thai Craft Brewery & Kitchen
  • Prision Pals Brewing Co.
  • Schnebly Redland’s Winery & Brewery
  • South Beach Brewing Company
  • The Tank Brewing Co.
  • Titanic Brewery & Restaurant
  • Tripping Animals Brewing Co.
  • Wynwood Brewing Company
Categorie
Vini al supermercato

Selex rafforza la propria offerta a Marca del Distributore

In un anno incerto e difficile per inflazione e disponibilità delle materie prime, Selex investe sulla qualità. Attraverso ricerche, confronti e test sull’offerta a Marca del Distributore il Gruppo a rafforzare il suo rapporto coi consumatori.

«Abbiamo la necessità di ascoltarli e avere il loro giudizio senza che sia in alcun modo filtrato – dice Luca Vaccaro, Direttore Marche del Distributore -. Solo così possiamo continuare a migliorare. Da qui è stato rafforzato il programma che e mira a valutare le nostre referenze del canale retail. Dai marchi base, alle linee specialistiche ai marchi di fantasia. Attraverso un confronto “blind” con il leader di categoria possiamo identificare le aree di miglioramento o valorizzare i nostri punti di forza».

L’INDAGINE

Le famiglie coinvolte ricevono i prodotti direttamente a casa e li recensiscono senza condizionamento di marca e prezzo. Il consumatore analizza ogni referenza appartenente alle MdD Selex (Selex, Consilia, Vale, Il Gigante). Per ognuna delle 40 categorie in test ci sarà un match fra i prodotti del Gruppo e il leader di marca, o un’altra marca del Distributore. Il perimetro è stato allargato ai discount.

Saranno prese in esame tutte le categorie alimentari, compresi i freschi e i surgelati, la detergenza casa e l’igiene della persona. Gli esiti porteranno a mantenere o modificare quelle che non raggiungono lo standard qualitativo necessario. Entro la fine del 2022 si arriverà a 1.330 prodotti valutati da oltre 9.500 consumatori dall’avvio del programma.

«Si potrebbe pensare che siamo ossessionati dalla qualità. La verità è che se oggi i numeri raggiunti in termine di vendite sono così incoraggianti è grazie a questa attività che ottimizzeremo nei prossimi due anni», prosegue Vaccaro.

GLI OBIETTIVI PER IL 2022

È partito il progetto di convergenza tra i 4 marchi del Gruppo Selex che rappresentano circa il 90% del giro d’affari e coinvolgono circa 500 produttori e fornitori (oltre il 95% dei quali italiani) per un totale di 7.400 referenze totali.

«L’obiettivo a fine anno è ambizioso, vogliamo mantenere l‘andamento di crescita del 2021 e per farlo dobbiamo lavorare ancora meglio considerando lo scenario socio-economico che stiamo attraversando», conclude Luca Vaccaro.

Gruppo Selex vuole raggiungere a fine 2022 una crescita del +5% per le Marche del Distributore. MdD che lo scorso anno avevano registrato un fatturato alla vendita di 1,5 miliardi di euro. Per farlo occorre un passo avanti in ogni direzione. Verso la qualità, lo sviluppo sostenibile, il rispetto del potere di acquisto delle famiglie.

Categorie
news news ed eventi Vini al supermercato

Alta Langa, Etna Doc e non solo: nuove opportunità in Gdo per gli spumanti italiani “alternativi”

La sete di spumante italiano di qualità nel mondo e un approccio sempre più export oriented delle “maison” del Belpaese sta costringendo i buyer della grande distribuzione nazionale a cercare nuove referenze da proporre ai clienti. In particolare è il recente exploit nell’export di Franciacorta e Trento Doc a costringere i compratori delle insegne a guardare altrove. Per far fronte alla ripercussioni interne, che in alcuni casi si traducono in mancanza di disponibilità di prodotto.

Fari puntati, dunque, sulle nuove frontiere della spumantistica italiana. In testa il Piemonte dell’Alta Langa. Ma a beneficiare del crack delle disponibilità delle bollicine trentine e bresciane potrebbero essere anche la Sicilia dell’Etna Doc e l’Oltrepò pavese del Pinot Nero Docg.

La caccia ai nuovi sparkling, Metodo tradizionale o Martinotti (Charmat), potrebbe premiare anche la Puglia e la Campania della Falanghina, le Marche della Passerina, il Friuli Venezia Giulia della Ribolla Gialla (quest’ultima a caccia disperata di premiumizzazione, dopo il fallimento della proposta di modifica al disciplinare). Senza dimenticare l’Alto Adige delle cuvée da Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Bianco, già ben rodato sulla tipologia.

È quanto emerge da alcune interviste di winemag.it a Marca by BolognaFiere, kermesse incentrata sulla Mdd conclusasi ieri pomeriggio a Bologna. Colloqui che danno ancora più senso ad altre informazioni raccolte sul campo, proprio nei territori che potrebbero finire nel mirino dei buyer della grande distribuzione.

ETNA DOC E ALTA LANGA: GLI INVESTIMENTI DI PICCINI E MGM MONDODELVINO

In Sicilia, Piccini 1882 sta preparando l’esordio sul mercato del suo primo spumante Metodo classico Etna Doc. Si tratta di 18 mila bottiglie totali, con 3 annate (2018, 2019 e 20202) a riposare nelle cantine della Tenuta Torre Mora.

Il lancio dovrebbe avvenire a inizio 2023, nel solo segmento Horeca. Ma chi conosce il visionario patron Mario Piccini sa che questo potrebbe essere solo l’inizio di un’avventura nella spumantistica etnea, che potrebbe sfociare in altre referenze, destinate alla Gdo.

Non è una supposizione ma una certezza, invece, l’investimento continuo di Mgm – Mondo del vino Spa nel mondo degli spumanti italiani “alternativi”, in particolare nell’Alta Langa. Il gruppo di Priocca (CN) può contare dal 2011 di una cantina interamente dedicata alla produzione di spumanti Metodo classico, Cuvage ad Acqui Terme (AL).

Il successo delle bollicine langhirole di Mondodelvino, tutte base Nebbiolo e Cortese, porta a pensare che la Gdo possa attingere a piene mani dalle etichette della holding acquisita da Clessidra Private Equity nell’aprile 2021.

Il tutto mentre un altro spumante varietale è pronto a fare il suo esordio sul mercato, nel solco della linea Asio Otus di Mgm. Il biglietto da visita? Una conturbante bottiglia “piumata” – il vetro è intagliato in modo tale da ricordare le piume del gufo, simbolo della gamma di «vini enigmatici» della famiglia Martini – che saprà catturare l’attenzione sugli scaffali delle insegne dei supermercati.

Categorie
in-abbonamento Vini al supermercato

Winelovers con il buonumore verso Pasqua 2022: tutte le offerte al supermercato

Devi eseguire l'accesso per visualizzare questo contenuto. Si prega . Non sei un membro? Registrati
Categorie
Vini al supermercato

Pignoletto Doc, +20% di imbottigliato nel 2021

Secondo il report realizzato da Iri per Vinitaly la Doc Pignoletto è stata tra le più apprezzate al supermercato nel 2021. La Denominazione cresce sia in volume (5,6%) che in valore (2,6%).

Risultato che trova ulteriore evidenza nei dati annunciati dal Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna. L’imbottigliato è cresciuto nel 2021 di oltre il 20% sull’anno precedente, con un salto da 14 milioni di bottiglie annue a oltre 17 milioni.

«Il Pignoletto è un vino profondamente radicato nella storia e nelle tradizioni emiliane – commenta Carlo Piccinini, Presidente del Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna -. Nello stesso tempo, crediamo che per le sue caratteristiche abbia grandissime potenzialità anche al di fuori della nostra regione e oltre i confini nazionali».

Il Pignoletto, o Grechetto gentile, è un vitigno fortemente radicato nel territorio che si snoda attorno alla via Emilia, da Modena fino a Faenza. In questi luoghi, le 26 realtà associate al Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna con i circa 8.000 viticoltori raccolti sotto la loro egida coltivano uve su 2.300 ettari vitati.

Categorie
news news ed eventi

«Nel 2027 si potrà produrre Prosecco sostenibile da Glera Resistente»

Nel 2027 si potranno stappare le prime bottiglie di Prosecco sostenibile ottenuto da Glera resistente a malattie fungine come la peronospora e l’oidio, varietà che richiedono un ridotto utilizzo di prodotti fitosanitari. Lo annuncia il Crea-Ve nel presentare il progetto Gleres, che entra vivo a cinque anni dall’inizio dei primi studi sulle varietà di Glera, uva regina dell’universo Prosecco.

Le prime somme sono state tirate a Vinitaly 2022, in occasione di un convegno promosso da Confagricoltura Veneto e Crea-Ve. Sedici le cantine coinvolte, tutte operanti nei territorio di Valdobbiadene: Le Rive, Ruggeri & C, Foss Marai, Fratelli Bortolin, Le Contesse, Biancavigna, Masottina, Borgoluce, Luca Ricci, Adriano Adami, Le Colture, Fratelli Mercante, Abbazia di Busco, Tenuta San Giorgio, Marcello del Majno, Graziano Merotto.

«Dal 2017 – ha spiegato Riccardo Velasco, direttore del Centro di ricerca viticoltura ed enologia del Consiglio per la ricerca in agricoltura Crea-Ve – abbiamo selezionato, con una tecnica di incroci tra la varietà Glera e numerosi parentali resistenti alle malattie funginee, 10 mila piante da seme con un numero da tre a cinque geni multipli di resistenza alle malattie, che nel 2020 sono arrivate a produrre uva, consentendoci di fare le prime microvinificazioni».

«Piwi subito nelle Igt come “palestra”, poi nelle Doc»: Italia svegliati, la Francia corre

Nei prossimi anni procederemo con una selezione molto drastica per arrivare a poche decine di piante “figlie di Glera” con caratteristiche di resistenza, alta qualità e forte somiglianza alla vite madre.

Contiamo nel 2027 di giungere alla fine del percorso, con l’iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite di una decina di varietà, che potranno essere utilizzate dai viticoltori per produrre un Prosecco altamente sostenibile.

Ciò porterà a ridurre in maniera esponenziale il numero di trattamenti. Sarà un grande risultato, senza precedenti, perché si potranno stappare le prime bottiglie ottenute da vitigni “figli di Glera”».

IL VIA LIBERA AI PIWI NELLE DO DEL VINO EUROPEO

A facilitare il percorso è il via libera dato in dicembre dall’Unione Europea, con il regolamento 2021/2117, all’utilizzo delle varietà ibride resistenti nei vini a denominazione d’origine.

Le varietà potranno essere utilizzate sia nelle Doc esistenti, sia nelle future doc specificatamente dedicate a linee di vini resistenti. «La cosa importante – ha ricordato Velasco – è che le vigne “figlie di Glera” si potranno usare in zone sensibili, o in zone cuscinetto, in quanto non richiedono più di due trattamenti annui».

«Abbiamo sempre creduto a una vitivinicoltura attenta alla tutela degli ecosistemi e delle risorse naturali – ha spiegato Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto – e siamo certi che le nuove varietà, resistenti alle principali malattie della vite, potranno ridurre le perdite produttive in modo sostenibile, diminuendo i costi di gestione del vigneto».

Moio e Scienza: «Futuro Piwi nelle Dop Ue passa da ricerca, terroir ed enologia leggera»

In questi anni – continua Giustiniani – abbiamo spinto sull’attività di sperimentazione, perché i tempi per arrivare a piante con caratteristiche di resistenza sono molto lunghi. Il miglioramento genetico è indispensabile per un settore come la viticoltura e il nostro progetto permetterà di arrivare a un Prosecco sostenibile, con un abbattimento quasi totale di trattamenti».

Grazie all’approvazione del regolamento per l’utilizzo di piante resistenti all’interno delle denominazioni d’origine eruopee, che dovrà ora essere recepito dall’Italia con l’abrogazione del decreto legge 61/2010 e della legge 238/2016, si potrà arrivare a modificare i disciplinari di produzione, utilizzando varietà di vite che si adattino meglio ai cambiamenti delle condizioni climatiche e che abbiano una resistenza maggiore alle malattie».

Glera resistente: verso il Prosecco sostenibile in 17 cantine venete

Categorie
Approfondimenti

Consorzio Vini del Trentino in pole position sul Bilancio di sostenibilità

FOTONOTIZIA – Il Consorzio Vini del Trentino ha presentato a Vinitaly 2022 le linee guida verso il primo bilancio di sostenibilità stilato da un Consorzio di Tutela del vino italiano. «Siamo di fronte ad un momento epocale – ha evidenziato il direttore Graziano Molon – si passa da una sostenibilità di slogan ad una sostenibilità monitorabile, misurabile e calcolabile».

«In Trentino – continua – abbiamo fatto tanto e comunicato poco. Ora è tempo di divulgare l’impegno dei nostri produttori. Il bilancio di sostenibilità è la cartina tornasole del territorio trentino».

Categorie
Approfondimenti

Presentata U-Label, “l’etichetta parlante” con gli ingredienti del vino

FOTONOTIZIA – Federvini, Unione italiana Vini e Comité Vins hanno presentato in mattinata a Vinitaly 2022 la piattaforma digitale U-label. Sviluppata in 24 lingue, consente di fornire ai consumatori in modo chiaro e trasparente, tutte le indicazioni nutrizionali e la lista degli ingredienti dei vini.

La piattaforma U-label prevede il rilascio di un QR Code per ciascun prodotto registrato. Una volta inquadrato con il proprio smartphone il QR Code presente sull’etichetta, il consumatore potrà accedere alle informazioni organolettiche e nutrizionali del prodotto, ai messaggi sul consumo responsabile e all’etichettatura ambientale degli imballaggi.

Categorie
news news ed eventi

Prosecco Superiore, Amarone e Barolo trainano il mercato del vino italiano

Pubblicato il report Bmti sui prezzi nel mercato vitivinicolo italiano. Tra le diverse tipologie, marzo ha mostrato un ulteriore lieve rialzo per i prezzi all’ingrosso degli sparkling (+1% rispetto a febbraio), la cui crescita rispetto allo scorso anno, attestata su un +22,9%, rimane superiore alla media del settore.

Poche variazioni tra i vini fermi rossi e bianchi a denominazione che mantengono però un deciso rialzo rispetto al 2021 (+13,2% per i rossi, +15,2% per i bianchi). In calo, invece, i vini comuni, più accentuati per i vini rosati (-3,7% rispetto a febbraio) rispetto ai vini rossi e bianchi.

Tra i vini per cui si sono registrati i maggiori rialzi spiccano il Prosecco Docg Conegliano Valdobbiadene (+47% rispetto a marzo 2021), l’Amarone della Valpolicella (annata 2018) e il Barolo (annata 2016), cresciuti di oltre il 30% rispetto ad un anno fa.

In alto anche il Chianti Classico (vendemmia 2020), in aumento del 16% mentre assistiamo a un +15% per il Brunello di Montalcino (vendemmia 2019). Decisamente meno accentuato, invece, l’incremento per la Barbera d’Asti (+2%).

IL REPORT BMTI SUL MERCATO VITIVINICOLO ITALIANO

Quella di Bmti è un’analisi di mercato sui prezzi delle uve da vino in occasione della vendemmia 2021. Nel report anche le variazioni di prezzo dei vini sfusi, nell’annata in corso. Per quanto riguarda i vini, dopo i rialzi dei mesi scorsi, i dati di marzo mostrano un rallentamento della crescita mensile dei prezzi all’ingrosso, in linea con quanto già osservato nei primi due mesi dell’anno.

L’indice elaborato da Unioncamere e Bmti sulla base dei dati pubblicati dalle Camere di commercio ha registrato infatti un aumento mensile del +0,2%, dopo il +0,6% di febbraio.

I prezzi attuali dei vini sfusi rimangono però più alti rispetto allo scorso anno, con una crescita vicina al +20% (+19,4% rispetto a marzo 2021), beneficiando ancora dei rialzi dell’ultima parte del 2021, dipesi dalle stime di un calo delle quantità prodotte in Italia, delle riaperture nel canale della ristorazione.

Ruolo determinante per le esportazioni, che hanno toccato il valore record di 7,1 miliardi di euro (+12,4% rispetto al 2020), guidate dall’ottima performance oltre confine degli spumanti.

Un aumento dei listini a cui già dalla seconda metà del 2021 si è però contrapposto lincremento dei costi dell’energia e delle materie prime (vetro, carta, imballaggi), oltre alle criticità che persistono sul fronte della logistica, con i conseguenti livelli elevati dei noli.

Categorie
news news ed eventi

Conegliano Valdobbiandene: 2021 da record

Il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, alla presenza del Governatore Luca Zaia, ha presentato i risultati economici del 2021. La presentazione del Rapporto economico, a cura del Prof. Eugenio Pomarici del Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia Cirve ha messo in luce il duplice traguardo raggiunto dalla Denominazione nel 2021.

Sul fronte dei volumi raggiunti i 104,7 milioni di bottiglie per un valore di 621,4 milioni di euro, ovvero una crescita del 18% sull’anno precedente.

«I dati parlano di un traguardo raggiunto, quello del deciso aumento di valore del nostro prodotto – afferma Elvira Bortolomiol, Presidente del Consorzio di Tutela -. L’aumento del 18%, in valore, che supera l’aumento in volume (14%) è il riconoscimento dell’impegno di un’intera comunità. Inoltre, il risultato positivo del 2021 è il frutto del grande sforzo che la Denominazione ha affrontato nel 2020 per mantenere e rinnovare le relazioni con il mercato.  Ricerca di nuovi canali di vendita e di innovazioni nelle attività di comunicazione e promozione».

IL MERCATO

«Le vendite nel 2021 si sono distribuite per il 59% in Italia e per il 41% all’estero. In termini assoluti, cresce in valore e in volume sia il mercato interno (+16,5 in volume e + 24,7 in valore) sia quello estero (+11,4% in volume e +8,9% in valore)», afferma il professor Eugenio Pomarici, responsabile della stesura del Rapporto economico.

In Italia, per quanto riguarda la suddivisione delle vendite per canale,  prevalgono in termini di volumi e valori le Centrali d’acquisto con una quota del 46,3% in volume e del 40,8% in valore. Segue il comparto Horeca che si assesta sul 25,8% in volume e 30,3% in valore. I grossisti rappresentano il 18,7% in volume e 17,2% in valore. L’e-commerce, che rappresenta una quota del 2,4% in volume, rispetto al 2020, cresce del 39,8% in volume e del 52,5% in valore.

All’Estero il primo mercato è Uk che cresce del 18,2% in volume, in assoluto 9,6 mln di bottiglie e 50,2 milioni di euro in valore (+7,5%). A seguire la Germania con 7,6 milioni di bottiglie (+10,5%) e 47,2 milioni di euro (+10,4%). Terzo posto per la Svizzera che si assesta sui 6,2 milioni di bottiglie (+9,2%) e 31,3 milioni di euro in valore (8,8%).

Fuori dal podio ma in netta ripresa il mercato statunitense che recupera rispetto al 2020 fortemente condizionato dalla pandemia un +43,5% in volume e +40,6% in valore.

SOSTENIBILITÀ, NON SOLO AMBIENTALE

La totalità della produzione lavorata dalle case spumantistiche segue standard attenti a una gestione ambientalmente sostenibile in vigneto. Standard che vanno dal sistema nazionale di qualità di produzione integrata /sistema di Regione Veneto di qualità verificata, al Protocollo Viticolo, fino ai metodi biologico e biodinamico.

«Oggi possiamo vantare 2884 ettari certificati Sqnpi pari al 33,1% della superficie vitata – conferma Diego Tomasi, Direttore del Consorzio di Tutela -. Il nostro obiettivo è arrivare a fine anno al 45% e alla totalità delle aziende nel 2029. Nel frattempo, abbiamo attivato il progetto del Bio distretto e molti altri progetti in vigneto volti a migliorare la biodiversità tra i filari e la salute delle nostre colline».

In generale, nella Denominazione nel 2021 è cresciuto del 16,6% il ricorso da parte delle aziende alle energie rinnovabili. Segno questo di una sempre più acuta sensibilità rispetto alle tematiche ambientali.

La maggior sensibilità in termini di sostenibilità ha ampliato gli orizzonti delle aziende che ormai spingono la loro volontà di innovazione anche oltre i confini della tradizionale sostenibilità sociale d’impresa. Ben il 73,5% si è mosso e si sta muovendo per un costante miglioramento della qualità dei luoghi di lavoro.

Il 54,4% delle aziende propone incontri tecnici per migliorare la qualità delle materie prime. Il 51% sostiene iniziative culturali e sportive. Il 47,6% promuove iniziative solidaristiche nel territorio.

LO SVILUPPO DELLE AZIENDE DOPO IL 2020

Nel 2021 si è iniziato a misurare il tenore del cambiamento che il 2020 ha innescato. L’esperienza del 2020 ha costretto diverse aziende alla riorganizzazione e si sono acquisite nuove modalità di vendita e di organizzazione. Ad oggi il 35,4% delle aziende ha consolidato la vendita attraverso le piattaforme e-commerce, e il 34,7% procede alla vendita attraverso contatto diretto per e-mail o sito aziendale e consegna a domicilio.

Il 27,8% delle realtà della Denominazione ha consolidato un approccio nuovo alla ricerca di nuovi canali di vendita. Il 23,6% ha sviluppato una propria piattaforma e-commerce per gestire in autonomia le vendite online.

In generale, si nota una certa propensione al cambiamento e all’innovazione delle proprie aziende rispetto alla realizzazione d’investimenti a breve termine nel sistema informativo aziendale. Fatto che coinvolge il 34,9% delle aziende della Denominazione.

Tra queste che il 39,2% prevede interventi per digitalizzare le operazioni in cantina. Il 35,3% ha in cantiere il potenziamento delle dotazioni software e hardware dell’azienda. Il 33,3% rinnoverà il sistema di gestione amministrativa.

ENOTURISMO

Oltre alle vendite del prodotto il 35,4% delle cantine declina il business enologico anche in senso turistico. Il 57,5% intende promuovere ulteriormente le azioni di sviluppo dell’offerta enoturistica per la primavera/estate 2022. Nel 2021 si registra un aumento del 44,5% delle visite in cantina che hanno portato un valore alla denominazione di 25 milioni di euro. La spesa dei visitatori aumenta del 31,6% sull’anno precedente.

Exit mobile version