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Spumanti italiani, Natale e Capodanno record: si stapperanno 341 milioni di bottiglie

Spumanti italiani, Natale e Capodanno record: si stapperanno 341 milioni le bottiglie
Spumanti per le Feste
? Sì e pure da record: saranno 341 milioni le bottiglie di spumante italiano stappate tra Natale e Capodanno nel mondo. Lo sostiene l’Osservatorio Uiv-Ismea nella sua consueta analisi sui consumi di sparkling per le festività. Nonostante l’inflazione e la preoccupante situazione geopolitica, gli spumanti tricolore si apprestano a tornare protagonisti a tavola in Italia (95 milioni) e all’estero, sempre più testimone della febbre da Italian sparkling con i 3/4 delle vendite totali.

Complessivamente, il 2022 chiuderà con un nuovo record produttivo molto vicino al tetto di un miliardo di bottiglie (970 milioni), per un controvalore di 2,85 miliardi di euro di cui circa 2 miliardi solo di export. A trainare la crescita, la domanda nei mercati chiave di Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Ma anche piazze consolidate ed emergenti, come Canada, Svezia, Giappone, Est Europa e Francia, sempre più attratta dalle bollicine italiane (+25% la crescita in volume nel Paese dello Champagne).

PROSECCO LEONE DELLE FESTE, BENE TRENTO DOC E ASTI

Secondo le stime dell’Osservatorio di Unione italiana vini e Ismea, sotto l’albero è il Prosecco (Doc, Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg e Asolo) a giocare la parte del leone, forte di una incidenza sulla produzione che oggi è arrivata al 70% degli spumanti imbottigliati nel Belpaese. Favorevole alle bollicine veneto-friulane anche la propensione all’export che lo rende il prodotto tricolore dell’agroalimentare più commercializzato nel mondo, con un valore complessivo stimato per il 2022 che supera 1,6 miliardi di euro.

Accanto alla corazzata Prosecco, alla crescita in doppia cifra del Trento Doc, ai numeri in incremento dell’Asti e alla conferma del Franciacorta, sono centinaia le produzioni (o micro-produzioni) a testimoniare l’effervescenza della tipologia lungo tutto lo Stivale. Dall’Oltrepò all’Alta Langa, ai Trebbiani al Verdicchio, dai Moscati alle Falanghine ai Grechetti. E ancora: dalle Malvasie al Grillo, dal Nero d’Avola al Negroamaro al Durello e al Monti Lessini, ai Vermentini e molti altri.

CRESCE LA PRODUZIONE DI SPUMANTE IN ITALIA

Produzioni a denominazione di origine nell’83% dei casi (al 6% gli Igt) che quest’anno segneranno, sempre secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Ismea, «una crescita più contenuta rispetto alle ultime annate, ma che consolidano il proprio ruolo di traino in favore di tutto il settore in un periodo certamente meno brillante per i vini fermi».

Per il 2022 la crescita produttiva stimata è del 6%, con un aumento dei volumi esportati dell’8% e una variazione minima, ma comunque positiva (+1%), della domanda interna. Nelle festività saranno circa 101 milioni le bottiglie stappate nel Belpaese. Di queste, quasi 6 milioni quelle d’importazione (+3% volume, non mancherà certo lo Champagne) e 95 milioni le bollicine italiane (+1%). Migliore invece il trend di consumo all’estero (+8% i volumi), a circa 246 milioni di bottiglie.

Guida winemag 2023: il Verdicchio 2015 Pas Dosè “Millesimè” di Mirizzi è Spumante dell’anno

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Caviro, fatturato 2022 sopra i 417 milioni di euro


FOTONOTIZIA – Caviro ha approvato questa mattina il bilancio al 31 agosto 2022. Il Gruppo vitivinicolo romagnolo ha chiuso l’esercizio con un fatturato consolidato di oltre 417 milioni di euro, con un incremento del 7,1% sull’esercizio precedente. Un nuovo anno da record con conferma del continuo trend di crescita.

Patrimonio netto a quota 136 milioni di euro (+10,7% sul 2021) e approvazione di un bilancio con utile complessivo di 9,6 milioni di euro. L’anno è contraddistinto dai buoni risultati della società Extra e dalle esportazioni, con ottime performance dei mercati anglosassoni.

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Prosecco Conegliano Valdobbiadene: nel 2022 battuta d’arresto Gdo, ma cresce l’export


Più luci che ombre dal Rapporto economico 2022 del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg. Dopo anni positivi, le vendite hanno subito una battuta d’arresto nel segmento Gdo. Il Consorzio di Tutela guidato da Elvira Bortolomiol confida comunque di poter raggiungere quota «104 milioni di bottiglie nel 2022», come nel 2021. E sottolinea piuttosto come la Docg, raggiunto ormai il limite fisiologico dei quantitativi giudicati “sostenibili” per la Denominazione, stia «crescendo in valore». Spinta soprattutto dall’export.

Il 2022 del Prosecco Superiore Docg di Conegliano Valdobbiadene è stato caratterizzato da una «performance particolarmente positiva delle vendite nella ristorazione» e da una «contrazione di quelle in grande distribuzione». Il Rapporto economico 2022 evidenzia come «dopo anni di crescita costante, le vendite del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg registrino un calo a valore pari al -10,4% e delle unità pari al -16,3% in Gdo».

Nel progressivo gennaio-ottobre 2022, il fatturato negli Ipermercati, Supermercati e Libero Servizio Piccolo supera i 379 milioni di euro, ma cala del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2021. Le bottiglie vendute ammontano nello stesso periodo a 72 milioni. Il prezzo medio a volume al litro è aumentato complessivamente del 3,4%. Ma è a partire da maggio 2022 che si è cominciato ad osservare in distribuzione moderna un aumento di prezzo più consistente per la categoria.

CALO DEGLI SPUMANTI, NE RISENTE ANCHE IL PROSECCO

L’andamento generale degli spumanti in Italia è condizionato dalla flessione dei principali protagonisti quali Prosecco, il classico italiano e lo Charmat dolce. Solo lo Charmat secco (escluso il Prosecco), resta in terreno positivo, sia a valore sia a unità. Un aspetto che giustifica gli investimenti nelle bollicine di numerose cantine italiane, anche in zone vinicole poco legate alla tradizione spumantistica (vedi il recentissimo caso Notte Rossa, in Salento). Tra i vitigni con trend positivi ci sono piuttosto la Ribolla, il Müller Thurgau e, appunto, il segmento “altro secco”.

Il prezzo medio a unità del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg per il formato da 75 cl, nei primi dieci mesi del 2022, si attesta a 6,27 euro, in aumento del 7,5%. Il segmento Doc raggiunge quasi i 5 euro (4,84 è il valore medio dei primi dieci mesi del 2022) con un aumento del prezzo medio pari al 10,4%. Osservando l’andamento mese per mese, il differenziale di prezzo tra Prosecco Doc e Docg si mantiene intorno a 1,50 euro.

In questo contesto, il Discount conferma il «ruolo di sostegno della domanda a volume» della Docg, catalizzando «la maggior parte dello sviluppo degli acquisti». Il canale di convenienza continua però a trasferire un’inflazione di molto superiore rispetto a quella che si registra nelle forme distributive classiche. Ciononostante, il divario di prezzo del basket nei Discount permane ampio rispetto a Ipermercati e Supermercati (circa il -30%).

Sempre secondo il report annuale curato dal prof Eugenio Pomarici del Cirve – Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia, «le variazioni non ridimensionano il ruolo della grande distribuzione, che continua ad essere un canale di sbocco di grande importanza per il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg». Sarebbero dettate «verosimilmente da un rimbalzo tecnico rispetto al 2021 e della situazione economica».

PROSECCO CONEGLIANO VALDOBBIADENE, «CRESCE L’EXPORT»

I dati già disponibili sulle esportazioni indicherebbero poi «una crescita dell’export della Denominazione nei primi 7 mesi del 2022 di poco inferiore al 10% in volume e di circa il 25% in valore». Cifre che, avverte il Rapporto economico 2022, «fanno presumere un’inversione di tendenza nei mesi successivi, osservandosi a luglio una variazione negativa in volume».

Quel che pare evidente dalla lettura del Rapporto economico 2022 è che il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg sia una denominazione in una fase delicatissima, specie sul fronte del riassetto dei mercati. L’evoluzione dei prezzi dell’uva (incremento medio del 35% rispetto al 2021, da un minimo di 1,80 euro a un massimo di 5,50 per il Catizze), insieme alla stabilità dei prezzi del vino base e ad un aumento dei prezzi sul mercato finale (sotto il 10%), contribuirà a determinare «importanti fenomeni di riallocazione del valore distribuito tra i diversi segmenti della filiera».

La Denominazione appare dunque robusta nel collegamento con il mercato, ma nell’immediato futuro l’impegno dovrà essere concentrato nell’accelerare i processi di creazione di valore lavorando da un lato per contenere i costi e, dall’altro, per migliorare il posizionamento del prodotto sul mercato».

VALORE E SOSTENIBILITÀ: LE CARTE DEL CONSORZIO

Del resto, come avvertiva il prof Pomarici lo scorso anno, in occasione della presentazione del Rapporto economico 2021 della Docg, «non si potrà andare molto oltre ai 106 milioni di bottiglie, perché questo è il limite fisico della produzione del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg. Un vincolo con il quale si deve fare i conti. La crescita della denominazione, dunque, dovrà essere essenzialmente in valore».

«L’analisi del 2022 – afferma la presidente del Consorzio Elvira Bortolomiol testimonia come una comunità di produttori, da sessant’anni impegnata a valorizzare un prodotto di grande finezza e capace di esprimere una varietà di espressioni sensoriali, abbia saputo riorganizzare le proprie attività adeguandole alla “nuova normalità” che si è affermata proprio nel 2021. Crescita del “valore” e “sostenibilità”, sono le due parole chiave per affrontare il futuro».

«Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg – aggiunge Diego Tomasi, direttore del Consorzio – è un prodotto maturo che può vantare ed esprimere sul mercato il suo valore grazie all’unicità del suo terroir. Oltre all’autenticità del vitigno, il nostro territorio inizia a esprimere fortemente il proprio potenziale di attrattività turistica. Infatti, nei primi sette mesi del 2022 gli arrivi e le presenze di visitatori nel Conegliano Valdobbiadene si sono attestati in crescita rispettivamente del +61,8% e del +31% in confronto allo stesso periodo del 2021».

IL RUOLO DELLA DIGITALIZZAZIONE

Il 2022 del Conegliano Valdobbiadene appare dunque come «una stagione certamente complicata, che forse vedrà modesti arretramenti rispetto al 2021», come recita lo stesso report annuale. Eppure, nel corso dell’anno, la Denominazione «ha mantenuto una posizione di mercato che, a fine anno, risulterà di maggiore entità rispetto al 2019». Nei primi 10 mesi dell’anno, il livello delle certificazioni risulta essere superiore del 14% rispetto al 2019, anno precedente la pandemia.

«Questo risultato – commenta il prof Eugenio Pomarici – è certamente il frutto di un grande sforzo che la Denominazione ha continuato a fare anche nel 2021 per mantenere e rinnovare le relazioni con il mercato. Ciò è avvenuto attraverso attività di ricerca di nuovi canali di vendita e innovazioni nelle attività di comunicazione e promozione. Le esperienze maturate nel 2021 hanno peraltro indotto molte delle aziende della Denominazione a incrementare nel 2022 la digitalizzazione, lungo i percorsi avviati o accelerati durante la pandemia, con effetti positivi nel campo della comunicazione e dell’organizzazione aziendale.

«Quanto è avvenuto nel 2021 – conclude Pomarici nel Rapporto economico 2022 del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg – ha fatto però anche emergere in molte situazioni i limiti delle risorse digitali aziendali. Questo ha portato più di un terzo delle imprese a programmare per il 2022 il potenziamento generale delle dotazioni hardware e software. E anche un maggiore ricorso alla digitalizzazione per la gestione della gestione della cantina, delle relazioni con i clienti (CRM) e la gestione dei flussi fattori/ prodotti».

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Cantine di Verona conferma presidente Luigi Turco: fatturato 2022 sopra i 65 milioni


Luigi Turco
è stato riconfermato presidente di Cantine di Verona. Eletto per la prima volta nel 2009, rimane a capo del gruppo vitivinicolo veronese nato nel 2021 dalla fusione di Cantina Valpantena, Cantina di Custoza e Cantina Colli Morenici. È di 65.737.000 euro il fatturato consolidato dell’azienda.

Un dato emerso sabato 17 dicembre, in occasione dell’approvazione dell’esercizio di bilancio della cooperativa per l’anno 2021-2022 (chiuso il 31 agosto) che ha accompagnato il rinnovo delle cariche. Il patrimonio netto di Cantine di Verona ammonta a 29.991.442 euro, «confermando una progressiva crescita rispetto agli scorsi esercizi».

Nonostante il conferimento delle uve sia diminuito del 32% e l’aumento incontrollato dei costi riguardanti le spese energetiche e delle materie prime, la cooperativa è riuscita a liquidare i soci circa il 10% in più rispetto al precedente bilancio. Cantine di Verona oggi conta sulla collaborazione di 115 dipendenti, di cui 100 a tempo indeterminato, distribuiti nelle tre sedi di Quinto, Custoza e Ponti sul Mincio e nei nove punti vendita gestiti dalla società. Il fatturato dei negozi è pari a 7.356.000 euro, leggermente superiore rispetto al 2021.

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Francesco Bennati, il 26enne tra i grandi dell’En Primeur di Bordeaux con Qualità Club Selection


A scuola non è mai stato il primo della classe, anzi. Ai libri universitari ha sempre preferito la pratica. Eppure oggi, ad appena 26 anni, Francesco Bennati è tra il pugno di négociant internazionali invitati all’En Primeur di Bordeaux, in qualità di anima e volto giovane e dinamico della distribuzione Qualità Club Selection di Illasi, poco fuori Verona. Una sedia lo attende ogni primavera, al suono della campanella delle nuove annate dei Grand Cru bordolesi. Un circolo di privilegiati a cui è affidato il 25% del valore complessivo dei vini di Bordeaux, costituito da appena il 4% della produzione totale annua (attorno ai 500 milioni di bottiglie). L’eccellenza assoluta.

Pensare che Francesco Bennati, a Bordeaux, ci è finito per la prima volta «in punizione». La Semaine des Primeurs, ovvero la settimana di degustazioni in cui i commercianti accreditati alla Place de Bordeaux assaggiano e valutano i campioni di botte dei migliori châteaux locali – almeno 18 mesi prima che vengano immessi in commercio – era finita da un pezzo. «Lo ho mandato a Bordeaux a vendemmiare», racconta con orgoglio il padre, Carlo Bennati: «La scuola non sembrava fatta per lui e, da buon adolescente ribelle, non aveva alcun interesse a lavorare con me, in azienda».

UNA FAMIGLIA DI PREDESTINATI

Una scelta quanto mai azzeccata. Francesco Bennati si è fatto apprezzare in vigna, tanto da essere invitato a prendere parte alle vinificazioni dello châteaux di Pomerol in cui era stato “spedito” dal padre. La prima chiamata alla prestigiosa En Primeur di Bordeaux è arrivata nel 2019, grazie a un passaparola tra vigneron e négociant che, da un lato, si deve ai meriti del giovane veronese, sin da giovanissimo «col naso nel calice». E, dall’altro, al “buon sangue” di una famiglia che, già col padre Carlo, aveva dato prove di grandi abilità e affidabilità nella commercializzazione dei migliori vini di Bordeaux in Italia.

Le storie di padre e figlio, Carlo e Francesco Bennati, sembrano incrociarsi e abbottonarsi, di anno in anno, con precisione sartoriale. Delineando i contorni di un futuro luminoso in comune. Da predestinati. Carlo Bennati, 63 anni portati con eleganza e leggerezza, ha iniziato la sua carriera in Qualità Club Selection come magazziniere. «Mi pagavo gli studi», spiega da quello che è divenuto negli anni il quartier generale della distribuzione, in Località Campidello, 5. Una bella proprietà che comprende uffici, sala degustazione e shop, oltre a un palazzo d’epoca e l’ampio magazzino. Il tutto circondato dai terreni e dai vigneti, a cavallo tra Soave e Valpolicella.

NEL 2022 ANNIVERSARIO DEI 40 ANNI DI QUALITÀ CLUB SELECTION


Oggi Carlo Bennati è amministratore delegato e socio di minoranza di Qualità Club Selection, realtà che nel 2022 festeggia l’anniversario dei 40 anni dalla fondazione. Al produttore altoatesino Klaus Lentsch la presidenza e il compito di portare avanti il progetto avviato nel 1982 dal produttore di Lambrusco Grasparossa Massimo Gibellini (Tenuta Pederzana), coordinatore commerciale per conto del gruppo di aziende artigiane e agricole riuntesi per la distribuzione di vini e specialità gastronomiche, italiane ed internazionali. La presenza di vignaioli nella governance di QCS, di fatto, uno dei tratti distintivi della distribuzione di Illasi.

Negli anni, la Valpolicella di Qualità Club Selection si è “gemellata” con Bordeaux, zona vinicola ormai “chiavi in mano” per Francesco Bennati. Il Soave ha poi incontrato i bianchi dell’Alto Adige, della Mosella, dell’Alsazia e del Burgenland, oltre allo Champagne, importato regolarmente dagli anni Novanta. La salumeria spagnola ed il pescato del Cantabrico hanno fatto eco ai prosciutti di Parma e alle Trote trentine. Il Riso veronese ha chiamato a Illasi la pasta di Gragnano. «Evitiamo per policy aziendale la Gdo e le vendite online – spiegano padre e figlio – mantenendo tuttavia una particolare attenzione all’evoluzione multicanale, in continuo sviluppo».

IL CATALOGO QUALITÀ CLUB SELECTION

Una settantina le cantine presenti nel catalogo di Qualità Club Selection. Circa trenta le aziende che si occupano di food. Focus enologico molto profondo su Bordeaux, che conta il maggior numero di rappresentanti tra le regioni vinicole straniere: Famiglia Thienpont (Pomerol, Saint Emilion, Cotes De Bordeaux-Francs, Lalande De Pomarol), Famiglia Delon (Mèdoc), Lafite Rotschild (Sauternes). E ancora: Chateau Le Grand Verdus (Bordeaux Superior), Pape Clement (Pessac Léognan), Chateau Pontet Canet (Pauillac), Chateau Figeac (Saint Emilion), La Gaffeliere (Saint Emilion), Chateau Montrose (Saint Estèphe) e Chateau Siran (Margaux).

Una scelta dettata dal fatto che la famiglia Bennati considera «il mercato dei vini di Bordeaux “protetto” da speculazioni che invece stanno investendo la Champagne», comunque rappresentata nel catalogo da Bauget-Jouette (Vallée De La Marne), Gaspard Crepaux (Cotê De Blanc), Lucien Lemaire (Vallée De La Marne), Roger Brun (Vallée De La Marne), Massin (Aube) e Jeeper (Montagne De Reims). Merito di questa «protezione» è proprio «il sistema dell’En Primeur di Bordeaux, che consente l’accesso al top di gamma ai soli négociant, secondo criteri di merito basati su vendite e posizionamento delle etichette nel proprio mercato di riferimento». Terzo gradino del podio per la Borgogna, con Maldant Pouvelot (Chorey Les Beaune) e Domaine Massin (Chablis).

Rappresentate poi Alsazia, Limoux e Provenza per la Francia, oltre a Mosella per la Germania, Weinviertel e Burgenland per l’Austria. Per l’Italia, ben dipinta da nord a sud, parecchio spazio al Veneto. Si spazia dalla Valpolicella de Le Guaite di Noemi agli straordinari Metodo classico di Zamuner, senza dimenticare il Prosecco di Adami (tra i fondatori della distribuzione) e i Soave e Lessini Durello di Sandro De Bruno. Passando per la buona rappresentanza di BaroloLangheRoero (Cravanzola, Ronchi, Alessandro Rivetto e Rocche Costamagna), si tocca Montalcino (con Il Poggiolo). E si arriva, tra gli altri, sino in Sicilia, rappresentata dai Mamertino di Vigna Nica.

ALLA SCOPERTA DELLA SELEZIONE

C’è il rischio di perdere la bussola tra le “chicche” del catalogo Wine & Food di Qualità Club Selection, accomunate dal fil rouge dell’eccellente rapporto qualità prezzo. Ecco allora alcune dritte tra vini e specialità gastronomiche italiane ed internazionali, degustate a Illasi in compagnia di Carlo e Francesco Bennati. Tra i vini da non perdere, il Trento Doc Brut Nature di Cenci, cantina fondata nel 2018 dai coniugi Valentino e Silvia Cenci, nella Bassa Valsugana. Gran equilibrio e prospettiva per il Lessini Durello Doc Dosaggio Zero 36 mesi di Sandro De Bruno. Emozione pura lo Champagne Brut Grand Cru Aÿ 2014Cuvée Des Sires” di Roger Brun (70% Pinot Noir, 30% Chardonnay), muscolare e assieme cremoso, dotato di grandissimo nerbo e al contempo eleganza, nel segno del Pinot Nero di Aÿ.

Warning: Not to drink in actress’s boots” e “Best before: your funerals“, recita la provocatoria (ma realistica) retro etichetta che, così come il vino, rappresenta alla perfezione la personalità del produttore, fanatico di rugby. Una passione palesata dall’utilizzo di una palla “ovale” per il merchandising della Roger Brun. Tra i modelli di questa etichetta, niente di meno che la “Grande Année” di Bollinger (alla circa la metà del prezzo, ma non ditelo troppo in giro).

Grande responsabilità quella di Klaus Lentsch, dal 2013 presidente di Qualità Club Selection. Le sue etichette riflettono appieno la mission della distribuzione, oltre ad essere specchi fedeli del territorio altoatesino, tra Valle Isarco, Oltradige e Bassa Atesina. Weissberg” è il vino nato da un’intuizione: quella di vinificare a parte una parcella della propria vigna di Pinot Bianco, ai piedi delle montagne della Mendola, con piante di 45 anni di età media. Ecco dunque un Pinot Blanc di estrema eleganza e dal carattere forte, ammorbidito dal tonneau di secondo passaggio. Sorso cremoso in ingresso, assoluta tensione e tocco salino in chiusura: vino già godibile, con ottimo potenziale di lungo affinamento. Guarda alla Borgogna, o meglio a Volnay, il Sudtirol Blauburgunder Doc Pinot NeroBachgart“, vero e proprio capolavoro di Klaus Lentsch.

Tornando ai bianchi, vista la straordinaria forma del Cotes De Bordeaux-Francs 2008 di Chateau les Charmes Godard, il consiglio è di fare scorta (a cartoni) del millesimo 2018, oggi in commercio (63% Sémillon, 21% Sauvignon Blanc, 16% Sauvignon Gris). Qualità Club Selection non cade neppure sul capitolo Riesling. Due i vini degustati, entrambi specchi fedeli del rispettivo terroir: Bender per la Mosella (Germania), con “Zenit Paulessen” 2018; Spannagel per l’Alsazia (Francia) con Wineck-Schlossberg Alsace Grand Cru 2016. Entrambi giovanissimi, con il secondo (il più “anziano”) che sembra tuttavia avere una marcia in più.

Molto giovane ma di grandissima prospettiva anche il Barbaresco Docg 2018 dell’Azienda agricola Ronchi di Giancarlo Rocca. Straordinario il “coniglio” estratto dal cappello da Francesco Bennati: il Margaux Grand Cru Classé di Château Malescot Saint-Exupéry 1978 (49% Cabernet Sauvignon, 38% Merlot, 8% Cabernet Franc e 5% Petit Verdot) chiarisce il senso delle En Primeur di Bordeaux. Frutti rossi avvolti in un’elegantissima speziatura dominano un sorso che sembra non voler cedere affatto alla morsa del tempo e dei terziari. Accenni leggerissimi di sottobosco (fungo) tradiscono solo in parte, dopo diversi minuti di ossigenazione, l’età di un nettare che pare immortale, anche nel colore.

SPAZIO ANCHE ALLE ECCELLENZE DEL FOOD

Verso la chiusura del sipario, niente di meglio del Sauternes  2010 Les Carmes De Rieussec di Château Rieussec, con le sue note iodiche e di zafferano a fare il paio con il foie gras di Ambassade Du Terroir, azienda situata fra il Perigord e il Quercy. Per la texture del Turron de Jijona, torrone tipico della zona di Alicante, in Spagna, tanto morbido quanto saporito, risulta invece perfetto il pairing con un distillato. Carlo Bennati fa letteralmente centro con il Dol Gin della Distilleria Zu Plun, il Gin delle Dolomiti firmato dal mastro distillatore Florian Rabanser, a Castelrotto (BZ).

Foie gras e torrone di Alicante sono solo due delle “chicche” del Food presenti nel catalogo di Qualità Club Selection. Continuando ad addentrarsi nel territorio dei dolci, da segnalare anche la maniacale cura del cioccolato Bonnat: una lunga storia d’amore, iniziata nel 1884 con il fondatore Felix Bonnat, oggi rappresentata dallo “scienziato del cioccolato” Stéphane Bonnat.

Procedendo a ritroso, ottima la selezione di salumi con l’accoppiata Salame di Felino Igp e Coppa della Bassa di Salumi Di Parma, impreziosita dalla Cecina De León Igp (fesa di manzo) di Specialità Spagnole. Variegata anche la disponibilità di pesce pregiato. All’italianissima trota salmonata affumicata e al salmerino marinato in bocconcini del brand trentino “Trota Oro” (Famiglia Leonardi), risponde dall’Alaska il carico da novanta del Salmone Selvaggio Sockeye affumicato de I Salmoni Di Valentino (Valentino Ramelli).

Completando il viaggio a ritroso nella Dispensa di Qualità Club Selection, ecco il Riso Nero Aromatico di Pila Vecia (Isola Della Scala, Verona), il più antico impianto di pilatura del riso funzionante in Italia. Perfetta per la preparazione degli antipasti la Maionese Veg con Paccasassi dell’azienda marchigiana Rinci, matrimonio perfetto con le Acciughe Del Mar Cantabrico di Costera, importate dalla distribuzione di Illasi sin dagli anni Novanta, quando non erano ancora “di moda”.

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