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“Amarone e oltre”, il libro di Sandro Boscaini sulla storia di Masi Agricola

Amarone e oltre, il libro di Sandro Boscaini sulla storia di Masi Agricola
«Mi accingo a raccontare la storia di un incontro: quello tra un mio antenato e una località in Valpolicella Classica. Il primo, individuato qui come il capostipite del mio ramo della famiglia Boscaini. La seconda, una terra fortunata come altre, vocate a produrre uve straordinarie e per questo destinate a essere conosciute e apprezzate in Italia e nel mondo». È con questo incipit che Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, si rivolge ai lettori invitandoli a intraprendere un viaggio lungo 250 anni. Quello di “Amarone e oltre“, libro edito da Egea in cui ripercorre la storia dell’azienda di famiglia, dalla prima vendemmia nel 1772 fino ai giorni nostri.

Le vicende della storia si intrecciano con quelle della famiglia, delle cantine e del territorio, dalla Valpolicella fino alle Venezie. La narrazione si snoda tra il rispetto della tradizione e le innovazioni introdotte nei processi produttivi. Lasciando spazio ad aneddoti personali e curiosità tecniche, testimonianze di prima mano e fonti letterarie.

L’andamento cronologico della prima parte del volume cede il passo nella seconda a un punto di vista più manageriale. Lo sguardo si posa sui temi all’ordine del giorno nella gestione dell’azienda.

LA RIFLESSIONE SULLA SOSTENIBILITÀ

«Ritengo che la contestualizzazione delle vicende di famiglia in quelle generali di portata nazionale e territoriale sia di estrema importanza per leggere con un’ottica più ampia il territorio e la sua cultura, il vigneto e la professionalità vitivinicola, la passione e l’imprenditorialità, la cultura d’impresa e la sostenibilità», commenta Sandro Boscaini riferendosi a un tema centrale in “Amarone e Oltre”.

Senza sostenibilità economica – continua Boscaini – non ci sarebbe stato sviluppo e sopravvivenza dell’impresa; senza quella sociale non si sarebbero creati e sviluppati rapporti indispensabili in campo produttivo e distributivo; senza la sostenibilità ambientale e l’amore per la terra e il vigneto si sarebbero distrutte nel tempo le fonti di ricchezza».

E nelle prossime settimane “Amarone e oltre” supererà i confini italiani, dove è già disponibile nei principali canali. L’edizione inglese del volume, curata da Bocconi University Press, sarà disponibile a partire da fine novembre.

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Food Lifestyle & Travel

Il miglior salmone del mondo sbarca da Carrefour: è il Salmone Reale


FOTONOTIZIA –
Il miglior salmone al mondo, il Salmone Reale, è arrivato in Italia, da Carrefour. Viene allevato dalla New Zealand King Salmon tra le acque profonde, fredde e cristalline di Pelorus Sound e Queen Charlotte Sound, nella Marlborough Sounds. Un’area situata nella parte settentrionale dell’Isola del Sud in Nuova Zelanda.

Qui, tra correnti benefiche, al riparo dal vento, dalle onde e dalle variazioni di temperatura e salinità, i salmoni crescono in un ambiente ideale, essenziale per lo sviluppo di questa specie. Solo il 2% dell’allevamento marino è infatti occupato dai salmoni.

Il restante 98% dall’acqua, permette così ai salmoni di avere molto spazio per crescere, proprio come i loro fratelli selvaggi. La particolarità del salmone Regal – il Salmone Reale, per l’appunto – è l’affumicatura su Legno di Manuka, utilizzato in Nuova Zelanda per l’affumicatura di pesce e selvaggina.

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Colli Euganei come “Asolo” del Prosecco Doc, Zanette conferma: «Trattative aperte tra Consorzi»


I Colli Euganei come “Asolo” del Prosecco Doc. Una zona di nicchia, da trasformare in “sottozona” e ulteriore fiore all’occhiello del sistema Prosecco, in particolare di quello senza la “G” di “Docg”. Il tutto allo scopo di valorizzare il Serprino, biotipo (e sinonimo) della Glera allevato proprio sulle colline vulcaniche del Padovano. La proposta è reale e le trattative sono aperte tra i due Consorzi veneti. Ad avviarle è stato proprio il Consorzio di Tutela Vini Colli Euganei, presieduto da Marco Calaon. A confermarlo è l’omologo Stefano Zanette, a nome dell’ente trevigiano.

«La richiesta affinché il nome Serprino, che dal punto di vista normativo è il sinonimo della varietà Glera, potesse venire valorizzato, per i soli produttori dei Colli Euganei, all’interno della Doc Prosecco – rivela Zanette – ci è pervenuta da parte del Consorzio Colli Euganei (così come attestano le comunicazioni ufficiali intercorse), con il reiterato patrocinio di un Organizzazione Professionale di Categoria».

«Il Consorzio del Prosecco Doc, dal canto suo, si è reso disponibile ad accompagnare tale soluzione ritenendo di far cosa gradita al sistema produttivo locale che, in questi anni, ha preferito, in larga parte, rivendicare Prosecco Doc in luogo di Colli Euganei Doc Serprino».

Polveriera Colli Euganei: otto cantine escono dal Consorzio Vini

GLERA VS SERPRINO: TIMORI E OPPORTUNITÀ PER I COLLI EUGANEI

Si tratta ovviamente di un vantaggio in termini di prezzi delle uve. Il Serprino, come rivelano a winemag.it alcuni produttori locali, vale attorno ai 38 euro al quintale all’interno della Doc Colli Euganei. Se venduto come Glera da Prosecco Doc si possono anche superare i 100 euro al quintale.

«Nel dirci dispiaciuti per una polemica che, per quanto ci riguarda, definiremo inesistente – aggiunge Stefano Zanette – restiamo in attesa delle decisioni che, in prima istanza, riguardano i produttori di Colli Euganei Doc Serprino. Nel rispetto delle prerogative definite dalla normativa in materia, dovranno scegliere la strada che intendono percorrere. Consapevoli che poi sarà  l’Assemblea dei soci del Consorzio Prosecco Doc ad esprimersi nel merito».

Nel frattempo la questione è caldissima sui Colli Euganei. Otto cantine sono uscite dal Consorzio di Tutela, proprio in seguito all’avvio delle trattative tra i due enti di tutela. Tra queste, alcune non producono Serprino. L’impressione è ci sia molto di più rispetto al timore di «glerizzazione dei Colli Euganei». L’eventuale apertura alla sottozona della Doc Prosecco graverebbe ulteriormente sulla visibilità del fiore all’occhiello dei colli vulcanici padovani, ovvero i vini rossi da varietà bordolesi. Qualcosa di unico, specie nella zona di Rovolon.

Quando metteremo Rovolon sulla mappa dei grandi vini rossi italiani?

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Food Lifestyle & Travel

È Bagna Cauda Day, dal Piemonte a Shanghai: «Un piatto che unisce»


Dal Piemonte a Shanghai, da New York passando da Berlino, sarà una «Bagna Mundial» a celebrare i primi dieci anni di Bagna Cauda Day. È questo lo slogan del bavagliolone 2022, disegnato dall’artista Carlotta Castelnovi: ricorda che in quel periodo si giocano i Mondiali di calcio in Quatar e gli italiani, esclusi, si consoleranno a tavola. Il Bagna Cauda Day è un evento ironico, complesso e articolato. Organizzato dall’Associazione culturale Astigiani, coinvolge dal 2013 migliaia di appassionati. Ad Asti, in Piemonte e nel mondo si accenderanno, in sei giorni, oltre 20 mila fujot in 150 locali.

Tra le adesioni da segnalare quest’anno, quella di Eataly che celebrerà l’evento in 5 ristoranti in Piemonte e a Bologna. Ma il rito si rinnova anche all’estero: partecipano Facciola wine bar di Berlino, Da Marco Restaurant di Shanghai Osteria Carlina di New York. L’edizione 2022 si arricchisce di un appuntamento speciale: il Bagna Pax organizzato dalla Caritas di Asti con le comunità russa e i profughi ucraini.

Due serate venerdì 25 e sabato 26 novembre nel cantinone del Foyer delle Famiglie di via Milliavacca ad Asti con la bagna cauda chiamata a essere cibo della pace. Una curiosità: mangeranno la bagna cauda anche gli ospiti delle rsa astigiane del gruppo Orpea Italia, Casa Mia Asti di Asti e Casa Mia Rosbella di Nizza Monferrato.

BAGNA CAUDA DAY 2022, LA FORMULA NON CAMBIA


Il prezzo della bagna cauda è 28 euro, uguale ovunque. Da quest’anno è prevista la Bagna Sovrana ovvero la possibilità di proporre un menu completo con la bagna cauda al centro e il resto del menu indicato con chiarezza. In questo caso il prezzo al pubblico è libero. Per chi vuole fare un po’ di movimento prima di sedersi a tavola, il 26 e il 27 novembre, c’è il Bagna Bike, pedalata tra i vigneti di Ruché organizzata da EbikeOne. Tutti i locali sul sito bagnacaudaday.it. Si prenota telefonando o mandando una mail al ristorante.

E la bagna cauda piace anche a Papa Francesco, che sarà ad Asti il 19 e 20 novembre in visita privata ai parenti. Il pontefice, con origini astigiane, non ha mai nascosto il suo amore per l’intingolo piemontese a base di aglio, acciughe e olio.

«In dieci anni – dicono gli organizzatori – abbiamo ridato dignità a un piatto popolare ma nobile come la Bagna Cauda. L’abbiamo riportata al centro della proposta gastronomica che parte dal Piemonte e coinvolge numerose realtà in tutto il mondo. La Bagna Cauda è un piatto autentico, senza divieti e ingredienti nascosti: aperto a ogni cultura e tradizione. È un piatto che unisce».

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