Unionbirrai, l’associazione dei piccoli birrifici indipendenti, lancia il concorso Birra dell’Anno Xmas Beers 2021. Il concorso è rivolto a tutti i birrifici che producono birre natalizie, con chiaro ed esplicito riferimento al Natale nel nome, nella grafica e nella descrizione della birra e si affianca al premio Birra dell’Anno, giunto quest’anno alla sedicesima edizione.
L’iniziativa vuole premiare le più buone birre di Natale prodotte dai birrifici italiani e celebrare quella che è oramai anche in Italia una consuetudine attesa e amata da molti consumatori.
«Pur non essendo birre qualificabili secondo uno stile birrario preciso, la tradizione delle birre di Natale ha preso piede anche nel nostro Paese. Quale miglior modo – spiega Simone Monetti, segretario generale Unionbirrai – se non un contest dedicato alle birre natalizie e alla loro capacità di accompagnare i piatti e i dolci della tradizione per promuovere le birre artigianali italiane anche in inverno?».
LE BIRRE DI NATALE
Le birre di Natale rappresentano una tradizione secolare presente storicamente nel nord Europa, dal Belgio alla Germania, dall’Inghilterra alla Scozia. Anche i birrifici italiani si cimentano da tempo con quella che è definita come la “famiglia delle birre di Natale”.
Si tratta di birre prodotte appositamente per le festività natalizie che, per le loro variegate origini, non possono essere ricondotte ad un unico stile birrario. Pur avendo ispirazioni differenti, hanno tutte come caratteristiche comuni un grado alcolico tendenzialmente elevato, l’aggiunta di spezie e un corpo tutt’altro che esile.
Birre con un ampio range nel colore e la predisposizione a molteplici abbinamenti gastronomici, tra i quali non manca quello con i dolci della tradizione. Ultima caratteristica il loro packaging: intrigante, originale e dedicato alle festività.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Diego Tomasi è il nuovo direttore del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. Così ha deliberato il Consiglio di Amministrazione che sin dalle prime ore dell’elezione della nuova Presidente Elvira Bortolomiol, lavorava a questo obiettivo.
«Siamo estremamente soddisfatti di questa nuova nomina. Il Consiglio ha dedicato i primi mesi del mandato alla ricerca di una figura che potesse ricoprire questo importante incarico», annuncia la Presidente eletta a luglio scorso Elvira Bortolomiol.
Molte sono le sfide che dobbiamo affrontare da qui a breve”, continua la Presidente, “il profilo autorevole del dott. Diego Tomasi e la sua conoscenza della denominazione, uniti alla sua competenza scientifica, saranno i punti di forza su cui basare il lavoro che ci aspetta».
Diego Tomasi è un noto e stimato ricercatore del Crea-ve che ha accettato la direzione del Consorzio di Tutela forte di una profonda conoscenza del territorio. Il dott. Tomasi, infatti, studia da oltre un ventennio il terroir della Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco.
Il suo lavoro è recentemente stato insignito della menzione speciale ricevuta in ambito Oiv (Organisation Internationale de la Vigne et du Vin) per l’ultima opera pubblicata sull’origine della qualità del vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG.
«Sono pronto ad impegnarmi accanto alla Presidente e a tutto il Consiglio di Amministrazione – esordisce il nuovo direttore Diego Tomasi – motivato soprattutto dalla competenza dei miei nuovi colleghi, da una precisa visione futura della denominazione e dal prestigio del ruolo che vado a ricoprire».
Clima, suoli, qualità delle nostre uve, tradizione, impegno umano, paesaggio, sono alcuni degli elementi che andranno sempre più studiati e valorizzati per portare su un piano ancora più alto il consenso internazionale del nostro vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg».
«Mi appassiona molto l’idea di poter mettere a disposizione del Consorzio di Tutela e, quindi, della Denominazione – aggiunge il nuovo direttore Diego Tomasi – la mia esperienza scientifica. In particolare per affrontare le tematiche derivanti dal cambiamento climatico, dalla necessità di raccogliere nel miglior modo possibile le sfide green imposte dalla comunità europea, dal saper divulgare gli elementi di unicità delle nostre colline in primis le splendide “rive”».
Sul tema, in particolare sulle sottozone del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, Tomasi ha redatto anche un libro, in collaborazione con l’altra ricercatrice Federica Gaiotti.
«Il paesaggio, infine – conclude Diego Tomasi – un tema che è sempre stato oggetto dei miei studi, si coniugherà con il riconoscimento Unesco per elaborare insieme all’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, strategie di monitoraggio, accoglienza e di valorizzazione nel rispetto delle indicazioni per la sua gestione».
Ad attenderlo uno staff di tredici persone, motivate e pronte a formare una squadra compatta e fornita degli strumenti più aggiornati per collaborare in sintonia con i produttori e con le necessità del territorio.
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Il vino della cantina del presidente Ais SiciliaCamillo Privitera è stato premiato dalla stessa Ais nella Guida Vitae 2022, con le “Quattro Viti”. Il massimo riconoscimento dell’Associazione italiana Sommelier è stato dunque assegnato a un’etichetta – l’Etna Doc Rosso di Vigneti Primaterra – prodotta da un socio, nonché uno dei suoi massimi rappresentanti nazionali.
Un premio destinato a far discutere in vista del 54° Congresso Nazionale Ais, in programma a Bologna dal 19 al 21 novembre. A confermare che le “Quattro viti” alla cantina di Randazzo (CT) non siano passate inosservate in Sicilia, c’è l’email di alcuni vignaioli siciliani indirizzata a WineMag.it.
LA LETTERA
«Egregio Direttore – recita la missiva – mi chiamo X (omissis, ndr). Insieme ed un gruppo di amici ho deciso di scriverle per comunicare un fatto che ci dà parecchio fastidio e che ci sminuisce in quanto onesti lavoratori della terra e produttori di vino».
Abbiamo appreso che tra i vini con il più alto punteggio nella guida dei sommelier Ais, per la Sicilia è stato premiato il vino rosso della Cantina Primaterra dell’Etna, condotta dal presidente regionale di Ais Sicilia, Camillo Privitera.
Questo fatto pone seri dubbi sulle degustazioni effettuate per la guida dei vini siciliani dei sommelier, dal momento in cui lui stesso, oltre ad essere presidente regionale, è il responsabile effettivo della guida».
Ufficialmente, il responsabile della Guida Vitae per la Sicilia è Orazio Di Maria. Come confermano numerosi video, Camillo Privitera, proprio in virtù del suo ruolo, è sempre presente alle premiazioni, pur non partecipando alle degustazioni.
Un esempio? La diretta Facebook del 5 dicembre 2020, in cui il presidente nazionale Ais Antonello Maietta si collega in streaming con l’isola, per premiare Cantine Nicosia.
In quell’occasione, Graziano Nicosia, rappresentante della famiglia di produttori premiati dall’Associazione italiana sommelier con il Tastevin 2021, è seduto al centro. Proprio fra Orazio Di Maria e Camillo Privitera.
«Noi ogni giorno col nostro lavoro e col nostro sudore ci impegniamo assiduamente a fare vino – continua la mail inviata dai vignaioli siciliani a WineMag.it – e ci vediamo mortificati come piccoli produttori quando vediamo che, addirittura un presidente regionale dei sommelier, vede premiato un suo vino, non potendo far altro che pensare male di questo circuito».
«Perché l’Associazione dei Sommelier fa queste cose, penalizzando piccoli e grandi produttori a vantaggio di chi dovrebbe essere imparziale? La preghiamo cortesemente, direttore, di aiutarci a fare luce su questo avvenimento immorale e per noi ingiusto», è la chiosa alla lettera ricevuta dalla nostra redazione.
LA REPLICA DI CAMILLO PRIVITERA
Raggiunto telefonicamente da WineMag.it, Camillo Privitera, titolare della cantina Primaterra con la moglie Tiziana Gandolfo, si mostra tranquillo e per nulla preoccupato dalle polemiche.
«Non mi devo giustificare con nessuno – commenta il presidente Ais Sicilia – e se qualcuno ha qualcosa da dire, è libero di farlo. È un tema che potrebbe essere sollevato per qualsiasi soggetto che fa comunicazione e che si occupa di vino. Basti pensare a tutto quel comparto dei cosiddetti influencer».
Sono uno che non ha mai chiesto un vino o bevuto un vino che fosse regalato. Cose dette così hanno il sapore della perfidia, della malafede e della cattiveria, ovvero il sapore del “niente”. Sarebbe più opportuno fare queste domande al referente della Guida, Orazio Di Maria».
«Il presidente Ais Sicilia non fa le degustazioni, non sceglie il gruppo dei degustatori e non partecipa minimamente in nessun contesto della Guida Vitae. Questa pubblicazione vive da anni, non da adesso, di una sua autonomia», conclude Camillo Privitera.
Più in generale, l’Etna Doc Rosso 2016 di Vigneti Primaterra è uno dei 18 vini siciliani premiati da Ais. Il massimo riconoscimento delle “Quattro Viti” è stato assegnato anche ad altri 6 vini prodotti sulle pendici del vulcano.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Fare sistema e diventare un punto di riferimento per l’enoturismo magiaro. È questo l’obiettivo che si è data la regione vinicola ungherese di Villány. La zona meridionale dell’Ungheria è già nota per la produzione di vini rossi da uve Cabernet Franc in purezza. Una rarità in Europa e nel mondo. Al marchio collettivo già apposto alle pregiate bottiglie di Villány Franc sarà affiancato un nuovo logo, utile a contraddistinguere i prodotti agroalimentari del “Districtus Hungaricus Controllatus” di Villány.
Dal punto di vista grafico, così come per il vino, al centro del nuovo marchio di qualità ci sarà il crocus ungherese. Un fiore raro e protetto in Ungheria, caratteristico della parte meridionale della collina di Szársomlyó, la più alta della regione vinicola con i suoi 442 metri sul livello del mare. Il crocus è stato scelto simbolicamente: è il primo a spuntare in primavera, nonché il primo a fiorire.
L’operazione di branding collettivo è frutto del lavoro della Strada del Vino di Villány-Siklós, presieduta da Dóra Boglárka Kovács, in collaborazione con il Villányi Borvidék, il Consorzio Vini locale, e con le autorità nazionali magiare. In settimana. il progetto ha raccolto le prime adesioni.
NON SOLO VINO NELLA REGIONE DI VILLÁNY
Accanto alle storiche cantine Bock, Gere Attila e Tamás Gere e Zsolt si sono schierati Báthori Méhészet, produttore di miele di acacia e di castagno; Olajütő Szociális Szövetkezet, oleificio di Ormánság che, tra l’altro, ha un ruolo sociale fondamentale in un’area rurale ad alto tasso di povertà e disoccupazione, al confine con la Croazia (Baranja). In squadra anche Szarkándi László, che a Túrony produce marmellate e sciroppi artigianali.
Le stesse cantine Bock, Gere Attila non producono solo vino, ma anche olio di semi, micromacinati, compresse e creme per la cura del viso e del corpo. Mentre la cantina Tamás Gere e Zsolt si è specializzata anche nella produzione di succo d’uva naturale.
Verrà dunque creata una «mappa gastronomica», online e cartacea, utile a promuovere i produttori locali della regione vinicola di Villány. Una sorta di guida, in cui saranno inclusi anche le strutture ricettive, come hotel e Bed & Breakfast, oltre ai migliori ristoranti.
Le aziende del circuito potranno apporre il nuovo marchio sulle confezioni dei loro prodotti. «Ora – spiega Dóra Boglárka Kovács – la sfida più grande sono i piccoli perfezionamenti, ovvero i dettagli. L’obiettivo è sviluppare un sistema di marchi, ben funzionante a lungo termine».
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Il Primitivo di Manduria Dop Notte Rossa è uno dei vini del Sud Italia che regala i migliori abbinamenti con le carni e, più in generale, con la la cucina di terra. Questo vino pugliese, dall’ottimo rapporto qualità prezzo al supermercato, dà grandi soddisfazioni con la pasta con ragù di carne, timballi e paste al forno molto condite.
Sempre in tema di abbinamenti, il Primitivo di Manduria Dop Notte Rossa risulta perfetto con zuppe di legumi con pancetta, carni d’agnello, salsicce e arrosti.
Un vino tipico del Salento che offre grandi soddisfazioni anche con formaggi a pasta dura stagionati, come il Grana padano. Un nettare da assaporare anche da solo, a fine pasto. Oppure da godere assieme a un buon libro.
LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Primitivo di Manduria Notte Rossa si presenta con un mantello di colore rubino profondo, impenetrabile, dai bordi e dai riflessi violacei brillanti. Naso di ciliegia matura netta, molto precisa, per nulla sgarbata o di una dolcezza stancante.
Richiami di gelso selvatico, di quelli che si trovano ancora nella campagna pugliese e che è bello trovare carichi di frutti scuri e succosi, d’estate. Tra le morbidezze dosate del naso anche la prugna essiccata e il fico rosso maturo.
Non mancano richiami erbacei delicati che ricordano il fieno e alcune piante della macchia mediterranea, come il rosmarino. Completano il quadro dei vorticosi sbuffi fumè e di cacao. L‘assaggio fa seguito alle ottime impressioni del naso.
Il Primitivo di Manduria Notte Rossa rivela percezioni fruttate mature che, pur nella loro “polposità”, sono composte e in perfetto equilibrio con il resto delle componenti. Ottima, in definitiva, la corrispondenza gusto-olfattiva.
Così come pregevole è la chiusura giustamente salina, che invita al sorso successivo, senza mai stancare. Un rosso potente ma educato e di gran bevibilità, anche grazie all’ottima integrazione organolettica dei 14% vol. di alcol, che in altri vini risultano più evidenti e stordenti.
Impossibile rinunciare però all’abbinamento con piatti robusti, carni d’agnello, cacciagione con salse elaborate, formaggi a pasta dura, a una temperatura di servizio compresa tra i 16 e i 18 gradi.
LA VINIFICAZIONE
Uve del vitigno Primitivo in purezza per “Notte Rossa”. Le piante affondano le radici nel Salento, la zona d’elezione della cantina, con una densità d’impianto di 5 mila viti per ettaro.
Siamo a 100 metri sul livello del mare, in un microclima connotato da temperature medie alte e da indici di piovosità particolarmente bassi. I terreni sono a grana medio-argillosa, con profondità abbondantemente sotto il metro.
Le uve, in particolare, vengono vendemmiate nella seconda settimana di settembre dai terreni di proprietà dei soci della cooperativa pugliese. La vinificazione prevede una macerazione di circa 10 giorni a temperatura controllata, con fermentazione alcolica e utilizzo di lieviti selezionati.
L’affinamento avviene in piccole barriques di legni francesi e americani, per una durata complessiva di 5-6 mesi, a discrezione dell’enologo. Il vino viene immesso sul mercato dopo diverse settimane di ulteriore stabilizzazione in bottiglia.
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È arrivato puntuale ai professionisti e alle aziende del settore Horeca il catalogo Cesti e regali di Natale 2021 di Metro Italia Cash & Carry. Quali sono i migliori cesti natalizi sotto i 100 euro (Iva esclusa)? Ecco i suggerimenti di WineMag.it, che tengono conto soprattutto dell’offerta enologica.
Non risultano particolarmente accattivanti i vini inseriti nei cesti di prezzo compreso tra 86,99 e 99,99 euro. In compenso, il quadro inizia a diventare interessante con il Cesto Le Bontà dello Chef, in vendita a 81,99 euro.
A convincere, in questo caso, sono le due etichette della cantina friulana Fantinel (spumante Cuvée Prestige e Rosso Doc Friuli Refosco Borgo Tesis), a fare da contorno a una buona offerta food e al vino liquoroso Sancte della linea “I Tesori” di Sante Bucciarelli.
Non male anche il Cesto Forziere Mediterraneo (76,99 euro) con lo spumante Mionetto Vivo Cuvée Blanc Extra Dry (fare attenzione: non è un Prosecco Doc né Docg, bensì uno spumante generico) e il Montepulciano d’Abruzzo Doc Bellaia. Stessi vini presenti nel Cesto Cortina (54,99 euro) in cui varia però la proposta alimentare.
Ancor meglio, a un euro in meno (75,99 euro) il Cesto Conte (nulla a che fare con l’ex premier pentastellato). All’interno, lo Spumante Brut Metodo classico Piero Catturich (attenzione, non è un Franciacorta Docg) e il Montepulciano d’Abruzzo Doc 1910 dell’imbottigliatore pavese Losito e Guarini.
I MIGLIORI CESTI NATALIZI 2021 DI METRO ITALIA
Sotto i 70 euro aumentano le difficoltà a reperire vini davvero convincenti nei cesti. Chiudendo un occhio e strizzando l’altro al portafogli, si può propendere per il Cesto Betulla, a 67,99 euro.
All’interno, lo Spumante Chardonnay Brut Clarius di Concilio (anche in questo caso attenzione: non si tratta di un Trento Doc, bensì di una “bollicina” generica) e il Rosso Trevenezie Igp Merlot della stessa cooperativa di Volano (TN).
Curioso l’abbinamento del Cesto Archimede, che abbina il Prosecco Millesimato Butterfly di Astoria (ecco finalmente un Doc) al liquore al caffè della Distilleria Montanaro di Alba (CN). Il prezzo, comprensivo della parte food? 63,99 euro ben spesi.
Per chi è ancora più attento allo scontrino, interessante l’abbinamento Lambrusco Doc Cà de Medici e Sangiovese Igt Sant’Orsola. Costa 39,99 euro ed è presente nel Cesto Gran Emilia. Sotto ai 30 euro, gli stessi vini sono reperibili nel Cesto Gran Dispensa (25,99 euro).
LE MIGLIORI CONFEZIONI E CASSETTE DI NATALE 2021
Ampio spazio, sul Catalogo di Natale Metro Italia 2021, anche per eleganti confezioni e cassette di vino in legno, alcune delle quali comprensive di accessori. Il tutto a un prezzo inferiore ai 100 euro. Tra queste, da non perdere la magnum di Amarone della Valpolicella Classico Docg di Santa Sofia, con decanter a 79,90 euro.
Con 10 euro in più (89,90 euro), senza cambiare zona o cantina si può portare in cassa (e poi a tavola) la Degustazione verticale di Amarone 2011, 2013 e 2015. Un bel modo per sperimentare quanto il meteo e le condizioni climatiche della vendemmia incidano nella produzione del grande rosso del Veneto.
Appena sotto ai 100 euro vale la pensa di investire sul terzetto piemontese della Cassetta degustazione verticale Barolo Docg I Classici di Marchesi di Barolo. All’interno, tre bottiglie delle vendemmie 2014, 2015 e 2016.
TOSCANA, CAMPANIA E PIEMONTE
Per gli amanti della Toscana, ecco la Cassetta Rossi Toscani di Marchesi Antinori. Per 79,99 euro ci si porta a casa due bottiglie per tipo di Chianti classico Docg Pèppoli, Rosso Toscana Igt Villa Antinori e Bolgheri Doc Il Bruciato.
Senza cambiare regione, convince la Cassetta Toscana Frescobaldi (67,99 euro), comprensiva di 2 Nipozzano Chianti Riserva, due Campo ai Sassi Rosso di Montalcino e due Toscana Igt Tenuta Frescobaldi.
Sotto ai 50 euro, convengono la Cassetta Montalcino di Banfi (Rosso Toscana Igt Centine, Rosso di Montalcino Doc e Brunello di Montalcino Docg) a 43,99 euro. Per gli amanti dei bianchi, a 49,99 euro la Cassetta Feudi di San Gregorio con Irpinia Aglianico Doc Rubrato, Greco di Tufo Docg e Falanghina del Sannio Doc (2 bottiglie a testa).
Perfetta per chi vuole variare tra bianchi e rossi la Cassetta Ratti, direttamente dalle colline del Piemonte patrimonio dell’Unesco. Per 43,99 euro il terzetto è così composto: Chardonnay Langhe Doc Ochetti, Dolcetto Langhe Doc Colombé e Nebbiolo Langhe Doc Ochetti.
METRO: LE MIGLIORI CONFEZIONI DI NATALE SOTTO AI 40 EURO
Validissime quasi tutte le proposte enologiche “bipack” o “tripack” sul Catalogo Cesti e Regali di Natale di Metro Italia Cash & Carry, sotto ai 40 euro. Tra queste, sono da preferire Cassetta Valpolicella Bertani (37,99 euro), Cassetta Montalcino Col d’Orcia (37,90 euro) e Cassetta Cantina Bolzano (38,99 euro, con cavatappi professionale).
Scendendo ancora di fascia prezzo, bene la Confezione Duetto Astoria (11,99 euro) e la Cassetta Duetto Frescobaldi (18,99 euro). Tra le bottiglie di grandi formati come il Jeroboam, ottimo prezzo per l’Amarone della Valpolicella Docg Santa Sofia a 104,99 euro.
Da non perdere la Magnum di Bolgheri Doc Il Bruciato di Marchesi Antinori (36,99 euro), così come la Magnum di Amarone della Valpolicella Classico Docg Costasera di Masi. Per gli amanti dello spumante, scelta obbligata per il Magnum Brut Cuvée Prestige Bellussì di Bellussi.
Infine, per chi vuol giocare fuori dai confini nazionali, il Magnum di Bordeaux Aoc rouge Chateau de Costis (12,99 euro) è da preferire al Magnum Cariñena Do Roble La Sastreria (6,99 euro).
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Fira de Barcelona, in collaborazione con Alimentaria Exhibitions, organizza dal 7 al 9 febbraio 2022 il principale salone del vino spagnolo: la Barcelona Wine Week. L’evento, alla sua seconda edizione, riunirà tutte le Denominazioni d’origine con più di 600 cantine ed oltre 400 distributori già confermati.
L’ottima accoglienza commerciale che il settore sta dando al BWW conferma i buoni segnali di “riattivazione” del mercato del vino. Come spiega il manager dell’evento, Marta Macías, «Barcelona Wine Week sarà il primo evento nel 2022, sia in Spagna che nei suoi mercati di influenza, il che conferisce senza dubbio un importante vantaggio competitivo rispetto ad altri eventi del settore».
BWW 2022 si propone di far conoscere e dare proiezione internazionale ai circa 150 vitigni autoctoni spagnoli. «Varietà autentiche e resistenti, che forniscono un punto di riferimento per un’agricoltura sostenibile che lotta contro il cambiamento climatico. Pertanto, il loro recupero è un trend al rialzo che viene perseguito sia dai piccoli produttori che dalle grandi cantine», afferma Macías.
FORTE VOCAZIONE INERNAZIONALE PER LA BARCELONA WINE WEEK
BWW si focalizzerà sulle opportunità di business per le aziende espositrici, con incontri e occasioni di contatto fra buyer internazionali, distributori, importatori, grossisti e dettaglianti con l’obiettivo di facilitare l’accesso a nuovi mercati.
Secondo il direttore generale della Federazione spagnola del vino (Fev), José Luis Benítez, «Barcelona Wine Week consentirà di rafforzare il trend positivo registrato nelle nostre esportazioni negli ultimi mesi e continuare a consolidare la crescita di valore nei mercati internazionali».
Il programma di BWW Hosted Buyers prevede la partecipazione di più di 350 professionisti internazionali di alto livello provenienti da più di 40 paesi. Più di 4 mila incontri. Inoltre il programma VIP Buyers riunirà circa 1.300 professionisti nazionali del settore. Circa 15.600 professionisti hanno partecipato alla prima di BWW nel febbraio 2020, da 54 Paesi.
LA RAPPRESENTANZA DEL SETTORE
Barcelona Wine Week 2022 riunirà tutta la diversità del vino spagnolo nel padiglione 8 della sede Montjuïc di Fira de Barcelona. Dalle piccole cantine con una forte vocazione internazionale ai marchi più emblematici e rinomati della scena vinicola spagnola.
La rassegna promuoverà ancora una volta un modello espositivo unico che propone un tour esperienziale del territorio vitivinicolo nazionale. Un format strutturato intorno alla grande varietà dei territori di produzione, rendendo possibile una presenza paritaria tra le cantine ei marchi partecipanti. La zona commerciale sarà strutturata in due aree principali.
BWW Lands riunirà le cantine organizzate da Denominazioni di Origine e altri marchi di qualità. In BWW Brands si troveranno anche i marchi più emblematici e rinomati insieme ad aziende che offrono attrezzature, accessori e servizi al settore. Allo stesso tempo, la mostra porterà avanti un programma con un’ampia gamma di attività che promuoveranno esperienze educative e sensoriali legate al vino.
CONSOLIDARE LA RIPRESA
Tutto fa pensare che il 2021 sia un buon anno per i vini spagnoli, in preparazione della BWW 2022. I dati dell’Osservatorio del mercato del vino spagnolo (OeMV) prevedono una forte domanda sia dai mercati internazionali che dal mercato spagnolo. Domanda che dovrebbe far tornare il mercato al ritmo del 2019. Anche la sospensione temporanea delle tariffs statunitensi sta incoraggiando le esportazioni.
Con una superficie vitata di 949.565 ettari (circa il 13% del totale mondiale), la Spagna è una potenza internazionale nel mercato del vino. Secondo il Fev, le circa 4.300 cantine spagnole hanno un fatturato di 5.381 milioni di euro l’anno. Una catena del valore che rappresenta il 2,2% del valore aggiunto lordo in Spagna.
I vini spagnoli sono venduti in 189 Paesi. con la Spagna che è il secondo esportatore mondiale in volume e il terzo in termini di valore. Prima della pandemia, quasi 3 milioni di persone visitavano ogni anno le cantine e i musei delle Strade del Vino della Spagna, spendendo circa 80 milioni di euro l’anno.
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Due sequestri per complessivi 10.550 ettolitri tra mosti e vini per un valore di 1 milione di euro. È il bilancio dell’operazione compiuta tra il 9 e l’11 novembre dagli ispettori dell’ufficio periferico Icqrf Repressione Frodi della regione Puglia.
Gli uomini del pool del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali hanno controllato la documentazione detenuta in uno stabilimento vinicolo della provincia di Foggia. I vini presenti in cantina non erano registrati nel registro telematico del Sian.
Agli oltre 9 mila ettolitri di vino non erano associate nemmeno le relative documentazioni contabili, impedendo di rilevare la tracciabilità delle materie prime e delle attività produttive. A questo sequestro, del valore di circa 900 mila euro, si affianca quello operato in uno stabilimento vinicolo della provincia di Bari.
Gli Ispettori del Mipaaf hanno sottoposto a verifiche circa 700 ettolitri di vini allo stato sfuso, che riportavano illecite indicazioni relative a vitigni, privi peraltro della necessaria tracciabilità. Il sequestro ammonta a circa 100 mila euro.
Le operazioni si inquadrano nelle costanti attività portate avanti dal Mipaaf in collaborazione con le forze dell’ordine. L’obiettivo è reprimere le frodi, garantire i diritti dei consumatori e sostenere le aziende che rispettano le norme in materia di qualità dei prodotti.
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È stato presentato presso il Grand Hotel Majestic il programma del 54° Congresso Nazionale AIS, Associazione Italiana Sommelier, organizzato per questa edizione da AIS Emilia. Tema del congresso sarà “Il futurismo enogastronomico. Tradizione in movimento”.
Il congresso si terrà a Bologna dal 19 al 21 Novembre 2021. Gli eventi, aperti al pubblico, saranno suddivisi tra l’Oratorio San Filippo Neri, il Grand Hotel Majestic e Palazzo Re Enzo.
«Il tema del congresso è calzante – dice Luciana Finessi, dell’Assessorato all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Regione Emilia Romagna -. La nostra regione ha profonde radici nella tradizione ma anche una grande capacità di innovare e rendersi competitiva sul mercato, è fondamentale che gli imprenditori agricoli possano fare reddito».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Vola il mercato dei vini della Valpolicella, con gli imbottigliamenti in crescita in doppia cifra come pure il prezzo medio delle uve e dello sfuso. Una chiusura di anno da ricordare, che rischia però di trasformarsi in agrodolce a causa dell’aumento senza precedenti delle materie prime legate alla produzione e alla commercializzazione del vino.
È il quadro tracciato dal Consorzio vini Valpolicella con l’analisi degli ultimi dati di filiera. Dati che restituiscono una denominazione in piena salute ma minacciata da una congiuntura che rischia di provocare distorsioni di mercato.
I DATI DELLA CRESCITA
Secondo il Consorzio, gli imbottigliamenti complessivi per l’immissione del prodotto sul mercato sono cresciuti del 16% nei primi 10 mesi di quest’anno rispetto al pari periodo 2020. È l’Amarone a fare la parte del leone (+30,2%, l’equivalente di 15 milioni di bottiglie nei primi 10 mesi dell’anno). Seguono il Valpolicella Ripasso a +14,7% e il Valpolicella a +7,1%.
Un exploit che ha determinato un calo netto delle giacenze di quasi 100 mila ettolitri pari a circa 13 milioni di bottiglie, di cui la metà afferenti ad Amarone e Recioto. Un combinato disposto che, complice anche una vendemmia eccellente, ha fatto lievitare nell’ultimo anno il prezzo medio dello sfuso di Amarone di oltre il 20% e del 13% il Doc atto a Ripasso.
Negli ultimi anni la Doc Valpolicella, denominazione che conta in 19 comuni 8398 ettari per 1677 soci, ha operato scelte contenitive. In particolare sulle rese e attraverso il blocco degli impianti. Il giro d’affari complessivo al consumo supera i 600 milioni di euro.
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È stato inaugurato a Pantelleria il più grande impianto fotovoltaico privato ad energia rinnovabile dell’isola. L’unico al servizio di un’attività produttiva: Cantine Pellegrino. Un impianto di potenza complessiva pari a 86,40 kWp, che permette alla cantina di essere quasi autosufficiente dal punto di vista energetico, grazie a fonti rinnovabili.
Il nuovo impianto è costituito da 270 moduli fotovoltaici del tipo vetro-vetro, di potenza pari a 320 Wp cadauno. L’installazione è avvenuta «nel pieno rispetto del paesaggio». Non risulta visibile da nessun osservatore e appare integrata nella skyline della zona.
L’investimento nel fotovoltaico consentirà a Pellegrino di godere di un notevole risparmio di energia elettrica, pari a circa 105 MWh l’anno. Anche l’ambiente ne trarrà beneficio. Si stimano infatti circa 49.600 kg di emissioni di CO2 evitate.
«Crediamo fortemente nello sviluppo sostenibile della nostra attività produttiva – commenta Benedetto Renda, presidente della Pellegrino e del Consorzio Vini Pantelleria Doc – e sempre e comunque nel rispetto dell’ambiente. Oggi siamo la prima cantina sull’isola ad essere dotata di un impianto fotovoltaico, ma ci auguriamo che anche altri possano seguire la nostra iniziativa al fine di preservare questo territorio unico e sostenerne l’economia».
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Doppia figuraccia del Governo Draghi in diretta tv, sulla telenovela Prošek croato contro Prosecco italiano. Protagonista Gian Marco Centinaio, sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, intervenuto mercoledì 10 settembre al programma Re Start di Rai 2.
In studio con l’altro ospite Oscar Farinetti, Centinaio dapprima sembra ammettere che il Prošek, in quanto “vino dolce“, non costituisca ad oggi una reale minaccia per il Prosecco. Poi rincara la dose, equiparando la querelle in corso tra Italia e Croazia a quella della Francia contro la Spagna, per gli “Champanillo“.
«Il rischio più di tutti – ha dichiarato testualmente l’ex ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio – è che l’Europa autorizza il marchio del brand Prošek. Sono qualche decina di migliaia di bottiglie e teoricamente non dovrebbero impaurire nessuno. Domani il Prošek decidono di cambiare il disciplinare e fanno un Prošek frizzante, simile al Prosecco. La cosa è finita lì: abbiamo creato l’italian sounding in Europa».
LA GAFFE SUI TAPAS BAR “CHAMPANILLO”
Forse ancor più pesante il secondo scivolone tv del sottosegretario del Governo Draghi, non corretto né dalla conduttrice né da Oscar Farinetti. «L’Europa ha bloccato la diatriba tra la Francia e la Spagna sullo Champagne – sono le parole di Centinaio – analoga a questa. La Spagna stava producendo lo Champanillo. La Francia ha detto: “No, non puoi chiamarlo così”. Perché? Perché inganna il consumatore».
In realtà, come riportato da WineMag,it il 9 settembre 2021, “Champanillo” non era un vino spagnolo, bensì una catena di Tapas bar diffusa in diverse località turistiche della Spagna, in particolare in Catalogna.
«Il nome Prosek è ingannevole. Io conosco persone di livello culturale medio che pensano che “Prošek” sia la traduzione inglese di “Prosecco”», ha aggiunto Centinaio, scatenando la reazione di Oscar Farinetti. «Si gioca sull’ignoranza – la replica – quindi facciamo le leggi sull’ignoranza».
«PROŠEK NON È ITALIAN SOUNDING»
«Io sono stato là in Dalmazia – ha evidenziato l’imprenditore, patron di Eataly – da questi quattro contadini. Il Prošek è un vino costoso, importante: è un’altra storia. Un vino di cinque anni di invecchiamento, di antiche tradizioni. Costa dieci volte il Prosecco. Il tema è: questi contadini strepitosi, piccoli, meravigliosi, brava gente, sono disponibilissimi a scrivere “Prošek dalmata” grosso come una casa sulle etichette. E non vedono l’ora».
Secondo Oscar Farinetti, «Prošek e Prosecco sono due cose completamente diverse: è come paragonare una bicicletta con un’automobile». «Non è italian sounding – ha sottolineato – sono secoli che lo chiamano Prošek . Noi siamo un paese di sciovinisti. È una storia di nicchia, piccola, di un paesino. E noi andiamo a fare Golia. Veramente non è un problema. I problemi dell’italian sounding sono altri».
FARINETTI: «ZAIA? FA SCENA»
Spazio anche per una stoccata al governatore della Regione Veneto: «Anche Luca Zaia dice che non è un problema: fa scena, è logico!», ha attaccato Farinetti, sempre in diretta tv Rai, a Re Start. «Questo è il modo di lavorare nel nostro Paese – ha aggiunto – ci occupiamo di robe che non esistono e perdiamo di vista il grande problema».
Sempre secondo l’imprenditore piemontese, «siamo diventati i migliori al mondo grazie alle generazioni che ci hanno preceduto, che non si occupavano di queste stupidaggini del Prošek e del Prosecco. Mentre noi facciamo i poliziotti, esportiamo la metà della Francia e meno della Germania. Noi, così fighetti, esportiamo la metà di quello che potremmo».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Poche le offerte sul vino a volantino in questa metà di novembre, con le insegne che forse stanno affilando le armi in vista delle festività di Natale 2021.
Fanno eccezione Il Gigante ed Iper, La grande i con un buon numero di referenze in promozione, anche se l’ampiezza di gamma non è ai livelli dei volantini precedenti.
Volantino Aldi fino al 24 Novembre, “+Risparmio”
Traminer Trevenezie Igt: 6 pezzi 15,96 euro (3 / 5)
Rosso Veneto Igt Appassimento: 8,99 euro (3,5 / 5)
Soave Spumante Doc Extra Dry: 2,99 euro (3 / 5)
Volantino Bennet fino al 17 Novembre, “Riempi la dispensa”
Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg La gioiosa: 4,90 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Grasparossa Ducati Emiliani: 1,90 euro (2,5 / 5)
Sangiovese Toscana rosso Cecchi: 2,98 euro (3,5 / 5)
Volantino Bennet fino al 10 Novembre, “I freschi sotto costo”
Vermentino frizzante Aragosta: 3,50 euro (3 / 5)
Prosecco Cescon: 3,28 euro (3 / 5)
Chardonnay Sicilia Igt Settesoli: 2,99 euro (4 / 5)
Bianco o Rosso Terre Siciliane Igt Botte Buona: 1,49 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Iper fino al 16 Novembre, “Sottocosto freschi”
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Colorato, divertente, informale ma elegante, Mitù (via Panfilo Castaldi 28, a Milano) è il primo vero fine dining che vede protagonista la cucina colombiana in Europa. L’idea di Mitù nasce alla fine del 2019 da 4 amici, tra cui Ivan Cordoba, ex difensore dell’Inter e della nazionale colombiana e ora dirigente sportivo del Venezia.
Un ristorante piacevole, dall’atmosfera familiare dove gustare una cucina ricercata, di qualità, identitaria e capace di dare vigore a ogni tipo di piatto e ingrediente, risaltandone il lato esotico e l’autenticità.
MITÙ È LA CAPITALE DEL VAUPÈS
Nasce così Mitù, non un semplice ristorante, ma una porta d’ingresso per entrare, attraverso il cibo, le atmosfere e gli arredi, nel vero spirito colombiano. Mitù è infatti la capitale del dipartimento del Vaupès. Un nome scelto non a caso.
È al confine con il Brasile, destinazione ideale da cui partire per immergersi nella profondità della foresta amazzonica, luogo magico la cui anima è rappresentata dal giaguaro, il più grande carnivoro del Centro e Sud America, presente anche nel logo del ristorante.
Mitù è anche il desiderio di Ivan Cordoba, nato e cresciuto in Colombia, ma che dal 2000 vive in Italia e che desideracompartir con il paese che l’ha adottato le meraviglie della sua terra natia.
Da qui la scelta di affidare la consulenza per la parte food ad Alvaro Clavijo, del ristorante El Chato di Bogotà, tra gli chef più rinomati della Colombia, settimo nella classifica dei Latin America’s 50best.
IL NUOVO RISTORANTE DI IVAN CORDOBA
Mitù è stato realizzato dallo studio MA2A di Andres Cordoba. Ricavato da un ex magazzino e situato in via Panfilo Castaldi, in uno dei quartieri più caratteristici di Milano, il locale di 250 mq, si snoda in un percorso minimale e sensoriale, tutto da scoprire.
L’ospite viene accolto in una zona ingresso con cucina a vista, dove può ammirare un affresco che rappresenta un paesaggio tipico della foresta amazzonica. Dal bancone bar può iniziare il suo viaggio alla scoperta dei sapori e dei profumi colombiani degustando i cocktail. Per poi proseguire nella zona principale, cuore del locale, nel patio con giardino verticale e piante di sottobosco a una parete, o nella sala privé.
Tutto si ispira alla Colombia, ogni oggetto narra una storia e concorre a creare un’atmosfera densa, avvolgente che caratterizza questo locale dai colori che si ispirano alla natura, ai fiori, agli animali e alla terra in una sinfonia di gialli, marroni, arancioni che scaldano e ne fanno un ambiente accogliente e allegro. Un luogo di pura meraviglia e un pizzico di follia.
GLI ARREDI ARTIGIANALI
Le pareti sono vestite con maschere tipiche dei carnevali locali e con ceste che ricordano come le donne locali siano solite portare i frutti della terra, mentre le ceramiche dipinte a mano provengono da Antioquia. Gli arredi, appositamente realizzati da artigiani colombiani, vedono l’utilizzo di legno di mogano e materiali.
La luce è un altro elemento importante del ristorante: tenue, diffusa dalle lampade in paglia anch’esse provenienti dalla Colombia, che accarezza e sembra filtrata dalla vegetazione, una sensazione che si può percepire nella foresta amazzonica.
Alvaro Clavijo, colombiano doc, è l’artefice della creazione dei piatti, insieme a Jose Narbona Rodriguez, spagnolo, lo chef resident, perfetto interprete della proposta gastronomica colombiana. Da Mitù, tutto è preparato in casa, a partire dal pane.
Piatti giocosi, belli da vedere, mai banali, dove la materia prima di qualità è al centro. Gli ingredienti arrivano in parte dal Sudamerica, soprattutto frutta e verdura, che caratterizzano al meglio lo stile e identificano la filosofia della cucina, e in parte dai migliori produttori italiani. Al ristorante il comune denominatore è la convivialità.
IL MENU DI MITÙ MILANO
Sedersi per condividere il gusto del cibo più vero e concreto, attraverso un menu completo che invita l’ospite a fare un viaggio in un paese lontano, moderno, rigoroso, capace di divertirsi in modo responsabile e che restituisce un’altra faccia della Colombia.
Si comincia con “Scopri la Colombia“, una piccola degustazione di antipasti della tradizione, si passa poi ai “Piattini” piccole tapas di vario genere per stuzzicare l’appetito. Si continua poi con gli “Antipasti” e le “Specialità”, piatti unici a base di pesce.
È il caso del Patarashca, pescato cotto in foglia di banano, okra e salsa di chontaduro o carne come l’Entrana, riduzione di frijoles, papa criolla e aji di guatila e huacatay o il Solomillo con reducción de frijoles ajÌ de guatila y huacatay e per finire i “Dolci”.
Ricette tradizionali, tipiche, reinterpretate dalle mani dello chef senza nessuna pretesa di stravolgimento, ma nel pieno rispetto dell’originale. Piatti e salse talvolta insoliti ma che ben raccontano l’anima del paese.
Un esempio? L’Ajiaco, una zuppa a base di patate, pannocchie, pollo molto popolare e tra le più amate del paese. È anche il piatto tradizionale della vigilia di Natale. Una zuppa che riscalda il cuore condivisa in caratteristiche ciotole di terracotta nera.
LA ROTAZIONE DELLE MATERIE PRIME E I VINI NATURALI
Il menù del nuovo ristorante di Milano dell’ex giocatore dell’Inter Ivan Cordoba cambia 4 volte l’anno. È quindi stagionale e legato alla reperibilità delle migliori materie prime del momento. Tra i signature dishes: Granadilla, leche de tigre e anacardi, l’Empanada di pulled pork e aji di tomate de arbol, Ceviche di pescato del giorno, avocado, e Guatila, tamal con platano maduro e finferli.
Ad accompagnare la proposta gastronomica, una carta dei vini contemporanea. Spazio non solo alle grandi cantine, ma anche alla ricerca di realtà emergenti di alto livello, con un occhio molto attento al mondo dei vini naturali.
Bianchi, rosati e rossi provenienti dalle migliori aziende vinicole italiane, spumanti e champagne, i migliori vini del Sud America, vini dalla Spagna, Francia e alcune chicche di altri paesi europei.
Non mancano gli spirits, le birre e i cocktails realizzati dalla bartender Myriam Riboldi. Il servizio è curato dal restaurant manager e sommelier Andrea Beccaceci. La sala può contenere fino a un massimo di 60 coperti, compreso il cocktail bar.
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Le Isole Canarie sono uno scrigno di biodiversità che nel corso dei secoli si è arricchito di nuove coltivazioni, come quella del caffè. Una produzione relativamente recente. Duecento anni di storia, rendono l’arcipelago il produttore di caffè più a nord del mondo. Ad avere questo primato è in particolare la Valle di Agaete sull’isola di Gran Canaria, dove il caffè è arrivato all’inizio del XIX secolo.
La Valle di Agaete è l’unico luogo in Spagna e uno dei pochi in Europa dove si produce il caffè in modo permanente. Riconosciuto ufficialmente alla Fiera di Parigi del 1898, il caffè della Valle di Agaete è coltivato con tecniche artigianali da oltre 50 famiglie.
Producono 5 mila chili di caffè all’anno in un’area di 45,5 chilometri quadrati di fertile terreno vulcanico situato a 150 metri sul livello del mare, accanto alla Riserva Naturale di Tamadaba, parte della Riserva della Biosfera di Gran Canaria.
LE CANARIE E TYPICA, IL CAFFÈ DI AGAETE
Il caffè della Valle di Agaete è uno dei più eccellenti al mondo. Si tratta di una varierà di arabica, la “Typica”, di origine etiope. Anche il clima è ideale, classificato come subtropiclae.
La temperatura rimane tra i 18 e i 20 gradi centigradi tutto l’anno, ricreando le condizioni perfette per le coltivazioni tropicali (alberi di banane, boschetti di mango e piantagioni di caffè).
Le famiglie raccolgono il caffè in primavera, rigorosamente a mano. Le bacche sono fatte essiccare su tavole rialzate per 20 giorni per poi procedere all’estrazione dei chicchi del caffè.
Questo processo contribuisce a preservare il sentore dolce tipico della bacca. Il caffè di Agaete è leggero in bocca, molto aromatico e profumato, con certe sfumature acide e un retrogusto amaro molto caratteristico, con note di cioccolato, liquirizia e frutta.
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Al via la nuova stagione del Radicchio Rosso di Treviso tardivo a marchio Igp. Un orgoglio per le zone di produzione composta solamente 24 comuni tra le provincie di Treviso, Venezia e Belluno. Una bandiera di qualità riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo.
La consueta raccomandazione da parte del Consorzio di tutela rimane quella di cercare il prodotto a marchio. Solo il bollino infatti certifica il tracciamento della qualità e permette di distinguere un prodotto di qualità superiore da uno unicamente superiore nel prezzo di vendita.
Una stagione che, in attesa delle temperature più rigide, avanza con una scrupolosa selezione dei cespi da parte delle aziende. Selezione necessaria per immettere sul mercato un prodotto idoneo e rispettoso del disciplinare di produzione del Radicchio di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp.
Qualità come parola d’ordine sia nei confronti della grande distribuzione che dei consumatori. Un impegno che il Consorzio persegue in tutta la filiera e che incontra una sempre più crescente richiesta del pubblico. Proprio per la varietà tardiva, infatti, la produzione certificata dell’annata 2020/2021 registra un incremento del +15% rispetto all’anno precedente.
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Al via la nuova stagione del Radicchio Rosso di Treviso tardivo a marchio Igp. Un orgoglio per le zone di produzione composta solamente 24 comuni tra le provincie di Treviso, Venezia e Belluno. Una bandiera di qualità riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo.
La consueta raccomandazione da parte del Consorzio di tutela rimane quella di cercare il prodotto a marchio. Solo il bollino infatti certifica il tracciamento della qualità e permette di distinguere un prodotto di qualità superiore da uno unicamente superiore nel prezzo di vendita.
Una stagione che, in attesa delle temperature più rigide, avanza con una scrupolosa selezione dei cespi da parte delle aziende. Selezione necessaria per immettere sul mercato un prodotto idoneo e rispettoso del disciplinare di produzione del Radicchio di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp.
Qualità come parola d’ordine sia nei confronti della grande distribuzione che dei consumatori. Un impegno che il Consorzio persegue in tutta la filiera e che incontra una sempre più crescente richiesta del pubblico. Proprio per la varietà tardiva, infatti, la produzione certificata dell’annata 2020/2021 registra un incremento del +15% rispetto all’anno precedente.
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Qualità media dei vini altissima a TheWine Rendez-Vous2021. Protagoniste 19 cooperative vinicole francesi, che hanno messo in mostra i loro pezzi da novanta destinati al segmento Horeca e Gdo, in occasione di una due giorni settembrina, all’ombra della Tour Eiffel.
Una riprova di quanto il sistema cooperativistico d’Oltralpe punti a standard di eccellenza assoluta. Merito, forse, anche del pressing dei tanti vignerons (non ultimi gli Indépendants) che non disdegnano un confronto diretto con i colossi del vino francese. Persino sugli scaffali della Grande distribuzione organizzata: i supermercati.
Sono i numeri a dire molto sull’evento. I 19 espositori di TheWine Rendez-Vous2021 hanno rappresentato 10.141 viticoltori da 112 denominazioni. Ottantamila gli ettari vitati coperti, in tutte le zone più vocate e rinomate della Francia.
Un primo incontro, quello di Parigi, che ha visto ai banchi di degustazione 350 vini, presentati da export manager e titolari delle 19 cooperative. In un’unica sala, un fatturato aggregato annuale di 700 milioni di euro, dato dalle sole vendite di queste etichette.
Dall’Alsazia, Alliance Alsace (Alsace). Dalla Loira, Alliance Loire. Dalla Valle del Rodano (Vallée du Rhône), Cellier des Princes e Jaillance e Maison Sinnae. Per la Bourgogne, Compagnie de Burgondie. Per Bordeaux, Terre de Vignerons, Tutiac e Union de Producteurs de Saint-Emilion (Udpse). Couleurs d’Aquitaine, Plaimont e Vinovalie per l’area Sud Ovest.
E ancora: Marrenon per l’Entre Rhône e la Provenza (Provence), a sua volta rappresentata da Estandon. Non ultime Foncalieu e Sieur d’Arques per la Linguadoca (Languedoc), Vignerons Ardéchois per l’Ardèche e Vignerons Catalans per Roussillon. Un rappresentante anche per la Corsica: l’Union vignerons Ile de Beaute (Uvib), nota come Cave d’Aléria.
«Siamo un gruppo di cantine cooperative con strategie di marketing ambiziose, nonché grandi operatori nelle nostre rispettive zone di coltivazione», commenta a WineMag.it Philippe Tolleret, presidente dell’Unscv, l’Union Nationale De Services Des Cooperatives Vinicoles e Managing director di Marrenon.
Storicamente, abbiamo tutti creato delle reti di distribuzione in Francia e all’estero, concentrandoci sul marchio e sulla costruzione del brand, guidati dall’obiettivo di promuovere rigorosamente la personalità delle nostre regioni. Condividiamo i seguenti valori: motivazione, innovazione, umanità e, naturalmente, qualità».
Pierre Cohen, Managing Director di Cellier des Princes nonché ideatore del format The Wine Rendez-Vous, fa eco a Tolleret. «Ho voluto promuovere questo gruppo di cooperative, leader nelle rispettive regioni e/o denominazioni, il cui standard di qualità è aumentato in modo spettacolare. Da qui l’idea di allestire una degustazione con i loro migliori prodotti».
Tanto ha inciso la voglia di ritrovarci tutti assieme, dopo 18 mesi di pandemia di Covid-19 che ha complicato il contatto fisico e l’opportunità di offrire esperienze a misura d’uomo. Non potevamo scegliere location migliore di Parigi, una città magica».
«In quanto produttori di grandi volumi – chiosa Jean Baptiste Tarel, export manager della cooperativa Union Alliance Alsace – siamo un po’ sottovalutati, anche se la situazione sta pian, piano migliorando».
Eventi come questo dimostrano che la qualità è un cardine delle cooperative del vino francese, che altro non sono se non l’unione di tante famiglie di vignerons. Abbiamo un grande senso di appartenenza e conosciamo bene il valore sociale del sistema cooperativistico».
THE WINE RENDEZ-VOUS 2021 DI PARIGI: I MIGLIORI ASSAGGI
Decine le etichette meritevoli di una menzione, tra le circa 300 degustate in occasione della due giorni parigina. Di seguito quelle da non perdere (non solo nel rapporto qualità prezzo) tra i vini dei vari brand presentati dalle 19 cooperative vitivinicole francesi, in occasione di The Wine Rendez-Vous 2021.
SPUMANTI
Crémant de Limoux Brut Extra Brut 2014 Toques et Clochers, Sieur d’Arques (Languedoc)
*BEST IN SHOW*
Crémant Mayerling Brut, Cave de Turckheim (Alsazia)
Crémant Brut Cigogne, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
Crémant de Loire Blanc Brut Bio, De Chanceny (Loira)
Crémant de Loire Blanc Brut 2012 Impétus, De Chanceny (Loira)
Crémant de Bourgogne Brut Réserve, Le Burgondie (Bourgogne)
Crémant de Loire Brut Rosé, La Cave de Die Jaillance (Loira)
Crémant de Die Grande Réserve 2015, La Cave de Die Jaillance (Vallée du Rhône)
Clairette de Die Tradition Aop brut Légère, La Cave de Die Jaillance (Vallée du Rhône)
Crémant de Limoux blanc, Aguila (Languedoc)
Crémant de Limoux blanc Première Bulle Premium Van Binh, Sieur d’Arques (Languedoc)
VINI BIANCHI
Riesling Racines et Terroirs 2019, Cave du Roi Dagobert (Alsazia) *BEST IN SHOW*
Saumur Blanc Chenin Bio Vegan 2020 Escapade, Alliance Loire (Loira)
Touraine Sauvignon 2018 La Dilecta, Alliance Loire (Loira)
Vacqueyras Blanc 2020, Domaine De La Libellule (Vallée du Rhône)
Châteauneuf-du-pape Blanc 2019, Cellier des Princes (Vallée du Rhône)
Riesling Grand Cru Brand 2017, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
Pinot Gris bio 2019, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
Montagny Blanc 2020 La Burgondie, La Compagnie de Burgondie (Bourgogne)
Aop Gaillac blanc Loin de l’œil 2018 Astrolabe, Vinovalie (Sud-Ouest)
Sauvignon Blanc 2018 Origines Font Renard Blaye blanc, Tutiac (Bordeaux)
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Era solo una questione di tempo. I primi robot camerieri hanno fatto il loro esordio in questi giorni all’Asia Wine Trophy 2021. Si tratta della prima volta in cui la tecnologia si spinge a tanto, in un concorso enologico internazionale. L’annuncio, con tanto di video, è stato diffuso dal direttore della kermesse, il coreano Chan Jun Park.
«Dopo aver introdotto i tablet per le valutazioni dei vini, all’Asia Wine Trophy fanno il loro esordio i robot», commenta il managing director del concorso in programma dall’8 all’11 novembre al Expo Museum di Daejeon, in Corea del Sud.
Nel video diffuso da Chan Jun Park si vedono cinque robot camerieri in azione nel “backstage” dell’Asia Wine Trophy. Due sono in movimento. Il primo trasporta delle bottiglie, in una sorta di secchiello. Il secondo torna alla base, vuoto.
CHI PRODUCE I ROBOT CAMERIERI?
Secondo ricerche di WineMag.it, l’azienda produttrice è la Bear Robotics di Redwood City, California. Fondata nel 2017 dal coreano John Ha, ha esordito sul mercato con “Penny”. Sulla base dei dati aggiornati a maggio 2021, i robot camerieri della gamma denominata Servi avrebbero già percorso 31.400 miglia.
«Prossima fermata, la luna!», promette Bear Robotics. «Con i nostri robot – sintetizza John Ha – stiamo ridisegnando la ristorazione, rendendo più semplice organizzare il lavoro e offrendo nuove esperienze gastronomiche ai clienti». I robot camerieri della gamma Servi Bear Robotics che hanno fatto il loro esordio all’Asia Wine Trophy 2021 sono stati infatti pensati per bar e ristoranti.
BEAR ROBOTICS: LA NUOVA FRONTIERA DELLA RISTORAZIONE
L’azienda californiana è stata infatti insignita del Kitchen Innovations Award nel 2019, anno del centesimo anniversario della National Restaurant Association che raggruppa 380 mila ristoranti negli Usa.
I robot camerieri hanno un’autonomia di 12 ore, con 4 ore di carica della batteria. Possono essere personalizzati secondo le specifiche richieste dai clienti, sulla base delle caratteristiche dei locali in cui dovranno operare.
I Servi di Bear Robotics sono in grado i mappare gli spazi e di muoversi secondo i percorsi prescritti, senza sbattere contro gli ostacoli. Le performance dei robot camerieri migliorano nel tempo, grazie a una dashboard di controllo e ottimizzazione. Chissà che un giorno, all’Asia Wine Trophy, non inizino pure a degustare il vino.
VIDEO: I ROBOT CAMERIERI DI BEAR ROBOTICS IN AZIONE
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
L’annata 2021 è stata insidiosa e caratterizzata ovunque da forti contrasti, rendendo più concreto e tangibile il fenomeno del cambiamento climatico. A Masseto il grande punto di forza è stata sicuramente la capacità di risposta delle viti.
Come spiega il Direttore della Tenuta Axel Heinz «le sue caratteristiche del terroir hanno permesso di ammortizzare gli estremi climatici e di canalizzarli creando condizioni sì limitanti, ma allo stesso tempo prive di sofferenza. Proprio da queste premesse possono nascere grandi vini».
Fondamentali si sono rivelati gli elementi caratterizzanti di Masseto come suolo e microclima. Per l’elemento suolo determinante è stata la presenza di argilla blu, elemento di unicità di Masseto. Argilla capace di accumulare riserve idriche nella profondità del suolo, per rilasciare solo la quantità d’acqua necessaria ad evitare lo stress delle viti superando la siccità estiva.
Il microclima, caratterizzato da brezze marine e temperature miti, ha messo al riparo in primavera dalle gelate, mentre in estate ha garantito quella ventilazione necessaria a superare l’eccesso di calura. La sinergia tra tipologia di suolo e areale di produzione, insieme al lavoro in vigna hanno permesso di trasformare le insidie in eccezionali punti di forza.
LA VENDEMMIA 2021
La vendemmia, senza una goccia di pioggia, è cominciata il 30 agosto con le vigne più giovani e gli appezzamenti più precoci del Masseto alto. La vendemmia dei merlot ha visto cinque passaggi diversi fino alla metà di settembre. Il cabernet franc è stato raccolto tra il 15 e il 28 settembre. Le prime sensazioni sono quelle di un’annata di grande stile. Appena sarà finita la svinatura i vini saranno trasferiti nelle barriques dove inizieranno il loro lungo periodo di affinamento.
«la stagione siccitosa ha concentrato l’uva, dalla quale sono nati vini di grande intensità e stoffa – dice Heinz -. I colori sono particolarmente intensi, così come i profumi, caratterizzati da sentori di frutta a bacca nera pienamente matura. In bocca troviamo l’inconfondibile equilibrio tra ricchezza e fermezza che caratterizza Masseto. I vini sviluppano un palato ricco e concentrato che ci ricorda alcune delle più grandi annate come 2006, 2010 o 2016».
Tutte aspettative che si dovranno concretizzare tra due anni, quando il vino avrà concluso il suo affinamento e sarà pronto per andare in bottiglia. Com’è ormai prassi consolidata a Masseto vengono limitate al massimo le azioni in cantina per lasciare che i vini trovino il loro naturale equilibrio.
LE NOVITÀ DELL’ANNATA 2021
Il 2021 ha portato anche una novità in cantina con l’arrivo di Gaia Cinnirella, che a partire da questa vendemmia ha preso l’incarico di enologa. Gaia, già Assistente Direttore Tecnico e in seguito Responsabile Vigneti di Biondi Santi dal 2018-2021, si è dichiarata entusiasta di poter contribuire alla crescita e stabilità enologica di una cantina come Masseto.
«Dopo gli stage presso importanti realtà come Allegrini e Tenuta San Guido, ho potuto far maturare la mia passione prima nell’azienda di Istine e poi in Biondi Santi. Ora – dichiara Cinnirella – sono orgogliosa di far parte di questa incredibile squadra. Un sogno per chi, come me, ama il suo lavoro e vive ogni esperienza come un’opportunità di crescita. L’ambiente estremamente stimolante e in continua evoluzione sarà per me una sfida con uno sguardo sempre rivolto in avanti, come un vino quale Masseto richiede».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Segnali positivi in vista di ProWein 2022. Fervono i preparativi per la più importante fiera mondiale di vini e spirits, in programma a Düsseldorf dopo la cancellazione dell’edizione 2021.
Proprio mentre in Germania si registra un’impennata di casi Covid-19, Messe Düsseldorf conferma le date (dal 27 al 29 marzo 2022). Definisce «promettente sotto ogni aspetto» lo stato dei lavori. E comunica l’ampliamento da tre a 13 padiglioni. Corridoi allargati da un minimo di 4 a un massimo di 6 metri, contro la media di 3 delle precedenti edizioni.
Nelle scorse settimane – spiega Michael Degen, direttore esecutivo di Messe Düsseldorf – come da programma abbiamo proceduto a definire le posizioni degli stand degli espositori e affrontato i temi della degustazione, del contenimento del numero di visitatori, dell’ampiezza delle corsie. Il tutto mosso dalla volontà di proteggere in modo molto restrittivo gli ospiti dal Covid-19».
Primi dettagli anche sull’ampliamento dello spazio espositivo. «A scanso di equivoci – spiega ancora Michael Degen – lo spazio espositivo affittato non aumenterà. Mettiamo a disposizione solo altri tre padiglioni. Alla fine è proprio come in vigna, dove la “distanza tra i singoli filari” viene aumentata, per ottimizzare la “ventilazione” delle viti».
I PADIGLIONI DI PROWEIN 2022
Padiglioni 1, 4 e 5: Germania
Padiglione 5: Austria ed Europa
Padiglione 7.0: “Same but Different”
Padiglioni 9-11: Francia
Padiglione 11: Europa e Spirits
Padiglione 12: oltremare
Padiglione 13: Portogallo
Halen 13 e 14: Spagna
Padiglione 15: Europa Padiglioni 15-17: Italia
Padiglione 17: Europa
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
«L’analisi di revisione non ha confermato l’esito di prima istanza». Con queste parole il Ministero dell’Agricoltura ha confermato quanto Terre d’Oltrepò sostiene da sempre: il Pinot Nero vinificato rosso vendemmia 2018 sequestrato nel maggio scorso nella cantina di Broni, in Oltrepò pavese.
La comunicazione è arrivata sulla scrivania del presidente Andrea Giorgi e non lascia dubbi. I tecnici incaricati dalla Procura di Pavia di eseguire una revisione delle analisi sul vino, «hanno confermato che è pulito».
«Nei nostri vini non ci sono sostanze proibite – continua il presidente di Terre d’Oltrepò -. Già con lo spumante Metodo Classico (in vendita nei supermercati Eurospin, ndr) l’esito era stato identico, dato che le analisi eseguite per conto della Procura sulle bottiglie sequestrate in cantina non avevano rilevato la presenza delle famose diglicerine cicliche».
Le analisi di revisione in contraddittorio sono state fortemente volute da noi e dai nostri difensori, nella coscienza che nel nostro vino queste sostanze non entrano. Ringraziamo la Procura per avere accolto la nostra richiesta di ripetere le analisi».
«IN OLTREPÒ FINTI PALADINI DELLA GIUSTIZIA»
Gli avvocati difensori di Terre d’Oltrepò hanno chiesto al Pubblico Ministero l’archiviazione del procedimento penale in corso. È il momento, per Andrea Giorgi, di togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
«Da questa esperienza abbiamo imparato molto e abbiamo tratto nuova forza per guardare al futuro nell’interesse dei nostri soci e del nostro territorio. Abbiamo anche capito – continua il presidente – chi sono i finti paladini della giustizia».
Coloro che hanno usato i media contro la nostra azienda e contro il nostro territorio senza alcuna prova concreta, quando le indagini dovrebbero essere segrete, causando un enorme danno di immagine ed economico a tutti noi operatori del vino dell’Oltrepò Pavese».
«Danno – attacca Andrea Giorgi – di cui non c’era proprio bisogno in un periodo come quello che stiamo vivendo. Ci riserviamo di rivalutare tutto quanto è stato dichiarato e scritto e di chiedere conto, anche in termini risarcitori, ai responsabili. Con un obiettivo: perché in futuro degli operatori onesti non debbano più vivere la gogna sulla propria pelle».
E TERRE D’OLTREPÒ APPROVA IL BILANCIO
Sulla scorta delle notizie positive arrivate dal Ministero dell’Agricoltura, la cantina oltrepadana ha varato il bilancio. L’assemblea dei soci, riunita in presenza con circa 200 dei 700 associati, ha dato il via libera al bilancio 2020/2021. Il fatturato di Terre d’Oltrepò si è chiuso al 30 giugno 2021 col segno più: oltre 35 milioni di euro, contro i 31 milioni dell’esercizio 2020.
Nell’occasione, Giorgi ha rimarcato «la necessità di rivedere il livello dei prezzi delle uve conferite, oggettivamente non adeguato al lavoro fondamentale dei soci e alla sostenibilità delle loro aziende».
È in atto un processo di riposizionamento strategico di tutto il comparto di Terre d’Oltrepò – ha spiegato il numero uno della cooperativa dell’Oltrepò pavese – ed è in previsione una nuova struttura organizzativa adeguata alle dimensioni dell’azienda e alle evoluzioni dei mercati e dei clienti».
UN NUOVO BRAND PER LA CANTINA DI BRONI
Diverse le mosse pensate dal management della cantina per ravvivare i marchi aziendali. La Versa, secondo quanto riferito ai soci della cooperativa durante l’assemblea, produrrà «esclusivamente spumanti Metodo Classico», nel solco di una storia gloriosa, oggi da rispolverare. E la linea di vini realizzati in collaborazione con l’enologo Riccardo Cotarella? «Continuerà con un progetto più ardito», rivela un sintetico Andrea Giorgi, contattato da WineMag.it.
La cantina di Casteggio opererà invece con prodotti rivolti al mondo Horeca. Per la cantina di Broni sarà infine ideato «un nuovo brand, con vini studiati per accogliere i gusti dei giovani, ovvero i consumatori di domani, nonché potenziali nuovi clienti».
«Mi sento di rassicurare i nostri conferitori sulle scelte che abbiamo fatto e, soprattutto, andremo a fare – ha sottolineato il presidente della cooperativa – perché si basano su ricerche meticolose di mercato che ci stanno permettendo di ridisegnare il futuro della nostra cantina».
Al termine dell’assemblea è stato approvato a maggioranza il bilancio 2021. Bocciati dall’assemblea dei soci di Terre d’Oltrepò l’aumento di capitale sociale e l’applicazione delle multe per i soci irregolari nel conferimento. Negato anche il gettone di presenza ai consiglieri e ai membri del comitato esecutivo.
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«Un Pét-nat. Ma cos’è, poi, un Pét-nat?», se non «l’apostrofo roseo» (ma pure bianco ed orange) tra le parole “vino frizzante” e “birra artigianale“? Tralasciando voli pindarici e mettendo da parte – almeno per un attimo – Cyrano de Bergerac, quello dei Pétillant naturel è un fenomeno internazionale che non può (più) passare inosservato. Un trend che, tra punte di qualità e casi organoletticamente “disperati”, ha finito per convincere anche diverse cantine italiane. In Campania, la storia di successo è quella di Casebianche.
I 14 ettari della cantina di Torchiara, in provincia di Salerno, si sono riscoperti terra fertile per la produzione di tre “bollicine”, nel solco del boom mondiale dei Pét-nat. «Tutto è iniziato nel 2010 – spiegano a WineMag.it Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio, durante Campania Stories 2021 – anno in cui abbiamo iniziato a produrre “La Matta”, da uve Fiano».
LA CRESCITA DEI PÉT-NAT
Appena mille bottiglie, che il mercato ha assorbito in pochi mesi. Nel 2012, la stessa sorte è toccata a 6 mila bottiglie di “La Matta”, volatilizzate in un batter d’occhio. «Oggi – anticipano i titolari di Casebianche – l’obiettivo è arrivare a produrre 10 mila bottiglie, dopo aver toccato la quota record di 7 mila bottiglie ormai da diversi anni».
Stesso target per gli altri due Pét-nat che si sono aggiunti alla gamma, registrando un successo pari a quello del primo nato della cantina salernitana. Si tratta de “Il Fric“, Paestum Igt frizzante ottenuto da uve Aglianico in purezza, introdotto nel 2015. E dell’ultimo arrivato “Pashkà“, Paestum rosso frizzante sur lie Igt prodotto a partire dal 2017, da una cuvèe di Aglianico e Barbera campana.
«Pashkà – sottolineano Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio – è il punto di approdo finale del nostro percorso nella produzione di questa tipologia di vini conosciuti a livello internazionale come Pét-nat, che tanto stanno riscuotendo successo per la loro grandiosa accessibilità e facilità di beva».
Al di là del numero di bottiglie, in crescita costante, questo vino nasce dalla necessità e dal desiderio di recuperare una tradizione che in Campania si era persa: quella del Gragnano, rosso frizzante che è finito per essere prodotto poco e principalmente in autoclave. Pochi fanno rifermentazione in bottiglia, proprio come si faceva anticamente in Campania e come fanno ancora molti produttori di Lambrusco».
LE RAGIONI DEL SUCCESSO
Prima di trovare la quadra, Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio hanno dovuto «lottare» con le uve scelte per Pashkà. «Oltre al Gragnano – spiegano i due coniugi vignaioli – Pashkà guarda ai mitici Colli Piacentini dove si produce il Gutturnio, mix di Bonarda e Barbera. Qui in Cilento abbiamo la Barbera. Al posto del Bonarda, abbiamo pensato di ricorrere all’uva rossa principe delle nostre terre: l’Aglianico. Abbiamo dovuto bilanciare durezze e pressione delle bollicine, sino a ottenere il risultato perfetto a 1,8 bar. Uno in meno rispetto a “Il Fric”».
I prezzi di listino Horeca dei Pét-nat di Casebianche? Incomparabili a quelli di molti “frizzanti” come Gutturnio e Lambrusco, facilmente reperibili nella Grande distribuzione organizzata. Il distributore italiano (Proposta Vini) li vende a circa 9,50 euro. All’estero, i buyer acquistano le “bolle” di Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio per non meno di 6,50 euro.
Un successo che va dal Nord Europa – Danimarca, in primis – al Canada, passando per Paesi dell’Est come l’Ucraina, curiosi di sperimentare nel mondo dei “vini naturali“. In fondo, ovunque si trovino, il bello di certi Pét-nat è che non ci sia bisogno di alcun Cyrano de Bergerac per spiegarli. Né tantomeno di aspettare Rossana, per berli.
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Young Attractive Woman on a Farm. Woman Farmer picking fruit from her organic garden. Agriculture: woman picking ripe apples in garden during fall.
Riguarda anche il settore agroalimentare il Dl Pratiche sleali approvato in queste ore dal Consiglio dei Ministri. Non sarà più possibile «imporre condizioni contrattuali eccessivamente gravose, come la vendita di prodotti agricoli/alimentari a prezzi al di sotto dei costi di produzione».
«Vengono così definitivamente riequilibrati i rapporti di forza tra le parti negli scambi commerciali, garantendo una posizione più equa per gli agricoltori e i produttori», è il commento del Mipaaf. Più in generale, lo schema di decreto legislativo vieta le pratiche sleali nei rapporti commerciali della filiera agroalimentare. Sia tra imprese che in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari, a prescindere dai rispettivi fatturati dei contraenti.
AGROALIMENTARE: PIÙ TRASPARENZA NEGLI ACCORDI DI FORNITURA
Il Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Icqrf) è designato quale autorità nazionale di contrasto. Sarà deputata all’attività di accertamento delle violazioni delle disposizioni previste.
Un altro incarico per l’Icqrf, dopo il recente annuncio dell’accordo con Amazon, per l’inasprimento dei controlli sulle violazioni dei marchi Dop e Igp italiani. Il Dl Pratiche sleali prevede l’introduzione di un livello minimo di tutela comune a tutta l’Unione europea.
NORME COMUNI IN TUTTA L’UNIONE EUROPEA
Comprende un elenco di pratiche commerciali sleali vietate e un elenco di pratiche che saranno autorizzate solo se concordate in termini chiari e univoci al momento della conclusione dell’accordo di fornitura.
L’approvazione del decreto Pratiche sleali da parte del Consiglio dei ministri è frutto del recepimento della direttiva europea. È stata proposta dal Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della Giustizia, dell’Economia e delle Finanze e del Ministro dello sviluppo economico.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
I Reparti del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare hanno sequestrato 800 bottiglie di birra al Cioccolato di Modica Igp da 33 centilitri, per un valore di 3.200 euro. Il sequestro è avvenuto ai danni di un birrificio della provincia di Catania. La denominazione protetta era infatti in etichetta senza autorizzazione.
All’azienda siciliana è stata inoltre comminata una sanzione di 4 mila euro. L’operazione dei Carabinieri ha avuto lo scopo di «proteggere i produttori che seguono rigorosamente i disciplinari di produzione regolamentati a livello europeo, nonché i consumatori, in relazione alle loro scelte di acquisto di prodotti di qualità».
L’ASSENZA DI AUTORIZZAZIONE
Non è la prima volta che i carabinieri effettuano sequestri di prodotti come la “birra al cioccolato di Modica Igp”. Alcuni birrifici artigianali sono stati pizzicati dalle forze dell’ordine per via di etichette che facevano riferimento ad altri prodotti agroalimentari Dop o Igp, senza autorizzazione.
Alcuni birrifici, in passato, si sono visti comminare multe anche per la menzione di specifici vitigni, nella produzione di Italian Grape Ale. L’utilizzo dell’ingrediente, infatti, non è sufficiente a giustificarne la menzione in etichetta, in assenza di autorizzazione.
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Per il 2021 si prevede una produzione mondiale di vino estremamente ridotta, simile a quella della vendemmia 2017. L’Italia si conferma comunque primo produttore. Sulla base delle informazioni raccolte in 28 paesi che rappresentano l’85% del totale, la produzione di vino 2021 è stimata tra 247,1 e 253,5 milioni di ettolitri. Dunque, attorno ai 250,3 milioni di ettolitri. Si tratterebbe del terzo anno consecutivo con un livello di produzione inferiore alla media.
È quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv). Il volume di produzione atteso nell’Ue è scarso, in particolare in Italia, Spagna e Francia, che registrano una riduzione complessiva di circa 22 milioni di ettolitri rispetto al 2020. Le cause sono da ricercare nelle gelate primaverili tardive e nelle condizioni meteo complessivamente sfavorevoli.
Solo i grandi produttori di vino dell’Europa hanno ottenuto raccolti superiori a quelli del 2020, in particolar modo in Germania, Portogallo, Romania e Ungheria. Le prime previsioni sul raccolto statunitense indicano invece un volume di produzione appena superiore a quello 2020.
Il 2021 è risultato un anno particolarmente positivo per i vigneti dell’emisfero australe. Le condizioni metereologiche relativamente favorevoli hanno contribuito a livelli di produzione record in America del Sud, Sudafrica e Australia, con l’eccezione della sola Nuova Zelanda.
PRODUZIONE MONDIALE DI VINO 2021: IL DETTAGLIO
La produzione di vino 2021 può essere considerata estremamente bassa, solo appena superiore al minimo storico registrato nel 2017. Il volume atteso per quest’anno parrebbe contrarsi del 4% rispetto al 2020 (che già era al di sotto della media) ed è inferiore del 7% alla media ventennale.
Questo è il risultato delle condizioni meteo sfavorevoli che hanno colpito duramente i principali paesi produttori di vino europei. In questo scenario complessivamente negativo, l’emisfero australe e gli Usa pare facciano eccezione. Tendendo a bilanciare la caduta dei volumi osservata nell’Ue.
Si tratta del terzo anno consecutivo in cui la produzione mondiale di vino è inferiore alla media. Ciò nonostante, rimane da valutare l’impatto di questo calo sul settore vinicolo alla luce del contesto attuale, in cui la pandemia di Covid-19 contribuisce ancora in modo relativamente incisivo alla volatilità e all’incertezza.
EMISFERO BOREALE
Unione europea
Nell’Unione europea (UE)le condizioni meteorologiche del 2021 non hanno favorito i produttori di uva e la produzione di vino è stimata in 145 Mio hl (esclusi succhi e mosti). Questo volume rappresenta una contrazione di 21 Mio hl (-13%) rispetto al 2020. Complessivamente, le stime preliminari della produzione di vino 2021 nei paesi dell’Ue indicano una situazione abbastanza eterogenea, principalmente dovuta alle differenti condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato quest’anno.
L’anno 2021 si è dimostrato particolarmente negativo per i tre maggiori produttori dell’Ue (Italia, Spagna e Francia, che insieme rappresentano il 45% della produzione mondiale e il 79% della produzione UE), in particolare a causa delle gelate tardive di inizio aprile.
L’Italia si conferma primo produttore con 44,5 Mio hl, nonostante il calo stimato del 9% della produzione di vino 2021 rispetto al 2020 e alla sua media quinquennale. La Spagna, secondo produttore mondiale nel 2021, ha una produzione stimata di 35,0 Mio hl.
Tuttavia, si prevede che questo livello sia in calo del 14% rispetto al 2020 e del 9% rispetto alla sua media quinquennale. La Francia è il paese che ha maggiormente sofferto gli effetti di un’annata disastrosa con forti gelate ad aprile, seguite da piogge estive, grandinate e peronospora. Di conseguenza, la produzione prevista è di 34,2 Mio hl, in calo del 27% rispetto al 2020.
Gli altri paesi Ue
che hanno registrato volumi inferiori rispetto al 2020 sono Austria (2,3 Mio hl, -4%/2020) e Grecia (1,7 Mio hl, -26%/2020). A questi si aggiunge la Croazia, la cui produzione stimata è di 0,7 Mio hl, in calo del 13% rispetto al 2020. Anche Slovenia (0,5 Mio hl, -26%/2020) e Slovacchia (0,3 Mio hl, -2%/2020) parrebbero unirsi al gruppo di paesi che hanno visto una contrazione del proprio livello di produzione di vino.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata da alcuni paesi dell’Ue in cui si prevede una crescita rispetto allo scorso anno. Ad esempio, in Germania, quarto produttore di vino europeo, nonostante i casi di gelate tardive che hanno colpito alcuni dei paesi vicini, la produzione stimata è di 8,8 Mio hl (+4%/2020).
In Portogallo, con 6,5 Mio hl, si prevede un volume di produzione appena al di sopra di quello del 2020 (+1%). Un altro grande produttore, la Romania, il cui raccolto è stato caratterizzato da una grande volatilità negli ultimi anni, prevede una crescita della produzione di vino per il 2021, con 5,3 Mio hl(+37%/2020), un livello superiore del 29% all’ultima media quinquennale.
La produzione di vino 2021 dell’Ungheria è stimata in 3,1 Mio hl, pari a un aumento del 6% rispetto al 2020 e del 4% rispetto alla sua media quinquennale. Per la Bulgaria si prevede una produzione di 0,9 Mio hl, ossia +7% rispetto allo scorso anno, ma -15% rispetto alla sua media quinquennale. Infine, per la Repubblica ceca si prevede una produzione di vino di 0,6 Mio hl, un livello maggiore del 2% rispetto al 2020 e in linea con la sua media.
Al di fuori dell’Ue
Negli Usa, la stima preliminare della produzione di vino 2021 è di 24,1 Mio hl. Questo dato è del 6% superiore a quello dello scorso anno, caratterizzato da un raccolto relativamente scarso a causa degli incendi forestali e della contaminazione da fumo. Ciò nonostante, si prevede che la produzione sarà del 3% al di sotto della media quinquennale. Le cause sono da attribuirsi alle condizioni di siccità registrate in estate in alcune regioni vinicole.
In questo momento dell’anno, i dati sul raccolto in Cina non sono disponibili. Ciò nonostante, si prevede un proseguimento della contrazione della produzione di vino iniziata nel 2016 per le ragioni strutturali descritte nei precedenti report dell’Oiv sulla congiuntura del settore vitivinicolo.
Nei paesi dell’Europa orientale la situazione è generalmente positiva. La produzione di vino 2021 della Russia è stimata in 4,5 Mio hl, lievemente superiore allo scorso anno (+2%/2020), ma inferiore del 2% rispetto alla sua media quinquennale.
La stima della produzione di vino della Georgia è in crescita del 22% rispetto alla già forte produzione del 2020, con un livello record di 2,2 Mio hl, attribuito all’alta resa di quest’anno dell’uva. In Moldova, nonostante le condizioni meteorologiche avverse, con gelate tardive e forti precipitazioni, la produzione di vino 2021 è stimata in 1,1 Mio hl. Segnando un’impennata di circa il 20% rispetto allo scarso volume del 2020, che fu segnato dalla siccità.
Il volume di produzione in Svizzera continua a contrarsi nel 2021 a causa del maltempo. A determinare il calo sono in particolare le gelate in aprile, seguite dalla grandine e dalla peronospora che ha colpito i raccolti a metà estate, facendo registrare un volume di 0,8 Mio hl. Il più basso degli ultimi venti anni. La produzione di vino prevista in Svizzera è inferiore del 10% rispetto al 2020 e del 22% rispetto alla media dei cinque anni precedenti.
EMISFERO AUSTRALE
Nell’emisfero australe, dove la vendemmia si è conclusa nel primo trimestre del 2021, i dati preliminari sulla produzione di vino tendono a essere maggiormente accurati e affidabili in questo momento dell’anno. Dopo un marcato calo della produzione di vino nello scorso anno a causa di condizioni climatiche avverse, il 2021 ha visto una forte crescita in tutti i principali paesi produttori.
La produzione di vino stimata per il 2021 nell’emisfero australe segna un nuovo massimo a 59 Mio hl, +19% rispetto al 2020.I paesi sudamericani hanno registrato una forte espansione della produzione rispetto al 2020. L’assenza di dure condizioni meteorologiche, generalmente causate da El Niño, parrebbe aver contribuito agli ottimi raccolti e agli alti livelli della produzione di vino 2021.
Il Cile è il maggior produttore della regione nel 2021, con una produzione di vino di 13,4 Mio hl, il volume più alto registrato negli ultimi 20 anni, con una crescita del 30% rispetto al 2020. Nel 2021, la produzione di vino dell’Argentina è cresciuta in modo significativo fino a 12,5 Mio hl (+16%/2020), dopo una produzione molto scarsa registrata lo scorso anno. Il Brasile registra un alto volume di produzione 2021, stimato in 3,6 Mio hl.
Si tratta della produzione più alta registrata in Brasile dal 2008 e segna un +60% rispetto allo scorso anno e un +46% rispetto alla sua media quinquennale. In Sudafrica, la produzione di vino 2021 è stimata in 10,6 Mio hl, ossia in crescita del 2% rispetto al 2020. Questo è il terzo anno consecutivo di crescita dopo un prolungato periodo di siccità iniziato nel 2016.
In Oceania, l’Australia registra il maggior raccolto dal 2006, spingendo il volume della produzione di vino 2021 a 14,2 Mio hl (+30% rispetto al 2020 e+14% rispetto alla sua media quinquennale). Una combinazione di temperature miti, limitata incidenza delle malattie e condizioni favorevoli alla vendemmia ha contribuito a questo grande raccolto in Australia, dopo le due annate precedenti rovinate da siccità e incendi.
La Nuova Zelanda è la sola eccezione dell’emisfero australe. Dopo una produzione di vino record registrata lo scorso anno, la Nuova Zelanda ha prodotto 2,7 Mio hl nel 2021, in caduta del 19% rispetto allo scorso anno e del 13% rispetto all’ultima media quinquennale. Le cause della scarsità del raccolto sono da ricercarsi principalmente nelle gelate primaverili tardive.
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L’offerta formativa del Campus Alimentare dell’Università di Barcellona si amplia con il corso di laurea in Gastronomia e Aromi. L’annuncio è avvenuto in mattinata. La nuova cattedra nasce dalla collaborazione tra l’Universitat de Barcelona e Chartier World Lab Barcelona, centro dedicato alla ricerca e allo sviluppo di progetti innovativi nel mondo della gastronomia, degli aromi e della scienza delle armonie molecolari.
Si tratta della prima cattedra nella storia dell’università che combinerà entrambe le materie, al Torribera Food Campus. Le attività della cattedra consistono in un corso biennale sulla gastronomia, gli aromi e la scienza aromatica delle armonie molecolari. Offrirà anche la possibilità di accedere a una una borsa di collaborazione per l’incorporazione nella ricerca di studenti che desiderano perseguire un master ufficiale, incluso nel programma di dottorato in Alimentazione e Salute.
Inoltre, ogni due anni si terranno workshop sulla gastronomia, incentrati su temi legati alle aree di ricerca del Chartier World Lab Barcelona. Un’iniziativa basata principalmente sulla formazione, che sarà integrata con nuove aree di ricerca. L’obiettivo è infatti quello di «permettere lo sviluppo di progetti di ricerca e sviluppo in gastronomia all’interno del settore universitario»
«L’evoluzione della gastronomia – spiegano François Chartier e Isabelle Moren di Chartier World Lab Barcelona – ha portato all’uso del metodo scientifico per comprendere i processi, sviluppare prodotti e innovare sia nei ristoranti di alta cucina che nei centri di ricerca e sviluppo».
«Questa conoscenza – proseguono Chartier e Moren- deve essere condivisa dagli insegnanti agli studenti, affinché possano seguire questo percorso. Chartier World Lab Barcelona e l’Università di Barcellona hanno raggiunto un accordo per sviluppare questa cattedra, seguendo proprio questa linea».
Al momento, il Torribera Food Campus concentra molti ricercatori e gruppi di studio nel campo dell’alimentazione e della gastronomia. Il nuovo corso di laurea in Gastronomia e Aromi servirà proprio da trait-d’union, per promuovere il trasferimento dal campo universitario e teorico a quello pratico.
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Sette dirette live sulla pagina Facebook di ANAG Italia per conoscere da vicino i vincitori del 38° Premio Alambicco d’Oro ANAG. Saranno premiate le distillerie e le aziende vitivinicole che hanno conquistato le 83 medaglie assegnate dal concorso ANAG a grappe, acquaviti e brandy prodotti in tutta Italia. Gli appuntamenti prenderanno il via da sabato 6 novembre e andranno avanti fino a sabato 4 dicembre. Le presentazioni saranno, suddivise per regioni.
Le premiazioni online riprendono la positiva esperienza dello scorso anno e saranno moderate da Paolo Bini, giornalista, relatore e responsabile della comunicazione per ANAG. Ogni appuntamento vedrà la presenza della presidente nazionale Paola Soldi, dei referenti territoriali ANAG e di ospiti istituzionali legati al mondo della distillazione italiana.
IL PROGRAMMA
La prima diretta online è fissata per sabato 6 novembre, alle ore 10, con vincitori e ospiti collegati da Veneto e Lombardia. Lo stesso giorno, alle ore 11.30, sarà la volta di Toscana, Lazio e Sardegna. Gli appuntamenti online in compagnia dei vincitori del 38° Premio Alambicco d’Oro ANAG riprenderanno sabato 13 novembre, alle ore 10, con collegamenti da Puglia, Sicilia e Basilicata.
Sabato 27 novembre, alle ore 10, saranno protagonisti prodotti e ospiti liguri insieme a una prima parte di quelli piemontesi. Alle ore 11.30 sarà la volta di altri ospiti piemontesi in compagnia di collegamenti dalla Valle d’Aosta.
Le premiazioni online del concorso ANAG si chiuderanno sabato 4 dicembre. Alle ore 10 la prima tranche di ospiti collegati dall’Alto Adige e dal Trentino, provincia autonoma che tornerà protagonista anche dalle 11.30 con il Friuli Venezia Giulia.
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Si chiama Resistenti Nicola Biasi la nuova rete di cantine italiane che producono vini da vitigni resistenti: i Piwi (pilzwiderstandsfähig). Il 40enne enologo di Cormons ha deciso di riunire sotto un unico “cappello” la sua Vin de La Neu – Biasi Nicola, Albafiorita, Ca’ Apollonio, Colle Regina, Azienda agricola Barbieri Adele (Della Casa Vini) e Poggio Pagnan. Tutte realtà che si avvalgono della consulenza del winemaker friulano.
Provengono da territori diversi – Friuli, Veneto e Trentino – e coprono una fascia che va dal mare Adriatico alle Dolomiti. «Quando si parla di Piwi – commenta Nicola Biasi – non a caso si fa riferimento a “vini e vitigni del futuro”. Abbiamo il dovere morale di pensare alle generazioni che verranno, lasciando loro un ecosistema che sia salubre e trasmettendo il sapere vitivinicolo che mira all’eccellenza e rende il Belpaese famoso in tutto il mondo. Credo che tutto ciò sia possibile con la viticoltura resistente».
Proprio in questa direzione va il progetto Resistenti Nicola Biasi. «Albafiorita, Ca’ Apollonio, Colle Regina, Azienda agricola Barbieri Adele (Della Casa Vini), Poggio Pagnan e Vin de La Neu – continua l’enologo – scendono in campo per produrre vini che incontrano, dal vigneto alla bottiglia, un lavoro di concreta sostenibilità, in modo particolare grazie ai vitigni resistenti alle malattie fungine, anche noti come Piwi».
PIWI, «REALE SOSTENIBILITÀ»
Questi rappresentano ad oggi la migliore e in alcuni casi l’unica strada efficace per una reale viticoltura sostenibile. La loro naturale resistenza alle malattie fungine permette di ridurre drasticamente il numero dei trattamenti con diversi effetti collaterali positivi: eliminazione della chimica di sintesi, minor compattamento dei suoli, salvaguardia delle risorse idriche e minor produzione di CO2».
Proprio sulla base di quella che il winemaker friulano definisce una «reale sostenibilità ambientale», nonché grazie «all’altissimo livello qualitativo raggiunto da questi vini», nasce la rete di imprese Resistenti Nicola Biasi. «Unendo aziende con gli stessi principi – sottolinea – si lavora per migliorare la qualità e l’immagine dei vini prodotti da vitigni resistenti e non solo».
«Una viticoltura di precisione e un’enologia dedicata e scrupolosa – continua Biasi – permettono di esaltare il potenziale qualitativo di queste nuove varietà e conquistare così anche i palati più esperti e rigorosi. I vini sono frutto di un’etica giovane, duro lavoro e lungimiranza. Per costruire qualcosa di grande, insieme».
I PIWI DEL PROGETTO RESISTENTI NICOLA BIASI
I vitigni resistenti Piwi allevati dalle sei cantine sono ben undici. Albafiorita di Laura Sarti e Dino De Marchi (Latisana – UD) ha Soreli e Sauvignon Kretos. Ca’ Apollonio (Romano d’Ezzelino VI) il Souvignier Gris. La Fattoria Didattica Colle Regina di Farra di Soligo (TV) alleva invece Solaris, Johanniter e Regent.
L’Azienda agricola Barbieri Adele (Della Casa Vini) di Cormons (GO), ultima entrata nel portafoglio di aziende per le quali Nicola Biasi cura la consulenza enologica, ha nel proprio parco vigneti i Piwi Sauvignon Kretos, Fleurtai, Cabernet Eidos e Merlot Khantus. Poggio Pagnan ha avviato la propria sperimentazione con i vitigni resistenti nel 2017, con un ettaro in località Zottier, frazione del Comune di Mel (BL).
I titolari della cantina, Giampaolo Ciet e Alex Limana, fondatori tra l’altro dell’associazione Piwi Veneto, coltivano Bronner, Souvignier Gris e Cabernet Cortis. Hanno inoltre avviato un piccolo vigneto sperimentale, mettendo a dimora altre varietà resistenti alle malattie fungine della vite. Infine, lo stesso Nicola Biasi alleva Johanniter nella sua Vin de La Neu a Coredo, in provincia di Trento.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Matteo Tedeschi è il nuovo direttore del Consorzio Vini Valpolicella. Veronese, laureato in Scienze forestali ed ambientali, Matteo Tedeschi (classe 1978) ha maturato una lunga esperienza ricoprendo incarichi pubblici di rilievo.
Dal 2003 è attivo presso il Servizio forestale regionale di Verona. Dal 2005 e fino all’incarico al Consorzio Vini Valpolicella, anche in Avepa, l’Agenzia Veneta per i pagamenti.
«Si tratta di un profilo altamente qualificato e specializzato che ha trovato piena coesione nel Consiglio di amministrazione dell’ente», commenta il presidente del Consorzio veronese, Christian Marchesini.
«Oltre alle competenze tecniche – aggiunge – Matteo Tedeschi vanta una profonda conoscenza della denominazione e delle specificità delle aziende che la compongono. Un valore aggiunto e indispensabile per perseguire gli obiettivi del Consorzio, sempre più orientato alla qualità e alla sostenibilità, anche economica, della Valpolicella».
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