Nonostante il periodo di forte crisi causato dal Covid, le aziende vitivinicole toscane hanno deciso di continuare a investire, ma secondo il Consorzio Vino Chianti i fondi resi disponibili da parte della Regione Toscana non sono sufficienti.
«Mancano all’appello 14 milioni – commenta Marco Alessandro Bani, direttore del Consorzio – le aziende stanno scommettendo sulla ristrutturazione dei vigneti per migliorare la qualità del prodotto finale, ma la Regione deve garantire la liquidità necessaria per coprire tutti gli investimenti».
Le aziende, infatti, hanno chiesto 24 milioni circa di contributi per la ristrutturazione dei vigneti per le domande fatte nel 2020, ma le risorse stanziate per rimborsare il 50% delle spese si fermano a 10 milioni. Quello relativo alla ristrutturazione dei vigneti, inoltre, non è l’unico bando a cui le aziende hanno risposto con entusiasmo.
«Per finanziare la misura investimenti nelle cantine e nelle attrezzature sono state presentate 500 domande – aggiunge Marco Alessandro Bani – per una richiesta di circa 20 milioni di euro a fronte di una dotazione della Regione Toscana pari a 6 milioni. Anche in questo caso la forte voglia di investire delle aziende si è scontrata con la cruda realtà, ovvero la limitatezza di risorse».
«Apprezziamo le buone intenzioni della Regione – prosegue il direttore – ma a queste devono seguire i fatti concreti: liquidità per tutti e maggior sostegno agli investimenti delle aziende vitivinicole che rappresentano un settore trainante per la Toscana e per l’intero Paese».
Secondo Bani «sarebbe opportuno che le risorse non spese dalle altre regioni venissero ridistribuite da parte del Ministero a favore delle regioni più virtuose e rapide nella spesa. In questa fase delicata ci attendiamo che il ministro ad interim Giuseppe Conte possa intervenire risolutivamente aiutando chi oggi getta basi concrete per il rilancio dell’economia del nostro Paese».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Meglio tardi che mai. Coldiretti si schiera con Vinarius contro il divieto di asporto di vino da parte delle enoteche dalle ore 18, previsto dall’ultimo Dpcm del Governo. «La chiusura anticipata discrimina ingiustamente le oltre 7 mila enoteche presenti in Italia nei confronti di negozi alimentari e supermercati ai quali resta correttamente consentita la vendita dei vini».
Così il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, nel sottolineare «l’esigenza di una coerente interpretazione dell’ultimo DPCM per evitare di danneggiare un settore da primato del Made in Italy che vale oltre 11 miliardi all’anno». Proprio ieri l’editoriale di WineMag.it che denunciava il silenzio attorno l’assurdo provvedimento.
L’entrata in vigore del DPCM del 14 gennaio che vieta dopo le ore 18:00 la vendita con asporto ai bar senza cucina ed a coloro che esercitano prevalentemente il commercio al dettaglio di bevande rischia di tradursi di fatto, come denuncia la Coldiretti, «in una ingiustificata disparità di trattamento per la vendita di bevande alcoliche a discapito delle enoteche».
Infatti, fino al prossimo 5 marzo, l’acquisto dei predetti prodotti – spiega la Coldiretti – potrà essere effettuato anche dopo le 18 presso la grande distribuzione e altri esercizi di vicinato che non abbiano come codici Ateco prevalenti quelli ricadenti espressamente nel suddetto divieto.
Le enoteche – sottolinea la Coldiretti – hanno avuto negli ultimi anni una forte espansione offrendo opportunità di lavoro a molti giovani, sotto la spinta di nuovi modelli di consumo che valorizzano la ricerca della qualità e del legame con il territorio».
Una tendenza, precisa Coldiretti, che «va sostenuta ed incoraggiata nel rispetto delle norme di sicurezza». Il settore del vino è già tra i più colpiti dagli effetti delle misure restrittive anti Covid con la chiusura della ristorazione. Un settore in cui viene commercializzato più della metà in valore delle bottiglie stappate in Italia.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Nel 2020 i vini abruzzesi si sono dimostrati protagonisti nella grande distribuzione. Il Montepulciano d’Abruzzo, in particolare, ha visto un +8% delle vendite a valore, una crescita del prezzo medio superiore al +4% e un +3,8% nelle vendite a volumi rispetto al 2019. È quanto emerge dall’Osservatorio Permanente a cura di Wine Monitor Nomisma voluto dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo nel 2019.
«La crescita in termini di volumi e quella rispetto ai valori, che è addirittura maggiore delle altre principali Denominazioni nostre competitor, sono un riscontro più che positivo in un’annata tutta in salita. Grazie alla penetrazione e all’appeal del Montepulciano d’Abruzzo nella grande distribuzione si è in parte compensato alla grave perdita provocata dalla chiusura per troppi mesi del canale Horeca», spiega Valentino Di Campli, presidente del Consorzio.
In Germania, principale mercato di esportazione dei vini abruzzesi, nonostante la diminuzione del consumo del vino italiano, la ricerca mette in luce per il Montepulciano d’Abruzzo una stabilità nella quota di mercato in termini di volumi e la crescita del +4%) del prezzo medio ribadendone le grandi potenzialità.
Dall’analisi dei dati del contrassegno di stato, introdotto a dicembre 2018, si evince che nel 2020 il Montepulciano d’Abruzzo chiude con 804.000 ettolitri imbottigliati, pari al +1%, confermandosi Denominazione strategica. Nel primo trimestre dell’anno i vini abruzzesi avevano registrato un +10% e, nonostante l’emergenza sanitaria e le ricadute economiche disastrose, grazie alla forza del Montepulciano d’Abruzzo si è arrivati a fine anno con un segno positivo.
«Questi dati ci confermano che il Consorzio deve proseguire nella direzione intrapresa, continuando ad investire sulle attività di comunicazione, da una parte, e mettendo in campo iniziative volte alla gestione delle produzioni, dall’altra – spiega Di Campli – Se il prezzo medio a scaffale è cresciuto, non è aumentata la redditività dei nostri agricoltori, occorre dunque intervenire per fare in modo che i viticoltori abruzzesi possano ottenere un maggiore ritorno dal proprio lavoro».
«Abbiamo attivato quest’Osservatorio per analizzare al meglio i risultati raggiunti dai nostri vini sui mercati più strategici, in questo caso si parla di Italia e Germania, andando a mettere in luce le leve su cui insistere per migliorare il posizionamento degli stessi vini e, nel contempo, per accrescere la notorietà di tutto il territorio da cui derivano e di cui si possono fare portavoce in tutto il mondo», conclude il presidente.
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EDITORIALE – Silenzio assordante dei Consorzi del vino italiano in seguito all’ultimo Dpcm (16 gennaio 2021) e alle proteste degli enotecari di Vinarius, che hanno scritto al premier Giuseppe Conte chiedendo una rettifica della norma. Per effetto del decreto, le enoteche non potranno vendere vino da asporto a partire dalle ore 18.
Divieto che non vale per negozi non specializzati come supermercati (grande distribuzione), ma anche macellerie e gastronomie. Insomma, per tutte quelle attività con Codice Ateco diverso dal 47.25 (“Commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati”) ma che comunque vendono vino e alcolici.
Mentre il Consorzio Tutela Vini Montefalco tira dritto per la sua strada e continua a investire nella pubblicità dell’e-commerce istituzionale (“vini a prezzi di cantina” recita l’ultimo spot, alla faccia dell’Horeca), a condividere la posizione di Vinarius sono il Consorzio del Brunello di Montalcino e l’ente Vini dei Colli Euganei.
Nulla di eclatante, anche in questo caso: condivisione sui social della lettera firmata dal presidente Vinarius, Andrea Terraneo indirizzata a Conte, senza ulteriore commento o “virgolettato” di protesta.
Tutti gli altri in silenzio, insomma, come se andasse bene così. Bocche cucite non solo nei Consorzi, ma anche nei sindacati, nelle associazioni e nelle Federazioni come Coldiretti, Confagricoltura e Fivi, la Federazione italiana vignaioli indipendenti. E se fosse accaduto il contrario?
La risposta arriva dalla Lombardia ed è già nella storia. Lo scorso ottobre, la giunta guidata da Attilio Fontana è stata costretta a eliminare il divieto di vendita di alcolici dalle ore 18 nei supermercati, dopo la valanga di proteste arrivate in poche ore al “Pirellone” da produttori (e Consorzi, Chianti in testa) di mezzo Paese.
In questo senso, la Grande distribuzione organizzata dimostra così di essere, per l’ennesima volta, il settore su cui vige un’ipocrisia dilagante tra produttori e Consorzi del vino italiano: polvere dorata, da mettere sotto il tappetto. Non se parli e non la si irriti, purché continui a vendere. Anche a discapito dell’Horeca. Cin, cin.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Lo stop temporaneo alla Digital tax da parte del Governo è una decisione «tanto saggia quanto importante per il mondo del vino italiano». Parole del segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti, sul rinvio del termine per i versamenti relativi all’imposta sui servizi digitali per il 2020 dal 16 febbraio al 16 marzo 2021 e il rinvio del termine per la presentazione della relativa dichiarazione dal 31 marzo 2021 al 30 aprile 2021.
«Il rischio di vedere, ancora una volta, i prodotti vitivinicoli travolti da una disputa internazionale e da potenziali misure penalizzanti in un momento di estrema indecisione per il contesto economico internazionale era alto», ha aggiunto Castelletti.
La tassa sui servizi digitali (Dst) era destinata ad avere definitivamente i suoi effetti in Italia a partire dal 16 febbraio. Sul tema ha fatto seguito il report del Rappresentante per il Commercio Usa (Ustr) che ha ritenuto discriminatoria l’imposizione italiana nei confronti delle imprese digitali americane, che rappresentano i 2/3 delle aziende da tassare.
Secondo Unione italiana vini (Uiv), tale impostazione sarebbe stata a forte rischio di azioni ritorsive già arrecate (e poi sospese) ai danni della Francia, anch’essa promotrice della stessa imposta.
Con la tassa sui servizi digitali l’Italia prevede di concretizzare un corrispettivo di circa 700 milioni di euro; il vino italiano, che negli Stati Uniti vende il 30% del proprio export a valore (circa 1,7 miliardi di euro), sarebbe uno dei maggiori indiziati tra i prodotti tricolore a rischio ritorsione.
Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini (base dogane), le importazioni di vini fermi italiani hanno chiuso i primi 11 mesi del 2020 in sostanziale pareggio (-0,1%) sul pari periodo 2019, per un corrispettivo di quasi 1,35 miliardi di dollari.
Un risultato che ha permesso al Belpaese di allungare su Francia (-31,3% a valore), Spagna (-12,3%) e Germania (-33,4%), su cui gravano i dazi aggiuntivi del 25% sui vini disposti dall’Ustr per la vicenda Airbus.
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(5 / 5) Uno spumante “spumeggiante”, consentiteci il gioco di parole. Spensierato ma di carattere ed “empatico” come chi gli dà il nome. Sotto la lente di ingrandimento di Vinialsuper l’Oltrepò pavese Metodo Classico Docg Extra Brut 2016 Gerry Scotti, prodotto da CantineGiorgi a Canneto Pavese (PV).
LA DEGUSTAZIONE Giallo paglierino dorato, si presenta nel calice con un perlage fine e persistente. Il naso è molto fresco, con sentori di frutta bianca, mela, pesca tabacchiera, accenni di fieno e pasticceria. All’assaggio conferma la freschezza espressa all’olfatto.
Il frutto diventa più maturo, il sorso è cremoso e di buon corpo. Dosaggio Extra brut, ha l’acidità ben bilanciata dal corpo e dagli zuccheri. Lo spumante Gerry Scotti risulta molto armonioso e piacevole. Il rapporto qualità prezzo è buono, anche se fuori dalla fascia prezzi medio bassa della Gdo.
Un Metodo classico, insomma, che valica – seppur di poco – la linea Maginot dei “vini democratici” da 10 euro, con cui Scotti e Cantine Giorgi hanno presentato l’iniziativa nel 2017. Ma 12,90 euro sono un prezzo ampiamente giustificato per un Metodo classico Docg dell’Oltrepò pavese.
Buona anche la versatilità del nettare in cucina: lo spumante di Gerry Scotti è apprezzabile come aperitivo, su piatti a base di pesce e, perché no? Anche in accompagnamento a una buona pizza. Il piatto più democratico che sia. Cracco a parte, s’intende.
LA LINEA DI GERRY SCOTTI
L’Oltrepò Pavese Metodo Classico Extra Brut Gerry Scotti è la prima etichetta ad essersi aggiunta alle tre del progetto originale dell’accoppiata Scotti-Cantine Giorgi, nel 2017. Dal lancio sono cambiate un po’ di cose.
È stato accantonato il nome di fantasia “Nato in una vigna” presente in etichetta frontale, una “vigna” che allora aveva fatto discutere. Inoltre, il viso dello zio Gerry non occupa più la scena, sulle bottiglie: un’immagine che, forse, rischiava di distogliere l’attenzione dalla qualità del prodotto, facendo presupporre a una mera operazione di marketing.
La gamma di vini di Gerry Scotti si è evoluta ulteriormente con un Buttafuoco Doc, il ’56, come la data di nascita del noto conduttore televisivo. Un vino prodotto in tiratura limitata: 1956 bottiglie, chiaramente un po’ meno “democratiche” nei prezzi.
All’orizzonte c’è una Bonarda e chissà quale altra sorpresa, per una linea e un progetto che sono tutto, tranne che di immediata comprensione per il pubblico dei supermercati. Sul sito della Cantina Giorgi, partner e produttore dei vini, alla voce “Linea Vini Gerry Scotti”, il tempo si è fermato ai primi tre vini, dell’annata 2016.
“In tv chi usa meno il copione dura di più”, sostiene Gerry Scotti. Diversi film di successo sono stati scritti senza un copione, o addirittura senza un finale. Non resta che seguire la “scalata” di Gerry, nel mondo del vino al supermercato targato Oltrepò pavese.
LA VINIFICAZIONE
L’Oltrepò pavese Metodo Classico Docg Extra Brut 2016 Gerry Scotti è ottenuto da uve Pinot Nero e Chardonnay allevate su terreno calcareo-argilloso, a 250-400 metri sul livello del mare. Le vigne sono esposte a sud, sud-est.
La vendemmia viene compiuta manualmente, con la scelta dei migliori grappoli riposti in piccole cassette, portate immediatamente in cantina per preservare le caratteristiche organolettiche delle due varietà.
Dopo la pressatura soffice avviene la prima fermentazione in acciaio a temperatura controllata, seguita dalla seconda fermentazione in bottiglia, secondo il Metodo classico (lo stesso di Champagne e Denominazioni italiane come la Franciacorta). L’affinamento in bottiglia è di almeno 30 mesi.
Il vino di Gerry Scotti è prodotto dalla Cantina Giorgi a Canneto Pavese, partner del progetto dal 2017. L’azienda storica del territorio è nata nel 1875 ed oggi esporta in 59 paesi del mondo.
Prezzo pieno: 12,90 euro Acquistabile presso: Famila
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Marisa Cuomo è una cantina simbolo non solo della Campania, ma di una vera e propria gemma italiana famosa nel mondo: la Costa d’Amalfi. Un nome che, da solo, è capace di evocare paesaggi incantati, dominati da scogliere a picco sul mare e spiagge da cartolina.
La Banca d’Italia calcola che, ogni anno, prima dell’emergenza Covid-19, l’indotto del turismo straniero superi i 350 milioni di euro in questo spicchio della Provincia di Salerno, con epicentro nei comuni di Amalfi, Positano, Ravello, Maiori e Minori.
Proprio qui hanno trovato casa Marisa Cuomo e Andrea Ferraioli, presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it con ben quattro vini: Costa d’Amalfi Doc Furore Bianco 2018 “Fiorduva”, Costa d’Amalfi Doc Ravello Bianco 2019, Costa d’Amalfi Doc Furore Rosso Riserva 2016 e il “vino quotidiano” Costa d’Amalfi Doc Bianco 2019. Un vero e proprio en plein.
LA DEGUSTAZIONE Costa d’Amalfi Doc Furore Bianco 2018 “Fiorduva”, Marisa Cuomo
Giallo paglierino carico. Il bianco più complesso della cantina. Pienezza del sorso data dalla grande maturità del frutto ed una vena salina, iodata, marcata. Tanto sapido in bocca da sembrare servito su una barca, in mezzo al mare.
Costa d’Amalfi Doc Ravello Bianco 2019, Marisa Cuomo Giallo paglierino. Meno complesso di “Fiorduva”, ma coinvolgente nella sua estrema verticalità. Acidità affilata e tagliente; sapidità accentuata. Note vestite e ammantate dalla frutta matura. Un vino di mare fresco, godibile e senza fronzoli.
Costa d’Amalfi Doc Furore Rosso Riserva 2016, Marisa Cuomo
Rosso rubino, unghia violacea. Note di frutta matura e tocchi di spezia. Concentrato. Sorso estremamente bilanciato, tra frutto pieno e morbido e durezze saline. Terreno calcareo che gioca un ruolo determinante in questo equilibrio.
Costa d’Amalfi Doc Bianco 2019, Marisa Cuomo
Più salino e verticale di “Furore” coinvolge il naso con tutta la gamma delle erbe mediterranee. Riempie la bocca in maniera stupenda, alternando la vena glicerica alla freschezza. Vino da non perdere.
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Enoteche contro Supermercati. Davide contro Golia. C’è malumore, tra gli enotecari italiani, in seguito alla pubblicazione del Dpcm 16 gennaio 2021. Il nuovo decreto vieta infatti la vendita d’asporto di vino e alcolici dopo le ore 18 alle enoteche, ovvero ai negozi specializzati con codici ATECO 47.25, ma non alla Grande distribuzione organizzata.
A sollevare il problema, parlando di «discriminazione» è Andrea Terraneo (nella foto sopra), Presidente di Vinarius, Associazione delle Enoteche italiane. Una protesta messa nera su bianco, con una lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
«Non comprendiamo il motivo per cui viene impedito a centinaia di enoteche sparse sul territorio nazionale di operare lasciando invece libertà di farlo alla grande distribuzione organizzata, incorrendo maggiormente nel rischio di assembramenti», scrive Terraneo.
Chiediamo pertanto la cancellazione di questa misura affinché non vengano penalizzate tutte quelle attività comprese nel divieto che stanno operando da mesi con massimo rigore e attenzione alla tutela della clientela e nel rispetto delle normative»
«Siamo certi – aggiunge Terraneo – che le ragioni da noi esposte possano portare ad un pronto accoglimento della nostra richiesta basandosi essa stessa su criteri di ragionevolezza e coerenza con lo spirito di tutela della salute pubblica e di salvaguardia delle attività commerciali che stanno a cuore a tutti quanti noi».
Il presidente di Vinarius sostiene di «comprendere il momento di forte difficoltà che sta attraversando il Paese a causa della pandemia e il complesso contesto con cui vengono prese le relative decisioni, incorrendo in possibili errori nella indicazione dei codici ATECO».
Ma a nome dell’Associazione delle Enoteche italiane chiede «un sollecito chiarimento in merito, affinché non vengano discriminati attività e operatori professionali appartenenti al settore del commercio di bevande alcoliche e analcoliche. La preoccupazione deriva dal fatto che inibire l’apertura dopo le 18 toglie all’enoteca il 30% del fatturato giornaliero in un quadro economico generale che ci vede già penalizzati».
La lettera del presidente Andrea Terraneo arriva a 9 mesi circa dal precedente sollecito inviato al ministro Putuanelli, nell’aprile 2020. Attraverso un sondaggio esteso anche alle enoteche non associate, Vinarius aveva fotografato il momento di difficoltà del settore.
I titolari delle 105 attività intervistate rimaste aperte nonostante l’emergenza Covid-19 avevano evidenziato un calo del fatturato tra il 50 e l’80%. Il 22% delle enoteche aveva deciso di rimanere chiuso, mentre il 25% di rimanere chiuso ma di effettuare consegne a domicilio.
«Il rimanente 53% – precisava sempre ad aprile 2020 Vinarius – dimostra come le enoteche siano diventate in questo momento di incertezza dei punti di riferimento per il territorio per l’offerta di beni di prima necessità come acqua, pasta ed altri generi alimentari»
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Esauriti gli strascichi delle feste si entra nel vivo di gennaio. Lo scenario è tipico del mese in cui il vino non è “centrale” sui volantini dei supermercati. Al via dunque promozioni su vini di fascia medio bassa, maxi formati, bag in box e intere linee. Occhio ai nostri consigli e buona spesa!
Volantino Aldi fino al 17 gennaio 2021, “+ Risparmio%”
Grillo Doc Roversi: 4+2 7,56 euro (3 / 5)
Amarone Valpolicella Docg San Zenone: 13,99 euro (3 / 5)
Valpolicella Doc: 2,29 euro (3 / 5)
Valpolicella Ripasso Doc San Zenone: 5,49 euro (3 / 5)
Bardolino Chiaretto Doc Bentegodi: 1,99 euro (3 / 5)
Volantino Bennet dal 7 al 20 gennaio 2021 – “Sconto 40%” Lambrusco di Modena Doc Civ e Civ: 1,97 euro (3 / 5)
Cabernet o Merlot Veneto La Cacciatora: 1,95 euro (1,5 / 5)
Montepulciano o Cerasuolo d’Abruzzo Doc Terramare Citra: 2,39 euro (3,5 / 5)
Sauvignon Veneto Igt Natale Verga: 2,99 euro (1,5 / 5)
Moscato Sicilia Igp Grecale Florio: 4,90 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Bio Sant’Orsola: 4,83 euro (3 / 5)
New Volantino Bennet fino al 27 gennaio 2021 “Ti restituiamo il 50%” Prosecco Docg Campo del Passo: 3,40 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Iper dal 7 gennaio al 17 gennaio 2021, “Sconti fino al 50” Montepulciano D’Abruzzo Doc Tralcio Antico Bio: 3,49 euro (3 / 5)
Primitivo di Manduria Doc Tralcio Antico: 3,99 euro (3 / 5)
Nero d’Avola Doc Poggio dei Vigneti: 1,99 euro (1,5 / 5)
Tre Venezie Igt Bianco Rosso o Rosato Terre Fredde: 2,20 euro (3 / 5)
Lambrusco Vecchia Modena Chiarli o Pignoletto Frizzante: 3,49 euro (3,5 / 5)
Corvo Rosso o Bianco Duca di Salaparuta: 3,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Market dal 7 gennaio al 17 gennaio 2021, “Sconti fino al 50” Vini La Calenzana: 2,79 euro (2,5 / 5)
Trebbiano o Sangiovese Salento Il Feudo: 1,39 euro (0,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Riserva Doc Spinelli: 2,99 euro (5 / 5)
Gutturnio Colli Piacentini Doc Terre della Pietra: 2,99 euro (3,5 / 5)
Bonarda o Barbera Colli Piacentini Doc Vicobarone: 3,59 euro (3,5 / 5)
Fiano o Negroamaro Salento Rosso o Rosato Feudo Monaci: 3,89 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Collezione Oro Piccini: 3,99 euro (5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Duchessa Lia: 5,59 euro (3,5 / 5)
Rosso Piceno Doc Velenosi: 5,90 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Market dal 7 gennaio al 17 gennaio 2021, “Gustati una nuova esperienza di spesa”
Chianti Docg Collezione Oro Piccini: 3,99 euro (5 / 5)
Vini La Calenzana: 2,79 euro (2,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Riserva Doc Spinelli: 2,99 euro (5 / 5)
Bonarda o Barbera Colli Piacentini Doc Vicobarone: 3,59 euro (3,5 / 5)
Rosso Piceno Doc Velenosi: 5,90 euro (3,5 / 5)
Carrefour Express dall’8 al 19 gennaio, “Offerte a 0,98 euro”
Gutturnio Colli Piacentini Doc Terre della Pietra: 2,99 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola Doc Settesoli: 3,49 euro (3,5 / 5)
Volantino Conad fino al 25 gennaio 2021, “Bis” Morellino di Scansano Docg Bufferia: 4,39 euro (3 / 5)
Colli Piacentini Docg Bonarda Amabile Valtidone: 2×1 4,48 euro (3,5 / 5)
Volantino Conad City fino al 21 gennaio 2021 “Tutto al costo” San Crispino Vino Rosso Cantine Ronco: 1,85 euro (3 / 5)
Barbera D’Asti Docg Miniato: 3,59 euro (3,5 / 5)
Volantino Crai dal 7 al 20 gennaio, “Sconti fino al 40% grandi marche” Barbera d’Asti Docg Mombello: 2,99 euro (3 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Brumale: 2,19 euro (3 / 5)
Volantino Despar fino al 27 gennaio “Prodotti firmati Despar” Sicilia Doc Grillo Capo Tre Cuspidi: 3,39 euro (3,5 / 5)
Cannonau Doc Binnostui: 3,90 euro (3,5 / 5)
Grignolino d’Asti Doc Ca de Lion: 3,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Esselunga fino al 23 gennaio, “Sconto 40%” Pinot Chardonnay o Chardonnay Muller Thurgau Pasqua: 2,49 euro (3,5 / 5)
Orvieto Classico Doc La Carraia: 2,18 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Mionetto: 5,99 euro (3,5 / 5)
Greco Strangolagalli: 3,80 euro (3,5 / 5)
Rosè Paul Mas: 4,19 euro (3 / 5)
Grillo, Nero d’Avola o Syrah Feudi San Nicola: 2,69 euro (3,5 / 5)
Barbera Piemonte Capetta: 2,24 euro (3 / 5)
Raboso Veneto Cantina Trevigiana: 1,91 euro (3 / 5)
Trentino Doc Merlot Pravis: 4,17 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo ConteCarlo Umani Ronchi: 3,63 euro (3,5 / 5)
Volantino Eurospin dal 7 al 17 gennaio, “Sconto del 30%” Nessun vino da segnalare
Famila fino al 27 gennaio 2021, “Grandi Marche” Nessun vino da segnalare
Famila fino al 27 gennaio 2021, “Sapori regionali” Oltrepò Pavese Doc Bonarda Terre dei Passeri: 1,99 euro (1,5 / 5)
Colli Piacentini Ortrugo Doc Zerioli: 2,99 euro (3 / 5)
Colli Piacentini Ortrugo Doc Terre della Pietra: 2,29 euro (3 / 5)
Colli Piacentini Malvasia Secco Doc Valtidone: 1,99 euro (3,5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Riesling Le Cascine: 1,99 euro (1,5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Sangue di Giuda Broni: 1,99 euro (3 / 5)
Dolcetto Langhe Doc Barone Stabilini: 2,99 euro (3 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc I Somelieri: 4,99 euro usr 3]
Barbera Doc Monferrato Terre da Vino: 2,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Gulliver fino al 27 gennaio 2021 “Sconti fino al 50” Colli Piacentini Doc Gutturnio Valtidone: 2,39 euro (3,5 / 5)
Grecanico Poggio Dei Vigneti: 1,49 euro (2 / 5)
Barbera d’Asti o Cortese Rasore: 1,99 euro (3 / 5)
Cortese Garlà o Bonarda Morasca Torrevilla: 3,49 euro (4 / 5)
Valdobbiadene Docg Prosecco Col Del Sol: 5,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Il Gigante fino al 24 gennaio 2021 “Al costo” Oltrepò Pavese Doc Bonarda, Riesling o Chardonnay Le Cascine: 1,79 euro (1,5 / 5) Chianti Docg Il Masso: 2,99 euro (3,5 / 5)
Dolcetto, Barbera, Chiaretto, Cortese Serre dei Roveri: 2,15 euro (2 / 5)
Barbera o Dolcetto d’Alba Doc Produttori di Portacomaro: 3,99 euro (4,5 / 5)
Chardonnay, Pinot, Friulano o Cabernet Grave del Friuli Doc Il Borgomastro: 2,99 euro (3 / 5)
Colli Piacentini Doc Ortrugo o Gutturnio Manzini: 1,99 euro (3 / 5)
Terre Siciliane Igt Shiraz o Catarratto Fazio: 2,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Porta Leone: 3,99 euro (3,5 / 5)
Toscana Igt Cabernet o Merlot Colle al Sasso Famiglia Petracchi: 3,89 euro (4 / 5)
Volantino Iper La grande i dal 7 al 17 gennaio 2021, “Grande Scorta” Primitivo di Manduria o Negramaro Terre d’Otranto Notte Rossa: 4,99 euro (5 / 5)
Aglianico o Falanghina Beneventano I Feudi: 2,39 euro (3 / 5)
Buon Governo o Vernaccia di San Gimignano Piccini: 2,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg I Gelsi: 2,99 euro (3 / 5)
Cannonau o Vermentino di Sardegna Doc Desigio o Rosato Cala Rosa Cantina Pedres: 3,89 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo, Chardonnay o Cabernet Sauvignon Millenovecentodieci: 2,49 euro (3 / 5)
Barbera d’Alba Doc San Silvestro: 3,99 euro (3,5 / 5)
Bonarda, Sangue di Giuda, Riesling Oltrepò Pavese Doc o Moscato Igt C’era una volta Guarini: 3,49 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau o Teroldego Rotaliano Mezzacorona: 3,99 euro (3,5 / 5)
Bardolino Chiaretto o Custoza Doc La Sorte: 2,49 euro (3 / 5)
Pignoletto o Gutturnio Doc Modavin: 2,29 euro (2,5 / 5)
Cabernet Franc , Muller Thurgau o Traminer Igt Borgo Canedo: 2,95 euro (3,5 / 5)
Spumante Blanc de Blancs Terre Nardin: 2,99 euro (3 / 5)
Vermentino di Sardegna Docg Sangusta Cantina Pedres: 5,39 euro (3,5 / 5)
Asolo Prosecco Superiore Docg Brut o Extra Dry Rive della Chiesa: 3,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Ribolla Gialla Extra Dry Gasparetto: 2,79 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg Extra Dry Corte dei Rovi: 4,49 euro (3,5 / 5)
Ortrugo Spumante Colli Piacentini Unic’o Cantina Valtidone: 3,99 euro (4 / 5)
Aragosta Frizzante Vermentino di Sardegna o Rosè Santa Maria La Palma: 3,99 euro (3 / 5)
Lambrusco Modena Doc Secco o Amabile Corterosa: 2,29 euro (2,5 / 5)
Trebbiano o Sangiovese Igt Alpa: 1,99 euro (0,5 / 5)
Grecanico o Shiraz Terre Siciliane Igt Roccarosa: 1,99 euro (2,5 / 5)
Volantino Iperal fino al 26 gennaio 2021 “Affari a 1 euro”
Chianti Docg Antica Sala Sensi: 2 euro (3,5 / 5)
Vini La Cacciatora Assortiti: 2 euro (0 / 5)
Vini Il Gaggio: 2 euro (1 / 5)
Lambrusco Cavicchioli: 2 euro (3 / 5)
Spumante Muller Thurgau Concilio: 3 euro (3 / 5)
Vini Settesoli: 3 euro (4,5 / 5)
Vini Valtidone: 3 euro (3,5 / 5)
Vini Grigolli: 3 euro (3 / 5)
Lugana Dop Ca Maiol: 6,80 euro (5 / 5)
Vini Anselmi Muller, Traminer o Ribolla: 3,89 euro (4 / 5)
Vermentino Sardegna Doc Caente: 3,49 euro (3 / 5)
Vini Dop La Guardiense: 3,75 euro (3,5 / 5)
Verdicchio Castelli di Jesi Casal Farneto: 3,99 euro (3,5 / 5)
Valtellina Superiore Docg Inferno Nera: 8,49 euro (5 / 5)
Prosecco Doc Col Manin: 4,35 euro (3,5 / 5)
Chianti Classico Docg Giglio del Duca: 4,29 euro (3,5 / 5)
Valtellina Superiore Docg Riserva Nera: 10,59 euro (5 / 5)
Volantino Ipercoop fino al 27 gennaio 2021 “Convenienza grandiosa XXL” Dolcetto Monferrato, Piemonte Cortese o Piemonte Chardonnay Ardità: 2,19 euro (2,5 / 5)
Sconto 40% linea Capovero, Madaudo: (4,5 / 5)
Sconto 40% linea Nuttata Madaudo (3 / 5)
Chianti Docg Loggia del Sole: 1,89 euro (3 / 5)
Primitivo, Negroamaro o Locorotondo San Patrime: 2,99 euro (3 / 5)
Trentino Doc Muller Thurgau Mastri Vernacoli: 3,39 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Doc Tre Medaglie Cavicchioli: 2,29 euro (4 / 5)
Ribolla Gialla Igp o Prosecco Villa Folini: 4,49 euro (3 / 5)
Vini Garzellino: 1,25 euro (1 / 5)
Asolo Prosecco Docg Dal Bello: 4,79 euro (3,5 / 5)
Volantino Lidl fino al 17 gennaio 2021 “XXL Formato Convenienza” Malvasia Nera Bellanova 2017: 2,99 euro (3 / 5)
Verdicchio dei Castelli di Jesi Dop: 1,49 euro (3 / 5)
Mercatò Big dal 7 al 17 gennaio 2021, “Sconti fino al 50%” Langhe Doc Favorita Manfredi: 3,49 euro (3 / 5)
Ribolla Gialla Brut Ca Vescovo Zonin: 2,99 euro (3,5 / 5)
Asolo Prosecco Docg La Gioiosa: 4,90 euro (3,5 / 5)
Freisa d’Asti Doc Portacomaro: 1,99 euro (3,5 / 5)
Piemonte Doc Grignolino Araldica: 2,24 euro (3 / 5)
Barbera d’Alba Doc Rocalin Mainerdo: 3,59 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Villa Miazzi: 4,28 euro (3,5 / 5)
Vermentino Igt Corte Allegra Fratelli Maggi: 1,49 euro (1 / 5)
Volantino Pam fino al 27 gennaio 2021 “Tempo di bollito” Barbera d’Asti Docg Duchessa Lia: 2,99 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola Igt Colle del Sole: 1,89 euro (2 / 5)
Vermentino Sicilia Colle del Sole: 2,29 euro (2 / 5)
Primitivo di Manduria Doc Mastri Vinai: 3,99 euro (3 / 5)
Lambrusco Grasparossa Chiarli: 2,99 euro (3,5 / 5)
Merlot Doc Margherita Bidoli: 3,99 euro (3,5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Ca del Plin: 4,99 euro (3,5 / 5)
Valpolicella Doc Corte alla Scala: 3,99 euro (3,5 / 5)
Syrah Settesoli: 2,99 euro (3,5 / 5)
Vini Le Cascine: 2,49 euro (1,5 / 5)
Chardonnay Igt Pasqua: 2,49 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Rifugio del Vescovo: 2,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Prosecco Valdobbiadene: 3,99 euro (3,5 / 5)
Maremma Toscana Ciliegiolo: 4,49 euro (3,5 / 5)
Volantino Penny Market fino al 20 gennaio “La qualità a prezzi freschi” Grillo Bio Doc Rocche di Issu: 2,19 euro (3 / 5)
Bianco Terre Siciliane Igt: 1,69 euro (1,5 / 5)
Primitivo di Puglia Igt: 1,79 euro (2,5 / 5)
Volantino Tigros fino al 26 gennaio 2021 “Sottocosto freschissimi” Vini Puglia Igt I Rustici: 1,49 euro (1 / 5)
Vini Maschio: 2,39 euro (3 / 5)
Vino Toso Doc: 2,49 euro (3,5 / 5)
Vini La Cacciatora: 1,99 euro (1,5 / 5)
Chianti Docg Uggiano: 2,89 euro (3 / 5)
Vini Campania Ante Hirpis Greco, Falanghina, Fiano: 2,99 euro (3 / 5)
Vini Baccichetto Ribolla, Pinot Grigio Friuli o Malbech: 3,49 euro (3,5 / 5)
Vini Doc Il Picchio Verdicchio o Rosso Conero: 3,90 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Scudo Verde Ca Val: 5,49 euro (4 / 5)
Lugana Dop Bio Perla del Garda: 7,90 euro (4 / 5)
Vini Doc Grillo, Syrah, Nero d’Avola, Feudo Arancio : 2 pezzi 7 euro (4 / 5)
Vini Grigoll Muller Thurgau, Marzemino, Merlot: 2 pezzi 6 euro (3,5 / 5)
Volantino Unes dal 6 al 19 gennaio 2021, “Grandi Marche a piccoli prezzi” Frizzantino Bianco Verve: 1,69 euro (2,5 / 5)
Pinot Grigio Terregaie: sconto 40% (3,5 / 5)
Barbera d’Asti Docg MMXX: 3,59 euro (3 / 5)
Spumante Pinot Chardonnay Kessel: 2,19 euro (3 / 5)
Salice Salentino Musaikon Produttori Vini di Manduria: 2,59 euro (4 / 5)
Toscana Igt Sangiovese Bocelli: 4,29 euro (4 / 5)
Cabernet Toscana Igt I Mori: 3,89 euro (3,5 / 5)
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
È fissato per lunedì prossimo alle 16 l’incontro tra i vertici di Fipe-Confcommercio, Fiepet Confesercenti, i sindacati dei lavoratori del settore e il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.
L’incontrò era stato richiesto con una lettera dalle stesse associazioni delle imprese del settore e dai sindacati dei lavoratori – Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil- il 4 gennaio scorso.
Obiettivo dell’incontro è quello di «individuare un piano di interventi efficaci e coordinati a sostegno dei lavoratori e delle imprese della ristorazione e dell’intrattenimento, messi in ginocchio – lamenta Fipe – da mesi di sostanziale inattività, da una perdurante incertezza e misure di indennizzo non sufficienti».
«Presenteremo un documento unitario – sottolineano Fipe e Fiepet – con proposte immediatamente implementabili nel decreto legge “Quinques”, in fase di predisposizione da parte del Governo, sui temi degli affitti, del lavoro, della liquidità, delle concessioni e dei ristori».
Sono proposte che stiamo avanzando da tempo, ci auguriamo che portarle all’attenzione del Ministro in modo unitario e organico possa rappresentare la svolta necessaria per mettere la categoria nelle condizioni di lavorare con continuità, sicurezza e serenità».
«Siamo una componente essenziale del Prodotto Interno del Paese, con 300mila imprese e più di un milione di addetti. Noi presenteremo le nostre proposte, dall’incontro vorremo uscire con un impegno e un cronoprogramma preciso su indennizzi e aperture».
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Nei primi 10 mesi del 2020 le vendite di vino nella grande distribuzione hanno visto un incremento pari al 6,9% a valore e del 5,3% a volume rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge dalla ricerca Iri presentata nell’ambito di Wine2Wine Exibition per Vinitaly.
La crescita, influenzata anche dall’aumento delle vendite nel trimestre primaverile dovuto ai mesi del lockdown e alla chiusura di bar e ristoranti, si è trasformata in una buona prestazione per gli spumanti, i vini doc e i vini da tavola. Anche le vendite di vino online hanno registrato un’impennata pari al 122% e del 200% per i grocery di piccole dimensioni.
Il 2020 è stato un anno di cambiamenti che ha coinvolto anche il settore del vino e il relativo modo di consumare i prodotti. Si sono registrate delle crescite non costanti nel tempo dovute, appunto, all’andamento delle misure adottate in Italia e nel mondo per prevenire il contagio da Covid-19. Un’altalena di vendite che, probabilmente, riscontreremo per tutto il 2021».
A parlare è Andrea Sartori, Presidente del Consorzio Italia del Vino, importante e solida realtà consortile di cui fanno parte alcune rinomate cantine e gruppi vitivinicoli con l’obiettivo di promuovere la conoscenza del comparto enologico nazionale nel mondo. Nel 2020 i consumatori hanno testato nuove tipologie di acquisto. Tra le priorità troviamo la qualità dei prodotti, sostenibilità, piacere della degustazione e anche la convenienza.
«In questo periodo di incertezza a livello globale – ha aggiunto Sartori – credo sia opportuno soffermarci sul concetto di sostenibilità economica, ovvero la necessità per le aziende di generare profitti nel tempo. Questo implica dei cambiamenti nelle politiche di governance dell’azienda che riguardano l’innovazione, un nuovo modo di concepire il prodotto, lo sviluppo delle relazioni con gli stakeholder».
«Inoltre – conclude il Presidente – il progresso sostenibile è strettamente correlato alle buone pratiche adottate dalle imprese per continuare a operare il proprio business nel rispetto dell’ambiente, in un sistema sempre più globalizzato. In futuro una delle sfide più importanti delle cantine sarà quella di modernizzarsi per adattarsi alle richieste di un mercato in piena evoluzione».
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Colore inconfondibilmente “Pinot Nero“. Naso intenso. Fragolina di bosco, spezia nera, sottobosco verde, sasso bagnato. Equilibrio splendido tra la frutta matura e la componente balsamica. Nel retro olfattivo caramello salato, caramella mou, ed il sempre presente frutto di bosco. Infinita la persistenza.
Abbiamo voluto non a caso partire dalla degustazione per descrivere l’Alto Adige Doc Pinot Nero Riserva 2016 “Vigna Ganger” di Girlan. Un’etichetta che si racconta da sola, per la capacità di rappresentare un vitigno, un territorio, una regione. Una nazione. Uno dei volti più prestigiosi del Pinot Nero italiano.
L’uva selezionata viene raccolta a mano a metà settembre e riposta in piccoli contenitori per il trasporto nella cantina Girlan. Qui, un quinto del Pinot Nero viene vinificato a grappolo intero. Passa per gravità nei tini d’acciaio inox, in cui avviene la fermentazione. Un processo durato 25 giorni in occasione della vendemmia 2016.
A fermentazione malolattica avvenuta, Girlan procede con l’affinamento per 20 mesi in barrique e successivamente ad un ulteriore affinamento in bottiglia, che si protrae per 18 mesi. Un vino, il Pinot Nero Riserva 2016 “Vigna Ganger” di Girlan, inserito nella Guida Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it 2021.
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EDITORIALE – Chiamatelo pure “sovranismo autostradale”. Questi i toni dell’ultima, assurda battaglia della Coldiretti di Avellino, che denuncia l’assenza di vini Irpini come il Taurasi, il Fiano e il Greco di Tufo Docg non dalla prestigiosa enoteca Pinchiorri di Firenze, bensì – udite, udite – dai banchi degli Autogrill della provincia campana.
Se confermate, le dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta del Mezzogiorno dal presidente della sezione avellinese del sindacato, Francesco Acampora (nella foto, sopra), avrebbero del clamoroso. In particolare, il riferimento del massimo esponente della Coldiretti è alle 6 stazioni di sosta avellinesi dell’A16 Napoli-Canosa.
«Il brand Irpinia – sostiene Acampora – è un valore consolidato, ma sparisce in spazi che dovrebbero essere vetrina del territorio, a partire dal prodotto bandiera della nostra provincia (il vino, ndr). Un’azione di marketing territoriale non può prescindere dalle principali direttrici autostradali».
E ancora: «Le stazioni di sosta sono spazi di promozione, che devono accogliere i visitatori e condurli alla scoperta delle eccellenze produttive e dei percorsi culturali. Ma per incontrare la domanda, occorre strutturare l’offerta e l’Irpinia può avere uno spazio dedicato alle eccellenze, così come già accade in altre regioni».
L’atto di accusa e di «sollecitazione», come riferisce sempre la Gazzetta del Mezzogiorno, sarebbe rivolto a Camera di Commercio (!), Pro Loco (!), Consorzio di Tutela dei vini d’Irpinia (!) ed enti locali (!).
Una delle ultime promozioni di Autogrill su alcune note Denominazioni del vino italiano
È a questi organismi che tende la mano Maria Tortoriello, vicepresidente di Coldiretti Avellino: «Siamo disponibili alla collaborazione con tutti per costruire una strategia di promozione che, oltre al vino, metta in evidenza le altre eccellenze: dal formaggio al tartufo, dai torroni alle castagne, dall’olio alle farine e alle cipolle».
Dichiarazioni, quelle della dirigenza avellinese di Coldiretti, che aprono interrogativi eclatanti sulla federazione campana della Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti. Acampora e Tortoriello conoscono i meccanismi di selezione dei vini del Gruppo Autogrill, Società per azioni presente in 31 Paesi di 4 continenti, in circa mille location, con 4 mila punti vendita (tra cui 150 aeroporti)?
Che interesse ha Coldiretti Avellino a spingere le vendite dei vini dell’Irpinia in un canale non specializzato e spesso chiamato in causa (a torto, o a ragione) per le politiche di prezzo dequalificanti di alcune note Denominazioni (Barolo a 9,99 euro, Brunello di Montalcino e Amarone della Valpolicella a 14,99 euro)?
Il compito di Coldiretti Avellino è difendere le realtà locali e artigianali o le cantine capaci di produrre milioni di bottiglie, interessate quindi a canali “di sfogo” remunerativi (e di difficilissima penetrazione, chiedere per credere a chi già opera nelle stazioni di servizio autostradali) come Autogrill?
Coldiretti Avellino è davvero convinta dell’interesse delle realtà artigianali irpine (vitivinicole e non solo) di vedere i propri prodotti sui banchi di un grande “insegna pop”, nonché “mordi e fuggi”, come Autogrill? A che prezzo?
Inoltre: Coldiretti Avellino pensa di favorire l’ingresso dei produttori irpini in Autogrill per poi lamentarsi delle logiche di prezzo e delle leve promozionali dell’insegna, o è già pronta a girarsi dall’altra parte e indirizzare altrove le proprie «rilevazioni»? Ma soprattutto: che diamine c’entra (tra gli altri) laPro Loco?
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Andreas Kofler, presidente della Cantina Kurtatsch, è stato designato presidente del Consorzio Vini Alto Adige, in occasione della prima riunione del nuovo Consiglio di amministrazione. Martin Foradori, della Tenuta J. Hofstätter di Termeno, è stato confermato vicepresidente. Kofler subentra a Maximilian Niedermayr, che non si è ricandidato e che a causa del Coronavirus ha ricoperto la carica di presidente per un periodo più lungo di quanto originariamente previsto
«Negli ultimi anni Niedermayr ha svolto un lavoro di sviluppo estremamente prezioso per il Consorzio e, con l’Agenda della sostenibilità 2030, ha tracciato il cammino del settore vinicolo altoatesino verso il futuro. Egli, inoltre, in questo periodo tanto difficile per il settore vinicolo, ha reso il Consorzio un vero e proprio pilastro», ha dichiarato il neo presidente ringraziando il suo predecessore.
Oltre al superamento della crisi causata dalla pandemia, quali priorità per i prossimi anni Kofler indica la definizione e l’ulteriore sviluppo delle delimitazioni territoriali e un rafforzamento delle vendite sul mercato nazionale e delle esportazioni, grazie a un ulteriore miglioramento dell’immagine del vino dell’Alto Adige.
«Ciò include anche un’ulteriore messa a fuoco dell’identità del vino dell’Alto Adige nonché il consolidamento del nostro ruolo di produttori di vini rossi di pregio e di migliore regione d’Italia per i vini bianchi, comunicando il tutto con più efficacia anche a livello internazionale», sottolinea il nuovo presidente.
«Il Consorzio continuerà anche a definire il quadro generale per uno sviluppo sostenibile e di alta qualità delle aziende vinicole altoatesine di ogni ordine di grandezza – spiega Kofler – Siamo pur sempre la piattaforma centrale per tutti coloro che hanno un ruolo nella viticoltura e nel settore vinicolo».
Kofler, che si definisce “amante del vino”, non è solo frutticoltore e viticoltore a Cortaccia, ma lavora anche come docente presso la scuola professionale Laimburg e, da sette anni, gestisce la Cantina Kurtatsch in qualità di presidente. Per tre anni, inoltre, ha presieduto il Consorzio delle Cantine Altoatesine ed è membro del Consiglio di amministrazione del Consorzio Vini da sei anni.
Come vice di Andreas Kofler è stato rieletto Martin Foradori, che ricopre la carica di vicepresidente fin dalla fondazione del Consorzio nel 2007 ed è presidente dell’associazione Tenute dell’Alto Adige. «Tra i prodotti agricoli dell’Alto Adige il vino è quello con l’immagine più sostenibile – dichiara Foradori – Questo dimostra che abbiamo già raggiunto importanti risultati, i quali però non ci devono far dormire sugli allori. In fin dei conti siamo solo all’inizio di un entusiasmante percorso di crescita».
Oltre a Kofler e a Foradori sono stati rieletti nel Consiglio di amministrazione Hannes Baumgartner (Strasserhof), Michael Bradlwarter (Cantina Bolzano), Christian Sinn (Cantina Kaltern) e Peter Zemmer (Tenuta Peter Zemmer). Georg Eyrl (Cantina Terlano), Clemens Lageder (Tenuta Alois Lageder), Klaus Pardatscher (Cantina Produttori San Michele Appiano) e Stefan Vaja (Tenuta Glassier) sono invece i quattro nuovi membri dell’organo associativo.
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Ancestrale ottenuto da uve Riesling italico che mostra tutta la voglia di sperimentazione e l’abilità (in crescendo, di anno in anno) di uno dei giovani vignaioli più intraprendenti dell’Oltrepò pavese, ormai pronto alla consacrazione: Matteo Maggi di Colle del Bricco.
Una scelta, quella del Riesling italico, tutt’altro che scontata, ma in grado di mostrare le potenzialità del vitigno in terra oltrepadana. Una varietà non ancora valorizzata a dovere dalle parti di Pavia, soprattutto perché “schiacciata” dal peso del più noto Riesling Renano.
LA DEGUSTAZIONE
Il calice di “Borea” si tinge di un giallo paglierino luminoso. Il fiore fresco (ginestra) è espresso benissimo, così come il frutto: gran precisione su note di pesca gialla, albicocca e mango.
In bocca grande corrispondenza e linearità. Sorprende (anzi non più, è la regola) la pulizia del sorso di questo ancestrale, la cui freschezza è esaltante ed invoglia la beva. Poteva bastare.
E invece, in chiusura, ecco un tocco rinvigorente di zenzero, unito a ritorni salini. Tra i rifermentati più
sensati d’Italia, da uve non “convenzionali”. Fermentazione spontanea e lieviti indigeni per “Borea“.
Così il vignaiolo Matteo Maggi dà continuità, in cantina, alle scelte effettuate nel vigneto di Stradella (PV) di Colle del Bricco, nel segno della sostenibilità e della naturalezza del vino. Un’etichetta inserita nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2021 di WineMag.it.
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È di pochi giorni fa il report del Rappresentante per il Commercio Usa (Ustr) che ritiene discriminatoria l’imposizione italiana della tassa sui servizi digitali (Dst) nei confronti delle imprese americane che rappresentano i 2/3 delle aziende da tassare. Secondo Unione italiana vini (Uiv), da qui a eventuali azioni ritorsive da parte del Commercio statunitense il passo potrà essere breve e seguire quanto già fatto ai danni della Francia, anch’essa promotrice della stessa imposta.
Pericolo doppio, quindi, per il vino italiano negli Stati Uniti, con il dossier relativo alla Dst, destinata ad avere definitivamente i suoi effetti in Italia a partire dal 16 febbraio, che si aggiunge alla controversia Aribus per la quale si attende la nuova lista di prodotti oggetto di dazi aggiuntivi a metà febbraio.
Una tensione commerciale, avviata sotto l’amministrazione Trump ma che rischia di trovare una linea di continuità anche con il mandato Biden, pesante per il vino italiano che negli Stati Uniti vende circa il 30% del proprio export a valore (oltre 1,7 miliardi di euro) e potrebbe essere ancora una volta tra i prodotti a rischio ritorsione.
Ciò che preoccupa – ha detto il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti – è che se da una parte la vicenda Airbus è tutt’altro che definita per il vino italiano e si dovrà attendere il prossimo carosello di metà febbraio, dall’altra si aggiunge un altro fattore di rischio legato alle imprese digitali statunitensi, forti sostenitrici della nuova amministrazione che si insedierà a breve».
«Occorre prudenza in questa fase così delicata della politica americana, come l’Italia aveva auspicato prima dell’azione su Boeing da parte della Commissione UE a novembre. Serve – prosegue il segretario – sospendere temporaneamente gli effetti dell’imposta sui servizi digitali alla luce dei lavori in corso in ambito Ocse, anche cogliendo l’opportunità della presidenza italiana del G20 nel 2021 che potrebbe farsi promotrice di un accordo multilaterale e tendere una mano verso la nuova amministrazione Biden».
«Una finestra di opportunità – ha concluso Castelletti – potrebbe essere il decreto milleproroghe nell’ambito dell’iter di conversione del decreto-legge in Parlamento. È necessario evitare che il settore vitivinicolo, come altri prodotti simbolo dell’agroalimentare e del made in Italy siano coinvolti, come successo in Francia, in una disputa commerciale che ci vede completamente estranei».
Secondo quanto indicato dalla Farnesina, seppur in uno scenario incerto, una eventuale decisione sulle misure di ritorsione contro l’Italia sarà lasciata alla prossima amministrazione Usa, che avrà tempo fino alla scadenza dell’indagine fissata nel giugno prossimo per valutare la questione. Con la tassa sui servizi digitali l’Italia prevede di concretizzare un corrispettivo di circa 700 milioni di euro.
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Notte Rossa sposa l’Aglianico del Salento. Il nuovo vino a Indicazione geografica protetta (Igp) fa il suo esordio con la vendemmia 2019 sugli scaffali dei supermercati, proprio in questi giorni. L’etichetta, che riporta l’inconfondibile logo della cantina tarantina di San Marzano di San Giuseppe, va ad aggiungersi a una gamma di vini dall’invidiabile rapporto qualità prezzo.
Grafica accattivante, come da tradizione: sfondo rosso – o meglio bordeaux – e stelle oro a incoronare una mezzaluna. L’ennesima “finestra” di Notte Rossa su uno degli angoli simbolo della Puglia: il Salento.
LA DEGUSTAZIONE
Splendido il colore con cui l’Aglianico 2019 dipinge il calice: un rubino intenso, dall’unghia violacea. Il vino libera al naso sentori morbidi e suadenti di mora, ma anche di lampone e ciliegia. Grande spazio per un bouquet di fiori che vede la peonia in prima fila.
Un tocco leggero di spezia invoglia all’assaggio. Perfetta, al palato, la corrispondenza con le note anticipate al naso. Il sorso, di media struttura e corpo, è tutto giocato sulla frutta e su una facilità di beva invidiabile.
L’Aglianico 2019 di Notte Rossa è perfetto a tutto pasto, ma si esalta in accompagnamento a primi piatti arricchiti da ragù, nonché secondi a base di carne (in particolare alla griglia). Un vino che ben figura al cospetto di formaggi a pasta dura, di media stagionatura.
LA VINIFICAZIONE Il vino è ottenuto da uve Aglianico in purezza, allevate col il sistema del cordone speronato (4.500 viti per ettaro). Siamo in Salento, a circa 100 metri sul livello del mare. Un’area caratterizzata da temperature medie alte e una bassa piovosità.
I terreni sono a medio impasto tendenzialmente sabbioso, poco profondi e con buona presenza di scheletro, perfetti per la coltivazione della vite. Qui, la vendemmia delle uve Aglianico avviene nell’ultima decade di settembre.
Macerazione termo-controllata e fermentazione alcolica con lieviti selezionati per circa 10 giorni precedono l’affinamento in acciaio. L’Aglianico del Salento Igp Notte Rossa viene quindi immesso imbottigliato e immesso sul mercato dopo una sosta in vetro.
Prezzo: 6,90 euro Acquistabile presso: Conad, Coop, Crai, Famila, Sigma
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Il Movimento Turismo del Vino Abruzzo ha confermato alla presidenza Nicola D’Auria. L’esito è arrivato a fine dicembre 2020, durante la prima assemblea online dei soci. Il presidente uscente D’Auria rimarrà in carica della storica associazione abruzzese fino al 2022, nell’interesse delle 800 cantine associate.
Tra i progetti per il futuro, «un corso per guide enoturistiche nel rispetto della nuova legge nazionale e regionale sul tema». Ma il primo nodo da affrontare è quello dei tesseramenti del nuovo anno.
«Il direttivo – rende noto il Movimento Turismo del Vino Abruzzo – consapevole delle incertezze relative alla programmazione degli eventi, ha deliberato per il quasi totale abbattimento delle quote di iscrizione».
L’obiettivo è «fare di questo 2021 una sorta di “anno zero”, con l’ingresso di tanti nuovi soci con i quali programmare e progettare le politiche e le attività del mondo enoturistico regionale».
Continuità istituzionale anche per il direttivo del Movimento Turismo del Vino Abruzzo, che viene riconfermato in blocco e all’unanimità: Stefania Bosco confermata Vicepresidente, Umberto Buccicatino come Tesoriere, Daniela Pepe alla Segreteria. Poi Fabio Tomei, Maurizio Primavera e Giuseppe Colantuono come consiglieri.
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EDITORIALE – Sarà, sarà. Sarà che è successo in Oltrepò pavese, la terra del vino italiana dove tutto può accadere. Pure l’imprevedibile. Fatto sta che merita un approfondimento la recente figura di merda di Gabriele Marchesi di Montalto.
Si è rivelato infatti un “epic fail” il suo tentativo di sputtanare – e dove se non sui social, patria dei “like lovers” di ogni razza e di ogni stirpe? – una blasonata cantina concorrente: niente meno che la Fiamberti di Canneto pavese.
Domenica 10 gennaio, alle 10 del mattino, il patron della Marchesi di Montalto pavese ha postato su Facebook la foto del Cruasé di Fiamberti in promozione al 70%, in un punto vendita Carrefour di Pavia.
Uno sconto shock, che abbassava il prezzo della pregiata versione rosata del Pinot Nero a 4,49 euro, dai 14,99 euro di partenza. La foto non è accompagnata da alcun testo.
È tra i commenti che Gabriele Montalto sfoggia non solo il proprio desiderio di screditare Fiamberti, ma soprattutto la totale ignoranza delle dinamiche della Grande distribuzione organizzata (l’etica di un vignaiolo non si compra, la cognizione di causa invece è dovuta, specie se non si parla di astrofisica ma del rapporto tra vino e retail).
“Basta delegare alla pandemia, troppo semplice, queste sono scelte, a monte, Aziendali!!!!”
“Tutte le promozioni sono calcolate a tavolino anticipatamente con il fornitore”
“Le promozioni con la Gdo che arrivano al 70% le stabilisci a inizio anno nel rinnovo contratto, anche perché lo si fa insieme”
Queste le parole con le quali Montalto prova a far credere ai propri “amici di Facebook” che Fiamberti fosse a conoscenza della promozione e abbia deciso di svendere non solo il proprio prodotto, ma il nome stesso del Cruasé e dell’Oltrepò pavese.
Ebbene, nulla di tutto ciò: il vino era in smaltimento perché non più in assortimento: una pratica comunissima nella Gdo, gestita da altre insegne con una semplice telefonata alla cantina cliente: “Abbiamo ancora 60 bottiglie, vieni a ritirarle o le smaltiamo noi con una forte promo?”.
Telefonata che non sarebbe mai arrivata alla cantina di Canneto Pavese, da parte dei buyer vino di Carrefour. A confermarlo è Giulio Fiamberti, che in giornata ha affidato ai social una pacata reazione.
“Dopo essere stato chiamato in causa da amici e colleghi circa una promozione attuata da una catena di grande distribuzione avente come oggetto uno dei nostri vini – recita il post – mi sento in dovere di dare la mia versione dei fatti.
Ormai da circa 6 mesi non siamo più fornitori dell’insegna che attua la promozione perché non ritenevamo ben gestito il posizionamento del nostro marchio e delle nostre etichette.
Il nostro Cruasè ha e ha sempre avuto ben altro posizionamento. Il prezzo di partenza inserito anche nel cartellino del prezzo a scaffale come documentato dalla foto incriminata è circa 15 euro.
Oggi evidentemente la catena ha deciso di svendere le giacenze e, purtroppo, noi produttori non abbiamo nostro malgrado alcuna voce in capitolo in queste occasioni. Ciò che forse non è ben chiaro a tutti e che il primo a rammaricarsi nel vedere svenduto il proprio lavoro sono io”.
“Game, set, match”, direbbero nel tennis. E invece no. Il post di Gabriele di Montalto è rimasto online sino alle 21 di questa sera, a far bella mostra di sé. L’ennesima storia che dimostra quanto l’Oltrepò pavese sia malato dentro.
Più passano gli anni, più i tentativi di “trucco e parrucco” sembreranno pezze, peggio dei buchi. Presto, qualcuno chiami un chirurgo: all’Oltrepò serve un trapianto di cuore. Ancor prima che di cervello.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Giuseppe Bursi, già presidente di Cantine Settesoli per il triennio 2017-2020, è stato nuovamente confermato dell’Assemblea dei Soci alla guida dell’azienda vitivinicola siciliana. Resterà in carica fino a dicembre 2023.
Su un numero complessivo di soci aventi diritto di voto pari a 1584, i votanti effettivi sono stati 960. Il presidente uscente si è aggiudicato 700 preferenze, seguito da uno dei due vicepresidenti in carica, Antonino Scirica, con 656 voti, e da Giuseppe Antonio Bilà con 642 preferenze.
Nonostante la pesantissima situazione pandemica – afferma Giuseppe Bursi – il piano di azione messo in atto dal Consiglio di Amministrazione ha permesso di poter affrontare questa crisi. Il nostro obiettivo è stato e sarà quello di dare riconoscibilità e valore ai marchi aziendali Settesoli, Mandrarossa e Inycon, costruendo una familiarità con i brand e facilitando le dinamiche di vendita».
«Saremo fedeli ai quattro presupposti fondamentali che hanno orientato le nostre scelte in questo passato triennio, e che si sono rivelate vincenti: sostenibilità e rispetto per l’ambiente, eccellenza, accessibilità, importanza della coltivazione biologica dei vigneti».
L’efficacia di questo approccio è confermata dai dati di bilancio (1 luglio 2019 – 30 giugno 2020) presentati all’Assemblea dei Soci, periodo nel quale i dati di vendita di Cantine Settesoli registrano un consolidamento del fatturato dei brand aziendali nei canali della distribuzione organizzata, con un incremento costante del prezzo medio rispetto all’anno precedente.
Gli effetti della pandemia da Covid 19 hanno di contro bloccato le vendite nel canale Horeca sia in Italia che nel mondo con una riduzione del fatturato da marzo a giugno 2020. Le perdite sono state arginate con le vendite on line e con l’utilizzo di piattaforme e-commerce per la commercializzazione in Italia e nel resto del mondo.
«L’azienda – continua Bursi – sta focalizzando le proprie risorse ed il proprio impegno per cogliere tutte le opportunità offerte dal buon andamento delle vendite nel canale Off Trade sia in Italia che all’estero, in particolare nel mercato dei vini biologici e dei vini di alta qualità. Siamo infatti convinti che queste attività ci garantiscano una migliore allocazione della produzione ed un più adeguato riconoscimento del valore alle uve conferite dai soci».
«Per raggiungere questi risultati – conclude – il management dovrà rimanere fedele al proprio percorso, che deve puntare a tre obiettivi principali: il rafforzamento della competitività, cercando di conquistare nuove posizioni di mercato a prezzi più remunerativi; il controllo della dinamica dei costi aziendali, attuando più incisivi processi di razionalizzazione delle spese di gestione; la continuità nell’orientamento dei nuovi piani varietali, al fine di raggiungere un giusto equilibrio tra esigenza produttive e remunerazione riconosciute dal mercato».
La rielezione di Giuseppe Bursi è un importante segno di apprezzamento, nel segno di una continuità manageriale che ha portato importanti risultati sotto il profilo gestionale, economico e d’immagine per l’azienda che, fondata nel 1958, raggruppa oggi 6000 ettari di vigneto gestiti da 2000 soci che coltivano 34 varietà di uve nazionali ed internazionali.
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Nonostante la crisi economica generata dal Covid, le aziende non riescono ancora ad accedere con facilità a fondi e prestiti per accelerare la ripresa. ”Senza soldi, senza liquidità, le imprese non vanno da nessuna parte, galleggiano fino a quando poi muoiono – spiega Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti – In questa situazione le banche non stanno assolvendo al loro compito di dare fiato all’economia nazionale e il governo deve fare in modo che alle imprese arrivi liquidità”.
Chiediamo di far sospendere momentaneamente le regole di Basilea per permettere alle aziende di avere liquidità e di investire – prosegue il presidente del Consorzio -. Siamo nel mezzo di una crisi eccezionale e servono regole eccezionali, altrimenti sarà impossibile uscirne».
Secondo Busi è infatti necessario interrompere in questa fase gli accordi di Basilea, che regolano i requisiti patrimoniali delle banche e hanno ripercussioni sull’erogazione del credito, poiché il sistema dei prestiti non è stato semplificato, come dichiarato a più riprese dal Governo e numerosi aspetti complicano ancora l’accesso ai fondi.
«Dall’inizio della pandemia sono state dette bellissime cose, il governo ha parlato di prestiti per il settore agricolo fino al 75% del fatturato dell’anno precedente, poi si è parlato di altri fondi, ma fino ad oggi si è visto ben poco». Ci sono clausole e procedimenti che rallentano, e spesso impediscono, la possibilità di ricevere finanziamenti «come la necessità per le imprese di essere in bonis al 31 dicembre del 2019 un elemento che rende tutto più complicato», aggiunge Busi.
Tra gli altri problemi anche la delibera bancaria: «La garanzia dello Stato serve a poco – prosegue il presidente – se poi è necessaria la delibera bancaria. È come andare a chiedere un prestito normale. E non possiamo essere colpevolizzati dalle banche se non riusciamo, in questa crisi epocale, a non portare avanti l’azienda come vorremmo».
Secondo Busi le scelte degli istituti di credito stanno frenando la ripresa economica in un momento storico di estrema difficoltà: «Utilizzano la garanzia bancaria non per concedere un prestito agli investimenti, ma per coprire i debiti esistenti. Le condizioni attuali rendono impossibile pianificare le risorse per fronteggiare la crisi. Se avessimo un altro sistema bancario, probabilmente la storia sarebbe diversa».
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L’Asolo Prosecco chiude il 2020 a quota 18,7 milioni di bottiglie certificate con un incremento del 10% rispetto al 2019, quando le certificazioni erano ammontate a 17 milioni di bottiglie. Nonostante la congiuntura dettata dalla pandemia, le vendite dell’Asolo Prosecco si sono mantenute costantemente al di sopra dei livelli dell’anno precedente per tutto il 2020.
In particolare a ottobre e novembre si è registrata un’ulteriore impennata, con 2,5 milioni di bottiglie certificate in ciascuno dei due mesi, così come si è confermato in accelerazione il mese di dicembre, che ha segnato una crescita del 34% rispetto all’ultimo mese del 2019.
«Nonostante i gravi cambiamenti che la pandemia ha prodotto sulla società e sulle abitudini verso i consumi – commenta il presidente del Consorzio Asolo Prosecco, Ugo Zamperoni – il 2020 è stato un altro anno di consistente incremento per la nostra denominazione. I dati dell’ultimo trimestre rafforzano la percezione della dinamica ancora crescente della domanda di Asolo Prosecco».
«Il che – prosegue il presidente – conferma la validità delle scelte che abbiamo adottato per la vendemmia 2020, quando siamo stati tra i pochi Consorzi di tutela italiani a non ridurre le rese, ritenendo addirittura opportuno richiedere alla Regione Veneto l’autorizzazione ad adottare la riserva vendemmiale: una scelta espansiva che ci permetterà di assecondare eventuali richieste aggiuntive, qualora nel corso del nuovo anno il mercato continuasse a domandare volumi sempre maggiori».
«Del resto – dice ancora Zamperoni – già la scorsa primavera scegliemmo di liberare lo stoccaggio della vendemmia 2019 per non creare criticità nell’offerta di prodotto, e anche questa si è dimostrata una scelta corretta. I dati delle giacenze, poi, ci dicono che il vino prodotto nel 2019 è praticamente tutto esaurito, tanto che negli ultimi mesi del 2020 è stato necessario usufruire di vino nuovo».
In ragione dei risultati del 2020, l’Asolo Prosecco è salito al 20° posto fra le denominazioni di origine italiane dalla 31° posizione occupata solo nel 2018. Si tratta della settima denominazione italiana specializzata nella coltivazione di uve bianche e la quarta nella spumantistica.
La crescita dell’Asolo Prosecco è avvenuta soprattutto attraverso il canale della grande distribuzione, sia in Italia che all’estero, mentre hanno riscontrato delle criticità le aziende medio-piccole che avevano come principale canale di sbocco la ristorazione italiana, fortemente penalizzata dalla crisi.
«Proprio per questo – spiega Zamperoni – le attività di promozione che abbiamo in cantiere nelle maggiori città nazionali mireranno ad interessare all’Asolo Prosecco una fascia sempre più ampia di utenti, sensibili ad una produzione spumantistica connotata dai forti valori identitari qual è la nostra».
«Ci conforta – conclude il presidente – che nel 2020 i valori dell’uva e del vino all’ingrosso si siano mantenuti costanti, se non con qualche accenno al rialzo, permettendo di mantenere equilibri proporzionati all’interno di una filiera che si sta fortemente impegnando nel garantire una continua crescita di qualità, come dimostrano le posizioni di assoluto rilievo conquistate nel 2020 da molti produttori di Asolo Prosecco pressoché in tutti i maggiori concorsi enologici internazionali».
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Ha pubblicato di recente il suo primo libro e ha scelto di mettersi in copertina, per metà. Lo ha intitolato “Il vino dalla parte del cuore“: la sinistra, su cui poggia un elegante calice di vino rosso. Il sogno del sommelier Fis Raffaele Fischetti è quello di mostrare «il lato più nascosto del degustatore, alimentato dalla scintilla della passione». Ma non solo.
L’autore del libro, pugliese di Mattinata (Gargano) da vent’anni in Alto Adige, dove ha iniziato da giovanissimo la carriera negli Alberghi Bolzanini, spera ancor più in un mondo della sommellerie italiana diverso. Unito.
«È una gara di appartenenza a questa o quella associazione ed ogni volta si arriva a discorsi beceri ed inutili per cui la gente, piuttosto che avvicinarsi al mondo del vino, scappa. Anche in privato o a degustazioni miste ho assistito a scene che, credetemi, mi facevano venire il latte alle ginocchia», ha scritto non troppo tempo fa su Facebook.
Raffale Fischetti, prima di entrare “a gamba tesa” nell’argomento, sdrammatizziamo come piace a te (e a noi di WineMag.it): cosa ci fa un pugliese a Bolzano, da vent’anni?
Sono sommelier professionista dal 2006 e dal 2015 ricopro il ruolo di presidente per Fondazione italiana Sommelier Trentino Alto Adige – Bibenda, con immenso orgoglio. Sono docente per i corsi sia del vino che dell’olio, altra mia immensa passione.
Siamo riusciti in questi anni a far partire 5 corsi professionali per la figura del sommelier del vino e uno meraviglioso per diventare sommelier dell’olio: il primo in Trentino Alto Adige oltre a tante altre meravigliose attività. Mi occupo inoltre di Marketing, consulenza e formazione aziendale. Insomma non mi annoio!
Con immenso orgoglio ho compiuto tutta la gavetta negli Alberghi Bolzanini, fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di Maitre in locali importanti e la figura di sommelier anche in locali stellati. Faccio il buyer a tempo pieno e per alcuni anni ho selezionato solo vini certificati Bio per i mercati Europei.
Affronti in maniera molto diretta ma oggettiva quella che potrebbe essere chiamata “la guerra” tra associazioni della sommellerie italiana. La gara al “senso di appartenenza” a cui fai accenno, di per sé, dovrebbe essere un valore aggiunto in ogni settore. Perché, a tuo avviso, diventa invece un fattore limitante tra professionisti del vino?
Cerco di rispondere alla tua domanda in punta di fioretto, proprio come ho fatto sulla pagina Facebook “Sommelier: Appunti di degustazione”. La pagina nasce tanti anni fa, proprio per consentire agli appassionati di poter scrivere in maniera libera le loro degustazioni.
Da altre parti e su altre pagine si creavano alcuni attriti quando scriveva qualcuno che non era di una determinata associazione. Nel nucleo principale della nostra pagina figuravano e figurano invece amministratori e moderatori di quasi tutte le associazioni più grandi.
Ad ogni post di qualche iscritto che recitava più o meno così: “Ciao a tutti, sono Raffaele e vorrei iscrivermi ad un corso da sommelier, cosa mi consigliate?”, sembrava di stare allo stadio, ad assistere ad una partita che, come minimo, decideva le sorti del campionato. Si cercava ogni volta di moderare al massimo la conversazione tra gli utenti, ma spesso si finiva in malo modo con toni alticci e altisonanti per restare eleganti.
La goccia da cui è scaturita quella mia frase è stato un messaggio privato dell’ennesimo utente: non capiva il perché di tutte quelle risposte poco eleganti e sosteneva di aver deciso di non approfondire più le sue conoscenze e la sua passione attraverso un corso professionale, proprio per quello. Io vivo di passioni ed emozioni per carattere. Vedere svanito il sogno di alcuni utenti mi ha fatto molto riflettere.
Il mio, insomma, voleva essere un grido accorato e di speranza a tutti quegli appassionati che vogliono curare un seme e farlo diventare una splendida rosa. Continuo a credere fermamente in questo: tutti devono essere liberi di frequentare il corso che reputano più opportuno, a loro deve interessare la rosa che nasce.
Ci sono altri episodi che ti hanno convinto a impegnarti ancora di più per questo obiettivo?
In genere una gara, in termini di “senso di appartenenza”, dovrebbe generare la voglia e l’esigenza di “spingere l’asticella sempre più in alto”, per offrire a tutti i corsisti il massimo, migliorando sempre più la didattica e portandola al passo con i tempi, preparando sempre più i docenti con corsi di approfondimento, scegliendo i vini più rappresentativi per ogni lezione. Questa è la gara 3.0 a cui vorrei assistere, sana, costruttiva.
Il bicchiere, al momento, è “mezzo pieno” o “mezzo vuoto”?
Siamo una nazione dove, di fatto, non esiste un’associazione unita, anzi più si va avanti più se ne creano. Da questo però io vedo anche il “bicchiere mezzo pieno”, da buon sommelier. Le differenze portano ricchezza e la ricchezza è un dono. La soluzione non è dietro l’angolo ma credo che il momento di riflessione sia già in atto da parte di molti.
Al di là dell’aspetto etico e delle scelte compiute per promuovere l’iniziativa, la recente polemica sul “Corso online” della Scuola italiana sommelier rivela come ci siano diversi “nodi scoperti” nel settore: uno di questi è l’impossibilità di passare direttamente da un’associazione all’altra.
Pensi possa essere utile, nonché un segnale di “distensione” tra le varie compagini, l’eliminazione di questo vincolo, oppure le didattiche sono talmente diverse da giustificare le attuali misure?
Non entro in merito alla questione ma dirò in maniera esplicita come la penso. Personalmente non riesco a concepire un corso del vino online senza quella parte emozionale e di racconto che solo durante un corso si può trasmettere. Non credo e non voglio credere che il futuro sia questo.
Per me non ha senso per un corso professionale, sono troppe le variabili che non possono essere controllate. Ricordo sempre le facce delle persone che finiscono il corso e ti guardano come per dirti: “E adesso il martedì sera cosa faccio?”.
Si instaura un rapporto particolare con tutti i corsisti che, per 52 incontri, ti porta a sapere che quel giorno, in quel posto e in quell’orario hai un appuntamento fisso che è stato scelto da loro, fortemente. Molti, alla fine, ne sentono la mancanza.
Fai parte di Fis, una realtà per certi versi “simbolo” delle divisioni e delle lotte, a tratti intestine, tra associazioni della sommellerie.
La storia del settore è costellata da scissioni che hanno portato alla nascita di una costellazione di realtà che promuovono la cultura del vino.
Una promiscuità utile alla causa, oppure il primo dei grandi motivi di quei “discorsi beceri ed inutili per cui la gente piuttosto che avvicinarsi al mondo del vino, scappa”?
Fondazione Italiana Sommelier, per me come per tutto lo staff regionale, è stata un’opportunità, un modo unico per poter esprimere noi stessi, far conoscere a chi ci avrebbe scelto la nostra passione e il nostro entusiasmo. Abbiamo avuto l’onore di avere ospiti meravigliose cantine da tutta Italia e siamo riusciti a portare in giro per il Paese le nostre eccellenze.
Tengo a precisare che tutti i sommelier e tutto lo staff regionale hanno un lavoro fisso e vive di altro. Finiamo di lavorare e ricominciamo a farlo per organizzare le attività che si svolgeranno in regione, sottraendo una marea di tempo ai nostri familiari. Corsi e degustazioni sono tutt’altro che una cosa semplice.
Nessuno, da solo, riuscirebbe a fare tutto questo. La mia fortuna più grande è stata proprio quella di avere un gruppo solido e affidabile, che sostiene tutte le attività e i corsi. La passione è il motore che ci spinge a saltare l’ostacolo. Abbiamo intrapreso la strada giusta, diamo sempre il massimo di noi stessi e sappiamo che dobbiamo ancora migliorare. Per dirla in breve, noi non ci sentiamo proprio arrivati.
Le associazioni sono fatte di uomini e, per questo, ogni delegazione di ogni singola associazione meriterebbe un discorso a sé. Siamo tuttavia a conoscenza di casi in cui le associazioni sembrano voler accentrare sempre più “potere”, giocando sulle sorti degli iscritti e impedendo, di fatto, il processo di “amalgama” tanto auspicato. Che fare?
Le associazioni sono fatte di uomini e sono gli uomini che fanno la differenza, lo dico da sempre. Ho amici e colleghi in tutte le associazioni preparatissimi e seri professionisti che fanno la differenza dove sono.
Per quanto riguarda le iscrizioni da altri corsi, posso dirti che Fis accetta tutti gli iscritti che vogliono finire un percorso. In Alto Adige ho avuto alcuni iscritti che hanno terminato il percorso da noi entusiasti.
Per le altre associazioni non posso esprimermi, non conoscendo a fondo la scelta che ha portato a non far partecipare e terminare i corsi a chi magari, per essersi trasferito, non ha potuto chiudere le sessioni dove le ha iniziate.
Altro tema centrale sollevato dalla Scuola italiana sommelier sono i costi dei corsi delle realtà più accreditate (Ais, Fisar, oltre alla stessa Fis): credi che la critica sia giustificabile?
Anche in questo caso preferisco parlare delle cose che faccio io. Per garantire lo standard che attuiamo in Trentino Alto Adige il corso è al minimo della spesa. Le spese che affrontiamo sui vini (in degustazione i corsisti degustano, tra gli altri, Sassicaia, San Leonardo, Gaja), oltre alla sala, i kit di alta qualità, le tovaglie, i sommelier di servizio e i docenti che arrivano da tutta Italia, giustificano al minimo la somma richiesta. Ovvio che spostando tutto online avrai altre spese. Si eliminano ingenti costi fissi.
La didattica della sommellerie italiana è al passo coi tempi o risponde a logiche che meriterebbero di essere rivoluzionate? Mi spiego: ha ancora senso parlare di “giallo paglierino tenue”?
La didattica deve evolversi ed essere al passo con i tempi. Deve migliorare sempre. In Fondazione ho la fortuna di avere i responsabili alla didattica che stanno lavorando per modificare proprio le lezioni, che in questi ultimi anni sono cambiate in sequenze e fatti, avendo anche un taglio più moderno e attuale. Un punto di forza sicuramente.
Sempre sul fronte della didattica, i corsi sono strutturati in modo da formare allievi in grado di determinare le differenze tra le varie denominazioni più sulla base delle caratteristiche dettate dai disciplinari che sull’assaggio di una moltitudine di vini di “terroir”, in grado di rappresentare i vini prodotti in una determinata zona in tutte le sue più profonde e variegate sfaccettature.
Questo certamente perché il corso da sommelier è solo un punto di partenza, ma non tutti gli allievi hanno “voglia” di andare “oltre” al diploma e di approfondire le proprie conoscenze.
D’altro canto, sempre più produttori che non si riconoscono nei “meccanismi industriali” e “consortili” stanno proponendo sul mercato vini validissimi, interpreti autentici dei territori e dei vitigni.
Non sarebbe il caso che anche la didattica della sommellerie si “distraesse” un poco dai disciplinari (ormai superati) avvicinandosi a forme di viticoltura alternative e fornendo strumenti di comprensione e lettura delle espressioni meno “convenzionali”?
Risposta molto complessa, a cui cerco di rispondere per sommi capi. In primis, il corso da sommelier è un punto di partenza non un punto di arrivo. Credo serva per avere anche a chi lo frequenta “un linguaggio comune tra colleghi”. In genere, in una lezione ci sono tre vini in degustazione che devono “raccontare con il calice la lezione”.
Si cerca quindi di prendere in considerazione vini che raccontano la tipicità di un vitigno, legato anche a sfaccettature particolari di un determinato territorio. Un lavoro certosino che mi è capitato di affrontare ultimamente anche per la carta nazionale dei vini di Fondazione italiana sommelier, per un progetto che partirà presto.
Nella nostra didattica abbiamo aperto anche alle “viticulture alternative”, dando risalto in una lezione specifica ai cosiddetti “vini naturali”, biologici, biodinamici eccetera. Un piccolo passo che verrà seguito sicuramente da altri in seguito.
Restano sempre nozioni da approfondire. Non si può pensare che in due ore si possa dare tutto, ma di certo spingere i corsisti alla curiosità è un primo passo per approfondire in seguito l’argomento. In questa lezione ovviamente si degustano vini di questa tipologia, ricercati per la specificità dell’argomento.
Cosa deve aspettarsi chi si approccia alla lettura del tuo libro “Il vino dalla parte del cuore“, in cui appari in copertina solo per metà? La metà di quello che pensi e vivi, o la parte che conta di più di Raffaele Fischetti?
Per quanto possa sembrare strano per chi mi conosce personalmente, resto nel mio intimo un uomo molto timido. La copertina nasce dall’esigenza specifica di non voler apparire protagonista, ma appunto lasciare in primo piano il vino e la “poesia liquida” che ne scaturisce: il pensiero e le parole che si generano senza vincoli specifici, semplicemente degustando un vino in un determinato momento, in uno specifico posto con determinate persone.
Un contesto che non sarà più perfettamente replicabile in seguito. Questa è la magia anche del vino, per chi sa sognare e guarda al futuro con ottimismo e positività. In tanti lo chiamano “libro”, io lo chiamo “sogno realizzato”, per chi quel sogno lo ha alimentato nel tempo: gli amici, i miei genitori e la mia famiglia che hanno collaborato alla stesura del libro, compresi i miei due figli, con un loro disegno!
Volevo catturare per un attimo, in un’istantanea, queste schegge sparse, ma allo stesso modo lasciarle libere. Mi piace immaginare chi leggerà questo libro cimentarsi a modo suo, con parole e qualsiasi forma di comunicazione, con un calice di vino in mano e non prendendosi troppo sul serio, comunicando emozioni enoiche.
In questo libro racconto il Raffaele più nascosto, quello non impegnato a degustare per lavoro: lì scattano altri bisogni e specifiche. Il degustatore alimentato dalla scintilla della passione.
Mettere il “vino dalla parte del cuore” significa solo in apparenza “leggerlo” in maniera soggettiva. Si può essere sommelier ed esperti di vino mettendo l’emozione in primo piano, oppure la tecnica (la parte destra del tuo corpo, celata in copertina?) deve rimanere sempre il cardine fondamentale nell’assaggio?
Quesito interessante. Tecnicamente nel libro parlo di “degustazione emozionale”. Un racconto per ricordi ed immagini di un determinato assaggio. Una strada da percorrere particolare.
Una degustazione che si scosta completamente da quella fredda del secco-caldo-morbido. Credo che per raccontare un vino in questo modo bisogna padroneggiare le tecniche di degustazione classiche, per poi scegliere una strada tutta propria, che il cuore e la passione ci indica.
Sostieni che “non è importante aver bevuto milioni di calici, è più importate averne bevuti il giusto”. Qual è “il giusto”?
Credo nei casi, in quei momenti scritti da altri che accadono per un motivo particolare. Mi è capitato spesso di capire l’importanza del momento senza riuscire a metterla a fuoco subito. Senti dentro però che è importante, anche in quel momento. Il “giusto” è un concetto personale, diverso per ogni persona.
Il mio “giusto”, nello specifico, in questo momento è approfondire quello che mi incuriosisce e quello che il cuore e la passione mi spingono a fare, anche attraverso nuove sfide e passioni scaturite in un determinato periodo. Proprio strani sti sommelier vero?.
I tre (o più, o meno) vini “avvicinati al cuore” che ti hanno sorpreso di più?
Ci sono dei vini che mi hanno veramente emozionato e che mi hanno colpito in maniera particolare, mi capita spesso soprattutto da vini che non ti aspetti a volte ma che riescono a scuoterti in maniera particolare. Le emozioni forti le ho ricevute sia da vini blasonati sia da vini poco conosciuti.
Tutti quelli presenti nel libro mi hanno donato tanto e alcuni sono stati veramente eccezionali. Sono certo però che quello che ancora mi farà rimanere a bocca aperta e senza parole deve ancora arrivare nel mio calice. In fondo sono un’inguaribile sognatore.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
EDITORIALE – Con una selezione che supera le 100 etichette, l’e-commerce vinoungherese.it punta a far conoscere a winelovers e professionisti del settore Wine&Food una terra del vino che pare ormai giunta alla piena maturità e consapevolezza dei propri mezzi, ben oltre i vini dolci di Tokaj: l’Ungheria.
WineMag.it gioca in casa, dal momento che la selezione è stata da me compiuta negli ultimi 6 mesi con ripetuti viaggi dall’Italia e lunghe permanenze in tutte le regioni vinicole ungheresi.
L’obiettivo di vinoungherese.it è quello di ampliare il bagaglio di conoscenze degli amanti del nettare di bacco in Italia, mostrando la bellezza assoluta dei vini vulcanici ungheresi, ben oltre il mainstream (meritatissimo, per carità) dei vini Aszú, delle nuove espressioni di Furmint “dry” e delle etichette commerciali di vini rossi delle regioni Villány ed Eger.
Ho percorso in auto più di 2 mila chilometri, conoscendo personalmente ognuno dei produttori entrati in catalogo e assaggiando tutta la linea di vini (comprese, ove possibile e degno di nota, le vecchie annate). Altre realtà entreranno in catalogo nei prossimi mesi.
Al centro della selezione ci sono decine di varietà autoctone ungheresi di cui posso dirmi ormai “innamorato”. Su tutti lo Juhfark (letteralmente “Coda di Pecora”) originario di Somló: vitigno e regione che meritano un’attenzione assoluta nel panorama internazionale, in qualità di principale, nuova e vera “frontiera” del vino ungherese.
Assieme, Juhfark e Somló costituiscono una coppia inimitabile per mostrare il terroir vulcanico della collina di Somló, situata a nord del lago Balaton, nella zona orientale dell’Ungheria (a sole due ore di auto da Budapest).
Poi ci sono Budai Zöld, Csókaszőlő, Ezerjó, Hárslevelű, Irsai Olivér, Kabar, Kadarka, Kéknyelű, Királyleányka, Kövérszőlő, Leányka, Kékfrankos, Portugieser, Nektár, Olaszrizling, Turan, Zengö, Zéta e Zeus.
Nomi pressoché impronunciabili, in alcuni casi, che meritano un posto d’onore accanto a internazionali come Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Grüner Veltliner, Merlot, Moscato Bianco, Moscato Giallo (Sargamuskotály).
E ancora: Muscat Ottonel, Pinot Grigio, Pinot Nero, Riesling renano, Müller-Thurgau (Rizlingszilváni), Sauvignon Blanc, Syrah, Gewürztraminer (Tramini) e Zweigelt. Infine, ma non ultimi nel vasto catalogo dell’e-commerce – udite, udite – Sagrantino (l’uva di Montefalco) e Sangiovese (il vitigno che ha reso grande la Toscana, nel mondo).
Due le etichette che vedono l’Italia “protagonista”, con altrettante varietà simbolo. Il Sagrantino è allevato in Ungheria da un solo produttore, innamorato dell’Umbria: Heimann di Szekszárd, che lo utilizza in uvaggio nel portentoso “Franciscus” e nel giovane, dinamico e freschissimo “Sxrd” (a proposito di potenziali nuove frontiere per il Sagrantino di Montefalco).
Il Sangiovese è invece quello della cantina 2HA, finita nei guai con il Consorzio del Brunello (episodio raccontato qui da WineMag.it) per un sito web un po’ troppo “brunellofilo” per avere il dominio “.hu”, utilizzato per promuovere l’etichetta “Tabunello“, tuttora in vendita senza alcuna commistione con il re dei vini rossi della Toscana.
Tra le particolarità dell’e-commerce vinoungherese.it, anche la presenza del più popolare e apprezzato tra i produttori del cosiddetto vino naturale ungherese: si tratta di Hummel, vignaiolo tedesco che ha sparigliato le carte in una zona piuttosto “seduta sugli allori” e abituata all’auto-incensazione come Villány.
Non poteva mancare la cantina che, meglio di altre, sta cercando di raccogliere l’eredità di Hummel nel sud dell’Ungheria: Wassmann, il sogno divenuto realtà di un’altra coppia tedesca, Ralf Wassmann e Susann Hanauer, che opera in regime biodinamico. Chi ci segue nella scoperta? Cin, cin.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(5 / 5) “Bollicina” italiana davvero gustosa, che stupisce per finezza e freschezza. Sotto la lente di Vinialsuper è la volta della Ribolla Gialla Spumante Brut prodotta da Dario Coos nei Colli Orientali del Friuli.
LA DEGUSTAZIONE La Ribolla Gialla Spumante Brut di Dario Coos si presenta nel calice giallo paglierino con riflessi verdolini. Un piacere osservare le sue catenelle fini, stuzzicanti e persistenti.
Al naso regala immediatamente sensazioni fresche, fiori, frutta a polpa bianca come la pesca e scorzette di agrumi. Al palato il sorso è ricco, “grasso” quanto basta e scorre piacevolmente sulla scia di agrumi ben bilanciati dal dosaggio.
Leggera in alcolicità ha una beva che è un crescendo di piacevolezza. Adatta all’aperitivo, ad antipasti o secondi a base di pesce la Ribolla Gialla Spumante di Dario Coos è come un capo d’abbigliamento total black sta bene con tutto (o quasi).
Must have per gli amanti della Ribolla e non solo. Unico nodo quello del prezzo: molti si chiederanno se vale la pena di spendere 14,90 euro per uno spumante base Ribolla, vitigno non certo nell’Olimpo degli sparkling italiani. La risposta, senza dubbio alcuno, è che questo Brut di Coos vale (tutto) il costo del “biglietto”.
LA VINIFICAZIONE Prodotta con uve 100% ribolla vendemmiate a mano nella prima settimana di settembre e spumantizzata in autoclave secondo il metodo charmat. Rifermentazione a partire da mosto molto prolungata, oltre i sei mesi, malolattica non svolta.
Dario Coos si trova a Nimis, in provincia di Udine, nella zona dei Colli Orientali del Friuli. Dispone di 14 ettari vitati sui quali alleva i vitigni rossi e bianchi tipici del territorio per una produzione complessiva di 70.000 bottiglie.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Con l’uscita del Regno Unito dall’UE i distillatori del Galles si sono mobilitati per definire una serie di regole di produzione affinché il whisky gallese possa ottenere lo status di protezione da parte del Governo con il riconoscimento di un Igp “Whisky Gallese” (Welsh Whisky).
Una prima bozza di disciplinare che regolamenti ciò che rende un whisky “Gallese” è stata elaborata da Aber Falls, distilleria nota per il suo gin e che a fine marzo dovrebbe rilasciare il suo primo whisky, e condivisa con gli altri distillatori della regione.
Attualmente in Galles non esiste alcuna regolamentazione in tal senso e per ottenere lo stato di Igp è indispensabile definire in modo rigoroso, metodo di produzione, materie prime utilizzate ed invecchiamento minimo come avvien per il whisky Scozzese.
«Il governo gallese è molto favorevole alla creazione di una Igp per noi – dichiara James Wright, amministratore delegato di Aber Falls – Abbiamo scritto una bozza iniziale e l’abbiamo fatta circolare fra tutti i distillatori per poter raggruppare i vari aspetti della produzione dei nostri whisky».
«Ognuno di noi ha criteri diversi che riteniamo possano avvantaggiare la categoria del Whisky Gallese e vogliamo mantenere una certa flessibilità assicurandoci al contempo di fissare quegli aspetti che ci caratterizzano. Confidiamo di riuscire ad ottenere l’Igp già quest’anno, vogliamo creare un whisky eccezionale riconosciuto a livello globale e l’Igp sarà di grande aiuto in questo senso», conclude Wright.
Favorevoli le dichiarazioni del ministro britannico per l’alimentazione e gli affari rurali Victoria Prentis che ha affermato di «volere nuove Igp del Regno Unito che mettano in mostra i nostri fantastici prodotti britannici».
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Il Direttore Generale di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, Roberto Calugi ribadisce con forza come «ogni giorno riceviamo decine di chiamate da parte di ristoratori e imprenditori che lamentano ritardi nell’erogazione dei ristori promessi dal governo».
«Quelli di Natale non si sono ancora visti, ma in moltissimi casi non sono stati corrisposti nemmeno quelli di novembre. In questo modo le imprese, impossibilitate a operare a causa di provvedimenti sempre più restrittivi e la totale assenza di pianificazione di medio periodo, non riescono a sopravvivere», prosegue il Direttore.
«Le promesse non sfamano le persone. Prendiamo atto delle dichiarazioni del Ministro Di Maio e della Vice Ministro Castelli e ci auguriamo che si trasformino al più presto in versamenti sui conti correnti. Esiste poi un altro aspetto che non può più essere sottovalutato: nella ristorazione abbiamo oltre 3 mila imprese esodate».
«Mi riferisco – conclude Calugi – a tutte quelle attività che, pur essendo chiuse per lockdown ad aprile 2020, non hanno potuto fare alcun raffronto con il fatturato di aprile 2019 in quanto inattive per varie ragioni (ristrutturazione, trasferimento di sede,ecc), rimanendo così tagliate fuori sia dalla prima che dalla seconda tranche autunnale di ristori. Il governo dia seguito al più presto anche alle richieste di aiuto di queste realtà».
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Confagricoltura è contraria alla proroga al disciplinare di produzione, fino al 30 giugno, dell’utilizzo di latte congelato da parte dei caseifici per la mozzarella di bufala campana Dop. La decisione, secondo Confagricoltura, non aiuta il settore dell’allevamento e non valorizza l’immagine del prodotto verso i consumatori.
Il provvedimento inizialmente approvato a marzo scorso in epoca di lockdown, non ha portato, secondo Confagricoltura, benefici ai produttori ed ha generato una situazione di confusione e poca trasparenza che andava corretta e non accresciuta, completando «il percorso definito dal decreto ministeriale 9406 del 2014, della tracciabilità del latte di bufala».
“Riscontriamo – afferma Confagricoltura in una nota stampa – mancanza della certezza dei dati sui quantitativi di latte che i caseifici hanno stoccato e sui prodotti semitraformati (le cagliate) che ne sono derivate e di quante di queste ne siano state finora utilizzate. E, di fatto, si è sminuito decisamente il rigido sistema di controllo previsto tra latte Dop munto e prodotto Dop trasformato”.
“Chiediamo attenzione, trasparenza e tracciabilità per il comparto dell’allevamento della bufala decisamente strategico – conclude la nota – che coinvolge oltre 2600 allevamenti, 400 mila capi, 100 caseifici e più di 20.000 addetti, con 47 milioni di kg di mozzarelle e con oltre il 30% del prodotto esportato. Numeri che dimostrano come la mozzarella di bufala campana sia il più importante marchio Dop del Centro-Sud Italia”.
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Confagricoltura si schiera apertamente contro la proroga al disciplinare di produzione, fino al 30 giugno, dell’utilizzo di latte congelato da parte dei caseifici per la mozzarella di bufala campana Dop. La decisione, secondo Confagricoltura, non aiuta il settore dell’allevamento e non valorizza l’immagine del prodotto verso i consumatori.
«Riscontriamo – afferma Confagricoltura in una nota stampa – mancanza della certezza dei dati sui quantitativi di latte che i caseifici hanno stoccato e sui prodotti semitraformati (le cagliate) che ne sono derivate e di quante di queste ne siano state finora utilizzate. E, di fatto, si è sminuito decisamente il rigido sistema di controllo previsto tra latte Dop munto e prodotto Dop trasformato».
Ad avviso di Confagricoltura il provvedimento, inizialmente approvato a marzo scorso in epoca di lockdown, non ha portato benefici ai produttori ed ha generato una situazione di confusione e poca trasparenza che andava corretta e non accresciuta. Per Confagricoltura «la strada da perseguire dovrà essere quella di completare il percorso definito dal decreto ministeriale 9406 del 2014, della tracciabilità del latte di bufala».
«Chiediamo attenzione, trasparenza e tracciabilità per il comparto dell’allevamento della bufala decisamente strategico – conclude la nota – che coinvolge oltre 2600 allevamenti, 400 mila capi, 100 caseifici e più di 20.000 addetti, con 47 milioni di kg di mozzarelle e con oltre il 30% del prodotto esportato. Numeri che dimostrano come la mozzarella di bufala campana sia il più importante marchio Dop del Centro-Sud Italia».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Venghino signori venghino! Ci pensa Iperal a ravvivare ancora per poco il “circo” dei vini sui volantini della grande distribuzione validi fino a metà gennaio con una promozione mai vista prima.
Alla faccia delle polemiche su denominazioni sotto costo, ecco che arriva lui, in gamba tesa: il Trento Doc Metodo Classico Cesarini Sforza a soli 5,90 euro è un’occasione da non lasciarsi sfuggire (promo valida fino al 12 gennaio).
Un taglio prezzo del 50% sulle “Grandi marche“, ben esposto in vetrina, ovvero sulla prima pagina del volantino Iperal. Uno spumante da acquistare a casse, ammesso di trovarlo ancora.
Per il resto calma piatta e “cantine” ridotte. Da segnalare la promo sul Chianti Collezione Oro Piccini in promo a 3,99 euro da Carrefour catena che offre anche il Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Spinelli a 2,99 euro. Due piccioni con una fava, anzi meglio, bis di 5 cestelli in un sol colpo. Buona spesa!
Volantino Aldi fino al 10 gennaio 2021, “50 prodotti scontati fino al 50%”
Refosco dal Peduncolo Rosso Doc: 4+2 9,56 euro (3 / 5)
Volantino Bennet dal 7 al 20 gennaio 2021 – “Sconto 40%” Lambrusco di Modena Doc Civ e Civ: 1,97 euro (3 / 5)
Cabernet o Merlot Veneto La Cacciatora: 1,95 euro (1,5 / 5)
Montepulciano o Cerasuolo d’Abruzzo Doc Terramare Citra: 2,39 euro (3,5 / 5)
Sauvignon Veneto Igt Natale Verga: 2,99 euro (1,5 / 5)
Moscato Sicilia Igp Grecale Florio: 4,90 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Bio Sant’Orsola: 4,83 euro (3 / 5)
Volantino Carrefour Iper dal 7 gennaio al 17 gennaio 2021, “Sconti fino al 50” Montepulciano D’Abruzzo Doc Tralcio Antico Bio: 3,49 euro (3 / 5)
Primitivo di Manduria Doc Tralcio Antico: 3,99 euro (3 / 5)
Nero d’Avola Doc Poggio dei Vigneti: 1,99 euro (1,5 / 5)
Tre Venezie Igt Bianco Rosso o Rosato Terre Fredde: 2,20 euro (3 / 5)
Lambrusco Vecchia Modena Chiarli o Pignoletto Frizzante: 3,49 euro (3,5 / 5)
Corvo Rosso o Bianco Duca di Salaparuta: 3,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Market dal 7 gennaio al 17 gennaio 2021, “Sconti fino al 50” Vini La Calenzana: 2,79 euro (2,5 / 5)
Trebbiano o Sangiovese Salento Il Feudo: 1,39 euro (0,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Riserva Doc Spinelli: 2,99 euro (5 / 5)
Gutturnio Colli Piacentini Doc Terre della Pietra: 2,99 euro (3,5 / 5)
Bonarda o Barbera Colli Piacentini Doc Vicobarone: 3,59 euro (3,5 / 5)
Fiano o Negroamaro Salento Rosso o Rosato Feudo Monaci: 3,89 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Collezione Oro Piccini: 3,99 euro (5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Duchessa Lia: 5,59 euro (3,5 / 5)
Rosso Piceno Doc Velenosi: 5,90 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Market dal 7 gennaio al 17 gennaio 2021, “Gustati una nuova esperienza di spesa”
Chianti Docg Collezione Oro Piccini: 3,99 euro (5 / 5)
Vini La Calenzana: 2,79 euro (2,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Riserva Doc Spinelli: 2,99 euro (5 / 5)
Bonarda o Barbera Colli Piacentini Doc Vicobarone: 3,59 euro (3,5 / 5)
Rosso Piceno Doc Velenosi: 5,90 euro (3,5 / 5)
Carrefour Express dall’8 al 19 gennaio, “Offerte a 0,98 euro”
Gutturnio Colli Piacentini Doc Terre della Pietra: 2,99 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola Doc Settesoli: 3,49 euro (3,5 / 5)
Volantino Conad fino all’11 gennaio 2021, “Buon Risparmio – La convenienza del nuovo anno” Prosecco Valdobbiadene Docg Maschio: 4,90 euro (3,5 / 5)
Gutturnio Doc Cantina Valtidone: 2,68 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Giacobazzi: 2,59 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola Igt Li Raci: 3,29 euro (3 / 5)
Merlot Igt Maggi: 9,90 (confezione da 6) (0,5 / 5)
Volantino Crai dal 7 al 20 gennaio, “Sconti fino al 40% grandi marche” Barbera d’Asti Docg Mombello: 2,99 euro (3 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Brumale: 2,19 euro (3 / 5)
Volantino Despar dal 2 al 13 gennaio, “Tagliamo i prezzi”
Grignolino d’Asti Ramello: 2,99 euro (2 / 5)
Soave Doc Tenuta Tosinori: 3,19 euro (3 / 5)
Bonarda Frizzante Amabile Valtidone: 2,90 euro (3,5 / 5)
Volantino Esselunga dal 2 al 13 gennaio, “La Befana porta sconti” Barbera d’Asti Superiore Docg Produttori di Govone: 3,98 euro (3,5 / 5)
Turà Lamberti: 1,98 euro (1,5 / 5)
Lambrusco Robanera Cavicchioli: 2,64 euro (3,5 / 5)
Primitivo Salento Tormaresca: 3,49 euro (4 / 5)
Prosecco Goto: 2,95 euro (3,5 / 5)
Volantino Eurospin dal 7 al 17 gennaio, “Sconto del 30%” Nessun vino da segnalare
Famila dal 4 al 13 gennaio 2021, “Sapori Regionali”
Barbera d’Asti Docg Patrizi Manfredi: 2,38 euro (3 / 5)
Ruchè di Castagnole Monferrato Morando: 6,75 euro (3,5 / 5)
Gutturnio Doc Vicobarone: 2,29 euro (3,5 / 5)
Oltrepò Pavese Sangue di Giuda Casa Coller Pirovano: 2,99 euro (2,5 / 5)
Bonarda Doc Villa Maggi: 1,99 euro (1,5 / 5)
Dolcetto D’Acqui Doc Capetta: 2,99 euro (3 / 5)
Oltrepò Pavese Riesling Le Cascine: 1,99 euro (1,5 / 5)
Famila dal 4 al 13 gennaio 2021, “Grandi Marche” Nessun vino da segnalare
Famila dal 4 al 13 gennaio 2021, “Sconti fino al 50” Valpolicella Superiore Doc “Le Vie dell’Uva”: 5,99 euro (3,5 / 5)
Nobile di Montepulciano Docg “Le Vie dell’Uva”: 6,99 euro (3,5 / 5)
Piemonte Doc Barbera Poggio Dei Vigneti: 1,99 euro (1,5 / 5)
Terre Siciliane Igt Corvo Bianco o Rosso: 3,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Cecchi: 3,69 euro (4 / 5)
Morellino di Scasano Docg Cecchi: 4,35 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Mionetto: 6,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc La Gioiosa: 2,89 euro (3 / 5)
Spumante La Gioiosa Muller Thurgau: 2,99 euro (3 / 5)
Volantino Gulliver dal 2 al 13 gennaio, “Prezzi Tondi”
Barbera Colli Piacentini Valtidone: 2 pezzi 4 euro (3,5 / 5)
Chianti Classico Docg Cecchi: 3,50 euro (4 / 5)
Prosecco Doc Tosti: 3,50 euro (3,5 / 5)
Volantino Il Gigante dal 2 al 13 gennaio 2012, “€ 0,98 cad” Vini Doc Vicobarone: 1,98 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Coste Petrai: 3,98 (3,5 / 5)
Vini Piemonte Doc Cantina Rosignano: 2,98 euro (2,5 / 5)
Volantino Iper La grande i dal 7 al 17 gennaio 2021, “Grande Scorta” Primitivo di Manduria o Negramaro Terre d’Otranto Notte Rossa: 4,99 euro (5 / 5)
Aglianico o Falanghina Beneventano I Feudi: 2,39 euro (3 / 5)
Buon Governo o Vernaccia di San Gimignano Piccini: 2,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg I Gelsi: 2,99 euro (3 / 5)
Cannonau o Vermentino di Sardegna Doc Desigio o Rosato Cala Rosa Cantina Pedres: 3,89 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo, Chardonnay o Cabernet Sauvignon Millenovecentodieci: 2,49 euro (3 / 5)
Barbera d’Alba Doc San Silvestro: 3,99 euro (3,5 / 5)
Bonarda, Sangue di Giuda, Riesling Oltrepò Pavese Doc o Moscato Igt C’era una volta Guarini: 3,49 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau o Teroldego Rotaliano Mezzacorona: 3,99 euro (3,5 / 5)
Bardolino Chiaretto o Custoza Doc La Sorte: 2,49 euro (3 / 5)
Pignoletto o Gutturnio Doc Modavin: 2,29 euro (2,5 / 5)
Cabernet Franc , Muller Thurgau o Traminer Igt Borgo Canedo: 2,95 euro (3,5 / 5)
Spumante Blanc de Blancs Terre Nardin: 2,99 euro (3 / 5)
Vermentino di Sardegna Docg Sangusta Cantina Pedres: 5,39 euro (3,5 / 5)
Asolo Prosecco Superiore Docg Brut o Extra Dry Rive della Chiesa: 3,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Ribolla Gialla Extra Dry Gasparetto: 2,79 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg Extra Dry Corte dei Rovi: 4,49 euro (3,5 / 5)
Ortrugo Spumante Colli Piacentini Unic’o Cantina Valtidone: 3,99 euro (4 / 5)
Aragosta Frizzante Vermentino di Sardegna o Rosè Santa Maria La Palma: 3,99 euro (3 / 5)
Lambrusco Modena Doc Secco o Amabile Corterosa: 2,29 euro (2,5 / 5)
Trebbiano o Sangiovese Igt Alpa: 1,99 euro (0,5 / 5)
Grecanico o Shiraz Terre Siciliane Igt Roccarosa: 1,99 euro (2,5 / 5)
Volantino Iperal fino al 12 gennaio, “Buon anno” Trento Doc Metodo Classico Cesarini Sforza: 5,90 euro (5 / 5)
Vini La Cacciatora: sconto 50% (1,5 / 5)
Vini Le Cascine: 2,14 euro (1,5 / 5)
Spumante Pinot di Pinot Gancia: 2,49 euro (2,5 / 5)
Spumante Prosecco Doc Mionetto: 6,35 euro (3,5 / 5)
Prosecco Bolla o Prosecco Rosè: 4,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Brut Maximilian I: 2,95 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Docg Villa Crespia: 12,50 euro (5 / 5)
Spumante Ribolla Gialla Brut Civa: 5,15 euro (3,5 / 5)
Champagne Brut G.H Mumm: 21,90 euro (4 / 5)
Spumante Franciacorta Docg Bellavista: 23,70 euro (5 / 5)
Spumante Anniversary Bosca: 1,99 euro (1,5 / 5)
Moscato Versi Divini: 2,89 euro (3 / 5)
Volantino Ipercoop dal 2 al 13 gennaio 2021, “Sconti fino al 50” Spumante Pinot Grigio Portego Scuro Brut: 2,49 euro (1,5 / 5)
Linea Vini Bolla: sconto 40% (3,5 / 5)
Bonarda o Gutturnio Colli Piacentini Valtidone: 2,29 euro (3,5 / 5)
Turà Lamberti Frizzante: 1,99 euro (3 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Loggia del Sole: 1,99 euro (3 / 5)
Nero D’Avola o Syrah Baglio Inca: 2,99 euro (2,5 / 5)
Volantino Lidl fino al a0 gennaio 2021, “Sottoprezzi”
Sangiovese di Romagna Dop: 1,29 euro (2,5 / 5)
Cabernet Sauvignon Veneto Igp: 1,49 euro (2 / 5)
Mercatò Big dal 7 al 17 gennaio 2021, “Sconti fino al 50%” Langhe Doc Favorita Manfredi: 3,49 euro (3 / 5)
Ribolla Gialla Brut Ca Vescovo Zonin: 2,99 euro (3,5 / 5)
Asolo Prosecco Docg La Gioiosa: 4,90 euro (3,5 / 5)
Freisa d’Asti Doc Portacomaro: 1,99 euro (3,5 / 5)
Piemonte Doc Grignolino Araldica: 2,24 euro (3,5 / 5)
Barbera d’Alba Doc Rocalin Mainerdo: 3,59 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Villa Miazzi: 4,28 euro (3,5 / 5)
Vermentino Igt Corte Allegra Fratelli Maggi: 1,49 euro (1,5 / 5)
Volantino Pam dal 30 dicembre al 13 gennaio 2021, “L’anno finisce, il risparmio no”
Bonarda Oltrepò pavese Doc Il Feudo, Losito e Guarini (Pavia): 1,79 euro (0,5 / 5)
Chianti Docg Gold Sensi (Pistoia): 2,19 euro (3 / 5)
Prosecco Superiore Docg Valdobbiadene (Treviso): 3,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Penny Market dal 7 gennaio al 15 gennaio, “Prezzi a spicchi” Gavi Docg: 3,59 euro (3 / 5)
Nero d’Avola Terre Siciliane: 2,79 euro (2,5 / 5)
Chianti Colli Fiorentini Docg: 2,99 euro (2,5 / 5)
Spumante Brut: 1,49 euro (2,5 / 5)
Lambrusco Reggiano Amabile: 1,59 euro (2,5 / 5)
Volantino Tigros fino al 12 gennaio, “Capodanno” Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg / Prosecco Doc Rosé, Valdo: 4,39 euro (3,5 / 5)
Spumante Pinot Noir LeBollè / Rosato LeBollè, Losito e Guarini: 2,99 euro (2,5 / 5)
Prosecco Treviso Doc Casato del Leone: 2,99 euro (3 / 5)
Spumante Asti Docg Martini: 3,99 euro (4 / 5)
Prosecchini Zonin: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg Caval: 4,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Perlage Brut Cantina Valtidone: 6,99 euro (5 / 5)
Spumante Franciacorta Solive: 11,90 euro (5 / 5)
Cartizze Valdobbiadene Superiore Docg La Gioiosa: 9,90 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Rubentino, Le Chiantigiane: 2,99 euro (3,5 / 5)
Vini Frizzanti Igt Rosa dei Filari: 2 pezzi 3 euro (1,5 / 5)
Vini Terre Siciliane Shedar: 1,65 euro (1,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Setanera: 1,69 euro [1,5]
Lambrusco Emilia Igt Cavicchioli: 1,99 euro (3 / 5)
Lambrusco Grasparossa Doc Baluardo: 2,69 euro (5 / 5)
Ortrugo / Gutturnio Colli piacentini Doc Castelli del Duca, Medici Ermete: 2,69 euro (5 / 5)
Cortese Alto Monferrato Doc / Chiaretto Monferrato Doc, Barbera d’Asti, Francesco Capetta: 2,90 euro (3 / 5)
Vini Doc Trentino Muller Thurgau / Lagrein rosato / Teroldego Rotaliano, Mezzacorona: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vini Doc e Docg Vignaioli Morellino di Scansano (Toscana): 4,90 euro (4,5 / 5)
Vini Doc Falanghina / Fiano / Greco di Tufo, Borgo San Michele (Campania): 4,90 euro (4 / 5)
Vini Doc Sauvignon / Pinot Grigio / Friulano, Tenimenti Civa (Friuli Venezia Giulia): 4,99 euro (4,5 / 5)
Vino Bianco Igt Turà Gruppo italiano vini (Giv): 6,90 euro (2,5 / 5)
Vini Doc Alto Adige Riesling / Sauvignon / Pinot Nero / Lagrein “Erste Neue”, Cantina Kaltern: 6,90 euro (4,5 / 5)
Vini Cantine San Giorgio (Puglia): 6,99 euro (4,5 / 5)
Vini linea Notte Rossa (Puglia): 1,99 euro (5 / 5)
Vini Puglia Igt Pietre del Sole, Losito e Guarini: 2,29 euro (2,5 / 5)
Vini Cantina Pedres (Sardegna): 9,90 euro (4 / 5)
Vini linea Versi Divini (Piemonte): 20% sconto (2,5 / 5)
Vini Igt Cielo e Terra Spa (Veneto): 2 pezzi 4 euro (2,5 / 5)
Igt Pavia / Oltrepò pavese Doc Le Cascine, Losito e Guarini: 2 pezzi 4 euro (1,5 / 5)
Vini da tavola Ronco (5 litri): 5,90 euro (2,5 / 5)
Lugana / Valpolicella Ripasso / Bardolino classico, Sartori Vini: 20& (4 / 5)
Volantino Unes dal 6 al 19 gennaio 2021, “Grandi Marche a piccoli prezzi” Frizzantino Bianco Verve: 1,69 euro (2,5 / 5)
Pinot Grigio Terregaie: sconto 40% (3,5 / 5)
Barbera d’Asti Docg MMXX: 3,59 euro (3 / 5)
Spumante Pinot Chardonnay Kessel: 2,19 euro (3 / 5)
Salice Salentino Musaikon Produttori Vini di Manduria: 2,59 euro (4 / 5)
Toscana Igt Sangiovese Bocelli: 4,29 euro (4 / 5)
Cabernet Toscana Igt I Mori: 3,89 euro (3,5 / 5)
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