Hirohiko “Hiro” Shoda, ambasciatore ufficiale della Cucina Giapponese in Italia, dedica la sua ricetta dei Sanshoku Dango al nuovo videogame Monster Hunter Rise per Nintendo Switch.
I giocatori potranno ritrovare questi tradizionali gnocchi di riso anche all’interno del gioco, parte di una saga che fa della cucina una delle sue componenti fondamentali e che da oltre 16 anni impazza nel Paese del Sol Levante.
Caratterizzata da battaglie epiche contro gigantesche creature mostruose, la serie è sempre più amata anche in Occidente, tanto da diventare un blockbuster cinematografico con Milla Jovovich.
Da sempre la cucina giapponese è fulcro di tantissime produzioni di intrattenimento provenienti dal Paese del Sol Levante: dai film, ai manga, passando per gli animee arrivando fino ai videogiochi.
La serie videoludica Monster Hunter, vera e propria istituzione in Giappone, si inserisce in questo solco e ha reso il cibo una parte integrante delle meccaniche di gioco.
Ed è così che i giocatori si ritrovano a scegliere con cura i piatti virtuali da consumare prima di partire all’avventura, per avere i bonus più utili e adatti a portare a termine con successo le proprie missioni.
Il nuovissimo videogame Monster Hunter Rise, disponibile da oggi su Nintendo Switch, rafforza ulteriormente questo legame tra gaming e cucina introducendo nel videogioco un famoso dolce della tradizione giapponese, i dango.
In particolare, lo chef Hirohiko “Hiro” Shoda ha realizzato la sua ricetta dei piccoli gnocchi giapponesi su stecco, con farina di riso glutinoso. Il procedimento prevede la realizzazione di tre palline fatte con un impasto composto da farina di riso mochigome giapponese, zucchero semolato e acqua tiepida, poste poi su uno stecco.
I sanshoku dango sono un dolce tipicamente primaverile e lo dimostrano i tre colori che li contraddistinguono: bianco, rosa, che rappresenta i fiori di ciliegio che caratterizzano la primavera nipponica, e verde, colore collegato alla natura e alla stagione del “risveglio degli insetti“, come spesso la definiscono i giapponesi.
All’interno di Monster Hunter Rise, i dango sono il piatto tradizionale del villaggio di Kamura e i giocatori potranno gustarli prima di ogni caccia insieme ad altre prelibatezze della capocuoca Yomogi.
L’obiettivo è ottenere nuove risorse per forgiare armi e armature di ogni tipo utili alla prossima caccia, per proteggere così il villaggio di Kamura dalla minaccia definitiva: il temibile mostro Magnamalo.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Si chiama Vinitaly Special Edition ed è in programma a Verona dal 17 al 19 ottobre 2021 l’evento pensato da Veronafiere dopo l’annullamento della 54a edizione di Vinitaly.
«Un appuntamento b2b in presenza e sicuro – spiegano gli organizzatori – pensato e posizionato strategicamente come punto di arrivo delle prime iniziative commerciali all’estero al via dal 3 aprile in Cina, per poi ripartire con slancio verso il 54° Vinitaly, dal 10 al 13 aprile 2022».
«La Special Edition di ottobre 2021 – continua Veronafiere – ha l’obiettivo di riunire istituzioni, associazioni di filiera e aziende, coinvolgendole in un progetto di sistema che rappresenta il primo evento business del 2021 dedicato al settore vitivinicolo».
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Si chiama Maso Kristplonerhof ed è il perfetto connubio tra “ospitalità” e “dolcezza”. Non tanto per la particolare cura assicurata agli ospiti di uno dei più antichi “masi” altoatesini, le cui prime tracce risalgono all’anno Mille. Quanto perché le finestre del moderno boutique hotel da esso ricavato si affacciano sul vigneto che dà vita a un passito di Gewürztraminer tra i più interessanti (e qualitativamente costanti) dell’Alto Adige: il “Cresta“, che figura nella Top 100 Migliori Vini italiani di WineMag.it 2021.
Il “miracolo” si compie in località Guncina, proprio sopra Bolzano. Merito di una famiglia che ha saputo dividersi i compiti, quasi genealogicamente. Mentre papà Toni, il figlio Hannes Rottensteiner e la moglie Judith si occupano della cantina, Evi ha preso in mano le chiavi dell’ospitalità di Maso Kristplonerhof.
«I lavori di risanamento per la realizzazione di tre appartamenti nel vecchio fienile – spiega – si sono conclusi sul finire del 2019. La struttura era di proprietà del vescovo di Trento, motivo per cui la zona ancora oggi viene chiamata “Welschwinkel”, ovvero “Angolo italiano”».
Probabilmente il nome deriva dalla formulazione latina “Cresta piana“, che rimanda alla posizione del Maso, davanti al quale il vigneto scende leggermente, creando una stretta terrazza sul quartiere Gries di Bolzano.
Non solo Gewürztraminer tra le varietà allevate. Oltre al passito “Cresta”, nasce infatti qui l’omonima Schiava “Vigna Kristplonerhof”. La storia di Maso Kristplonerhof, peraltro, è tutta al femminile: passa di madre in figlia ormai da tre generazioni.
«Lo ho ereditato dai nonni materni – racconta Evi Rottensteiner – mia madre Rosl, primogenita di sei sorelle, col matrimonio si trasferì a Bolzano, nel maso Hofmannhof di proprietà di mio padre. Qui abitano ancora i miei genitori ed è il luogo dove hanno costruito insieme la cantina, gestita oggi da mio fratello Hannes. Anch’io sono nata e cresciuta là, trasferendomi al Kristplonerhof quando sono nati i miei figli Jan e Nora».
L’attuale “boutique hotel” è da sempre circondato da pascoli, vigneti e frutteti. A partire dal 1930 la famiglia ha deciso di dedicarsi esclusivamente alla viticoltura, per produrre il vino da vendere direttamente nella trattoria di proprietà.
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Non essendoci più il bestiame, il fienile, tutelato dai beni culturali, è stato riconvertito in agriturismo, ma senza modificarne troppo l’aspetto, così da mantenerne intatto l’antico fascino. Sono stati ricavati tre appartamenti la cui progettazione e realizzazione è stata oggetto di particolare cura.
Ogni unità si trova su 2 piani, per una totale di 38 metri quadrati (quindi ideale per 2-4 persone) ma due unità sono collegate internamente e possono ospitare dalle 4 alle 8 persone.
Tutti i balconi sono esposti a sud, con vista sulle Dolomiti e sulla città di Bolzano, nonché sul vigneto tanto caro a Tenuta Rottensteiner, che si estende per 3,4 ettari. All’esterno è a disposizione degli ospiti un giardino molto curato.
Frutta e verdura vengono coltivate per uso privato, ma anche per gli ospiti che abbiano il desiderio di dedicarsi alla raccolta delle erbe e di vari tipi di verdura. Nel punto vendita ricavato in quella che era la cantina del maso, sono in vendita prodotti fatti in casa come marmellate, sciroppi, succhi, tisane, sale aromatizzato alle erbe, sughi e pesto.
E gli animali non sono scomparsi: ci sono gatti, conigli e galline che producono ottime uova per la colazione, punto di forza del Kristplonerhof. Il cestino del risveglio, preparato con cura in base alle preferenze dei singoli ospiti, è composto di pane fragrante, caffè o tè, latte, nonché dei prodotti del maso e della regione.
Prelibatezze locali come burro, marmellata, miele, uova, yogurt, succo di frutta e frutta fresca di stagione, vengono posizionate all’alba all’interno di una cassapanca, all’esterno dei tre appartamenti, pronte per essere consumate a colazione.
Giocoforza Maso Kristplonerhof è anche il punto di partenza di gite, passeggiate, escursioni in alta montagna, itinerari in mountain bike, equitazione e wellness, nonché della visita guidata e degustazione dei vini della Tenuta Rottensteiner.
ROTTENSTEINER: TRE VINI DA NON PERDERE
Alto Adige Doc Pinot Bianco 2019 “Carnol” Due vigne contribuiscono all’assemblaggio delle uve di Pinot Blanc. La prima si trova a 850 metri, l’altra a 650 metri sul livello del mare. Vino che esalta il terreno ricco di porfido, la sapidità. Entra dritto come una lama e chiude fresco, con un accento di pietra bagnata e fil rouge sulla salinità, ben accostata alla pienezza del frutto.
Alto Adige Doc St. Magdalener Classico 2019 Vigna Premstallerhof
Rosso rubino, bellissimo nella sua brillantezza. Naso di frutti rossi, fiori di rosa freschi, lampone, e tocco di spezia. Perfetta corrispondenza in bocca. Allungo amaricante che invoglia la beva.
Alto Adige Doc Gewurztraminer 2018 “Cresta”
Giallo dorato. Naso freschissimo, sorso pure. Grandissima precisione sia nella parte olfattiva che gustativa. Frutta tropicale matura, miele, crema pasticcera che cedono il passo ad una beva scorrevole e soddisfacente. L’assaggio delle vecchie annate conferma la straordinarietà di questo nettare.
La 2017 conferma gran equilibrio acido-zuccherino, mentre la 2009, dopo qualche minuto di ossigenazione nel calice, sfodera con grande generosità le note tipiche del vitigno. La vena dolce, da annata calda, è esuberante. Ma la freschezza la controbilancia ancora una volta in maniera ineccepibile.
Il primo naso di Cresta 2004 è invece più diretto, molto franco: conserva le venature di frutta sciroppata e porta in dote una nota di caramello accompagnata da un tocco fumé. Vira poi su frutta secca, noci, arachidi, vivo e pieno.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Beam Suntory, gigante mondiale del whisky, ha dato il via da un investimento di oltre 6 milioni di sterline (7 milioni di euro al cambio attuale) per reintrodurre il maltaggio a pavimento ed il riscaldamento a fuoco diretto degli alambicchi presso la distilleria Glen Garioch ad Oldmeldrum, nell’Aberdeenshire (Scozia).
La ristrutturazione, iniziata lo scorso anno, si concluderà quest’anno e vedrà l’introduzione di una nuova tecnologia all’avanguardia per la distillazione a fuoco diretto che porterà ad una riduzione dell’impronta di carbonio della distilleria di circa il 15%.
“Questi metodi tradizionali di distillazione e maltaggio sono rari nell’industria odierna – dichiara Kwanele Mdluli, direttore della distilleria – e non vediamo l’ora di riportarli in vita qui da noi. Siamo entusiasti di dar vita ad un futuro fatto di tradizione, innovazione, artigianato e qualità”.
“Anche se guardiamo al passato per trovare ispirazione – aggiunge Francois Bazini, Managing Director di Beam Suntory – stiamo aprendo il prossimo capitolo del futuro di Glen Garioch”.
Si prevede inoltre di allungare i tempi di fermentazione per creare un wash più carico di aromi ed ottenere quindi un whisky più ricco. Il primo spirit prodotto con le reintrodotte “nuove” tecniche dovrebbe vedere la luce già prima della fine del 2021 e non è ancora dato sapere se deriverà da malto torbato o meno.
La storia di Glen Garioch è infatti contraddistinta da due periodi ben precisi. Fra le ultime distillerie a rinunciare alla tradizione per abbracciare scelte dettate dall’efficienza industriale, Glen Garioch autoprodusse il proprio malto a pavimento, leggermente torbato, fino al 1994.
Dopo una breve chiusura, iniziò ad utilizzare malti industriali non torbati nel 1997 ed ora gli amanti di questa espressione delle Highlands si chiedono a quale delle due tradizioni si rifarà il nuovo corso della distilleria.
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Chi diceva “almeno piovesse Prosecco” è stato metaforicamente accontentato. “Pioggia” di offerte su quasi tutti i volantini per la bollicina più amata dagli italiani (e non solo) con sempre più etichette nella nuova tipologia rosé. Ma anche spumanti Trento Doc, Franciacorta Docg e spumanti generici low cost.
Non mancano vini rossi per onorare la grigliata, protagonista indiscussa della primavera, non “clandestina” sui tetti si spera. Volantini corposi anche in catene normalmente meno avvezze ai super affari enologici. Il vino dunque non mancherà, in questa seconda Pasqua blindata in red zone.
Tantissimi i vini con valutazione 5 cestelli, punteggio massimo della valutazione di Vinialsuper ma anche diversi maggiori di 4. Solo per citarne qualcuno: i vini Notte Rossa, i prodotti di Piccini, il Bollo Rosso Riserva della Cantina Valtidone, la linea Calaforte di Frescobaldi, il Lambrusco Ariola Gran Cru o La Brusca di Lini.
Volantino Aldi fino al 28 marzo, “+ Risparmio” Traminer Tre Venezie Igt: 4+2 bottiglie 15,96 euro (3 / 5)
Custoza Doc: 1,39 euro (3 / 5)
Spumante Rosè Millesimato Extra Dry: 4,99 euro (3 / 5)
Salice Salentino Doc Riserva: 3,79 euro (3 / 5)
Volantino Bennet fino al 28 marzo, “50% su 50 prodotti” Montepulciano d’Abruzzo Galassi: 1,99 euro (3,5 / 5)
Dolcetto d’Ovada Monrato: 2,49 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Tosti: 3,20 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Rosè Rocca del Doge: 3,40 euro (3 / 5)
Lambrusco Modena Civ&Civ: 1,99 euro (3 / 5)
Volantino Bennet fino al 5 aprile, “Dolcezze di Pasqua” Pignoletto Chiarli: 2,79 euro (3,5 / 5)
Chardonnay Trentino Doc Mezzacorona: 3,90 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg Bolla: 4,90 euro (3,5 / 5)
Bardolino Classico Doc Villa Borghetti: 2,90 euro (3,5 / 5)
Chianti Superiore Docg Vegante Sensi: 4,90 euro (3,5 / 5)
Maremma Doc Rosso o Rosato Doc Elume Sant’Ilario: 3,40 euro (3 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Campone Frescobaldi: 16,90 euro (5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Terre da vino: 4,90 euro (3,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc Fontanafredda: 6,90 euro (4 / 5)
Prosecco Spago Doc Mionetto: 4,90 euro (3,5 / 5)
Trentino Doc Muller Thurgau Cavit: 3,20 euro (3,5 / 5)
Vino bianco Maschio: 2,25 euro (3 / 5)
Moscato d’Asti Docg Tosti: 2,49 euro (3 / 5)
Volantino Carrefour Iper fino al 5 Aprile, “Buona Pasqua” Prosecco Doc Signoria Dei Dogi: 3,49 euro (3 / 5) Spumante Rocca Dei Forti: 1,99 euro (3 / 5)
Blanc del Blancs o Moscato Duchessa Lia: 2,99 euro (3 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg Bolla: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Rosè Millesimato La Gioiosa: 4,99 euro (3,5 / 5)
Cartizze Docg Terre d’Italia: 10,29 euro (3,5 / 5)
Moscato d’Asti Docg Terre d’Italia: 4,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Muller Thurgau Cavit: 3,49 euro (3 / 5)
Metodo Classico Docg Cesarini Sforza Le Premier: 9,90 euro (5 / 5)
Franciacorta Docg Castelfaglia: 10,90 euro (5 / 5)
Champagne Delaunay: 16,90 euro (3,5 / 5)
Passito di Pantelleria Dop Pellegrino: 10,90 (3,5 / 5)
Valpolicella Classico Doc Sartori: 5,99 euro (4,5 / 5)
Chianti Classico Docg Cecchi: 5,99 euro (4 / 5)
Falanghina del Sannio Doc Feudi San Gregorio: 7,49 euro (5 / 5)
Pinot Nero Doc Kossler: 7,90 euro (4 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Piccini: 13,90 euro (5 / 5)
Nero d’Avola o Grillo Cantine Europa: 2,99 euro (4 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Duchessa Lia: 5,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso Iluminati: 5,49 euro (4 / 5)
Pinot Grigio o Corvina Igt Masi: 4,90 euro (3,5 / 5)
Alto Adige Doc Chardonnay Hofstatter: 8,29 euro (5 / 5)
Verdicchio Classico Doc Velenosi: 6,90 euro (3,5 / 5)
Domaine de Jarass Pink Flamingo: 6,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Dop Bio Tralcio Antico: 3,49 euro (3 / 5)
Nero d’Avola Bio Tralcio Antico: 2,79 euro (3 / 5)
Asolo Prosecco Docg Terre d’Italia: 5,90 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Iper fino al 5 aprile, “Buona Pasqua” Lambrusco Marcello Igt Gran Cru: 5,90 euro (5 / 5)
Cartizze Docg Terre d’Italia: 10,79 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg Poggio al Sale: 4,49 euro (3,5 / 5)
Rosso Piceno Doc Velenosi: 5,90 euro (3,5 / 5)
Ribolla Gialla Igt Pompiere Schioppetto: 10,90 euro (5 / 5)
Spumante Rocca Dei Forti: 1,99 euro (3 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg Bolla: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Rosè Millesimato La Gioiosa: 4,99 euro (3,5 / 5)
Moscato d’Asti Docg Terre d’Italia: 4,79 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Docg Extra Brut Castelfaglia: 10,90 euro (5 / 5)
Spumante Muller Thurgau Cavit: 3,49 euro (3 / 5)
Trento Doc Rotari: 6,90 euro (5 / 5)
Cartizze Docg Oro Puro Valdo: 8,99 euro (4 / 5)
Champagne Delaunay: 16,90 euro (3,5 / 5)
Domaine de Jarass Pink Flamingo: 6,99 euro (3,5 / 5)
Pinot Grigio o Corvina Igt Masi: 4,90 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola o Grillo Cantine Europa: 2,99 euro (4 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Duchessa Lia: 5,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso Iluminati: 5,49 euro (4 / 5)
Chianti Classico Docg Cecchi: 5,99 euro (4 / 5)
Valpolicella Classico Doc Sartori: 5,99 euro (4,5 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Piccini: 13,90 euro (5 / 5)
Passito di Pantelleria Dop Pellegrino: 10,90 (3,5 / 5)
Gewurztraminer Kossler Doc Terre d’Italia: 8,70 euro
Greco di Tufo Docg Feudi San Gregorio: 8,39 euro (3,5 / 5)
Merlot Hofstatter: 8,90 euro (5 / 5)
Ribolla Gialla Volpe Pasini: 6,49 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Classico Cecchi: 5,90 euro (4 / 5)
Prosecco Sup Terre d’Italia: 7,19 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Tralcio Antico: 3,49 euro (3 / 5)
Prosecco Porta dei Dogi: 4,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Express fino al 5 aprile, “Buona Pasqua” Prosecco Doc Coste Alte: 4,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Rosè Extra Dry Catturich Ducco: 6,39 euro (4 / 5)
Prosecco Docg Carpenè Malvolti: 6,99 euro (5 / 5)
Franciacorta Docg Castelfaglia: 10,89 euro (5 / 5)
Volantino Conad City fino al 5 aprile, “Buona Pasqua” Trento Doc Ferrari: 8,50 euro (5 / 5)
Champagna Mumm Cordon Rouge: 19,90 euro (4 / 5)
Spumante Asti Docg Martini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg Tenimenti Dogali: 4,90 euro (3,5 / 5)
Metodo Classico Freixenet Cordon Negro: 6,80 euro (4 / 5)
Prosecco o Prosecco Rosè Doc Astoria: 3,99 euro (4 / 5)
Gewurztraminer Costalta: 5,49 euro (3,5 / 5)
Greco di Tufo o Fiano Mastroberardino: 7,80 euro (5 / 5)
Est!Est!Est! di Montefiascone Doc: 2,90 euro (3,5 / 5)
Ortrugo Doc Piani Castellani: 2,78 euro (3,5 / 5)
Passerina Docg De Angelis: 3,49 euro (3,5 / 5)
Moscato d’Asti Docg Fontafredda: 4,99 euro (3,5 / 5)
Rosso Toscano Igt Santa Cristina: 5,29 euro (4 / 5)
Morellino di Scansano Docg La Mora Cecchi: 3,99 euro (3,5 / 5)
Amarone Valpolicella Latuja: 13,90 euro (3,5 / 5)
Teroldego Rotaliano Doc Mezzacorona: 3,78 euro (3,5 / 5)
Lugana Doc Fraccaroli: 5,99 euro (5 / 5)
Gutturnio Doc Valtidone: 2,90 euro (3,5 / 5)
Etna Bianco Capovero Madaudo: 5,60 euro (3,5 / 5)
Gavi Docg Duchessa Lia: 4,98 euro (3,5 / 5)
Collezione Settesoli di Sicilia: 4,29 euro (5 / 5)
Chiaretto Garda Doc Bellerive: 4,99 euro (3,5 / 5)
Lambrusco La Brusca Lini 910: 3,99 euro (5 / 5)
Ripasso Valpolicella Doc Tommasi: 11,98 euro (5 / 5)
Volantino Coop fino al 3 aprile, “Sottocosto” Dolcetto d’Alba Doc Terre da vino: 2,59 euro (3,5 / 5)
Spumante Muller Thurgau Cavit: 2,89 euro (3 / 5)
Spumante Rocca dei Forti: 1,99 euro (3 / 5)
Prosecco Rosè Villa Folini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg Villa Folini o Ribolla Gialla: 3,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Loggia Dei Fiori: 2,39 euro (3 / 5)
Vini Linea Notte Rossa: 3,79 euro (5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Le Calende: 4,89 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc Aragosta: 3,99 euro (3,5 / 5)
Moscato di Pantelleria Pellegrino: 3,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Esselunga fino al 3 aprile, “Dolce è la convenienza, sconti fino al 50%” Passito di Pantelleria Pellegrino: 5,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Metodo Classico Cesarini Sforza: 7,68 euro (5 / 5)
Pinot Bianco Colterenzio: 4,99 euro (4,5 / 5)
Sauvignon Forchir: 4,55 euro (4 / 5)
Vermentino di Gallura Docg Cantina del Giogantino: 3,84 euro (4 / 5)
Angimbè o Nero d’Avola Cusumano: 5,90 euro (5 / 5)
Lambrusco Grasparossa Cavicchioli: 1,99 euro (3,5 / 5)
Barbaresco Docg Nervo: 8,90 euro (5 / 5)
Valpolicella Ripasso Bolla: 5,90 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg Collezione Oro: 4,19 euro (5 / 5)
Cannonau Riserva Sella e Mosca: 7,07 euro (5 / 5)
Prosecco di Valdobbiadene Docg Cantina di Valdobbiadene: 4,92 euro (4 / 5)
Speciale “La carta dei vini” fino al 28 marzo Rosso di Montalcino Doc Campone Frescobaldi: 6,49 euro (5 / 5)
Chianti Docg Riserva La Pieve: 3,99 euro (3,5 / 5)
Barolo Docg Produttori Portacomaro: 14,90 (4,5 / 5)
Nero d’Avola Sicilia Doc Gurgò Paolini: 3,79 euro (3,5 / 5)
Nobile di Montepulciano Docg Vecchia Cantina: 5,49 euro (5 / 5)
Barbera d’Alba Doc San Silvestro: 3,59 euro (3,5 / 5)
Trentino Doc Lagrein Allegorie Concilio: 3,99 euro (3,5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Bonarda Commendator Pastori: 2,99 euro (1,5 / 5)
Croatina Igt Riccardi: 2,99 euro (3,5 / 5)
Colli Piacentini Gutturnio Doc Piani Castellani: 2,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Tenuta Milli: 3,99 euro (3,5 / 5)
Lugana Doc Fraccaroli: 6,29 euro (5 / 5)
Ortrugo Doc Dante 45: 2,99 euro (3,5 / 5)
Bianco Vergine della Valdichiana Vecchia Cantina: 2,79 (3,5 / 5)
Vermentino di Toscana Igt Il Palagio: 4,19 euro (3,5 / 5)
Vernaccia di San Gimignano Doc Il Palagio: 3,99 euro (3,5 / 5)
Colli Piacentini Ortrugo Doc Piani Castellani: 2,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Extra Dry Porta Leone: 4,99 euro (3,5 / 5)
Pecorino Abruzzo Doc Tenuta Milli: 3,99 euro (3,5 / 5)
Greco di Tufo Docg Conti Uttieri: 4,99 euro (3,5 / 5)
Sicilia Igt Corvo Glicine Duca di Salaparuta: 3,69 euro (3,5 / 5)
Ribolla Gialla Igt Tre Venezie Borgo dei Vassalli: 4,99 euro (3,5 / 5)
Cortese Monferrato Casalese Doc Barlet: 3,39 euro (3,5 / 5)
Erbaluce di Caluso Docg Serchè Produttori Monferrato: 3,49 euro (4,5 / 5)
Sicilia Doc Grillo Fazio: 2,99 euro (3,5 / 5)
Roero Arneis Docg Produttori Portacomaro: 5,40 euro (3,5 / 5)
Passerina Abruzzo Doc Tenuta Milli: 3,99 euro (3,5 / 5)
Sangiovese Rosato Toscana Igt Vecchia Cantina: 2,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Millesimato Porta Leone: 2,99 euro (3,5 / 5)
Chardonnay Igt Provincia di Pavia Commendator Pastori: 2,99 euro (1,5 / 5)
Viogner Sicilia Doc Gurgò Cantine Paolini: 3,79 euro (5 / 5)
Chiaretto Garda Classico Vigne di Gema: 6,29 euro (4 / 5)
Moscato d’Asti Docg Icardi: 4,89 euro (5 / 5)
Trentino Doc Gewurztraminer Allegorie Concilio: 5,99 euro (3,5 / 5)
Inzolia Colomba Platino Igt Duca di Salaparuta: 5,59 euro (5 / 5)
Prosecco Doc Extra Dry Millesimato Magnum Aneri: 9,90 euro (5 / 5)
Spumante Brut Muller Thurgau Trentino Allegorie Concilio: 4,49 euro (3,5 / 5)
Custoza Doc Nuve: 4,99 euro (4 / 5)
Vermentino Sardegna Doc Cala dei Mori: 4,39 euro (3,5 / 5)
Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg Millesimato Dry Coste Petrai: 7,49 euro (3,5 / 5)
Malvasia Dolce Frizzante Doc Piani Castellani: 2,99 euro (3,5 / 5)
Verdicchio Classico Castelli Jesi Monte Schiavo Villa Le Querce: 2,99 euro (3,5 / 5)
Pignoletto Frizzante Modena Doc Villa Cialdini Cleto Chiarli: 2,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Conegliano Docg Millesimato Astoria: 5,59 euro (3,5 / 5)
Spumante Ortrugo Doc Piani Castellani: 4,59 euro (3,5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Produttori Portacomaro: 4,99 euro (3,5 / 5)
Barbera Piemonte Doc Appassimento San Silvestro: 4,79 euro (3,5 / 5)
Sangiovese Superiore Romagna Dop Contra Grande Branchini: 5,45 euro (4 / 5)
Chianti Docg Piandaccoli: 4,99 euro (5 / 5)
Grignolino Monferrato Casalese Doc Barlet Cantina Monferrato: 3,39 euro (4 / 5)
Spanna Doc Il Massoroccato: 4,99 euro (4 / 5)
Lambrusco Grasparossa Doc Il Baluardo Chiarli: 2,99 euro (5 / 5)
Rosciò Amerino Rosso Igp Castello delle Regine: 3,89 euro (3,5 / 5)
Rosso di Montefalco Doc Ligajo Antigniano: 4,49 euro (3,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc San Silvestro: 3,89 euro (3,5 / 5)
Barbaresco Docg Icardi: 9,59 euro (5 / 5)
Valpolicella Ripasso Doc Pagus Bisano: 6,99 euro (3,5 / 5)
Cabernet Merlot Shiraz Asiotus: 3,69 euro (4 / 5)
Lambrusco Scuro Emilia Igt Notturno Righi: 3,49 euro (3,5 / 5)
Primitivo di Manduria Dop Selezione Luigi Guarini: 4,99 euro (3,5 / 5)
Rosso di Montepulciano Dop Vecchia Cantina: 2,70 euro (4 / 5)
Nero d’Avola Sicilia Doc Fazio: 2,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Il Gigante fino al 28 marzo, “50×50”
Linea Vini Piemonte Doc Serre dei Roveri: 2,15 euro (2 / 5)
Chianti Docg Colli Rupi Petracchi: 3,39 euro (3,5 / 5)
Linea Vini Le Cascine: 1,99 euro (1 / 5)
Nero d’Avola o Montepulciano d’Abruzzo Villa Diana: 1,99 euro (3,5 / 5)
Barbera o Freisa Monferrato Casalese Doc Barlet Produttori Monferrato: 3,39 euro (4 / 5)
Bardolino o Custoza Doc Cantina di Soave: 2,49 euro (3,5 / 5)
Cabernet o Sangiovese Rubicone Igt Renaissance: 1,89 euro (1 / 5)
Lambrusco Grasparossa o Sorbara Chiarli: 2,69 euro (3,5 / 5)
Dolcetto, Grignolino o Barbera o Pinot Grigio Corte Regale: 1,99 euro (3 / 5)
VIni Le Rovole: 1,99 euro (1 / 5)
Vini Borgo dei Vassalli Refosco o Cabernet Franc: 4,99 euro (3,5 / 5)
Merlot o Cabernet Colle al Sasso Petracchi: 3,89 euro (3,5 / 5)
Spumante Pinot di Pinot Gancia Rosè Brut: 3,29 euro (3 / 5)
Franciacorta Docg Brut Catturich Ducco: 7,49 euro (5 / 5)
Ortrugo o Malvasia o Bonarda Vicobarone: 1,99 euro (3,5 / 5)
Pignoletto, Trebbiano o Sangiovese Galassi: 2,79 euro (3 / 5)
Pinot Chardonnay o Chardonnay Muller Pasqua: 2,39 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Aneri: 5,49 euro (5 / 5)
Ribolla gialla spumante brut La Gioiosa: 4,19 euro (3,5 / 5)
Brachetto d’Acqui Docg Bersano: 4,29 euro (3,5 / 5)
Cuvèe millesimato Extra Dry Coste Petrai: 2,99 euro
Prosecco Doc Extra dry Porta Leone: 3,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Iper, La grande i fino al 28 marzo, “Offerte in grande” Prosecco Doc Sant’Orsola: 3,49 euro (3,5 / 5)
Grandi Vigne Valpolicella Ripasso Doc Classico Superiore: 9,90 euro (4 / 5)
Valpolicella Ripasso Doc Valdimezzo Sartori: 6,49 euro (4,5 / 5)
Piemonte Doc 50 San Silvestro: 6,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Piccini: 2,99 euro (3,5 / 5)
Primitivo di Manduria Doc Tenute Rubino: 5,99 euro (5 / 5)
Falanghina Feudi San Gregorio: 6,99 euro (5 / 5) Puglia Igt Nero di Troia 1910: 2,49 euro (2 / 5)
Muller Thurgau Colterenzio: 5,99 euro (4,5 / 5)
Cirò Doc Caparra e Siciliani: 2,49 euro (5 / 5)
Linea Natum Agriverde Bio: 3,49 euro (3,5 / 5)
Rosso Piceno Doc o Passerina La Canosa: 2,99 euro (3 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Piccini: 13,99 euro (5 / 5)
Sicilia Doc Sedara Donnafugata o Damarino Igt: 6,99 euro (5 / 5)
Lugana Doc Casa al Pruno: 4,99 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Modena Doc Corterosa: 2,99 euro (2,5 / 5)
Rubicone Igt o Sangiovese Alpa: 1,49 euro (1 / 5)
Spumante Franciacorta Docg Saten Triumph: 8,95 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Brut Rive della Chiesa: 4,49 euro (5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Vini Villa Radiosa: 1,99 euro (1 / 5)
Spumante Blanc de Blancs Babulle: 1,99 euro (1 / 5)
Linea Vini Turà: 1,99 euro (3 / 5)
Volantino Iperal fino al 6 aprile Prosecco Rosè o Prosecco Valdo: 4,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Ribolla Gialla La Gioiosa: 4,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Moscato Duchessa Lia: 2,39 euro (3 / 5)
Prosecco Asolo Docg Dal Bello: 4,89 euro (3,5 / 5)
Spumante Franciacorta Docg Castelfaglia: 9,90 euro (5 / 5)
Cartizze Docg La Gioiosa: 9,99 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Docg Solive: 10,90 euro (5 / 5)
Spumante Metodo Classico Docg San Zeno: 6,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Pignoletto Villa Cialdini: 3,39 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Marcello Gran Cru: 3,99 euro (5 / 5)
Chianti Riserva Docg Roccialta: 3,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Cuvèe Prestige Bellussi: 7,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Maximilian I: 2,79 euro: 2,79 euro (3,5 / 5)
Trento Doc Rotari: 6,49 euro (5 / 5)
Chianti Docg Campana Melini: 3,49 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg La Mora Cecchi: 3,99 euro (4 / 5)
Bolgheri Doc Sabbiato Sensi: 8,90 euro (4 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Campone Frescobaldi: 16,50 (5 / 5)
Chianti Docg Riserva Leonardo da Vinci: 5,90 euro (3,5 / 5)
Vini Donnafugata: 5,49 euro (4 / 5)
Sassella o Inferno Nera: 7,99 euro (5 / 5)
Amarone Docg Corte Giara Allegrini: 19,90 euro (5 / 5)
Ripasso Doc Duca del Frassino: 4,99 euro (3,5 / 5)
Lugana Doc Sartori: 5,49 euro (4 / 5)
Albarossa Doc Ricossa: 4,49 euro (4 / 5)
Barolo Docg Ricossa: 13,90 euro (4 / 5)
Montepulciano Riserva Docg Vecchia Cantina: 5,90 euro (5 / 5)
Vini St.Michael Eppan: 7,90 euro (5 / 5)
Verdicchio Doc Belisario Del Cerro: 4,59 euro (4 / 5)
Soave Doc Cadis: 2,39 euro (3,5 / 5)
Vini Notte Rossa: 3,49 euro (5 / 5)
Primitivo di Manduria Stilio Mottura: 6,90 euro (4 / 5)
Lambrusco Doc Civ&Civ: 1,99 euro (3 / 5)
Vini Bio Natum Agriverde: 3,79 euro (3,5 / 5)
Vini del Garda Doc Chiaretto e Groppello Cantine Scolari: 4,39 euro [usr3.5]
Terre Fredde Bianco: 1,99 euro (3 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc Duchessa Lia: 4,39 euro (3,5 / 5)
Linea Vini Feudi San Gregorio: sconto 20% (5 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc Vie del Canto: sconto 20% (3 / 5)
Volantino IperCoop fino al 3 aprile, “Pasqua con gusto” Prosecco Extra Dry Luxury Doc Sant’Orsola: 3,79 euro (3,5 / 5)
Metodo Classico Cesarini Sforza: 8,49 euro (5 / 5)
Moscato d’Asti Poggio Mandrina Barbanera: 4,19 euro (3 / 5)
Prosecco Rosè Mionetto: 6,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Pinot Noir Viogner Brut, Muller Thurgau o Pinot Noir Rosè Extra Dry Le Bollè: 2,79 euro (3 / 5)
Linea Colli Piacentini Doc Casabella: 1,89 euro (3 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Duchessa Lia: 5,99 euro (3,5 / 5)
Rosso di Montalcino Doc Banfi: 7,99 euro (5 / 5)
Chianti Docg Cecchi: 3,49 euro (4 / 5)
Linea Vini Colli Orientali Friuli Doc Tenimenti Civa: 4,89 euro (4 / 5)
Alto Adige Doc Gewurztraminer, Sauvignon o Lagrein Cantina Produttori di Bolzano: 7,99 euro (5 / 5)
Passito di Pantelleria Doc Pellegrino: 4,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Lidl fino al 28 marzo, “Super offerte” Chianti Classico Docg: 2,99 euro (3 / 5)
Traminer aromatico Friuli Doc: 3,69 euro (3 / 5)
Spumante Durello Muller Thurgau Brut: 2,49 euro (3 / 5)
Volantino Pam fino al 5 aprile, “Due uova sono meglio di una” Valpolicella Ripasso Doc La Sogara: 5,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Pam: 3,79 euro (3,5 / 5)
Syrah Sicilia Doc Feudo del Mare: 3,99 euro (3 / 5)
Chianti Classico Docg Bosco ai salici: 4,99 euro (2 / 5)
Nobile di Montepulciano Docg Calici delle Mura: 6,99 euro (3,5 / 5)
Alto Adige Doc Gewurztraminer Von Steiner: 7,99 euro (3,5 / 5)
Barbaresco Docg Ca Del Plin Giacosa: 8,99 euro (3,5 / 5)
Roero Arneis Ca del Plin Giacosa: 4,99 euro (3,5 / 5)
Amarone Valpolicella Corte alla Scala: 15,90 euro (4,5 / 5)
Volantino Pam fino al 5 aprile, “Buona Pasqua” Trento Doc Ferrari: 9,90 euro (5 / 5) Passito di Pantelleria: 4,99 euro (3,5 / 5)
Barbera D’Asti Docg Duchessa Lia: 3,99 euro (3,5 / 5)
Pinot Grigio / Primitivo Baglio Le Mole: 4,49 euro (2,5 / 5)
Spumante Brut Dolce Castell: 1,99 euro (1 / 5)
Falanghina del Sannio Mastroberardino: 7,49 euro (5 / 5)
Linea Agriverde Natum Bio: 3,99 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola Riserva Feudo Del Mare Calici divini: 5,99 euro (3,5 / 5)
Pallagrello Bianco Igt Calici DiVini: 6,90 euro (3,5 / 5)
Taurasi Docg Quattro Cavalieri: 13,90 euro (3,5 / 5)
Amarone Docg Cadis: 14,90 euro (4 / 5)
Aglianico Vulturno Feudo Monaci: 4,99 euro (3,5 / 5)
Sangue di Giuda La Cacciatora: 2,99 euro (2,5 / 5)
Barbera D’Asti Docg Duchessa Lia: 3,99 euro (3,5 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Boscoselvo Sensi: 17,90 euro (4 / 5)
Prosecco Doc Sant’Orsola: 3,89 euro (3,5 / 5)
Vini Botte Buona: 1 euro (3 / 5)
Volantino Penny Market fino al 28 marzo, “Prezzi dolcissimi” Selection Bordeaux Chateau David Beaulieu: 4,49 euro (3 / 5)
Selection Porto Alvarez: 4,49 euro (3 / 5)
Penny Market Chianti Riserva Docg: 3,49 euro (3 / 5)
Penny Market Valpolicella Ripasso Superiore Doc: 4,99 euro (3 / 5)
Spumante Soave Doc Extra Dry: 2,29 euro (3 / 5)
Blanc De Blancs Spumante Extra Dry: 2,49 euro (3 / 5)
Spumante Pignoletto Doc Tre Torri: 2,09 euro (3 / 5)
Penny Market Nebbiolo Langhe: 3,99 euro (3 / 5)
Sapor di Cascina Rosato Dell’Emilia Frizzante: vendita a cartone 1 pezzo 1,29 euro (1 / 5)
Volantino Penny Market fino al 5 aprile, “La Pasqua in tavola” Sangue di Giuda Doc Belle Vigne: 2,49 euro (2,5 / 5)
Chianti Docg Sensi Governo Uso Toscano: 2,49 euro (3,5 / 5)
Primitivo Negroamaro Vite Mia Bio Puglia: 3,99 euro (3,5 / 5)
Susumaniello Casa dei Fanti: 3,99 euro (3,5 / 5)
Colli Piacentini Bonarda: 1,89 euro (3 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Tor del Colle Riserva: 3,49 euro (3,5 / 5)
Copertino Riserva Doc Borgo del Mandorlo: 3,99 euro (4 / 5)
Nero d’Avola Sicilia Doc Rocche di Issu: 2,39 euro (2,5 / 5)
Soave Classico Doc: 1,79 euro (2,5 / 5)
Chardonnay Frizzante Ca Roveri: 1,59 euro (2 / 5)
Rosato Frizzante Ca Roveri: 1,59 euro (2 / 5)
Negroamaro Rosato Salento: 2,19 euro (2 / 5)
Grillo di Sicilia Doc Rocche di Issu: 2,29 euro (2,5 / 5)
Belvino Extra Dry Rosato: 2,29 euro (2,5 / 5)
Prosecco Rosè De Bruni: 3,99 euro (3 / 5)
Spumante Asti Docg Rivata: 3,19 euro (3 / 5)
Spumante Pignoletto Doc Tre Torri: 2,09 euro (3 / 5)
Spumante Soave Doc Extra Dry: 2,29 euro (3 / 5)
Spumante Ribolla Gialla Villa De Bruni: 2,89 euro (3 / 5)
Passito di Pantelleria Pellegrino: 4,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Tigros fino al 5 aprile, “Buona Pasqua” Oltrepò Pavese Doc Le Rovole: 2 pezzi 4 euro (1 / 5)
Vini Feudi San Gregorio: 6,99 euro (5 / 5)
Lugana Dop Ca Maiol: 7,90 euro (4 / 5)
Amarone Docg Anna Berta: 17,90 euro (4 / 5)
Vini Doc Elena Walch: sconto 20% (4,5 / 5)
Vini Toscana Igt Calaforte: 5,49 euro (5 / 5)
Gutturnio Riserva Doc Bollo rosso Valtidone: 5,49 euro (5 / 5)
Vini Settesoli: 3,49 euro (5 / 5)
Vini Baccichetto: 3,49 euro (3,5 / 5)
Vini Doc Duchessa Lia: 4,99 euro (3,5 / 5)
Vini Rue di Piane Spinelli: 2,39 euro (4,5 / 5)
Chianti Docg Giglio del Duca: 2 pezzi 5 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Doc Grasparossa Gran Gala Chiarli: 2,59 euro (3,5 / 5)
Spumante Extra Dry Canel: 2 pezzi 5 euro (3 / 5)
Prosecco/Prosecco Rosè Valdo: 4,49 euro (3,5 / 5)
Trento Doc Rotari: 6,90 euro (5 / 5)
Franciacorta Docg Solive : 11,90 euro (5 / 5)
Ribolla Gialla Brut La Gioiosa: 4,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Maximilian I: 2,49 euro (3 / 5)
Volantino Unes fino al 5 aprile “Buona Pasqua” Roero Arneis Cafornara: 3,49 euro (2,5 / 5)
Sauvignon Blanc Cavit: 3,59 euro (3,5 / 5)
Pinot Grigio Santa Margherita: 5,69 euro (3,5 / 5)
Spumante Dolce Rocca dei Forti: 2,39 euro (3 / 5)
Spumante Riesling Brut Borgo Imperiale: 2,49 euro (3 / 5)
Etna Rosso Poggio di Venere: 4,69 euro (3 / 5)
Corvo Bianco o Rosso: 3,99 euro (3,5 / 5)
Moet Chandon: sconto 20% (4 / 5)
Spumante Blanc de Blancs Duchessa Lia: 2,99 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Docg Catturich Ducco: 9,49 euro (5 / 5)
Morellino di Scansano Docg Poggialto Il Palagio: 4,79 euro (3,5 / 5)
Santa Cristina Rosso: 4,99 euro (4 / 5)
Vino Liquoroso Sant’Elmo Serristori: 3,99 euro (3,5 / 5)
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È stato rinnovato l’accordo tra il Mipaaf e il Gruppo Alibaba per promuovere le eccellenze agroalimentari del nostro Paese e combattere i falsi. L’accordo consolida la collaborazione esistente con il Gruppo Alibaba, confermandone il ruolo strategico nella promozione delle eccellenze agroalimentari di qualità certificata del nostro Paese e nella tutela dei consumatori e acquirenti online.
Tramite l’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari), ordini e prodotti sospetti, che violano o evocano indicazioni geografiche tutelate, possono infatti essere segnalati direttamente al sistema di protezione della proprietà intellettuale di Alibaba.
Da quando, nel 2016, è iniziata l’alleanza del Ministero con Alibaba per contrastare la contraffazione e proteggere i marchi d’origine sono circa 200 le inserzioni di prodotti rimosse, sia nell’ambito dei marketplace B2B che B2C di Alibaba.
Per individuare i falsi il Mipaaf ha costituito una task force operativa dell’Ispettorato repressione frodi che quotidianamente cerca i prodotti contraffatti e li segnala ad Alibaba. Entro 3 giorni le inserzioni illecite vengono rimosse e i venditori informati che stanno violando le indicazioni geografiche italiane.
Con il nuovo accordo, sono attualmente 41 le indicazioni geografiche italiane riconosciute e protette da Alibaba sulle proprie piattaforme di e-commerce.
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Heineken sta trasformando la birra invenduta in energia pulita. Le pesanti ripercussioni della pandemia e la conseguente chiusura di bar, pub, ristoranti e locali di mescita hanno già spinto il colosso olandese ad una pesante ristrutturazione.
Ora, con un’idea innovativa, il team dello stabilimento Heineken di Manchester ha trovato un modo per riciclare le giacenze di birra, che rischiano di dover essere gettate via a causa della chiusura dell’Horeca, convertendole in energia verde.
«Dopo tutta la cura, l’attenzione e la passione che sono state impiegate nella produzione della birra, sarebbe stato un vero peccato doverla sversare – dice Matt Callan, direttore del birrificio – nessun birraio vuole che la propria birra non venga gustata».
«Il nostro team di ingegneri e birrai a Manchester ha trovato una soluzione – prosegue Callan – utilizzando la nostra linea di infustamento per svuotare i barili di birra e trasformare la birra che sarebbe andata sprecata in energia verde per alimentare la produzione di birra fresca. Tutto pronto per quando i pub riapriranno».
Invertendo il meccanismo di riempimento dei fusti e attraverso l’impianto di trattamento delle acque reflue immessa in un digestore anaerobico che aiuta a convertire la birra in biogas utilizzato per produrre questa energia rinnovabile e sostenibile.
Heineken stima di aver convertito 83.210 fusti da cinquanta litri in energia da maggio 2020, l’equivalente di oltre sette milioni di pinte che altrimenti sarebbero andate sprecate. A febbraio la British Beer & Pub Association ha stimato che si sono sprecare circa 87 milioni di pinte da inizio pandemia, per un valore di oltre 331 milioni di sterline.
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«Le frodi alimentari? È come usare bombe e mitra. Si muore lo stesso, ma col silenziatore». «Se mi viene un tumore non è come se m’avessero sparato?». «In Italia mancano magistrati specializzati nell’agroalimentare: ne basterebbero tre, uno al Nord, uno al centro, l’altro al Sud». «Le infiltrazioni della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta nell’agroalimentare? Solo dove c’è da guadagnarci coi fondi europei».
Stralci, taglienti come la lama di un coltello, dell’intervista concessa a WineMag.it dall’agronomo Gianfranco Scarfone, 67 anni, una vita spesa all’Icqrf della Calabria, distaccamento dell’Ispettorato centrale qualità repressione frodi del Mipaaf, nonché al Noc.
Smessi i panni del “controllore” e ormai in pensione, dopo 42 anni di servizio, Scarfone ha preso carta e penna e messo nero su bianco «Frodi – Confessioni di un repressore», libro edito da Link Edizioni e disponibile sugli store Amazon e Mondadori.
«In fondo mi era tutto chiaro quando entrai a far parte della squadra Servizio Repressione Frodi – si legge sulla quarta di copertina – sapevo che non mi sarei occupato di semplici controlli nel settore agroalimentare. Sapevo che presto il mio modo di vedere le cose, di sentire i profumi, di percepire i sapori, sarebbe cambiato per sempre».
E oggi, mentre la fine di questa storia s’avvicina, mi porto dentro l’angoscia di chi non riesce a entrare in un supermercato da cliente, uno di quelli che pensano solo a riempire il carrello, rovesciando dentro una confezione dopo l’altra, senza niente per la testa se non comprare e comprare.
Vorrei scegliere cosa portare a casa lasciandomi convincere dal colore del pacchetto, dal prezzo scontato, da uno spot divertente visto la sera prima in tv. O più semplicemente da un odore. Ma so che non accadrà, non più. Io non sono quel genere di persona: io controllo.
«Sono l’uomo giusto – aggiunge Gianfranco Scarfone – se vi serve una ragione per stare lontani da qualcosa che vorreste mangiare o bere. E in genere ce n’è sempre più di una, non si scappa. Questa è la storia che mi tiene sveglio. La mia storia, la storia che non mi lascia riempire quel maledetto carrello. Il racconto in prima linea di chi ha combattuto le grandi contraffazioni alimentari».
Dottor Scarfone, perché oggi questo libro e non ieri?
In «Frodi – Confessioni di un repressore» c’è il 30-40% di quello che è a mia conoscenza. Capisce bene che non potevo assolutamente dire tutto all’epoca: significava non mangiare più niente. Ho dovuto attendere la pensione. E in ogni caso il libro è suddiviso in due parti.
Nella prima racconto alcune delle operazioni più eclatanti compiute in qualità di ispettore dell’Icqrf, senza indicare i nomi delle aziende coinvolte, molte delle quali già finite su tutte i giornali, all’epoca dei fatti. La seconda parte è invece frutto della presa di coscienza che la gente non sa cosa mangia: un monito a una maggiore consapevolezza alimentare.
Un libro che ho voluto dedicare al dottor Giuseppe Fraggetta dell’Ufficio Repressione Frodi di Catania, che conobbi a Napoli nel 1987. “Pippo”, purtroppo scomparso, è stato sicuramente il migliore dirigente che l’Ispettorato Repressione Frodi abbia mai avuto: lo porterò sempre nel cuore, ovunque si trovi.
Lo stesso Giuseppe Fraggetta coinvolto in un’inchiesta sulla sofisticazione del passito di Pantelleria di Abraxas, cantina dell’ex ministro Calogero Mannino?
Sì, fu un periodo molto brutto per lui. Fu incriminato per falso ideologico e coinvolto per via di una telefonata con l’ex ministro. Il procedimento risale al 2007, sono stati poi tutti prosciolti dalle accuse.
Può darci qualche anticipazione sul libro?
Preferisco raccontare qualcosa che non ho scritto. Come quella volta in cui scoprimmo un’intercapedine nei silos di acciaio di una cantina della Puglia, finiti poi sotto sequestro: le vasche sembravano vuote e di fatto avevano tutti i bocchettoni aperti. In realtà i titolari ci stipavano segretamente acqua e zucchero, utile all’adulterazione dei vini non italiani. Scoprimmo infatti che le cisterne dovevano finire in Champagne.
Un’altra operazione clamorosa riguardò l’olio, sempre al Sud. Se oggi questo prodotto è molto difficile da sofisticare è anche merito di chi, ai tempi della pioggia di elargizioni statali note come “aiuto al consumo”, scoprì intere raffinerie intente alla produzione di olio extravergine d’oliva con oli estratti dai semi di nocciola.
Oggi, piuttosto, occorre fare attenzione agli oli troppo economici che non sono né piccanti né amari: molti di questi finiscono quotidianamente nelle case degli italiani. Come dicevo, uno degli scopi del libro è proprio l’aiuto ai consumatori nelle scelte della spesa, al supermercato.
Con quale meccanismo vengono attivati i controlli delle forze dell’ordine e dell’Icqrf? Siamo a conoscenza di diverse aziende vitivinicole setacciate da capo a fondo più volte, durante la vendemmia. Altre, invece, non vengono mai controllate.
Partiamo dal presupposto che, anche grazie alla digitalizzazione, il personale in forza oggi all’Icqrf, pur essendo preparatissimo, è numericamente in sofferenza. Altro limite, riscontrato sin quando ero in servizio, riguarda l’aspetto organizzativo: a inizio anno si stabiliscono a Roma le priorità, in una riunione ad hoc a cui partecipano tutti i responsabili.
Se si esce dal “seminato”, procurando ulteriore lavoro, si rischia di disturbare l’attività programmata, aggiungendo carne al fuoco non gestibile. Poi c’è il nodo dei premi di fine anno: si pensa a raggiungere gli obiettivi prefissati e basta, accantonando altre questioni. Devi prelevare tot campioni? Sono quelli basta, né uno più né uno meno.
Al vostro fianco ci sono le forze dell’ordine: Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza
Certo, fanno a gara per lavorare al nostro fianco e sono preziosissimi. Oggi però occorre produrre troppa “carta”, c’è troppa burocrazia alle spalle di ogni controllo. Il contrasto alla frode alimentare è sempre stata una materia troppo astratta, a troppi livelli.
Come rimediare?
In un certo senso, digitalizzazione, registri telematici come quello del Sian e l’apertura a organismi esterni come Valoritalia sono state mosse di grande aiuto. Ma personalmente avrei salvato la Forestale, accorpandola all’Icqrf. E poi mi piacerebbe vedere magistrati molto più ferrati sul settore agroalimentare.
Se non altro occorrerebbero almeno tre maxi referenti: uno al Nord, uno al centro Italia e l’altro nel Sud. Tre super magistrati dell’antisofisticazione alimentare, a cui non dover spiegare per filo e per segno ogni fascicolo dell’Icqrf in materia di contrasto alle frodi, per evitare che fascicoli “pesanti” vengano accantonati solo perché non compresi a fondo. Vorrei che qualcuno portasse avanti questa mia battaglia, a livello istituzionale.
C’è davvero questo rischio?
Ricordo quando, per puro scrupolo e abitudine, mi presentai in Tribunale in occasione di un dibattimento e fui quasi accolto come il Salvatore da una magistrata. Mi disse che era stata appena nominata e che non aveva avuto modo di approfondire tutti i fascicoli, molti dei quali necessitavano competenze molto tecniche sul sistema di sofisticazione messo in atto dagli imputati. Grazie al mio intervento, non dovuto ma frutto del mio scrupolo, il processo finì con diverse condanne.
Oppure ricordo ancora quella volta in cui partecipai a un’operazione in cui scovammo ingenti quantitativi di alcool isopropilico in un’azienda del settore agroalimentare. Per la cronaca, si tratta di un solvente cancerogeno.
Il sequestro fu convalidato da un magistrato che arrivò scortato da 6 carabinieri armati, perché le sue competenze specifiche erano nell’antidroga e nel traffico di armi. Mi disse: «Mi spieghi di cosa diavolo si parla e convalido il sequestro». Andò a finire bene anche quella volta.
Eppure lei sostiene che oggi non è più possibile realizzare le sofisticazioni descritte nel libro: perché? Negli ultimi 30 anni si è evoluta più la macchina della sofisticazione o la macchina dell’antisofisticazione?
Le inchieste, in molti casi, hanno trasformato radicalmente il tessuto imprenditoriale. In materia olearia, basti pensare al numero incomparabile di raffinerie presenti negli scorsi decenni in Italia e oggi presenti invece in paesi come Spagna e Portogallo.
Se da un lato si è dato un taglio a meccanismi di contraffazione e frode, dall’altro non si può non considerare il “danno collaterale” causato al Paese, dal punto di vista dell’occupazione.
Nel rispondere alla domanda, direi che oggi le frodi in campo alimentare sono molto più difficili da compiere rispetto al passato, anche grazie alla preparazione del personale dell’Icqrf, invidiata e imitata in tutto il mondo.
La criminalità organizzata ha interessi nelle frodi?
La criminalità organizzata è marginalmente interessata dal fenomeno propriamente definibile come “frode alimentare”. Mafia, camorra e ‘ndrangheta si muovono sul fronte degli aiuti comunitari, cercando di accaparrarsi indebitamente fondi: agiscono a monte, o alle spalle del prodotto.
Chi falsifica alimenti è piuttosto l’imprenditore comune, che vuole aggirare le leggi per generare indebiti profitti. Non dobbiamo però dimenticare che le frodi alimentari equivalgono ad usare bombe e mitra. Si muore lo stesso, ma col silenziatore. Se mi viene un tumore per colpa di qualcosa di nocivo ingerito non è come se m’avessero sparato?
Lei del resto vive in Calabria, regione contaminata dalla ‘ndrangheta
Sono contento del lavoro di Gratteri. Quando fa arrestare i boss e gli affiliati batto le mani. Ma sono anche convinto che sia meglio avere tre delinquenti fuori che un innocente dentro. Quando parla di “danni collaterali” nell’ambito delle sue inchieste, non mi trova completamente d’accordo.
Ha mai avuto paura?
Durante gli anni dell’aiuto al consumo dell’olio, un’inchiesta a cui avevo dato avvio grazie ad alcune ispezioni ebbe come conseguenza, tra le altre cose, lo scioglimento del Consiglio comunale di un comune della Calabria.
Poco dopo mi accorsi, mentre ero in macchina con un collega, che il braccio destro di un boss locale ci veniva dietro. Pensavamo ci seguisse, invece no. Ho avuto paura quella e altre volte. Chi, del resto, non ha paura?
Hanno mai tentato di corromperla?
Una volta, in particolare, durante l’operazione compiuta in una azienda che produceva falso olio di oliva. Denunciai subito il fatto ai miei superiori. L’imprenditore in questione ha tentato inutilmente di farci chiudere un occhio.
Chiudiamo con una curiosità: che vino beve?
Bevo il vino che odora di uva e ha il sapore dell’uva.
«Vorrei sapere come avete fatto a farvi assolvere in istruttoria», incalzò con scaltrezza il mio responsabile. Ci fu un attimo di silenzio, poi l’amministratore rispose:
«Dottore, ho dato la mia parola e pertanto le dirò la verità che qui dico e rinnego. Quando sono venuto a sapere della denuncia a mio carico mi sono recato dal Giudice dicendogli che, se mi avesse condannato, non avrebbe ricevuto neanche una lira, su un totale di 200 milioni, per gli svariati quintali di uva da tavola che lui stesso mi aveva consegnato e venduto».
Nella stanza ci furono attimi di silenzio e di incredulità; il Giudice era uno di quelli che aveva contribuito agli illeciti. Il mio responsabile, usciti dall’incontro, informò immediatamente dell’accaduto il Direttore Generale dal quale dipendevamo che inviò immediatamente un’informativa al CSM.
Il destino ci aveva riservato una piacevole sorpresa, il mio direttore aveva confermato il grande talento che tutti gli riconoscevamo e i N.O.C. dell’Italia meridionale avevano inflitto i primi colpi”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Quasi un italiano su quattro (23%) smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette. Qualcosa che suonerebbe incredibilmente come: “Il vino nuoce alla salute”. È quanto emerge da un sondaggio on line di Coldiretti.
I risultati sono stati divulgati in occasione dell’incontro sul nuovo Piano Ue per la salute che divide l’Europa a tavola a Bruxelles da Coldiretti, Filiera Italia, Eat Europe e Farm Europe con la collaborazione dei gruppi parlamentari europei PPE, S&D e Renew Europe.
«È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino – dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol».
Le nuove politiche rischiano di colpire ingiustamente componenti fondamentali del Made in Italy agroalimentare che è l’unico settore che è cresciuto all’estero nonostante la pandemia raggiungendo il valor record di 46,1 miliardi nel 2020».
La Commissione Ue potrebbe introdurre allarmi per la salute nelle etichette delle bevande alcoliche come per le sigarette nell’ambito dell’attività di prevenzione del nuovo “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei” ed eliminare il vino e la birra dai programmi di promozione dei prodotti agroalimentari.
«Una scelta che – precisa la Coldiretti – colpirebbe anche le carni rosse e quelle trasformate, che vengono associate ai rischi di tumore, per favorire il passaggio a diete vegetali».
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Silvio Dani è stato confermato presidente del Consorzio di Tutela dei vini dei Colli Berici e Vicenza. L’incarico è stato assegnato durante l’ultima riunione del Consiglio di amministrazione che si è svolta il 18 marzo.
Per Dani, che gestisce un’azienda agricola di circa 10 ettari di vigneto a Sarego (Vicenza), si tratta del terzo mandato alla guida del Consorzio dopo anni di partecipazione come rappresentante nel Cda e come vicepresidente di Cantine dei Colli Berici.
«Il sistema Colli Berici e Vicenza Doc ha retto alla crisi dovuta alla pandemia Covid – spiega il riconfermato presidente Silvio Dani – Siamo fiduciosi e speriamo che nei prossimi mesi il turismo e l’enoturismo possano ripartire».
«Il nostro obiettivo – prosegue – è affiancare tutte le aziende socie per perseguire attività a sostegno del territorio e della sua promozione, per far conoscere i nostri vini non solo ai vicentini ma anche al mercato italiano ed internazionale».
Ad affiancare Dani nella conduzione del Consorzio due vicepresidenti: Giancarlo Cavazza, dell’Azienda Agricola Cavazza, riconfermato, e il neo eletto Matteo Lovato, vice presidente Vitevis.
La rosa dei consiglieri è composta da Nicola Dal Maso, Enrico Pegoraro, Pierpaolo Cielo, Flavio Barbieri, Pierluigi Dal Maso, Andrea Marzari, Daniele Dal Maso e il nuovo eletto Matteo Franchetto.
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Novità in casa Birra Moretti, marchio della grande famiglia Heineken Italia. L’azienda ha recentemente introdotto una nuova referenza: “Birra Moretti filtrata a freddo“. Si tratta di una lager da 4,3% abv, poco meno della Birra Moretti Originale che titola 4,6% abv.
Come suggerisce il nome stesso, la birra viene filtrata a -1°C prima dell’imbottigliamento. Secondo l’azienda, il «processo di filtrazione a freddo unico nel suo genere» darebbe vita ad una «birra chiara dalla personalità unica, facile da bere, dal bilanciato grado di amarezza e intensamente dissetante».
Per sottolinearne la trasparenza cristallina, la birra viene proposta con un packaging molto accattivante: una bottiglia in vetro trasparente, con un’etichetta bianca a caratteri azzurri che esaltano la luminosità del contenuto.
LA DEGUSTAZIONE
Se l’estetica di Moretti filtrata a freddo è particolarmente apprezzabile, non si può dire altrettanto della birra. Naso debole e sottile. Pulito e preciso, ma a fatica si percepiscono leggere note floreali e di malto.
Medesima situazione in bocca, dove alla debolezza degli aromi si lega la leggera carbonazione. Il risultato è un sorso setoso e beverino, complice anche il basso livello di amaro.
Una birra fresca e semplicissima, pensata probabilmente più per le spensierate bevute pomeridiane fronte spiaggia che per il piacere della degustazione. Al di là del marketing, ce n’era davvero bisogno?
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Dicono sia un errore voler dare un nome a tutte le cose. Catalogarle. Racchiuderle nei confini dell’umana comprensione. Dicono. Ma se così non fosse, la vigna Schiena d’Asino di Mastrojanni non esisterebbe. Chiedere per credere ad Andrea Machetti, deus ex machina della cantina di Montalcino, oggi fiore all’occhiello del Gruppo Illy. La storia di uno dei cru di Brunello più noti e apprezzati al mondo affonda le radici nel 1992.
«Ero appena approdato a Matrojanni, dopo l’esperienza a Villa Banfi – racconta l’ad Machetti a WineMag.it – quando in cantina vidi una singola botte accantonata, con una scritta: “Vigna Schiena d’Asino”. Chiesi all’avvocato Giuseppe Mastrojanni di cosa si trattasse. Poi assaggiai il vino e capii che era speciale».
Quel nettare, ottenuto dalla vigna piantata nel 1975 da Mastrojanni nella frazione Castelnuovo dell’Abate di Montalcino, era noto anche a Gualtiero Marchesi. L’interprete rivoluzionario della nouvelle cuisine lo serviva come “Vino Rosso da tavola Schiena d’Asino”.
«Feci di tutto per registrare ufficialmente quel nome – rivela Andrea Machetti – approfittando dello scollamento che c’era all’epoca tra le attività della Camera di Commercio e l’amministrazione provinciale. Oggi il Brunello di Montalcino “Vigna Schiena d’Asino” è l’unico vino da cru senza toponimo in Italia e forse al mondo, regolarmente riconosciuto come tale».
Il nome non è legato ad una località, ma alla caratteristica forma “a dorso d’asino” di una porzione del vigneto, pari a 1,1 ettari dei 2,6 complessivi. La conformazione garantisce un’esposizione a Est e a Ovest, a un’altezza di 390 metri sul livello del mare. Le particolarità della Vigna Schiena d’Asino sono nascoste anche nel sottosuolo.
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«Si tratta ovviamente di Sangiovese grosso da Brunello – spiega Machetti – di età media di 45 anni, le cui radici affondano in un terreno di tipo argilloso e sassoso, con una presenza di calcare che non si ravvisa negli altri 40 ettari della tenuta. In presenza di fallanze, si reimpiantano le barbatelle ottenute dalla selezione interna al vigneto».
Le viti, grazie ad un «approccio più biodinamico dei biodinamici certificati», come ama descriverlo Andrea Machetti, hanno raggiunto un equilibrio naturale e sono in grado di regalare uve sane, vinificate come cru solo negli anni migliori. Oggi a disposizione la 2015 in 6 mila bottiglie, dopo 2007, 2008, 2010, 2012 e 2013.
Una volta in cantina, il lungo affinamento in legno grande (42 mesi) e l’ulteriore anno di bottiglia conferiscono al Brunello di Montalcino Schiena d’Asino di Mastrojanni note uniche, anche (anzi, soprattutto) nel tempo.
Esemplare l’assaggio di un vendemmia 1997 perfettamente integro, preciso nella succulenza del frutto e freschissimo. Tutto questo per la voglia di dare un nome alle cose di Andrea Machetti. L’uomo che ha cambiato il futuro di Mastrojanni, con appena tre lettere. Cru.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Sostegni e misure per i viticoltori eroici pesantemente colpiti dalla pandemia, ma anche l’attuazione del decreto della viticoltura eroica. Sono questi in sintesi i temi al centro dell’incontro fra il Cervim e il sottosegretario alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, che ha visto anche la partecipazione del coordinatore e dello staff dell’assessore all’Agricoltura e Risorse naturali della Regione autonoma Valle d’Aosta.
«Un confronto molto proficuo – commenta il presidente Cervim, Stefano Celi – sulle forme di sostegno che potranno essere messe in atto per consentire alla viticoltura eroica di sopravvivere e permettere ai viticoltori di mantenere il loro indispensabile presidio sul territorio».
«C’è la necessità – sottolinea il sottosegretario Centinaio – di aiutare economicamente gli agricoltori eroici in quanto necessitano di interventi mirati, dati alti costi di gestione, per evitare lo spopolamento delle aree rurali montane. Questa pandemia ha praticamente bloccato il turismo ed il canale Horeca, che sono i maggiori mercati di riferimento di questa filiera”.
“Altro tema – prosegue il sottosegretario – la necessità di riconoscere ulteriormente il grande lavoro fatto dal Cervim anche a livello ministeriale e infine una veloce regolamentazione del registro dei vigneti eroici e storici per dare un riconoscimento all’importanza di chi ha creduto in un certo tipo di agricoltura».
Secondo il Cervim servono azioni di promozione sui mercati, anche esteri, specificatamente pensati per le caratteristiche delle piccole aziende eroiche nonché un sostegno per la realizzazione e manutenzione di tutte le infrastrutture necessarie per la coltivazione e mantenimento dei terreni caratteristici della viticoltura eroica.
«Il Cervim – aggiunge il presidente Celi – auspica che possano essere assunti specifici provvedimenti a tutela di questo settore. Misure specifiche che tengano conto delle ridotte produzione e dell’alto valore dei vini eroici. Inoltre sostegni adeguati e proporzionati al valore delle produzioni e finanziamenti a tasso agevolato specifici per la peculiarità delle aziende a viticoltura eroica».
Il Cervim inoltre attende l’attuazione del decreto per la salvaguardia dei vigneti eroici e storici entrato in vigore dopo la pubblicazione a fine settembre sulla Gazzetta Ufficiale.
«Il decreto – spiega Roberto Gaudio, del Cda Cervim – rappresenta un punto di partenza, un riconoscimento che deve tradursi in un’azione concreta di rilancio. I viticoltori eroici svolgono un ruolo insostituibile per la sorveglianza e il mantenimento del territorio.
“Con la manutenzione di tutte le infrastrutture di sostegno dei terreni – conclude Gaudio – a partire dai muretti a secco, patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco, e dalla regimazione delle acque i viticoltori contribuiscono alla prevenzione di fenomeni di dissesto idrogeologico e di degrado dei territori, a vantaggio dell’intera comunità nazionale».
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Arriva il francobollo celebrativo dei 200 anni della Luxardo, storica azienda di liquori, che rientra nella serie tematica denominata “Le Eccellenze del sistema produttivo ed economico” di Poste Italiane.
In pochi centimetri è condensato tutto il valore e l’espressione del marchio Luxardo nell’anno del suo anniversario, grazie alla scelta di riferimenti iconici: il logo del bicentenario, la bottiglia impagliata del Maraschino e un’immagine con profilo femminile che riproduce una cartolina pubblicitaria Luxardo degli anni ’30 conservata presso l’Istituto regionale istriano giuliano dalmata di Trieste.
L’emissione è fissata per martedì 23 marzo presso l’Ufficio delle Poste di Torreglia (PD), dove ha sede l’Azienda. La tiratura raggiungerà quota trecentomila pezzi.
LUXARDO S.P.A.
Luxardo è ancora oggi interamente di proprietà della stessa famiglia. Fondata da Girolamo Luxardo nel 1821, l’azienda si espanse rapidamente sui principali mercati. Ne sono testimonianza le innumerevoli medaglie conseguite alle principali esposizioni mondiali, che ancora oggi fregiano l’etichetta del suo prodotto più rinomato, il Maraschino Luxardo.
Oggi la distilleria Luxardo vanta una significativa presenza in circa 90 mercati mondiali. Attualmente sono attive la quinta, sesta e settima generazione, impegnate insieme a dare la dovuta continuità all’eredità lasciata da Girolamo Luxardo, preservando l’identità di un’azienda familiare indipendente.
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Domenica 21 marzo nei comuni di Assisi, Bevagna, Campello sul Clitunno, Castiglione del Lago, Città della Pieve, Massa Martana, Spoleto, Spello, Todi e Trevi si sono celebrati l’arrivo della primavera e la “Giornata internazionale della Poesia” piantando “l’Ulivo della Rinascita“. Un ulivo per ognuno dei dieci comuni, prima azione per la costruzione dell’Itinerario Oleoturistico tra Borghi, Poesia e Ulivi lungo la Strada dell’Olio e.v.o. Dop Umbria.
La piantagione degli ulivi è stata accompagnata da diversi gesti creativi. Accanto ad ogni ulivo è stata apposta una targa ricordo che riporta un poema selezionato dall’artista di origini umbre Costanza Ferrini, che accompagnerà la crescita dell’ulivo.
Ogni amministrazione ha coinvolto poi diversi soggetti del territorio, per accompagnare il momento della celebrazione, ad esempio a Città della Pieve l’attore e cantante lirico David Petri ha letto le poesie del poeta, giornalista, scrittore e critico televisivo Gaio Fratini, nato 100 anni fa proprio a Città della Pieve e considerato uno dei maggiori epigrammisti italiani.
A Massa Martana sono stati coinvolti i bambini dell’Asilo Nido “Il Giardino delle Fiabe” per “vestire a festa” l’ulivo piantato con i loro disegni e l’Ass. Culturale Actor Mattis che ha partecipato con la lettura delle poesie della staffetta di poesia.
I Comuni di Bevagna, Campello sul Clitunno, Massa Martana e Trevi con il coinvolgimento delle Biblioteche dell’Unione dei Comuni “Terre dell’Olio e del Sagrantino” hanno organizzato una staffetta poetica dal titolo “Ri-Nascere”: durante tutta la giornata, cittadine/i, poetesse e poeti del territorio si sono alternati nella lettura di vari poemi, fruibile al pubblico tramite social network.
In vista del progetto di creare un Itinerario Oleoturistico tra Borghi, Poesia e Ulivi lungo la Strada dell’Olio e.v.o. Dop Umbria, gli ulivi sono stati piantati in luoghi con un valore simbolico all’interno dei percorsi in ogni borgo, in modo da far percepire anche ai futuri visitatori l’indissolubile legame del territorio a questa coltivazione, che disegna il paesaggio umbro.
L’evento collettivo di piantare un ulivo, oltre al significato simbolico legato alla rinascita post pandemia, è stato infatti proposto dalla Strada dell’Olio e.v.o. Dop Umbria, proprio per ribadire il legame che il territorio umbro ha con la pianta di ulivo, che fa dell’Umbria terra vocata per eccellenza all’oleoturismo.
Per tale ragione questa iniziativa istituzionale è stata accolta con favore dalle amministrazioni comunali che, in base al territorio di appartenenza, hanno piantato ulivi di varietà autoctone e che di fatto differenziano la Dop Umbria nelle 5 sottozone di coltivazione in cui è suddivisa la nostra regione.
Ad Assisi è stato piantato un ulivo di cultivar Moraiolo, a Bevagna di cultivar Frantoio, a Campello sul Clitunno di varietà Moraiolo, a Castiglione del Lago di cultivar Dolce Agogia, a Città della Pieve di cultivar Frantoio, a Massa Martana di varietà Leccino, come anche a Spoleto, Spello, Todi e Trevi.
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Achille Alessi, è stato riconfermato presidente del Consorzio di Tutela dei vini Cerasuolo di Vittoria Docg e Vittoria Doc. La nomina del titolare dell’azienda vitivinicola Terre di Giurfo è valida il prossimo triennio.
L’elezione è avvenuta questo pomeriggio, nella prima riunione del Cda del Consorzio eletto lo scorso 16 marzo. Vicepresidente sarà sempre Silvio Balloni (Santa Tresa) mentre consiglieri sono Gaetana Jacono (Valle dell’Acate), Rosario Giudice (Cantina Horus), Antonio Rallo (Donnafugata) e Marco Parisi (Feudi del Pisciotto).
«Riprendiamo il nostro lavoro di promozione, tutela e valorizzazione della Docg oltre che della Doc Vittoria da dove “non” ci siamo fermati – commenta Achille Alessi – e lo facciamo con l’entusiasmo e la dedizione che ci ha contraddistinto, nonostante il difficile momento storico che stiamo attraversando a causa del Covid».
Mi preme ringraziare il Consiglio di Amministrazione per la rinnovata fiducia e tutti i Soci per la partecipazione alla vita consortile oltre che per avere voluto in maniera così totalitaria eleggere il CdA del Consorzio del Cerasuolo di Vittoria DOCG e Vittoria DOC.
Un’ulteriore attestazione di stima va ad Andrea Annino, Pierluigi Cosenza, Alessio Planeta e Giuseppe Romano (già consiglieri nello scorso mandato) per l’impegno profuso a supporto delle denominazioni».
Il Consiglio di Amministrazione tornerà a riunirsi a breve per procedere ad una serie di azioni riguardanti le attività promozionali dei vini Cerasuolo di Vittoria Docg e Vittoria Doc.
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Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n° 68 del 19 marzo 2021, la possibilità di poter inserire la dicitura “Toscana” sull’etichetta dei vini a denominazione di origine controllata e garantita “Morellino di Scansano” è ora ufficiale e pienamente operativa. L’iter che ha portato alla modifica del disciplinare di produzione per poter aggiungere questa indicazione facoltativa in etichetta è iniziato poco più di un anno fa con il voto favorevole da parte dell’assemblea del Consorzio Tutela del Vino Morellino di Scansano.
«La modifica del disciplinare è stata frutto di un intenso lavoro portato avanti dal nostro Consorzio di concerto con Regione Toscana, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e Avito, l’Associazione Vini Toscani Dop e Igp – afferma Bernardo Guicciardini Calamai, presidente del Consorzio Tutela del Vino Morellino di Scansano – Ora tutti i produttori che lo desiderano potranno sfruttare la grande forza del brand “Toscana”, molto conosciuto ed apprezzato sui mercati internazionali».
Il Morellino di Scansano è una denominazione storica, Doc dal 1978 e Docg dal 2007. Con la modifica del disciplinare di produzione il nome geografico “Toscana” dovrà seguire la denominazione Morellino di Scansano ed essere riportato al di sotto della menzione specifica tradizionale denominazione di origine controllata e garantita oppure dell’espressione dell’Unione europea denominazione di origine protetta.
Inoltre, i caratteri del nome “Toscana” dovranno avere un’altezza inferiore a quella dei caratteri che compongono la denominazione Morellino di Scansano e avere lo stesso font (tipo di carattere), stile, spaziatura, evidenza, colore e intensità colorimetrica.
«Abbiamo accolto fin dal primo momento, come Regione, la proposta di modifica al disciplinare di produzione del Morellino di Scansano Docg, che oggi trova finalmente compiuta definizione – dice la vicepresidente della Regione Toscana e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi – Si tratta di un altro tassello che contribuirà a comporre quell’articolato mosaico che rappresenta il futuro di una delle più importanti filiere regionali».
«Un futuro – prosegue Saccardi – che dovrà confrontarsi con le nuove sfide di sostenibilità ambientale e di resilienza ai cambiamenti climatici. Anche in questo senso il brand Toscana può rappresentare un formidabile driver per promuovere nei mercati di tutto il mondo la straordinaria ricchezza e l’agrodiversità dei nostri vini, e il Morellino di Scansano è uno di questi gioielli».
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Il vino simbolo di Medici Ermete, il Lambrusco Reggiano Doc Concerto, diventa biologico e alfiere di “Generazione 2031“, manifesto dell’impegno della casa vinicola di Reggio Emilia a livello ambientale, etico-sociale ed economico.
Ad annunciare le novità è il brand ambassador Alessandro Medici: «La certificazione biologica della vendemmia 2020 di Concerto arriva dopo tre anni di conversione di tutte le nostre tenute dall’agricoltura sostenibile all’agricoltura biologica certificata».
Produrre attraverso un’agricoltura biologica significa coltivare le uve senza l’utilizzo di prodotti di sintesi chimica come diserbanti, concimi, insetticidi, pesticidi, nonché senza l’impiego di Ogm, comunque mai utilizzati. La nostra è una scelta prima di tutto di ordine etico, volta al rispetto del territorio e alla salvaguardia e al sostegno della biodiversità».
La volontà della certificazione biologica è la ciliegina sulla torta del percorso di sostenibilità della campagna “Generazione 2031”. «Un vero e proprio impegno – spiega Alessandro Medici – che intendiamo assumere per i prossimi dieci anni verso la riduzione e l’annullamento dell’impronta carbonica e verso il sostegno della biodiversità attraverso la viticoltura biologica».
Il contesto di “Generazione 2031” è quello dell’economia circolare, grazie al riutilizzo di scarti di produzione, come ad esempio le vinacce, reintegrabili nella filiera produttiva. Ma non solo, perché se è a suonare è un solo strumento non si tratta di un vero “Concerto”.
«Il passaggio successivo – anticipa il rappresentante della quinta generazione della cantina reggiana – prevede la possibilità di coinvolgere e sensibilizzare i collaboratori, i fornitori, i clienti: in una parola, tutti i “portatori di interessi” che ruotano attorno all’azienda, affinché possano abbracciare anche loro la scommessa sottoscritta dalla Medici Ermete per un futuro più sostenibile».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
È stato firmato un protocollo d’intesa tra il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e Pefc Italia, organizzazione senza scopo di lucro e non governativa, impegnata a promuovere la gestione sostenibile delle foreste attraverso una certificazione indipendente di terza parte.
In sintesi l’accordo prevede la promozione di campagne di formazione e sensibilizzazione nei confronti dei potenziali operatori della filiera viti-vinicola delle potenzialità connesse alla scelta di prodotti certificati ovvero la tutela dalle foreste e dei loro servizi ecosistemici per noi e per le future generazioni.
«Questa iniziativa rientra nel più ampio progetto che porterà alla certificazione territoriale secondo la norma Equalitas – spiega Andrea Rossi, presidente del Consorzio – e la collaborazione con Pefc Italia, realtà unica nel settore, è fondamentale perché il legno è una delle materie prime più utilizzate nella filiera del nostro comparto».
«un segnale – prosegue Rossi – di attenzione a quelli che sono i temi portanti della sostenibilità e che riguarda non solo il nostro territorio, in questo caso, ma tutti quelli che si legano ad una produzione del legno responsabile e tutelante per il territorio e le comunità che lo abitano».
«Il legame – spiega Antonio Brunori, segretario generale del Pefc in Italia – tra la filiera forestale e il mondo vitivinicolo è più forte di quanto si possa immaginare: si pensi al legno per le botti e per i pali nelle vigne, al cartone per il packaging e al legno per le cassette, al sughero per i tappi o alla carta dei cataloghi promozionali e delle etichette, fino al pallet in legno su cui si trasporta il proprio vino in tutto il mondo».
«Per una azienda del Consorzio – prosegue il segretario generale – scegliere questi prodotti con la certificazione forestale Pefc vuol dire comunicare ai consumatori finali la scelta di sostenibilità e qualità che un’azienda vinicola intraprende. Il Pefc Italia con questo protocollo si mette a disposizione di un nuovo settore».
«L’intento – conclude Brunori – è quello condividere percorsi di sostenibilità che possono passare attraverso le aziende tramite la scelta di prodotti certificati Pefc e la tutela delle aree forestali nazionale, patrimonio di tutti, che possono diventare un atto concreto tramite le scelte quotidiane del singolo acquirente delle bottiglie di vino».
IL PROTOCOLO
Nello specifico le due realtà si impegnano a stimolare le aziende a scelte consapevoli anche mediante l’utilizzo di materiali certificati che tutelano il patrimonio forestale, assicurando la legalità e la sostenibilità del materiale di origine forestale (legno, carta e sughero).
Infatti i prodotti con la certificazione Pefc garantiscono la provenienza della materia prima da foreste gestite in modo responsabile con l’obbligo della riforestazione degli alberi abbattuti, le foreste mantengono così alti i livelli dei servizi ecosistemici, come l’azione mitigatrice del cambio climatico.
Il protocollo prevede di dare sostegno ai produttori al fine di informarli sull’esistenza e sulle potenzialità dell’utilizzo di prodotti derivanti da filiere certificate, sostenibili e legali unendo a questo la comunicazione dei valori intrinsechi all’utilizzo di prodotti sostenibili che possono dare un valore aggiunto alla produzione vinicola stessa, a partire dall’utilizzo di imballaggi in legno e strumenti produttivi (come le botti o i pali delle vigne).
È inoltre obiettivo della partnership lo sviluppo di strumenti di marketing e informazione rivolti al consumatore finale al fine di favorire la comprensione dell’elevato impatto sociale ed ambientale di un’attenzione particolare nell’uso di prodotti locali sostenibili e a basso impatto ambientale, oltre a sviluppare progetti di riduzione delle proprie emissioni di C02 o all’adozione di progetti forestali certificati per neutralizzare le emissioni residue, promuovendone l’impatto positivo tramite comunicazioni specifiche verso il consumatore.
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«Non abbiamo 142 ettari vitati, ma 142 volte un ettaro», dice Michele Contartese, direttore generale di Castello di Meleto, nel raccontare il “Progetto Cru“. La zonazione dei vigneti ha consentito di suddividere le proprietà della tenuta di Gaiole in Chianti in cinque sottozone. Diverse per clima, pendenze, esposizione, composizione dei suoli e altimetria.
Tre i Cru individuati, in grado di dare vita ad altrettanti vini da singola vigna: Chianti Classico Gran Selezione Docg “Vigna Casi” 2017, Chianti Classico Gran Selezione Docg “Poggiarso” 2017 e Toscana Rosso Igt “Camboi” 2018.
CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE DOCG “VIGNA CASI” 2017
Solo Sangiovese per questo Gran Selezione che nasce in un vigneto, posto a circa 450 m sul livello del mare, suddiviso in Casi Sopra, coltivato ad alberello, e Casi Sotto, coltivato a Guyot, il cui terreno è composto da arenaria e galestro.
Parte del vino sosta per 27 mesi in botti di rovere di Slavonia da 30 hl, la restante parte in botte di rovere francese da 50 hl. Rosso rubino luminoso risulta subito intenso ed invitante al naso.
Note importanti di frutta rossa matura, ciliegia, frutti di bosco e prugna in prevalenza, cui si affiancano sentori caldi di spezie. In bocca è avvolgente, fresco e succoso con tannini compatti, ben presenti ma vellutati.
CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE DOCG “POGGIARSO” 2017
La vigna Poggiarso racconta di sé già dal nome. Il “poggio” (collina), posto a 500 m slm, è definito “arso” per via dei terreni rocciosi composti da alberese, argilla e galestro nonché per la sua esposizione a sud che ne determina le grandi escursioni termiche fra giorno e notte.
Lo scheletro roccioso della collina, tanto resistente da aver costretto ad utilizzare la dinamite per realizzare i primi scassi, dà vita ad un Sangiovese austero. Elevato per 27 mesi in botti di rovere francese da 50 hl, Poggiarso si presenta di color porpora con riflessi granati.
Piccoli frutti rossi maturi, viola ed una vena speziata dominano l’esperienza olfattiva che si completa con una netta nota di grafite, a tratti quasi sulfurea. In bocca non delude.
L’ingresso del sorso è affilato e preciso, più verticale di Vigna Casi e per certi aspetti più “rustico”. I tannini sono vivi e vivaci ma non invasivi e non disturbano durante la lunga persistenza che ripercorre tutte le note sentite al naso.
TOSCANA ROSSO IGT “CAMBOI” 2018
La vigna è situata nella sottozona fresca e ventilata caratterizzata da suoli argillosi un tempo adibita a pascolo, da cui il nome Camboi: “campo dei buoi”. Malvasia Nera del Chianti in purezza, varietà storicamente usata nel blend del Chianti Classico che l’azienda ha voluto recuperare in purezza per questo vino.
Rosso rubino molto carico con riflessi violacei conquista con profumi tipici del vitigno. Note floreali, soprattutto violetta, e un chiaro profumo di piccoli frutti rossi maturi.
Un leggero sentore d’incenso lo rende ancora più intrigante. In bocca la buona acidità, la morbidezza ed i tannini vivi ben si bilanciano fra loro dando vita ad un sorso equilibrato e gastronomico.
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Sempre più Girl Power nel mondo del whiskey, settore tradizionalmente considerato “da uomini”. Lexie Phillips è stata nominata pochi giorni fa Assistente Distillatore (Assistant Distiller) dalla Jack Daniel’s Distillery ed è la prima donna a ricoprire un ruolo così importante nella storia del brand.
La promozione è il frutto del talento e dell’esperienza della Phillips che ha trascorso gli ultimi sette anni lavorando nel controllo qualità della distilleria, periodo durante il quale è stata determinante nella distillazione e nel lancio del Jack Daniel’s Tennessee Rye, il primo whiskey di segale in oltre 150 anni di storia di Jack Daniel’s.
La distilleria fa sapere che Lexie Phillips lavorerà fianco a fianco di Chris Fletcher, Master Distiller di Jack Daniel’s, e «sosterrà l’innovazione di Jack Daniel’s nel progetto “grain to glass” (dal campo al bicchiere) e fungerà anche da brand ambassador».
«Sono onorata del nuovo ruolo di Assistant Distiller, non vedo l’ora di lavorare a fianco e di imparare da Chris e dai migliori produttori di whisky del mondo – afferma la Phillips – Fare Tennessee Whiskey è la mia grande passione e sono grata poter ispirare una nuova generazione di donne a seguire le mie orme».
«Lexie conosce molto bene la storia della distilleria ed ha un talento naturale per la produzione di whiskey – ha aggiunto Fletcher – Rappresenta il futuro del nostro mestiere e sono entusiasta di averla al mio fianco, lavorando insieme per garantire il massimo carattere e qualità del Jack Daniel’s Tennessee Whiskey».
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Novità nel mondo delle birre trappiste. Dopo che Achel ha perso il diritto al logo “Authentic Trappist Product” e le preoccupanti notizie sulla possibile scomparsa delle birra trappista, è l’abbazia di Nostra Signora del Sacro Cuore di Westmalle a far parlare di se.
Westmalle ha infatti annunciato che commercializzerà su larga scala Westmalle Extra, birra fino ad oggi disponibile solo presso il monastero. Nata come “birra da refettorio”, Extra è una Patersbier, stile noto anche come Trappist Single, vale a dire una birra a basso tenore alcolico (solo 4,8% abv, pochi per una trappista) ma ricca di sapore, generalmente consumata dai monaci durante la loro giornata.
Westmalle Extra va quindi ad affiancarsi alle due etichette attualmente commercializzate dal monastero, le Westamlle Dubbel e Tripel, analogamente a quanto fatto alcuni anni fa dall’Abbazia di Notre-Dame de Scourmont con la Chimay Dorèe.
«Extra è una delle più antiche birre di Westmalle – racconta Padre Benedikt – le sue origini risalgono al 1836. Negli ultimi anni la domanda per birre più leggere è considerevolmente aumentata e così abbiamo deciso di rendere la Westmalle Extra disponibile su larga scala attraverso canali di rivendita specializzati».
«La nostra Westmalle Extra sarà disponibile in caffè e ristoranti – conclude Padre Benedickt – un gesto con cui l’abbazia vuole offrire qualcosa di straordinario ai gestori di bar e ristoranti, pesantemente colpiti dalla pandemia, in previsione della loro futura riapertura».
Storicamente Extra veniva brassata due volte l’anno anche se si prevede che la sua produzione aumenterà, pur rimanendo limitata. Westmalle il più grande birrificio trappista fra gli undici esistenti con una produzione annuale di 130.000 ettolitri di cui Extra rappresenterà solo il 2%, e di questo solo il 10% sarà destinato all’esportazione.
Attualmente 24 monaci vivono nell’abbazia che conta anche 87 dipendenti laici, 51 dei quali lavorano nel birrificio sotto la supervisione dei monaci, come da regola per la birra trappista.
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Durante l’assemblea straordinaria dei soci di Cantina di Custoza che si è svolta oggi, sabato 20 marzo, è arrivata l’approvazione della fusione con Cantina Valpantena, con 118 voti favorevoli su 156 validi. L’assemblea si era invece già espressa a favore sabato 12 dicembre con 89 sì su 157 votanti, ma non aveva raggiunto il quorum dei due terzi necessario all’approvazione.
I soci di Cantina Valpantena avevano già espresso il loro consenso nel corso dell’assemblea di venerdì 18 dicembre, dove la proposta per la fusione con la Cantina di Custoza aveva ottenuto il 97% di voti favorevoli (196 su 202 votanti).
Con la fusione delle due cantine sociali nasce Cantine di Verona, realtà da circa 30 milioni di euro di patrimonio, con un fatturato di 65 milioni, una dotazione di conferimenti di 300 mila quintali di uva e un centinaio di dipendenti.
“È una soddisfazione che i soci della Cantina di Custoza – dichiara Luigi Turco, presidente di Cantina Valpantena – abbiano accolto favorevolmente la fusione, un’operazione storica e di enorme valenza per il territorio, che nel tempo rivelerà i suoi frutti”.
“Spero anche – prosegue Turco – che chi ha legittimamente espresso voto contrario si possa rendere conto della bontà dell’iniziativa. L’abbiamo pensata nel rispetto delle due realtà partecipanti, con la volontà di valorizzare ancora di più i territori d’appartenenza e le rispettive denominazioni”.
Cantina Valpantena e Cantina di Custoza hanno stabilito le linee guida che fissano l’iter di sviluppo economico e commerciale della società post fusione, che prevede il mantenimento dei livelli occupazionali finora esistenti.
“La nuova realtà, nata dall’incontro di due storiche e riconosciute Cooperative di Verona – dice ancora Turco – ci invita a una maggiore responsabilità verso i soci, i dipendenti e le loro famiglie. Siamo convinti che, con il coinvolgimento di tutti, saremo in grado di presentarci sul mercato con una società sempre più competitiva e strutturata, capace di sostenere gli investimenti commerciali necessari a conquistare i mercati una volta usciti dalla pandemia”.
“Il cambio di nome – conclude il presidente – sottolinea il nostro profondo legame con la città scaligera: Cantina Valpantena è da oltre 60 anni la cantina del territorio veronese e ora che abbiamo scelto di chiamarci Cantine di Verona questo legame sarà ancora più evidente”.
“Sono molto soddisfatto – dichiara il presidente di Cantina di Custoza Giovanni Fagiuoli – del risultato che abbiamo raggiunto oggi. La fusione con Cantina Valpantena è il coronamento di tanti anni di lavoro che mi hanno visto come presidente di questa realtà: sono convinto della validità dell’operazione e delle ripercussioni positive che avrà sui nostri soci”.
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EDITORIALE – I social, usati bene. Barbacàn spopola su TikTok, mostrando la Valtellina come non si era mai vista prima. Musica e balletti virali, spaziando dall’ouverture del Guglielmo Tell di Rossini a Tell me why dei Backstreet Boys, da Stayin’ Alive dei Bee Gees a Candy Shop di 50 Cent.
I vignaioli di San Giacomo di Teglio (SO), divertendosi e divertendo gli ormai 8.714 follower (112.1 K di “Mi Piace”), avvicinano come nessuno il pubblico alla realtà sublime della viticoltura eroica italiana, danzando e cantando tra i ripidi vigneti di Chiavennasca, il Nebbiolo valtellinese, racchiusi tra i muretti a secco patrimonio dell’Unesco.
Attività come la vendemmia manuale e la legatura dei tralci della vite diventano un tutt’uno con le canzoni e i balletti più trendy del momento, catturando l’attenzione di migliaia di utenti. Il tutto senza le volgarità e il narcisismo tipico di chi popola i social, spacciando l’egocentrismo per libertà d’espressione.
Un esempio, Barbacàn, da seguire e comprendere da parte dell’intero mondo della comunicazione moderna. Dai video e dalle particolari inquadrature delle bellezze della Valtellina emerge l’amore incondizionato di Angelo Sega e dei figli Luca e Matteo, nonché di tutta la squadra, per la loro terra e per il loro lavoro.
«Se vignaiolo di Valtellina ama donna più di piatto di pizzocheri e bottiglia di vino rosso, forse è vero amore ma non vero vignaiolo», scherzano (ma non troppo!) i vignaioli valtellinesi in uno dei video di TikTok, utilizzando un accento dell’Est Europa.
L’apoteosi quando i rami di un albero diventano microfoni appesi al cielo, per cantare al mondo We are the world di Michael Jackson e Lionel Richie, affacciati su una delle terrazze eroiche.
O quando, sulle note di Hungry Eyes di Eric Carmen – colonna sonora di Dirty Dancing – i fratelli Barbacàn danzano in bilico su un muretto a secco, con vista sui monti innevati. Modi nuovi, insomma, per raccontare quello che in Valtellina c’è sempre stato: l’uomo, la sua vigna e il desiderio di preservarla come Madre Natura l’ha fatta. Bravi!
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il vino italiano è il più venduto dal Systembolaget. «Nel 2020 – conferma a WineMag.it Sofia Brännborn, referente del monopolio della Svezia – abbiamo venduto 59.469.583 litri di vino prodotto in Italia, con un aumento del 6% rispetto al 2019».
Più in generale, il bilancio gennaio – dicembre 2020 del Monopolio svedese segna un volume di vendite pari a 569,1 milioni di litri. L’incremento rispetto ai 511,9 milioni del 2019 è dovuto principalmente alla chiusura di altri canali di acquisto, fortemente limitati dalla pandemia Covid-19, in particolare l’Horeca.
In crescita anche le vendite nette, giunte a quota 36.737 milioni di corone svedesi, circa 3,6 milioni di euro. Quattro in più rispetto ai 32.211 milioni di corone del 2019. L’utile operativo registrato dal Systembolaget è schizzato a 542 milioni di corone (circa 53 milioni di euro), rispetto ai 229 della precedente gestione.
Interessante anche il dato di gradimento del sistema monopolistico svedese, che convince il 74% degli intervistati, decisi a mantenerlo. Lieve flessione dell’indice di “clientela soddisfatta” negli store, pari all’82% rispetto all’85% del 2019.
«L’anno passato – commenta Magdalena Gerger, amministratore delegato di Systembolaget – ha portato con sé parecchie sfide, nuove e difficili da affrontare. I nostri dipendenti, dal deposito ai negozi, hanno compiuto uno sforzo eccezionale per la clientela, salvaguardando la nostra importante missione: ridurre gli effetti nocivi dell’alcol».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Piemonte Land of Perfection diventa Piemonte Land of Wine. A 10 anni esatti dalla sua costituzione il gruppo dei Consorzi di tutela del vino piemontese operante nel settore della promozione e valorizzazione delle Doc e Docg regionali in tutto il mondo, cambia nome e immagine.
Il nuovo logo, la nuova identità grafica e il nuovo brand vogliono comunicare il legame che unisce il vino ai suoi territori di origine mettendo l’eccellenza vitivinicola al centro della strategia di valorizzazione, sia che si tratti di mercati internazionali, sia che si lavori per iniziative locali.
“Una scelta dettata dalla volontà di riflettere anche nel nome il riferimento al vino e all’identità regionale, attraverso un nuovo brand, evocativo e proiettato verso il futuro – commenta Matteo Ascheri, Presidente di Piemonte Land of Wine – Oggi il Consorzio adotta questa come denominazione della società, mantenendo inalterati i valori, gli obiettivi e le persone”.
L’obiettivo principale è quello di proseguire nel percorso a fianco dei produttori e consolidare la crescita costante che ha accompagnato i risultati di questi dieci anni: più di 80 progetti di sviluppo realizzati in 16 Paesi con un investimento globale di oltre 20 milioni di euro.
Nato per offrire ai Consorzi di tutela dei vini piemontesi un’assise in cui individuare operatività e strategie comuni, Piemonte Land of Wine ha l’obiettivo di armonizzare la promozione dei vini, dell’eccellenza agroalimentare e delle bellezze del Piemonte in tutto il mondo, ottimizzando anche l’utilizzo dei fondi comunitari destinati alla promozione.
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L’asta “La Romanée Memories” si svolgerà il 18 aprile 2021 presso il Beau-Rivage, a Ginevra. Questa sensazionale “verticale” metterà in risalto più di un secolo e mezzo, dal 1862 al 2005, di questo prestigioso Grand Cru con un totale di 1.926 bottiglie, magnum e jeroboam di La Romanée Grand Cru, che saranno presentati in una storica vendita.
Queste bottiglie, in uno stato di conservazione prossimo alla perfezione, provengono dalle antiche cantine di Bouchard Père & Fils, una delle case più illustri della Borgogna, in attività da quasi tre secoli.
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Riparte il cartellone di Finally Brunello, il progetto di promozione digital e in presenza messo in campo dal Consorzio del vino Brunello di Montalcino per supportare a New York la ripresa della domanda nella ristorazione, uno dei settori più colpiti dalle chiusure imposte dalla pandemia anche oltreoceano.
«New York è la piazza americana più rappresentativa del Brunello di Montalcino – ha detto il presidente del consorzio toscano, Fabrizio Bindocci – e la ristorazione è storicamente il canale naturale per la penetrazione dei nostri vini negli Usa. Da un’indagine da noi realizzata a inizio 2020 con Nomisma Wine Monitor, nella Grande Mela si contano infatti quasi 2 mila referenze di Brunello nei 350 top ristoranti».
Dopo gli appuntamenti in streaming dello scorso mese si riparte in presenza il 22 marzo con Finally Graduating: Class of ’16, un appuntamento al ristorante newyorkese Il Gattopardo, vincitore del Leccio d’Oro 2021, e dedicato all’annata 2016 del Brunello.
In filo diretto con New York, dove saranno parteciperanno in presenza, Silvia Limoncini, Console generale aggiunto, e Antonino Laspina, Italian Trade commissioner nel mercato statunitense, il racconto sulla denominazione a cura del presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci. In collegamento anche l’Ambasciatore italiano negli Stati Uniti, Armando Varricchio.
Il calendario di Finally Brunello prosegue in presenza a maggio con le degustazioni dedicate agli stakeholder newyorkesi. Tra i tasting, quello organizzato dalla Wine Media Guild, che vedrà la partecipazione di 40 giornalisti della stampa di settore, cui seguiranno quelli guidati dall’Institute of Culinary Education della New York University e dalla fondazione James Beard, questi ultimi previsti a maggio con 25 partecipanti ciascuno.
Si stappa anche su Instagram con le dirette in compagnia di Wanda Mann, Certified Specialist of Wine e wine blogger fondatrice di Wine With Wanda, che guiderà i tasting virtuali in programma per il 25 marzo e il 1° aprile.
Il progetto di promozione del Consorzio si chiuderà con la Brunello week dal 14 al 20 giugno, dove in oltre 30 top ristoranti newyorkesi il Brunello e il Rosso di Montalcino saranno protagonisti di abbinamenti culinari e degustazioni anche al bicchiere.
Nella stessa settimana focus anche sul Rosso di Montalcino nel ruolo di “giovane” ambasciatore del territorio in due club house esclusivi, il Core House e il Soho Club. In programma, anche in questo caso, degustazioni al bicchiere abbinate ai piatti tipici dei locali per circa 60 ospiti in presenza.
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Tornerà in commercio con la nuova annata il 21 marzo Zero Infinito di Pojer e Sandri, celeberrimo Metodo ancestrale da uve Solaris (Piwi). Momento atteso da tutti gli appassionati di questo vino notoriamente sold-out entro agosto.
Se l’anno scorso la novità era dettata dalla nuova versione “in rosso” Cremisi, nel 2021 gli amanti dei vini da vitigni resistenti potranno cimentarsi con un’intera linea di prodotti figli del «sogno di poter fare il vino con la sola uva, senza alcuna aggiunta esogena, no aria, no ossigeno, no antiossidanti», per dirla con Mario Pojer.
Accanto ai due “col fondo” Zero Infinito e Zero Infinito Cremisi debuttano infatti Zero Infinito Perpetuo, Grappa Zero Infinito e Aceto Zero Infinito.
LA DEGUSTAZIONE
ZERO INFINITO PERPETUO
Prodotto con uve Solaris, Muscaris e Souvigner Girs a vendemmia tardiva, Perpetuo è vinificato con una tecnica che ripercorre la tradizione caucasica e spagnolo-siciliana. Dal Caucaso l’idea di una lunga macerazione a contatto con le bucce per arricchire il vino di tannino, antiossidante naturale.
Il vino così ottenuto è elevato per 10 anni in botti di rovere ex-Brandy, con ricolmature progressive nelle annate successive. Una tecnica simile a quella del Soleras ispanico o della tradizione del Marsala pre-controllo britannico.
Il risultato è un vino frutto dell’assemblaggio di più annate, dalla 2009 alla 2019, dal colore ambrato con riflessi rame molto luminosi. Al naso è ricco e regala subito note calde di frutta secca a guscio, dattero fresco, frutta tropicale e miele d’acacia.
Segue un leggero sentore tostato e leggermente fumé, che ricorda quasi il fumo di torba, accompagnato da una viva vena agrumata che rinfresca l’esperienza olfattiva ed invoglia al sorso. In bocca delude un po’.
Con un naso così generoso ci si aspetterebbe la stessa opulenza anche al sorso, invece Perpetuo è sfuggente. Secco e asciutto è supportato da una viva acidità, che lo rende estremamente scorrevole. Lungo, ma non lunghissimo, nasconde bene i suoi 16% abv.
GRAPPA ZERO INFINITO
Grappa bianca, cristallina, è ottenuta dalla distillazione discontinua a bagnomaria di vinacce di uva Solaris. Intensa al naso ma non aggressiva. Profumi nitidi e puliti di frutta esotica, ananas, banana, frutta gialla, con un fondo di miele ed un tocco di anice.
Equilibrata in bocca, nonostante i 48% abv, risulta avvolgente e pulita con un retro olfattivo che ripercorre fedelmente le note sentite al naso.
ACETO ZERO INFINITO
Anch’esso ottenuto da uve Solaris, si presenta di color giallo oro ed accoglie con la sua carica aromatica già all’apertura della bottiglia. Molto citrico, ma comunque bilanciato, ricorda l’aceto di mele anche se in versione più intensa, ricca e “tropicale”.
Un aceto che può trovare largo uso in cucina come condimento, ma che può piacevolmente accompagnare svariati piatti, donare un tocco fresco a zuppe e minestre, e far da contraltare a formaggi morbidi o di media stagionatura.
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Si è tenuta oggi in modalità telematica l’assemblea di approvazione di bilancio. quest’anno anche elettiva, dell’Istituto Trento Doc. Il Presidente Enrico Zanoni e tutto il Consigli di amministrazione uscente sono stati riconfermati all’unanimità.
Oltre al Presidente Enrico Zanoni (di Altemasi), fanno parte del Cda Roberta Giuriali (di Maso Martis), Lucia Letrari (di Letrari), Andrea Buccella (di Cesarini Sforza), Stefano Fambri (di Rotari), Matteo Lunelli (di Cantine Ferrari), Carlo Moser (di Moser Trento) come Vicepresidente, Andrea Pisoni (di Pisoni F.lli) e Federico Simoni (di Cantine Monfort).
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