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Vendemmia 2021 Sudafrica: qualità eccezionale in tutte le regioni vinicole

Vendemmia 2021 eccellente in Sudafrica. I dati del South African Wine Harvest Report 2021 parlano di «vini eccezionali», frutto di una stagione molto più fresca delle precedenti. Le uve hanno avuto più tempo per maturare, ampliando il profilo aromatico in maniera esemplare.

Qualità assoluta e quantità in crescita, rispetto alla vendemmia 2020. Secondo l’ultima stima del South African Wine Industry Information & Systems (Sawis), in Sudafrica si raccoglieranno 1.461599 tonnellate di uve da vino, entro la fine di maggio. L’8,9% in più rispetto allo scorso anno.

«Sembra che le vigne si siano davvero prese il loro tempo per farsi trovare pronte alla vendemmia 2021 – commenta Conrad Schutte, responsabile del servizio di consulenza di Vinpro – il clima moderato per tutta la stagione e durante il periodo della raccolta hanno fatto sì che le uve maturassero più lentamente. Sviluppando allo stesso tempo colore e sapore eccezionali».

RACCOLTA POSTICIPATA DI DUE SETTIMANE

La vendemmia è iniziata con circa due settimane di ritardo rispetto alla media. Qualche produttore finirà infatti la raccolta a fine maggio, come raramente accade in Sudafrica.

«Sebbene queste siano osservazioni generali – continua Schutte – è sempre importante tenere in considerazione le diversità nelle dieci regioni vinicole. Ma in generale gli amanti del vino possono davvero aspettarsi vini straordinari dalla vendemmia 2021».

“Il clima più fresco ha permesso ai produttori di raccogliere le loro uve esattamente al momento giusto, e viticoltori ed enologi sono particolarmente entusiasti per la buona estrazione del colore, i bassi livelli di pH e l’elevata acidità naturale. Dove i vigneti sono stati gestiti in modo efficace, i vini saranno di qualità eccezionale».

La vendemmia 2021 – inclusi succhi e concentrati per scopi analcolici, vino per brandy e vino da distillazione – dovrebbe ammontare a 1.136,4 milioni di litri, con una resa media di 778 litri per tonnellata di uva.

«Siamo lieti che la vendemmia 2021 si sia rivelata tanto positiva per l’industria vinicola sudafricana – dichiara Siobhan Thompson, Ceo di Wines of South Africa (WoSA) – consentendoci senza dubbio di rafforzare ulteriormente il nostro posizionamento internazionale».

L’aspetto che risalta maggiormente è la costanza qualitativa a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Molto promettenti i dati dell’export, con le esportazioni dei vini del Sudafrica che segnano volumi e valori più elevati rispetto ai dati anno 2020 e 2019».

SUDAFRICA NONO PRODUTTORE MONDIALE DI VINO AL MONDO

Il Sudafrica è il nono produttore di vino al mondo. Produce circa il 4% del vino mondiale. L’industria del vino contribuisce con oltre 55 miliardi di rupie (3,2 miliardi di euro) al prodotto interno lordo (Pil) del paese (pari a circa 350 miliardi di dollari). Un settore che impiega 269.069 persone in tutta la catena del valore, di cui 80.183 lavorano in cantina.

Le restrizioni nell’export e nella vendita locale di alcol in Sudafrica, da marzo 2020 a febbraio 2021, misure volte ad arginare la pandemia Covid-19, hanno fatto salire le giacenze a 650 milioni di litri. Un dato che si riferisce alla fine del 2020, evinto sempre dal South African Wine Harvest Report 2021.

«Con così tante scorte ancora nei serbatoi all’inizio della vendemmia 2021 in Sudafrica – spiega Rico Basson, managing director di Vinpro – i produttori e le cantine erano preoccupati per le difficoltà di lavorazione e stoccaggio delle uve e dei mosti della vendemmia 2021».

«Tuttavia, il fatto che le vendite siano riaperte e che la raccolta sia iniziata più tardi del normale, ha contribuito ad alleviare in una certa misura la pressione”, spiega l’esponente dell’industria vinicola sudafricana. Diverse cantine sono state anche in grado di stipulare contratti con produttori di succhi d’uva, che hanno contribuito a eliminare parte del magazzino.

«L’ultimo raccolto, superiore dell’8,9% – conclude Basson – richiederà un’attenta pianificazione da parte dei produttori e delle cantine per vendere l’attuale stock di vino in modo responsabile e sostenibile. Questa situazione, tuttavia, creerà anche l’opportunità per l’innovazione e la crescita dei mercati esistenti e di quelli da conquistare».

VENDEMMIA 2021 IN SUDAFRICA: LA PANORAMICA DELLE REGIONI

  • Breedekloof

Una stagione molto ritardata, caratterizzata da un buon equilibrio tra resa e qualità. Le viti hanno sviluppato chiome sane durante una stagione di crescita moderata.

  • Cape South Coast

Le condizioni meteorologiche sfidanti hanno portato a un raccolto più modesto in quantità, ma hanno permesso ai produttori di portare in cantina uve per vini di qualità eccezionale.

  • Klein Karoo

Condizioni meteorologiche nella media, buona disponibilità di acqua e piogge invernali sufficienti hanno portato a un raccolto più ampio e di grande qualità. Tutto ciò nonostante la siccità continui ad essere un grande problema in alcune aree della regione, mettendo i produttori di uva da vino sotto forte pressione.

  • Northern Cape – Capo settentrionale

Una buona vendemmia 2021 in questa regione del Sudafrica in termini di qualità e volume. Le sfide affrontate dai produttori? Su tutte, i livelli di concentrazione degli zuccheri durante il periodo di punta del raccolto.

  • Olifants River

Una stagione meno precoce e più fresca ha portato a una maturazione lenta ma uniforme di un raccolto di uva da vino di qualità superiore e un po’ più abbondante.

  • Paarl

Buona disponibilità di acqua, riserve sufficienti e clima più fresco hanno contribuito a rese pari a quelle del 2020, che si tradurranno in vini eleganti.

  • Robertson

Nonostante sia stata una stagione lunga e prolungata, i vigneti hanno donato una resa qualitativa superiore ed eccezionale in occasione della vendemmia 2021.

  • Stellenbosch

Un raccolto quantitativamente più modesto, ma con uve di qualità eccezionale. Ne deriveranno grandi vini, con un buon potenziale di invecchiamento.

  • Swartland

I consumatori possono aspettarsi vini eccezionali dal raccolto 2021 in questa zona del Sudafrica. Merito delle condizioni climatiche favorevoli e della maturazione lenta delle uve.

  • Worcester

Un raccolto di uve più ampio della media e vini di qualità straordinaria.

IL VIDEO

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Vin de France Large Soif Rosé 2020, Terra Vita Vinum – Domaine Viticole en Anjou

Gustosa sorpresa d’Oltralpe con il Vin de France Large Soif Rosé 2020 di Terra Vita VinumDomaine Viticole en Anjou. Un rosato tanto moderno quanto legato alle radici territoriali, prodotto con uve Gamay e Grolleau da una delle cantine emergenti nel panorama dei vini biodinamici francesi.

LA DEGUSTAZIONE

Nel calice, Large Soif Rosé 2020 si presenta di un rosa salmone luminoso, acceso. Il naso sembra riflettere i colori di cui si tinge il vetro. Intenso, su ricordi di frutta e spezie, racconta la storia di un cesto di frutta ricco e variegato.

Si passa dai piccoli frutti rossi croccanti (ribes, fragolina di bosco, lampone) a polpe gialle e bianche (pesca, ananas, banana). Al sorso è teso, fresco, agrumato e leggermente sapido.

Caratteristiche che virano, sul finale, nella direzione delle spezie: pepe bianco, cannella, chiodo di garofano. Un pizzico d’anice stellato. Persistenza ottima per Large Soif Rosé 2020, giocata su bilanciati ritorni di frutta e spezie fresche e vagamente dolci.

LA FILOSOFIA

Vino che certamente lascia il segno per la particolarità di un naso e di un sorso che raccontano perfettamente l’intento di Domaine Viticole en Anjou. Così come quello della linea di vini Large Soif.

Ovvero la leggerezza, la facilità di beva che diventa manifesto, senza passare dalla standardizzazione e dall’uniformizzazione. Anzi, tenendo i piedi ben saldi in una filosofia produttiva che mette al centro il varietale e la tipicità del vitigno.

Ampissima la possibilità di abbinamento di questo Rosé 2020. Stando ai consigli della cantina, il migliore sono gli amici. Il termine “Large Soif”, infatti, è un omaggio al grande chef francese Paul Bocuse, l’unico a mantenere le 3 stelle Michelin per 50 anni, ininterrottamente.

LA VINIFICAZIONE

Da una parte il Gamay, noto per la produzione dei vini del Beaujolais. Dall’altra il meno famoso Grolleau, particolarmente diffuso nella Valle della Loira e in voga nella produzione dei Rosé d’Anjou.

La scelta degli artisan vigneros di Terra Vita Vinum – Domaine Viticole en Anjou non poteva ricadere su varietà migliori. L’intento della linea di vini “Large Soif”, tradotto dal francese “Sete abbondante”, è ricaduto su due varietà rinomate per la loro acidità. Ovvero freschezza.

Gamay e un tocco di Grolleau contribuiscono di fatto a un naso e a un sorso fruttato e speziato, tutto tranne che banale. Merito (anche) del terreno in cui affondano le radici le viti, ricco di Schistes de l’Anjou noir. Si tratta dello scisto nero dell’Anjou, intervallato da lastre di quarzo. Tutto tranne che un impasto grasso, insomma.

La coltivazione viene effettuata in modo tradizionale e selettivo, senza diserbo chimico. Le piante vengono protette da preparati a base di prodotti naturali, come richiesto dalla certificazione biodinamica Demeter.

In cantina si procede alla pressatura diretta delle uve Gamay e Grolleau. Seguono fermentazione con lieviti indigeni e affinamento in vasche di acciaio inox. Il contenuto contenuto di solfiti è molto basso: 34 mg/l, ben al di sotto dei limiti di legge (200 mg/l per i convenzionali nell’Ue, 150 mg/l per i vini biologici e 90 mg/l per i vini Demeter).

LA CANTINA

Terra Vita Vinum – Domaine Viticole en Anjou è una realtà di circa 30 ettari situata nella Valle della Loira. Prende vita nel 2019, quando tre motivatissimi vigneronBénédicte Petit, Luc Briand e Christophe Aubineau – subentrano nella gestione di Domaine Richou, fondato dall’omonima famiglia originaria dell’Anjou.

Dopo anni di regime biologico, il Domaine ha ormai formalizzato la sua transizione alla viticoltura biodinamica. «Più che un cambiamento nella moda culturale – spiegano i tre artisan vigneros – è una vera mutazione culturale intorno alla Terra, alla Vita e al Vino».

Terra, Vita, Vinum” diventa infatti molto più di un claim per la tenuta d’Oltralpe. Qualcosa formula voluta «per illustrare questa importante evoluzione del Domaine, che ha deciso di adottare un nome e un logo che riflettano questi forti valori di attaccamento alla terra, alla vita e al vino».

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Food Lifestyle & Travel news news ed eventi

Sequestrate 2 tonnellate di mitili in un centro ittico di Sorrento

Oltre 2 tonnellate di mitili sono stati sequestrati in un importante centro ittico del Comune di Sorrento. Sanzioni per 26 mila euro ai titolari, per le irregolarità rinvenute tra le vasche di stabulazione. Le verifiche hanno interessato aspetti amministrativi e di tracciabilità e qualità dei prodotti ittici.

L’operazione è stata compiuta nelle ultime ore dal Centro Controllo Area Pesca della Direziona Marittima di Napoli e dalla Capitaneria di Porto Guardia Costiera di Castellammare di Stabia. Sul posto anche gli Ispettori pesca della Guardia Costiera stabbiese, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato Nazionale del Lavoro di Napoli e il personale dell’Icqrf del Mipaaf.

CLIENTI IN TUTTA ITALIA

Il centro ittico finito nel mirino è specializzato nella fornitura a mezzo catering di diverse strutture alberghiere e ristoranti della penisola. Un punto di riferimento, in particolare, per i ristoranti e le attività Horeca operanti nelle isole della Campania.

Gli ispettori dell’Icqrf hanno proceduto al campionamento per analisi dei prodotti alimentari. Svolti anche accertamenti sulla tracciabilità e verifiche dell’etichettatura su tutti i prodotti dell’azienda. I dati raccolti sono stati poi incrociati in tutta Italia, con quelli dei fornitori.

L’operazione è volta ad assicurare la qualità dei prodotti agroalimentari e tutelare la salute di cittadini nella imminente ripartenza della stagione turistica. Un momento molto atteso, all’allentamento delle misure Covid-19.

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Approfondimenti

Castelli di Jesi: nuovo disciplinare per la Denominazione Marchigiana

In mattinata l’assemblea dei soci dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt), che rappresenta circa l’80% dell’export di vino marchigiano, ha approvato all’unanimità modifiche sostanziali relative al Verdicchio Castelli di Jesi Doc e Docg.

Per la Docg la modifica del nome, ora Castelli di Jesi Docg (era Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg) con “Verdicchio” facoltativo e il trasferimento della tipologia “Superiore” dalla Doc alla Docg. Per la Doc è stato reso obbligatorio l’imbottigliamento nella zona di produzione.

«Abbiamo ritenuto fondamentale poter valorizzare il territorio attraverso una precisa identificazione dell’area produttiva in etichetta», ha detto il presidente del comitato della denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi, Michele Bernetti.

«Con il Superiore – ha aggiunto Beretti – la Docg diventerà la locomotiva dell’eccellenza enologica marchigiana anche in termini di numeri, passando da 1.000 a 20.000 ettolitri di produzione al termine dell’iter avviato oggi. Qualità sempre più salvaguardata anche per la Doc, con il divieto dell’imbottigliamento fuori zona».

«Nelle Marche stiamo riportando l’agricoltura al centro del dibattito. L’obiettivo è sfruttare al meglio i finanziamenti che arriveranno da qui ai prossimi 5 anni; contributi non ripetibili che dovranno essere sfruttati decidendo assieme alle imprese del vino dove intervenire», ha aggiunto l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Mirco Carloni.

«Lunedì scorso abbiamo portato in giunta il finanziamento del Pns (Programma nazionale di sostegno) aggiungendo circa 2 milioni di euro di finanziamento per garantire in tempi rapidi il plafond a tutta la graduatoria. Ora – ha detto l’assessore – stiamo mettendo mano in maniera radicale al Piano di sviluppo rurale (Psr) e le modifiche saranno importanti a partire dal suo corretto utilizzo».

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Aigrim: Cristian Biasoni è il nuovo Presidente

L’assemblea di Aigrim, l’Associazione delle Imprese di Grande Ristorazione e servizi Multilocalizzate, ha eletto come nuovo Presidente Cristian Biasoni. L’Associazione, in seno a Fipe-Confcommercio, rappresenta le grandi imprese della ristorazione a catena presenti anche nel segmento in concessione (autostrade, aeroporti e stazioni ferroviarie).

Fanno parte di Aigrim Mc Donald’s, Autogrill, Chef Express, MyChef, Burger King, Roadhouse, Sarni Ristorazione, Cigierre, KFC Kentucky Fried Chicken, Lagardere Travel Retail, Sirio.

Il nuovo presidente succede ad Enzo Andreis, che l’Assemblea ha voluto ringraziare per il prezioso lavoro svolto fin dalla fondazione dell’associazione.

«L’intero settore rappresentato da Aigrim – detto Biasoni – si è trovato durante la pandemia ad affrontare una crisi economica senza precedenti. Sicuramente, mai come in questi ultimi dodici mesi abbiamo compreso l’importanza dell’Associazione nel tutelare gli interessi di un settore così strategico per l’intero paese».

Cristian Biasoni, Ingegnere Meccanico milanese di adozione, ha completato gli studi con un Master in Business Administration presso la Sda Bocconi di Milano.

Ha iniziato la sua carriera professionale in contesti internazionali in Gruppi quali Danieli & C. e Techint, a partire dal 2006 ha operato in qualità di Amministratore Delegato nel Gruppo Dmail (ora Percassi).

Dal 2015 è Amministratore Delegato della Società di Ristorazione del Gruppo Cremonini, Chef Express Spa, e della joint-venture con il Gruppo Percassi, C&P Srl.

Ricopre ulteriori cariche all’interno del Gruppo nelle società controllate estere ed è Presidente di Time Vending, società che opera nel settore delle vending machine in partnership con il Gruppo Ivs. Cristian Biasoni è inoltre membro del Consiglio Direttivo di Confimprese.

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Cristian Biasoni è il nuovo Presidente di Aigrim

L’assemblea di Aigrim, l’Associazione delle Imprese di Grande Ristorazione e servizi Multilocalizzate, ha eletto come nuovo Presidente Cristian Biasoni. L’Associazione, in seno a Fipe-Confcommercio, rappresenta le grandi imprese della ristorazione a catena presenti anche nel segmento in concessione (autostrade, aeroporti e stazioni ferroviarie).

Fanno parte di Aigrim Mc Donald’s, Autogrill, Chef Express, MyChef, Burger King, Roadhouse, Sarni Ristorazione, Cigierre, KFC Kentucky Fried Chicken, Lagardere Travel Retail, Sirio.

Il nuovo presidente succede ad Enzo Andreis, che l’Assemblea ha voluto ringraziare per il prezioso lavoro svolto fin dalla fondazione dell’associazione.

«L’intero settore rappresentato da Aigrim – detto Biasoni – si è trovato durante la pandemia ad affrontare una crisi economica senza precedenti. Sicuramente, mai come in questi ultimi dodici mesi abbiamo compreso l’importanza dell’Associazione nel tutelare gli interessi di un settore così strategico per l’intero paese».

Cristian Biasoni, Ingegnere Meccanico milanese di adozione, ha completato gli studi con un Master in Business Administration presso la Sda Bocconi di Milano.

Ha iniziato la sua carriera professionale in contesti internazionali in Gruppi quali Danieli & C. e Techint, a partire dal 2006 ha operato in qualità di Amministratore Delegato nel Gruppo Dmail (ora Percassi).

Dal 2015 è Amministratore Delegato della Società di Ristorazione del Gruppo Cremonini, Chef Express Spa, e della joint-venture con il Gruppo Percassi, C&P Srl.

Ricopre ulteriori cariche all’interno del Gruppo nelle società controllate estere ed è Presidente di Time Vending, società che opera nel settore delle vending machine in partnership con il Gruppo Ivs. Cristian Biasoni è inoltre membro del Consiglio Direttivo di Confimprese.

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Danni da gelate: Italia, Francia e Grecia scrivono all’Ue

Tempo di ristori per i danni da gelate in Italia, Francia e Grecia. I tre paesi scrivono all’Ue chiedendo «interventi mirati per le ondate di gelo che, nel mese di marzo e aprile, hanno creato danni al settore agricolo». Un particolare riferimento viene fatto al comparto ortofrutticolo e a quello vitivinicolo.

La lettera è stata inviata oggi alla Commissione europea affinché «metta in campo idonee misure di aiuto urgenti e transitorie per sostenere le imprese danneggiate».

Nella missiva è stata inoltre evidenziata l’importanza della proposta di «destinare una adeguata quota dei pagamenti diretti della Politica Agricola Comune (Pac) alla creazione di una rete di sicurezza per tutte le aziende del settore, a supporto degli attuali strumenti di gestione del rischio».

Gelate in vigna, report Assoenologi: la mappa dei danni

La frequenza con cui si verificano questi eventi estremi – fa notare il Ministero per l’Agricoltura – comporta l’operatività di strumenti in grado di intervenire tempestivamente.

Solo un approccio integrato tra gli strumenti di gestione del rischio e il sostegno ad investimenti più mirati alla riduzione dei rischi stessi possono contribuire a migliorare la resilienza delle imprese agricole».

La lettera congiunta di Italia, Francia e Grecia segue di poche ore lo stanziamento di 105 milioni a favore del Fondo di solidarietà nazionale per i danni a produzioni, strutture e impianti produttivi delle aziende colpite dalle gelate e brinate dell’aprile 2021. Una misura contenuta nel Dl Sostegni bis.

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Ddl agricoltura biologica, scontro sulle certificazioni: «La biodinamica non è bio»

Un lotto di 50 corna di bovina adulta per il preparato biodinamico 500 costa 400 euro (fonte: leduetorribio.com)

Dopo l’approvazione alla Camera, passa al Senato il Ddl sull’agricoltura biologica. Non senza polemiche. Sul banco degli imputati la temuta «equiparazione» dei metodi di agricoltura biodinamica e biologica. Una battaglia che pare giocarsi (anche, ma forse soprattutto) sul fronte delle (onerose) certificazioni che regolamentano il settore.

«Un disciplinare privato quale Demeter o altri disciplinari privati che si richiamano al biodinamico non possono essere equiparati tout court al biologico», tuonavano nel 2019 organismi come AssoCertBio, i cui associati rappresentano il 90% del biologico italiano, riferendosi alla filiera del riso.

Una posizione mutata nel tempo: «Il metodo biodinamico e il metodo biologico – riferisce oggi AssoCertBio a WineMag.it – condividono gli stessi principi di base, essendo basati entrambi sulla valorizzazione dei processi e dei prodotti di origine naturale. I preparati biodinamici sono previsti e autorizzati dai regolamenti europei sul biologico nell’ambito dei mezzi tecnici utilizzabili.

In particolare, nel nuovo regolamento europeo 2018/848 che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2022, si fa esplicito riferimento (all’art.3 – Definizioni –  punto 25) ai  “preparati biodinamici” quali “miscele tradizionalmente utilizzate nell’agricoltura biodinamica” e nell’allegato II (Norma dettagliate di produzione di cui al capo III, al  punto 1.9.9) è scritto che è “consentito l’uso di preparati biodinamici».

Il Ddl, del resto, parla chiaro. Il metodo di «agricoltura biodinamica» viene equiparato al metodo biologico «nei limiti in cui il primo rispetti i propri disciplinari e i requisiti previsti a livello europeo per produrre biologico».

In altre parole, le aziende che operano in regime biodinamico, con o senza certificazione Demeter (per avere il marchio è obbligatorio essere certificati biologici), saranno equiparate a quelle biologiche solo se (già) certificate bio. In Senato, la discussione è stata animata dall’intervento della senatrice a vita Elena Cattaneo.

«CORNOLETAME E VESCICHE DI CERVO? È ESOTERISMO»

Tre gli emendamenti proposti al Ddl sull’agricoltura bio, tutti bocciati. «Rimuovere la parola biodinamica dal disegno di legge, come chiedono i miei emendamenti, non impedisce ai produttori di perseguire queste pratiche e ottenere la certificazione di prodotto biologico, ma esplicitare il riferimento al biodinamico in questo testo di legge avrà l’effetto di dare dignità al cornoletame».

Aggiungo anche che si tratta non di equiparazioni tra biologico e biodinamico solo per la parte nella quale il biodinamico mima le pratiche biologiche, ma di una totale equivalenza.

Al punto che il disegno di legge in discussione prevede che una quota di fondi pubblici venga dedicata specificamente alla ricerca scientifica, alla formazione nel settore biologico e, quindi, all’equiparato biodinamico».

«Se quest’equiparazione restasse esplicita (non ci può essere alcun fraintendimento sul suo significato) enti e portatori di interesse potrebbero organizzare corsi e progetti incentrati sull’esoterismo biodinamico con i soldi dei cittadini italiani», ha aggiunto la senatrice Cattaneo.

Sempre secondo l’esponente del Gruppo Per le Autonomie (Svp-Patt, Uv) «grazie ai fondi previsti dalla legge si potrebbero creare attività e istituire insegnamenti, con tanto di crediti formativi, sulla profondità migliore a cui sotterrare le vesciche di cervo». O, ancora, «sulla direzione giusta con cui mescolare il letame o su come meglio orientare la vacca al pascolo perché catturi raggi cosmici».

“La viticoltura biodinamica? Molto più del cornoletame”. Parola di Roberta Ceretto

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Al via il progetto “Vino Patrimonio comune” di Federvini e Alleanza Coop Agroalimentari

Le imprese associate di Federvini e di Alleanza delle Cooperative Italiane-Agroalimentare si sono unite nel progetto “Vino Patrimonio Comune” al fine di sviluppare percorsi comuni per garantire l’autenticità delle proprie produzioni.

L’idea ha mosso i primi passi con la vendemmia 2020 durante la quale, grazie alla collaborazione delle Aziende e delle Cooperative aderenti, sono stati effettuati i primi campionamenti dall’Università di Parma, partner scientifico dell’iniziativa.

È stato così possibile realizzare la “Banca Dati isotopica mosti/vini per la vendemmia 2020” costituita da dati relativi agli isotopi stabili dell’ossigeno e dell’idrogeno di campioni di mosti e vini provenienti da varie località italiane. La banca dati sarà progressivamente implementata per poter disporre di uno strumento sempre più performante e completo.

«L’obiettivo di questo importante progetto è raggiungere un più elevato livello di conoscenza delle nostre produzioni vitivinicole territoriali – dice Luca Rigotti, Coordinatore del settore vitivinicolo dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – un percorso che ci consente di mettere a disposizione delle associate uno strumento di autocontrollo e di maggiore consapevolezza».

«Consideriamo la firma di oggi – prosegue Rigotti – il punto di partenza di un’iniziativa e di una strada ambiziosa, che riteniamo necessaria perché in grado di contribuire alla maggiore tutela ed alla valorizzazione dei vini sui mercati».

Il legislatore europeo ha infatti sviluppato da tempo la banca dati isotopica con finalità di controllo nel settore vitivinicolo. Tuttavia tale strumento, implementato e gestito dalle Autorità nazionali di controllo degli Stati membri Ue, non è consultabile dagli operatori privati.

Nel settore privato, sempre su base europea, alcune insegne del commercio hanno avviato progetti di profilazione delle caratteristiche analitiche dei vini per tutelare principalmente i propri interessi contrattuali.

I percorsi avviati sino ad oggi, pertanto, o non sono consultabili dagli operatori privati o, quando promossi dal settore privato, prevedono la proprietà dei dati in capo a soggetti diversi dai produttori di vino.

la mancanza di dati e riferimenti condivisi rispetto alla banca dati a cui tali sistemi privati attingono, aggiunge incertezze sulle rilevazioni.

«Valore e autenticità: è da queste due parole che siamo partiti ed è a questi due aspetti che il nostro progetto guarda – sottolinea Sandro Boscaini, Presidente di Federvini – Stiamo posando la prima pietra di una casa comune, che nasce sotto l’impulso dei nostri Associati, ma la cui porta è aperta sin d’ora a tutti».

«Il nostro auspicio, anzi il nostro invito, è che nel progetto possano presto riconoscersi altri nostri colleghi – conclude Boscaini – e che possano aderire più enti ed organismi scientifici per lavorare insieme alla valorizzazione e tutela dell’autenticità del vino».

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Acqua nel vino: Unione italiana vini a Roma da Patuanelli «per fare chiarezza»

Primo obiettivo: «Fare chiarezza». Secondo: «Agire tempestivamente». Il presidente di Unione Italiana Vini, Ernesto Abbona, sgombra il campo dalle polemiche sul vino dealcolato. E, soprattutto, sulla ventilata possibilità di un avallo dell’Ue all’aggiunta di acqua nei mosti.

«Chiederemo un incontro al ministro Patuanelli – annuncia Abbona – perché la questione è stata interpretata malamente». Se la prende anche con la politica, il numero uno di Uiv intervenuto in mattinata al Food Industry Summit del Sole 24 Ore. «Siamo molto distanti, addirittura contrari a molte posizioni politiche che sono state espresse in Italia negli ultimi giorni».

Le polemiche che abbiamo sentito sono proprio speciose – ha commentato Abbona – in tutta Europa si può dealcolare sino al 20% dei vini generici, varietali. La polemica nasce dal fatto che non è stato letto il dispositivo in discussione».

«Anche nell’ipotesi in cui si aggiunga acqua – ha aggiunto – si tratta di quella endogena del vino, ovvero quella che si estrae insieme all’alcol. Quindi viene rimessa quell’acqua che, altrimenti, creerebbe degli scompensi. L’aggiunta di acqua è assolutamente fuori da questo contesto».

LA POSIZIONE DI UIV SUI VINI DEALCOLATI

Secondo Unione italiana vini, peraltro, quella dei vini dealcolati è «un’opportunità, non solo di mercato», che l’Italia non dovrebbe lasciarsi sfuggire. Diverse le ragioni.

«Questa tipologia – ha sottolineato Abbona – può soddisfare quel 70% di persone al mondo che beve bibite analcoliche. Vogliamo toglierla dal mondo del vigneto, agricolo e darla in mano alle multinazionali? Noi preferiamo lasciarla nell’ambito delle industrie e delle cantine vitivinicole».

Sempre seconda Abbona, l’Italia avrebbe un asso nella manica, «diverso dal business». «In particolare nel nostro Paese – ha spiegato – ma anche un po’ in tutta Europa, il mondo del vino ha delle certificazioni, dei controlli e delle strutture che danno delle garanzie al consumatore di gran lunga superiori rispetto ad altre filiere industriali»

E questo è importantissimo: non si tratta di dealcolare i vini Dop e Igp, ma di dare la possibilità di dealcolare i vini generici, da tavola, che paradossalmente sono gli stessi per i quali si chiede la distillazione, perché in eccesso rispetto alle richieste di mercato».

Bruxelles, nelle ultime ore, avrebbe infatti mosso un passo indietro rispetto alla posizione iniziale, che interessava anche i vini a Denominazione e a Indicazione geografica protetta.

L’incontro con il ministro Stefano Patuanelli servirà dunque «per chiarire quelli che riteniamo essere i veri controlli della questione e far sì che la linea che tutti gli imprenditori del vino condividono sia condivisa anche dalle nostre istituzioni».

«A fine mese, a Bruxelles – ha concluso Ernesto Abbona – si parlerà della riforma della Pac. In questo ambito, la riforma dei vini dealcolati sarà al centro del confronto. Dobbiamo affrontare la questione tempestivamente, correttamente, su una base di norme già esistenti, interpretate malamente».

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Prosecco Doc Rosé, successo oltre le aspettative: vale il 10% della Denominazione

Il Prosecco Doc Rosé vale già il 10% di tutto il Prosecco Doc. Una percentuale che sale al 50% di tutto lo Charmat rosé italiano. A rivelarlo è Mirko Baggio, esponente di Federvini e Responsabile Vendite Gdo Italia di Villa Sandi Spa. Dati snocciolati durante l’incontro odierno di Vinitaly sul vino nella Grande distribuzione organizzata.

«Dopo un anno di crescita importante – ha dichiarato Baggio – registrare un ulteriore aumento, vicino al 60%, è sicuramente un aspetto che colpisce molto. Ormai il Prosecco Doc è una referenza che vale più del 50% di tutti gli spumanti Charmat a scaffale».

https://www.vinialsupermercato.it/migliori-prosecco-rose-al-supermercato-sorpresa-colli-euganei/

A contribuire all’exploit, proprio la nuova tipologia varata dal Consorzio di Tutela. «La crescita nei primi 4 mesi del 2021 – ha sottolineato Mirko Baggio – è stata aiutata proprio dalla novità del Prosecco Doc Rosé. Ha iniziato l’anno molto bene e sta facendo numeri interessanti. Di fatto, oggi vale il 10% di tutto il Prosecco Doc, a livello di consumi. E più del 50% dello Charmat rosé».

Sempre secondo Baggio, Il Prosecco Rosé «ha aiutato la crescita di tutto il comparto del Prosecco e degli spumanti». Un po’ come il Prosecco Doc, l’exploit degli spumanti rosé – e dei rosé italiani, in generale – non è mai stata così tangibile.

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Giornata Mondiale delle Api: Astoria e Castello di Meleto alleate delle piccole operaie

Centinaia di chilometri di distanza. Eppure, nella Giornata Mondiale delle Api, le terre del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene e del Chianti Classico sembrano quasi vicine di casa. Merito dell’impegno di Astoria e di Castello di Meleto. Le due cantine hanno infatti stretto un’alleanza strategica con le piccole operaie. Insetti preziosi, vero sinonimo di biodiversità.

A Refrontolo, nella Tenuta di Astoria Wines, sono state istallate proprio nei giorni scorsi quindici arnie. Oltre 300 mila api hanno trovato casa tra i filari di Glera. Un numero destinato a crescere e superare le 900 mila, una volta completata la fase di sviluppo.

Le api, provenienti dall’Apicoltura Parco dei Principi di Gorizia, sono ora in una fase di esplorazione del territorio. Ognuna ha un raggio di azione di circa 3 chilometri. Amano i fiori delle acacia, molto diffusi nei dintorni.

Ma apprezzeranno anche il trifoglio incarnato in fioritura, che tra poche settimane ricoprirà il terreno tra i filari dei vigneti. Per le api di Astoria il vero “parco giochi” è la distesa di fiori ed arbusti piantati nel 2015, nell’ambito del protocollo “Vignes fleuries“. Ogni estate, uno spettacolo di colore garantito.

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Il ruolo chiave delle api nell’ecosistema e nel mantenimento della biodiversità – commentano Paolo e Giorgio Polegato, titolari della cantina veneta – è ormai noto. Qui troveranno un ambiente accogliente e saremo ancora più attenti per far sì che la viticoltura non interferisca con il loro operare».

Già oggi i nostri agronomi selezionano prodotti a basso impatto per prevenire malattie delle piante, diserbo meccanico senza erbicidi e soluzioni che rafforzino la presenza di insetti buoni, a loro volta in grado di proteggere i vigneti dai parassiti. Un circolo virtuoso che con le api sarà ancora più efficace».

La cura delle api sarà affidata all’apicoltore Johnny Moretto di Crocetta del Montello (TV). A lui il compito di monitorare costantemente lo stato di salute degli alveari, raccogliendone poi il miele.

«Il connubio tra apicoltori e mondo agricolo è positivo – sottolinea Stefano Dal Colle, presidente Atap Apicoltori – e in Veneto l’allevamento delle api è un fenomeno che diventa sempre più importante». A dimostralo anche l’Accordo per il Montello che vede protagonista un’altra cantina veneta, Giusti Wines.

Nella regione sono presenti ben 25 mila alveari, curati da oltre 1200 apicoltori. Ogni alveare produce in media 20 Kg di miele in un anno, d’acacia o millefiori. Una piccola produzione firmata Astoria sarà possibile già quest’anno.

LE API E IL CHIANTI CLASSICO

Proprio in concomitanza con la Giornata mondiale delle Api, Castello di Meleto si prepara a inaugurare il Parco delle Api. Il taglio del nastro, previsto per domani, 20 maggio 2021, interessa un’oasi di un ettaro e mezzo di alberi e fiori.

L’area è destinata a diventare un vero e proprio paradiso per le api. Ma anche un luogo didattico, dove raccontare ad adulti e bambini l’affascinante mondo di questo insetto da cui dipende il 70% delle risorse alimentari dell’uomo.

«Crediamo molto in questo progetto – dichiara Michele Contartese, direttore generale di Castello di Meleto – che completa la nostra visione della sostenibilità ambientale a sostegno della biodiversità».

Accanto all’impegno di custodia del territorio, oggi vogliamo promuovere attivamente la conoscenza del mondo delle api, insetti indispensabili per la nostra sopravvivenza, con un parco didattico dedicato a loro ma aperto a tutti».

Circa trenta specie, tra alberi da fiore, arbusti e erbacee, garantiranno dalla primavera a fine autunno uno spettacolo di colori e forme. Alberi di Giuda, tigli, rosmarino, elicriso, borragine, lupinella e ginestrino sono solo alcune delle botaniche che fioriranno.

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Gli alberi saranno dimora per le famiglie di api. Le arnie saranno infatti collocate sotto le fronde, in modo che le piccole operaie possano vivere in un ambiente il più naturale possibile.

L’apertura del Parco delle Api di Castello di Meleto corona l’iniziativa Nel Nome dell’Ape. Nnata lo scorso anno, permette di contribuire in prima persona a un progetto di ripopolazione di questi straordinari insetti, a Gaiole in Chianti. I partecipanti possono adottarle simbolicamente e ricevere in cambio il miele.

Le ultime api sono arrivate in quest’angolo di Toscana durante la primavera. Ben 25 nuove famiglie, sino a un totale di 40 arnie oggi a disposizione. Tradotto: oltre 3 milioni di api ospitate in un anno.

Il vino, a Castello di Meleto, rappresenta ovviamente il prodotto bandiera. Ma ad insidiare il primato, oltre ad olio extra vergine d’oliva biologico e i prodotti ricavati dall’allevamento di Cinta senese, ci sarà sempre più miele. Garantiscono loro. Le api.

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Franciacorta in Fiore 2021: prove di ripartenza in 18 comuni

Prove di ripartenza in provincia di Brescia con la conferma di Franciacorta in Fiore 2021. La 22esima edizione della kermesse, da sempre promossa dal Comune di Cazzago San Martino e dalla Pro Loco di Cazzago San Martino, quest’anno allarga la collaborazione all’Associazione Terra della Franciacorta e al Consorzio Franciacorta.

La kermesse si svolgerà dal 21 maggio al 6 giugno e per la prima volta coinvolgerà tutti i 18 comuni della Franciacorta. Saranno interessati anche i 4 comuni Buffer Area (quelli confinanti) che compongono l’Associazione Terra della Franciacorta. Per tre settimane saranno messe in vetrina la bellezza dei fiori, le fragranze e i sapori della Franciacorta.

Franciacorta in Fiore 2021 diventa così un evento diffuso sull’intero territorio. Lungo le strade e i centri storici saranno disposte installazioni floreali. Il meglio del florovivaismo locale e nazionale, nel rispetto di tutti i protocolli di sicurezza ancora in atto.

Franciacorta in Fiore 2021 – XXII edizione

21 maggio – 6 giugno 2021
Comuni della Franciacorta: Adro, Capriolo, Cazzago San Martino, Cellatica, Cologne, Coccaglio, Corte Franca, Erbusco, Gussago, Iseo, Monticelli Brusati, Ome, Paderno Franciacorta, Paratico, Passirano, Provaglio d’Iseo, Rodengo Saiano, Rovato.
Comuni Buffer Area (i comuni confinanti): Castegnato, Ospitaletto, Palazzolo sull’Oglio, Sulzano.

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Nasce la Settimo Pizzolato Holding: 20 milioni di fatturato previsto nel 2021

Riassetto societario per Cantina Pizzolato, che diventa Settimo Pizzolato Holding. La nuova realtà possiede il 100% di Cantina Pizzolato Srl, azienda vitivinicola con sede a Villorba, in provincia di Treviso. E fa da cappello all’Azienda Agricola Pizzolato Settimo. La previsione di fatturato per il 2021 è di oltre 20 milioni di euro.

«Una nuova veste quella della Settimo Pizzolato Holding – commenta Settimo Pizzolato – nata ad aprile 2021 dall’esigenza di potenziare l’azienda e dotarla di una struttura organizzativa moderna, efficiente e funzionale capace di cogliere le sfide del momento e di tradurle in progetti concreti, nella massima fedeltà ai valori che guidano da sempre il nostro agire: attenzione all’ambiente, alle persone e al territorio».

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L’Accordo per il Montello che fa bene alle api

Permettere alle api di godere dell’incontaminata fioritura delle acacie, attraverso scelte oculate in vigneto: è l’Accordo per il Montello. Solo il primo passo per valorizzare il potenziale apistico delle colline trevigiane. Un appello rivolto a tutti i produttori agricoli del Montello.

L’Accordo si basa sugli studi del Progetto APInVIGNA, una sperimentazione in campo coordinata da Confagricoltura Treviso e avviata nel 2019 nei vigneti della tenuta Rive degli Angeli. Terreni di proprietà dei 5 Comuni del Consorzio del Bosco Montello, gestiti da Giusti Wine, cantina di Nervesa della Battaglia (TV).

IL PROGETTO

Nelle arnie tra i filari di Rive degli Angeli, adiacenti alla tenuta Maria Vittoria, sono state monitorate le interazioni tra le api e l’ambiente circostante, con l’obiettivo di trovare soluzioni per migliorare la convivenza tra apicoltura e agricoltura – con particolare riguardo alla viticoltura – e garantire l’equilibrio.

L’area del Montello, infatti, richiama ogni anno miliardi di api, che bottinano il polline delle acacie in fiore. La potenzialità produttiva della zona è attorno ai 5 mila quintali di miele all’anno. Ma la gestione fitoiatrica delle colture specializzate rende la reale produzione molto inferiore.

I PRIMI FIRMATARI

«Come imprenditore – commenta Ermenegildo Giusti – ho sempre ritenuto importanti gli equilibri, anche quando la cultura del sostenibile non era così diffusa come oggi. La salvaguardia dei processi naturali è un impegno imprescindibile nella ricerca della qualità».

Oltre a Giusti, hanno firmato l’Accordo per il Montello Confagricoltura Treviso, Ulss 2 Marca Trevigiana, FAI – Federazione Apicoltori Italiani, UNA-API, Consorzio Asolo Prosecco, Consorzio Vini Montello, Consorzio del Bosco Montello, Cantina Montelliana, Apicoltura Francesco Bortot, ExtendaVitis e ProgettoNatura.

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Valpolicella Doc Superiore protagonista online con il Consorzio

Valpolicella Doc Superiore sugli scudi. Il 24 giugno prossimo, dalle 14.00 alee 16.00, andrà in onda la prima edizione di “Valpolicella Superiore – A Territory Opportunity“. Il format riunirà online produttori, operatori e stampa nazionale e internazionale. Una vera e propria prima volta per la denominazione più giovane e fresca dell’area vinicola del Veneto.

Tra gli obiettivi di questo inedito percorso, «riportare all’attenzione del mercato tutta la piramide qualitativa». Dai «vini di metodo», come Amarone, Valpolicella Ripasso e Recioto, a quelli «di territorio». Rappresentati appunto dal Valpolicella e dal Valpolicella Superiore.

Riteniamo che sia arrivato il momento – spiega Christian Marchesini, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella – di chiarire ai buyer e ai consumatori l’ampia gamma dei nostri vini.

Dopo il successo della Valpolicella annual conference di febbraio, ora proseguiamo il cartellone digitale con il Valpolicella Superiore. Un vino fresco e nello stesso tempo complesso anche al netto della tecnica dell’appassimento, che può intercettare nuovi trend di consumo”.

DUE SESSIONI PER “VALPOLICELLA SUPERIORE – A TERRITORY OPPORTUNITY”

Sono due le sessioni del “Valpolicella Superiore – A Territory Opportunity” che saranno trasmesse in diretta streaming su Zoom e sui principali canali social del Consorzio (Facebook e Instagram).

Nella prima, il Consorzio presenterà a stampa, trade e aziende il primo Valpolicella Annual Report, il dossier completo dei trend di produzione e clima degli ultimi 50 anni, oltre che di mercato.

Tra i contenuti anche i risultati dell’indagine interna sul Valpolicella doc Superiore. L’obiettivo è stato quello di «individuarne profilo stilistico, organolettico e di mercato e tracciare le prospettive future di questo vino».

In programma, anche uno special tasting di 8 Valpolicella doc Superiore (selezionati alla cieca da una commissione tecnica) guidato da Gabriele Gorelli, primo Master of Wine italiano; Filippo Bartolotta, wine educator conosciuto anche come “Il sommelier delle star” e JC Viens, giornalista e Italian wine expert.

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Rapporto ristorazione Fipe: «Un bollettino di guerra»

È stato presentato il “Rapporto Ristorazione 2020” di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, alla presenza del Ministro Giorgetti. Rapporto che Fipe non esita a definire «un bollettino di guerra», frutto di un anno di pandemia che ha ridotto in macerie il settore dei Pubblici esercizi.

In 14 mesi sono stati bruciati il doppio dei posti di lavoro creati tra il 2013 e il 2019, l’incertezza è diventata il sentimento prevalente e lo dimostra la riduzione del 50% del numero di nuove attività avviate nell’anno.

«Dal primo lockdown ad oggi – spiega Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio – gli imprenditori dei Pubblici Esercizi hanno vissuto una vera e propria odissea, dovendo fare i conti con il crollo del loro fatturato, l’impossibilità a pianificare la loro attività e una diffusa sensazione di accanimento dei provvedimenti, non giustificato dai dati, nei loro confronti».

La crisi non travolge solo l’offerta, ma influenza profondamente anche la domanda. I consumi degli italiani si sono fatti meno sofisticati, con la spesa alimentare domestica che non è riuscita a coprire nemmeno il 20% di quanto perso con lo stop a bar e ristoranti.

I nuovi usi e consumi degli italiani hanno spinto gli imprenditori del settore a puntare su nuovi servizi digitali, sulla diversificazione dell’offerta e una migliorata qualità dei prodotti agroalimentari, oltre che su una cucina in grado di renderli riconoscibili e valorizzarli.

Per seguire questi cambiamenti da vicino, Fipe-Confcommercio ha deciso di affiancare il suo tradizionale rapporto annuale sulla ristorazione, con una indagine sui prossimi mesi e le prospettive di ripartenza, realizzata in collaborazione con Bain & Company e TradeLab.

«Nonostante la situazione l’85% degli imprenditori ha sostanzialmente fiducia di tornare in futuro ai livelli pre-pandemia – aggiunge Stoppani – senza tuttavia l’illusione di tornare quelli di prima: gli imprenditori del settore hanno già cominciato un profondo processo di ripensamento e innovazione».

«L’impatto del Covid sul settore della ristorazione è stato drammatico e la ripartenza degli operatori richiederà una trasformazione dell’offerta, delle esperienze, combinata alla capacità di cogliere le nuove abitudini di consumo e nuovi servizi come la presenza sulle piattaforme digitali», commentano i partner di Bain & Company Sergio Iardella e Duilio Matrullo e l’Associate Partner Aaron Gennara Zatelli.

«I driver che sottostanno alla crescita del fuori casa torneranno, a breve, a essere determinanti: struttura demografica, stili di vita, voglia di socialità e forte ripresa del turismo nazionale e internazionale – dice Bruna Boroni, Director Industry Afh Tradelab – La pandemia ha accelerato i processi di digitalizzazione ed efficientamento del settore, e valorizzato le relazioni di filiera, fattori che determineranno un’ulteriore spinta alla crescita del mercato e alla creazione di valore».

I DATI

Secondo i dati Istat, nel 2020 in Italia si sono persi 2,5 milioni di posti di lavoro misurati in unità standard di lavoro, di cui 1,9 milioni nei servizi. Il più colpito è il settore della ricettività e della ristorazione che ha visto bruciare in un solo anno 514 mila unità, più del doppio dei 245 mila creati tra il 2013 e il 2019. Un dato allarmante che dimostra però anche l’eccezionale dinamicità pre-Covid del fuoricasa italiano.

Il 2020 si è caratterizzato per un numero eccezionalmente basso di nuove imprese avviate: 9.190 a fronte delle oltre 18 mila aperte nel 2010. Per contro, i dati Infocamere certificano la chiusura nell’anno della pandemia di 22.250 attività.

Un dato che, tuttavia, sottostima la reale dimensione della crisi delle imprese della ristorazione, i cui effetti si vedranno soltanto nei prossimi mesi quando terminerà l’effetto anestetico dei provvedimenti di cassa integrazione, ristori, moratorie e via dicendo. A dicembre del 2020 negli archivi delle Camere di Commercio italiane risultavano attive 335.417 imprese della ristorazione.

Dopo aver raggiunto il suo massimo storico nel 2019, con oltre 46 miliardi di euro, il valore aggiunto generato dalle imprese della ristorazione è precipitato in un solo anno di 33 punti percentuali. Un dato che si traduce in un crollo della fiducia degli imprenditori in una pronta ripresa del mercato della ristorazione.

Nel primo trimestre del 2021, il saldo tra valutazioni positive e valutazioni negative sulla dinamica del fatturato dell’intero settore segna -68,3%, in peggioramento di 13 punti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante l’intero Paese si trovasse in lockdown.

Un’indagine condotta da Fipe e Format Research certifica che il 97,5% degli imprenditori ha registrato, nel corso del 2020, un calo del fatturato della propria azienda. In particolare, 6 titolari di Pubblici esercizi su 10 ha lamentato un crollo di oltre il 50%, mentre il 35,2% ritiene che il fatturato si sia contratto tra il 10% e il 50%.

I motivi alla base della riduzione dei ricavi sono da ricercarsi principalmente nel calo della domanda a causa delle misure restrittive, sia sulle attività che sulla mobilità delle persone (88,8%), nella riduzione della capienza all’interno dei locali per l’attuazione dei protocolli di sicurezza (35,4%) e nel calo dei flussi turistici (31,1%), in particolare di quelli stranieri.

A fronte di tutto questo, i ristori previsti dal governo sono stati insufficienti. Per l’89,2% degli imprenditori i sostegni sono stati poco (47,9%) o per nulla (41,3%) efficaci.

Costretti a casa dai lockdown gli Italiani hanno aumentato i loro consumi domestici con la spesa alimentare cresciuta di 6 miliardi di euro in un anno. Tanto, ma non abbastanza per compensare quanto si è perso nei pubblici esercizi, dove i consumi sono crollati di 31 miliardi di euro.

Un dato che certifica come gli italiani abbiano speso meno soprattutto per prodotti agroalimentari di qualità superiore (vino, olio, piatti elaborati), comunemente consumati in maniera maggiore all’interno dei ristoranti. In termini si spesa pro-capite siamo tornati indietro di 26 anni, al 1994.

Pandemia e restrizioni hanno inoltre modificato il rapporto tra i consumatori e i pubblici esercizi. Se a luglio 2020, periodo nel quale i locali sono tornati a lavorare a buoni ritmi, la colazione rappresentava il 28% delle occasioni di consumo complessive, a febbraio 2021 la percentuale è salita al 33%.

L’esatto contrario di quanto accaduto con le cene, passate dal 19% a meno dell’11%. A conti fatti, a febbraio di quest’anno colazioni, pranzi e pause di metà mattina hanno costituito l’87% delle occasioni di consumo fuori casa. Mentre è completamente scomparsa l’attività serale.

L’85% dei titolari di bar e ristoranti si è detto sicuro che il settore riprenderà a marciare con decisione. L’incognita, tuttavia, è la data di fine dell’emergenza. Per meglio definire tempi e modalità della ripresa, Fipe-Confcommercio ha interpellato alcuni qualificati rappresentanti dell’industria, della distribuzione e della stessa ristorazione.

Per quanto riguarda il ritorno ai livelli di fatturato pre-Covid, il 72% degli intervistati si divide equamente tra chi lo ritiene possibile nel 2022 (36%) e chi invece prevede uno slittamento al 2023 (36%). Resta un 27% di pessimisti che ritiene plausibile un ritorno a pieno regime solo nel 2024.

In generale, la speranza è quella che l’effetto rimbalzo dei consumi fuoricasa nei prossimi 3-5 anni possa portare a un incremento dei consumi nei pubblici esercizi tale da superare i livelli del 2019.

Per cogliere questa opportunità, tuttavia, gli “addetti ai lavori” individuano due strade maestre. Per il 27% degli intervistati gli imprenditori dovranno puntare su un incremento dei servizi digitali, a cominciare dall’home delivery e da forme di take away sostenibili ed efficaci, attraverso menù appositamente studiati.

Un altro 27% suggerisce invece di puntare su un miglioramento della qualità, puntando su una specializzazione identitaria in grado di garantire riconoscibilità a un bar o a un ristorante. Sempre più decisiva, in quest’ottica, anche una puntuale attività di marketing e comunicazione.

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L’industria del vetro lancia un manifesto di sostenibilità

L’industria europea del vetro ha lanciato un Manifesto, accolto in Italia da Assovetro. Il manifesto è un impegno per un futuro sostenibile in cui il vetro sia protagonista dell’economia circolare e carbon neutral in linea con gli obiettivi europei del 2050.

Il vetro è infatti il materiale perfetto per imballaggi sostenibili, sani, riutilizzabili e infinitamente riciclabili, in un ciclo chiuso e in un circolo virtuoso.

«L’industria italiana del vetro – ha affermato Marco Ravasi, Presidente della sezione contenitori in vetro di Assovetro – ha fatto fronte alla crisi continuando a produrre imballaggi sostenibili, sicuri, a prova di ogni contaminazione, elementi oggi cruciali. Il Manifesto è un mezzo per testimoniare e ribadire il nostro impegno per un futuro migliore».

L’industria del vetro ricorda nel Manifesto le iniziative avviate come Close the Glass Loop, per raggiungere un tasso di raccolta del vetro per il riciclo del 90% entro il 2030 e il Glass Hallmark, un marchio impresso su bottiglie e vasetti, simbolo dell’impegno per la tutela della salute e della qualità, su cui le aziende stanno lavorando.

IL MANIFESTO

MANIFESTO DELL’INDUSTRIA VETRARIA: IL FUTURO È CHIARO
Aspiriamo tutti a un domani migliore – un mondo dove il pianeta e i suoi abitanti siano più sani e felici di quanto lo sono oggi. Davanti a riscaldamento globale, crisi sanitarie e difficoltà economiche, quel futuro è incerto come non mai.

Eppure le persone iniziano a chiedere di più ad aziende e governi, e a loro stesse, per assicurarsi la promozione di un mondo più sostenibile per la prossima generazione.

In tempi così turbolenti, è rassicurante sapere che, per quanto riguarda la protezione dei prodotti, almeno un aspetto del nostro futuro è chiaro e cristallino: il packaging in vetro. Il vetro è senza tempo; l’imballaggio più amato ieri come oggi, sarà anche la migliore opzione per il futuro.

Il vetro è il packaging migliore per la salvaguardia del nostro pianeta. Composto interamente di materie prime naturali, il vetro è un materiale semplice, e ha un impatto ambientale minimo. È l’unico imballaggio riutilizzabile e riciclabile all’infinito, con vite potenzialmente inesauribili: il vetro può essere riciclato sempre di nuovo, in un ciclo senza fine, così da farne nuove bottiglie e vasetti.

Il vetro è una scelta affidabile e comprovata per coloro che cercano un maggior benessere. Materiale d’imballaggio utilizzabile quotidianamente, è naturale, sostenibile e sicuro – elementi cruciali in un momento come questo, in cui il livello igienico degli imballaggi è diventato un tema sempre più urgente.

Grazie alla sua intrinseca inerzia e alle sue proprietà protettive, il vetro agisce come una salda barriera rispetto agli agenti esterni: questo significa che i prodotti saranno conservati più a lungo, anche una volta aperti. Questo rende il vetro la scelta naturale per preservare non solo la qualità del prodotto, ma anche la salute delle persone che lo usano.

L’industria sta collaborando con i clienti per introdurre il Glass Hallmark sugli imballaggi, un marchio che si fa simbolo dell’impegno che si prende, ogni qualvolta si sceglie il vetro, verso salute e qualità.

Il vetro è una risorsa chiave per raggiungere una fiorente società circolare europea. Riutilizzabile e riciclabile all’infinito, l’imballaggio in vetro è un modello di circolarità. Può essere riportato al negozio e nuovamente riempito, o essere riciclato ancora e ancora, senza perdere nulla in qualità.

E la sua industria – leader di lunga data nell’ambito della circolarità – sta riunendo gli stakeholders di tutta la catena del vetro per chiudere il Glass Loop, ovvero raggiungere un tasso di raccolta del vetro del 90% entro il 2030, così da migliorare la nostra economia circolare.

L’industria porta avanti anche il suo impegno per costruire un proprio patrimonio culturale, che guidi e indirizzi la crescita sostenibile del continente.

La produzione europea del vetro si sta adattando e rinnovando, per assicurare il futuro dell’industria (i posti di lavoro che ne derivano e i settori essenziali che ne dipendono) e garantire che il vetro sia effettivamente adatto all’economia circolare e climate-neutral, obiettivi verso i quali ci indirizzano gli obiettivi europei della sostenibilità per il 2050.

Non possiamo certo prevedere il futuro. Sarà costruito passo dopo passo e scelta dopo scelta, attraverso piccoli momenti e grandi eventi. Ma quando si tratta di packaging, il futuro diventa chiaro e cristallino. Il nostro futuro è il vetro: il materiale perfetto per imballaggi sostenibili, sani, riutilizzabili e infinitamente riciclabili, in un ciclo chiuso e in un circolo virtuoso.

Scegliere il vetro significa scegliere un futuro migliore – e prendere l’impegno di fare la nostra parte per rendere quel futuro una realtà. È la promessa di proteggere la salute – del pianeta, delle persone, della società – così da rifiorire insieme, e assieme alle generazioni a venire. Questo è, chiaramente, il vetro: scegliere il domani, oggi.

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“Tra le vigne del Custoza”: visite e degustazioni per i 50 anni della Doc

Il 6 giugno le cantine del Custoza apriranno le porte per festeggiare il cinquantesimo anniversario della Doc assieme ad appassionati, turisti, addetti ai lavori.

Tra le vigne del Custoza” sarà un evento alla scoperta della ricchezza vitivinicola, paesaggistica e culturale dell’area di produzione della denominazione che si estende in 9 Comuni, ognuno con la propria identità e fascino.

Nella giornata dell’anniversario si potranno effettuare escursioni per scoprire i percorsi della storia, alla scoperta dei luoghi del Risorgimento, tra vigneti, antiche corti rurali ed eleganti cittadine incastonate in questi paesaggi.

«Siamo molto orgogliosi di questo anniversario – afferma Roberta Bricolo, presidente del Consorzio – crediamo molto nel potenziale del nostro territorio e vogliamo celebrarlo, finalmente in presenza, con un evento aperto a tutti ma, ovviamente, in sicurezza».

Visite guidate e degustazioni, bike tour tra le vigne, picnic tra i filari, lezioni di yoga, passeggiate a cavallo. Sono solo alcune delle proposte che animeranno le colline del Custoza, splendido territorio situato tra la città di Verona e il lago di Garda.

Il Custoza Doc nasce dal matrimonio delle uve autoctone Garganega, Trebbianello e Bianca Fernanda. Contraddistinto da freschezza, piacevolezza ma anche grande longevità, è un vino che può esprimersi in molte sfumature e interpretazioni.

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Ribona Riserva: nuova tipologia nelle Marche dal 2022

Dal 2022 i produttori delle Marche potranno imbottigliare la Ribona Riserva. La nuova tipologia, identificativa del vino bianco della provincia di Macerata, è oggetto da anni di diverse sperimentazioni.

Secondo quanto appreso dall’ultimo incontro stampa organizzato dall’Istituto Marchigiano Tutela Vini (Imt), al momento sono 150 mila le bottiglie di Colli Maceratesi Doc Ribona prodotte. Di queste, circa 15 mila sono di spumante ottenuto da Maceratino, nome locale del vitigno.

Sarà la prossima vendemmia a garantire l’entrata in produzione di un vino bianco da lungo affinamento. Un alter-ego di Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica, in termini di capacità evolutive.

LA CONFERMA

«Pur essendo un’azienda giovane – commenta Francesco Foresi di Cantina Sant’Isidoro – ci siamo accorti di vendemmia in vendemmia che la Ribona guadagna a rimanere più a lungo in bottiglia».

«Le annate passate – continua Foresi – si esprimono sempre meglio di quelle in commercio, con una maggiore complessità. Una prova che il vitigno merita di essere approfondito e promosso con una nuova tipologia Riserva».

Un upgrade, quello della tipologia Ribona Riserva, che è scritto nello stesso Dna della varietà. Secondo gli ampelografi, la Ribona è infatti discendente del Verdicchio. Tra i “parenti”, altri vitigni come Greco e Grechetto.

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Vini Tranquilli, l’incidente probatorio scagiona la famiglia: «Non ci fu sofisticazione»

Il Gip del Tribunale di Tivoli Chiara Miraglia ha disposto il dissequestro dei vini finiti sotto inchiesta nel Lazio, per un presunto caso di sofisticazione da parte della Vini Tranquilli Srl.

Sulla base degli esami di laboratorio richiesti dagli avvocati della difesa, il vino è risultato «privo di attività di manipolazione o sofisticazione». L’operazione risaliva al mese di febbraio 2020.

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La Maremma fa rete sul web: nuovo portale nelle terre del Morellino di Scansano

FOTONOTIZIA – È online da oggi il portale visitmorellino.com. Un nuovo sito web che racconta le opportunità turistiche delle terre del Morellino di Scansano.

Il portale, voluto dal Consorzio Tutela Morellino di Scansano, offre la possibilità di organizzare a tutto tondo il proprio soggiorno nell’area della Denominazione.

Su visitmorellino.com si possono consultare attività, luoghi da visitare, percorsi di degustazione. Spazio anche per sport ed escursioni tra i borghi e le campagne della Maremma, con particolare attenzione alla sostenibilità.

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Lugana Doc, sbloccati 8.900 ettolitri di vino in stoccaggio

Aumento a doppia cifra per il Lugana Doc nei primi tre mesi del 2021. La denominazione è cresciuta sia sul fronte degli imbottigliamenti (+ 11,25%), che dei prezzi. Segna un +23% il prezzo dell’uva e un +69% il vino sfuso, secondo i dati della Camera di Commercio di Verona.

Il calo del rapporto tra giacenze e imbottigliato nei 12 mesi precedenti (marzo 2021) dà un quadro ottimistico. Tanto da convincere il Consorzio di Tutela a deliberare lo sblocco del 50% del vino sfuso in stoccaggio: 8.900 ettolitri.

«Come già accaduto a ottobre – spiega il presidente Ettore Nicoletto – il Consorzio ha reagito prontamente, grazie anche alla flessibilità insita nella misura di governo dell’offerta, che si era deciso di adottare in via cautelativa».

«Lo stoccaggio – aggiunge – ci ha permesso di essere reattivi e di rispondere al meglio alle esigenze dei produttori di Lugana Doc. Soddisfazioni arrivano anche dal mercato, che ha da poco accolto con entusiasmo la nuova annata».

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Campania, Cantina Solopaca e La Guardiense diventano hub per il vaccino

Vaccino in cantina in Campania. Da questa mattina, le sedi di Cantina di Solopaca e La Guardiense, a Guardia Sanframondi, diventano hub per arginare il Covid-19. Un’iniziativa accolta con favore della popolazione. Lo dimostrano le lunghe code fuori dai cancelli delle due cantine cooperative beneventane.

Le dirigenze hanno messo a disposizione del Governo e del Commissario Straordinario all’Emergenza Generale Francesco Paolo Figliuolo spazi al chiuso e all’aperto. I due stabilimenti produttivi sono diventati così “hotspot vaccinali”. Un’iniziativa che vede la collaborazione dell’Asl e di Coldiretti Benevento.

«Per la quasi totalità delle imprese (92%) – sottolinea Uecoop, citando uno studio su base nazionale – la riuscita della campagna di vaccinazione è la base per la ripartenza dell’economia dopo mesi di lutti, angoscia e danni causati dal Covid-19».

Sempre secondo l’indagine dell’Unione europea delle cooperative, i primi settori a riprendersi nel 2021 saranno il turismo, l’alimentare e i servizi alle aziende. A seguire gli altri comparti, dall’immobiliare allo spettacolo, dallo sport all’abbigliamento.

«La resilienza del settore cooperativo emerge anche sul fronte dell’occupazione – commenta Uecoop – con il 15% delle imprese cooperative che, nel 2021, prevede anche di assumere nuovo personale. L’obiettivo è agganciare meglio la ripresa che ci attende, con i forti investimenti del Recovery plan».

Il vino italiano, del resto, vede una marcata impronta delle cooperative. Più di 1 bottiglia di vino su 2 (58%) in Italia si produce grazie alle cooperative del settore. Il fatturato ha raggiunto cifre importanti anche nel 2020, l’anno segnato dalla pandemia, con 4,9 miliardi di euro.

«Ricominciare dal settore del vino ha un valore simbolico per un Paese come l’Italia – conclude Uecoop – leader mondiale nella produzione duramente colpite dalle chiusure della ristorazione».

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Carrefour e Inalca: accordo per la valorizzazione della carne di vitello italiana

Carrefour Italia e Inalca insieme per promuovere la filiera 100% italiana e garantita della carne di vitello, offrendo ai consumatori di tutto il Paese la possibilità di assaporare un prodotto di qualità, buono, sano e prodotto in maniera sostenibile.

L’accordo, siglato alla presenza rispettivamente del Ceo di Carrefour Italia Christophe Rabatel e dell’Amministratore Delegato di Inalca Luigi Scordamaglia, prevede la valorizzazione della produzione italiana di vitello a carne bianca di alta qualità nella grande distribuzione, attraverso il marchio Filiera Qualità Carrefour.

Alla base dell’intesa, con spirito di collaborazione e fiducia reciproca, vi è infatti l’impegno comune per la difesa e promozione dei valori di Filiera Qualità, fondati sulla valorizzazione della produzione agroalimentare locale, le buone pratiche di allevamento, il benessere animale, il rispetto per l’ambiente e la biodiversità e l’attenzione verso la sicurezza e la salute del consumatore.

La filiera del Vitello Filiera Qualità Carrefour 100% italiana basa il proprio approvvigionamento sulla collaborazione dell’insegna con 5 capifila del settore dell’allevamento italiano, di cui Inalca rappresenta la principale realtà, che consorziano in totale circa 250 realtà locali.

Filiera Qualità Carrefour punta al progressivo miglioramento del livello qualitativo della carne di vitello distribuito nella grande distribuzione, assicurando la presenza di un prodotto di eccellenza e a provenienza italiana all’interno di oltre 300 punti vendita dell’insegna distribuiti su tutto il territorio nazionale.

«Carrefour Italia ha fatto una scelta precisa e responsabile nella gestione della propria catena di approvvigionamento della carne, rivolgendosi in via preferenziale ai propri fornitori italiani e valorizzando i piccoli allevatori del territorio, per offrire insieme un prodotto di qualità, 100% a provenienza garantita – sottolinea Christophe Rabatel – Con progetti come questo desideriamo collaborare con i nostri partner, promuovendo le produzioni locali e le buone pratiche di allevamento».

«Il consolidamento della partnership tra Carrefour ed Inalca – spiega Luigi Scordamaglia – in questo caso esteso alla filiera di qualità della carne di vitello, viene incontro alle esigenze del consumatore italiano che durante la crisi covid ha accentuato la sua preferenza di acquisto verso prodotti sempre più italiani e sempre più sostenibili».

Il progetto di valorizzazione della carne di vitello segue una intesa già siglata nel 2017 tra Carrefour Italia e Inalca per la promozione delle filiere di Vitelloni e Scottone e si inserisce nell’impegno più ampio dell’insegna per un’offerta locale e di eccellenza nel reparto macelleria, grazie anche alle competenze dei propri macellai che contribuiscono a diffondere una cultura del consumo di questo prodotto.

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Food Lifestyle & Travel

Gruppo Lunelli acquisisce Cedral Tassoni

Il Gruppo Lunelli acquisisce Cedral Tassoni S.p.A., leader in Italia nella produzione di bibite analcoliche a base di agrumi e conosciuta nel mondo per l’iconica cedrata Tassoni.

Nata da una spezieria che fu riconosciuta farmacia nel 1793, la Tassoni ha mantenuto per oltre due secoli la sede a Salò, sul Lago di Garda. La famosa cedrata, con la sua distintiva bottiglia “a buccia di agrume”, è stata lanciata nel 1956 ed è entrata a far parte dell’immaginario collettivo anche grazie all’indimenticabile collaborazione con Mina.

Dalla ricetta tuttora segreta che la rende unica, la cedrata Tassoni è prodotta totalmente all’interno dell’azienda con materie prime di qualità superiore, utilizzando i cedri “Diamante” provenienti dalla Calabria e mantiene una indiscussa leadership nel mercato italiano.

Il Gruppo Lunelli, che fa capo alla omonima famiglia e opera nel settore del beverage di alta gamma con i marchi Ferrari Trento, Bisol1542, Surgiva, Segnana e Tenute Lunelli, è stato selezionato al termine di un processo competitivo, anche in considerazione dei suoi valori di rispetto della tradizione, ricerca della qualità e cura del territorio.

Tassoni sarà inserita nel Gruppo come una realtà produttiva autonoma, preservandone la tradizione e il forte radicamento sul territorio ma con grandi ambizioni di crescita, grazie alle sinergie che si verranno a creare.

«Siamo orgogliosi che Tassoni entri nel Gruppo Lunelli perché è un marchio iconico, un simbolo della migliore tradizione italiana che rimane in questo modo patrimonio del nostro Paese – afferma Matteo Lunelli, Ceo del gruppo di famiglia – Abbiamo in programma di aumentare la presenza sui mercati internazionali e di sviluppare la gamma che già affianca alla cedrata bibite create con materie prime sostenibili e di altissima qualità».

L’operazione è stata gestita, per la parte acquirente, dal team di Lunelli Holding, coordinato da Matteo Lunelli e dal Direttore Finanziario Claudio Dimarco, con la consulenza legale di Alberto Calvi di Coenzo dello Studio Avvocatidiimpresa e con il supporto alla negoziazione di Cassiopea Partners.

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Approfondimenti

Al via collaborazione fra Uiv e Scuola Enologica di Alba

 

Prende il via il patto di collaborazione tra Unione italiana vini e Scuola Enologica di Alba. La prima novità riguarda il settore analisi delle bevande (mosti, vini, liquori). Con la firma della convenzione il Laboratorio Chimico “Azienda Speciale” diventa di fatto un hub locale Uiv.

Le varie cantine della zona potranno così conferire più comodamente i propri campioni, senza doverli spedire alla sede centrale di Verona. Sarà un servizio che presterà attenzione alla sostenibilità, visto che sarà il laboratorio stesso ad andare nelle aziende per ritirare i prodotti da analizzare.

Inoltre l’accordo con Uiv si inserisce nel piano didattico della Scuola Enologica, che ospita nel laboratorio gli stage e tirocini di moltissimi studenti sia delle scuole superiori che dell’università. Anche durante l’emergenza Covid-19 tutti i ragazzi che frequentano il corso di specializzazione del sesto anno hanno svolto attività di alternanza scuola-lavoro.

Con la firma di questa convenzione le possibilità dei giovani aumenteranno ulteriormente, sia a supporto dei lavori sperimentali (tesi e tesine), sia per trasferte presso la sede centrale di Verona, dove gli studenti potranno svolgere tirocini in uno dei centri di analisi più moderni d’Italia.

Ma Scuola Enologica e Uiv collaboreranno anche alla formazione e all’aggiornamento degli operatori del mondo del vino, organizzando convegni e momenti di incontro per fare luce su sostenibilità, innovazione e sulle normative vigenti in continua evoluzione.

«L’innovazione è il motore principale della storia del vino – commenta Ernesto Abbona, presidente di Uiv – così come competenza e specializzazione sono le caratteristiche primarie delle nostre imprese e dei nostri collaboratori. Da qui nasce l’attenzione costante che come Uiv abbiamo sempre avuto per la ricerca ma anche per la formazione dove nascono i talenti che disegneranno il futuro del vino italiano».

«La Scuola Enologica – dichiara il responsabile dell’Azienda Speciale Laboratorio Chimico, Vincenzo Nicolello – è storicamente un punto di riferimento per le aziende vinicole, dirette in massima parte da nostri ex allievi. È nostra intenzione ritornare a cementare il grande legame, anche goliardico, tra studenti e scuola. Ma soprattutto vogliamo che il nostro laboratorio diventi una bella e accogliente aula scolastica, dove non ci saranno libri, ma strumentazioni sofisticate».

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Vini al supermercato

Romagna Doc Trebbiano, Vigneti Romio: l’ultimo arrivato in casa Caviro

Romagna Doc Trebbiano Vigneti Romio è la nuova referenza dell’omonima collezione di Caviro, ideata per celebrare il patrimonio vitivinicolo romagnolo attraverso i vini Doc più caratteristici.

La linea, come spiega il gruppo di Forlì, è destinata al canale della grande distribuzione , ovvero il mondo dei supermercati. Vuole essere «espressione della Romagna più autentica, intesa non solo come luogo ad alta vocazione vinicola, ma anche come uno stile di vita».

LA WEB-SERIE CON PAOLO CEVOLI

Come tutte le referenze di Vigneti Romio, la bottiglia racconta un tratto distintivo della cultura romagnola attraverso la sua raffigurazione in etichetta, per mano di un’artista del territorio.

Tra i principali archetipi della tradizione di Romagna – il Sognatore, il Romantico, il Leggendario, lo Spensierato, l’Audace – c’è la figura dell’Audace, il soggetto del nuovo episodio di “Ti verso una storia”.

La web-serie, nuovo progetto di comunicazione digitale prodotto da Caviro, vede l’attore romagnolo Paolo Cevoli nella veste di storyteller e gli stereotipi delle etichette della collezione nel ruolo di protagonisti.

Nel nuovo appuntamento, Cevoli conduce lo spettatore in un’officina meccanica, cornice di una storia in cui rock, motori e sentimenti si intrecciano. Un racconto in cui si alternano grandi passioni, aspirazioni e legami autentici che sorprendono lo spettatore sul finale per la loro spontaneità.

È così che l’uomo dei motori, dopo aver intrapreso un viaggio solitario, si rivela nella sua natura più romantica e fa ritorno a casa dove ad attenderlo c’è l’abbraccio della sua musicista. Lo stesso Romagna Doc Trebbiano, grande classico del territorio, diviene un simbolo del legame alla vita e alla terra.

LA LINEA VIGNETI ROMIO

Alla vista si presenta con un colore giallo paglierino deciso e riflessi tendenti al verde. Al naso rivela profumi floreali delicati e persistenti dove prevalgono fresche note di mela seguite da fiori d’acacia.

Sentori familiari e riconoscibili che riportano alla memoria sensazioni conosciute e mai sopite, confortanti e accoglienti, come il sapore di casa. Primo vino della linea Vigneti Romio è stato il Romagna Doc Sangiovese Superiore Riserva, vino iconico della tradizione enologica del territorio.

È stata poi la volta del Romagna Novebolle Doc Spumante Bianco, referenza nata dalla riscoperta e reinterpretazione della tradizione spumantistica romagnola di inizio ‘900, con l’approccio contemporaneo dei viticoltori più esperti della zona.

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Covid-19, bufera su Cantine Aperte 2021: le Marche rinunciano, produttori contrari

Monta la bufera su Cantine Aperte 2021. I produttori delle Marche, contrari a un’edizione ai tempi del Covid-19, hanno rinunciato in massa alla manifestazione bandiera del Movimento turismo del vino.

Tra i più acerrimi detrattori Lorenzo Marotti Campi, vignaiolo Fivi di Morro d’Alba, in provincia di Ancona: «Le Marche ovviamente non faranno Cantine Aperte – scrive sui social – non ci sono assolutamente le condizioni per svolgere Cantine Aperte e garantire la sicurezza del personale e degli avventori».

Tantomeno con un così breve preavviso – sottolinea il produttore – che rende impossibile una corretta logistica e gestione dei bicchieri e dei flussi di persone. Vorremmo condividere con i nostri ospiti un momento di serenità e di convivialità e non trasformarlo in occasione di ulteriori contagi».

La manifestazione Cantine Aperte 2021 è stata annunciata ufficialmente alla stampa alle 17.30 di giovedì 6 maggio. Sabato 29 e domenica 30 maggio le prime date utili, in calendario, per accogliere gli enoturisti.

Le parole d’ordine del Mtv per l’edizione ai tempi del Covid-19? «Sicurezza, salute, rispetto per l’ambiente, riscoperta dei territori, empatia e coinvolgimento», chiarisce il Movimento turismo del vino.

«L’iniziativa – confermano gli organizzatori – è regolata in base al colore di ogni singola regione. Piccoli gruppi e assoluta necessità di prenotazione, per garantire un’accoglienza di qualità e rispettosa delle normative previste». Rassicurazioni che non bastano, specie nelle Marche del vino.

MARCHE CONTRARIE

«Prima ancora che una questione organizzativa è una questione etica – scrive ancora Lorenzo Marotti Campi – voglio vedere quali saranno le cantine che usano il marketing della “sostenibilità” e si presteranno a questa scelta sbagliata. Sostenibilità molto prima di tutto il resto è innanzitutto nei confronti dei propri uomini».

Gli fa eco Paolo Lucchetti, altro produttore Fivi delle Marche: «Con 280 morti al giorno pensiamo a Cantine Aperte 2021? Una manifestazione che è il classico esempio di aggregazione sociale da evitare in questo momento».

Posizioni confermate ufficialmente anche dal Movimento Turismo del Vino delle Marche. «Abbiamo deciso di non partecipare quest’anno a Cantine Aperte – recita il comunicato ufficiale delle aziende – nelle canoniche date del 29 e 30 maggio, né il 19 e 20 giugno»

Ce lo avete chiesto in molti in questi ultimi giorni ed abbiamo aspettato il momento per noi sacro dell’Assemblea dei Soci per darvi una notizia ufficiale che era comunque nell’aria.

Cantine Aperte è un momento di festa, di convivialità, di gioia e tutte le nostre cantine lo vivono in questo modo e danno il massimo affinché gli enoturisti possano a loro volta viverlo a pieno. Nella condizione nella quale oggi ci troviamo, questo è assolutamente impossibile»

«I “nostri” produttori ci tengono troppo ad ognuno di voi – continua la nota del Mtv Marche – alla vostra salute e sicurezza, ed anche a quella dei propri dipendenti e di tutti i lori cari per dare il proprio avallo ad una manifestazione che si presenta complicata e per certi versi anche pericolosa nel corso di questa pandemia».

LIBERTÀ DI SCELTA A OGNI CANTINA
Ogni cantina socia è «comunque disponibile ed accogliere tutti i giorni gli enonauti su prenotazione ed in massima sicurezza», si legge infine nella nota ufficiale dei produttori marchigiani.

Non sono mancate le critiche per questa presa di posizione. «È bello scoprire che alcuni vignaioli marchigiani non vanno al ristorante, non vendono vino ai ristoratori e ai proprietari di bar e li reputano anche degli untori. Buono a sapersi», è uno dei commenti social in risposta ai produttori delle Marche.

Secondo indiscrezioni, avrebbero aderito ufficialmente all’iniziativa solo Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo. A confermare i dubbi, la mancanza di risposte del Movimento Turismo del vino agli enoturisti interessati ad avere maggiori informazioni sull’evento.

«Come si possono conoscere le Cantine partecipanti e gli eventi?», chiede una winelover. «Ho compilato anche il format per ricevere l’elenco in anteprima – aggiunge – ma non ho ricevuto nessuna mail». Un caso aperto, insomma, sul quale dovrebbe pronunciarsi il Movimento turismo del vino, nelle prossime ore.

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Schenk Italian Wineries a gonfie vele «grazie alla diversificazione di canale»

Se c’è una cantina italiana che può dimostrare come la multicanalità sia la chiave vincente per il futuro delle aziende del vino italiano, quella è Schenk Italian Wineries. Una strategia, quella della presenza di linee di vini in diversi segmenti di mercato (Horeca, Gdo, online) che premia soprattutto le aziende di media e grande dimensione.

A confermalo sono i dati di bilancio 2020 del colosso di Ora, in provincia di Bolzano. Schenk Italian Wineries chiude infatti l’anno con oltre 118 milioni di fatturato. Un +6% rispetto al 2019, con 59,2 milioni di bottiglie vendute.

L’estero, che rappresenta il 69% del fatturato totale, cresce a doppia cifra. Solo una leggera flessione si registra sul mercato italiano, «a causa della contrazione degli acquisti sul mercato Horeca».

IL COMMENTO

«Il bilancio 2020 di Schenk Italian Wineries – commenta l’ad Daniele Simoni – ha confermato la solidità della strategia multicanale intrapresa negli ultimi anni: la scelta di sviluppare tutti i canali distributivi è stata premiante e, nonostante le difficoltà dovute alla situazione di emergenza, siamo riusciti a mettere in campo azioni efficaci che ci hanno consentito di reggere egregiamente il colpo».

Non è stato facile: l’incertezza dei primi mesi dell’anno ha colto tutti di sorpresa. Il crollo dei consumi degli spumanti nel primo semestre seguito poi dal boom dei consumi nella seconda parte dell’anno era impossibile da prevedere e complesso da gestire».

Un grande aiuto è arrivato dalle vendite nella Grande distribuzione organizzata. «Lo sviluppo dei nostri marchi all’interno del sistema della Gdo nazionale ed estera – conferma Simoni – ci ha dato le maggiori soddisfazioni».

«Per il mercato interno – continua – abbiamo lavorato per l’ampliamento della gamma dedicata al segmento tradizionale (l’Horeca, ndr) con nuovi vini che siamo certi raccoglieranno l’attenzione dei nostri clienti e dei consumatori anche nei prossimi mesi».

GLI INVESTIMENTI

Il bilancio 2020 dimostra che Schenk Italian Wineries ha continuato ad investire, dentro e fuori dai siti produttivi. L’iter di conversione a biologico della tenuta Lunadoro, a Montepulciano ne è un esempio. Ingenti anche gli investimenti nella comunicazione: oltre 3,8 milioni (erano 3,1 milioni nel 2019) nel 2020.

Il gruppo di Ora ha anche avviato un piano biennale per il cambio di due linee di imbottigliamento e il rinnovo del sito produttivo di Bacio della Luna. Si tratta della tenuta di 25 ettari di Vidor, in provincia di Treviso, dove vengono prodotti diversi Prosecco Superiore Docg Conegliano Valdobbiadene e il Doc, anche in versione Rosé.

«Un brand – commenta l’ad di Schenk – che con la sua offerta moderna e variegata, sta davvero conquistando il mercato nazionale e internazionale e che quest’anno festeggia 10 bellissimi anni con noi».

E il nuovo anno? «Il 2021 è partito con ottimi numeri – assicura Simoni – le vendite sul mercato domestico hanno segnato un 30% di incremento nei primi 4 mesi. Dati che speriamo si confermino nella seconda parte dell’anno». Buoni anche i dati dell’export.

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