Dalle aziende verticali a quelle “oblique”, il passo è breve nella Fivi. Secondo quanto appreso in anteprima da WineMag.it, in occasione dell’assemblea di inizio luglio 2021 i soci della Vignaioli indipendenti dovranno decidere se dare il via libera alla possibilità di acquisto delle uve per un massimo del 30%.
Un’opzione al momento non prevista tra le condizioni valide per l’iscrizione alla Fivi. La Federazione raccoglie infatti solo aziende che curano direttamente tutte le fasi, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento.
Al voto ci sarà proprio la modifica del regolamento, che consentirebbe al vignaiolo di poter «attingere a prodotti non aziendali, solo in normati casi estremi ed eccezionali». Una proposta che fa già discutere.
LA MODIFICA AL REGOLAMENTO FIVI
È l’articolo 3 del nuovo regolamento a chiarire «condizioni e limiti per gli acquisti di uva e vino». «Fivi non ritiene (più, ndr) sufficiente applicare il solo principio di prevalenza quale limite di acquisto previsto dalla legislazione agraria vigente».
Pertanto – si legge ancora sul documento – si indica nel 30% riferito al totale di uva vinificata o di vino prodotto, rispettivamente, il massimo di acquisto consentito al Vignaiolo Fivi nel caso sussista una più delle cause di giustificazione specificate di seguito».
Il vignaiolo Fivi «acquista solo in presenza di cause di giustificazione che consistono in condizioni di eccezionalità e straordinarietà, determinate da eventi atmosferici calamitosi, eventi crittogamici calamitosi».
O, ancora, in caso di «peculiari realtà territoriali consistenti in tessuti produttivi fortemente parcellizzati per ragioni ambientali e storiche (viticoltura estrema ed eroica)». Infine, in caso di «gravi incidenti occorsi successivamente alla raccolta delle uve». O di «vigneti estirpati in attesa che i nuovi entrino in produzione».
«NO ALL’ACQUISTO DI UVE DI CARATTERE COMMERCIALE»
Tra le specifiche del nuovo regolamento Fivi sull’acquisto delle uve da parte dei vignaioli, si precisa che «non costituiscono causa di giustificazione le motivazioni di puro carattere commerciale».
La Fivi può disporre in qualsiasi momento controlli volti a verificare se il vignaiolo socio acquisti, se lo faccia esclusivamente in presenza di una o più della cause di giustificazione».
«Le uve o il vino eventualmente acquistati – si legge ancora – dovranno comunque provenire da territori limitrofi, preferibilmente da altri vignaioli. E comunque in coerenza con la gamma dei vini e le denominazioni abitualmente prodotte dall’azienda acquirente e nel territorio in cui essa si colloca».
Inoltre, «gli acquisti di uve o vino da famigliari, qualora dipendano da divisioni ereditarie, non rientrano nel calcolo del 30%». Ultimo dettaglio non banale, in caso di approvazione del nuovo regolamento: «Il Consiglio direttivo della Fivi può valutare ulteriori circostanze e necessità determinate da eventi eccezionali».
GLI ALTRI REQUISITI PER DIVENTARE SOCIO FIVI
Possono presentare domanda di ammissione alla Fivi gli imprenditori agricoli individuali e società di persone (S.S., S.n.c. o S.a.s.) nonché le S.r.l. Sono invece escluse le società di capitale S.P.A. e qualsiasi società che trai propri soci abbia altre società. Emblematico il caso Pievalta, esclusa in quanto partecipata da Barone Pizzini, azienda leader del biologico in Franciacorta.
Via libera all’iscrizione alla Fivi alle società cooperative agricole che siano aziende verticali, con un numero di soci compreso fra un minimo di tre ed un massimo di nove. Il titolare dell’azienda individuale deve essere un imprenditore agricolo a titolo principale (I.A.P.).
Nel caso di società, almeno il 51 % delle quote di proprietà deve essere detenuta da (I.A.P.). Sono ammessi nel conteggio del 51 % i soci familiari del titolare IAP, entro il quarto grado, anche quando essi non siano IAP.
Nel caso l’azienda cambi forma societaria dovrà darne immediata comunicazione all’Associazione. E dimostrare, inoltre, di aver mantenuto tutti i requisiti richiesti per essere socio della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.
Nel caso in cui muti la proprietà o la titolarità dell’azienda, il nuovo proprietario o titolare dovrà darne
immediata comunicazione alla Fivi. Obbligatoria, in questa eventualità, una nuova richiesta di ammissione.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
EDITORIALE – «Il piatto va preso con due mani e leccato, dal basso verso l’alto. Avete capito bene: leccato. Davide racconta che la sua bambina lo fa sempre, a casa. L’idea gli è venuta così». Inizia in modo inusuale l’esperienza al “nuovo” D’O di Davide Oldani, a Cornaredo.
Lo chef non smette di sorprendere, neppure dopo aver conquistato la seconda stella Michelin. Nel solco delle più nobili e rare doti dei tempi moderni (semplicità e umiltà) Oldani continua a portare l’aria di casa in un ambiente ricercato come quello del ristorante “stellato”.
Lo fa dentro e fuori dal piatto, girando più volte per i tavoli a caccia di pareri sinceri, come lui. Lo fa in un angolo semi sconosciuto di provincia, territorio snobbato da tanti grandi nomi che preferiscono agi e pubblico delle grandi città e delle metropoli italiane.
In una società dominata da fake e artifizi, ogni scelta semplice risulta straordinariamente “destabilizzante”. Perché ricorda il valore incommensurabile dei gesti veri e genuini, che vengono dal cuore. Come un piatto leccato da un bambino felice (nello specifico: aceto di mele ridotto, salsa verde alla rucola e orzo). Evviva.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Alfredo Pratolongo (Heineken Italia) è il nuovo Presidente di AssoBirra, l’Associazione dei Birrai e dei Maltatori. Pratolongo succede a Michele Cason (Malteria Saplo) che rimane in AssoBirra in qualità di Past President.
Direttore Generale dell’Associazione è Andrea Bagnolini che curerà la rappresentanza dell’associazione all’interno di Confindustria e Federalimentare.
L’Assemblea di AssoBirra ha inoltre eletto all’unanimità i tre Vice Presidenti. Antonio Catalani (Malteria Agroalimentare Sud) in rappresentanza dei produttori di malto con delega a Materie Prime e relative Filiere.
Matteo Minelli (Birra Flea) in rappresentanza dei birrifici artigianali con delega a Internazionalizzazione e Sviluppo Associativo. Federico Sannella (Birra Peroni) in rappresentanza dei grandi birrifici con delega a Transizione Ecologica e Sostenibilità.
ALFREDO PRATOLONGO
Nato a Milano, Alfredo Pratolongo dal 2005 è Direttore Comunicazione e Affari Istituzionali di Heineken Italia S.p.A.. Dal 2017 è stato Vice Presidente di AssoBirra ed è Presidente della Fondazione Birra Moretti, organizzazione senza fini di lucro con l’obiettivo istituzionale di migliorare la cultura della birra in Italia.
Laureato all’Università Bocconi, ha frequentato la Harvard Business School e Imd. Ha sviluppato un percorso professionale in ambito comunicazione e relazioni istituzionali, operando in primarie agenzie di comunicazione, aziende italiane come Replay e multinazionali come McDonald’s Italia.
ANTONIO CATALANI
Nato a Melfi (PZ), Antonio Catalani si è specializzato in tecnologia birraria presso la Ucl di Lovanio in Belgio. Dal 1984 lavora presso la Malteria Agroalimentare Sud – Stabilimento Italmalt di Melfi, parte del Gruppo Adriatica S.p.A.. dive ricopre il ruolo di Direttore Generale. Vice Presidente della Sezione Alimentare di Confindustria Basilicata e fino al 2019 Vice Presidente del Clb – Cluster Lucano Bioeconomia.
MATTEO MINELLI
Nato a Gualdo Tadino (PG), Matteo Minelli è imprenditore nei settori delle rinnovabili, dell’agroalimentare e dell’edilizia. Amministratore Delegato di Ecosuntek S.p.A., società quotata all’Aim-Italia dal 2014, nel 2012 fonda la Matteo Minelli Agricola oggi Birra Flea Società Agricola.
Dal 2016 è componente del Consiglio Nazionale dei Giovani Imprenditori di Federalimentare e del Comitato di Indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. È Past President della Sezione Territoriale Eugubino – Gualdese e membro del Consiglio Generale di Confindustria Umbria.
FEDERICO SANNELLA
Nato a Roma, Federico Sannella dal 2007 è Direttore Relazioni Esterne e Affari Istituzionali di Birra Peroni S.r.l, parte del Gruppo Asahi Europe & International. Ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità nel passato in British American Tobacco Italia e Philips Lighting tra Roma e Parigi.
Nel 2020 è stato riconfermato come Presidente della Sezione Alimentare di Unindustria, è componente del Consiglio Direttivo di Afdb – Associazione Formazione Distributori Bevande e membro dell’Organo di Amministrazione dell’Azienda Speciale Agro Camera della Camera di Commercio di Roma.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Consorzio di tutela vini Valpolicella ha presentato il primo report annuale sulla denominazione. Uno strumento che ha l’obiettivo di inquadrare caratteristiche e trend della Denominazione veneta. Una realtà forte di 2.271 viticoltori, 6 cantine sociali, 322 imbottigliatori e un giro d’affari annuo di oltre 600 milioni di euro generato per il 70% dall’export verso 87 Paesi del mondo.
«Abbiamo voluto dotarci di uno strumento di monitoraggio della denominazione che affineremo sempre di più nel prossimo futuro – ha detto il presidente del Consorzio di tutela vini Valpolicella, Christian Marchesini – convinti che dallo studio dell’ecosistema socioeconomico della denominazione debbano derivare le scelte da percorrere».I
I NUMERI DELLA DENOMINAZIONE
Con una superficie vitata di 8.398 ettari, vitati con varietà autoctone nel 97% dei casi, il territorio è stato in grado di produrre, lo scorso anno, quasi 65 milioni di bottiglie tra Valpolicella Doc, Ripasso Doc, Docg Amarone Docg e Recioto Docg.
Le recenti politiche di contenimento della produzione proposte dal Consorzio e condivise dalle imprese hanno contribuito da una parte ad aumentare la qualità media, dall’altra a generare un maggiore equilibrio sui mercati. I prezzi dello sfuso di Amarone sono aumentati dal 6% al 13% per effetto di una produzione di uve scesa negli ultimi 2 anni del 12% sul biennio precedente, a fronte di una crescita della vigna sul pari periodo del 5%.
«Competitività, sostenibilità ambientale ed economica, qualità, sono valori che oggi i Consorzi di tutela hanno il dovere di perseguire per mantenere in equilibrio la filiera. A tal proposito – ha concluso Marchesini – abbiamo la fortuna di poter contare su un tessuto di imprese lungimiranti e responsabili».
I DATI DELL’ANNUAL REPORT
Nel complesso, la superficie vitata ha visto negli ultimi 20 anni un incremento di oltre il 60%. Il 43% afferisce alla zona Classica, il 54% alla Doc e il 3% alla Valpantena. Sostanziali le variazioni nella scelta delle tipologie da parte delle aziende. Per le medio piccole il paniere dell’imbottigliato è composto da Ripasso (44,6%), Valpolicella (30,7%), poi e Amarone/Recioto (24,7%).
Per le medio-grandi il Ripasso sale al 57,8% dei volumi, con Amarone/Recioto al 24,7% e il Valpolicella al 17,6% della produzione. Nell’Annual Report è presente le analisi sul terroir con la mappatura dei vigneti e la carta dei suoli, oltre alle azioni di tutela con i casi e le attività legali in corso, le attività di promozione e la certificazione RRR (Riduci, Risparmia, Rispetta).
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Valpolicella Doc Superiore è il prodotto su cui puntare per il 93% dei produttori della Denominazione. A dirlo, l’indagine interna dell’omonimo Consorzio di tutela vini presentata oggi in occasione di “Valpolicella Superiore – A Territory Opportunity“. Si tratta del secondo evento digitale, dopo la Valpolicella Annual Conference.
«Vogliamo valorizzare il vino che più si identifica con il territorio – ha spiegato il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Christian Marchesini – a partire dalla ricostruzione di una identità di prodotto e di una vision condivisa tra tutti i produttori».
In particolare, un segnale di svolta è dato dall’appassimento: 6 imprese su 10 non intendono farlo. I rimanenti ritengono utile solo un breve passaggio. Complessivamente, il 94% delle aziende rispondenti producono o commercializzano Valpolicella doc Superiore.
IL POTENZIALE INESPRESSO
Ma c’è ancora potenziale inespresso, «a partire dalla riconoscibilità e dal posizionamento». Stando ai risultati della survey, che ha coinvolto un campione di circa un terzo dei produttori/imbottigliatori del Consorzio, c’è infatti molto da lavorare sul fronte della conoscenza.
Per il 62,4% dei produttori, i consumatori italiani ignorano o quasi il prodotto, dato che sale a 7 su 10 quando si prendono in considerazione i mercati esteri. Leggermente meglio la stampa italiana, che ha una conoscenza insufficiente per il 43,6% delle aziende, sufficiente per il 41,6% e buona per il restante 14,9%.
Sempre secondo il punto di vista dei produttori, i principali punti di forza del Valpolicella Doc Superiore sono il profilo organolettico (indicato dal 52,5% delle imprese per il mercato interno e dal 46,5% per quello estero) e la versatilità di abbinamento (47,5% in Italia e 38,6% all’estero).
Tra gli elementi di debolezza sotto il profilo commerciale nel mercato domestico, più della metà delle imprese (54,5%) riconosce il peso della molteplicità di stili all’interno della tipologia.
Conta anche la concorrenza di altri vini della Valpolicella (43,6%, con il Ripasso come principale indiziato) o la mancanza di un segmento commerciale definito (43,6%), fattori che sembrano avere un peso importante anche sui mercati esteri.
L’EXPORT E I PREZZI DEL VALPOLICELLA DOC SUPERIORE
E se l’Italia è il primo mercato di sbocco, principale destinazione per oltre i 3/4 dei rispondenti (con l’Horeca che assorbe l’84,2% delle vendite), ad occupare il più alto gradino del podio nella classifica per export è la Germania (meta per un quarto delle imprese).
Seguono Usa (23,2%) e Danimarca (17,9%), mentre Olanda e Svizzera condividono a parimerito il 4° posto. Sul fronte degli investimenti futuri, la metà delle aziende punta a potenziare la presenza negli Usa. Quasi un terzo (31,6%) scommettono su Germania e Svizzera.
Per quanto riguarda i prezzi, il 38,9% delle aziende posiziona il suo prodotto nella fascia oltre i 10 euro a bottiglia (prezzo ex cellar), il 23,2% tra i 6 e gli 8 euro, il 20% tra gli 8 e 10 euro, il 17,9% a meno di 6 euro.
ENOTURISMO: UN’ALTRA OPPORTUNITY
Un posizionamento che si conta di migliorare in futuro, con il 44,2% dei rispondenti che aspirano alla fascia oltre i 10 euro. Per andare poi a scalare progressivamente nelle fasce di prezzo sottostanti.
«Lo spostamento verso la Gdo – ha precisato il presidente Christian Marchesini – continuerà anche dopo la pandemia Covid-19. Diventerà un fattore importante, di confronto, sempre più rilevante. Ma è altrettanto vero che l’ospitalità avrà un incremento per le piccole aziende verticali».
Una Valpolicella, dunque, che crede e punta sull’enoturismo. Un settore che potrà cogliere l’opportunità dell’inserimento nella Lista dei Paesaggi storici, deciso dal Ministero dell’Agricoltura a fine maggio 2021.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
L’Italia sarà il primo Paese in Europa con uno standard pubblico sulla sostenibilità in viticoltura. Il provvedimento, inserito nel Decreto Sostenibilità, è stato approvato dal Ministero delle Politiche agricole. Prime reazioni positive da parte della filiera.
«Un passaggio fondamentale in chiave socioeconomica per il vino italiano», commenta il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Ernesto Abbona. L’adozione odierna da parte del Mipaaf del decreto sulla costituzione del comitato della Sostenibilità vitivinicola è solo il primo passo.
«UN MOTIVO DI ORGOGLIO»
«Un motivo di orgoglio per l’Italia – sottolinea Abbona – ma ora serve accelerare con il disciplinare di produzione, per chiudere un quadro giuridico che consentirà alle imprese di applicare il nuovo modello già a partire dalla prossima vendemmia».
Secondo una recente indagine su un campione di 17 mila intervistati in 17 Paesi realizzata da Wine Intelligence, i vini prodotti in modo sostenibile sono al secondo posto tra 13 giovani tipologie produttive che offrono maggiori opportunità di crescita.
SEMPRE PIÙ RICHIESTA
Tra i Paesi con una maggior sensibilità dei consumatori verso i vini sostenibili, gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito – che rappresentano anche la top 3 della domanda di vino italiano – ma anche i Paesi del Nord Europa, la Svizzera, il Brasile e l’Australia.
Sempre secondo Uiv, «con il provvedimento a regime, il vino italiano avrà uno standard pubblico unico nel suo genere, attraverso un disciplinare basato sul sistema nazionale di produzione integrata declinato in tutte le regioni italiane».
Unione italiana vini auspica «regole uniche per tutti i produttori in materia di impiego di agrofarmaci e di buone prassi in vigna e in cantina (circa 40), ma anche – una volta raggiunta la certificazione – un logo unico e pubblico riconoscibile ai consumatori».
Unione italiana vini accoglie con favore la possibilità data alle imprese che oggi già vantano certificazioni ambientali di essere inserite – senza costi e per un periodo transitorio di 2 anni – nel nuovo standard della sostenibilità, «evitando così doppi adempimenti».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Attimi di grande concitazione a Natural Born Wines 2021, Salone dei vignaioli naturali andato in scena domenica 20 e lunedì 21 giugno a Villa Boschi, nel Comune di Isola della Scala, in provincia di Verona. Alcuni testimoni riferiscono che Battista Belvisi, produttore siciliano di Pantelleria, sia andato in escandescenza cercando di aggredire un vignaiolo veneto.
Per motivi sconosciuti, il titolare di Abbazia San Giorgio si sarebbe tolto scarpe e camicia, spintonando alcuni visitatori e rompendo alcune bottiglie, prima di essere allontanato e calmato. A confermare l’episodio è l’organizzatrice del Salone, Barbara Pulliero.
GLI ORGANIZZATORI: «TUTTO RISOLTO CON TANTA ACQUA»
«Belvisi era evidentemente in preda a un eccesso di alcol – commenta l’ideatrice di Natural Born Wines – ma la cosa è stata gestita in amicizia tra vignaioli. È stato fastidioso. Una cosa spiacevole da un punto di vista umano, risoltasi altrettanto umanamente. Ce la siamo cavata con un po’ di pacche sulle spalle e tanta acqua».
Raggiunto telefonicamente da WineMag.it, Battista Belvisi ha preferito non rilasciare dichiarazioni sulla rissa. Le forze dell’ordine, come confermano gli organizzatori e i Carabinieri della Compagnia di Villafranca di Verona, non sono intervenute sul posto.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
FOTONOTIZIA – Sono quattro i vini Tenuta Il Palagio, la cantina toscana di Sting e della moglie Trudie Styler di Figline e Incisa Valdarno, che conta sulla consulenza dell’enologo Riccardo Cotarella.
Si tratta un vino bianco, un vino rosato e due rossi, presentati oggi alla stampa. Per l’esattezza, Baci sulla Bocca Vermentino Igt Toscana 2020, New Day Rosato Igp 2020, La Duchessa Chianti Riserva 2018 e 1530 Igt Toscana 2019.
È il nuovo corso dell’azienda della provincia di Firenze, che vanta 32 ettari vitati e ha venduto come sfuso tutti i vini prodotti prima dell’avvento di Cotarella.
L’attenzione si concentra infatti dalla vendemmia 2020 solo su 13 ettari, proprio su consiglio del noto enologo che affianca Sting e la moglie Trudie Styler. Un progetto, assicurano il cantante e la consorte, che «punta alla qualità».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
In un mondo indirizzato verso vini, drink e bevande alcohol free o dal basso tenore alcolico, il Made in Italy ha un asso nella manica: il Vermouth di Torino. Le basse percentuali di alcol – se paragonate a quelle dei distillati – hanno consentito al vino aromatizzato piemontese di scalare posizioni nel gradimento dei barman, nella mixology.
Ma è il Consorzio del Vermouth di Torino a voler cogliere più di chiunque altro la palla al balzo. Il momento è quello giusto, almeno per due motivi. Il cambio di marcia dei consumatori internazionali, che oggi preferiscono freschezza e leggerezza all’opulenza gustativa e alcolica, fa il paio con il trentennale dal riconoscimento europeo dell’Igp del Vermouth di Torino.
Un nettare che gode di ampia rappresentanza istituzionale, dal momento che il Consorzio è in grado oggi di rappresentare il 98,5% della produzione. L’ultimo dato disponibile è quello dei 4,5 milioni di litri del 2019. Una cifra in calo del 17% nel 2020 a causa della pandemia. Calo mitigato dalle vendite on-line, anche all’estero, e dallo spostamento del consumo dall’Horeca alla dimensione domestica.
«CI SIAMO PERSI LA GENERAZIONE DEI GENITORI»
I nostri nonni – spiega il presidente del Consorzio, Roberto Bava – avevano il Vermouth in casa per gli ospiti. I giovani lo conoscono perché utilizzato dal bartender con la barba e i tatuaggi. Ci siamo persi la generazione dei genitori».
«Abbiamo letteralmente un buco temporale – prosegue Bava – in cui il Vermouth di Torino è stato dimenticato e relegato in secondo piano rispetto ad altre bevande. A noi il compito di riportarlo agli splendori di un tempo».
D’altro canto, il mondo non è stato a guardare. Mentre l’aperitivo sabaudo finiva nel dimenticatoio, nel mondo hanno iniziato a proliferare imitazioni, spesso figlie dell’Italian Sounding.
Un caso su tutti? Quello dei “Vermouth senza assenzio” tanto in voga negli States. «What about Limoncello without the lemon?» scherza il presidente Bava ricordando una frase pronunciata negli Usa, per sottolineare l’assenza dell’ingrediente fondamentale.
IL DISCIPLINARE
Con tre secoli di storia alle spalle il Vermouth di Torino ha visto il suo primo riconoscimento con il Regolamento CE 1601 del 10 giugno 1991, che individua le Indicazioni Geografiche per i vini aromatizzati.
Il Decreto Ministeriale 1826 del 22 marzo 2017 trasforma definitivamente in Legge dello Stato Italiano il disciplinare di produzione. I vini base (bianchi, rosati o rossi) devono essere di origine italiana, aromatizzati con blend di erbe coltivate in Piemonte poste in infusione idroalcolica.
Il principale centro di produzione è la pianura di Pancalieri (Torino). Inoltre il prodotto deve contenere minimo 0,5 g/l di Assenzio Romano, Assenzio Gentile o Assenzio Pontico e avere titolo alcolometrico fra i 16% ed i 22% abv.
Il Vermouth di Torino viene classificato in base al colore (Bianco, Ambrato, Rosato o Rosso) o in base al contenuto zuccherino: Extra Dry (meno di 30 g/l), Dry (meno di 50 g/l) e Dolce (sopra i 130 g/l).
Per il Vermouth di Torino Superiore il disciplinare prevede un titolo alcolometrico minino di 17% abv e l’utilizzo di almeno il 50% di vini di origine piemontese.
LA DEGUSTAZIONE
Quattro le proposte del Consorzio, rigorosamente alla cieca, per permettere di addentrarsi nel complesso panorama del Vermouth. I canoni della degustazione si discostano tanto da quelli del vino, quanto da quelli del distillato.
Vermouth di Torino Extra Dry
Color bianco con riflessi giallo paglierino. Naso importante e ricco in cui gli aromi arrivano compatti rendendo difficoltoso decriptare i vari descrittori. Erbe mediterranee ed un tocco agrumato fresco introducono ad una bevuta agile e pulita. Il sorso chiude asciutto e quasi tannico regalando una piacevole persistenza erbacea.
Vermouth di Torino Bianco Dolce
Color bianco avorio. Profumi invitanti di erbe aromatiche come la salvia che accompagnano un ampio corredo floreale. Leggere note di frutta fresca, pera e pesca. Sorso morbido, in cui lo zucchero gioca bene il suo ruolo senza eliminare quel tocco amaricante in chiusura tipico dell'”aperitivo”.
Vermouth di Torino Ambrato
Color Ambra luminoso. Balsamico ed agrumato al naso. Scorza di arancia e di limone che si alternano a spezie morbide come chiodo di garofano, noce moscata e cannella. Sorso pieno, di corpo e leggermente amaricante che regala note di frutta disidrata e mandorla nel retro olfattivo
Vermouth di Torino Rosso
Rosso rubino. Naso speziato. China, geranio, chiodi di garofano, cardamomo. In bocca è avvolgente e morbido. Durante il sorso regala una balsamicità importante che accompagna note di frutti rossi surmaturi ed una piacevole dolcezza.
GLI ASSAGGI DI WINEMAG
Chazalettes Vermouth di Torino Extra Dry
Bianco carta. Affilato tanto al naso quanto in bocca. Note di agrume macerato, erbe aromatiche. Sorso Asciutto.
Ulrich Vermouth di Torino Extra Dry
Bianco Carta. Naso balsamico in cui l’alcol gioca un ruolo importante. Secco e pulito. Poco persistente.
Drapò Vermouth di Torino Dry
Bianco carta con riflessi paglierini. L’alcolicità è evidente già al naso dove si mescola con leggre note ossidative. Sorso secco e asciutto.
Arudi Vermouth di Torino Bianco
Giallo paglierino. Fiori secchi e frutta fresca che introducono ad un sorso morbido e piacevolmente amaricante sul finale.
Chazalettes Vermouth di Torino Bianco
Paglierino. Naso aromatico che strizza l’occhio a note mandorlate. Sorso morbido e dolce con un retro olfattivo erbaceo che dona freschezza.
Drapò Vermouth di Torino Bianco
Paglierino. Erbe aromatiche al naso. In bocca la vena amaricante è molto marcata e risulta un po’ slegata dalle altre componenti.
Peliti’s Vermouth di Torino Bianco
Paglierino carico. Intenso al naso con una vena mentolata e medicinale che dona freschezza. Sorso avvolgente.
Ulrich Vermouth di Torino Bianco
Giallo paglierino. Naso fruttato e leggermente esotico. Immediato e diretto al sorso chiude con una perfetta corrispondenza naso-bocca.
Berto Vermouth di Torino Superiore Bianco
Paglierino carico. Fiori secchi ed nota balsamica di eucalipto. Sorso poco amaro in cui prevalgono le morbidezze.
Arudi Vermouth di Torino Rosso
Rosso rubino. Spezie scure che nascondono note di frutto rosso e pesca. Sorso secco e pulito.
Casa Martelletti Vermouth di Torino Rosso
Rosso rubino. Cannella, pepe, chiodo di garofano e frutta sotto spirito. Naso complesso a cui segue una bevuta semplice, morbida e scorrevole.
Chazalettes Vermouth di Torino Rosso
Rosso rubino carico. Frutta e spezia al naso. Sorso rotondo ed avvolgente che chiude su note dolci.
Drapò Vermouth di Torino Rosso
Rosso rubino. Pesca, Albicocca ed una leggera vena erbacea. Sorso dolce e fresco. Buona persistenza fruttata.
Berto Vermouth di Torino Superiore Rosso
Rosso granato. Menta ed eucalipto dominano lo spettro olfattivo. Seguono note di spezie dolci. Al sorso è il più rotondo ed avvolgente della batteria.
Bordiga Vermouth di Torino Superiore Rosso “Excelsior”
Rosso violaceo carico. Naso su note evolute di spezie calde come pepe, cannella e vaniglie. Intensa balsamicità unita ad un evidente tocco boisè. Lunga persistenza.
Vergnano Vermouth di Torino Superiore Rosso
Rosso rubino. Mora e sottobosco al naso. Molto scorrevole e beverino al sorso.
Ulrich Vermouth di Torino Bianco
Giallo paglierino. Naso fruttato e leggermente esotico. Immediato e diretto al sorso chiude con una perfetta corrispondenza naso-bocca.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Matteo Ascheri è stato riconfermato presidente del Consorzio di Tutela del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. È stato eletto giovedì 17 giugno dall’Assemblea dei produttori, insieme al nuovo consiglio di amministrazione.
Rappresenterà gli interessi di 527 aziende vitivinicole associate al Consorzio (63 milioni di bottiglie) che curano 10 mila gli ettari di vigneti (Barolo 2184 ettari; Barbaresco 725; Dogliani 813; Diano d’Alba 216; Barbera d’Alba 1630; Nebbiolo d’Alba 1020; Dolcetto d’Alba 1013; Langhe 2051 ettari, di cui 734 Langhe Nebbiolo).
CHI È MATTEO ASCHERI
Imprenditore vitivinicolo di Bra, classe 1962, una laurea in Economia e Commercio, guiderà uno dei Consorzi del vino italiano più in vista a livello nazionale e internazionale. Eletto presidente nel 2018, Matteo Ascheri è stato anche vicepresidente del Consorzio dal 1992 al 1994. In passato ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali.
Presidente del Consiglio di amministrazione e poi amministratore unico del Centro di Ricerca Vitivinicolo del Piemonte – Tenuta Cannona dal 1993 al 1999; presidente del Consiglio di amministrazione dell’Unione Produttori Vini Albesi dal 1991 al 1997; vicepresidente dell’Ente Turismo Alba – Bra Langhe e Roero dal 2002 al 2005.
Oggi siede nel Consiglio di amministrazione del Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero. Dal 2020 è inoltre presidente della collettiva dei consorzi piemontesi Piemonte Land Of Wine.
IL SECONDO MANDATO
Il secondo mandato di Ascheri si concentrerà in parte sul consolidamento dei risultati ottenuti nei primi tre anni di presidenza: promuovere le denominazioni Barolo e Barbaresco attraverso il programma europeo che nel 2020 ha portato 200 produttori di Langa a New York per il primo Barolo & Barbaresco World Opening; affrontare le sfide di settore in materia di sostenibilità ambientale ed etica del lavoro.
È inoltre in arrivo una campagna promozionale dedicata alla denominazione Langhe, una DOC che racchiude allo stesso tempo l’unicità e la complessità del territorio, un nome importante da rafforzare sia sul mercato italiano che su quello internazionale.
IL COMMENTO
«Questo secondo mandato – dichiara Matteo Ascheri – sarà un’opportunità importante per concludere il percorso iniziato nel 2018. Se in questi tre anni è stato importante consolidare i marchi Barolo e Barbaresco, da adesso in avanti sarà importante affrontare le sfide di tutte le denominazioni che rappresentiamo».
Quello che è certo è che nonostante le problematiche di quest’ultimo anno e mezzo partiamo da una base solida: nei primi cinque mesi del 2021 infatti le nostre denominazioni hanno registrato risultati molto buoni, con un +19,7% sull’imbottigliato e punte del 26-28% per Barolo e Barbaresco».
L’elenco completo dei consiglieri, dei vicepresidenti e del comitato di presidenza verrà pubblicato dopo il primo consiglio di amministrazione, previsto per mercoledì 23 giugno.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Sarà per quel nome, che strizza l’occhio alle lancette dell’orologio. Fatto sta che, nelle Marche, c’è un Montepulciano capace di sfidare il tempo e i grandi riferimenti nazionali. È il Passatempo di Conti degli Azzoni, etichetta portabandiera della cantina di Montefano, in provincia di Macerata.
La prova della sua longevità in una verticale dalla prima annata prodotta, la 2000. L’ha voluta Valperto degli Azzoni, che conduce l’azienda con i fratelli Aldobrando e Filippo, modellandola anno dopo anno su canoni di tipicità e sostenibilità.
Valperto degli Azzoni e Lorenzo Gigli
Concetti perfettamente incarnati nelle 3.500 bottiglie annuali del Marche Igt Montepulciano Passatempo, frutto di una porzione di vigna che da quest’anno sarà certificata biologica. Un vino che nasce nella zona più vocata (ed eroica) dei 130 ettari vitati di Conti degli Azzoni, che comprende piante di oltre 50 anni, in forte pendenza.
In cantina sono invece in corso sperimentazioni con i lieviti indigeni, a cura dell’enologo Salvatore Lovo e del cantiniere LorenzoGigli. I risultati, sull’annata 2017, sintetizzano la quotidiana evoluzione di Conti degli Azzoni. Una cantina che si conferma tra le più vivaci e intraprendenti del panorama nazionale.
Vino degustato in anteprima, non ancora in commercio. Si presenta alla vista di un rubino denso, dall’unghia luminosa e promettente. Naso con accenni selvatici sul frutto, tanto maturo da sfiorare la confettura (ciliegia, lampone, more) senza addentrarvisi e conservando di fatto una certa integrità e croccantezza.
Al palato, una gran freschezza e un allungo sapido, pregevole, fanno da contraltare all’attesa morbidezza. Vino opulento, che riempie bene la bocca, in maniera misurata ed elegante. Già chiare le sue potenzialità. Sarà un vino di gran carattere. Uno di quelli che non stancano mai, anche da soli, lontani dal piatto.
Marche Igt Montepulciano Passatempo 2016
Il calice della verticale racconta l’affinità assoluta con una delle migliori annate del Passatempo di Conti degli Azzoni, ovvero la 2011. Un’etichetta rientrata nella Top 100 Migliori Vini italiani 2021 di WineMag.it.
Marche Igt Montepulciano Passatempo 2015
Colore leggermente meno carico, decisamente più luminoso. Naso che è un trionfo di piccoli frutti di bosco, una spremuta di fragoline e di ciliegie perfettamente mature. Sullo sfondo la macchia mediterranea, le sue erbe aromatiche, un tocco rinvigorente di pepe.
Il sorso è più fresco che denso, ma nonostante ciò colpisce per l’avvolgenza, complice anche un tannino elegantissimo. Una trama, quella tannica, più evidente nel finale, unita a ritorni terziari caldi, tra il cioccolato e la vaniglia bourbon. Una chiusura di sipario asciutta, pulita, garbata. Vino che ha ancora moltissimo da dare, nel tempo.
Marche Igt Montepulciano Passatempo 2013
Annata piovosa. Colore che tende, almeno nei riflessi e nell’unghia, a granare. Naso profondo, che racconta dell’incontro tra tabacco, spezie orientali (cumino, curcuma) ed erbe mediterranee, da macchia. Meno cioccolato e più fondo di caffè. Ancor più marcati i ricordi di liquirizia dolce. Il frutto non manca.
È maturo, rosso e nero. È ciliegia ma anche mora di rovo e lampone, ma anche prugna. L’ossigenazione libera addirittura ricordi d’arancia rossa, tra il succo e la scorza. Il sottofondo di spezie si fa sempre più marcato, sino a divenire il palco su cui si esibisce il frutto.
Si liberano anche ricordi di cuoio. Sorso che riflette questa complessità, con il frutto che si rivela tuttavia un filo pastoso. Ci lavora bene sopra il tannino, asciugando la materia in “eccesso” e regalando un finale asciutto, fresco.
Marche Igt Montepulciano Passatempo 2011
Annata siccitosa. Rosso che tende al granato. Primo naso su un netto ricordo di tamarindo e arancia rossa, che si stacca completamente dalle precedenti annate. L’impressione è quella di un vino teso, aggrappato alla vita con tutte le proprie forze. Uno sforzo che ne snellisce il profilo, senza tuttavia svuotarlo. La parte speziata è preziosa, a sua volta più asciutta ed evoluta rispetto a quella degli altri calici. Goudron.
Liquirizia, quasi un tocco di zafferano. Ciliegia, lampone, fragolina. Pepe e mentuccia. Più passa il tempo più il frutto prende parte al gioco. Il sorso mostra una perfetta corrispondenza col naso. È scaltro, fresco e quasi affilato, profilo sapido e fruttato si dividono la beva con l’alleato di sempre: quel tannino elegante, presente in tutte le annate di Passatempo. Chiude sul fondo di caffè, su una tostatura che ricorda l’orzo. Tannino e sapidità. Best of dell’ultimo decennio di annate.
Marche Igt Montepulciano Passatempo 2008
Assonanza assoluta con la vendemmia 2013. Qui, però, con qualche anno in più sulle spalle. A 13 anni dalla vendemmia, il nettare affronta il calice più contratto rispetto ad altre vendemmie. Ennesima prova di quanto il Passatempo di Conti degli Azzoni sia un’etichetta capace di riflettere l’annata. Nel bene e nel male, senza compromessi.
Marche Igt Montepulciano Passatempo 2000
Sorprende per vivacità, integrità del frutto, freschezza assoluta ed eleganza della trama tannica. Qualcosa in grado di snodarsi tra le morbidezze dell’età e una terziarizzazione tanto misurata da apparire il risultato di un lifting, più che di un fisiologico invecchiamento.
Un vino dal quale dipendono le sorti di tutti gli altri. La prima pietra di una storia che continua, a 21 anni di distanza. La sfida alle lancette del Passatempo è iniziata qui. Un vino geneticamente coniugato al futuro. Dal nome all’etichetta, passando per il calice.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
FOTONOTIZIA – Si chiama Pawse la prima birra per cani analcolica Made in Italy. Sarà distribuita da fine giugno in lattina da 33 cl. Una bevanda che viene descritta come «non gasata, proteica e vitaminica, senza additivi chimici».
La birra analcolica per cani Pawse è stata testata nelle Marche, pur essendo prodotta da un’azienda veneta. Un prodotto nato dall’amore per gli animali degli italiani. Ad oggi il 28% delle famiglie del Bel paese ospita in casa almeno un cane.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Nuova cantina per Mandrarossa Winery. La struttura, nel cuore del Menfishire – nome col quale viene indicata la zona di Menfi, in provincia di Agrigento – si estende per 700 metri quadri, su più livelli.
Gran parte dell’edificio risulta celato nel pendio naturale. Nel cuore di una Sicilia del vino tutta da scoprire, Mandrarossa può contare su una nuova barricaia, due sale degustazione, un wine shop e una terrazza.
L’affaccio è sulla natura selvaggia e sul mare incontaminato di Menfi, Bandiera Blu da 22 anni. In realtà, l’intera costruzione è stata pensata e realizzata come “terrazza”. Tre piani quasi completamente nascosti nel terreno. All’esterno, un basamento colorato orientato a sud ovest, dove poggia il corpo rettangolare con tetto inclinato.
DALLA BARRICAIA ALLA SALA DEGUSTAZIONE
È il livello più alto della struttura, custode della zona di accoglienza e del wine shop. Da qui inizia un percorso sospeso in passerella, a quota intermedia. Il visitatore viene condotto attraverso gli ambienti della bottaia (15 botti da 50 ettolitri e 100 barrique) e delle due zone dedicate a riserva dei vini.
Si arriva quindi nella sala degustazione, con due grandi aperture. Un punto funzionale e al contempo panoramico, con vista tra il mar d’Africa e le verdi colline di Menfi, dove sorgono i vigneti di Mandrarossa.
Materiali e colori interagiscono in simbiosi con il paesaggio naturale circostante. Il legno riveste i volumi della sala degustazione. I pigmenti naturali richiamano l’ocra delle perfette geometrie dei fazzoletti di terra che si distendono a perdita d’occhio.
La copertura è un tetto giardino, in un continuum collinare dove sono state messe a dimora essenze tipiche della macchia mediterranea, con piante ad alto fusto che da terra, come fondale e quinte naturali, si elevano a protezione esterna.
L’ECOSOSTENIBILITÀ
L’edificio ipogeo della nuova cantina Mandrarossa, scavato nel terreno, ottimizza l’uso della radiazione solare in ogni periodo dell’anno. Le facciate a sud sono protette da uno sporto ligneo della copertura, che favorisce l’ingresso dei raggi solari nel periodo invernale e lo impedisce in quello estivo.
Il tetto giardino costituisce una coibentazione naturale delle superfici orizzontali, grazie allo strato di terra che ospita la vegetazione. L’uso di materiali naturali come il legno per tutto il rivestimento della zona di accoglienza diminuisce l’emissione di CO2. Tutti gli impianti della cantina sono alimentati dall’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Cresce la produzione biologica nel mondo vitivinicolo cooperativo. Da un’indagine interna realizzata da Alleanza Cooperative Agroalimentari su un campione rappresentativo delle proprie associate, è emerso che il 61% delle cantine interpellate è attualmente assoggettata al metodo di produzione biologica.
Il 22% del campione, infine, ha già presentato almeno un’edizione del bilancio di sostenibilità. Il campione individuato è composto da cooperative operanti in diverse regioni italiane e con classi di fatturato disomogenee, che rappresentano nell’insieme oltre il 70% del giro d’affari complessivo della cooperazione.
Dall’indagine è emerso anche un altro dato significativo, ovvero che il 51% del campione intervistato ha già conseguito uno standard di certificazione volontaria. Tra le cooperative che non hanno ancora aderito ad uno schema di certificazione, l’80% si dichiara intenzionata in futuro ad aderire.
LA DISOMOGENIETÀ DEGLI STANDARD DI CERTIFICAZIONE
Rispetto alle cantine che hanno già una certificazione, la grande maggioranza (53%) ha optato per lo schema Sqnpi – Qualità Sostenibile, seguite più a distanza da Equalitas (19%) e Viva (15%).
«Rispetto alla certificazione volontaria – commenta il Coordinatore del Settore Vitivinicolo Luca Rigotti – i dati dimostrano la necessità che si metta ordine tra i vari schemi esistenti e che si promuova uno standard unico di sostenibilità, avendo cura che le imprese già certificate con uno dei sistemi esistenti non debbano sostenere ulteriori costi diretti e indiretti per conseguire la nuova certificazione».
I VANTAGGI DELLA CERTIFICAZIONE VOLONTARIA
Alle cooperative è stato anche chiesto quali siano i vantaggi percepiti dal conseguimento degli standard di certificazione volontari, oltre al tendenziale incremento dei volumi venduti e del valore.
Per il 55% delle cooperative interpellate i benefici derivanti dalla certificazione volontaria in materia di sostenibilità non sempre sono quantificabili ma occorre considerare anche gli indicatori qualitativi.
Risulta infatti che l’adesione a standard volontari rappresenta un “plus valoriale” specie presso gli acquirenti stranieri oltre ad essere indice di una forte coesione e consapevolezza tra i soggetti aderenti intorno al tema della tutela ambientale.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Undici Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) e una quota di Sangiovese rialzata al 90% nell’uvaggio della Gran Selezione. La tipologia ammetterà solo vitigni autoctoni a bacca rossa (bando, dunque, agli internazionali). Sono le due grandi novità approvate oggi dal Consorzio Vino Chianti Classico, a larghissima maggioranza. Una svolta storica, quella del progetto di modifica al disciplinare di produzione della denominazione toscana.
Il tutto, nell’ottica di una «sempre più ampia valorizzazione delle caratteristiche che distinguono e rendono unica la denominazione del Gallo Nero». Le Unità Geografiche Aggiuntive – Uga del Chianti Classico sono il culmine del progetto di zonazione del territorio di produzione del Chianti Classico.
Aree più ristrette, dotate di maggiore omogeneità. «Per arrivare ad indicare in etichetta il nome del borgo o villaggio», spiega il Consorzio. Le norme nazionali ed europee consentono infatti che per i vini Dop si possa fare riferimento a unità geografiche aggiuntive, identificate all’interno della zona di produzione della denominazione.
Fra gli obiettivi della proposta di modifica, quello di «rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio, aumentare la qualità in termini di identità e territorialità». E «consentire al consumatore di conoscere la provenienza delle uve e, non ultimo, stimolare la domanda attraverso la differenziazione dell’offerta».
L’introduzione del nome del villaggio in etichetta servirà infatti «ad intercettare e soddisfare l’interesse dei consumatori che, in numero sempre maggiore, desiderano approfondire la conoscenza del rapporto fra i vini del Gallo Nero e il loro territorio di origine».
I CRITERI DELLE 11 UGA DEL CHIANTI CLASSICO
Per questo sono state individuate e delimitate alcune aree all’interno della zona di produzione del Chianti Classico, distinguibili in base a criteri specifici. Tra questi, la riconoscibilità enologica, la storicità, la notorietà e la significatività in termini di volumi prodotti: Castellina, Castelnuovo Berardenga, Gaiole, Greve, Lamole, Montefioralle, Panzano, Radda, San Casciano, San Donato in Poggio (comprensivo dei territori di Barberino Tavarnelle e Poggibonsi), Vagliagli.
Da sottolineare che in questa prima fase, le Unità Geografiche Aggiuntive saranno applicate alla sola tipologia Gran Selezione, con la disponibilità e l’apertura all’utilizzo anche per le altre due tipologie in un prossimo futuro.
IL CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE CAMBIA VOLTO
La seconda proposta di modifica al disciplinare, approvata dall’Assemblea dei Soci del Consorzio, riguarda l’uvaggio del vino Chianti Classico Gran Selezione. Ad oggi, le tre tipologie di Chianti Classico – Annata, Riserva e Gran Selezione – attingono alla stessa base ampelografica: 80-100% Sangiovese e fino al 20% massimo di vitigni a bacca rossa autorizzati, autoctoni e/o internazionali.
Con il nuovo disciplinare, per la tipologia Gran Selezione cresce la percentuale minima di Sangiovese (minimo 90%). Scompaiono, in caso di blend con altri vitigni, quelli internazionali. Saranno ammessi solo gli autoctoni a bacca rossa, fino ad un massimo del 10%.
Fondamentale è infatti il legame con il territorio per questa tipologia, l’unica ad essere prodotta con uve esclusivamente di competenza aziendale.
La tipologia Gran Selezione, introdotta con l’ultima revisione del disciplinare di produzione del 2013, è prodotta oggi da ben 154 aziende per un totale di 182 etichette. Rappresenta circa il 6% dell’intera produzione di Chianti Classico.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
L’Annual Report 2020 di AssoBirra certifica il segno meno della birra italiana a causa della pandemia. Un «calo fisiologico», che rispecchia l’impatto della pandemia sul comparto birrario italiano. Lo scorso anno, la produzione nazionale di birra ha visto un calo dell’8,4%.
Netta anche la flessione dei consumi, pari all’11,4%. Più contenuta la diminuzione dell’export, che ha segnato una decrescita del 4,8%, a causa delle restrizioni imposte dalle dall’emergenza Covid-19.
Una fotografia ribaltata rispetto a quella dell’anno 2019, che aveva messo a segno record storici in termini di produzione, consumi ed export ma che necessita però di essere analizzata in filigrana.
L’ANALISI DI ASSOBIRRA
Secondo l’Annual Report 2020, la birra è stata la bevanda più consumata dagli italiani. Persino durante il lockdown, riuscendo a creare socialità anche quando sembrava impossibile o quasi.
Inoltre, l’anno scorso, la birra si è confermata una bevanda irrinunciabile sulle tavole dei connazionali, sinonimo di qualità, nonché protagonista di momenti di relax e condivisione.
In questo contesto, la birra rimane un importante patrimonio per l’Italia. Lo testimoniano i numeri. La filiera brassicola nel 2020 conta circa 900 imprese e oltre 115.000 occupati lungo tutta la filiera dalle imprese agricole fino ai punti di consumo out-of-home.
E infatti ogni persona occupata in produzione contribuisce a creare ben 31,4 posti di lavoro. Il tutto si traduce in un valore condiviso generato dalla birra in Italia che nel 2019 ammontava a 9,5 miliardi di euro.
La birra è dunque una ricchezza per il tessuto economico italiano e per l’industria agroalimentare e pertanto va supportata e valorizzata affinché possa tornare a crescere.
LE CIFRE DEL COMPARTO
Il 2020 è stato sicuramente un anno in salita, in cui la crisi pandemica ha toccato tutta la catena del valore generato dalla birra, in Italia come nel resto d’Europa, determinando un inevitabile contraccolpo sui dati di mercato.
Secondo l’Annual Report 2020 di AssoBirra, la produzione nazionale di birra si è attestata a 15.829.000 ettolitri, calando dell’8,4% rispetto al 2019 (quando aveva raggiunto i 17.288.000 ettolitri).
I consumi, colpiti dalle restrizioni imposte nel fuori casa, hanno segnato un calo dell’11,4% (18.784.000 ettolitri nei confronti di un 2019 che aveva superato la quota dei 21 milioni di ettolitri).
Anche l’export, dopo anni di crescita, subisce un calo, seppur più contenuto, del 4,8% con volumi esportati pari a 3,3 milioni di ettolitri riconfermandosi comunque significativo nei Paesi a forte tradizione birraria, a dimostrazione della qualità della birra italiana.
Tra i principali Paesi importatori troviamo ancora in pole position il Regno Unito (47,3%); gli USA (7,3%) e l’Australia (7%). Di contro si segnala un calo dell’import del 15%.
IL COMMENTO
«Anche durante la pandemia – sottolinea Michele Cason, Presidente di AssoBirra – la birra ha dato prova di ricoprire un ruolo di primo piano nel panorama dell’industria delle bevande e quindi per l’economia nazionale».
Non solo si è confermata bevanda da pasto per eccellenza, ma vero e proprio catalizzatore di connessioni e protagonista indiscussa di momenti di socialità. Al di là, quindi, del quadro difficile che emerge dalla lettura dei dati del nostro Annual Report 2020, crediamo sia indispensabile ricostruire sin da subito le premesse per dare nuovo impulso al potenziale di sviluppo italiano».
«Per ripartire – aggiunge Cason – dobbiamo sostenere la capacità di investimento delle imprese, garantire misure di rafforzamento della struttura finanziaria, puntare sulla competenza e sulla formazione dei lavoratori, giovani e donne in primis».
Non solo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, secondo la numero uno di Assobirra, «va tradotto in azioni concrete volte a promuovere innovazione, qualità e sostenibilità. L’industria della birra e AssoBirra sono in prima linea per contribuire alla rinascita dell’Italia».
LE RICHIESTE ALLE ISTITUZIONI: FOCUS SU HORECA. E ACCISE
La birra è una bevanda cara agli italiani che non porta ricchezza solo a chi la produce, ma anche a tutti i player a valle e a monte della filiera e allo Stato. È un comparto produttivo popolato di grandi, medie e piccole imprese radicate su tutto il territorio nazionale. Nel periodo 2015-2019, ha registrato una crescita significativa in termini di investimenti, entrate fiscali e occupazione.
Le limitazioni e il blocco del canale Horeca – tra i più colpiti dall’emergenza Covid-19 – ha generato una perdita di oltre 20 mila posti di lavoro nel solo primo semestre 2020 in Italia.
Inoltre, se fino al 2019, aveva raggiunto i 9,5 miliardi di valore condiviso, di cui 5,9 miliardi di euro nel solo canale out-of-home, nel primo semestre 2020 si evidenzia un decremento di 1,6 miliardi di euro, rispetto alle stime, che annulla di fatto quasi tutta la crescita degli ultimi 4 anni.
Alla luce di queste considerazioni, AssoBirra si fa portavoce di due richieste al Governo: un sostegno immediato sulla birra alla spina attraverso un credito di imposta destinato direttamente all’Horeca e nella prossima Legge di Bilancio una riduzione triennale delle accise che gravano sulla birra.
«La ripresa del comparto birrario, che in un solo semestre ha visto l’azzeramento dell’intera crescita dell’ultimo quadriennio, passa da interventi mirati di fiscalità dedicati al settore», dichiara Alfredo Pratolongo, vicepresidente di AssoBirra con delega a Relazioni Istituzionali e Comunicazione.
Un incentivo fiscale di 10 centesimi al litro sulla birra in fusto per sostenere gli oltre 140.000 punti di consumo, quali bar, ristoranti e le 80.000 pizzerie è un sostegno immediato per le sofferenze dell’Horeca e dei birrifici artigianali che può generare un effetto moltiplicatore lungo tutta la filiera».
I SOSTEGNI
La misura è sostenuta da emendamenti presentati al Decreto-legge Sostegni Bis dalla quasi totalità delle forze di maggioranza presenti alla Camera, unitamente ad emendamenti che mirano ad introdurre agevolazioni fiscali e semplificazioni per il comparto delle birre artigianali.
Un intervento che punta a dare una boccata di ossigeno a tutta la filiera della birra italiana. In particolare all’Horeca, canale prioritario soprattutto per i micro-birrifici che si reggono proprio sul rapporto con i distributori diretti e che hanno sofferto in modo significativo nel 2020, con una perdita della produzione e del fatturato superiore al 70%.
Serve tuttavia riprendere anche un percorso serio di revisione delle accise – precisa Pratolongo – ancora oggi una zavorra che, a causa degli iniqui aumenti intervenuti nell’ormai lontano 2013, blocca le potenzialità di sviluppo del settore.
Occorre operare con un meccanismo di regressività che colpisce i prodotti di minor costo, favorendo l’import da Paesi che godono di regimi fiscali da accise nettamente più favorevoli che in Italia e danneggiando l’export italiano che nel solo 2020 ha segnato un -4,8%».
All’esame del Parlamento vi sono, inoltre, proposte emendative dedicate ai birrifici sotto i 50 mila ettolitri. Misure che, insieme al credito di imposta sulla birra in fusto, servono secondo Assobirra a «dare aiuto ai microbirrifici e birrifici artigianali». Proprio queste, infatti, le attività sulle quali l’impatto della pandemia è stato «particolarmente rilevante». Un dato emerso con chiarezza proprio dall’Annual Report 2020 di Assobirra.
«Semplificazione e fiscalità agevolata sono la ricetta giusta per mantenere vive e soprattutto far crescere tante realtà imprenditoriali del comparto che in questi anni hanno contribuito attivamente alla crescita e allo sviluppo della filiera e della cultura birraria nel nostro Paese» commenta Matteo Minelli, vicepresidente di AssoBirra con delega all’Internazionalizzazione e allo sviluppo Associativo, con particolare riferimento ai Birrifici Artigianali.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Nei primi cinque mesi del 2021 è stato imbottigliato il 6% in più di vino Doc Sicilia, rispetto allo stesso periodo del 2020. Sono state 41.138.908 le bottiglie prodotte dalle aziende della Doc Sicilia. Lo scorso anno la cifra si era fermata a 38.778.711 nel periodo gennaio-maggio.
«Un risultato che conferma la validità della strategia decisa dal Cda del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia che coinvolge una filiera di circa 8.000 aziende», commenta il presidente Antonio Rallo.
I COMMENTI
«Le iniziative messe in campo dal Consorzio – aggiunge Giuseppe Bursi, vicepresidente del Consorzio – puntano a valorizzare le produzioni siciliane, attraverso messaggi che sottolineano sempre di più la capacità della Sicilia di produrre in maniera sostenibile, tema di grande attualità.
In questa direzione vanno in particolare le iniziative sui canali digital che coinvolgeranno sempre più i giovani al consumo dei vini siciliani».
«Le azioni decise dal Cda sono in linea con il raggiungimento degli obiettivi di promozione che ci siamo prefissati – precisa Filippo Paladino, altro vicepresidente del Consorzio Vini Doc Sicilia. Sperando che si torni presto ad una normalità di vita quotidiana, stiamo lavorando anche attraverso i canali digital, per supportare il brand Sicilia e le nostre aziende per creare nuove opportunità di sviluppo».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Cambio di marcia nelle relazioni Ue-Usa, sul fronte dei dazi sul vino. Europa e Stati Uniti hanno trovato l’accordo per la rimozione di tutte le tariffs, vero e proprio spauracchio dell’epoca Trump.
La risoluzione riconosce «l’impatto dannoso dei dazi». Usa e Ue si impegnano inoltre a «lavorare per un ambiente commerciale del vino esente da dazi zero for zero». Il tutto in occasione del vertice tra i presidenti Biden, Von der Leyen e Michel.
“Il vino è un prodotto davvero unico e il commercio esente da dazi avvantaggia le nostre cantine familiari, nonché agricoltori, rivenditori, attività ricettive che compongono il settore, nonché i consumatori su entrambe le sponde dell’Atlantico”, ha affermato Bobby Koch, presidente e Ceo del Wine Institute Usa.
Apprezziamo il Congressional Wine Caucus – continua – e le loro controparti europee per aver guidato questo sforzo per raggiungere zero per zero. Questo, più di ogni altra cosa, contribuirà a migliorare l’impatto positivo delle nostre relazioni commerciali».
LE REAZIONI
«Un ambiente di libero commercio del vino è essenziale per preservare gli sforzi e gli investimenti di lunga data delle nostre aziende vinicole e la sostenibilità dei nostri vigneti”, ha affermato Jean Marie Barillère, presidente del Comité Européen des Entreprises Vins.
Non mancano le reazioni positive dall’Italia. «Apprendiamo con soddisfazione dell’intesa Ue e Usa sulla sospensione per 5 anni dei dazi sull’affaire Boeing e Airbus. Una notizia che è di buon auspicio per le future relazioni commerciali tra due storici partner commerciali», ha detto Ernesto Abbona, presidente di Unione italiana vini (Uiv).
Gli Stati Uniti sono il principale buyer di vino al mondo e i prodotti europei sono i più richiesti con una quota di mercato pari al 74% delle importazioni globali. Il valore medio delle esportazioni di vino Ue verso gli Usa è di quasi 3,5 miliardi di euro l’anno.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
«Insieme», ma non in unico luogo e sotto lo stesso tetto. ViniVeri Ristoranti 2021 è il nuovo “evento diffuso” organizzato dal Consorzio ViniVeri per la ripartenza. Una risposta alla cancellazione delle ultime due edizioni di ViniVeri Cerea.
Due giorni, lunedì 28 e martedì 29 giugno, che vedranno protagonisti oltre 70 vignaioli e 18 ristoranti. Un abbraccio ideale che coinvolge tutt’Italia, dalla Sicilia all’Alto Adige. Per la prima volta l’evento sconfina anche in Europa, con due appuntamenti in Slovenia e Spagna.
«RIVIVE L’ATMOSFERA DI CEREA»
«Tanti appuntamenti regionali e oltreconfine – spiega Paolo Vodopivec, presidente del Consorzio ViniVeri – in cui far rivivere l’atmosfera e lo spirito di condivisione di storie ed esperienze che anima da 17 anni la nostra manifestazione annuale a Cerea».
Ma soprattutto un evento straordinariamente diverso – continua il numero uno del Consorzio – che è insieme un omaggio a chi ci è stato sempre vicino e il nostro modo di sostenere i tanti ristoratori che hanno lottato per tenere aperte le porte dei loro locali durante l’emergenza».
ViniVeri Ristoranti 2021 prevede cene e degustazioni delle nuove annate dei vini del Consorzio, in compagnia dei produttori. Il programma completo è disponibile sul sito web degli organizzatori.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
A decorrere dal 25 maggio, finalmente anche l’Europa stabilisce per gli Stati membri quanto in Italia già sancito da tempo, ovvero che i magazzini di invecchiamento dei distillati debbano essere sotto il controllo dello Stato a totale tutela del consumatore.
Lo Stato italiano controlla in modo attento i produttori di distillati ed in particolare di Grappa e Brandy Italiano. I magazzini di invecchiamento, infatti, hanno l’obbligo di essere sigillati da un funzionario dell’ex Utf (ora Ufficio Dogane) ed il prodotto può essere estratto solo in presenza del funzionario che attesta con apposito verbale la durata effettiva dell’invecchiamento.
IL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO
Nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 5 maggio u.s. sono stati pubblicati rispettivamente il regolamento delegato (UE n.2021/723) e il regolamento di esecuzione (UE n. 2021/724).
Nel primo, la Commissione ha istituito il registro pubblico in cui saranno iscritti gli organismi deputati al controllo di invecchiamento delle bevande spiritose che deve avvenire sotto il controllo fiscale di uno Stato membro.
Il secondo regolamento disciplina le comunicazioni che gli Stati membri devono utilizzare per trasmettere alla Commissione i riferimenti dei predetti organismi deputati al controllo dei processi di invecchiamento.
IL COMMENTO DELL’ISTITUTO GRAPPA DEL TRENTINO
«Da sempre la collaborazione tra produttori e organi di controllo è stato un binomio certo impegnativo, ma ben funzionante in Italia – spiega il presidente dell’Istituto Tutela Grappa del Trentino, Bruno Pilzer – l’intelligenza del controllore e la disponibilità del controllato a seguire determinate regole ha di fatto creato dei magazzini di invecchiamento funzionali e nel pieno rispetto delle regole indotte dai sigilli di questi locali».
Visitando le distillerie trentine è infatti possibile vedere le botti di legno dove invecchia la grappa solo attraverso delle reti fissate e sigillate dall’ente Doganale preposto al controllo. L’accesso al locale di invecchiamento è possibile solo in presenza del funzionario della Dogana.
Le tempistiche di ispezione sono normalmente concordate con l’ente doganale, in modo da garantire al produttore la sostituzione di barriques e altre attività necessarie per il raggiungimento della più alta qualità possibile.
«Rispetto al passato – continua Pilzer – il locale o i locali destinati all’invecchiamento non sono più luoghi nascosti e forse messi nel posto più nascosto della distilleria. Ora sono locali studiati soprattutto per la giusta aerazione, disposizione delle barriques o delle botti più grandi in pratica delle vere cantine dedicate solo all’invecchiamento».
«Certo sono costi – conclude il presidente – ma solo in questo modo si riesce a creare una Grappa Trentina invecchiata Riserva molto interessante, è un vero mondo da scoprire e per dirla in termini moderno è un mondo maturo e certificato».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
(5 / 5) Ottimo rapporto qualità prezzo per la Lugana Doc 2019La Ghirolda della cantina Fraccaroli Vini. L’etichetta, disponibile nei supermercati Il Gigante, offre garanzie a chi è in cerca di un vino bianco di qualità assoluta. Perfetto per la stagione calda, ormai entrata nel vivo e per di più in promozione fino al 27 giugno.
Una Lugana, quella della cantina di Peschiera del Garda (VR), tipica e gastronomica. Un’ottima rappresentante di una denominazione molto venduta nella grande distribuzione organizzata. Non a caso, le performance del 2021 hanno convinto il Consorzio a sbloccare lo stoccaggio di 8.900 ettolitri della vendemmia 2020.
LA DEGUSTAZIONE
La Ghirolda di Fraccaroli Vini si presenta nel calice di un color giallo paglierino acceso, con riflessi oro. Naso prezioso, che unisce percezioni fruttate, floreali e minerali.
Si spazia dall’agrume (in grande evidenza il mandarino) alla pesca e all’albicocca. E dal gelsomino al sambuco, per l’elegante componente di fiori bianchi.
Al palato freschezza e sapidità risultano ben controbilanciate da ritorni di frutti maturi a polpa gialla, che conferiscono l’attesa morbidezza. Ottima la persistenza, su ricordi di mandorla.
LA VINIFICAZIONE
I vigneti da cui nasce la Lugana La Ghirolda di Fraccaroli Vini si trovano a sud del Lago di Garda. Si tratta di terreni situati per l’esattezza tra Peschiera del Garda e Sirmione, con esposizione Nord-Sud.
L’altitudine media dei terreni varia da 60 a 80 metri sul livello del mare, con suoli di matrice calcarea e argillosa. La vinificazione di questa etichetta, realizzata ad hoc per i supermercati Il Gigante, avviene in maniera tradizionale, in bianco. Solo acciaio prima dell’imbottigliamento e della commercializzazione.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Grandi manovre in Umbria attorno al Sagrantino di Montefalco. In futuro, il noto vino rosso Docg potrebbe essere prodotto anche senza affinamento in legno, aprendo le porte a contenitori come l’anfora. Favorevole a questa ipotesi una buona parte dei produttori, che ha avanzato la richiesta di modifica del disciplinare.
«Non c’è ancora nulla di deciso», precisa a WineMag.it Filippo Antonelli, presidente del Consorzio di Tutela Vini Montefalco. «Se da un lato il mondo sta andando proprio in quella direzione – continua – dall’altra parte qualche cantina è preoccupata per il segnale che si potrebbe dare e come verrebbe recepito dai consumatori».
Vero è che il Sagrantino è una varietà che non ama l’esagerazione con il legno. Con quello grande si può già ovviare a questo problema. La questione, insomma, è molto dibattuta.
Proprio per questo – conclude Antonelli – il Consorzio non è ancora giunto a una decisione. Sono in programma diversi incontri nei prossimi mesi. Entro il prossimo autunno avremmo un responso».
DEVIS ROMANELLI TRA I FAVOREVOLI
«Dobbiamo per forza passare in legno il Sagrantino di Montefalco?», si chiede Devis Romanelli (nella foto sopra), uno dei vignaioli favorevoli alla modifica del disciplinare. La risposta è secca: «No».
In occasione degli incontri con la stampa previsti nell’ambito dell’Anteprima 2021 – appena conclusasi in Umbria con la presentazione dell’annata 2017, qui i migliori assaggi – il vignaiolo di Colle San Clemente ha chiarito la sua visione.
Secondo Romanelli, anche il legno esausto condiziona il Sagrantino. Attraverso la degustazione di alcune prove di vini dell’annata 2020, serviti in contenitori in pet, Romanelli ha dimostrato come il giovanissimo Sagrantino non abbia tannini tanto più aggressivi di quelli del Sangiovese, utilizzato per il Rosso di Montefalco.
Sarebbe dunque l’affinamento in legno a stressare questa componente, facendo risultare i vini ancora più duri. L’ideale è «aggiungere quanto meno possibile», per rendere il Sagrantino godibile nel tempo, secondo le caratteristiche intrinseche dell’uva e non dell’affinamento.
I PIONIERI DI TERRE SAN FELICE
Della stessa idea di Devis Romanelli è Terre San Felice, piccola cantina artigianale di Castel Ritaldi che sta effettuando prove di affinamento del vitigno Sagrantino in anfora. Si tratta di contenitori di terracotta naturale, non vetrificati, provenienti dalla Toscana, per l’esattezza da Impruneta.
«È una scelta dettata dalla crescente attenzione dei consumatori nei confronti di questo tipo di vinificazione – commenta a WineMag.it l’enologo Andrea Pesaresi (nella foto sopra)- nonché dalla mia esperienza con le anfore maturata in altre cantine come Annesanti e Ninni».
Soprattutto non sono un amante del legno – continua – così come i titolari di Terre San Felice, Carlo e Douchanka Mancini. Siamo convinti che perdere tutto quel frutto, ovvero il grande lavoro della vigna, portato in cantina al solo scopo di valorizzarlo nella sua integrità, sia davvero un peccato».
«La proposta di rendere facoltativo l’uso del legno – aggiunge Pesaresi – va proprio in questa direzione e aprirebbe le porte a tipi di affinamenti alternativi, capaci di esaltare le caratteristiche del Sagrantino giovane. Un’uva che ha bisogno di essere “ammorbidita”, ma non per forza con le tecniche attualmente previste dal disciplinare».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
È Cantina Valle Isarco, Eisacktaler Kellerei, a regalare con “Aristos” una versione ricca ed elegante del Grüner Veltliner. Vitigno molto diffuso in Austria ma che ha trovato nelle pieghe e nelle sfumature della Valle Isarco il suo territorio d’elezione su suolo italiano.
LA DEGUSTAZIONE
L’Alto Adige Doc Valle Isarco Grüner Veltliner “Aristos” 2019 veste il calice col suo color giallo paglierino. IL naso regala belle note tropicali, soprattutto mango. Grandissimo equilibrio e grandissima freschezza.
Chiusura salina contornata da agrume ed albicocca non matura. Uno dei cosiddetti “vini verticali”, affilati come lame, in grado di mostrare appieno il prezioso terroir della Valle Isarco, in Alto Adige.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Un vitigno bianco autoctono piemontese che, a lungo dimenticato per far posto al più famoso e redditizio Nebbiolo, vive ora di una rinnovata notorietà. La Nas-Cëtta del Comune di Novello, Doc che ha compiuto i 10 anni nel 2020, conta oggi tredici ettari di produzione per un totale di 80 mila bottiglie all’anno suddivise fra 11 produttori.
Fra essi il “cru” Pasinot, una collina calcarea a sud del comune di Novello, appena fuori dalla zona di produzione del Barolo. È da questo vigneto, il più antico ancora esistente a Novello, che l’Azienda Agricola Le Strette produce il Langhe Doc Nas-Cëtta del Comune di Novello “Pasinot”, qui nell’annata 2018
LA DEGUSTAZIONE
Giallo paglierino luminoso con riflessi dorati. Al naso sentori delicati di fiori e una bella vena minerale. Evolve poi su note di frutta esotica. In bocca, la Nas-Cëtta Pasinot dà il meglio di sé con la sua viva mineralità. Una nota che controbilancia il frutto esotico maturo ed è ben presente anche nel retro olfattivo. Lunghissima la persistenza.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Tanta frutta ed esuberanza, abbinata nei migliori dei casi a una riequilibrante freschezza e balsamicità. Il Sagrantino di Montefalco 2017 si presenta all’Anteprima 2021 in una veste diversa da quella comune. Ovvero con una prontezza di beva maggiore rispetto ai canoni della Denominazione.
«Un’annata difficile – evidenzia Filippo Antonelli, presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco – a cui abbiamo assegnato 3 stelle su 5, pari a 88 centesimi. L’annata precedente, la 2016, era stata valutata 5 stelle, pari a 95/100»
Per noi produttori, la 2017 è stata un’annata drammatica. Non certo dal punto di vista qualitativo, bensì sotto il profilo quantitativo. Basi pensare che sono stati rivendicati 22 mila ettolitri, rispetto alla media di 40 mila.
Quasi un 50% di differenza, derivato non solo da una stagione calda e da una generale carenza di acqua, almeno sino alla seconda decade di settembre 2017, ma anche da una gelata primaverile».
Una vendemmia, in definitiva, molto simile alla 2003. «Con la differenza – precisa Antonelli – che siamo diventati molto più bravi in vigna, nell’arco dei 18 anni che separano le ultime due annate molto calde. L’esperienza maturata si è tradotta in un risultato di molto superiore al 2003».
L’assaggio alla cieca dei 44 campioni di Sagrantino di Montefalco 2017 conferma la visione di Antonelli. L’estate torrida di Montefalco si è trasferita dalla vigna al calice, col suo carico di frutta matura.
Un’annata sfidante, che mette in risalto le abilità agronomiche ed enologiche dei produttori della Denominazione. A preoccupare, piuttosto, è la presenza di qualche campione condizionato da agenti che, con il meteo, hanno poco a che fare.
I MIGLIORI SAGRANTINO DI MONTEFALCO 2017
Moretti Omero: 86/100 Frutto succoso, perfettamente maturo. Ricordi lontani di tamarindo, macchia mediterranea e mentuccia. In bocca conferma il suo carattere giocato su frutto, succosità e bevibilità. Tannini che lavorano bene, nel contesto di un sorso di buona prontezza e godibilità.
Fattoria le Mura Saracene – Goretti: 87/100
Naso ampio, esuberante. Mora di rovo in gran evidenza in un quadro che, per pienezza, sfiora i canoni dell’aromaticità. Con l’ossigenazione, il frutto si fa sotto spirito, tra la fragolina di bosco e la ciliegia. Tannino che risponde piuttosto bene alla sollecitazione glicerica. Vino in netta evoluzione positiva.
Tenute Baldo: 89/100
Rosso rubino mediamente trasparente. Al naso risulta profondo e balsamico, andando ben oltre le note fruttate pronte. Vira su ricordi di amarena, erbe aromatiche e chiodo di garofano. In bocca è elegante, strutturato ma fine, molto gastronomico e territoriale.
Antonelli San Marco: 91/100
Sagrantino di Montefalco di un rosso rubino mediamente trasparente. Al naso una buona componente balsamico vegetale affianca il frutto pieno, di perfetta maturità. Ciliegia, fragola, mentuccia, un tocco di mora di rovo. In bocca una buona morbidezza in ingresso, seguita poi da una riequilibrante fase fresco acida. Tannino presente, elegante. Buona persistenza. Ottima gastronomicità ed equilibrio. Naso cambia poi su verde e fieno.
Terre de la Custodia: 87/100
Vino giocato sulla prontezza di beva: frutto pieno ma non strabordante, buona freschezza ed equilibrio tattile.
Agricola Mevante: 91/100
Naso e bocca interessanti per prontezza e, al contempo, prospettiva. Particolarmente apprezzabile la pienezza del frutto, tra succosità e croccantezza. Bene anche la componente vegetale e balsamica. Incuriosisce la nota d’arancia rossa, tra il succo e la buccia, che in bocca conferisce freschezza. Tannino elegante, di prospettiva.
Tudernum “Fidenzio”: 88/100
Prontezza e grande bevibilità, tra frutto e note balsamiche.
Colpetrone – Tenute del Cerro “Memoira”: 90/100
Bella presenza al naso, mentre la palato si potrebbe chiede un po’ più della semplice piacevolezza del frutto. In realtà, dopo un centro bocca sull’altalena delle morbidezze, il nettare torna teso, pieno e fresco, anche grazie a un apporto non sbavato dei terziari. Vino con ottime prospettive di ulteriore crescita, in un’annata difficile da cogliere nel pieno come quella del Sagrantino di Montefalco 2017.
Terre de’ Trinci: 86/100
Un Sagrantino fresco e sanguigno, su chiare note di arancia rossa e venature ematiche. In bocca tannino sostanzialmente pronto. L’ottimo lavoro in vigna, per centrare l’epoca di raccolta in un’annata calda, si traduce in un nettare di pronta beva. Un rosso agile e schietto, che sulla via della semplificazione ha perso un po’ di tipicità.
Valdangius “Fortunato”: 88/100
Vino carico, nel colore e nei profumi. Fiori, frutta, una buona componente vegetale, balsamica. Nota quasi di inchiostro e di arancia rossa. In bocca un’esplosione di frutta (ciliegia, fragolina di bosco, lampone) ben corroborata dalla freschezza e da un tannino ben calibrato. Pronto e di prospettiva.
Lungarotti: 87/100
Color rubino dai riflessi granati, luminoso, per questo Sagrantino di Montefalco 2017. Bella componete di frutto al naso, che al naso vira sullo stramaturo. Vino al momento molto shakerato, ma di buona prospettiva.
Tenuta Colfalco: 90/100
Naso elegante e bocca che si divide tra frutto e note vegetali eleganti. Apprezzabile anche al palato la vena vegetale e di arancia rossa, su tannino piuttosto elegante. Vino che ha bisogno di tempo per amalgamarsi, ma che lascia intravedere un’ottima visione d’insieme.
Montioni: 90/100
Bel naso elegante, su frutto preciso, millimetrico in termini di maturità ed espressione (tra i più notevoli della degustazione). Non mancano venature balsamiche e un tocco di spezie dolci. Il palato conferma le aspettative: ottima prontezza, tannino dolce e freschezza. Manca solo il graffio finale: quel po’ di carattere in più, per il salto assoluto di “categoria”.
Colle Ciocco: 85/100
Vino che convince più al naso che al palato, con le sue note quasi aromatiche di frutta nera, come una netta mora di rovo. In bocca scivola via sull’esuberanza del frutto e dell’alcol, su tinte di liquirizia.
Pardi: 87/100
Colore piuttosto carico e note che portano alle more e ai frutti di bosco. Vino emblema della prontezza di beva della vendemmia 2017. La speranza è che il futuro affinamento in bottiglia integri bene le note di legno.
Perticaia: 92/100
Uno dei “nasi” più convincenti in assoluto della degustazione, tra frutto rosso di bosco, una tipicissima nota di mora di rovo e nette venature talcate. Il legno è presente sia al naso che al palato, ma è ben controbilanciato dalla “matericità” del frutto. A rendere elegante il profilo di questo Sagrantino è anche la spinta fresco acida, ben abbinata a profondità di spezia e balsamicità. Vino pronto e di prospettiva.
Terre di San Felice: 87/100
Vino che si apre col passare dei minuti nel calice, regalando un naso ampio, più in profondità che sulla larghezza del frutto. Note nette di sottobosco, fogliame primaverile bagnato, origano, accenni di liquirizia dolce e chiodo di garofano. In bocca una vena balsamica che non appesantisce il sorso, anzi conferisce freschezza. Tannino tipico, in fase di integrazione. Buono oggi, ancora meglio domani.
Benedetti&Grigi: 87/100
Succosità, tannino in fase di integrazione, accenni balsamici e resinosi. Vino destinato ad amalgamarsi presto e dare soddisfazioni nel medio periodo.
Bocale: 95/100
Naso ampio, pieno, su frutto ed erbe aromatiche: splendido, stacca gran parte dei campioni in degustazione. Variegata alternanza di note: si passa da una ciliegia matura, molto precisa, a una mora di rovo densa, tipicissima. Pregevole anche la trama balsamica, che si allunga dal naso al palato, al retro olfattivo. Il tutto con un tannino in camicia e di prospettiva. Uno dei migliori Sagrantino di Montefalco 2017 all’Anteprima 2021.
Tenuta di Saragano “Saragano”: senza voto
Naso non pulitissimo, che spinge sullo fondo un bel frutto. La vena succosa si conferma al palato, sempre in secondo piano rispetto a note vegetali e balsamiche al momento disordinate. Campione in affinamento, certamente da rivalutare nei prossimi mesi.
Plani Arche “Apoca”: 87/100
Bel naso ampio, su un frutto piuttosto preciso, ampio, che con l’ossigenazione si fa sotto spirito. Tannino chiaramente in fase di integrazione per un campione in punta di piedi. Con un tocco in più di materia, al palato, sarebbe stato ancora più apprezzabile.
Luca di Tomaso: 95/100
Vino decisamente sulla strada giusta. Un campione di botte che rivela un frutto succoso, pieno, di rara concentrazione e pulizia nell’intero contesto dell’Anteprima 2021 del Sagrantino. Tannino che si sta vestendo a festa, tra i tratti che denotano prospettiva, carattere e tipicità, al lavoro su un frutto polposo e su una bella trama balsamica, profonda. Vino risultato di un lavoro certosino, tanto in vigna quanto in cantina.
Di Filippo “Etnico”: 89/100
Rosso carico. Al naso frutta piena, come ciliegia e lamponi, ma anche vene speziate, sia calde (quasi opulente) che mentolate, fresche, preziose. Super frutto e tannino di prospettiva, con le due fasi (dura e morbida) abbinate molto bene. Vino che nel tempo avrà grandissima godibilità ed equilibrio.
Tenuta Bellafonte “Collenottolo”: 93/100
Colore rubino mediamente trasparente per questo Sagrantino di Montefalco 2017. Naso su erbe officinali, mentuccia, liquirizia dolce. Al palato una buona componente fruttata viene riequilibrata da acidità e balsamicità. Tannini dolci, quasi sospesi, ad asciugare l’esuberanza del frutto.
Romanelli “Terra cupa”: 94/100
Bel compromesso tra fiori, frutto pieno, balsamicità e legno in integrazione. Vino piuttosto pronto, alcol ben integrato, che conferisce ulteriore piacevolezza. Buona rappresentazione del vitigno in una versione molto godibile e vera. Lettura autentica dell’annata, sia in vigna che in vinificazione.
Plani Arche: 85/100
Vino estremamente pronto sul fronte del tannino e del frutto, al momento in fase di assestamento.
Di Filippo: 91/100
Estrema tipicità, su tutti i fronti. Ma soprattutto uno sguardo fedele sull’annata, gestita in vigna (ancor più che in cantina) in maniera ottimale. Il frutto pieno scalpita sotto la coltre balsamica e speziata. Tannino di prospettiva, graffiante il giusto. Darà soddisfazioni.
Ilaria Cocco “Phosano”: difettato (5 bottiglie), senza voto
Fattoria Colsanto: 85/100
Vino condizionato dal legno, tanto in bocca quanto al naso. Chiude su vaniglia e caffe, tra i più netti dell’Anteprima, assieme al Sagrantino del Carapace. Poca espressività territoriale.
Moretti Omero “Vignalunga”: 84/100
Vino che non spicca in termini di pulizia e ordine.
Arnaldo Caprai “Valdimaggio”: 91/100
Vino pieno, dal frutto colto in maniera ineccepibile. Abbina la prontezza di beva dell’annata 2017 ad ottime prospettive di affinamento. Guarda certamente ai mercati internazionali, per il lavoro molto sapiente compiuto in vinificazione su tannini e tostature dei legni.
Adanti “Arquata”: 84/100
Altro vino che si rivela piuttosto morbido, nonostante la presenza di un tannino vivo. In fase di assestamento al momento, troverà un maggiore equilibrio a partire dai prossimi mesi.
Le Cimate: 86/100
Frutto grondante di succo, tannino elegante in fase di integrazione. Prospettiva media.
Scacciadiavoli: 88/100
Al naso note di arancia rossa, ematiche, oltre ai tipici frutti della Denominazione. Palato austero il giusto, bella prospettiva. Vino certamente giocato sull’eleganza più che sulla potenza, senza rinunciare alla tipicità.
Tenuta Castelbuono Lunelli “Carapace”: 85/100
Vino piuttosto commerciale, condizionato da un legno che copre l’espressione, l’integrità e l’interezza del varietale. Avrà comunque apprezzamento sicuro in precisi mercati internazionali.
Tenuta Alzatura: 88/100
Naso sul frutto pieno, cosi come il palato. Tannino vivo, che una volta disteso (nel tempo) servirà ad asciugare la materia e l’espansività della componente fruttata.
La Veneranda: 84/100
Vino color rubino, unghia granata. Naso pieno, su frutto ed erbe fresche. Frutto succoso, vena di agrume (sanguinella) sui consueti sentori rossi (ciliegia, piccolo sottobosco). Manca un po’ di materia in bocca, in una bocca dalla vena ossidativa.
Arnaldo Caprai “Collepiano”: 89/100
Bel rosso rubino. Al naso tanta frutta, dalla mora alla fragolina di bosco, dal lampone alla ciliegia. Apporto del legno garbato. Tannini eleganti. Nel complesso, un vino che si rivela piuttosto tipico, di pronta beva.
Terre di San Felice, Vinum Dei: 89/100
Colore rosso carico. Bella speziatura nera e vegetale fresco, talcato e mentolato. Pian piano esce il frutto, dolce, pieno, carico, succoso. Aspettative pienamente confermate al palato, di ottima corrispondenza. Tannino già integrato, buona freschezza a controbilanciare l’alcol. Campione molto buono oggi, prospettive medie.
Fattoria Colleallodole: 93/100
Naso fluido, succoso, materico, in continua evoluzione nel calice. Ottima precisione delle note fruttate, piene, grondanti di succo. Bella componente vegetale elegante, mentolata, talcata. In bocca si conferma un vino pieno, altrettanto in evoluzione, connotato da un’ottima precisione del frutto e da una gran freschezza.
Tabarrini “Colle Grimaldesco”: 94/100
Colore carico, poco trasparente. Naso più balsamico che fruttato al momento, vino che ha bisogno di tempo per aprirsi nel calice e parlare di sé. C’e un bell’agrume rosso (tra il succo e la buccia) sulle note di ciliegia e di frutti di bosco. In bocca abbina l’austerità elegante del tannino e di venature sapide alla gran pulizia del frutto. Chiude asciutto, in cravatta. Vino di assoluta prospettiva.
Tabarrini “Colle alle Macchie”: 93/100
Frutto gagliardo, pieno, succoso. Elegantissima speziatura e nota vegetale balsamica. Tannino di prospettiva, che asciuga la polpa. Vino delizioso, giocato al palato su un profilo elegante, sussurrato.
Fattoria Colleallodole “Colleallodole”: 94/100
Colore pieno. Naso bocca carichi di materia, di frutto, di presenza. Tannino elegante a lavorarci sopra. Bella corrispondenza naso bocca anche sulle note balsamiche e fresche, uso del legno esemplare, aggiunge complessità con note di fondo di caffè. Vino di assoluta prospettiva che ha solo bisogno di tempo per esprimersi, anche in allungo, su altissimi livelli. 94
Tabarrini “Campo alla Cerqua”: 97/100
Il campione numero 44, l’ultimo della batteria di Sagrantino di Montefalco 2017 degustato alla cieca, si rivela essere quello del vignaiolo alieno Giampaolo Tabarrini. A carte scoperte non sorprende che sia proprio lui ad aver centrato un vino così in un’annata calda come la 2017, che pare invece frutto di una vendemmia come la 2016, fresca dalle parti di Montefalco.
Il voto sopra le righe, assegnato durante la blind, è dovuto a questo. Campo alla Cerqua 2017 è un capolavoro di precisione che comincia dalla vigna e si trasferisce in cantina. Esemplare eleganza e pienezza, stratificazione, frutto, balsamicità, equilibrio e potenziale. È nelle annate difficili che si giudicano i fenomeni.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
«Vignaioli indipendenti, con una filosofia comune». Così amano raccontarsi i vigneronartisan di Terroirs Originels. Un’unica bandiera per quella che si autodefinisce «l’élite dei viticoltori» della Côte Beaujolaise e della Côte Mâconnaise. Gente che, da quasi 20 anni, condivide «una visione artigianale del mestiere».
«Ogni viticoltore è indipendente – spiegano i 21 vignaioli aderenti a Terroirs Originels – e pone al centro del suo pensiero la valorizzazione dei terroir e del savoir faire». Un team che abbina esperienza e giovani di ottimo prospetto, pronti a crescere sotto l’ala dei fondatori.
LA FILOSOFIA DI TERROIRS ORIGINELS
Idee molto chiare anche sul fronte pratico, come solito in terra di Francia. Fanno parte del gruppo solo piccole aziende che curano al 100% il processo produttivo. Dalle vigne di proprietà, alle pratiche di cantina.
Solo due le varietà ammesse, una a bacca bianca e l’altra a bacca rossa: Chardonnay e Gamay Noir. L’obiettivo è infatti quello di «rispettare l’equilibrio ecologico dei terreni e dei vitigni della Borgogna meridionale».
Un puzzle completo, che comprende tutte le Appelations della Côte Beaujolaise e della Côte Mâconnaise. Terroirs Originels si pone inoltre come «l’estensione commerciale e logistica di ogni cantina».
Un modello unico al mondo, che prevede un singolo interlocutore per tutti i vigneron. Un team di vendita al servizio dei clienti, sull’omonima piattaforma online. Con le spedizioni gestite da un unico magazzino, situato a Quincié-en-Beaujolais. Tutto pensato affinché ognuno, pur lontano, abbia un sorso di Terroirs Originels.
LA DEGUSTAZIONE
Beaujolais-Villages Aoc 2019 “Terres Blanches”, Robert Perroud
Chardonnay in purezza, 14% d’alcol in volume. Bel giallo paglierino intenso. Altrettanto intenso si rivela il naso. Si gioca nel campo della frutta esotica, con note precise di frutti tropicali a polpa gialla e bianca in cui risalta l’ananas e la banana. L’agrume, tra l’arancia e il lime, stuzzica ed elettrizza il quadro.
Sorso in perfetta corrispondenza: si divide, per l’appunto, tra i ritorni di frutta esotica matura e una freschezza elettrica. A far da spalla, una vena iodico minerale. Chiude pieno e asciutto, su una persistenza ottima che riflette la trama di frutti freschi. (92/100)
Morgon Grand Cras Aoc 2019, Laurent Gauthier
Uve Gamay, 13,5% d’alcol in volume. Colore rosso rubino luminoso, cristallino. Al naso intriga con la croccantezza e succosità di un cesto di frutti di bosco. In particolare fragoline e lamponi, grondanti di succo.
Conquista anche per la bella trama di spezie dolci e rinfrescanti, tra accenni di cannella e sbuffi di pepe nero. Non manca una matrice vegetale, mentolata e resinosa. Il sorso è altrettanto delizioso.
La frutta croccante si ripresenta nella medesima sequenza del naso, seguita dai toni vivaci e freschi della speziatura. Chiude sul perfetto mix di tutte le componenti, su un’ottima persistenza. Vino manifesto di Terroirs Originels. (94/100)
Gamay in purezza, 12,5% d’alcol in volume. Fiori e frutta al naso, una gran freschezza e un tocco di mineralità al palato. Tipico rosé glu-glu, da bere tutto d’un fiato. Con un plus: l’alto gradiente di gastronomicità. (88/100)
Chénas Naturellement Aoc 2020, Pascal Aufranc
Gamay Noir in purezza, 13,5% d’alcol in volume. Rosso rubino con riflessi violacei, purpurei. Ottima concentrazione e al contempo pulizia del frutto, al naso. In bocca il nettare si snoda su una freschezza dirompente, che al momento sovrasta il frutto.
Vino ancora giovane, che ha bisogno di tempo per stiracchiarsi e mostrarsi al meglio in tutte le sue sfaccettature. Sarà il momento in cui frutti rossi e neri, animati da ricordi di menta e liquirizia, canteranno all’unisono l’inno alla Borgogna meridionale di Terroirs Originels. (90/100)
Vin de France Gamay “Poppy”, Yohan Lardy
Gamay in purezza, 13% d’alcol in volume. Rosso rubino luminoso, cristallino. Al naso, le tipiche note floreali e fruttate del vitigno risultano in secondo piano rispetto alle spezie e ai ricordi di matrice “selvatica”. Mancano, in definitiva, precisione e pulizia degli aromi primari.
Anche in bocca, freschezza (acidità) e spezie (nere) risultano slegate dal resto delle componenti (frutto ancora una volta in sordina, soffocato). Un vino che può trovare sicuri estimatori tra gli amanti (estremi) dei cosiddetti “vini naturali” a tutti i costi. (80/100)
Gamay in purezza, 12,5%. Rosso rubino luminoso, cristallino, riflessi violacei che sottolineano l’estrema gioventù del nettare. Al naso un gran bel gioco tra fiori (violette), frutta a bacca rossa (fragoline, ribes, lamponi) e spezie (cannella leggera, più marcato il chiodo di garofano).
In bocca, direbbero i latini, nomen omen: la precisa trama di frutta e spezia, nonché una freschezza elettrica, rendono irresistibile la beva. Vino semplice, ma tutt’altro che banale, ben costruito attorno al suo nome di fantasia: “Glou-Glou”. (89/100)
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
EDITORIALE – «E quindi uscimmo a riveder le stelle». Il verso 139 della Divina Commedia è quello conclusivo dell’Inferno. Dante e Virgilio si preparano a raggiungere il Purgatorio. Alle loro spalle, il Nono girone. Quello dei traditori. Qualcosa di simile, con un po’ di fantasia, sembra accadere in questi giorni nel mondo del vino italiano.
Molte cantine hanno investito per la prima volta sul web, per realizzare un e-commerce. Un modo per uscire dal tunnel del Covid-19, «a riveder le stelle». Ovvero compensare, attraverso gli ordini online, le vendite perse a causa del lockdown dell’Horeca (ristoranti, hotel, winebar e locali chiusi per Decreto) e della vendita diretta.
Proprio mentre il cielo sembra di nuovo aprirsi davanti agli occhi di centinaia di migliaia di vignaioli e piccoli produttori – gente che ha dovuto ricorrere al web per stare a galla, mica per fare business – qualcuno prova a spinger loro di nuovo nel buio più profondo.
I commenti poco generosi di distributori inferociti nei confronti di vignaioli e titolari di piccole realtà famigliari, la cui grande colpa sarebbe proprio quella di aver realizzato un sito web con e-commerce, serpeggiano come vipere in vari ambienti del settore. L’accusa? I prezzi praticati dalle cantine sarebbero in concorrenza con quelli della distribuzione.
IL CAPOLINEA
Il culmine della polemica è una mail di carattere minatorio inviata da un distributore alle cantine clienti. Il messaggio, condito a fette spesse d’arroganza e da una malcelata verve egocentrica, è forte e chiaro: non verranno più effettuati ordini a chi vende (anche) il vino da sé, attraverso il proprio e-commerce aziendale.
Ecco come il boom – del web e delle vendite online – rischia di diventare un crack. Una vera e propria bomba ad orologeria, che sta per esplodere (e in alcuni casi è già esplosa) nelle mani di uno o dell’altro.
Ovvero del produttore di vino che è ricorso al web per stare a galla durante il periodo nero del Covid-19, chiamato oggi a fare una scelta che non ammette zone grigie. O del titolare della distribuzione, che rischia di perdere le cantine clienti desiderose di continuare a sperimentare le “vendite (online) dirette”, traghettandosi fuori dal girone infernale del Covid-19 con il nuovo asso nella manica del proprio e-commerce.
Insomma, l’ennesima guerra tra innovatori e conservatori, in un Paese (l’Italia) che ama il progresso a targhe alternate. Una patata bollente, sotto un cielo di stelle.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Piccini 1882 si affaccia alla seconda metà dell’anno forte di risultati economici in crescita, che certificano la capacità del Gruppo di saper leggere i tempi e attuare la necessaria strategia per superare i difficili mesi della pandemia.
L’azienda vitivinicola guidata dall’Amministratore Delegato Mario Piccini chiude il 2020 con oltre 18 milioni di bottiglie prodotte e ricavi che superano i 68 milioni di euro, in crescita del 7% rispetto ai 63.5 milioni del 2019. Di questi, quasi 44 milioni rappresentano il valore dell’export, pari a circa il 65% del fatturato complessivo.
Risultati che certificano il valore del processo di riposizionamento strategico dell’azienda, avviato nel 2020 dalla famiglia Piccini e culminato a inizio 2021 con il rebranding del Gruppo, finalizzato alla creazione di un’organizzazione ancor più moderna, efficiente e funzionale.
«L’esercizio 2020 non può che essere condizionato dalla pandemia – commenta Mario Piccini – Non siamo però stati fermi, tutt’altro. Siamo corsi ai ripari investendo sui prodotti, pianificando nuove strategie per i nostri mercati di riferimento e puntando sull’e-commerce per conquistare un sempre più ampio pubblico di winelovers con vini di qualità».
«Da sempre – prosegue Piccini – crediamo nel valore della filiera, il cui sostegno è essenziale per lo sviluppo dell’intero territorio e in tal senso siamo quotidianamente impegnati nel “fare sistema” con tutti gli stakeholder con cui ci rapportiamo. Come Gruppo, abbiamo proseguito il piano di crescita iniziato negli anni scorsi e previsto altri investimenti al fine di rendere sempre più moderni ed efficienti i nostri stabilimenti produttivi».
GLI INVESTIMETNI ED IL VALORE DELLA FILIERA
Piccini 1882 ha risposto alla crisi economica mondiale promuovendo un piano di investimenti pluriennale pari oltre 20 milioni di euro. Nel biennio 2018-19 l’azienda ha stanziato 18 milioni per portare a compimento l’acquisizione di Agricoltori del Chianti Geografico e per l’inaugurazione del nuovo stabilimento produttivo da oltre 17 mila metri quadrati a Casole D’Elsa.
Nel 2020 altri 2.5 milioni sono serviti per completare i lavori di ristrutturazione e rinnovamento degli stabilimenti di San Gimignano, per il Geografico, e della sede storica di Castellina in Chianti.
«Crediamo molto nella filiera – dice ancora Mario Piccini – e le nostre scelte strategiche vanno in questa direzione. Aiutare tutti gli attori coinvolti nella produzione, distribuzione e vendita del vino affinché contribuiscano ciascuno al successo di tutti».
«L’Italia – sottolinea l’Ad – ha bisogno di progetti industriali, dietro cui però ci devono essere progetti di filiera, perché una sola azienda non potrà mai crescere se il territorio in cui opera e gli stakeholder con cui dialoga non ne sposano la vision».
L’E-COMMERCE E LA CRESCITA DELLE DENOMINAZIONI TOSCANE
Il canale online è cresciuto del 300% rispetto all’anno precedente, un risultato senza precedenti che ha dato un forte impulso alla vendita di vini di alta qualità.
«Nei mesi della pandemia ci siamo chiesti come andare incontro alle esigenze di un pubblico sempre più consapevole e appassionato – racconta Mario Piccini – Abbiamo deciso di investire molto sui vini organici, come ad esempio il progetto Costa Toscana, espressione di questa ricerca. Si tratta di vini di qualità, disponibili anche sulle piattaforme e-commerce per poter condividere con i nostri clienti più affezionati prodotti biologici».
Il 2020 ha registrato un incremento delle vendite per le principali denominazioni toscane in cui l’Azienda opera. Nello specifico, Piccini 1882 evidenzia come nel 2020 le vendite di alcuni dei vini rossi toscani più rappresentativi e apprezzati, quali Chianti Classico Docg, Chianti Docg e il Brunello di Montalcino Docg nelle versioni annata e Riserva, siano aumentate mediamente del 14%.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Dopo l’annullamento dell’appuntamento del 2020, la decima edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti si svolgerà da sabato 27 a lunedì 29 novembre 2021 negli spazi di Piacenza Expo.
Qui si potranno incontrare i produttori appartenenti alla Fivi, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, che racconteranno in prima persona ai visitatori il loro lavoro, invitandoli a degustare e acquistare i vini in assaggio.
I Vignaioli Indipendenti seguono l’intera filiera produttiva, dalla coltivazione delle vigne fino alla produzione e alla vendita del vino. Sono i rappresentanti di una viticoltura autentica, che vuole farsi custode del territorio e della cultura del vino italiano, contribuendo alla ripartenza del Paese.
«La decima edizione è un traguardo importante per noi – spiega Matilde Poggi, presidente di Fivi – tanto più che aspettavamo di festeggiare già lo scorso anno, ma a causa della pandemia è stato necessario rimandare».
«Il Mercato Fivi – prosegue Poggi – è più di una fiera, è un’occasione di incontro, dove scoprire l’autenticità e la genuinità di produttori appassionati, che oggi come non mai hanno voglia di tornare a raccontare i propri vini e il proprio lavoro».
Uno spazio espositivo sicuro, rispetto delle norme del distanziamento sociale, orari di apertura estesi, ingressi monitorati. Elementi che permetteranno ai visitatori di vivere la manifestazione nel migliore dei modi. Non mancheranno, come da tradizione, gli Artigiani del Cibo che completeranno la rassegna con le loro chicche gastronomiche.
In questa decima edizione si riconferma l’elemento innovativo introdotto nel 2019, con l’aggiunta del lunedì come giornata dedicata principalmente agli operatori professionali del settore commerciale e del canale Horeca.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il 23 giugno, in occasione dei 25 anni dalla fondazione del movimento brassicolo italiano, sarà celebrata la prima Giornata Nazionale della Birra Artigianale.
L’iniziativa di Unionbirrai, associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti, si pone lo scopo di ricordare a tutti, anche a chi si approccia ora a questo mondo, quanta strada ha fatto e sta facendo la birra in Italia.
La scelta di istituire la prima giornata dedicata alla birra artigianale nel 2021 è dettata proprio dal raggiungimento del quarto di secolo dalla nascita del movimento che ha dato avvio ad una vera e propria rivoluzione della cultura e dei consumi della birra nel Paese. Un percorso che ha portato all’istituzione della denominazione di legge sulla birra artigianale nel 2016.
Dagli esordi ad oggi, infatti, i cambiamenti in termini di dimensioni aziendali, capacità produttiva dei singoli birrifici, qualità in costante crescita delle birre artigianali prodotte e sempre maggiore penetrazione nel mercato sia nazionale che estero, raccontano di un mondo estremamente dinamico e innovativo.
Il panorama italiano dei produttori indipendenti di birra artigianale è oggi mutato rispetto ai primi anni, diffondendosi, da nord a sud, su tutto il territorio nazionale. Nel 2020 in Italia si è rilevata la presenza di quasi 1000 birrifici artigianali, dei quali il 40% associati ad Unionbirrai.
La decisione di celebrare la birra in un giorno di inizio estate nasce dalla volontà di dare modo a birrai, publican e appassionati di organizzare eventi dedicati alla bevanda tanto amata sia al chiuso che all’aperto, in questo periodo segnato ancora dalle restrizioni.
La Giornata Nazionale della Birra Artigianale vuole essere un’occasione per lasciarsi alle spalle le difficoltà dell’ultimo anno di pandemia e restare uniti con l’obiettivo di promuovere la birra.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
We use cookies on our website to give you the most relevant experience by remembering your preferences and repeat visits. By clicking “Accept”, you consent to the use of ALL the cookies.
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACQUISTA LA GUIDA e/o SOSTIENI il nostro progetto editoriale
La redazione provvederà a inviarti il Pdf all’indirizzo email indicato entro 48 ore dalla ricezione del pagamento