«Parto dal fondo, come fa mio padre Josko: l’eccellenza non è democratica. E se è democratica non è eccellenza». Così Mateja Gravner, figlia del noto produttore di Oslavia, in occasione del convegno sugli autoctoni del Carso, durante Mare e Vitovska 2021. Tra gli ospiti dell’Associazione viticoltori locale, sabato 17 al Castello di Duino, anche il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali del governo Draghi, Stefano Patuanelli.
«Le piccolissime produzioni italiane di qualità – ha spiegato Mateja Gravner – non sono replicabili. Non si possono spostare di territorio o essere imitate. L’eccellenza si può riprodurre, al massimo imitare. Ne abbiamo tante, in Italia: cominciamo a rispettarle». Un appello rivolto non solo ai consumatori, ma anche ai vignaioli.
IL CARSO E I SUOI VIGNETI EROICI
«Prima di chiunque altro siamo noi produttori a dover identificare ciò che è identitario e andare avanti imperterriti. Fare terrazzamenti è un lavoro disumano. Quando crollano, si riporta la terra a monte a mano». Un motivo, secondo Mateja Gravner, per continuare difendere la zona del Carso e i suoi vigneti eroici, di Vitovska e non solo. Un valore aggiunto da comunicare al pubblico.
«Nell’ultimo anno e mezzo – ha evidenziato la produttrice – ho notato un grandissimo interesse per le conferenze digitali, ormai note come “Zoom”, sul tema delle eccellenze. Le persone si prendono il tempo per parteciparvi e fanno mille domande. L’interesse c’è, ma abbiamo bisogno di chi ci aiuti e chi ci sostenga nella comunicazione».
«Dobbiamo formare chi è sul territorio. Non è accettabile – ha precisato – che nostri ristoratori non conoscano produttori di vino ed altre eccellenze locali. A furia di gocce, prima o poi faremo un mare. Ma serve anche tutela nazionale: non si possono disperdere i territori».
L’esempio di Mateja Gravner è diretto al Friuli Venezia Giulia. «Fino a 40 anni da – ha dichiarato la vignaiola – la Ribolla era quasi sconosciuta. Sembrava non interessare a nessuno. Appena è diventata “di moda”, si è pensato bene di allargarne la produzione all’intero Friuli. Abbiamo provato a opporci, e la risposta è stata che “siamo gelosi” e non dovremmo esserlo».
IL FRIULI DELLA RIBOLLA
«In realtà – ha spiegato la vignaiola di Oslavia – ci siamo opposti perché conosciamo bene la Ribolla. Una varietà che in pianura non dà qualità. Nel frattempo sono stati piantati circa 1.800 ettari, di cui una buona parte sta già subendo il reinnesto.
In chiusura d’intervento, una domanda retorica. «È davvero questa la viticoltura del futuro che vogliamo? Lo scorso anno, per la prima volta nella storia, la bilancia commerciale agricola italiana è andata in negativo. Del vino possiamo fare anche a meno, magari non noi. Ma se ci rassegniamo a mangiare pomodori cinesi, forse abbiamo sbagliato qualcosa. Qualcosa, di base, andrebbe rivisto».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Auspichiamo – dice la Presidente – di incontrare in tempi stretti la nuova guida del Consorzio del Prosecco Docg per programmare insieme l’attività comune di tutela e promozione di un patrimonio dell’Umanità naturale e umano unico al mondo.
«Rafforzare sempre più la sinergia tra le nostre due realtà – conclude Marina Montedoro sull’elezione di Elvira Bortolomiol – è fondamentale per dare il giusto valore al territorio e riconoscere il lavoro quotidiano dei nostri viticoltori eroici, veri custodi del territori».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Sul sito web ufficiale della Doc Prosecco, Trieste e provincia vengono descritte come «un altopiano che regala emozioni». Una descrizione quantomeno soggettiva, stando ai malumori che regnano da oltre 10 anni fra Treviso e i produttori del Carso. Domani, un’altra goccia potrebbe far traboccare il vaso già colmo, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia.
A promettere battaglia ai microfoni di WineMag.it è Matej Skerlj. Il presidente dell’Associazione Viticoltori del Carso, domani farà gli onori di casa in occasione del convegno d’apertura di Mare e Vitovska in Morje 2021, al quale è atteso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli.
«Ci sarà da ballare – anticipa Skerlj – esprimeremo concetti un po’ caldi, “talebani”. Vorremmo restare padroni del nostro territorio. Qui sul Carso, negli ultimi anni, abbiamo subìto delle Doc “di cappello” come Doc Prosecco, Doc Friuli Venezia Giulia, Doc Pinot Grigio che non ci appartengono».
RISCHIO BOOMERANG: «LE DOC DI CAPPELLO HANNO FALLITO NEL CARSO»
Se un produttore del Carso registra un vigneto in un’altra Doc, per esempio quella del Prosecco, si sa bene che le decisioni su quell’appezzamento saranno prese presumibilmente da un collega di Conegliano che ha ettari quanta mezza Lombardia. Uno che non conosce assolutamente le condizioni e le esigenze di questo territorio. Il motivo è presto spiegato: le Doc non funzionano in democrazia, ma come delle Spa. Chi ha più ettari ha il potere decisionale»
Un’entrata in scivolata sul tema, caldissimo, dei meccanismi di rappresentatività all’interno dei Consorzi del vino italiano. Una querelle che, a livello nazionale, sembra interessare solo alla Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi). L’unica a richiedere una revisione dei criteri, nel silenzio delle associazioni di categoria.
Proprio per difendere gli interessi dei produttori del Carso, Matej Skerlj non vuole perdere l’occasione dell’incontro con Patuanelli. «Con tutte queste “Doc di cappello” non si parla più di territorialità – ammonisce il presidente dell’associazione carsolina -. Siamo di fronte all’abc di come perdere l’identità di un territorio. Un po’ come dare le chiavi di casa a uno sconosciuto. Queste Doc vogliono dire perdere il contatto con le nostre radici, i nostri suoli, la nostra storia. E non avere la possibilità di costruire il futuro per i nostri figli».
IL LOGO UFFICIALE DEI PRODUTTORI DEL CARSO
Al contrario, l’Associazione Viticoltori del Carso intende «rimanere padrona dell’identità locale». E «costruire la promozione su questo territorio e sulla Vitovska, non su progetti campati in aria che fanno favori solo alle grande aziende e ai grandi portafogli». Da qui il progetto di «un logo del Carso».
Un’azione di marketing territoriale – anticipa Matej Skerlj a WineMag.it – che non comprenda solo il vino, ma metta in rete una serie di disciplinari che interessano anche il food. Il vino da solo non fa molta strada senza altre filiere. Qui abbiamo olio, prosciutto, formaggio, miele. Una squadra di imprenditori del territorio, interessati a promuoversi in giro per il mondo».
Del logo, allo studio con il Gal guidato da David Pizziga, esiste già una bozza, che dovrebbe essere approvata e presentata entro fine anno. Più criptiche le logiche dei disciplinari. «Sul fronte del vino potranno adottare il logo del Carso tutti i produttori aderenti alla Doc Carso. Biologico certificato? No – risponde Skerlj – il territorio non è ancora pronto, ma è nel mio profondo volere, alla prima occasione di revisione del disciplinare, almeno eliminare i diserbanti».
Il macro obiettivo è chiaro. «Sarà impossibile eliminare la Doc Prosecco dal Carso – sottolinea il presidente dell’Associazione che domani accoglierà in convegno il ministro Patuanelli – ma tutte queste Doc hanno fallito. Il Friuli ha già perso la nomea di regione di grandi bianchi. Un domani perderemo la nomea del Made in Italy, se continueremo su questa strada». All’orizzonte, anzi dietro l’angolo, un tentativo di sterzata. Anzi, di inversione a “u”. Appuntamento alle 15.30, al Castello di Duino.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Preoccupazione. È quanto emerge dall’analisi congiunturale condotta dal Centro Studi di Fipe-Confcommercio, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, sul sentimento delle imprese.
Nonostante la stagione estiva stia per entrare nel suo pieno, cresce la preoccupazione degli imprenditori a causa dell’incertezza generata dal dibattito sulla possibilità di introdurre nuove restrizioni alla mobilità dei cittadini.
Questo nonostante il generale aumento della fiducia, tornata ai livelli dello stesso periodo del 2019, e una buona capacità di ripresa dimostrata dalle performance economiche registrate nel II trimestre di quest’anno.
Un netto miglioramento, dunque, rispetto al periodo buio del lockdown, eppure le recenti discussioni, unite all’assenza di turismo internazionale, appaiono come una possibile doccia fredda agli occhi degli esercenti che solo da poche settimane hanno potuto riprendere a lavorare con un minimo di continuità.
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Elvira Bortolomiol è la prima donna presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. L’elezione è avvenuta nel pomeriggio, in occasione della riunione del consiglio di amministrazione dell’ente veneto. Prenderà il posto di Innocente Nardi.
I vicepresidenti designati sono l’altra “quota rosa” Cinzia Sommariva (Sommariva Soc. Agr. Palazzo Rosso) e Giuseppe Collatuzzo (Cantina di Conegliano e Vittorio V.to). Il Cda ha così deciso all’unanimità.
«Sono molto onorata di essere stata eletta presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg – le prime parole di Elvira Bortolomiol». «Sono nata in una famiglia che ha visto crescere la storia del Prosecco nel mondo – ha aggiunto – e che ne è stata partecipe. Ci aspettano ancora tantissime sfide».
LE PRIME PAROLE DI BORTOLOMIOL PRESIDENTE
Ce lo richiede il territorio in cui affondiamo le nostre radici, perché va tutelato e valorizzato in termini di paesaggio e di sostenibilità ambientale. E lo impone la competitività del mercato globale che, come abbiamo già sperimentato, premia l’eccellenza del nostro prodotto. I prossimi anni saranno uno stimolo appassionante per continuare l’attività di promozione e comunicazione della Denominazione in Italia e nel mondo».
Elvira Maria Bortolomiol è diventata membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Tutela Vino Prosecco di Conegliano Valdobbiadene nel 2007. Per più mandati ha ricoperto la carica di vicepresidente, prima donna nel ruolo.
Dopo aver conseguito la laurea in Agraria, ha lavorato negli Stati Uniti e in Sud America per l’azienda di famiglia. È in questo periodo che ha iniziato a formare la sua visione della cultura del vino, del genius loci e della ricchezza delle sue radici.
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Martini, azienda del Gruppo Bacardi produttrice di spumanti e vermouth, annuncia che entro la fine del 2021 tutti i suoi fornitori di uva Moscato Bianco per l’Asti Spumante otterranno la certificazione di sostenibilità Equalitas.
Ad aver già ottenuto la certificazione di Equalitas, a seguito di un audit da parte dell’ente di certificazione Valoritalia, è la cantina Martini di Santo Stefano Belbo, responsabile della produzione del 30% del mosto d’uva per la produzione dell’Asti Martini.
Del restante 70%, più di due terzi dei fornitori di mosto, cooperative che rappresentano più di 200 piccoli viticoltori, sono stati anch’essi certificati sostenibili da Equalitas mentre i rimanenti verranno certificati entro l’anno.
«Questo è un grande risultato per Martini – afferma Stefano Stefanucci, direttore di Equalitas – La nostra società abbraccia tre pilastri della sostenibilità, ambientale, etica ed economica, e prende in considerazione ogni passaggio».
IL RISULTATO NEI 150 ANNI DI MARTINI
Il traguardo viene raggiunto proprio nell’anno in cui si celebrano i 150 anni di Martini & Rossi e la nascita delle prime bottiglie di “Moscato spumante d’Asti” prodotte proprio nel lontano 1871.
Martini già nel 1987, quando di impatto ambientale ancora si parlava poco, istituì un centro dedicato alle pratiche sostenibili chiamato L’Osservatorio Martini, ubicato nel cuore della regione Piemonte e guidato da un agronomo locale esperto nella coltivazione dei vigneti.
L’Osservatorio Martini ha introdotto svariate pratiche a basso impatto ambientale. Dalla consulenza sui metodi naturali per gestire i parassiti fino alla viticoltura integrata, tutto con un occhio sempre attento all’equilibrio di ciò che viene coltivato nei microclimi della zona dell’Asti.
«Abbiamo lavorato a stretto contatto con le comunità di viticoltori che da generazioni coltivano le migliori uve Moscato nelle nostre splendide colline – afferma Giorgio Castagnotti, direttore del centro operativo Martini di Pessione – e vogliamo continuare a farlo per le generazioni a venire».
L’IMPEGO DI BACARDI PER LA SOSTENIBILITÀ
Parallelamente al risultato di Martini, tutte le 10 botaniche utilizzate per dare vita a Bombay Sapphire otterranno entro fine anno la certificazione di sostenibilità. Bacardi si è infatti impegnata a raggiungere l’ambizioso obiettivo di approvvigionare il 100% degli ingredienti da fornitori certificati entro il 2025.
«Essere un’azienda familiare fa davvero la differenza nel modo in cui Bacardi affronta la sostenibilità – dice Victoria Morris, Global Vp Martini – Siamo impegnati a fare la cosa giusta per l’ambiente, per i nostri fornitori e per le loro comunità».
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Prosegue positivamente l’iter parlamentare per il contributo a fondo perduto per i birrifici. È stato infatti approvato, in sede di conversione del Decreto Sostegni Bis alla Camera, l’emendamento elaborato da Unionbirrai, associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti, e presentato dell’onorevole Chiara Gagnarli.
«Esprimiamo grande soddisfazione per l’approvazione alla Camera di questo provvedimento fortemente voluto dal consiglio direttivo Unionbirrai. Ringraziamo per l’ampio appoggio ricevuto da parte delle forze politiche e anche di altre associazioni di categoria. Adesso aspettiamo il passaggio in Senato, augurandoci non ci siano sorprese», sottolinea Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai -.
L’EMENDAMENTO
L’emendamento prevede un contributo a fondo perduto per i birrifici artigianali pari a 0,23 euro al litro di birra inseriti nei registri di carico nel corso del 2020 e stanzia 10 milioni di euro per il comparto. Il provvedimento punta a compensare le perdite per il deperimento di prodotto rimasto nei magazzini con le chiusure imposte al canale Horeca, principale sbocco commerciale della birra artigianale.
«Iniziamo finalmente a raccogliere i frutti del dialogo avviato con i tavoli istituzioni fin dall’inizio della pandemia – conclude Ferraris – con lo scopo di portare alla loro attenzione le nostre esigenze, i danni subiti in perdita di prodotto e il calo di fatturato».
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Un’elegante Special edition serigrafata per due etichette della linea premium Piccini Collezione Oro. Orvieto Classico Doc e Rosato Toscana Igt vestono i colori dell’estate per allietare gli appassionati nella stagione più spensierata dell’anno.
Una novità che ravviverà gli scaffali del vino dei migliori supermercati italiani. E se è vero che l’occhio vuole la sua parte, anche il calice non fa eccezione: i vini Collezione Oro sono stati infatti premiati da Vinialsupermercato.it per l’ottimo rapporto qualità prezzo, nonché per il rispetto della tipicità delle uve e dei territori di produzione.
«Questa edizione speciale serigrafata – commenta Mario Piccini, amministratore delegato di Piccini 1882 – è un piccolo omaggio che rivolgiamo a tutti i winelovers. L’auspicio è che possano finalmente degustare ottimi ed eleganti vini, in compagnia delle persone più care e degli amici».
«Le etichette sono raffinate e prodotte attraverso un’antica tecnica artigiana che consentiva di imprimere un’immagine sui più preziosi tessuti in seta. Ma soprattutto rievocano la spensieratezza dell’estate. Una leggerezza d’animo che ci siamo meritati dopo i difficili mesi passati e che ci auguriamo possa allietare i pranzi, le cene e gli aperitivi di tutti noi».
ORVIETO CLASSICO DOC COLLEZIONE ORO
Le due etichette Collezione Oro Special Edition non sono state scelte a caso da Mario Piccini. Orvieto Classico Doc nasce dalla collaborazione con l’enologo Riccardo Cotarella, originario delle terre orvietane.
Un vino che si distingue per complessità e fresca piacevolezza. Una nobile espressione del territorio e della selezione dei migliori cloni di Grechetto, vinificato con Procanico e Chardonnay.
Fine ed elegante, è un vino dal colore giallo paglierino. Al naso un profumo delicato e complesso, con note floreali e frutta a polpa gialla. Al palato rivela la sua morbidezza ed intensità aromatica.
La frutta matura, con accenni esotici, trova supporto in freschezza e sapidità. Orvieto Classico Doc è perfetto per ogni cena estiva. Accompagna antipasti, risotti a base di verdure, carni bianche e pesce.
ROSATO TOSCANA IGT COLLEZIONE ORO
Rosato Toscana Igt è un vino fresco e profumato. Piccini 1882 lo dedica ai winelovers più giovani. Il vino è un blend di Sangiovese, Merlot e Malvasia che racchiude in sé la moltitudine di suoli e climi della Toscana.
Un insieme che, dalla zona costiera mitigata dalle brezze marine, giunge fino alle grandi escursioni termiche tipiche del Chianti. Il Rosato si presenta delicato, dal colore rosa tenue ottenuto grazie a una breve macerazione del mosto sulle bucce.
Al palato mostra la sua freschezza ben bilanciata da note di frutta rossa matura. Il finale è intenso e persistente. Rosato Toscana Igt è un vino perfetto per l’estate. Ottimo per accompagnare aperitivi, antipasti, pesce e carni bianche.
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È un incontro tra storie di qualità, quello tra Peck e Forte dei Marmi. Il fascino antico della costa Toscana, tra borghi di pietra, pinete secolari, il mare degli Etruschi e uno stile di vita che ha saputo affascinare generazioni di italiani celebri.
A partire da Gabriele d’Annunzio che per primo seppe unire tutti i piaceri della vita in un unico gesto estetico. Proprio D’Annunzio costituisce il trait d’union tra queste due storie di qualità.
Fu infatti protagonista ed esploratore della Versilia ante litteram e fondatore dello storico Sbaffing Club di Peck. Letteralmente, il “club di sbafatori“. Ovvero un gruppo di letterati che si incontravano da Peck, gustando le specialità che avrebbero reso celebre questo marchio nel mondo.
Oggi Peck sceglie Forte dei Marmi per inaugurare la sua nuova Gastronomia ed Enoteca, posta nel cuore del borgo antico, allo stesso tempo vicino al centro, alla piazza del famoso mercato e a pochi passi dal mare.
È il quarto negozio Peck in Italia, il primo fuori dalla città di Milano, dove è già presente con lo storico flagship store di via Spadari e i due punti vendita a CityLife e Porta Venezia.
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Torna a Udine per la quinta edizione Borderwine – Salone transfrontaliero del Vino Naturale. Protagonisti, domenica 25 e lunedì 26 luglio dalle 18 alle 23.30 al giardino esterno del Cinema Visionario, 30 vignaioli provenienti da Italia, Austria e Slovenia.
Restano «ferrei» i criteri richiesti ai vignaioli, per poter essere ammessi all’evento. «Per poter partecipare a Borderwine – spiegano gli ideatori della kermesse, Valentina Nadin e Fabrizio Mansutti – occorrono scelta dei terreni, rispetto della loro biodiversità, esclusione di qualsiasi tipo pesticidi, additivi o di manipolazione chimica o fisica.
Produrre vino naturale per Borderwine significa guardare al futuro non solo dell’enologia, ma dell’agricoltura in genere, opponendosi alla logica che vuole una produzione continua e massiccia ad ogni costo».
LA MASTERCLASS SULLA VITOVSKA
Tra gli eventi in programma Borderwine – Salone transfrontaliero del Vino Naturale, la masterclass verticale dedicata alla Vitovska, antico vitigno autoctono a bacca bianca. Ad accompagnare i vini, un’ampia offerta gastronomica.
«Borderwine – commentano ancora Nadin e Mansutti – vuole essere un viaggio enogastronomico tra diversi confini, proprio come è la nostra cultura regionale, a partire dalla tavola e dal bicchiere. Questa edizione rappresenta per noi e per tutti i produttori presenti un momento importante simbolico, in cui ritrovarsi e confrontarsi dopo un periodo difficilissimo, davanti ad un buon bicchiere di vino». L’ingresso a Borderwine costa 20 euro; 35 euro per le due giornate.
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Torna Sbarbatelle – Giovani gemme dalle radici profonde, appuntamento che vede protagoniste circa 50 giovani viticoltrici italiane. La quarta edizione andrà in scena sabato 17 e domenica 18 luglio alla Tenuta Marchesi Alfieri di San Martino Alfieri (AT), sotto l’egida della delegazione Ais di Asti.
Oltre ai banchi d’assaggio, previsto un ricco palinsesto di eventi che comprende un percorso gastronomico e un’ampia proposta artistica e musicale. «In un’estate segnata dalla voglia di stare insieme – commenta Paolo Poncino, delegato Ais Asti – siamo felici di accogliere in Monferrato le Sbarbatelle, ovvero le nuove generazioni di vignaiole e produttrici di tutta Italia. Un evento all’insegna della socialità e del buon vino».
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Luigi Moio eletto nuovo presidente Oiv in occasione di una delle più accese riunione dell’assemblea generale dell’Organizzazione internazionale della vite e del vino. Proposta Digione come nuova città ospitante dell’Oiv, ma non solo. La biodiversità è stata inclusa nelle risoluzioni dell’Organisation Internationale de la vigne et du vin. È stata poi aggiunta la lingua russa alle cinque già ufficiali. Dato infine il via libera al prossimo Congresso Mondiale della Vite e del Vino.
Per l’Italia, una presidenza che era nell’aria da diversi mesi. Quella di Luigi Moio, dal 1998 consulente scientifico per il Ministero delle Politiche Agricole. Nel 2001, Moio ha fondato la cantina Quintodecimo, una delle realtà vitivinicole più fulgide della Campania.
Succede a Regina Vanderlinde (eletta primo vicepresidente) e resterà in carica per 3 anni. Il secondo vicepresidente e direttore generale è Pau Roca. In occasione della 19a Assemblea Generale, l’Oiv ha eletto anche i presidenti degli organi scientifici. Per la Commissione I Viticoltura, Ahmed Altindisli (Turchia) succede a Vittorino Novello (Italia).
Per la Commissione II Enologia, Fernando Zamora (Spagna) succede a Dominique Tusseau (Francia). Per la Commissione III Diritto ed Economia, Yvette van der Merwe (Sud Africa) succede a Dimitar Andreevski (Bulgaria).
E ancora per la Commissione IV Sicurezza e Salute, Pierre-Louis Teissedre (Francia) succede a Gheorghe Arpentin (Moldavia). Nella Sottocommissione Metodi di analisi, Manuel Humberto Manzano (Argentina) succede a Markus Hrderich (Australia). Infine, Luís Carlos Ferreira Peres de Sousa (Portogallo) succede ad Alejandro Marianetti (Argentina) nella Sottocommissione Prodotti non fermentati, uva da tavola e uva passa.
BIODIVERSITÀ INCLUSA NELLE RISOLUZIONI ADOTTATE
Come di consueto, nella sua assemblea annuale l’Organizzazione vota nuove risoluzioni. Biodiversità, pratiche enologiche, indicazioni geografiche e buone pratiche per i consumatori negli eventi legati al vino sono al centro delle 19 nuove risoluzioni votate all’unanimità.
Per quanto riguarda la biodiversità, gli Stati membri dell’Oiv hanno riconosciuto che «i microrganismi sono potenzialmente indicatori precoci dell’influenza di fattori esterni sulla biodiversità complessiva del vigneto». D’altra parte, l’impegno è quello di «promuovere e incoraggiare lo sviluppo di politiche per la valutazione qualitativa e dell’abbondanza microbica in vigna».
ADOZIONE DELLA LINGUA RUSSA
Dopo diversi mesi di negoziati, il russo è stato adottato dagli Stati membri dell’Oiv. Sarà la sesta lingua ufficiale adottata dall’Oiv. Questa nuova misura «consentirà alla comunità di lingua russa di comprendere meglio e appropriarsi degli standard e delle pratiche internazionali che l’Oiv ha adottato per migliorare le condizioni di produzione e commercializzazione della vite e dei prodotti del vino».
VIA LIBERA AL PROSSIMO CONGRESSO MONDIALE DELLA VITE E DEL VINO
Diversi i temi importanti in agenda. Il Messico ha confermato l’intenzione di organizzare il 43° Congresso mondiale della vigna e del vino, nel novembre 2022. Una proposta accolta con grande favore dagli Stati membri dell’Oiv, accompagnata dal logo ufficiale dell’evento. Segnerà il ritorno del Congresso dell’Oiv dal 2019, dopo una pausa forzata a causa della pandemia Covid-19 e delle misure volte ad arginare la sua diffusione.
DECISIONI IN MATERIA DI SICUREZZA E SALUTE
Infine, l’Oiv ha adottato linee guida per la prevenzione dei rischi legati al consumo di alcol. L’obiettivo dell’Organizzazione internazionale della vite e del vino è «standardizzare la metodologia per offrire test dell’etilometro ai consumatori che partecipano a eventi enologici».
Il tutto nell’ambito di un «programma educativo promosso per incoraggiare la moderazione e la responsabilità del consumo di vino a questi eventi». L’Oiv incoraggia gli organizzatori delle fiere del vino rivolte ai consumatori «a includere questa attività come parte della loro responsabilità sociale».
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Etichette per il vino: a chi affidarsi e perché scegliere la stampa online
La stampa online rappresenta, per chi ha bisogno di etichette per il vino, la soluzione più pratica e conveniente. Il mondo digitale, infatti, permette di velocizzare i tempi in ogni fase del processo, dal momento in cui viene inoltrata la richiesta per il preventivo fino a quando i prodotti vengono effettivamente consegnati: online non sono necessari tanti passaggi, poiché è possibile configurare la stampa delle proprie etichette e vedere subito i costi.
Il servizio di LabelDoo
A chi affidarsi, allora, per la stampa online di etichette vino?
Per esempio a LabelDoo, che mette a disposizione della clientela un servizio fondato su una lunga esperienza che, con il trascorrere del tempo, ha permesso di capire o perfino anticipare i reali bisogni dei consumatori. L’etichettificio di LabelDoo, d’altro canto, si dedica a questa attività da più di 40 anni.
La scelta della carta
Il configuratore online permette di impostare tutti i parametri necessari per la realizzazione delle etichette.
Per quanto riguarda i materiali, ad esempio, viene messa a disposizione una guida dedicata alle carte, che offre una panoramica con le peculiarità di ogni soluzione. Vi si accede direttamente dal configuratore: molto utile per chi ha necessità di stampare etichette per vino è la distinzione delle carte in base alla tipologia di vino.
Ogni materiale, infatti, è descritto nei minimi dettagli, con consigli relativi alla destinazione d’uso ideale. Così per un vino biologico è possibile optare per una carta naturale come la Betulla Riciclata, per un vino più elegante per una Tintoretto Gesso, magari impreziosendo il tutto con le nobilitazioni.
Le nobilitazioni
La stampa a caldo è tra le nobilitazioni più usate per le etichette destinate alle bottiglie di vino. Si tratta di una finitura che garantisce un effetto dal notevole impatto visivo, elegante e al tempo stesso brillante, in linea con cantine che intendono comunicare un’idea di prestigio.
Il rilievo serigrafico, invece, rende l’etichetta ben riconoscibile non solo alla vista ma anche al tatto, grazie a uno spessore conferito a un elemento dell’etichetta. Se si tratta del nome del vino, ad esempio, quest’ultimo risulterà in rilievo rispetto al resto dell’etichetta, con l’effetto unico della lacca UV trasparente.
Ancora più esclusiva è la stampa con lamina 3d, una sorta di via di mezzo tra le due lavorazioni precedenti. Questa nobilitazione, garantita da LabelDoo, crea infatti una stampa a caldo tridimensionale, con effetto dorato o argento.
La fustellatura
Nel novero delle nobilitazioni, la fustellatura può essere garantita in due versioni differenti: quella meccanica e quella laser. La prima è la soluzione tradizionale, e non presenta difetti estetici. La seconda, invece, prevede l’uso di un raggio laser che va tagliare la carta in modo obliquo con possibilità di lasciare un piccolo bordino bianco.
Per la fustellatura è necessario tenere conto del fondo delle etichette adesive: infatti il raggio laser può lasciare sui margini delle etichette un lieve bordo bianco. Questo piccolo difetto si nota per le etichette a fondo a scuro, mentre è pressoché invisibile per le etichette a fondo chiaro e inesistente su quelle a fondo bianco.
La comunicazione attraverso le etichette di vino
Le etichette per bottiglie di vino meritano di essere prese in considerazioni in due parti differenti, vale a dire il davanti e il dietro. La parte posteriore, in genere, contiene le informazioni obbligatorie per legge.
La parte frontale ha maggior peso a livello di comunicazione emotiva e coinvolgente, ragion per cui è quella caratterizzata quasi sempre dalle nobilitazioni più particolari.
A riguardo, particolarmente utile è la possibilità – offerta da LebelDoo – di stampare le due etichette di vino su un solo rotolo, scegliendo il formato fronte-retro. In tal modo, si vanno a commissionare entrambe le etichette con un solo ordine.
Il valore della stampa per il settore enologico
La stampa non ha un compito di carattere prettamente esecutivo, anzi. Si tratta di un’attività strategica, e viene eseguita secondo decisioni, da prendere possibilmente già al momento della progettazione grafica.
L’efficacia di un’etichetta adesiva, in termini di comunicazione e marketing, è correlata infatti non soltanto alle informazioni riportate o all’immagine, ma anche a tutti gli elementi che caratterizzano nell’insieme il suo aspetto estetico, come la carta, ad esempio, e gli effetti ottenuti con le nobilitazioni.
Questo vale sempre, ancor più in settori come quello enologico, in cui la presentazione della bottiglia di vino è essenziale. Scopri di più sulla stampa online di etichette per il vino sul sito web LabelDoo.
Uve Moscato bianco in purezza per una dolce chicca dal Piemonte: il Loazzolo Doc 2007 vendemmia tardiva Solìo della cantina Isolabella della Croce. Un vino dolce speciale, che nasce da vigneti di 70 anni di età media, nel piccolo comune alle porte della provincia di Asti.
LA DEGUSTAZIONE
Naso elegantissimo per il Loazzolo Doc 2007 Solìo. Un nettare giocato più sulla complessità che sull’esuberanza di poche note, segno di un “vendemmia tardiva” fuori dal comune. Si spazia dalle note floreali fresche a quelle secche, dal miele alla cera d’api, dalla frutta sciroppata (albicocca, pesca, ananas) alla frutta esotica matura (papaya, frutto della passione, banana).
E, ancora, dagli sbuffi di calde spezie come la cannella e noce moscata, ai ricordi freschi di mentuccia, anice e finocchietto selvatico, sino a vaghe folate di idrocarburi. Ingresso di bocca non da meno, nel gioco di spade tra un’acidità tutt’altro che seduta e arrendevole (14 anni e non sentirli per il Loazzolo Doc Solìo 2007 ), una vena minerale stuzzicante e i ritorni di quanto avvertito già al naso.
L’ABBINAMENTO
Note ben scandite in uno spartito stratificato, in cui ogni nota gioca la sua parte, nel concerto che definisce il Loazzolo Doc 2007 Solìo di Isolabella della Croce. Chiude fresco, teso, su una vena leggerissima d’amaro che rende ancora più speciale e concreto un sorso senza la minima sbavatura. Lunga persistenza a chiudere un capolavoro, con una lunga vita ancora davanti.
Sul fronte dell’abbinamento, il Loazzolo Doc Solìo si presta ad accompagnare formaggi erborinato leggeri e salami stagionati. Perfetto anche da solo, in compagnia di un libro o di una serie tv, dopo una lunga giornata di lavoro. Del resto, c’è sempre tempo per una carezza liquida.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Vigneti distrutti, stalle scoperchiate, campi di soia e mais devastati, decine di alberi abbattuti. È quanto emerge da un primo monitoraggio della Coldiretti regionale sugli effetti dell’ultima ondata di maltempo che ha investito tutta la Lombardia ,dall’Oltrepò pavese a Milano, da Varese alla Valtellina, fino alle province di Brescia, Bergamo e Cremona.
In particolare danni ingenti si registrano nella Bergamasca, tra i comuni di Grumello del Monte, Carobbio degli Angeli, Chiuduno, Castelli Calepio, Gandosso e Sarnico. Prima la grandine con chicchi di ghiaccio grossi come palline da tennis. Poi un violento nubifragio hanno «triturato le foglie delle viti compromettendo l’intero raccolto».
Sfondati ettari di serre e danneggiata la verdura coltivata sotto i teli. Inoltre, vento forte e pioggia battente hanno spezzato il mais, scoperchiato i tetti delle stalle, abbattuto tensostrutture utilizzate dagli agriturismi e danneggiato diverse abitazioni di campagna.
LA STIMA DEI DANNI
Nel Pavese, come evidenzia ancora Coldiretti Lombardia, la tempesta di ghiaccio ha colpito a macchia di leopardo l’Oltrepò, ma anche le aree di Landriano, Bascapè, Marcignago, Bereguardo, Trivolzio e Vellezzo Bellini, dove mais e soia sono stati allettati.
Non è stato risparmiato il riso, ma con danni limitati perché le piantine sono ancora basse; rovinate anche le serre per la coltivazione delle orticole. Nell’area a sudovest di Milano, tra Melegnano, Rozzano e Abbiategrasso, chicchi di almeno 4 centimetri di diametro hanno devastato interi campi di mais e colpito il riso. Nel bilancio, inoltre, tetti sfondati e allagamenti tra i comuni del Parco Agricolo Sud Milano.
Nell’alto Cremasco, una tromba d’aria e la grandine hanno piegato le colture in campo tra Rivolta d’Adda e Spino d’Adda, con stalle scoperchiate e decine di piante abbattute.
Vento e pioggia di ghiaccio anche ai piedi dell’arco alpino, dalla Valtellina al Varesotto con l’allettamento del granoturco. Una tempesta ha causato danni sul mais nella bassa Bresciana, nei comuni intorno a Montichiari. Fuori regione, danni anche in Veneto, in particolare in Valpolicella.
MALTEMPO IN ITALIA, MILIODI DI EURO DI DANNI
Con l’ultima ondata di maltempo, chiarisce la Coldiretti, salgono a svariate decine di milioni di euro i danni causati in tutta Italia dal clima. Una estate 2021 bollente e siccitosa, in cui si contano però fino ad ora già 149 eventi estremi a livello nazionale secondo i dati dell’European Severe Weather Database (ESWD).
Sulla sola Lombardia nel mese di giugno si è abbattuta in media una grandinata ogni tre giorni, con danni alle coltivazioni in un periodo cruciale con le raccolte in corso e mentre ci si avvicina alla vendemmia.
Anche in Italia – spiega la Coldiretti – siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici, con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.
«L’effetto dei cambiamenti climatici, con l’alternarsi di siccità e alluvioni – conclude la Coldiretti – non impatta solo sul turismo ma ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Sandro Gini è stato confermato presidente del Consorzio di Tutela del vino Soave. Enologo, classe 1958, titolare dell’azienda agricola Gini Sandro e Claudio, resterà in carica dal 2021al 2023. «Riprendo il mio mandato consapevole che il mondo è profondamente cambiato», sono le sue prime parole.
«Nel futuro – spiega Sandro Gini – ci sarà bisogno di azioni responsabili, mirate e soprattutto efficaci nei confronti dei soci della denominazione. Auspico unione e condivisione degli obiettivi comuni».
Nello specifico, «aumentare il valore dell’imbottigliato della denominazione, una maggiore attenzione all’ambiente e alle pratiche sostenibili e, soprattutto, dialogo con le istituzioni». Una missione che Sandro Gini definisce «ambiziosa, per l’impegno e la passione richiesta a ogni produttore del Soave».
IL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
I vicepresidenti eletti sono Massimino Stizzoli e Matteo Inama. Ad eleggere i massimi vertici è stato il nuovo Cda del Consorzio del Soave, composto da Cristian Ridolfi, Claudio Tamellini, Emanuele Vicentini, Fernando Viviani, Giovanni Verzini, Gaetano Tobin, Giovanni Nordera, Laura Rizzotto, Massimino Stizzoli, Massimo Meneghello Canoso, Matteo Inama, Paolo Fiorini, Roberto Soriolo, Wolfgang Raifer.
Il collegio sindacale sarà guidato da Mauro Pernigotto con il supporto di Paolo Domenico Chignola e Alberto Bellieni. Il lavoro di Sandro Gini e del Cda si incentrerà «su un processo di forte rinnovamento della denominazione, a partire dalle Unità Geografiche aggiuntive (Uga) del Soave e dalle vigne». Altro punto cardine, la preservazione del paesaggio riconosciuto dalla Fao.
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Cresce l’attesa a Salina per la decima edizione del Malvasia Day, evento dedicato alla viticoltura eroica delle isole Eolie. Quella del 20 luglio 2021 sarà la prima organizzata dal Consorzio di tutela della Malvasia, dopo le edizioni presso la Tenuta di Capofaro della famiglia Tasca d’Almerita.
Sarà una festa dedicata ad un vino leggendario per storicità, ma anche per la capacità di rappresentarne l’identità culturale, viticola ed enologica delle isole Eolie. Con il Malvasia Day 2021 riparte in Sicilia anche il progetto di valorizzazione del turismo e della ristorazione.
LE CANTINE ADERENTI AL MALVASIA DAY 2021
Sarà possibile degustare i vini delle cantine Barone di Villagrande, Caravaglio, Colosi, D’Amico, Fenech, Hauner, Punta Aria, Tenuta Capofaro e Virgona. Per la prima volta aderiscono anche Barbanacoli, Eolia e Tenuta di Castellaro.
«Inaugureremo il Malvasia Day 2021 affrontando il tema della storia della vitigno e il suo indissolubile legame con il territorio», sottolinea Mauro Pollastri, presidente del Consorzio Malvasia delle Lipari.
Con la narrazione della nostra Doc, insieme ai nostri ospiti e produttori, vogliamo suggerire alcuni spunti utili ad interpretare il futuro che ci attende con un occhio globale, puntando su promozione e valorizzazione sia in Italia che all’estero».
SALINA E ISOLE EOLIE SI RILANCIANO
«Un’edizione – aggiunge il vicepresidente del Consorzio, Ivo Basile – che afferma il valore di un’economia sana, che trova il supporto di viticoltori esperti e un rinnovato slancio per l’ottenimento dell’Erga Omnes».
Il Consorzio potrà svolgere funzioni di tutela e sviluppo della denominazione, per un “vigneto Eolie” piccolo, costoso, e che non può non crescere guardando al valore a alla rete tra i produttori».
Alle parole di Ivo Basile si aggiungono quelle di Carlo Hauner, ex Presidente del Consorzio: «L’Erga Omnes ha dato slancio al territorio e quanto seminato negli anni sta portando i suoi frutti, in comparti diversi».
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Il vino italiano è in recupero del 3,5% nel 2021, a fronte del calo del 4,1% registrato nel 2020. Il risultato grazie alla spinta dell’export (+3,8%) che vede il migliore potenziale di crescita in Cina (+6,3%), Canada e Giappone (+5,9% annuo).
È quanto emerge dal primo report congiunto di Area Studi Mediobanca, Ufficio Studi di Sace e Ipsos sul settore vino & spirits italiano. Studio dedicato all’analisi dei mercati domestici e internazionali e alle dinamiche socio-culturali di consumo.
Boom dell’e-commerce (+74,9% le vendite sui siti aziendali) e degli investimenti nel digital (+55,8%) nel 2020. Crescita record per il bio (+10,8%) con un bevitore italiano su quattro si dichiara bio-fan e per i i formati alternativi al vetro (+5,8%).
Aumenta la ricerca di qualità ed esperienza insieme alla voglia degli italiani di frequentare le enoteche con i “non frequentatori” in calo dal 48% pre-pandemia al 42% post-pandemia. Spirits in calo nel 2020 dell’1,7%, ma con un rimbalzo del 5,4% atteso per il 2021.
L’ANDAMENTO 2020 E ATTESE PER IL 2021
Il 2020 dei maggiori produttori italiani di vino ha chiuso con un calo di fatturato del 4,1% (-6,3% il mercato interno, -1,9% l’estero). L’ebit margin ha riportato una lieve contrazione arretrando al 5,8%, rispetto al 6,2% del 2019.
L’incidenza del risultato netto sul fatturato ha performato bene, con una leggera variazione dal 4,2% al 4,1%. I vini frizzanti hanno perso più terreno (-6,7%) dei vini fermi (-3,5%). Le cooperative hanno contenuto la flessione al 2%.
Il canale Gdo ha visto la propria incidenza salire al 38% rispetto al 35,3% del 2019 (a valore è cresciuto del +2,3%). Quello Horeca si contrae dal 17,9% al 13,4% (-32,7%), mentre wine bar ed enoteche passano dal 7% al 6,7% (-21,5%).
L’online è esploso durante la pandemia: +74,9% le vendite sui portali web di proprietà, +435% per le piattaforme online specializzate, +747% i marketplace generalisti. Nel 2020 gli investimenti nel digital dei maggiori produttori di vino sono aumentati del 55,8%, a fronte di un calo del 14,3% degli investimenti complessivi e del 13,4% della spesa pubblicitaria.
Le imprese con fatturato 2020 in aumento hanno venduto vino base (meno di 5 euro) per il 70,8% del loro fatturato. quota che scende al 52,6% all’interno del gruppo di imprese con vendite in calo. Ma lo spostamento verso segmenti più alti appare solo rinviato a quando si assesteranno gli stili di consumo post pandemici.
Sugli scudi il bio, con vendite 2020 in aumento del 10,8%, per una quota di mercato del 2,3%. Tiene il vino vegan (+0,5%, anch’esso al 2,3% del totale). Non fanno ancora presa i vini biodinamici, in caduta del 21,9% e confinati allo 0,1% del mercato.
Infine, il 2020 ha portato uno sviluppo del 5,8% per i vini confezionati in contenitori alternativi al vetro (brick, lattine, bag in box), leggeri, ecosostenibili, adatti all’online e in linea con l’interesse per le novità delle giovani generazioni.
I maggiori produttori di vino si attendono per il 2021 una crescita del 3,5%, che arriverebbe al 4,6% per la sola componente export. Per le maggiori società di spirits, si prevede un anno con vendite in crescita del 5,4% e del 4% per le esportazioni.
VINO E SPIRITS: PROPENSIONE AL CONSUMO INTERNAZIONALE
La mappa mondiale della propensione al consumo di vino e di spirits rivela che il rapporto maggiormente emancipato con il rito del bere è appannaggio dei Paesi di matrice anglofona (Australia, Gran Bretagna e Usa), con sporadiche incursioni di alcuni Paesi dell’Est europeo (Serbia e Polonia, con la Russia più arretrata) e del Nord del mondo (Canada e Svezia).
La Cina emerge come un mercato aperto e tollerante. La core Europe appare ben allineata in posizione intermedia con Germania, Francia e Italia che mostrano livelli simili di accettazione. Più problematico l’atteggiamento nel Sud e Sud Est del mondo, con la sola importante eccezione del Sud Africa. In generale la propensione al consumo di vino è superiore a quello degli spirits.
L’EXPORT ITALIANO
Nel biennio 21-22 si attende un aumento dei consumi di vino del 3,8% l’anno per molti tra i principali mercati. Per i due grandi importatori di vino italiano la crescita media annua è del 2% per gli Usa e del 3,1% per la Germania. In Svizzera i consumi di vino sono attesi stabili.
Discorso a parte per il Regno Unito. Crescita del 2,4% l’anno, ma prospettive complicate dagli sviluppi post Brexit. Opportunità possono arrivare da mercati già noti al vino italiano. Canada e Giappone segnano un consumo atteso in forte crescita (+5,9% annuo per entrambi). ma è la Cina a mostrare uno dei maggiori potenziali con un +6,3% annuo nel biennio 2021-22.
Una curiosità: il Vietnam, mercato ancora molto piccolo, ma che annovera una rilevante crescita dei consumi (+9,6%), anche grazie agli accordi commerciali con l’Ue che proteggono le indicazioni geografiche e riducono le tariffe e i dazi.
Le esportazioni italiane di vini e spirits valgono il 30% delle nostre vendite di alimenti e bevande oltreconfine e ammontano a 7,8 miliardi di euro nel 2020. Il comparto proviene da una crescita pluriennale: +6,3% medio annuo per i vini nel periodo 2010-19, che sale addirittura al +9,7% per gli spirits.
Il 2020 ha segnato una frenata: l’export di vini si è contratto del 2,3%, quello di spirits del 6,8%. Nel 2020 l’export di vino italiano vale 6,3 miliardi di euro e si stappa in prevalenza sulle tavole statunitensi (23,1%), tedesche (17,1%) e britanniche (11,4%).
Il 2020 ha consegnato variazioni differenziate: le nostre vendite sono in flessione negli Stati Uniti (-5,6%) e in Uk (-6,4%), mentre si è mossa in controtendenza la Germania (+3,9%). La pandemia ha colpito pesantemente gli spumanti (-6,9%).
Più modesto l’export italiano generato dal comparto degli spirits, che vale 1,5 miliardi di euro e ha nell’Europa la destinazione privilegiata (60,4%). Due i mercati di sbocco preferenziali, Stati Uniti e Germania, che fanno il 40% del totale.
Nel 2020 lo sviluppo del mercato statunitense (+21,5%) ne ha fatto il primo approdo per le vendite oltreconfine di spirits italiane, scalzando dal primo gradino del podio la Germania (+3,5%).
AD OGNI REGIONE I SUOI VINI
Nel 2019 il Veneto detiene il primato di vino prodotto, sia a volume che a valore, con il 20% del totale nazionale. Segue la Puglia con il 19,6% a volume e il 13,3% a valore. Toscana e Piemonte hanno il 5% circa dei volumi, ma raddoppiano il peso se si guarda al valore.
Le caratteristiche regionali si notano anche nelle dinamiche di esportazione. La principale regione esportatrice, nel 2020, di vini è il Veneto con il 35,5% del totale delle vendite oltreconfine, più del doppio della seconda, il Piemonte con il 17,2%. La Toscana, terza regione, rappresenta il 15,5% dell’export nazionale di vino.
Nell’anno della pandemia il Veneto ha subito un calo dell’export del 3,3%, ma sono diminuite le vendite all’estero anche dei vini di Toscana e Lombardia. Fra le altre regioni il calo più consistente è dell‘Umbria (-24,2%), seguita dalla Valle d’Aosta (-21,9%), dalla Sardegna (-18,8%) e dalle Marche (-14,5%).
In controtendenza i vini del Trentino-Alto Adige, dell’Emilia-Romagna e del Piemonte con aumento delle vendite al di fuori del territorio nazionale. Anche sui conti delle aziende i tratti regionali lasciano la propria impronta.
Il maggior Roi tocca agli abruzzesi (9,7%), piemontesi (8,6%) e veneti (7,8%). Best in class per solidità finanziaria i produttori toscani, con debiti finanziari pari ad appena il 26,8% del capitale investito. Grandi esportatori i produttori piemontesi (66,9%) e toscani (61,7%) che superano il 60% di export sul fatturato.
L’EVOLUZIONE DEI CONSUMI POST-PANDEMIA
La pandemia ha inciso su alcune abitudini di consumo, anche in maniera sorprendente. La propensione dei consumatori ad acquistare bottiglie di vino nei supermercati è calata di 6 punti. Il 58% degli italiani che in epoca pre-Covid si approvvigionava nella Gdo si è ridotto al 52%.
La Gdo rimane il canale preferito per l’acquisto di vino, ma mostra dinamiche in evoluzione con una sempre maggiore ricerca di qualità, specificità e unicità. Un trend confermato dalla percentuale di persone che ha iniziato a frequentare enoteche, cantine e negozi specializzati.
Gli italiani che non si sono mai rivolti a un’enoteca per comprare una bottiglia di vino è in calo dal 48% prepandemico, al 42% attuale. L’aumento degli acquisti in enoteca ha coinvolto, in primis, l’universo femminile con un decremento delle non frequentatrici dell’8% (dal 52% ante Covid al 44% del 2021), ed ha toccato tutti i segmenti della società.
Si ha infatti una riduzione del 5% tra i Millennials, del 6% nella Generazione X e tra i Baby Boomers. Sono in aumento anche gli acquirenti di vino nelle cantine dei produttori: nel periodo pre-Covid gli italiani che non si erano mai recati in una cantina di un produttore erano il 46%, oggi scesi al 39%.
L’acquisto online è la stella dell’ultimo anno con l’e-commerce di proprietà consente alle persone di accedere direttamente al viticoltore. Prima del lockdown il 71% degli italiani non aveva mai fatto un acquisto online dai siti di una cantina, quota scesa oggi di sette punti (64%).
Inoltre, la percentuale di persone che prima del Covid non aveva mai fatto ricorso al sito e-commerce o all’offerta online di una enoteca era del 74%, oggi la percentuale è scesa al 69%. Alcuni tratti accomunano i nuovi comportamenti di acquisto dei consumatori come la ricerca di qualità e il valore del locale, dei suoi prodotti e delle imprese.
In termini di costo della bottiglia, la tendenza, anche se con scostamenti minimi, sembra essere orientata verso due fenomeni. Da un lato una crescente polarizzazione della fascia di prezzo, con l’accentuarsi della forbice tra bottiglie di livello basso e alto. Dall’altro un conseguente indebolimento della fascia di prezzo intermedia, con uno scivolamento verso quella inferiore.
Infine, il tema bio fa registrare tre distinti livelli di interesse. I bio-attratti, altamente interessati ai vini biologici e che rappresentano il 36% dei bevitori I bio-light, caratterizzati da un approccio non convinto e un po’ modaiolo ai prodotti biologici che arrivano al 33%. Infine i bio-refrattari che formano il residuo 31%.
Tra i bio-attratti si possono trovare dei veri e propri bio-fan, che sono in parte anche high-spender, e valgono il 24% dei consumatori di vino.
LE MIGLIORI IMPRESE ITALIANE
La leadership di vendite nel 2020 è appannaggio del gruppo Cantine Riunite-Giv, con fatturato a 581 milioni di euro (-4,4% sul 2019), nettamente distanziato dalla seconda posizione ricoperta da un’altra cooperativa, la romagnola Caviro, il cui fatturato è cresciuto del 10%, avvicinandosi ai 362 milioni di euro. Completa il podio la veneta Casa Vinicola Botter (230 milioni, +6,4%).
Seguono altre cinque aziende con ricavi superiori a 200 milioni di euro: la toscana Antinori, il cui fatturato 2020 pari a 215 milioni di euro ha subito un calo del 12,5%, la trentina Cavit (fatturato 2020 pari a 210 milioni di euro, +9,6% sul 2019), le piemontesi Fratelli Martini (208 milioni di euro, +1,1% sul 2019), Iwb (204 milioni, +29,7%) e la veneta Enoitalia che ha realizzato una crescita del +0,8%, portandosi a 201 milioni di euro.
In merito ai maggiori incrementi di fatturato nel 2020, Iwb domina la scena con un +29,7% che la colloca davanti alla Contri Spumanti con un +13,8%, a Caviro e Mondodelvino, appaiate a +10%, a Cavit (+9,6%) e La Marca (+8,7%), per chiudere con il +6,4% di Botter e il +5,7% di Schenk Italia.
Osservando la redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), il 2020 vede in testa le società toscane e venete. Antinori (26%), Frescobaldi (24,5%) e Santa Margherita (24,2%). La recente acquisizione di Iwb su Enoitalia forma un player da circa 405 milioni di euro che sarebbe secondo in Italia nel 2020.
Le attività del fondo Clessidra (Botter e Mondodelvino) ammontano a circa 353 milioni e ne farebbero il quarto produttore italiano nel 2020, dietro Caviro.
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Tanto Prosecco tra i vini in promozione al supermercato a inizio luglio 2021. La voglia di “bollicine” degli italiani viene letta dai buyer Gdo con puntualità, anche per via delle occasioni di consumo domestico offerte dagli Europei di calcio, con l’Italia in finale domenica 11 luglio, alle ore 21, contro l’Inghilterra.
Nessuna insegna brilla particolarmente, ma si assiste a un livellamento verso l’alto della qualità media delle offerte. Non mancano i vini rosati. Scarseggiano i rossi, proprio per via della stagione calda. Buona spesa!
Volantino Aldi, dal 5 Luglio al 11 Luglio – “Spendi Meno!” Rosso Veneti Igt Appassimento: 8,99 euro (3,5 / 5)
Bonarda d’Oltrepò Pavese: 1,79 euro (2,5 / 5)
Lugana Doc: 4,69 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Brut: 7,99 euro (3 / 5)
Franciacorta Satén: 9,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Bennet fino al 21 Luglio – “Sconto 50% 40% 30%” Garganega Muller Thurgau La Cacciatora: 1,99 euro (2,5 / 5)
Sauvignon Feudi di Romans: 5,58 euro (5 / 5)
Bianco di Custoza Doc Sartori: 2,98 euro (4 / 5)
Rosso o Rosato Maremma Doc Elume Tenuta Sant’Ilario: 3,42 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Toscana Poggio ai Sassi: 2,98 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc o Rosé Filippetti: 2,50 euro (3,5 / 5)
Spumante Ribolla Gialla Principe di Porcia: 3,95 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Iper fino al 14 Luglio, “+ Spendi – Spendi” Prosecco Doc Signoria dei Dogi: 3,49 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg La Gioiosa: 4,79 euro (3,5 / 5)
Prosecco Treviso Doc MO Mionetto: 7,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg Coste Alte: 4,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg Spago La Gioiosa: 4,90 euro (3,5 / 5)
Prosecco Superiore Docg Dry o Extra Dry Bellussi: 6,99 euro (4,5 / 5)
Prosecco Superiore Docg Brut o Extra Dry Bortomiol: 6,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Brut Maschio: 3,99 euro (3,5 / 5)
Asolo Prosecco Superiore Docg Terre d’Italia: 5,49 euro (3,5 / 5)
Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Terre d’Italia: 11,09 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Pisani: 4,99 euro (3,5 / 5)
Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Oro Puro Valdo: 9,90 euro (4 / 5)
Spumante White Edition Mionetto Sergio: 7,99 euro (3,5 / 5)
Valdobbiadene Superiore Docg Terre d’Italia: 7,19 euro (3,5 / 5)
Prosecco Rosé Doc Millesimato Extra Dry Maschio: 4,59 euro (3,5 / 5)
Prosecco Rosé Doc Extra Dry Bolla: 4,49 euro (3 / 5)
Prosecco Rosé Doc Millesimato Brut Oro Puro Valdo: 4,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Market fino al 14 Luglio, “Scorta Vacanze” Gewurztraminer Albenza: 2,90 euro (3 / 5)
Pecorino o Passerina Igt o Montepulciano d’Abruzzo Doc Spinelli: 2,79 euro (4 / 5)
Chianti Docg Villa Montorsoli: 3,19 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Extra Dry Zonin: 3,59 euro (3,5 / 5)
Corvo Bianco o Rosso Duca di Salaparuta: 3,99 euro (3,5 / 5)
Negroamaro Bio Antico Tralcio: 3,89 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Bio Porta dei Dogi: 4,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Express fino al 13 Luglio, “I Fantastici 13” Montepulciano d’Abruzzo Doc o Pecorino Igt Spinelli: 2,99 euro (4 / 5)
Volantino Conad fino al 15 Luglio Prosecco Doc Extra Dru o Rosé Brut Borgo dei Morars: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vernaccia di San Gimignano Docg Buffera: 3,49 euro (3,5 / 5)
Trentino Doc Pinot Grigio Costalta: 3,99 euro (3,5 / 5)
Sicilia Doc Chardonnay o Nero d’Avola Settesoli: 2,99 euro (4,5 / 5)
Terre Siciliane Igt Inzolia o Nero d’Avola Liraci: 2,99 euro (3 / 5)
Volantino Coop fino al 14 Luglio, “Bonus Back” Vini Frizzanti Chardonnay, Pinot Rosa o Verduzzo Maschio: 2,49 euro (3 / 5)
Spumante Pinot Nero o Muller Thurgau Traminer Extra Dry Le Bollè: 2,69 euro (2,5 / 5)
Chianti Docg Loggia del Sole: 4,19 euro (3,5 / 5)
Volantino Coop fino al 21 Luglio, “Sconti 30% 40%”
Prosecco Conegliano Superiore Docg Maschio: 4,99 euro (3,5 / 5)
Garzellino Igt Frizzante Secco, Amabile o Rosé: 1,49 euro (3 / 5)
Bonarda Oltrepò Pavese Doc Le Cascine: 1,99 euro (1 / 5)
New Volantino Esselunga fino al 14 Luglio, “Raddoppia la Convenienza 1+1” Prosecco Terre del Faedo: 2 pezzi 7,39 euro (3,5 / 5)
Chardonnay Terresomme: 2 pezzi 5,40 euro (3,5 / 5)
Ribolla Gialla Forchir: 4,18 euro (3,5 / 5)
Falanghina Feudi di San Gregorio: 6,39 euro (5 / 5)
Muller Thurgau o Pinot Rosé Predom Cantina di Soave: 2 pezzi 3,39 euro (3,5 / 5)
Pinot Grigio o Cabernet Pigro: 3,54 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro secco o amabile Cavicchioli: 2 pezzi 3,90 euro (4 / 5)
Grillo o Nero d’Avola Nadarìa: 2 pezzi 3,85 euro (5 / 5)
Barbera d’Asti Docg Villa Rustica: 2 pezzi 5,49 euro (3,5 / 5)
Cannonau di Sardegna Cantine Dorgali: 2 pezzi 7,10 euro (3,5 / 5)
Volantino Il Gigante fino al 14 Luglio, “Grandi Marche” Bonarda o Riesling Oltrepò Pavese Doc Electum Est: 1,99 euro (1 / 5)
Neropasso, Oropasso o Rosapasso Biscardo: 4,99 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola o Grecanico Doc I Paladini: 1,89 euro (3 / 5)
Chianti Docg Vecchia Cantina di Montepulciano: 2,29 euro (4,5 / 5)
Grignolino Piemonte Doc, Dolcetto d’Alba Doc o Barbera d’Asti Docg Az. Ag. Eredi Angelo Icardi: 3,99 euro (5 / 5)
Gutturnio o Ortrugo Frizzante Colli Piacentini Doc Poggio al Tidone: 2,39 euro (3,5 / 5)
Refosco dal Peduncolo Rosso Doc Borgo dei Vassalli: 4,99 euro (5 / 5)
Maremma Toscana Doc o Ciliegiolo Igt La Pieve: 4,19 euro (3,5 / 5)
Corvo Bianco o Rosso Terre Siciliane Igt Duca di Salaparuta: 3,98 euro (3,5 / 5)
Pinot Nero Vinificato in Bianco, Sauvignon Blanc o Barbera Oltrepò Pavese Doc Le Cascine: 1,99 euro (1 / 5)
Asolo Prosecco Superiore Docg Montelvini: 4,49 euro (4,5 / 5)
Prosecco Treviso Doc Coste Petrai: 3,69 euro (3,5 / 5)
Spumante Le Bollè: 2,49 euro (2,5 / 5)
Volantino Iper, La grande i fino all’11 Luglio, “A tutto risparmio” Vino Nobile di Montepulciano Docg Sigillo Rosso Piccini: 5,49 euro (5 / 5)
Dolcetto d’Alba o Langhe Favorita Doc San Silvestro: 3,99 euro (4 / 5)
Friuli Colli Orientali Doc Zorzettig: 5,90 euro (4 / 5)
Bardolino, Bardolino Chiaretto, Soave, Custoza Doc La Sorte: 2,45 euro (3,5 / 5)
Lugana Doc Campo Tosini Fraccaroli: 4,89 euro (5 / 5)
Cabernet Franc, Merlot, Chardonnay, Sauvignon Venezia Doc Falcaia: 2,99 euro (3,5 / 5)
Primitivo o Vermentino Igt Salento Vecchia Torre: 3,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg I Gelsi: 2,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo, Cerasuolo d’Abruzzo Dop, Pecorino, Passerina terre di Chieri Igt Sistina Citra: 2,94 euro (3,5 / 5)
Bianco o Rosso Terre Sciliane Dop Corvo: 3,99 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola Sicilia Doc Terre dei Vigneti: 1,99 euro (3 / 5)
Gutturnio, Ortrugo, Bonarda, Malvasia Colli Piacentini Doc Le Ghiaie del Tidone Cantina Valtidone: 2,19 euro (3,5 / 5)
Spumante Ribolla Gialla Extra Dry Gasparetto: 2,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Blanc de Blancs Cuvèe Millesimato Terre Nardin: 2,99 euro (3 / 5)
Prosecco Superiore Docg Brut o Extra Dry Jeio: 6,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Asolo Docg Millesimato Rive della Chiesa: 4,99 euro (5 / 5)
Prosecco Doc Extra Dry Villa degli Olmi: 3,29 euro (3,5 / 5)
Chardonnay o Rosato Frizzante Andreas Keller: 1,79 euro (3 / 5)
Volantino Iperal fino al 20 Luglio, “Affari a 1 Euro” Vini Civ&Civ Assortiti: 2,00 euro (3 / 5)
Vini Maschio Assortiti: 2,00 euro (3 / 5)
Vini Villa Mura Assortiti: 2,00 euro (3 / 5)
Montepulciano o Cerasuolo Terramare: 2,00 euro (3 / 5)
Vermentino Toscano Igt Gilgio del Duca: 3,00 euro (3,5 / 5)
Pignoletto del Reno Doc Righi: 3,00 euro (4 / 5)
Chianti Docg Melini: 3,00 euro (3,5 / 5)
Vernaccia di San Gimignano Docg Giglio del Duca: 3,00 euro (3,5 / 5)
Spumanti Mionetto Assortiti: 6,39 euro (3,5 / 5)
Prosecco di Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg La Gioiosa: 10,50 euro (4 / 5)
Spumante Brut Perlage Valtidone: 7,04 euro (5 / 5)
Ciliegiolo Maremma Toscana Doc Vignaioli del Morellino di Scansano: 3,99 euro (5 / 5)
Lugana Doc Sartori: 5,49 euro (4,5 / 5)
Marzemino Doc o Teroldego Doc Mezzacorona: 3,69 euro (4 / 5)
Chiaretto Doc o Groppello Doc Scolari: 3,79 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola Doc o Chardonnay Zibibbo Igt Fatascià: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vini Notte Rossa Assortiti: 3,10 euro (5 / 5)
Volantino Iperal fino al 20 Luglio, “Ancora più offerte”
Teroldego Mezzacorona: 5,90 euro (4 / 5)
Lambrusco di Modena Chiarli: 2,99 euro (3,5 / 5)
Vini Terre Fredde Assortiti: 2,49 euro (3 / 5)
Vini Baroni della Trinacria Assortiti: 3,29 euro (3 / 5)
Volantino IperCoop fino al 14 Luglio “Sottocosto Freschissimi” Bonarda Oltrepò Pavese Doc Torrevilla: 2,69 euro (3,5 / 5)
Vini Frizzanti Maschio: 2,49 euro (3 / 5)
Chianti Docg Loggia del Sole: 4,19 euro (3,5 / 5)
Spumanti Le Bollè: 2,69 euro (2,5 / 5)
Cirò Doc Rosso, Bianco o Rosé Ippolito: 3,99 euro (5 / 5)
Aglianico o Falanghina del Sannio Doc La Guardiense: 3,35 euro (4 / 5)
Basilicata Igt Rosato o Aglianico del Vulture Doc Cantine del Notaio: 6,99 euro (5 / 5)
Salento Igt Rosato Five Roses Leone de Castris: 8,90 euro (5 / 5)
Salento Rosato Igt Negroamaro Susumaniello Marmorelle: 5,59 euro (4 / 5)
Vini Notte Rossa: 3,89 euro (5 / 5)
Sicilia Igt Corvo Bianco o Rosso: 4,29 euro (3,5 / 5)
Etna Doc o Cerasuolo di Vittoria Docg Illustrata: 4,89 euro (3,5 / 5)
Vermentino o Monica di Sardegna Doc Calarens: 2,99 euro (3 / 5)
Terre Siciliane Igt Leone Bianco Tenuta Regaleali Tasca d’Almerita: 9,90 euro (5 / 5)
Cotè Du Rhone Aoc Rosé Les Combes Saint-Sauveur (4 / 5)
Chablis Aoc Moilard: 11,90 euro (4,5 / 5)
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Moncaro: 2,69 euro (3,5 / 5)
Montepulciano o Cerasuolo d’Abruzzo Doc Rocca Ventosa: 1,99 euro (3 / 5)
Grechetto dei Colli Martani Doc Terre della Custodia: 4,49 euro (5 / 5)
Greco di Tufo o Fiano di Avellino Doc Mastrobernardino: 7,95 euro (5 / 5)
Falanghina del Sannio Doc Feudi di San Gregorio: 6,90 euro (5 / 5)
Falanghina Frizzante Igt Borgo San Michele (3,5 / 5)
Lambrusco Otello Etichetta Nera Ceci: 4,79 euro (5 / 5)
Est! Est!! Est!!! Montefiascone Doc Idillium: 2,99 euro (3,5 / 5)
Gutturnio o Ortrugo Frizzante Doc Cantagallo: 3,29 euro (3,5 / 5)
Toscana Rosato Igt Tua Rosa Sensi: 4,79 euro (3 / 5)
Vino Nobile di Montepulciano Docg Fattoria del Cerro: 6,99 euro (5 / 5)
Collio Doc Marco Felluga: 11,90 euro (4,5 / 5)
Ribolla Gialla, Schippettino, Sauvignon o Pinot Girgio Ramato Doc Furlan Faris: 4,89 euro (3,5 / 5)
Bardolino o Soave Classico Doc Sartori: 3,29 (4 / 5)
Raboso Tre Venezie Igp Cescon: 2,99 euro (3 / 5)
Custoza o Bardolino Corte al Lago: 2,99 euro (3 / 5)
Tre Venezie Igt Scaia: 8,90 euro (3,5 / 5)
Chianti Superiore Docg Agricoltori del Geografico: 3,59 euro (5 / 5)
Chardonnay Trentino Doc Mezzacorona: 3,49 euro (3,5 / 5)
Asolo Prosecco Docg La Gioiosa: 4,49 euro (3,5 / 5)
Trento Doc Le Premier Cesarini Sfroza: 8,49 euro (5 / 5)
Gewurztraminer Alto Adige Doc Wilhelm Walch: 9,69 euro (4,5 / 5)
Sauvignon Alto Adige Doc Erste&Neue: 6,49 euro (5 / 5)
Pinot Bianco o Muller Thurgau Alto Adige Doc Bolzano: 6,89 euro (5 / 5)
Riviere Ligure di Ponente Doc Pigato Donne della Torre: 5,85 euro (4 / 5)
Lugana Doc Le Fornaci Tommasi: 8,19 euro (5 / 5)
Traminer Aromatico Igt Villa Folini: 4,99 euro (3,5 / 5)
Pinot Grigio o Marzemino Trentino Doc Cavit: 3,49 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Brut Millesimato Millè Tenuta Villa Crespia: 16,36 euro (5 / 5)
Franciacorta Satèn Castel Faglia: 10,90 euro (5 / 5)
Grignolino d’Asti Doc Duchessa Lia: 4,49 euro (3 / 5)
Langhe Doc Favorita Le Calende Terre del Barolo: 3,49 euro (4 / 5)
Langhe Rosato Doc Azalè Malgrà: 7,90 euro (4 / 5)
Piemonte Rosato o Dolcetto Doc Clavesana: 2,99 euro (5 / 5)
Barbera d’Alba Doc Fontanafredda: 4,69 euro (5 / 5)
Roero Arneis o Roero Rosso Doc Ligabue Teo Costa: 5,69 euro (5 / 5)
Prosecco Doc Brut Dal Bello: 3,49 euro (3,5 / 5)
Bianco o Rosato Frizzante Solegro: 0,99 euro (1 / 5)
Volantino Lidl fino all’11 Luglio, “XXL” Lugana Doc: 4,49 euro (3,5 / 5)
Aglianico del Vulture Dop: 2,79 euro (3 / 5)
Merlot del Veneto Igp: 1,19 euro (2 / 5)
Orvieto Classico Dop: 1,49 euro (3 / 5)
Volantino Pam fino al 14 Luglio, “Pesca i prezzi più succosi”
Chardonnay o Rosè Frizzanate Villa degli Olmi: 1,79 euro (1,5 / 5)
Grillo o Nero d’Avola Sicilia Doc Trinacria: 1,89 euro (3 / 5)
Chianti Docg Riserva Rifugio del Vescovo: 3,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Extra Dry Millesimato Gran Cuvee Maschio: 2,99 euro (3 / 5)
Valdobbiadene Prosecco Superiore Extra Dry Docg Amurabi: 4,49 euro (3,5 / 5)
Garzellino Frizzante Civ&Civ: 1,79 euro (3 / 5)
Montepulciano Doc Citra: 2,29 euro (3,5 / 5)
Soave Doc, Merlot delle Venezie o Chardonnay Pasqua: 2,49 euro (3,5 / 5)
Garganega Veronese igt Cantine di Negrar: 2,99 euro (4 / 5)
Grillo Viognier Igt Terre Siciliane Fazio Wines: 3,99 euro (3,5 / 5)
Igt Terre Siciliane Vivace Cantina Sociale Birgi: 1,39 euro (3 / 5)
Volantino Pam fino al 14 Luglio, “Occasioni Extra Risparmio” Pecorino Igp o Syrah Igp Feudi del Sole: 1,29 euro (3 / 5)
Vini Doc Castelli Romani: 1,79 euro (3 / 5)
Vini Igt Porta Vinaria: 2,99 euro (3 / 5)
Spumante Blanc de blancs Villa Cialdini: 3,99 euro (2,5 / 5)
Fiori d’Arancio Cantina Colli Euganei: 3,99 euro (5 / 5)
Pinot Nero Trentino Doc Cavit: 4,49 euro (3,5 / 5)
Friuli Doc Friulano Margherita Bidoli: 4,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Superiore Valdobbiadene Pirani: 5,49 euro (3,5 / 5)
Volantino Tigros fino al 13 Luglio, “Cosa c’è di Buono Oggi?” Linea Vini Il Gaggio: 2 pezzi 3,40 euro (1 / 5)
Lambrusco Igt Donelli: 2 pezzi 3,00 euro (2,5 / 5)
Vini Frizzanti Maschio: 2,39 euro (3 / 5)
Vini Vivaci Cantina Valtidone: 2 pezzi 5,00 euro (3,5 / 5)
Pignoletto Doc Castelli Modenesi: 2,90 euro (3,5 / 5)
Vini Bacchichetto: 3,49 euro (4 / 5)
Vini Li Nibarj: 4,79 euro (3,5 / 5)
Vini Bio Natum: 3,69 euro (3,5 / 5) Vini Doc Feudo Arancio: 3,99 euro (3,5 / 5)
Pinot Chardonnay Rosè F.lli Pasqua: 2,19 euro (3 / 5)
Lugana Doc Pasqua: 4,49 euro (4 / 5)
Prosecco e Spumanti Ca’ Val: 4,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Antica Sala Sensi: 1,99 euro (3 / 5)
Volantino Unes fino al 13 Luglio, “Il Mercato del Fresco” Champagne Moet Chandon Rosé 36,90 euro (4,5 / 5)
Est! Est!! Est!!! Di Montefiascone Doc Bigi: 3,19 euro (3,5 / 5)
Pinot Rosé, Chardonnay o Verduzzo Maschio: 2,59 euro (3 / 5)
Turà Lamberti: 2,09 euro (3 / 5)
Lambrusco Cavicchioli: 2,39 euro (3,5 / 5)
Spumante Blanc de Blancs Keller: 1,79 euro (3 / 5)
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Matilde Poggi è la nuova presidente dei Vignaioli Europei che si raccolgono nella Cevi, la Confédération Européenne des Vignerons Indépendants. L’organizzazione riunisce e rappresenta i Vignaioli indipendenti europei.
Il nome della vignaiola circolava da tempo come possibile succeditrice al francese Thomas Montagne, che ha guidato la Cevi dal 2011. L’investitura ufficiale arriva dopo 6 anni in cui Matilde Poggi, numero uno in carica della Fivi – Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della Confédération Européenne des Vignerons Indépendants.
È la prima volta per l’Italia alla guida dei Vignaioli Indipendenti d’Europa. Fanno parte di Cevi le associazioni di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Svizzera, Ungheria, Slovenia, Belgio, Grecia, Montenegro e Bulgaria, per un totale di circa 12.000 Vignaioli.
Ringrazio i Vignaioli europei per la fiducia – commenta la neo Presidente Matilde Poggi – e un grazie particolare a Thomas Montagne per avermi voluto come vicepresidente sei anni fa: lavorerò sul solco già tracciato da lui».
«Per Cevi – conclude Matilde Poggi – è un momento importante e dare la presidenza all’Italia rafforza la natura europea della Confederazione. Le sfide che ci aspettano sono tante, in primis la difesa del frutto del nostro lavoro, il vino, prodotto agricolo con una valenza culturale da sempre al centro della dieta mediterranea».
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Champagne a fiumi? Macché. Meglio lo Champagne en liberté. Specie se si tratta di un tributo a un amore incondizionato: quello del distributore Alberto Massucco per le “bollicine” più famose e apprezzate nel mondo.
Un momento di condivisione voluto dall’imprenditore sabaudo, unico italiano a possedere una vigna in Champagne, che lunedì 5 luglio ha chiamato a raccolta clienti e stampa specializzata a Villa Sassi, una delle maestose ville storiche di Torino.
Il ritorno alla libertà, anzi alla liberté, arriva al termine di un anno (e mezzo) in grande spolvero per gli Champagne importati in Italia da Alberto Massucco. Alla battuta d’arresto dell’Horeca, chiusa per decreto in risposta all’emergenza Covid-19, ha fatto eco «l’affetto dei clienti abituali, che non hanno smesso di acquistare e consumare a casa, al posto del ristorante».
«Tra i segnali più significativi – sottolinea Alberto Massucco – c’è stato quello di uno degli chef che per primo ha creduto nella selezione: il pluristellato Giancarlo Perbellini. Arrabbiato per l’ennesima chiusura imposta dalle autorità, si è fatto consegnare a casa una fornitura di 4 cartoni. Ci ha chiesto la consegna in 24 ore. Una “complicazione”, visto il periodo, a cui abbiamo risposto con grande piacere».
Del resto, la cerchia di sostenitori della squadra di Champagne targati Alberto Massucco conta dei fuoriclasse (e delle fuoriclasse, come LesFa’Bulleuses) di fama ormai acclamata.
Presenti a Champagne en liberté 2021 le ormai note etichette prodotte dai vigneronsJean Philippe Trousset (Absolu, Anna T, Rosé) Rochet-Bocart (Blanc de Blancs, Blanc de Noirs), Gallois Bouché (Cuvée fût de chêne 2014), a cui si affiancheranno presto altre chicche.
LE NOVITÀ DEL CATALOGO ALBERTO MASSUCCO CHAMPAGNE
Tre i progetti con cui la distribuzione si rilancia sul mercato, forte di un segno più (40%), sul fronte delle vendite ai privati, nei primi 6 mesi del 2021. In primis la Cuvée Privée del Cambio, voluta da Matteo Baronetto per il ristorante stellato Del Cambio di Torino, icona piemontese.
A inizio 2021 sono volati i primi bouchon della Cuvée Privée che celebra i 30 anni di attività del ristorante Ö magazin di Portofino. Un’etichetta voluta proprio dalle sorelle Mussini. Infine la Cuvée Privée pensata per Ugo Repetto, titolare del bar Morena di Portofino.
“Condirà” i cocktails – in particolare Rossini e Bellini – che scorrono a fiumi – anzi, en liberté – tra le mani del jet set internazionale. Le novità annunciate a Champagne en liberté 2021 non finiscono qui.
«C’è grande attesa anche per cuvée Mirede – annuncia Alberto Massucco – che sarà pronta nel 2022. L’anno successivo, il 2023, sarà l’anno del millesimato Alberto Massucco Grand Cru, un Blanc de Blancs. Visto che manca ancora un po’ di tempo, abbiamo pensato a qualcos’altro, per celebrare l’attesa. Ovvero a Mon idée de Cramant, una cuvée con tiratura limitata a solo 500 bottiglie, rigorosamente numerate».
A realizzarla è Erick de Sousa. Con l’idea – condivisa dal re italiano dello Champagne – di celebrare un millesimo speciale: il 2018. «È stata un’annata di grande qualità – sottolinea Massucco – e le vigne di Cramant, villaggio Grand Cru della Côte de Blanc, hanno prodotto uno Champagne eccezionale, che avremo il piacere di distribuire nella primavera 2022».
A condire annunci e novità del catalogo, sempre a Villa Sassi Torino, il menù pensato appositamente per Champagne en liberté 2021 dallo chef Giovanni Grasso de La Credenza di San Mauro Torinese, oltre alle ostriche di Red Oyster. Un format, unico ideato da Laura Gobbi, per unire bollicine d’elite, alta cucina e cornice glamour. Tre segnali della ripartenza dell’Italia che crede (ancora) nel futuro.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Sequestrati in provincia di Roma oltre 30 mila litri di vino, 60 litri di vari aromi sintetici, caramello e altre sostanze idonee alla sofisticazione dei vini, per complessivi mille litri. È il risultato dell’operazione Ghost wine dei carabinieri del Nas di Roma, dopo l’indagine condotta dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi.
Scoperte diverse cantine fantasma, dedite alla produzione e al commercio di vini sofisticati per un valore superiore ai 500 mila euro, oltre alle attrezzature enologiche e ai serbatoi.
Il blitz, coordinato dal sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Tivoli Giuseppe Mimmo e non a caso denominato Ghost Wine, ha interessato non solo alcuni locali adibiti a cantine fantasma, ma anche abitazioni e pertinenze in uso alle cinque persone indagate.
L’OPERAZIONE GHOST WINE DEI NAS DI ROMA
Le ricerche dei militari e degli ispettori della repressione frodi si sono concentrate sulla ricerca di partite di vino sofisticato e di sostanze “dopanti” come zuccheri esogeni, acidi ed aromi. In particolare, è stato sequestrato uno stabilimento vinicolo non censito nei registri nazionali.
L’indagine è scaturita in seguito alle analisi chimiche su campioni di vini Dop e Igp del Lazio, detenuti all’interno di uno stabilimento enologico in provincia di Roma. I controlli effettuati dal laboratorio Icqrf di Perugia hanno evidenziato la presenza di acqua e zuccheri non naturali dell’uva.
Le investigazioni hanno permesso di accertare che i cinque indagati si avvalevano di forniture di vini da parte di altre cantine, che cedevano prodotti comuni anche “in nero”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Levata di scudi dell’Italia contro il Prošek, il vino dolce croato che Zagabria vorrebbe vedere riconosciuto dall’Ue come Menzione tradizionale. La richiesta è stata avanzata dalla Croazia ai servizi della Commissione europea. L’obiettivo è la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che darebbe il via libera all’etichettatura del vino.
Nello specifico, il Prošek è un vino dolce da dessert prodotto nella sud della Dalmazia, da uve appassite. L’uva Glera non è prevista nel disciplinare. L’uvaggio stabilito riguarda i vitigni Bogdanuša, Maraština, Vugava e Plavac Mali.
Si tratta di uve autoctone croate (le prime tre a bacca bianca, l’ultima a bacca rossa), che danno vita a un passito generalmente molto costoso. Qualcosa di simile al Vino Santo, dunque.
In Croazia se ne producono complessivamente circa 60 milioni di litri all’anno, ovvero circa 80 milioni di bottiglie. Ma per Coldiretti, visto il nome, si tratta comunque di «un attacco al Made in Italy e al Prosecco nazionale».
L’IRA DI COLDIRETTI E FEDERVINI
«Il vino più esportato nel mondo è anche il più imitato – continua il sindacato degli agricoltori – e la decisione rischia di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione Prosecco dai falsi, come in Argentina e Australia».
Dura anche la reazione di Federvini sul Prošek. «Riteniamo questa richiesta inaccettabile – dichiara Albiera Antinori, presidente del Gruppo Vini di Federvini – e appare incomprensibile l’atteggiamento della Commissione Europea che sta lasciando andare avanti il dossier.
Il Regolamento europeo in materia (1308/2013) stabilisce che ogni denominazione di origine, come il nostro Prosecco, deve essere difesa da ogni tentativo di imitazione, anche attraverso la semplice traduzione linguistica. E il termine croato Prošek è semplicemente la traduzione di Prosecco».
Federvini chiede «con forza» che il Governo italiano si faccia «garante della protezione della denominazione e faccia pressione sulla Commissione affinché riconosca l’inammissibilità della richiesta».
«Ogni tentativo di indebolimento della nostra denominazione – aggiunge spiega Micaela Pallini, presidente di Federvini – deve essere respinto con forza. È fondamentale che il sistema Paese si muova unito e in maniera coordinata. Il pericolo è la proliferazione di prodotti che sembrano italiani ma non lo sono».
FEDERVINI: «PROŠEK COME IL PARMESAN»
«Evitiamo di ripetere con il Prošek il caso del Parmesan – ammonisce ancora Pallini – che tanti danni ha arrecato al nostro export caseario. Difendere oggi Prosecco significa tutelare le denominazioni italiane ed europee sul mercato Ue e nei mercati internazionali. Non farlo sarebbe un boomerang ed un grave danno per tutto il sistema vinicolo, italiano ed europeo».
Intanto il Prosecco vola sui mercati. Nel primo trimestre del 2021, lo spumante italiano più venduto nel mondo ha visto un + 8% delle bottiglie esportate nel mondo. Dati che, secondo Coldiretti, «ingolosiscono i falsari con imitazioni diffuse in tutti i continenti».
La confederazione cita per esempio Meer-secco, Kressecco, Semisecco e Consecco. Ma Coldiretti ha smascherato e denunciato anche la vendita di altri prodotti italian sounding, come Whitesecco e Crisecco.
Il falso Made in Italy alimentare vale 100 miliardi nel mondo. Sugli scaffali internazionali, due prodotti su tre che richiamano all’Italia non hanno in realtà nulla a che vedere con l’agroalimentare italiano.
L’ORIGINE DEL PROSEK E LA MENZIONE TRADIZIONALE UE
È l’articolo 112 del regolamento Ue n. 1308/2013 del Consiglio a chiarire quali caratteristiche debba avere una
Menzione tradizionale nell’Unione europea. L’espressione usata negli Stati membri indica «che il prodotto reca una denominazione di origine protetta o un’indicazione geografica protetta dal diritto unionale o nazionale».
Oppure, «il metodo di produzione o di invecchiamento, la qualità, il colore, il tipo di luogo o ancora un evento particolare legato alla storia del prodotto a denominazione di origine protetta o a indicazione geografica protetta». Sono due i tipi di menzioni tradizionali riferite ai vini prodotti nell’Ue.
La prima è utilizzata «al posto di / in aggiunta al riferimento a una Dop», come «appellation d’origine controlee (Aoc in Francia)», «denominación de origen protegida (Do in Spagna)», «denominazione di origine controllata (Doc in Italia)», o per quei prodotti enologici che rechino un’Indicazione geografica protetta (Igp) come «Vin de Pays», «Vino de la Tierra», «Indicazione Geografica Tipica», «Vinho Regional», «Landwein».
La seconda tipologia autorizza la presenza in etichetta di parole come «château», «grand cru», «añejo», «clásico», «crianza», «riserva», «fino», «Federweisser». Secondo l’Ue, «le menzioni tradizionali per i vini trasmettono ai consumatori informazioni circa le specificità e la qualità dei vini, in linea di massima integrando le informazioni fornite dalle denominazioni di origine e dalle indicazioni geografiche protette».
Un esempio è la «Gran Reserva de Fondillón» per vino di uve stramature della Dop Alicante, o il «Cru bourgeois» per vino della Dop Médoc. Sarà l’Ue a stabilire se il Prošek rientra in queste categorie.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
L’emergenza Covid-19 non è riuscita a fermare il Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau, giunto nel 2021 alla maggiore età. La degustazione avvenuta in mattinata è utile a tagliare l’importante traguardo dei 18 anni. Sessanta i vini in degustazione alla cieca a Cembra, finiti sotto l’esame di 18 tecnici di settore tra enologi, sommelier e stampa specializzata.
Ben quaranta i Müller Thurgau provenienti dal Trentino. Un numero considerevole, che consente di tirare le somme sull’evoluzione del Concorso e dei prodotti con il noto vitigno.
«Negli ultimi 6 anni – commenta Mattia Clementi, ex presidente del Comitato organizzatore del Concorso – il profilo dei Muller premiati e le attenzioni dei consumatori durante i giorni della Rassegna sono cambiato molto».
Se un tempo la giuria tendeva a premiare l’intensità olfattiva, ultimamente la giuria sembra propendere per Müller Thurgau più convincenti sotto il profil gustativo. In particolare, vengono apprezzate le etichette che esprimono la tipicità del vitigno, ovvero i toni minerali e sapidi, molto più legati alla montagna».
«Un trend – continua Mattia Clementi – che crediamo sarà confermato anche quest’anno. Uno dei fini ultimi del Concorso Internazionale organizzato annualmente a Cembra è infatti quello di affiancare i consumatori nell’approccio al vitigno. Un vino che può facilmente entrare nelle case per il suo alto gradiente di gastronomicità».
Un concetto espresso anche dall’enologo Matteo Moser. «Il Müller Thurgau è un vino estremamente moderno – spiega – e in linea con la tendenza a una cucina e a una gastronomia che va verso canoni di leggerezza e salubrità».
Non vedo perché bistrattarlo, come purtroppo avviene. Si tratta di un vino che premia sapidità, mineralità e freschezza. I vini a cui chiedere struttura, corpo e alcolicità sono altri».
D’accordo con Clementi e Moser l’altro enologo Walter Webber: «Il Muller è un vino di montagna – commenta – non possiamo pretendere grandi strutture. Il suo punto di forza è la freschezza».
«Non deve essere un Sauvignon – continua il winemaker – e va ricordato che il disciplinare, in Trentino, non permette l’utilizzo di aggiunte di uve aromatiche come Moscato o Gewürztraminer. Cosa aspettarsi? Note vegetali, fresche e tinte agrumate».
LA PREMIAZIONE DEL CONCORSO INTERNAZIONALE VINI MÜLLER THURGAU
Non è un caso, dunque, se nel 2021 il Comitato organizzatore abbia scelto Federico Quaranta per annunciare i vincitori del Concorso. La cerimonia è in programma venerdì 30 luglio, a partire dalle 20.30, nel corso della XXXIV Rassegna Müller Thurgau: Vino di Montagna.
Il noto volto televisivo e anima di Decanter stimolerà il confronto tra produttori e pubblico, vero obiettivo della competizione. A seguire, il conduttore sarà protagonista di un “taste&talk show”.
Una chiacchierata informale per conoscere meglio, tra aneddoti e curiosità, il Müller Thurgau e le sue tante sfaccettature. Ad entrambi gli incontri, che si svolgeranno nel nuovo spazio Fuori di Taste, sarà possibile iscriversi attraverso il sito della manifestazione.
«È una vera soddisfazione essere arrivati anche quest’anno ad una numerica così importante di vini partecipanti – dichiara Renzo Folgheraiter, presidente Comitato Mostra Valle di Cembra – che, peraltro, avrebbe potuto essere anche più alta.
Molte aziende, infatti, vista la situazione, hanno preferito posticipare l’imbottigliamento o stanno attendendo la migliore maturazione, consapevoli della valenza della competizione.
Come si può immaginare è stata oltretutto una corsa contro il tempo, che ovviamente non ha agevolato il contatto con nuove realtà fuori dai confini nazionali».
Sempre secondo Folgheraiter, la manifestazione e il concorso «sono ormai fortemente accreditati verso le cantine produttrici». «Il Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau – conclude – è ormai un appuntamento immancabile del mondo enologico».
Sono 42 i vini del 2020, capaci di mostrare il nuovo corso del vitigno del Trentino. Accanto ai vini più recenti, ben 16 etichette del 2019, una del 2018 e, addirittura, una del 2013. Una riprova di quanto emerso negli ultimi anni di concorso, ovvero la capacità di sfidare il tempo dei vini prodotti con il Müller Thurgau negli areali più vocati.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
C’è una stanza che racconta più di mille discorsi il nuovo corso della Cooperativa La Guardiense. È la barricaia, ricavata nei sotterranei della cantina di Guardia Sanframondi (BN) da quello che, fino agli anni Novanta, era un serbatoio, utile alla raccolta delle fecce. Gli scarti della lavorazione delle uve finivano per riempire i circa 300 metri quadrati dei locali che oggi ospitano moderne barrique, di diverse tostature e legni.
Non fu una magia quella di Domizio Pigna, attuale presidente della cooperativa, in carica proprio dal quel 1997 che è l’anno di svolta per la cantina campana. Con un po’ di superstizione, potrebbe piuttosto trattarsi dell’influsso benefico delle Janare, le streghe di Benevento a cui La Guardiense ha dedicato un’intera linea di vini.
«La donna – spiega Pigna – ha un ruolo centrale nella nostra realtà. La cooperativa è stata fondata nel 1960, in una data particolare: l’8 marzo, Festa della Donna. Una centralità rimasta attuale e anzi rinsaldatasi ai nostri giorni, con i soci ormai diventati mille, rispetto ai 33 iniziali».
«La linea Janare – aggiunge Concetta Pigna, Responsabile ricerca e sviluppo de La Guardiense – allude alle Streghe di Benevento, ma ancor più al carattere indomito delle donne di questo lembo d’Italia. Erano le sacerdotesse di Diana, rappresentanti dello spirito femminile indipendente, combattivo. Donne votate alla sapienza, in una società maschilista che le voleva relegate al ruolo esclusivo di mogli e madri».
Amiamo dire che la saggezza, dalle nostre parti, non è stata bruciata come purtroppo è invece avvenuto nella storia a molte donne emancipate, considerate delle streghe.
In onore delle Janare abbiamo creato un brand evocativo. Per fare in modo che su questo territorio la magia non finisca mai, neppure oggi che La Guardiense è una splendida sessantenne».
Per ogni strega uno “stregone” che – scherzano i vertici della cooperativa di Guardia Sanframondi – risponde al nome di Riccardo Cotarella. È il più noto degli enologi italiani a firmare i 15 vini Janare, sin dal 2006. Al suo fianco, il resident winemakerMarco Giulioli.
LA LONGEVITÀ DELLA FALANGHINA DEL SANNIO
L’enologo della cooperativa La Guardiense, Marco Giulioli, nella barricaia
Tutte le etichette sono prodotte con i vitigni simbolo della zona e della Campania. Falanghina e Aglianico, ma anche Fiano, Greco, Piedirosso e il più raro Coda di Volpe. La vera scommessa è però sulla Falanghina.
«Un vitigno che dovremmo iniziare ad apprezzare per la sua longevità», sottolinea Cotarella. Un concetto sul quale La Guardiense si sta concentrando, anche dal punto di vista commerciale.
«Ho una passione personale per vini complessi e profondi – rivela Roberto Ravelli, responsabile vendite Horeca Nord Italia della cooperativa – e il mercato sta maturando in questa direzione. Più lentamente rispetto a quanto vorremmo, ma pian piano i consumatori stanno capendo che alcuni vini migliorano dopo due o tre anni».
Fondamentale il ruolo della ristorazione. «Il muro incredibile delle nuove annate da avere in carta a tutti i costi sin da gennaio – continua Ravelli – si sta pian piano sgretolando. Le difficoltà di comunicazione non mancano, ma dobbiamo siamo decisi a portare avanti questo concetto, sperando nella collaborazione di chi propone il vino nei ristoranti, nei wine bar e in tutti gli esercizi che vogliono fare cultura in campo enologico»
«Siamo consci che la variabilità dei suoli dei 3.636 singoli appezzamenti a disposizione dei soci de La Guardiense sia una vera ricchezza – sottolinea l’enologo Marco Giulioli (nella foto sopra) – e ci consenta di proporre vini capaci di affrontare il tempo senza paura».
«Tra questi – aggiunge – c’è proprio la Falanghina, uno dei vitigni su cui abbiamo avviato ormai da diversi anni un progetto di zonazione, per la valorizzazione dei “Cru del Sannio” della linea Janare».
JANARE LA GUARDIENSE, LA VERTICALE DI FALANGHINA DEL SANNIO
Falanghina del Sannio Dop 2020 Janare Senete
Giallo paglierino, luminoso. Al naso bel frutto tropicale e vena minerale, tocco erbaceo, ricordi agrumati. In bocca l’ultima “release” de La Guardiense entra larga e tesa, spessa, cremosa, burrosa, ma pur sempre fresca e tesa. Un calice giocato sull’equilibrio tra intensità aromatica e freschezza. Vino che darà certamente soddisfazioni nella sfida con le lancette dell’orologio.
Falanghina del Sannio Dop 2019 Janare Senete
Giallo paglierino poco più intenso del 2020. Naso ancora più cremoso, pieno, burroso, tropicale. Sorso che conserva una buona freschezza e guadagna punti in termini di sapidità, qui ancora più marcata. In chiusura, un tocco leggero di caramella mou e una chiusura amaricante chiamano il sorso successivo.
Falanghina del Sannio 2018 Janare Senete
Giallo paglierino carico. Naso che si è evoluto mettendo il microfono alla frutta esotica e alle tinte tropicaleggianti. Non solo. Tocco di sciroppata, in particolare di albicocca. La 2018, in provincia di Benevento, fu un’annata piovosa e complicata. Ne risulta un nettare dalla pienezza meno esplosa, dotato comunque di una buona freschezza e, soprattutto, di un tono di mandorla amara che consente al sorso di reggersi in equilibrio, verticale.
Falanghina del Sannio 2017 Janare Senete
Alla vista si presenta di un giallo dorato. Al naso un tropicale netto. È frutta a polpa gialla più che bianca, con un tocco prezioso di arancia candita. In bocca è una pregevole vena sapida a fare da spina dorsale. La nota burrosa e cremosa percepita al naso fa capolino in chiusura di sorso, controbilanciando la nota fresca d’arancia.
Falanghina del Sannio 2016 Janare Senete
Giallo dorato, luminoso. Al naso inizia a muoversi su venature sulfuree. Non manca, al naso, una nota di mandorla. Arancia e burro salato costituiscono il fil rouge col resto dei campioni della verticale. Buona la freschezza, che inizia fisiologicamente ad attenuarsi.
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L’assemblea del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg ha eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione chiamato ad eleggere il nuovo presidente. Altissima la partecipazione all’assemblea tenutasi martedì 29 giugno 2021, presso il Cinema Teatro Careni di Pieve di Soligo (TV). Ben 225 i soci che si sono espressi, pari a 28.261 voti su un totale di 29.209 aventi diritto.
Nel nuovo Cda del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg siederanno per gli imbottigliatori: Gianfranco Zanon, Valdo Spumanti (7312 voti); Stefano Gava, Villa Sandi (6243 voti); Lauro Pagot, La Marca Vini e Spumanti (6056 voti); Loris Vazzoler, Santa Margherita (5092 voti); Elvira Bortolomiol, Bortolomiol (4895 voti); Andrea Dal Cin, Canevel Spumanti (4844 voti).
IL NUOVO CDA
Per i vinificatori: Giuseppe Collatuzzo, Cantina di Conegliano e Vittorio Veneto (4982 voti); Piero De Faveri, Cantina Colli del Soligo (4938 voti); Franco Varaschin, Cantina Produttori di Valdobbiadene (4805 voti); Ivo Nardi, Perlage (4599 voti); Gianluca Frassinelli, Az. Agr. Frassinelli Gianluca (4366 voti).
Per i viticoltori: Marco Spagnol, Spagnol Soc. Agr. di Orazio Spagnol & C. (3013 voti); Lodovico Giustiniani, Borgoluce Soc. Agr. (2679 voti); Cinzia Sommariva, Sommariva Soc. Agr. Palazzo Rosso (2557 voti); Leonardo Ronfini, Az. Agr. Ronfini Leonardo (1411 voti).
Presidente del Collegio sindacale sarà Adriano Lorenzon, affiancato dai sindaci effettivi Valerio Fuson, Ermes Busetto e dai sindaci supplenti Giuseppe Fiabane e Andrea Curtolo.
I membri del Collegio dei Probiviri eletti nell’assemblea del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg sono l’avvocato Bruno Barel, il professor Vasco Boatto e l’avvocato Stefano Zanchetta.
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Valorizzare le eterogeneità. L’associazione Grandi Cru della Costa Toscana nasce con l’obiettivo di portare alla ribalta alcuni dei tesori enologici più nascosti della regione. Lo fa attraverso un’Anteprima annuale dei vini prodotti nelle province di Lucca, Massa Carrara, Pisa, Livorno e Grosseto.
Territori diversi fra loro, legati dal comune denominatore dell’influenza del Mar Tirreno. Circa 80 cantine socie, per un totale che supera di poco i 1.500 ettari e i 5 milioni di bottiglie all’anno. Con oltre il 95% della produzione a regime biologico.
Un caleidoscopio di terreni, altitudini e climi, in cui giovani vignaioli che hanno salvato le vigne dei nonni dai rovi si affiancano a realtà più grandi e strutturate. “Grandi Cru della Toscana” che faticano a raccontarsi al pubblico. Al punto che alcuni produttori faticano a ottenere riscontri da parte di pubblico e critica.
PORTE APERTE AI “BIG” NELLA COSTA TOSCANA?
Recentemente, l’arrivo di alcuni capitali stranieri – soprattutto tedeschi affascinati dal “sogno toscano” – ha portato ad una piccola crescita. Ma ancora mancano investimenti in grado di dare al territorio visibilità e notorietà.
Sentimenti contrastanti quelli raccolti tra i produttori che hanno preso parte all’Anteprima 2021 dei Grandi Cru della Costa Toscana, il 26 e il 27 giugno al Real Collegio di Lucca.
C’è chi auspica l’ingresso di grandi nomi del vino italiano. E chi teme la possibile standardizzazione dei prodotti dettata dalla necessità dei “big” di fare volumi. Situazione eterogenea resa ulteriormente complessa dall’emergenza Covid.
I GRANDI CRU DELLA COSTA TOSCANA E L’EFFETTO COVID
Se da un lato il lockdown ha stroncato le vendite nell’Horeca – unico canale disponibile per la maggior parte dei vignaioli dell’associazione – dall’altro ha consentito lo sviluppo di attività parallele.
È il caso della vendita diretta, che ha permesso soprattutto ai produttori più piccoli di mitigare le perdite. Il divieto di circolazione fra regioni ha favorito invece il micro enoturismo locale, in cantina.
Un’occasione nuova per raccontare le storie di uomini dediti ad una viticultura per certi versi “eroica”, ad un pubblico che in molti casi ne ignorava (ed ignora) l’esistenza.
Nuove formule che affiancano alla vendita del prodotto uno storytelling che è, forse, l’unica vera arma di comunicazione nelle mani di un territorio – anzi di territori – erroneamente considerati “minori”, nel mare magnum delle denominazioni della Toscana.
I MIGLIORI ASSAGGI DI WINEMAG.IT ALL’ANTEPRIMA 2021
Maestà della Formica
È Andrea Elmi con la sua cantina Maestà della Formica a cogliere più di chiunque l’attenzione. Il coraggio di fare Riesling Renano in Garfagnana, con una vigna a mille metri sul livello del mare, sulle Alpi Apuane. Ne risulta un vino freschissimo e dagli inconfondibili profumi. Coinvolgente e ricco nonostante i soli 10,5% abv (annata 2019).
Appena 1,8 ettari che danno vita a circa 8.500 bottiglie. In gamma, oltre al Riesling, anche l’Igt Toscana Bianco “Vignesparse”, da uve Trebbiano e Malvasia, l’Igt Toscana Rosso “Gamo” (Syrah, Sangiovese, Gamay, Abrusco) ed il rifermentato “Drankante” (Sangiovese, Moscato d’Amburgo, Ciliegiolo, Abrusco).
A fianco della produzione vinicola Maestà della Formica affianca la coltivazione di erbe e bacche tipiche delle Alpi Apuane e la produzione di conserve di frutti di montagna. Una realtà che da sola è il simbolo dell’eterogeneità di questi territori.
Azienda Agricola Il Verzale
Azienda agricola famigliare di Bigliolo di Aulla (MS), comune più famoso per il Fagiolo di Bigliolo che per il vino. Solo 2 mila bottiglie prodotte per mano del giovane Matteo Del Rio che ha ripreso nel 2019 ad imbottigliare recuperando la produzione di famiglia.
Il bianco “Verzalo” 2019 (80% Vermentino, 20% Sauvignon) è fresco, minerale e non indugia nella piacioneria aromatica del Sauvignon. Freschezza e croccantezza del frutto che contraddistingue anche i due rossi “Origini” 2019 (85% Merlot, 15% Ciliegiolo) e “Origini” 2020 (100% Merlot).
Cantine Belmesseri
Uso di uve autoctone ed internazionali anche per Cantina Belmesseri di Vignola di Pontremoli (MS). Uve che danno vita ai cinque vini dell’azienda fra cui spicca il bianco macerato Igt Toscana “Lagrà” (40% Vermentino, 20% Durella, 20% Albarola, 20% Sauvignon).
Erbe aromatiche, mentuccia, macchia mediterranea ed un frutto tropicale maturo che introducono ad un sorso piacevole, pieno e con un leggero tannino che invita all’abbinamento gastronomico.
Tenuta dello Scompiglio
Oltre 200 ettari, di cui 5 vitati e gli altri gestiti a bosco, per una realtà ben strutturata che punta anche sull’accoglienza, l’arte e le energie rinnovabili. Sei i vini Igt Toscana Rosso in gamma. Fra essi “Lavandaia, Nuova” (Sangiovese) è il più fresco e beverino, l’unico a non fare uso di legno.
“Lavandaia, Madre” (Sangiovese, Colorino, Canaiolo) nasce dalle viti più vecchie della tenuta da cui sono state clonate le altre vigne. Caldo e rotondo unisce sentori di frutti rossi maturi ad un marcato terziario di spezie e boisé. Ingresso di diritto tra i migliori assaggi all’Anteprima Grandi Cru della Costa Toscana 2021.
Società Agricola Le Palaie
Numeri più importanti per Società Agricola Le Palaie, di Peccioli (PI). Sessantamila bottiglie e progetti di crescita per i prossimi anni. Nella gamma colgono l’attenzione l’Igt Toscana Bianco “V” (100% Vionger), dal naso ricco ed aromatico e dal sorso sapido, e l’Igt Toscana Rosso “Gatta ci Cova” (50% Sangiovese, 50% Merlot), fresco, teso e verticale.
Azienda Agricola Suveraia
Circa 7,5 ettari a Monterotondo Marittimo (GR). Una gamma che va dal Monteregio Doc Vermentino 2020, fresco e molto sapido, al Doc Monteregio “Bacucco di Suveraia”, un rosso caldo ed avvolgente che strizza l’occhio ai mercati internazionali.
Nel mezzo l’Igt Toscana “Nocchiarello” 2020, ottenuto dal vitigno autoctono Nocchiarello Spiga di Grano, recuperato dalla cantina Sassotondo in collaborazione con il Crea di Arezzo ed inserito nel registro nazionale solo nel 2017 dopo 15 anni di lavoro.
Un bianco vinificato in anfora dal naso complesso che spazia dalle erbe aromatiche alla scorza di limone. Note floreali e di frutta bianca che nascondo una nota minerale delicata ma ben presente. Sorso avvolgente, fresco, sapido e con una chiusura leggermente amaricante.
Cantine Biagiotti
Viti vecchie quelle di Cantine Biagiotti di Lucca. Ferdinando Biagiotti racconta con orgoglio di quando nel 2005 ha liberato dai rovi una vecchia vigna di Sangiovese, Ciliegiolo e Merlot da cui oggi nasce L’Igt Toscana “Steccofino”, un rosso che fa della complessità al naso e della grande freschezza al palato la sua chiave di lettura.
Fattoria Varramista
Azienda storica i cui primi documenti risalgono al XV secolo. Vini che «hanno la pretesa di essere bevuti». Ed infatti l’Igt Toscana “Varramista” 2015 è un Syrah in purezza dotato di grande slancio. Pienezza del frutto e freschezza che lo rendono un vino di prospettiva ma anche immediatamente godibile.
Colline di Sopra
Al Syrah di Varramistà fa da contraltare l’Igt Costa Toscana Syrah di Colline di Sopra. Un utilizzo del legno nuovo nettamente più marcato che regala evidenti note di vaniglia e spezia dolce, che si integrano col frutto senza soffocarlo.
Poggio Levante
Menzione speciale tra i migliori assaggi all’Anteprima Grandi Cru della Costa Toscana 2021 per l’Igt Maremma Toscana Vermentino “Unnè” 2018 di Poggio Levante. Un vino in grado di spiazzare.
Al naso regala note di idrocarburo più simili a certi bianchi centro europei che ai vini della Costa Toscana. In bocca ecco tronare il varietale accompagnato da un’acidità affilata e da grande sapidità.
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Alla guida del Movimento Turismo del Vino nazionale è stato nuovamente eletto Nicola D’Auria, presidente uscente, che ha presentato una nuova squadra per guidare il triennio di mandato.
«Quanto fatto dal 2018 a oggi – dichiara il neo eletto presidente – è purtroppo stato limitato dagli eventi che tutti conosciamo. Tuttavia sono state gettate basi importanti che, sono certo, con la nuova squadra al mio fianco porteranno al raggiungimento degli obiettivi comuni a tutte le regioni del Movimento».
La rivisitazione dello Statuto Nazionale, l’avvio di importanti relazioni con referenti istituzionali, le partnership con realtà internazionali di settore sono alcuni esempi dei passi avanti fatti dal 2018.
LA NUOVA SQUADRA
Accanto alla riconferma alla vice presidenza del pugliese Sebastiano de Corato si inseriscono nuovi nomi come i consiglieri Valentina Togn, Presidente del Mtv Trentino AA,, Maria Paola Sorrentino, Presidente del Mtv Campania, Stefania Busà, Presidente del Mtv Sicilia e Roberta Lilliu, Presidente Mtv Sardegna, con Filippo Antonelli, Presidente del Mtv Umbria.
«Gli obiettivi – aggiunge D’Auria – sono a portata di mano e sono certo che con questa squadra riusciremo a riconfigurare il Movimento come un unico organismo dinamico. Pur nelle diversità e caratteristiche proprie di ciascuna regione esistono infatti necessità comuni che il direttivo porterà avanti».
«Dal rafforzamento dell’immagine di Mtv – conclude il presidente – alle azioni di marketing finalizzate all’incoming internazionale. Dallo sviluppo dei rapporti istituzionali e al rafforzamento e ampliamento delle partnership fino alla formazione in ambito di marketing dell’accoglienza in Cantina e in ambito di attività fiscali e amministrative connesse al settore del Turismo enogastronomico».
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AssoDistil, in una nota firmata dal Presidente del Comitato Acquaviti Cesare Mazzetti e condivisa da 45 distillerie associate, ribadisce la serietà del settore in risposta ad alcune fake news apparse in recentemente in rete.
Ci vuole più unità nel settore distillatorio e rispetto per tutte le numerose aziende piccole e grandi che lo animano», esordisce AssoDistil.
LA RISPOSTA AI CONTENUTI FUORVIANTI DIFFUSI SUL WEB
«Negli ultimi mesi – spiega la nota di AssoDistil – abbiamo assistito alla diffusione di numerosi e ripetuti contenuti “fuorvianti e maliziosi”, diffusi sul web e a mezzo stampa. Ad esempio, si suggeriva un utilizzo scorretto del caramello da parte di molti produttori italiani al fine di conferire colore ai propri prodotti, simulando invecchiamento in botte».
«Si fornivano interpretazioni unilaterali in merito all’uso del termine artigianale o vademecum per l’interpretazione delle etichette, che implicavano malizia da parte di molti operatori nella creazione delle stesse», prosegue la nota.
LA TRASPARENZA DEL SETTORE DISTILLATORIO
«Vogliamo precisare – si legge nella nota – che il settore distillatorio è un’eccellenza agroalimentare italiana, popolato da tantissime piccole e medie imprese che lavorano seriamente, ogni giorno e da molti decenni, per produrre distillati di alta qualità in condizioni di estremo controllo amministrativo. Ogni goccia di acquavite è tracciata, ogni minuto di invecchiamento è certificato, ogni etichetta è controllata dagli appositi organismi».
«Lasciare intendere che buona parte del settore realizzi delle scorrettezze di questo tipo – sottolineano le 45 distillerie firmatarie – rischia di screditare il lavoro delle aziende e di sminuire il severo controllo degli organi preposti. Tutti noi crediamo che la crescita del comparto possa essere stimolata solo lavorando insieme, concorrendo sul mercato con correttezza».
LA QUALITÀ E IL CONFRONTO FRA GLI OPEATORI
«Tutti noi – aggiungo i firmatari – crediamo che la crescita del comparto possa essere stimolata solo lavorando insieme, concorrendo sul mercato con correttezza. AssoDistil auspica un continuo confronto tra tutti gli operatori, nel pieno rispetto reciproco anche da un punto di vista comunicativo».
«Il settore ha numerose anime, ma deve avere un solo spirito, quello della qualità e della trasparenza. Confidiamo che tutte le distillerie, associate e non, contribuiscano al successo del settore perché solo assieme si vincono le sfide titaniche che vedono le nostre acquaviti competere con brand internazionali nei mercati globali», conclude AssoDistol.
I FIRMATARI
La nota è a firma congiunta del Presidente del Comitato Acquaviti AssoDistil, Cesare Mazzetti e delle distillerie: Acquavite, Distillerie Bagnoli, Distilleria Bartin, Bepi Tosolini, Berta, Bertagnolli, Bonollo Umberto, Bonollo, Bottega, Distilleria Fratelli Caffo, Ciemme Liquori, Andrea Da Ponte, D’Auria, De Luca, Deta Distilleria, Distillati Group, Distribuzione Alcoli Italia, Franciacorta creme, Domenis 1898.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Il Roero punta diventare la prima zona vinicola del Piemonte «libera dal diserbo». Lo comunica il Consorzio di Tutela. L’obiettivo è la «salvaguardia della biodiversità e del paesaggio», da raggiungere attraverso accordi con i Comuni della zona. Un modo per valorizzare il territorio della Docg, patrimonio Unesco.
L’ente che tutela i vini del Roero ha presentato ai sindaci e alle commissioni agricole comunali una proposta per «far inserire nei regolamenti della Polizia Rurale il divieto di utilizzo di prodotti chimici per il diserbo».
«I trattamenti chimici per il diserbo – ammonisce il presidente Francesco Monchiero – mettono a rischio la varietà di specie vegetali e animali che popolano naturalmente l’ambiente e il vigneto, depauperandolo della sua capacità di autoregolarsi e danneggiando il paesaggio».
«In questo momento storico in cui anche il consumatore è più attento alla sostenibilità – continua il numero uno del Consorzio Tutela Vini del Roero – vogliamo assumerci la responsabilità di ridurre il nostro impatto ambientale».
«Sono molto orgoglioso del coraggio che i soci hanno dimostrato nel perseguire un obiettivo non semplice, ma necessario: è una prova del nostro amore per queste terre», conclude Monchiero.
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