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Birra: consumi a +18,4% e +4% di export nel 2021

Birra: consumi a +18,4% e +4% di export nel 2021

Volano i consumi di birra nel 2021 con un aumento record del 18,4% degli acquisti domestici in Italia. A fare da traino le ondate di caldo torrido, con il crescente successo di bionde e rosse artigianali Made in Italy.

È quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Ismea relativi al primo trimestre del 2021 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, diffusa in occasione della Giornata internazionale della birra. Un dato beneagurante rispetto alle difficoltà causate dal Covid al settore che nel 2020, che ha visto un calo del fatturato pari al 35%.

BIRRA: UN SETTORE IN CONTINUA CRESCITA

Il consumo pro capite nel nostro Paese è arrivato a 36,8 litri. La birra rappresenta un traino per l’economia alimentando una filiera che, fra occupati diretti e indotto, offre lavoro a oltre 140 mila persone. In crescita anche le esportazioni dopo le difficoltà registrate lo scorso anno a causa delle pandemia, con un aumento del 4% nei primi quattro mesi del 2021.

A spingere la ripresa è soprattutto la birra artigianale che conta circa 550 milioni di litri prodotti ogni anno, un terzo dei quali arriva da aziende agricole che trasformano direttamente i prodotti agricoli. Un consumo diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari.

Sono i giovani produttori, i più attivi nel settore, a portare profonde innovazioni. Dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialità altamente distintive. Non ultimo forme distributive innovative come i “brewpub” o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

Si stanno peraltro creando anche nuove figure professionali, come il “sommelier delle birra“. Figura che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne i caratteri principali di stile e gusto, per suggerire gli abbinamenti ideali con primi piatti, carne o pesce e anche con i dolci.

BIRRA ARTIGIANALE “MADE IN ITALY”

Proprio per sostenere la produzione tricolore di birra è stato promosso dalla Coldiretti il Consorzio Birra Italiana che garantisce l’origine delle materie prime, dal luppolo all’orzo e la lavorazione artigianale creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari.

Il Consorzio rappresenta il 27% della birra artigianale prodotta in Italia ed oltre il 51% del malto da orzo italiano e oltre la metà dei terreni coltivati a luppolo. Per garantire l’origine del prodotto è stato realizzato anche il marchio “artigianale da filiera agricola italiana” che mira a garantire e tracciare la prevalenza di materia prima dalle campagne del Belpaese, ponendo attenzione sulla remunerazione etica della filiera e di tutti i suoi attori.

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Montefalco: due appuntamenti estivi dedicati al vino

Due eventi in programma ad agosto e settembre a Montefalco (Perugia) dedicati a cibo, vino, musica e arte.

MONTEFALCO SOTTO LE STELLE

Il 10 agosto, nella notte di San Lorenzo, all’interno del centro storico si terrà “Montefalco sotto le Stelle“. L’evento è organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco e dal Comune di Montefalco in occasione dell’iniziativa “Calici di Stelle” del Movimento Turismo Vino e Associazione Città del Vino.

Nei menù alla carta dei ristoranti aderenti – Cinicchia, Coccorone, Federico II, L’Alchimista, Olevm, Osti_Nati Winebar, Re Tartù – saranno protagonisti i vini delle denominazioni Doc Montefalco, Docg Montefalco Sagrantino e Doc Spoleto.

In quattro punti del centro storico sarà possibile osservare le costellazioni e godere dello straordinario spettacolo offerto dagli astri, in collaborazione con il Gruppo Astrofili Monte Subasio. Ad arricchire la serata, la musica itinerante del gruppo “Tritone“, che si esibirà all’interno dei ristoranti aderenti.

ENOLOGICA MONTEFALCO – ABBINAMENTI

Dal 17 al 20 Settembre ritorna “Enologica Montefalco – Abbinamenti“. Evento dedicato al vino in abbinamento al cibo, all’arte e alla musica organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco e La Strada del Sagrantino, con il patrocinio del Comune di Montefalco e della Regione Umbria.

Protagonisti saranno i grandi vini del territorio di Montefalco e Spoleto, tra gastronomia d’eccellenza, musica e arte. Quattro giorni di degustazioni, laboratori, iniziative in cantina ed esperienze al calar del sole. Novità dell’edizione 2021 è la giornata riservata agli operatori del settore, lunedì 20 Settembre.

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UE: arriva il registro ufficiale degli spirits a Indicazione Geografica

l’Unione Europea ha finalmente istituito il registro ufficiale delle bevande spiritose a Indicazione Geografica. I due regolamenti attuativi (Regolamento delegato 2021/1235 e Regolamento di esecuzione 2021/1236) pubblicati a fine luglio, infatti, modificano le regole in materia di domande di registrazione per le IG, modifiche del disciplinare, cancellazione della registrazione all’utilizzo del simbolo dell’Ue e controllo del rispetto dei disciplinari.

LA SODDISFAZIONE DI ASSODISTIL

«Siamo soddisfatti. Finalmente al mondo degli spirits è stata riconosciuta pari dignità rispetto alle categorie di prodotti agricoli che negli anni sono state valorizzate e protette, come i vini e prodotti agroalimentari», dice Cesare Mazzetti, presidente del Comitato Nazionale Acquaviti di AssoDistil.

«Il registro ufficiale istituito dall’Unione Europea – prosegue Mazzetti – fornirà uno strumento molto utile per la tutela e la promozione delle bevande spiritose a Indicazione Geografica. Parliamo di un settore, quello degli spirits a IG, che con oltre 13 miliardi di euro rappresenta una fetta di circa il 14% del mercato globale spirits in Europa».

UN SETTORE IN CRESCITA

Un grande passo in avanti per un settore che, sempre più, sta ricomprendo un ruolo importante all’interno del mercato internazionale. La filiera delle bevande spiritose a Indicazione Geografica, infatti, ricopre il 14% del mercato agroalimentare, che in Europa produce un patrimonio di 77 miliardi di euro.

«Occorre ora – conclude Mazzetti – che il Governo Nazionale si muova velocemente nella stessa direzione dell’Unione Europea, per esempio varando il regolamento per riconoscimento dei Consorzi di Tutela, tanto atteso da tutto il settore. Solo attraverso il riconoscimento, infatti, anche i Consorzi delle bevande spiritose a IG potranno operare efficacemente per la difesa, la promozione e la valorizzazione dei prodotti certificati».

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Sedilesu “famiglia del vino” di Mamoiada: l’azienda si fa in tre con Mulargiu Malarthana e Teularju

Due progetti indipendenti, frutto di un delicato passaggio generazionale nella Sardegna del vino più autentica e profonda. Sedilesu si conferma “famiglia del vino” per eccellenza di Mamoiada (o Mamojà), con la nascita di Mulargiu Malarthana e Teularju. Questi i nomi delle due nuove cantine indipendenti, pur sempre legate a doppio filo alla casa madre.

Due «gemme», come piace definirle Salvatore Sedilesu, nate per dare spazio ai sogni e alle aspirazioni da vignaioli dei numerosi membri della famiglia sarda, nella Barbagia di Ollolai. A spiegare i dettagli dell’operazione è proprio il numero uno della cantina di via Vittorio Emanuele II.

«Io ho cinque figli – chiarisce – mio fratello e mia sorella rispettivamente quattro. Ci siamo dunque ritrovati nella condizione di dare all’azienda continuità generazionale. Per questo abbiamo “gemmato” da Cantina Giuseppe Sedilesu altre due aziende. Abbiamo diviso i corpi dei vigneti, continuando a lavorare stretto tra di noi. Tutta la materia prima che avanza ci viene conferita».

LA CANTINA MULARGIU MALARTHANA

Nel dettaglio, la cantina Mulargiu Malarthana è gestita da Francesco Mulargiu, figlio di Antonietta Sedilesu ed Emilio Mulargiu. Il giovane, da sempre immerso a pieni polmoni nella realtà di Mamojà, gestisce il ristorante Su Tapiu di Mamoiada ed è ormai pronto al vero salto di qualità, nella terra d’elezione del Cannonau di Sardegna.

La denominazione della nuova cantina unisce il cognome di famiglia – Emilio Mulargiu è tra i fondatori della stessa Sedilesu – e il nome della località in cui si trova la vigna di proprietà, Malarthana. «Con la vendemmia 2018 abbiamo prodotto solo 500 bottiglie – spiega Francesco Mulargiu a WineMag.it – ma nel 2019 il numero è salito a circa 4 mila. Con l’entrata in produzione della Riserva, arriveremo a 5 mila totali».

LA CANTINA TEULARJU DI MAMOIADA

«Le due “gemme” nate da Cantina Sedilesu – evidenzia ancora Salvatore Sedilesu – rispecchiano appieno il progetto di zonazione che l’associazione Mamojà vuole portare avanti sul Cannonau. Non a caso, anche la seconda cantina, denominata Teularju, porta il nome della vigna in cui si trova il terreno vitato, ovviamente nel territorio di Mamoiada».

La cantina è gestita da Francesco Sedilesu, fratello di Salvatore. Diecimila le bottiglie prodotte, su due etichette. Due progetti indipendenti, che sposano appieno la filosofia aziendale della casa madre Sedilesu.

«Faranno comunque la loro strada – precisa Salvatore Sedilesu – pur vinificando le proprie uve qui da noi, in cantina, come committenti. Sono due aziende nuove, che sapranno spiegare attraverso i loro vini l’intima interpretazione del territorio di Mamojà».

LA CANTINA SEDILESU

I dati più recenti della “casa madre”, fondata oltre 40 anni fa a Mamoiada, parlano dell’azienda simbolo del territorio, se non altro dal punto di vista dei numeri. Circa 120 mila le bottiglie prodotte in media ogni anno, grazie a 12 ettari di proprietà, 3 in affitto e alle uve di svariati conferitori, che allevano un totale di 5 ettari di vigneto.

Il mercato principale della Cantina Sedilesu è quello della Sardegna, regione in cui viene venduto il 50-60% della produzione. Il 40% circa restante finisce in Europa, con la Svizzera che guida la classifica dell’export. A seguire, Paesi del centro del continente come Germania, Austria e Olanda. Più di recente, la nota cantina di Mamoiada ha aperto sbocchi soddisfacenti negli Usa, in Canada e in Ucraina.

Spazio anche per il “nuovo mondo”, rappresentato dal Brasile. Il 2021, dopo la batosta del Covid-19 che ha segnato il 2020, ha convinto Sedilesu a spingersi verso Oriente, trovando un nuovo importatore in Corea. Vie infinite, insomma, quelle di Mamojà. Una volta di più se, dietro, c’è un’intera famiglia. Due fratelli, una sorella e 13 figli. Tutti nati sotto la stella del Cannonau.

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Istat: bene la Grappa sui mercati internazionali nel 2020

Secondo i dati Istat nel 2020, nonostante l’emergenza sanitaria, la Grappa ha registrato un aumento del 13% per quanto riguarda l’esportazione. Nonostante la pandemia, l’impossibilità degli spostamenti e le frontiere chiuse, l’Europa dice sì alla Grappa, confermandosi ancora una volta il maggior importatore con la Germania capofila.

Oltre l’83% delle distillerie italiane produce Grappa, una Indicazione Geografica che nel 2020 ha rappresentato 69 mila ettanidri, con un lieve calo del 4% rispetto al 2019.

CRESCE LA DISTILLAZIONE CEREALICOLA. LIEVE FELSSIONE DELLE MATERIE VINOSE

Anche nel 2020 il cereale si conferma quale principale materia prima utilizzata per la produzione di alcole etilico, con quasi 700 mila ettanidri prodotti.

La produzione di acquevite di vino e grappa, ovvero i distillati prodotti con le materie prime derivanti dalla filiera vitivinicola, segna invece una flessione del 2%. Nel complesso, la produzione totale di alcol etilico ed acqueviti registra un aumento del 3% rispetto al 2019.

IMPORT ED EXPORT DI ALCOL

Le importazioni di alcol etilico si sono attestate intorno ai 3.100.000 ettanidri, in aumento del 65% rispetto al 2019. Conseguenza diretta della forte domanda nel primo periodo di emergenza epidemiologica Covid-19.

Stabile invece l’export che conferma, in linea di massima, i volumi dell’anno precedente: oltre 470mila ettanidri di alcol etilico esportati, di cui circa l’83% destinato a Paesi dell’UE.

LA PRODUZIONE DI ALCOL NEL MONDO

Il 2020 registra 1 miliardo e 179 milioni di ettanidri di alcoli di origine agricola prodotti nel mondo, una lieve riduzione del 9% rispetto al 2019. Gli Stati Uniti si confermano leader indiscussi con oltre 544 mln di ettanidri, costituendo il 46% della produzione mondiale.

L’Europa costituisce il 7% della produzione mondiale con Francia, Germania e Ungheria, tra i paesi capofila. Infine, l’Italia rappresenta l’1,4% circa della produzione europea con oltre un milione di ettanidri prodotti annualmente.

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Sostenibilità: arrivano i camion ecologici che vanno a whisky

La famosa distilleria scozzese Glenfiddich sta lanciando una flotta di camion appositamente convertiti per essere alimentati con biogas verde prodotto dagli scarti di lavorazione del proprio whisky. La nuova tecnologia è stata sviluppata internamente da William Grant & Sons, la società proprietaria di Glenfiddich.

LA NUOVA TECONOLOGIA DI GLENFIDDICH

Il biogas prodotto dalla distilleria e usato come carburante riduce le emissioni di C02 di oltre il 95% rispetto a diesel e Gpl e deriva dai resti dei chicchi di malto. Chicchi esausti che normalmente vengono smaltiti e solo in parte riciclati come alimentazione per il bestiame.

L’innovativo sistema abbatterà la produzione di gas serra e particelle nocive fino al 99% rispetto agli altri combustibili fossili. Secondo Glenfiddich, ogni camion contribuirà a risparmiare fino a 250 tonnellate di Co2e all’anno, lo stesso vantaggio ambientale che si avrebbe piantando 4.000 alberi ogni anno.

LA FLOTTA DI GLENFIDDICH

L’iniziativa “Fuelled by Glenfiddich” fa parte degli sforzi del marchio per ridurre l’impatto ambientale del processo di produzione di Single Malt con l’obiettivo di raggiungere lo zero termico entro il 2040. La distilleria ha una flotta di 20 camion, tre dei quali sono già operativi con la nuova tecnologia. Gli altri verranno convertiti a breve.

I nuovi veicoli sono progettati per gestire il trasporto in ogni fase del processo produttivo, dell’imbottigliamento, del confezionamento e della spedizione. L’azienda ha costruito speciali stazioni di rifornimento presso la distilleria, a Dufftown, nel nord della Scozia.

«La nostra flotta di trasporto a biogas verde è assolutamente in linea con la nostra etica “Where Next“. Vogliamo sfidarci a cercare sempre “ciò che verrà”, senza riposare sui nostri risultati passati», dichiara Claudia Falcone, Global Brand Director di Glenfiddich.

IL WHISKY: UN’ECONOMIA CIRCOLARE

Glenfiddich, inoltre, punta a rendere disponibile il nuovo carburante e la sua tecnologia anche alla concorrenza nei prossimi mesi. Se il “whiskygas” diverrà lo standard per tutte le distillerie, non solo si avrà un grande beneficio per l’ambiente, ma si abbatteranno anche i costi di smaltimento degli scarti di lavorazione. Un esempio virtuoso di “economia circolare“.

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Icqrf e Guardia di Finanza: maxi sequestro di alcol denaturato

«Ringraziamo l’Icqrf e la Guardia di Finanza per l’ottimo lavoro svolto. La vigilanza è fondamentale per assicurare al consumatore la qualità e la sicurezza dei prodotti dell’agroalimentare italiano».

Con queste parole Sandro Cobror, Direttore generale AssoDistil, commenta i risultati dell’operazione “Bad Drink“, condotta dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi del Mipaaf insieme alla Guardia di Finanza di Napoli. Operazione conclusasi con il sequestro di oltre 2.800 litri di alcol, 9 mila bottiglie di liquori e una grande quantità di confezioni di champagne e vini.

«Il settore distillatorio – prosegue Cobror – prende le distanze da pratiche scorrette che creano sconcerto nel consumatore e minano l’immagine dello stesso settore che invece rappresenta un’eccellenza italiana. Settore popolato da tantissime piccole e medie imprese che lavorano seriamente e con scrupolo ogni giorno per produrre distillati di alta qualità garantita da severi controlli e secondo rigidi protocolli».

«Ogni goccia di acquavite è tracciata, ogni minuto di invecchiamento è certificato, ogni etichetta è controllata dagli appositi organismi. Il nostro settore – conclude Cobror – lavora nel pieno rispetto delle normative».

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I migliori Müller Thurgau al Concorso Internazionale di Cembra 2021

A caccia dei migliori Müller Thurgau? Una risposta arriva dalla 18° edizione del Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau 2021. Svelati venerdì 30 luglio i risultati. Nel medagliere, 11 cantine trentine, 3 altoatesine, una valdostana e 2 tedesche. In particolare, 14 sono etichette della vendemmia 2020, due del 2019 e una del 2018.

I VINI PREMIATI
  • Vigneti delle Dolomiti Igt Müller Thurgau 2020, Azienda Agricola Francesco Moser
  • Vigneti delle Dolomiti Igt Müller Thurgau 2019 “Palai”, Pojer e Sandri
  • Trentino Doc Müller Thurgau 2020 “Athesis Flumen”, Cantina Aldeno
  • Trentino Doc Müller Thurgau 2020 “Lavis Ritratti”, Cantina La Vis-Valle di Cembra
  • Trentino Müller Thurgau 2020, Cantina Rotaliana di Mezzolombardo
  • Trentino Müller Thurgau 2020 “Vini del Gelso”, Cantina Sociale Mori Colli Zugna
  • Trentino Doc Müller Thurgau 2020 “Casata Monfort”, Cantine Monfort
  • Vigneti delle Dolomiti Igt 2020 Müller Thurgau, Cantine Simoni
  • Trentino Doc Superiore Müller Thurgau 2018 “Zeveri”, Cavit
  • Trentino Doc Superiore Valle di Cembra Müller Thurgau 2020, Società Agricola Zanotelli
  • Trentino Doc Superiore Valle di Cembra Müller Thurgau 2019 “Pietramontis”, Villa Corniole
  • Alto Adige Doc Müller Thurgau 2020, Cantina Kurtatsch
  • Alto Adige Doc Valle Isarco Müller Thurgau 2020, Cantina Valle Isarco
  • Alto Adige Doc 2020 Müller Thurgau Kreiter, Malojer Gummerhof
  • Valle d’Aosta Doc 2020 Müller Thurgau, Cave des Onze Communes
  • Müller Thurgau 2020 Pfalz Qualitateswein “In the mood for”, Hammel (Germania)
  • Qualitatswein Baden – Bodensee Müller Thurgau Trocken 2020, Winzerverein Hagnau (Germania)
IL COMMENTO DEL COMITATO MOSTRA VALLE DI CEMBRA

«Si ripete il grande risultato del 2018 – commenta Renzo Folgheraiter, presidente del Comitato Mostra Valle di Cembra – anno in cui avevamo premiato solo Medaglie d’Oro. Una riprova dell’elevato standard qualitativo delle produzioni in gara.

«Anche quest’anno, tra l’altro – aggiunge Folgheraiter – avrebbero meritato la medaglia diverse altre cantine. Ma per regolamento il numero di premiati non può superare il 30% delle etichette partecipanti».

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Sicilia: bene i dati della vendemmia 2020

I numeri ufficiali dell’annata 2020 confermano una produzione di 4,46 milioni di ettolitri per i vini siciliani. Quantità in media con gli ultimi 5 anni ma con un -11,3% rispetto alla media degli ultimi 10 anni. È quanto emerge dall’analisi elaborata dalla società di consulenza vitivinicola Uva Sapiens, sulla base dei dati degli associati Assovini Sicilia.

I DATI DELL’ANNATA 2020

Grillo e Catarratto, sono le varietà che nel 2020 hanno registrato performance produttive e qualitative migliori, con una produzione media di 110 quintali per ettaro, seguiti da Nero d’Avola e Nerello mascalese (70 gli/ha), Chardonnay e Merlot (50 gli/ha).

Secondo il report di Uva Sapiens, la viticoltura siciliana risulta avere una media produttiva che si attesta intorno ai 65 quintali per ettaro, tra le più basse di Italia seconda soltanto alla Toscana e al Piemonte. Rese che varano in base al vitigno, influenzate da variabili come il sistema di allevamento, irrigazione, microclima, suoli.

Uno dei motivi del calo quantitativo negli ultimi dieci anni, è la riconversione, nell’agricoltura siciliana, degli ettari vitati in altre colture, insieme ad una gestione viticola sempre più rivolta a massimizzare la qualità.

Dalla Sicilia orientale a quella occidentale, passando per il centro-sud dell’Isola, l’ideale andamento della stagione climatica lungo tutta la regione ha consentito alle aziende di sfruttare al massimo la maturazione fenolica.

«La vendemmia 2020 è stata qualitativamente molto importante, come si può riscontrare dall’eleganza, freschezza e struttura dei vini prodotti dai nostri associati in tutte le aree dell’ Isola», commenta il presidente di Assovini Sicilia, Laurent Bernard de la Gatinais.

LE PREVISONI PER LA VENDEMMIA 2021

La vendemmia 2021, che dovrebbe iniziare la prima settimana di agosto nella Sicilia occidentale, per poi proseguire nelle settimane successive nel centro-sud e nella Sicilia orientale, si preannuncia di ottima qualità.

«Si prospetta veramente una grande annata per le uve bianche – sono le previsioni di Uva Sapiens – e se il clima non fa brutti scherzi sarà una grandissima annata per i rossi. Fino ad adesso è stata l’annata ideale, abbiamo avuto un inverno lungo, freddo e abbastanza piovoso, che ha permesso alle viti un ottimo riposo».

«Le miti temperature e le poche piogge primaverili, hanno rinfrescato i suoli, permesso un buon accumulo idrico per le piante e non hanno causato problemi fitoiatrici. L’estate fino ad ora è stata calda – aggiunge Uva Sapiens -ma con venti di nord che mantengono le temperature sotto la media degli ultimi 30 anni, conferma che il clima mediterraneo è naturalmente in equilibrio e non teme il climate change».

VINI SICILIANI SEMPRE PIÙ SOSTENIBILI

Continua a crescere il numero di cantine siciliane cantine che aderiscono a protocolli volontari o a certificazioni legate alla sostenibilità. Da SOStain alle altre certificazioni italiane ed europee.

«In Sicilia è nata Fondazione SOStain Sicilia che ha sviluppato un disciplinare di sostenibilità tarato sulle peculiarità della nostra terra», commenta Alberto Tasca, presidente di SOStain Sicilia.

«Questo ci consente – prosegue il presidente – di calare i risultati della ricerca scientifica nel contesto in cui lavoriamo. Posiamo così le misure più adatte per valorizzare i nostri punti di forza e di lavorare in modo più organico e consapevole su tutte le problematiche che inevitabilmente incontriamo».

«Ad oggi, sono 20 le cantine che seguono il disciplinare SOStain e oltre 50 quelle in fase di analisi. Il nostro sogno – conclude Tasca – è giungere a un intero sistema Sicilia sostenibile riconosciuto in Italia e all’estero. Questo farebbe la differenza e ci porterebbe sempre più in alto nell’olimpo dei territori vitivinicoli del mondo».

La Sicilia detiene il 28,8% della superficie biologica complessiva della viticoltura italiana, pari a 84 mila ettari, seguita dalla Puglia che si attesta al 16%, mentre la superficie viticola biologica siciliana rappresenta il 30,9% di tutta la viticoltura siciliana (convenzionale e biologica).

I fattori che permettono alla Sicilia un approccio così fortemente indirizzato alla sostenibilità e al biologico sono molteplici, ad iniziare dal clima mediterraneo. Clima che non risente particolarmente dell’innalzamento delle temperature medie.

Dalle analisi dei dati, si può sostenere che la Sicilia, nel 2020, «non ha subito innalzamenti di temperatura significativi rispetto alla media degli ultimi 30 anni, al contrario di altre regioni viticole nazionali ed europee».

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Lo sfogo di Francesca Bardelli Nonino: «Ho 31 anni e sono abbastanza adulta per parlare di grappa»

Francesca Bardelli Nonino, un cognome “pesante” sulle spalle. Ma un’età che, almeno per qualcuno, sarebbe troppo “leggera” «per poter parlare di grappa». La giovane rappresentante della sesta generazione della nota famiglia friulana ha così deciso di pubblicare su LinkedIn una foto che la ritrae davanti a una sontuosa torta di compleanno. Quella del trentunesimo.

Il messaggio? Parla forte e chiaro – senza piagnistei e senza le ormai consuete, boriose strumentalizzazioni – al mondo della grappa italiana, che pare proprio non rispettarla e accettarla per quello che è: una seria professionista.

LO SFOGO SU LINKEDIN

«Non è oggi il mio compleanno – scrive Francesca Bardelli Nonino sulla piattaforma web di carattere professionale – ma pubblico questa foto perché voglio rendere chiara a tutti la mia età: ho 31 anni».

Ho 31 anni e continuo a ricevere commenti che mettono in dubbio il mio essere abbastanza adulta per parlare di grappa. Lo trovo umiliante. Il mio profilo è aperto e chiunque può vedere il mio curriculum da cui si evince che non sono una “ragazzina”».

«Ho studiato per diventare Sommelier di Associazione Italiana Sommelier – continua la rappresentante della sesta generazione di Nonino – per superare il terzo livello del Wset – Wine & Spirit Education Trust. E sto continuando a studiare, perché voglio essere una professionista aggiornata del mio settore».

«IO, PORTAVOCE DEL DISTILLATO ITALIANO PER ECCELLENZA»

«Sono una donna di 31 anni che ama i distillati che la sua famiglia fa da oltre 120 anni e che continua a formarsi per poter essere degna portavoce della storia, la cultura del distillato italiano per eccellenza: la grappa», si chiude il messaggio social di Francesca Bardelli Nonino.

Per i più curiosi, per i suoi 31 anni, l’ormai certificata “classe 90” di Udine ha scelto una torta di fragole su un letto di crema. Ancor più importante, il sorriso di sempre. Senza sapere che un giorno, proprio quella foto, sarebbe tornata utile per dire “basta”. Prosit.

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Esercito in vigna in Puglia contro la mafia del vino e dell’uva

EDITORIALE – La mettiamo giù pesante, perché la situazione è pesante: in Puglia servirebbe l’esercito in vigna. Non si tratta certo della carenza di vendemmiatori, all’epoca del reddito di cittadinanza. Bensì di un’emergenza ben più grave, che il governo deve risolvere al più presto. Le vigne del Salento e della Daunia, tra Brindisi e Foggia, così come quelle della provincia di Barletta-Andria-Trani, sono in preda da anni alle scorribande della malavita organizzata. Quella che potrebbe essere ribattezzata la mafia del vino e dell’uva.

L’ultimo episodio criminale risale a una settimana fa. Cosimo Fortunato, conferitore della Cooperativa Due Palme di Cellino San Marco, ha trovato mille ceppi di Primitivo danneggiati. Un atto vile, perpetrato nella notte e scoperto solo la mattina dal viticoltore.

MASSERIA LI VELI: 0,4 ETTARI CANCELLATI COL TRATTORE

Per trovare il precedente più recente, non occorre andare troppo indietro nel tempo. Il 29 giungo 2021 a fare i conti con la mafia del vino e dell’uva è stata Masselia Li Veli. Siamo sempre a Cellino San Marco, provincia di Brindisi, per l’esattezza al Km 1 della provinciale Cellino-Campi. Qui è stato cancellato un intero vigneto dedicato alla produzione di vini del Salento: 0,4 ettari abbattuti con un trattore. Sempre nottetempo, perché è al buio che agiscono i vigliacchi.

In un’intervista rilasciata a al Quotidiano di Puglia, Angelo Maci va dritto al punto: «L’atto incendiario dello scorso anno subito da Cantina Due Palme e, subito dopo, la sparatoria sulla vetrata di casa mia ha la stessa regia della distruzione del vigneto della masseria Li Veli e del vigneto dell’amico Cosimo Fortunato».

«Stessi mandanti, stessi esecutori», ha aggiunto il numero uno della cooperativa di Cellino San Marco, che ricopre anche il ruolo di presidente del Consorzio Ue Coop e del Consorzio tutela vini Dop Brindisi e Squinzano.

Se in Puglia si spara sulle case dei presidenti delle cooperative vinicole, l’esercito in vigna è una provocazione poi non così surreale. Di episodi criminali, del resto, sono ormai piene zeppe le cronache. Senza andare troppo lontano nel tempo, nessuno ha dimenticato quanto accaduto a Cantine Rivera di Andria (BT) a febbraio 2021: 35 mila barbatelle rubate nella notte, a poche ore dall’impianto del vigneto sperimentale.

Un colpo durissimo per il patron Carlo De Corato: «Per chi ha commesso il furto – commentava – si tratta solo merce da piazzare sul mercato nero, ma per noi e per l’intero territorio vitivinicolo quelle barbatelle rappresentano il futuro. Per fortuna non tutto è perduto perché il vivaio ne aveva ancora qualche migliaio, da cui ripartiremo. Noi non ci fermiamo e non sarà di certo questo l’ultimo vigneto che pianterò».

GLI EPISODI CRIMINALI IN VIGNA SI SUSSEGUONO DA ANNI

Fece scalpore, nel settembre del 2020, l’arresto di due pregiudicati che si erano inventati un metodo particolare per estorcere denaro ai vignaioli. Prima devastavano i ceppi, poi lasciavano un biglietto manoscritto tra le viti a pergola, indicando come effettuare il pagamento per evitare ulteriori danneggiamenti.

Ancora più indietro, nel 2019, furono svuotati i silos dell’Antica Cantina di San Severo e di Torre Vini Srl di Torremaggiore, causando 1,5 milioni di euro di mancate vendite. In quell’occasione, finirono letteralmente per strada 25 mila ettolitri di vino, contenuti in 15 silos. Da non dimenticare, tra gli altri, anche i danni registrati nel 2016 dal “vignaiolo” Bruno Vespa, che parlò di «mafiosetti locali».

Un vezzeggiativo che, a distanza di anni, sta stretto a un movimento criminale viscido e strisciante, che pare muoversi indisturbato tra le vigne della Puglia, nonostante lo sforzo di carabinieri e uomini delle forze dell’ordine. Troppo pochi, forse, per azzerare la mafia del vino e dell’uva che opera un territorio così vasto. E allora Governo, se ci sei, batti un colpo. Anche due.

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La Marchesa, Miglior cantina Sud Italia 2022 WineMag.it: Foggia nuova rotta della Puglia del vino

Quindici ettari vitati, quasi tutti a circa 300 metri dal corpo dell’azienda. Una masseria nel cuore della Daunia, a poca distanza dal suo luogo simbolo: il castello di Lucera. Una famiglia dedita alla viticoltura. Più di trent’anni di esperienza. Cantina La Marchesa è tutto questo, in uno: cantina dell’anno Sud Italia 2022 per WineMag.it, all’interno della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022.

Una realtà che si fa custode di un tratto di Puglia aspro, generoso. Fin troppo spesso dimenticato. Lo racconta al mondo attraverso i suoi vini. A condurre le vigne è Sergio Lucio Grasso, un vignaiolo vulcanico ed instancabile, legato alle proprie viti come se fossero un’estensione del proprio corpo.

CANTINA LA MARCHESA SUL PODIO DEL SUD ITALIA

A tratti ruvido nei modi, sempre schietto nelle parole, trasmette la sua energia e la vera essenza del territorio nei suoi vini. A fargli da contraltare è la moglie, Marika Maggi. Solare, aperta, fantasiosa donna del vino pugliese. È lei l’anima comunicativa della cantina La Marchesa. I due, insieme, sono una forza della natura.

Una voce unica, all’insegna dell’autenticità della produzione, divenuta l’ennesima ragione di vita comune. Nero di Troia, Montepulciano, Fiano e Bombino Bianco i vitigni coltivati con passione da Cantina La Marchesa e da cui nascono i cinque vini dell’azienda. Custodi di un territorio che merita un posto d’onore nel panorama vitivinicolo italiano.

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Il “vignaiolo alieno” Giampaolo Tabarrini nuovo presidente del Consorzio Vini Montefalco e Spoleto

Giampaolo Tabarrini è il nuovo presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco e Spoleto. La vice presidente è Liù Pambuffetti, figlia dell’ex presidente Amilcare Pambuffetti (cantina Scacciadiavoli).

Per i prossimi tre anni, il Cda sarà composto dai consiglieri Chiara Lungarotti, Devis Romanelli, Filippo Antonelli (ex numero uno del Consorzio), Luca Capaldini, Paolo Bartoloni, Peter Heilbron, Nazzareno Cataluffi, Alessandro Mariani e Gianluca Piernera (Ninni, miglior cantina Centro Italia 2022).

Il Collegio sindacale è composto da Roberto Pambuffetti, Alessandro Giannoni e Giusy Moretti. Il nuovo presidente Giampaolo Tabarrini si è guadagnato il soprannome di “vignaiolo alieno“, affibbiato da WineMag.it per il progetto della nuova cantina in località Case Sparse 58/C, nella frazione Turrita del Comune di Montefalco (PG).

Guiderà il Consorzio dando nuovo impulso internazionale al territorio, senza perdere di vista il volto tradizionale del Sagrantino di Montefalco. Tra i primi temi caldi che dovrà affrontare Giampaolo Tabarrini, la discussione sulla discrezionalità dell’utilizzo del legno per l’affinamento del vino rosso simbolo dell’Umbria.

Giampaolo Tabarrini, il vignaiolo alieno. Nuova cantina “spaziale” a Montefalco

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Italian Wine Brands perfeziona l’acquisizione di Enoitalia

Italian Wine Brands S.p.A. perfeziona l’acquisizione dell’intero capitale sociale di Enoitalia S.p.A.. Conseguentemente Gruppo Pizzolo S.r.l., ex socio di maggioranza di Enoitalia, reinveste nel capitale di Iwb mediante la sottoscrizione e liberazione dell’aumento di capitale riservato approvato dall’Assemblea degli azionisti della Società.

Con la chiusura dell’Operazione nasce il primo gruppo italiano privato nel mondo vinicolo per dimensione. Nell’ambito dell’acquisizione prende corpo il rinnovamento del Consiglio di Amministrazione della Società che vede Alessandro Mutinelli consolidare la propria posizione di Presidente e Amministratore Delegato.

«Abbiamo sempre immaginato – dichiara Mutinelli – che si potesse creare in Italia un gruppo di rilevanza internazionale nel settore del vino. In Iwb non abbiamo mai smesso di crederci, investendo tutte le nostre energie e le nostre competenze».

«Siamo felici – conclude il Presidente – di aver creato il primo gruppo vinicolo privato italiano: questo risultato oggi è stato oggi raggiunto. Ora è il tempo di obiettivi ancora più ambiziosi».

Giorgio Pizzolo assume la carica di Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione di Iwb con deleghe sulle tematiche di produzione industriale. Simone Strocchi mantenere la carica di consigliere a supporto nelle attività di finanza straordinaria del gruppo. Pier Paolo Quaranta mantenere le proprie deleghe sul finance e il ruolo di Investor Relator.

«Enoitalia, tra le prime dieci aziende del panorama vinicolo Italiano, saprà portare competenze, dimensione e tanta voglia di crescere – aggiunge Pizzolo – in un mercato in cui la grandezza, la capacità di innovare, la profondità di gamma sono e saranno sempre più strategiche».

Le tre società operative controllate al 100% da Iwb, Provinco Italia S.p.A., Enoitalia S.p.A. e Giordano Vini S.p.A., vedono altresì confermati nel loro ruolo di Amministratori Delegati, rispettivamente, Alessandro Mutinelli, Giorgio Pizzolo e Pier Paolo Quaranta.

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Argiolas chiama, gli chef rispondono: Alessandro Taras e Massimiliano Conti a Serdiana

Due appuntamenti da non perdere in Sardegna per gli isolani e per i tanti turisti che stanno affollando il mare cristallino della provincia di Cagliari. Argiolas ospita presso la cantina di Serdiana Alessandro Taras, chef di Is Paulis Serdiana e Massimiliano Conti del ristorante La Ciccia di San Francisco.

L’incontro, in programma la sera di mercoledì 28 luglio, si giocherà sui cavalli di battaglia di entrambi; i punti di incontro tra le due cucine. Dall’ostrica in tempura alla zuppetta di pomodoro e anguria con polpo scottato, dalla fregola al ragù di molluschi e zafferano al tonno scottato con melanzane affumicate e salsa al Carignano.

A seguire, il 10 agosto, arriva Calici di Stelle da Argiolas che quest’anno si estenderà dal vigneto Iselis alla nuova zona collinare di Pie Monti. Una zona in cui sono protagoniste le uve autoctone a bacca bianca Vermentino, Nuragus e Nasco.

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XXXIV rassegna Müller Thurgau Vino di Montagna: si potrà ammirare i vigneti eroici da un elicottero

Meno di quarantott’ore all’avvio della XXXIV rassegna Müller Thurgau: Vino di Montagna. La kermesse, nata per valorizzare il Müller Thurgau e il territorio della Valle di Cembra, celebra la culla della viticoltura eroica trentina e gli oltre 700 km di muretti a secco.

In programma nel piccolo comune di Cembra, in provincia di Trento, degustazioni libere e guidate dentro e fuori Palazzo Maffei. Oltre 60 vini in rassegna, oltre a momenti di approfondimento, visite nelle cantine del territorio, trekking e biciclettate tra i vigneti.

Tra gli appuntamenti da non perdere, anche la cena sotto le stelle lungo il viale di Cembra e la possibilità di ammirare i terrazzamenti vitati della Valle di Cembra, a bordo di un elicottero. Il tutto partire dalle ore 18 del 29 luglio e fino al 1 agosto 2021.

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Nasce in provincia di Rovigo la più grande malteria d’Italia

Nascerà a Loreo, provincia di Rovigo, la più grande malteria da birra d’Italia. Si prevede che il nuovo impianto sarà pienamente operativo per la raccolta dell’orzo di giugno 2023. Il progetto è realizzato da Italmalt, azienda del gruppo K-Adriatica che già possiede Agroalimentare Sud, storica malteria di Melfi, Basilicata.

Il nuovo stabilimento dovrebbe essere in grado di produrre 50 mila tonnellate di malto, che andranno ad aggiungersi alle 42 mila tonnellate attualmente prodotte a Melfi. Numeri che porteranno a coprire il 60% del fabbisogno nazionale, stimato in 208 mila tonnellate, oggi coperto solo al 40%.

«Con il nuovo progetto – spiega Giovanni Toffoli, amministratore delegato di K-Adriatica – contiamo di sviluppare ulteriormente il mercato della birra 100% Made in Italy, riducendo le importazioni di malto che oggi sono pari a circa 125 mila tonnellate».

«I contratti di filiera – prosegue Toffoli – coinvolgeranno circa 800 imprese agricole del Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Marche che producono orzo italiano da birra in oltre 20 mila ettari. Coltivazione che rappresenta un’opportunità per l’agricoltura anche con il recupero e la riqualificazione di aree in fasce marginali».

IL PROGETTO

Per la muova malteria K-Adriatica investirà circa 25 milioni di euro, di cui circa 2,4 milioni per lo stabilimento e 22,6 milioni destinata agli impianti tecnologici. Tecnologia e sostenibilità saranno i punti di forza del nuovo impianto. Lo stabilimento utilizzerà solo energia elettrica da cogenerazione con uso del 100% del calore.

È inoltre prevista una riduzione del consumo di acqua del 35% rispetto allo standard. La produzione, che sarà ad elevato grado di automazione e collegata a un sistema integrato di stoccaggio, permetterà di occupare oltre 100 persone tra diretti ed indiretti. Sono infine stimati investimenti fino a 10 milioni di euro per l’indotto.

LO SVILUPPO DELLA FILIERA DELLA BIRRA 100% ITALINA

La creazione del nuovo polo di Loreo rappresenta un tassello importante nello sviluppo della filiera brassicola nazionale. Tema, quello della birra 100% italiana e legata al territorio, in forte sviluppo anche grazie alle varie proposte di Legge Regionale a tutela del patrimonio birraio locale.

Se primi clienti della nuova malteria saranno, chiaramente, i grandi birrifici industriali che operano su suolo italiano, il progetto avrà ricadute anche sulla filiera della Birra Artigianale, sempre più “indipendente” da materie prime internazionali.

«Abbiamo fatto capire – dichiara Teo Musso, fondatore di Baladin e presidente del Consorzio Birra Italiana – che dietro alle birre c’è un mondo fatto di aziende con una loro identità. Con il Consorzio della birra italiana abbiamo costituito un marchio per garantire e tracciare la prevalenza di materia prima da filiera agricola italiana».

«Il consumatore – conclude Musso – deve essere consapevole di bere un prodotto sempre più italiano non solo di brand, ma di materia prima».

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Südtirol Alto Adige Doc Bianco 2020 Laven Bio, Cantina Bolzano

Alte aspirazioni per il Südtirol Alto Adige Doc Bianco 2020 Laven Bio di Cantina Bolzano. Il nuovo vino di casa Kellerei Bozen, riservato al mercato Horeca, punta a esaltare la lava vulcanica da cui ha avuto origine la piastra porfirica bolzanina. Il nome “Laven” non è infatti un caso.

«Il porfido bolzanino – spiega Cantina Bolzano – è una testimonianza, rossa fiammante, dell’energia vulcanica che l’ha creata. Il magma raffreddato e cristallizzato è stato portato in superficie dalla profondità della terra. Il susseguirsi delle eruzioni ha modellato la conca bolzanina e le colline circostanti, come da un maestro artigiano».

Una storia baciata dalle radici delle piante di Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Grigio, le tre varietà scelte per la prima “edizione” di Laven Bio 2020. «Il nostro nuovo vino bianco biologico racconta questo sottosuolo speciale, su cui crescono le viti. Unisce le tre varietà di punta dell’Alto Adige, allevate a Guyot sui terreni porfirici intorno a Bolzano e sul Renon, a 600 metri sul livello del mare».

Le uve maturano alla luce del sole del sud, prima di essere raccolte a mano e pressate in modo molto delicato. Fermentazione alcolica e malolattica si compiono sulle fecce fini. L’affinamento avviene  in contenitori di cemento, rovere (Pyramid) e acciaio.

Le scelte dell’enologo Stefan Filippi e del management di Cantina Bolzano – alla presidenza Michael Bradlwarter e alla direzione Klaus Sparer – sono tutte volte a conferire un carattere unico alla nuova release. «Una cuvée – spiegano all’unisono – che nella sua naturalezza biologica ricorda le origini di Bolzano. Allo stesso tempo, è un vino molto contemporaneo».

LAVEN BIO, LA DEGUSTAZIONE

Südtirol Alto Adige Doc Bianco 2020 Laven Bio, Cantina Bolzano

Il vino si presenta nel calice di un giallo paglierino, con riflessi verdolini. Al naso è intenso ed elegante, su note molto precise di frutta esotica. Spiccano un’ananas e una papaia di perfetta maturità, per la parte polposa. La croccantezza è tutta appannaggio delle note di mela gialla, pera e pesca nettarina.

Sottofondo vanigliato, con uno sbuffo prezioso di pepe bianco che danza sulle venature minerali, pietrose. Al sorso abbina amabilmente le parti “dure” – freschezza e percezione salina, iodica – a quelle “morbide”, della frutta matura. Un gioco che accompagna tutta la beva: dall’ingresso di bocca, fruttato e salino, alla chiusura, fresca ed elegante. Perfetta la corrispondenza delle note, tra naso e palato.

Il nuovo vino bianco Laven Bio 2020 di Cantina Bolzano si abbina alla perfezione a piatti come zuppe di pesce, insalate e preparazioni a base di verdure. La buona struttura del bianco consente anche il food pairing con formaggi di media stagionatura. Importante la temperatura di servizio, attorno ai 12 gradi centigradi.

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Starbucks Milano e il caffè freddo Cold Brew Lemon Sour: il drink rinfrescante dell’estate 2021

Si chiama Cold Brew Lemon Sour ed è uno dei drink analcolici più rinfrescanti dell’estate 2021 di Milano. La bevanda, che vede protagonista il caffè e il succo di limone, è disponibile da Starbucks Reserve Roastery di Piazza Cordusio, 3.

In cosa consiste questo cocktail analcolico? L’ingrediente più importante è uno dei 20 caffè Starbucks Reserve, estratto a freddo per 24 ore. La macinatura utile al Cold Brew (letteralmente “infuso freddo“) è a grana grossa. Occorre un filtro molto resistente, metallico o a calza.

L’altra frazione (consigliato il 50-50) è, ovviamente, quella del Lemon Sour. Una sorta di “spremuta di limone”, con aggiunta (a piacere) di zucchero di canna. In Piazza Cordusio 3, gli esperti di Starbucks Roastery Milano aggiungono anche un ingrediente segreto: un goccio di sciroppo d’acero, utile a rendere cremosa (silky, “setosa”) la texture.

Il risultato è un drink dalla beva spasmodica, servito in un elegante bicchiere Old Fashioned (tumbler basso). Si tratta degli stessi bicchieri utilizzati generalmente per il whisky. Come decorazione, un colorato sorriso di scorzetta di limone e un bacio di marasca nera.

Per i più esigenti, sempre da Starbucks Milano, è disponibile il percorso Cold Craft Discovery Flight. Una degustazione di tre drink a base di caffè e agrumi: Nitro Cold Brew, Cold Brew Lemon Sour e Arancia Rossa. Un’esclusiva riservata ai clienti milanesi di Starbucks.

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Birra umbra agricola ed artigianale: una legge per tutelarla

Dopo Lombardia, Abruzzo e Piemonte è ora l’Umbria a puntare al riconoscimento della propria birra artigianale regionale. È il Consigliere regionale della Lega e vicepresidente dell’Assemblea Legislativa Paola Fioroni ad annunciare di aver depositato come prima firmataria una proposta di Legge Regionale.

Questa legge – dichiara Fioroni – intende individuare e tutelare la birra umbra agricola ed artigianale nella sua specificità ed unicità e sostenere il settore brassicolo regionale attraverso una serie di interventi ed iniziative. Abbiamo definito un piano triennale regionale che prevede un impegno economico annuale per l’attuazione della legge pari ad 80 mila euro nel 2022 e 2023 e 50 mila euro già nel 2021».

«Si intende altresì – aggiunge il Consigliere – introdurre la figura professionale del Mastro Birraio, istituire il registro dei birrifici artigianali ed agricoli umbri e dei relativi mastri birrai. Si creerà inoltre un portale telematico regionale sulla birra agricola e artigianale, con fine pubblicitario e promozionale e per una maggiore conoscibilità dei birrifici agricoli ed artigianali umbri».

UMBIRA: TERRA DI BIRRIFICI

l’Umbria conta numerosi birrifici artigianali, alcuni dei quali fanno uso di materie prime locali e filiera corta, la cui qualità delle birre è riconosciuta sia a livello nazionale che internazionale.

«La birra umbra artigianale e agricola – aggiunge il segretario regionale, Virginio Caparvi – è un prodotto che merita di essere di essere riconosciuto, tutelato e valorizzato, anche attraverso la creazione di un apposito marchio. Intendiamo dare visibilità al modello virtuoso che si è generato nella nostra regione e che ha creato centinaia di addetti qualificati».

La Legge vuole sostenere il settore anche attraverso l’incentivazione all’acquisto di strumenti e macchinari per introdurre processi innovativi nelle lavorazioni. Si vuole inoltre promuovere la formazione e qualificazione professionale attraverso la collaborazione ed apposite convezioni con Università, enti qualificati e centri di ricerca operanti nel territorio regionale.

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Spedire una distilleria scozzese in Cina ed assemblarla a Ordos: ci pensa Mengtai Group

Spedire un’intera distilleria scozzese in Cina ed assemblarla ad Ordos, nella regione della Mongolia Interna. È quanto sta realizzando la cinese Mengtai Group grazie ad un “accordo di progettazione e costruzione” firmato con la scozzese Valentine International del valore di 3 milioni di Sterline, secondo quanto riportato dalla Bbc.

Il progetto nasce da un’idea di Ao Fengting, presidente di Mengtai, e dal suo desiderio di creare un «whisky in grado di vincere premi internazionali».

«La Scozia è la patria del whisky e ha la più lunga esperienza e tradizione della produzione di attrezzature per la distillazione – dichiara David Valentine, presidente e amministratore delegato di Valentine International – motivo per cui Mr. Fengting crede che gli forniremo un progetto di prim’ordine a Ordos».

IL PROGETTO

Proprio in questi giorni oltre 35 tonnellate di attrezzature come alambicchi, pavimenti di maltaggio, tubature, valvole e sistemi di controllo, stanno lasciando la cittadina di Buckie, nel Moray (Scozia), alla vota del porto di Tianjin (Cina).

Una volta giunte ad Ordos ed assemblate le attrezzatture daranno vita alla prima distilleria di whisky della Mongolia Interna. Si prevede che l’impianto sarò operativo entro la fine dell’anno. I lavori di realizzazione sono stati eseguiti dalla Forsyths, nota azienda di Rothes specializzata in impiantistica per Scotch Whisky.

La Forsyths ha inoltre inviato cinque ingegneri per supervisionare l’assemblaggio in Cina, e grazie al proprio team di Hong Kong fornirà i servizi post-vendita.

L’ACCORDO

L’accordo segna la prima avventura nel settore del whisky per Mengtai Group. L’Azienda è una delle più grandi società private della Mongolia Interna ed è specializzata nella produzione di carbone e nella generazione di elettricità.

Valentine International è specializzata nella creazione di iniziative commerciali in Cina. Parallelamente all’accordo di “progettazione e costruzione”, Valentine International ha stipulato un “contratto strategico” con Mengtai per la fornitura di whisky sfusi per i mercati cinesi.

Valentine International non ha voluto far sapere chi sia la distilleria coinvolta nell’affare, ma specifica che si tratta di un produttore «di lunga tradizione».

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Fratelli Martini Secondo Luigi Spa smentisce la trattativa con Latentia

Attraverso una nota alla redazione di WineMag.it, la società Fratelli Martini Secondo Luigi Spa smentisce la possibile trattativa con Latentia Winery, oggetto di un articolo della nostra testata.

«La presente – si legge nella nota – per segnalare l’assoluta erroneità dello scritto in oggetto in relazione sia a possibili integrazioni societarie in termini di partecipazioni riguardanti la summenzionata società, sia a un possibile ruolo gestionale esclusivo in capo al Sig. Angelillo». Di seguito il contenuto integrale della missiva dei legali rappresentanti di Fratelli Martini.

«La presente per conto della società Fratelli Martini Secondo Luigi S.p.A. nonché con riferimento al vostro scritto in data 21 luglio ultimo scorso afferente la medesima entità, gli interessi della quale sono difesi dallo scrivente Studio Legale. La presente per segnalare l’assoluta erroneità dello scritto in oggetto in relazione sia a possibili integrazioni societarie in termini di partecipazioni riguardanti la summenzionata società, sia a un possibile ruolo gestionale esclusivo in capo al Sig. Angelillo. Alla luce di quanto sopra, lo scrivente Studio Legale richiede pertanto – nell’interesse esclusivo della Fratelli Martini Secondo Luigi S.p.A. – l’immediata pubblicazione della smentita qui acclusa, nella sua interezza e senza modifica alcuna. Da ultimo, la presente valga quale formale diffida dal diffondere ulteriori notizie del predetto tenore, con riserva da parte dello scrivente Studio Legale di tutelare gli interessi della propria assistita nelle sedi competenti. Distinti saluti».

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Approfondimenti

Promozione Dop e Igp all’estero, fondi anche per i Consorzi. Origin Italia: «Vittoria per il comparto»

Anche i Consorzi di Tutela potranno beneficiare dei fondi per la promozione di Dop e Igp all’estero. Sono state accolte le richieste di Origin Italia, principale organismo di rappresentanza del sistema agroalimentare certificato.

«Si tratta di una vittoria importante per l’intero comparto – esulta il presidente Cesare Baldrighi – perché consente ai Consorzi di Tutela di avere la possibilità di usufruire di un ulteriore, e quanto mai opportuno, strumento finanziario per la promozione e la tutela all’estero delle Indicazioni Geografiche, sempre più spesso al centro dei fenomeni legati alla frode agroalimentare».

IL DECRETO 31 MAGGIO 2021 IN GAZZETTA UFFICIALE

Ad allargare ai Consorzi di Tutela la platea dei beneficiari è il decreto del 31 maggio 2021 sulle modalità di concessione del contributo diretto a sostenere la promozione all’estero dei marchi collettivi e di certificazione.

Il decreto del Ministero dello Sviluppo economico, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, prevede anche l’incremento della dotazione finanziaria da uno a 2,5 milioni di euro per anno. Aumenta infine l’importo massimo dell’agevolazione, da 70 mila a 150 mila euro per anno.

CONTRASTO ALL’ITALIAN SOUNDING

Un provvedimento che dimostra quanto fossero giuste nel merito le segnalazioni di Origin Italia riguardo all’inclusione legittima dei Consorzi di Tutela, così come previsto dalla Legge di Bilancio 2021», conclude Baldrighi.

Sul fronte del contrasto all’italian sounding interviene oggi anche Andrea Sartori: «È opportuno contrastare il dilagare sul mercato di prodotti falsi e di bassa qualità. È quindi di vitale importanza tutelare il Made in Italy e la qualità dei prodotti italiani grazie anche al sostegno delle istituzioni».

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Consorzio Valpolicella: nasce il primo comitato giovani

Con la prima convocazione ufficiale presso Villa Brenzoni- Bassani, è nato ufficialmente il 20 luglio scorso il primo comitato giovani del Consorzio Vini Valpolicella. A comporlo, 27 candidati dai curriculum che spaziano dalla sfera enologica, all’ambito internazionale e dell’accoglienza in azienda. Tra loro anche molte quote rosa, un terzo dei partecipanti.

«Il gruppo, che diventerà in futuro un organo consultivo della Governance con una modifica dello statuto, ha l’importante obiettivo – spiega Christian Marchesini, presidente del Consorzio – di apportare innovazione in primis, grazie ad una visione dinamica e aperta, ma confidiamo sia anche capace di cooperare insieme al nostro CdA, relativamente a temi caldi per la Doc, come la sostenibilità, la corretta segmentazione dei vini della Valpolicella e la promozione».

A coordinare sarà Davide Manara, classe ’91, che rappresenterà anche i giovani del Consorzio Vini Valpolicella in Federdoc.

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Benvenuto Brunello 2017 anticipato a Novembre 2021

Nuove date e collocazione autunnale per Benvenuto Brunello 2017. Già a partire da quest’anno, l’evento di anteprima del Consorzio del vino Brunello di Montalcino si sposterà in pieno autunno.

La 30a edizione, dedicata al debutto del Brunello di Montalcino 2017 e del Brunello di Montalcino Riserva 2016 è programma nel complesso monumentale di Sant’Agostino dal 19 al 28 novembre.

Una decisione, questa del Consorzio, che nasce «dall’esigenza di rivedere il progetto delle Anteprime di Toscana, già espressa alla Regione e agli altri Consorzi del territorio».

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Gli Editoriali news news ed eventi

La Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 WineMag.it è online: Podere Fedespina cantina dell’anno

Online su Amazon Kindle la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di WineMag.it, che incorona Podere FedespinaCantina dell’anno2022. Anche quest’anno la selezione delle etichette, avvenuta tramite una rigorosa degustazione alla cieca, è giustificata da pochi, semplici dettami. Non mancano le novità, dovute al successo che sta riscuotendo una pubblicazione annuale che si inserisce in un contesto ben più ampio: quello di WineMag Editore.

Chi ci conosce sa che non amiamo nasconderci dietro a un dito e ha compreso l’approccio innovativo del nostro magazine: controcorrente quando serve, irriverente quanto basta, innamorato della verità. E, soprattutto, fedele a un registro che vuole essere caldo e appassionato, pur nell’oggettività assoluta della “terza persona singolare”.

UNA NUOVA COMUNICAZIONE PER IL VINO ITALIANO

Bando all’io e all’ego di cui molti abusano nel settore, dando sfogo a un’interiorità che fa della penna un labirinto, per chi si approccia alla lettura. In fondo, siamo persone semplici a cui piacciono le cose difficili. Le missioni impossibili.

Con tutte le nostre forze stiamo cercando di ridefinire, giorno dopo giorno, attraverso una linea editoriale quotidiana basata su un approccio puntuale, rigoroso e approfondito delle news, i canoni dell’intero panorama della critica enologica in Italia.

Un’oggettività che si riflette anche nella degustazione e nella “costruzione” di una Guida ai migliori vini italiani che fornisca ai lettori – nostro vero punto di riferimento – uno strumento utile per orientarsi nel mare magnum del vino italiano, attraverso una semplificazione di carattere macro-geografico (Nord e Centro-Sud) e suggerimento di decine di vini quotidiani, dall’ottimo rapporto qualità prezzo.

LA DEGUSTAZIONE ALLA CIECA

Ecco dunque grandi nomi accanto a cantine sconosciute. Vini prodotti da grandi cantine e “piccoli” vignaioli artigianali. Nomi storici e realtà che si sono affacciate da poco tempo sul mercato.

Nella Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it trovano spazio vini di impronta tecnica e di “metodo” – in grado ovviamente di sfoggiare la propria identità territoriale – e altri che trasmettono l’emozione dell’artigianalità e della cura manuale, esenti da difetti di natura chimica o accidentale.

Sfumature che convivono perché accomunate dalla bontà e dalla capacità intrinseca di comunicare prima a sorsi e, poi, a parole. Pochi, semplici dettami, dicevamo, per l’appunto.

Al centro dell’attenzione, su tutto, la tipicità e il rispetto del varietale: bando al cosiddetto “gusto internazionale” – ormai cambiato, anche grazie a consumatori sempre più attenti all’autenticità e alla territorialità – e a scelte commerciali che tendono a uniformare le diverse Denominazioni del vino italiano.

VINI BUONI SENZA BANDIERA: “CRU” E “PARCELLE” SUGLI SCUDI

Fortemente connesso al primo caposaldo c’è il nostro desiderio di sotterrare l’ascia dell’integralismo e di quello che ci piace definire “razzismo enologico“: ciò che deve colpire è il vino nel calice, non la filosofia produttiva (“convenzionale“, “naturale“, “biologico“, etc).

L’altro focus della Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it è su produttori e vignaioli che puntano sulla valorizzazione delle espressioni dei singoli “cru” del proprio “parco vigneti”. Alla parcellizzazione e alla valorizzazione della macro eccellenza nella micro selezione.

Il tutto ricordando sempre che siamo sognatori, prima che commentatori e critici del nettare di Bacco. Amiamo le persone vere e i vini in grado di trasmettere personalità, nerbo, carattere, gusto e passione. In una parola? Amiamo il coraggio e chi osa.

LE CANTINE DELL’ANNO

In un anno come il 2021, segnato come il precedente dalla pandemia Covid-19, capace di condizionare pesantemente anche il mercato internazionale del vino riscrivendone gli equilibri e le dinamiche, speriamo di aver costruito l’ennesima “carta” alla portata di tutti (dal professionista al consumatore meno esperto, ma desideroso di bere bene).

Una selezione in cui regioni e denominazioni perlopiù si mescolano, per mostrare il quadro delle bellezza dell’Italia, racchiuse in “bottiglie sparse” di vino. Importante anche lo sguardo delle quattro cantine dell’anno.

Si tratta di Podere Fedespina (Cantina italiana dell’anno 2022), Agricola MoS (cantina dell’anno 2022 – Nord Italia), Ninni (cantina dell’anno 2022 Centro Italia) e La Marchesa (cantina dell’anno 2022 Sud Italia).

Più che cantine, famiglie del vino italiano rispettivamente della Lunigiana (Toscana), della Val di Cembra (Trentino), di Spoleto (Umbria) e della provincia di Foggia (Puglia). È proprio da queste cantine che inizia il racconto di un anno che ci ha reso fieri del nostro lavoro. Buone bevute, con la nostra Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022.

Davide Bortone
direttore WineMag.it


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Mercato degli Spirits: -20% nel 2020

Secondo le stime dell’Osservatorio Spirits di Nomisma il consumo di distillati, liquori e amari nel 2020 registra un calo del 20%. Un dato poco incoraggiante legato all’emergenza sanitaria Covid-19 e alla chiusura dei canali Horeca che, nel 2019, costituivano il 54% del consumo di queste bevande.

Un trend che si ripercuote anche sul piano internazionale, dove si registra un calo significativo dell’export dei distillati. L’Italia chiude a -14%, ma anche Germania, Inghilterra e Stati Uniti, accusano il corpo con una diminuzione rispettivamente del 30%, 22% e 68%.

Se da un lato si riduce l’export, dall’altro si riduce anche il gap economico tra l’Italia e la Germania. Una differenza che nel 2019 si aggirava intorno ai 100 milioni di euro e che ora si è di soli 4 milioni di euro.

COME CAMBIANO MODE E CONSUMI DEGLI SPIRITS

Se tradizionalmente sono bar e ristoranti a guidare mode e consumi del settore liquoristico, il lockdown ha costretto ad un cambio di tendenza verso un maggiore consumo domestico. Le persone, infatti, non hanno rinunciato all’abitudine di consumare distillati e amari nelle proprie abitazioni.

Vino e birra rimangono i re incontrastati delle preferenze degli italiani attestando un consumo introno all’81% per il vino e 80% per la birra. Ma anche il settore dei superalcolici resiste con un positivo 59%. Ma se per il vino e la birra è il prezzo a scegliere l’orientamento e la preferenza, per quanto riguarda i distillati è il brand a fare da padrone.

Ben il 22% dei consumatori sceglie il prodotto in base alla fama del brand che produce quel determinato distillato. Segue il potere digestivo, con un 15% per gli amari e 10% per i distillati. Solo il 13% delle persone sceglie il prodotto in base ai consigli di amici e parenti.

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No all’Asolo Prosecco Rosé Docg: la lettera aperta dei produttori

No all’Asolo Prosecco Rosé. A chiudere le porte alla nuova tipologia sono i Produttori del Territorio dell’Asolo Prosecco Docg, tramite una lettera aperta alle Istituzioni competenti, nazionali e territoriali. L’obiettivo è scongiurare la modifica del disciplinare della Docg Asolo, utile a introdurre una versione Rosé. Una tipologia al momento a disposizione dei produttori della Doc Prosecco.

La modifica, secondo quanto riferiscono i produttori locali, sarebbe stata approvata dal Consorzio Asolo Montello nell’assemblea del 30 giugno 2021 «nonostante il voto contrario dei 2/3 dei soci partecipanti». Un provvedimento che l’ente avrebbe dunque deciso di non comunicare alla stampa, come invece avviene di consueto per tutte le novità del Consorzio.

«Ha infatti prevalso – spiegano i produttori – il peso ponderale di votanti, basato sul numero di bottiglie prodotte, e non l’effettiva rappresentatività numerica dei soci». Si tratterebbe dell’ennesimo punto a favore di chi, come Fivi, chiede la revisione dei meccanismi di rappresentanza all’interno dei Consorzi del vino italiano.

«OPERAZIONE COMMERCIALE»
Secondo i firmatari l’operazione non aggiunge valore alla Denominazione e rischia di tradursi in un’iniziativa meramente commerciale che appiattisce la Docg Asolo ai grandi numeri della Doc. Si genererebbe inoltre confusione nel consumatore, vanificando tutti gli sforzi profusi sino ad oggi per far comprendere la differenza tra Docg e Doc.

I Produttori ribadiscono che, anche in un’ottica di attenzione al mercato, la predilezione dei volumi e dei numeri a scapito della qualità e dell’eccellenza possa rivelarsi una scelta scarsamente strategica, nel medio e nel lungo periodo.

Contestano inoltre la modalità in cui è stato trattato questo importante argomento, senza una discussione preventiva e senza che siano state convocate delle riunioni tra le associazioni di categoria e produttori. Infine l’ipotesi comporta la necessità dell’impianto di nuovi vigneti con un forte impatto sul territorio e sul paesaggio, nonché sul tessuto sociale.

LA LETTERA

All’Ill.mo ministro del Mipaaf
Sen. Stefano Patuanelli

Al Sottosegretario al Mipaaf con delega alle funzioni relative alla filiera Vitivinicola
Sen. Gian Marco Centinaio

Al Presidente della Regione Veneto
Luca Zaia

All’Assessore all’Agricoltura delle Regione Veneto
Federico Caner

Alla Direzione Agroalimentare Regione Veneto
Alberto Zannol

Al Presidente Comitato Nazionale Vini DOP
Michele Zanardo

Al Presidente della Coldiretti Veneto
Daniele Salvagno

Al Presidente della Coldiretti Treviso
Giorgio Polegato

Al Presidente di Confagricoltura Veneto
Lodovico Giustiniani

Al Presidente di Confagricoltura Veneto
Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi

Presidente della CIA Veneto
Gianmichele Passarini

Oggetto: Contrarietà alla proposta di introduzione della tipologia “Asolo Prosecco Rosè Docg”

Facendo seguito all’assemblea del Consorzio Asolo Montello, svoltasi in data 30 giugno 2021, in occasione della quale è stata votata la proposta d’introduzione della tipologia “Asolo Prosecco Rosé” nel disciplinare della Docg Asolo, a nome di un consistente gruppo di produttori del territorio, desideriamo ribadire la nostra netta contrarietà nei confronti di un’operazione che è stata votata in senso contrario dai 2/3 dei soci partecipanti all’assemblea.

Tale operazione infatti non predilige l’identità e la qualità delle vigne, né aggiunge valore a quella che è ormai diventata una delle principali denominazioni spumantistiche d’Italia, ma rischia piuttosto di tradursi in un’iniziativa meramente commerciale che appiattisce la Docg Asolo ai grandi numeri della Doc, ingenerando una notevole confusione anche e soprattutto nel consumatore, vanificando tutti gli sforzi profusi sino ad oggi per far comprendere la differenza tra Docg e Doc.

Riteniamo che questa discutibile iniziativa non tenga alcun conto della storicità della nostra denominazione, grazie alla quale ci è stata riconosciuta la menzione di Prosecco Docg Superiore e che davvero ci permette di esibire con orgoglio un valore che è il fiore all’occhiello delle nostre aziende e delle nostre vigne.

Vi preghiamo di tenere presente che il progetto “Asolo Prosecco Rosé Docg” non sarebbe neanche lontanamente rappresentativo del nostro territorio, considerata la scarsità di vigne di pinot nero.

In uno scenario di mercato che è sempre più consapevole e attento all’autenticità, questa nuova categoria mina la credibilità stessa di ciò che abbiamo faticosamente costruito e andrebbe a tradire in un certo qual modo il patto di fiducia che ci lega ai nostri consumatori, che da sempre accogliamo e accompagniamo per mano alla scoperta del nostro territorio, che è ricco e unico, con tutte le sue specificità che ne costituiscono un valore essenziale e inestimabile.

Tornando alla votazione del 30 giugno scorso, riteniamo del tutto incongruo che a prevalere sia stato il peso ponderale di votanti (per il quale si è tenuto conto del numero di bottiglie prodotte), a scapito della valutazione dell’effettiva rappresentatività numerica dei soci.

Ribadiamo che, anche in un’ottica di attenzione al mercato, la predilezione dei volumi e dei numeri a scapito della qualità e dell’eccellenza, possa rivelarsi una scelta scarsamente strategica, nel medio e nel lungo periodo.

Contestiamo inoltre la modalità in cui è stato trattato questo importante argomento, senza una discussione preventiva e senza che siano state convocate delle riunioni tra le associazioni di categoria e produttori.

In conclusione siamo contrari a questo progetto sulla base di questi elementi che ribadiamo:

  • 2/3 dell’assemblea ha votato contro questa mozione denotando un forte rischio di spaccatura all’interno del consorzio;
  • Mancanza di storicità e di tradizione in questo progetto;
  • Non è stato avviato un iter di discussione condiviso prima dell’assemblea consortile;
  • Questa ipotesi comporta la necessità dell’impianto di nuovi vigneti con un forte impatto sul territorio e sul paesaggio, nonché sul tessuto sociale.

Nella certezza che vogliate appoggiare questa nostra istanza, anche in virtù di una lungimiranza già ampiamente testimoniataci, contiamo su una Vostra attenta disamina e rimaniamo in attesa di un Vostro riscontro.

Cordiali saluti,

Enol. Franco Dalla Rosa
(Portavoce Aziende contrarie all’Asolo Prosecco Docg Rosé)

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A partire dal prossimo primo agosto Agroqualità sarà l’ente di controllo autorizzato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per 169 vini ad indicazione geografica (Docg, Doc, Igt) del Centro e Sud Italia.

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“È con grande senso di responsabilità – prosegue De Micheli – che affronteremo questo incarico nelle nuove regioni. Forti dell’esperienza maturata negli anni con molte delle eccellenze vitivinicole italiane, perseguiremo l’obiettivo di dare valore aggiunto ai produttori e fornire garanzie ai consumatori».

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Sotto i controlli di Agroqualità anche il Greco di Tufo, la Falanghina del Sannio, l’Est!! Est!! Est!! di Montefiascone, il Castelli Romani, il Cannonau di Sardegna, il Vermentino di Sardegna, il Vermentino di Gallura, il Primitivo di Manduria, il Salice Salentino, il Ghemme e il Gattinara.

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