Nella legge di Bilancio 2 miliardi di euro per l’agricoltura. Lo comunica il Mipaaf, dopo il passaggio definitivo alla Camera. Al centro della manovra, la gestione del rischio e la valorizzazione delle filiere agroalimentari e della gastronomia italiana.
Tra le misure previste, il potenziamento delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura. Ma anche la nascita del Fondo di mutualizzazione nazionale a copertura dei rischi catastrofali e di due Fondi a sostegno degli investimenti in beni strumentali e nella valorizzazione di Dop, Igp e Stg e delle eccellenze della ristorazione e della pasticceria italiana.
FONDI RADDOPPIATI RISPETTO ALLO SCORSO ANNO
In campo, spiega il Mipaaf, anche l’implementazione ulteriore delle risorse per le assicurazioni agevolate, oltre a una serie di interventi ad hoc per favorire la transizione ecologica e digitale delle imprese. Non ultimo, incentivare l’ingresso degli agricoltori under 40 in agricoltura e dei giovani diplomati nei servizi enogastronomici e alberghieri.
I fondi destinati a sostenere e rilanciare il settore agricolo arrivano così a 2 miliardi. «Una cifra straordinaria – commenta il Ministero – che raddoppia lo stanziamento complessivo dello scorso anno e che conferma la centralità dell’agricoltura e della filiera agroalimentare nell’agenda politica del Governo».
«Rispetto allo scorso anno – dichiara il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli – abbiamo raddoppiato le risorse, passando da 1 a 2 miliardi di euro. Abbiamo insistito in particolar modo sulla gestione del rischio e sulla garanzia del reddito ai produttori.
PATUANELLI: AL CENTRO LA TRANSIZIONE ECOLOGICA E SOCIALE
Crediamo che le politiche di sostegno all’agroalimentare debbano spostarsi sempre più in questa direzione, insieme a una serie di importanti misure destinate alle filiere. Esse rappresentano un settore determinante per il nostro Paese, in termini produttivi ed economici, ma anche in termini di tutela e salvaguardia del territorio e del paesaggio. Il tutto in un’ottica sempre più rivolta al processo di transizione ecologica, ambientale e sociale».
Oltre alla valorizzazione dei prodotti a denominazione d’origine e indicazione geografica e alla promozione delle eccellenze agroalimentari italiane, il Mipaaf considera «centrali le politiche di filiera».
Lo dimostra il rifinanziamento del Fondo per la competitività delle filiere e dei Distretti del Cibo. Così come il rafforzamento di alcune filiere tra cui quella delle carni bianche, dell’apistica, delle piante officinali, della frutta in guscio e della birra, grazie al taglio delle accise.
Vengono inoltre stanziati importanti fondi per «proseguire l’attuazione della Strategia nazionale forestale». E inserito un capitolo destinato ai produttori di vino Dop e Igp e biologico, per incentivare l’uso dell’innovazione in agricoltura.
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Cantina Toblino deve reintegrare gli enologi licenziati a ottobre 2020. Lo ha stabilito la duplice ordinanza del Tribunale civile di Trento, accogliendo il ricorso di Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli, assistiti dall’avvocato Osvaldo Cantone.
I due winemaker sono tornati sul libro paga della cooperativa trentina il 28 dicembre, per effetto della decisione del giudice del Lavoro Giorgio Flaim. Una chiusura di sipario 2021 indigesta per la cantina della Valle dei Laghi presieduta da Bruno Luterotti e diretta da Carlo De Biasi. Il testo del provvedimento è durissimo: il licenziamento è stato dettato da «fatti inesistenti».
«L’ordinanza del Tribunale civile di Trento – commenta in esclusiva a WineMag.it l’avvocato Osvaldo Cantone – parla da sé. Quello che ci rende più soddisfatti, al di là del reintegro sul posto di lavoro, è che le motivazioni addotte da Cantina Toblino per giustificare il licenziamento sono state definite “inesistenti”. Il giudice ha restituito dignità professionale a due enologi di chiara fama, dopo un licenziamento fortemente lesivo per la loro reputazione».
CANTINA TOBLINO, ENOLOGI LICENZIATI PER «FATTI INESISTENTI»
Oltre al pagamento delle mensilità e dei contributi previdenziali arretrati, la cooperativa dovrà pagare le spese di giudizio. Rigettata, invece, la domanda di risarcimento del danno per diffamazione e ingiuria, generato dalle accuse alla base del licenziamento.
Calcolatrice alla mano, l’ammontare complessivo del risarcimento supera i 150 mila euro. Cantina Toblino stimava invece in 420 mila euro il danno causato dai due enologi, per aver declassato circa 2.500 quintali di uve destinate alla produzione di vini IgtVigneti delle Dolomiti: Nosiola, Schiava e Müller-Thurgau della Valle dei Laghi.
«Come evidenziato nei mesi scorsi anche dal presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella – commenta Lorenzo Tomazzoli – l’enologo di una cantina si rifà alle decisioni dei titolari. Nel nostro caso, come confermato dall’ordinanza, abbiamo eseguito alla lettera le direttive del Cda, declassando le uve conferite dai soci con un grado inferiore a 9% naturali».
In questo senso, la decisione del giudice del Tribunale civile di Trento entra nella storia e fa giurisprudenza. Non è solo una vittoria nostra, ma di tutta la classe degli enologi e degli enotecnici italiani».
TOMAZZOLI: «GLI ENOLOGI? SPESSO SOLO TOPI DI CANTINA»
«Persone che lavorano nelle retrovie – chiosa Lorenzo Tomazzoli – veri e propri “topi di cantina” a cui spesso non vengono riconosciuti i meriti, attribuiti ad altri. Io e il collega Marco Pederzolli non vediamo l’ora di tornare sul nostro posto di lavoro, per ricominciare da dove avevamo lasciato. A testa alta».
Parole tutt’altro che scontate quelle del noto e pluripremiato enologo trentino. «Sono stati 14 mesi durissimi per me e per la mia famiglia – confessa ancora l’enologo a WineMag.it -. In attesa della decisione del giudice mi sono proposto alle due maggiori cantine trentine, Mezzacorona e Cavit».
«Entrambe si sono dichiarate disposte ad accogliermi a braccia aperte, una volta chiuso definitivamente il capitolo giudiziario. Tornerò invece a Cantina Toblino, forte del fatto che le accuse mosse nei nostri confronti siano state ritenute infondate. Fra tre anni andrò in pensione senza macchie sul curriculum».
LICENZIAMENTO ENOLOGI CANTINA TOBLINO: GLI STRASCICHI
Ad occuparsi della vicenda del licenziamento degli enologi di Cantina Toblino era stato anche il Consiglio provinciale di Trento. Come riportato da WineMag.it – unica testata nazionale di settore ad aver dato spazio al caso, ndr – nel novembre 2020 il consigliere Filippo Degasperi (Gruppo Consiliare Onda Civica Trentino) chiamava in causa la cooperativa di Sarche di Madruzzo, attraverso un’interrogazione rivolta al presidente Walter Kaswalder.
Oggi, a commentare l’esito della duplice ordinanza firmata dal giudice Giorgio Flaim è la Flai-Cgil, sindacato di categoria di riferimento per i lavoratori agricoli e dell’industria di trasformazione alimentare.
Non solo i licenziamenti sono stati annullati – evidenzia il segretario generale del Trentino, Elisa Cattani – ma Cantina Toblino è stata condannata al reintegro sul posto di lavoro di Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli, ad un cospicuo risarcimento economico, al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali dal giorno del licenziamento fino a quello dell’effettiva reintegra e alla refusione di tutte le spese legali sostenute dagli enologi».
«Riteniamo si tratti di un’enorme vittoria per tutte le lavoratrici e i lavoratori, enologi in primis in questo caso, che non debbono mai smettere di credere nella possibilità di vedere rispettati e tutelati i propri diritti», conclude Elisa Cattani.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Sono 27 le cantine del Consorzio Suvereto e Val di Cornia Wine, con un potenziale di 4 milioni di bottiglie. Il nuovo organismo, costituito l’11 settembre 2021 con l’elezione del presidente Nico Rossi (Gualdo Del Re) punta ora a spostare la bilancia della produzione dall’Igt alle tre Denominazioni d’origine della zona, in provincia di Livorno: Suvereto Docg, Rosso della Val di Cornia Docg e Val di Cornia Doc.
Un obiettivo raggiungibile grazie agli 850 ettari a disposizione delle aziende del Consorzio Suvereto e Val di Cornia Wine. Si tratta di Agricola Carlini, Brugali Lorenzo, Colle Vento, Frascolla Giovanni, Gualdo del Re, Giomi e Zannoni, I Mandorli, Il Bruscello, Il Falcone.
E ancora: Incontri, La Batistina, La Bulichella, La Fralluca, Macchion dei Lupi, Montepeloso, Petricci e Del Pianta, Petra, Poggio Banzi, Rabitti, Renis, Rigoli, Sant’Agnese, Sasso Orlando, Tenuta Casadei, Terradonnà, Terravita e Tua Rita.
Sono lieto di rappresentare un gruppo così importante di produttori – commenta il presidente Nico Rossi -. Aderendo al Consorzio, dimostrano la volontà di intraprendere assieme un percorso difficile ma foriero di grandi soddisfazioni.
È solo unendo le forze che Suvereto e la Val di Cornia potranno ritagliarsi quel ruolo che gli compete nel panorama enologico e turistico».
VINI SUVERETO E VAL DI CORNIA: LE TRE DENOMINAZIONI
Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese sono i tre principali vitigni a bacca rossa della zona di Suvereto e della Val di Cornia. Coprono circa il 70% del vigneto complessivo. Al loro fianco, non trascurabili porzioni di Cabernet Franc (6%), Petit Verdot (6%) e Syrah (5%).
Importante anche la presenza del Vermentino. Copre il 7% del vigneto locale e rappresenta, da solo, l’80% delle superfici a bacca bianca. Un vitigno su cui la Toscana sta investendo molto. Un alter ego ai più noti rossi, che godono di fama internazionale.
«Si tratta di vitigni introdotti a inizio Ottocento da Elisa Bonaparte Baciocchi – precisa Nico Rossi – sorella dell’imperatore Napoleone. Fu lei, nel periodo in cui resse il Principato di Lucca e Piombino, a realizzare in zona un vigneto “da coltivare all’uso di Bordeaux“.
«POTENZIALE DI 4 MILIONI DI BOTTIGLIE»
«Il potenziale produttivo della zona – continua il presidente – supera i 4 milioni di bottiglie, in larga misura rivendicate come Igt. Ciò significa che una delle prime sfide sarà quella di spostare una fetta importante della produzione verso le Denominazioni di Origine tutelate. L’obiettivo che ci poniamo nel prossimo biennio è di superare quota un milione di bottiglie rivendicate».
Per riuscirci, il Consorzio punta a una valorizzazione complessiva della Val di Cornia, ultima propaggine meridionale della provincia di Livorno. Circondata dal Parco dei Montioni, dalle Colline Metallifere e dal Parco forestale di Poggio Neri, la valle segue il percorso dell’omonimo fiume. Defluisce poi nel mar Tirreno, non lontano da Piombino. Sullo sfondo, la sagoma dell’Isola d’Elba.
LA SFIDA DELL’ENOTURISMO
«Una regione – ricorda Nico Rossi – che vede nell’acqua il suo elemento dominante. La presenza di grandi falde acquifere nel nostro sottosuolo consente lo sviluppo di tante coltivazioni agricole, di cui la vite è solo quella più nota. In una fase storica segnata dalla penuria idrica siamo convinti che questo unicum rivestirà un ruolo fondamentale per la nostra crescita».
Altri focus del Consorzio Suvereto e Val di Cornia Wine saranno dunque turismo ed enoturismo. «La nostra regione – conferma il presidente – offre molteplici opportunità per chi ricerca esperienze di matrice culturale, termale, agroalimentare e, ovviamente, enologica. Il vino qui rappresenta solo la punta di diamante di un territorio intatto, capace di conquistare chiunque desideri contatto con la natura ed enogastronomia di qualità».
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Il 2022 sarà l’Anno Internazionale del Vetro. Lo ha stabilito l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Una scelta che dà il via ad un anno importante per tutta la filiera. La risoluzione delle Nazioni Unite (A/RES/75/279) scrive che:
Il 2022 sottolineerà il ruolo tecnologico, scientifico, economico, ambientale, storico e artistico del vetro nella nostra società, mettendo in luce le ricche possibilità di sviluppo delle tecnologie e il loro potenziale contributo per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile e delle società inclusive, raggiungere la ripresa economica mondiale e ricostruire meglio dall’epidemia di coronavirus».
La sostenibilità del vetro, riutilizzabile e riciclabile all’infinito, è dimostrata dai dati. Nel 2020, anno della pandemia, il riciclo del vetro in Italia ha raggiunto il 79% (era il 77% l’anno precedente), ben al di sopra del target europeo del 75% fissato per il 2030. L’impegno dell’industria è arrivare al 90% agendo su raccolta, trattamento e riciclo.
IL PUNTO DI VISTA DI ASSOVETRO
Assovetro, l’Associazione nazionale degli industriali del vetro aderente a Confindustria, sottolinea come si tratti di un’occasione unica e irripetibile per sostenere la promozione del vetro. Il tutto in nell’anno in cui cade anche il 75° anniversario della fondazione dell’Associazione.
«È una notizia molto gradita – dice Marcovecchio, Presidente di Assovetro -. Le parole della risoluzione sottolineano come il vetro abbia tutte le potenzialità per contribuire all’attuazione di modelli di produzione e consumo sostenibili. Parole che, considerando i progressi compiuti per ridurre il consumo di energia, le emissioni atmosferiche e altri impatti ambientali, riconoscono appieno l’impronta ambientale del vetro».
«Purtroppo, però, questa bella notizia è offuscata dalle difficoltà che si sono abbattute sulle nostre industrie per il boom dei costi energetici che possono mettere a rischio la stessa vita del settore», conclude Marcovecchio.
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A seguito di una attenta attività di presidio del territorio, i funzionari Adm di Lecce, unitamente ai Carabinieri Nas di Lecce, hanno scoperto una fabbrica clandestina di liquori. Le operazioni di infusione e miscelazione di alcol per la produzione di liquori venivano svolte in un garage di pertinenza di una abitazione privata. Il tutto senza alcun tipo di autorizzazione fiscale e sanitaria.
I funzionari Adm e i Militari del Nas hanno sequestrato tutte le attrezzature presenti. Contenitori metallici, filtri, etichettatrici e ogni altro materiale utilizzato per la fabbricazione clandestina. Sequestrati inoltre prodotto semilavorato e 200 bottiglie di liquore già etichettate e imballate pronte per essere immesse in commercio avente diverse denominazioni (limoncello, arancello, cafè, alloro, ecc).
Il responsabile della frode è stato denunciato alla competente Procura della Repubblica per fabbricazione e commercializzazione di liquori senza le prescritte autorizzazioni. Le ipotesi di reato, in corso di accertamento attraverso il vaglio dell’A.G. ed eventualmente degli Organi giudicanti, riguardano la sottrazione all’accertamento e al pagamento dell’accisa sull’alcol e le bevande alcoliche.
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Il Lessini Durello Doc Riserva 36 mesi Brut 2016 di Casarotto è uno degli spumanti Metodo classico presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it. Supera brillantemente i tasting alla cieca, confermandosi quale ennesimo pezzo da novanta della cantina di Montecchia di Crosara (VR).
LA DEGUSTAZIONE
Giallo paglierino luminoso per questo Champenoise simbolo dei Monti Lessini, ottenuto con l’uva autoctona Durella. Perlage finissimo, persistente. Naso croccante e d’un frutto voluttuoso, attorno alla crosta di pane.
Risvolti floreali e mielati, albicocca, agrumi, vena tropicale. E, soprattutto, una vena minerale-vulcanica pronta a far da fil rouge e da spina sorsale al sorso, sin dall’ingresso del Lessini Durello Doc Riserva 36 mesi Brut 2016.
La beva si dipana su sentori corrispondenti al naso, con altrettanta generosità ed eleganza tropicale. È il trionfo di un Metodo classico che riesce ad esaltare primari e terroir.
GLI ABBINAMENTI
Un punto di riferimento assoluto, questa etichetta di Casarotto, nel contesto della denominazione spumantistica veneta, al top tra gli spumanti italiani.
Come suggerisce la cantina, il Lessini Durello Doc Riserva 36 mesi Brut 2016 risulta versatile nell’abbinamento. Ottimo come aperitivo, sposa antipasti e portate a base di pesce, cotto e crudo. Si abbina bene a sopressa e formaggi locali. Eccellente con il baccalà alla vicentina.
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Il 2021 lascerà il segno negli annali del Consorzio Tutela Lugana, soprattutto per i risultati in Italia. I vini della denominazione registrano trend di export pari al 70%. Ma quest’anno hanno segnato un +49% a livello di vendite nel Bel paese (fonte Coldiretti).
Gli imbottigliamenti, secondo i dati di novembre 2021, hanno già superato i 26 milioni di bottiglie (24.584.933 di bottiglie nel 2020). Il Consorzio prevede di raggiungere i 27 milioni entro fine anno, segnando un +12%.
Anche il prezzo medio delle uve e dello sfuso riflette il momento d’oro e il reale valore economico della Denominazione Lugana. L’uva sale del 29% e il vino del 69%, nel confronto delle medie 2020-2021 elaborate dalla Camera di Commercio di Brescia e di Verona.
La Lugana non perde comunque il suo appeal nel mondo. Gli Usa restano in testa, seguiti dal Giappone. Ma sul fronte internazionale si aprono anche altri orizzonti, con l’imminente sbarco in Svizzera e Regno Unito.
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«La tutela della produzione di sughero italiano diventa un obiettivo nazionale». Così il deputato Alberto Manca, esponente M5S in commissione Agricoltura, nel commentare l’approvazione dell’emendamento alla Legge di Bilancio riguardante «l’obbligo di trattamento termico mediante tecniche di bollitura prima della movimentazione del sughero fuori dal territorio della Sardegna». Un passaggio utile al contenimento del Coraebus undatus, coleottero conosciuto come “perforatore della quercia da sughero“.
Un insetto in grado di deprezzare il valore del sughero gentile fino al 75 per cento. Ora il Mipaaf si metterà al lavoro per redigere i termini della procedura. Saranno chiariti nei dettagli da un decreto del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
SUGHERO ITALIANO: EMENDAMENTO ALLA LEGGE DI BILANCIO
«Il deprezzamento causato dal coleottero Coraebus undatus determina un grave danno per tutta la filiera produttiva. Soprattutto in Sardegna, dove è ampiamente diffusa e dove si concentra l’85 per cento della produzione italiana di sughero naturale, con 120 mila quintali raccolti ogni anno», commenta Alberto Manca, promotore dell’emendamento assieme al senatore Emiliano Fenu.
Le larve del Coraebus durano due-tre anni. Si sviluppano sotto la corteccia, vicino all’alburno, costruendo gallerie che possono arrivare anche a due metri di lunghezza. Un evidente danno alla qualità del sughero italiano.
Attraverso il confronto con gli imprenditori del settore e i ricercatori abbiamo richiesto questa modifica normativa. Imponendo la bollitura, si sterilizza il prodotto e si determina una riduzione dell’infestazione.
Abbiamo previsto inoltre uno stanziamento di 150 mila euro per il 2022. L’obiettivo è di effettuare attività di monitoraggio del Coraebus undatus mediante una convenzione tra Mipaaf e Università degli Studi di Sassari».
MONITORAGGIO CORAEBUS UNDATUS: STANZIATI 150 MILA EURO
«Il nostro scopo, di concerto con il mondo produttivo in primis sardo – continua l’esponente del M5S Alberto Manca – è tutelare l’alta qualità delle produzioni di sughero italiano, rafforzando il sistema sughericolo nazionale. E dando la possibilità di non perdere quote in un mercato internazionale sempre più competitivo».
Nei territori in cui è estratto, il sughero rappresenta un’integrazione importante al reddito degli imprenditori agricoli. «Il contrasto al parassita – conclude Manca – servirà anche a stabilizzare il prezzo del sughero. Una materia che, altrimenti, rischierebbe di subire fluttuazioni di mercato legate alla qualità non ottimale dei prodotti».
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Non accenna a diminuire l’impatto dell’aumento dei costi di produzione sul comparto del vino. Non solo in Italia, ma anche in Francia e Spagna, gli altri due principali paesi produttori europei i prezzi di elettricità, vetro, fertilizzanti e imballaggi è alle stelle.
In Italia gli incrementi nel terzo trimestre del 2021 hanno raggiunto la forbice del +8/12%, con un picco del +24,4% registrato dall’impennata dei costi dell’energia. Sono questi i principali dati diffusi dalle cooperative vitivinicole di Francia, Italia e Spagna, che rappresentano oltre il 50% della produzione vinicola dell’Ue, in una nota congiunta che analizza la situazione di mercato dei tre paesi.
A preoccupare sono le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime registrate in molti casi dalle aziende, costrette anche a far fronte ai costi dei trasporti addirittura raddoppiati, soprattutto all’estero, con la conseguenza di gravi ritardi nella consegna dei prodotti, che spesso finiscono per trasformarsi in costi aggiuntivi.
«L’aumento del costo delle materie prime si ripercuote negativamente lungo tutta la filiera – commenta Luca Rigotti, coordinatore del settore Vitivinicolo di Alleanza cooperative Agroalimentari -. Gli incrementi vanno dal costo dell’elettricità a quello dei fertilizzanti.
Ma ad aumentare sono anche i prezzi del vetro, delle scatole, degli imballaggi e dei materiali da costruzione. Al momento, tuttavia, i prezzi del vino non sono aumentati al punto da riuscire ad assorbire l’aumento dei costi, che resta principalmente a carico dei produttori».
AUMENTO COSTI MATERIE PRIME: LA DENUNCIA DELLE COOP DEL VINO
La principale conseguenza è che per far fronte ai rincari, fanno notare le cooperative di Francia, Spagna e Italia, le imprese stanno fermando o posticipando i loro piani di ammodernamento. Molte si trovano di fatto nella impossibilità di programmare e realizzare nuovi investimenti.
A completare l’attuale situazione di mercato, che è abbastanza omogenea nei tre Paesi, ci sono i segnali positivi provenienti da un aumento dei prezzi di vendita (causato da una vendemmia inferiore alla media degli ultimi anni) e dall’incremento dell’export, sostenuto anche dalla fine dei dazi statunitensi.
Sempre secondo le cooperative vitivinicole di Francia, Italia e Spagna, le principali criticità provengono, oltre che dall’aumento dei costi di produzione dovuto alle materie prime, anche dal timore di un possibile ripristino delle restrizioni nel canale Horeca.
«COVID-19, NO A NUOVE CHIUSURE HORECA»
Le incertezze sono infatti legate anche al perdurare della pandemia Covid-19. Eventuali nuove chiusure «finirebbero per avere un effetto destabilizzante e un pesante impatto sui consumi di vino europei».
«Anche in queste situazioni di difficoltà è necessario mantenere la stabilità di mercato – conclude Rigotti – garantendo ai clienti una certa continuità dell’offerta. In questa situazione, anche i limiti imposti dalla Farm to Fork potrebbero potenzialmente contribuire, nel medio periodo, ad una riduzione delle produzioni europee. L’inevitabile conseguenza? Il calo produttivo potrebbe tradursi in un aumento delle importazioni extra-Ue».
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Vino e musica dal vivo al wine bar al Borgia Milano. Il ristorante di via Washington 56 propone per tutto il 2022 un ricco calendario di appuntamenti. Eventi pensati per apprezzare meglio la ricca carta vini internazionale, ma non solo. Il via ufficiale alle serate è fissato per giovedì 13 gennaio alle ore 21 con il concerto del Trio Acustico SetteNotti.
Gli eventi del mercoledì avranno inizio il 19 gennaio, alle ore 19.30, con la presentazione del libro Guida al sake tenuta dall’autore Lorenzo Ferraboschi. Gli altri appuntamenti seguiranno a scadenze regolari per due mercoledì al mese, alternati alle serate di musica fissate per il giovedì.
BORGIA MILANO: RISTORANTE E WINE BAR
Borgia Milano e il suo wine bar nascono grazie all’iniziativa di Edoardo Borgia, giovane laureato in psicologia che, dopo alcune esperienze nel settore ristorativo ed enologico, in Italia e negli Stati Uniti, decide di rivoluzionare il bar di famiglia.
Nel locale un tempo si trovava un rinomato outlet di abbigliamento di proprietà del padre, Ennio Borgia, noto imprenditore nel settore tessile da oltre 50 anni. Il primo passo è la ristrutturazione del bar che, a partire dal 2016, prende il nome di Isola 56 – Tasting House, proprio per richiamare il nome dello storico outlet Emporio Isola.
In cucina un giovane chef, Giacomo Lovato, classe 1990 che vanta esperienze da Carlo Cracco e Claudio Sadler. Tiziano Sotgia è il restaurant manager di Borgia – Milano, con un’esperienza quasi trentennale nella ristorazione e nel comparto alberghiero. La carta vini e il wine bar sono invece sotto l’ala del sommelier Devis Giuliano, che ha selezionato le etichette in carta con Sotgia.
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Glenfarclas Single Malt Scotch Whisky 15 y.o. è un vero e proprio punto di riferimento per gli amanti dei single malt invecchiati in botti ex sherry. Imbottigliato tradizionalmente da 46% abv è uno scotch whisky ricco, potente e complesso.
LA DEGUSTAZIONE
Colore dorato pieno che strizza l’occhio all’ambra. Naso complesso, ricco e variegato. Apre morbido e largo su note di burro, e biscotti secchi per poi spostarsi su sensazioni di frutta gialla sia fresca che disidratata. Frutto rosso, soprattutto ciliegie, cui seguono note calde e speziate. Noce moscata, pepe e cacao.
In bocca è caldo ed avvolgente. Mai arrogante. Aromi compatti nel retro olfattivo che ripercorrono quanto percepito al naso. Finale lungo e pulito che gioca tanto sulla frutta quanto sulle spezie.
GLENFARCLAS SINGLE MALT SCOTCH WHISKY 15 Y.O.
Una delle poche distillerie scozzesi ancora a gestione famigliare e l’unica nello Speyside ad utilizzare ancora il sistema a riscaldamento diretto degli alambicchi. Nonostante il suo carattere artigianale Glenfarclas possiede gli alambicchi più grandi della regione ed è in grado di produrre oltre 3 milioni di litri l’anno.
Il Glenfarclas 15 y.o. è forse il whisky più identitario della distilleria. Riposa per 15 anni in botti ex sherry, soprattutto oloroso, che gli conferiscono il suo tradizionale profilo aromatico.
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Ultimo appuntamento del 2021 con i consigli sui migliori vini in offerta sui volantini dei supermercati italiani. La rubrica di Vinialsuper, così come tutto il racconto dei vini Gdo, passa da oggi su WineMag.it, testata del gruppo WineMag Editore.
Solo una delle novità che siamo pronti a raccontare a Marca BolognaFiere 2022(padiglione 29, stand A6) il 19 e 20 gennaio prossimo. Se il nostro anno si chiude al ritmo di scoppiettanti novità, lo stesso non si può dire per tutta la platea di supermercati.
VINI DI CAPODANNO 2022: SUPERMERCATI IL GIGANTE AL TOP
Molto bene Il Gigante, che regala ai propri clienti un Capodanno 2022 super: ben due pagine e mezzo di promozioni interessanti, più una dedicata alla birra. L’insegna di Bresso è senza dubbio la regina dei volantini in corso.
A insidiarla, se non altro dal punto di vista dell’abbondanza dei vini in promozione, sono Bennet, i diversi cluster di Carrefour, la solita Iperal ed Esselunga. Segnali di fumo anche da Pam Panorama, con qualche ottima offerta qualità prezzo. Non male anche Unes.
Volantino Aldi fino al 2 Gennaio
Cabernet Sauvignon Igt Villa Alberti : 1,50 euro (3 / 5)
Spumante Blanc de Blancs: 2,19 euro (2,5 / 5)
Nero D’Avola Doc Terre di Lava: 1,50 euro (1 / 5)
Volantino Bennet fino al 31 Dicembre, “Il Sapore delle Feste”
Lambrusco Secco Sorbara Prestige Chiarli: 2,70 euro (3,5 / 5)
Bonarda Oltrepò Pavese Doc Giorgi: 4,90 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Sant’Orsola: 4,38 euro (3,5 / 5)
Champagne Pommery Brut Royal: 23,90 euro (4,5 / 5)
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Franco Ziliani è scomparso all’età di 90 anni. A dare la notizia è Berlucchi, azienda simbolo della Franciacorta fondata proprio da Ziliani nel 1955, con Guido Berlucchi e Giorgio Lanciani.
In una nota, la cantina di Borgonato (BS) esprime tutto il suo cordoglio. «La Franciacorta perde il suo padre fondatore, ma non il suo sogno».
Poi il ricordo di una frase celebre di Franco Ziliani, classe 1931: «”Desideravo creare un vino che procurasse gioia già al primo sorso”».
«Questo il sogno che è riuscito a realizzare, questo l’insegnamento che ci ha lasciato: non arrendersi mai!», conclude la nota di Berlucchi.
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«L’abbraccio del relais e il calore della famiglia», recita il claim de I Tamasotti. Un abbraccio, caldo e stretto, sembra anche l’Amarone della Valpolicella Docg 2016 prodotto da questa giovane realtà (con le idee chiarissime) di Mezzane di sotto, in Valpolicella.
Giacomo Brusco e Sabrina Zantedeschi, uniti nella vita e nel lavoro, tornano nella Top 100 Migliori vini italiani di WineMag.it a distanza di due vendemmie, dopo l’esordio in guida con l’Amarone 2014. Il “millesimo” 2016 si presenta alla vista di un rosso impenetrabile.
Naso sulla confettura di prugna e ciliegia, con pregevoli sferzate di spezia nera (pepe) e dolci carezze di cannella. In bocca, l’Amarone della Valpolicella Docg 2016 I Tamasotti rivela una stratificazione rara, nell’incedere di frutto, terziari e sapidità.
Chiusura infinita, su ricordi eleganti di vaniglia, vegetali di fava Tonka e caldi, di cioccolato. Un manifesto all’Amarone, re dei vini rossi del Veneto, e a una complessità in grado di non stancare mai.
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Fipe Confcommercio esprime «solidarietà e forte preoccupazione» per le discotechechiusea Natale e Capodanno, causa Covid-19. «Non si possono trattare imprese e lavoratori in questo modo», sintetizza la Federazione Italiana Pubblici Esercizi. commentando il provvedimento inserito nel Decreto Festività.
Le imprese e i lavoratori meritano rispetto e il governo con la decisione di chiudere le discoteche fino al 31 gennaio, ha dato il colpo di grazia a migliaia di imprese e ai lavoratori di tutto l’indotto. Un fatto grave nei tempi e nei modi, arrivato come un fulmine a ciel sereno.
Una decisione comunicata in una conferenza stampa, non preannunciata e non accompagnata da misure compensative, che rischia di produrre effetti disastrosi su un comparto appena ripartito oltre che favorire abusivismo e pericolose situazioni di aggregazione nelle città».
Le anticipazioni prevedevano che si potesse continuare a frequentare i locali con doppia vaccinazione e tampone rapido. «D’improvviso – continua Fipe – la retromarcia del governo. Con l’effetto paradossale di mettere in discussione proprio la campagna vaccinale».
Una scelta che la Federazione Italiana Pubblici Esercizi definisce «inopportuna». «Anche perché – spiega – diretta contro un unico settore, il più bersagliato in questi mesi di pandemia, che contava già perdite superiori ai 4 miliardi».
Una decisione che vanifica acquisti di merce, di assunzioni di personale, di artisti scritturati. Ma soprattutto annunciata senza nessun riferimento a misure economiche compensative che andavano identificate ed erogate contestualmente».
«Oltre al danno economico – conclude Fipe – la beffa di dover assistere impotenti la notte del 31 a feste in case private o in locali abusivi, dove si ballerà in assenza di qualsiasi forma di controllo. La misura è colma».
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Cinquanta case associate al Consorzio che producono 80 diverse etichette di Alta Langa Docg. 90 viticoltori, circa 300 ettari di vigneto (1/3 chardonnay, 2/3 pinot nero) e un + 42% di vendite rispetto ai valori pre-pandemia del 2019. Le alte bollicine piemontesi chiudono l’anno con un sold-out che lascia ben sperare per il 2022. Anno in cui gli ettari di vigneto si assesteranno a quota 350, per una produzione attesa di oltre tre milioni di bottiglie.
Nel 2022 tornerà il grande evento di degustazione del Consorzio “La Prima dell’Alta Langa“, che riunisce tutti i produttori e le loro cuvée. Un tasting riservato al trade e alla stampa che farà tappa a Torino, dopo le due edizioni al castello di Grinzane Cavour e a Palazzo Serbelloni a Milano.
ALTA LANGA DOCG E TARTUFO BIANCO D’ALBA
Diverse le attività svolte quest’anno dal Consorzio. Una su tutte l’avvio del progetto pilota di sensibilizzazione dei soci viticoltori per dedicare una porzione di terreno alla piantumazione di alberi simbionti del tartufo. Progetto ideato insieme al Centro Nazionale Studi Tartufo.
“Questi alberi – spiega il presidente del Consorzio Alta Langa Giulio Bava – potranno essere curati direttamente dagli agricoltori o si potranno stabilire accordi con associazioni di trifolao. Il progetto, annunciato lo scorso settembre, acquisisce tanta più importanza in relazione all’iscrizione ufficiale della ‘Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali’ nella lista Unesco del Patrimonio culturale immateriale”.
Il legame tra i vini Alta Langa Docg e il Tartufo Bianco d’Alba in questi anni si è fatto via via più stretto. L’abbinamento l’Alta Langa Docg e il Tartufo Bianco si è fatto strada e si è affermato tra le ricette degli chef e tra i consumatori. Prova ne è stata la fortunata collaborazione, per il sesto anno consecutivo, tra Consorzio e Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.
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Non solo vino a Tenuta Cavalier Pepe, a dimostrare la versatilità ancora poco raccontata dell’Irpinia. La cantina di Sant’Angelo all’Esca (Avellino) produce anche L’Aperitivo del Cavaliere, linea che comprende Cerri Merry e Cerri Dry. L’idea è quella di offrire un’alternativa alla consueta idea di food pairing, attraverso due etichette che raccontano il volto più innovativo di Tenuta Cavalier Pepe.
CERRI MERRY, TENUTA CAVALIER PEPE
Cerri Merry è un aperitivo che prende vita da uve Aglianico, raccolte al momento della loro completa maturazione. Una volta diraspate, vengono macerate a freddo, ottimizzando l’estrazione di aromi fruttati e colore.
Anche la fermentazione avviene a bassa temperatura, per preservare gli aromi primari dell’Aglianico. Dopo un periodo di maturazione del vino base per almeno un anno, inizia la preparazione del Cerri Merry. La ricetta è un segreto di Tenuta Cavalier Pepe, ma il calice chiarisce – sin dal naso – l’utilizzo di succo e infuso di amarena, alcol e zucchero.
La forza di questa etichetta risiede nella versatilità deli abbinamenti. Come suggerisce la stessa cantina Cavalier Pepe, accompagna bene secondi con carne d’anatra. Ma Cerri Merry può essere utilizzato anche per brasare altri tipi di carne.
Può anche chiudere un pranzo o una cena, accompagnando il dessert. Le note di amarena si sposano con la torta al cioccolato, con una piadina grondante di Nutella, oppure con preparazioni ricche di crema e frutta fresca. D’estate, può essere versato sul gelato.
Non ultimo: è perfetto anche da solo, in abbinamento a un buon libro. O a fine pasto, lontano dalla tavola, servito fresco o a temperatura ambiente, per esempio con dei croccanti biscotti.
CERRI MERRY DRY, TENUTA CAVALIER PEPE
È un segreto custodito nelle segrete di Tenuta Cavalier Pepe anche la ricetta di famiglia del Cerri Merry Dry. Un preparato a base di uve Aglianico dell’Irpinia, da gustare liscio o ghiacciato, come aperitivo. In miscela è un ottimo ingrediente per creare cocktail.
La cantina propone così il “Cerri Royal“, che si ottiene aggiungendo in una coppa di spumante o Champagne 15 ml di Cerri Merry Dry. In alternativa ecco “Cerri Breeze“: mescolare 1 parte di Cerri Merry Dry con 3 parti di spumante e 3 di tonica.
Infine “Cerri Max“: nello shaker agitare 1 parte di Cerri Merry Dry, una di passito, 2 di tonica e 3 di spumante. Versare infine nel bicchiere il ghiaccio e decorare con amarene, per gustare sorsi di un’Irpinia decisamente inconsueta.
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Piccini 1882 guarda al 2022 con fiducia. L’azienda guidata da Mario Piccini, tra le più attive nell’Horeca e in Grande distribuzione, chiude il 2021 forte della crescita del fatturato e dei volumi. La calcolatrice dice 100 milioni di euro, raggiunti per il 32% in Italia e per il 68% fuori all’estero.
Sono state proprio le vendite fuori dai confini nazionali a trainare la crescita, con un +50% seguito solo dall’aumento dei volumi del canale e-commerce. «Grandi risultati – commenta l’azienda toscana – frutto di una strategia virtuosa nata dalla volontà di investire su due aspetti in particolare: lo sviluppo della responsabilità sociale e la diversificazione dei canali di vendita. Mettendo sempre al centro le persone e il benessere aziendale».
MARIO PICCINI: AL CENTRO LE PERSONE
Alle difficoltà che la situazione pandemica ci ha messo davanti abbiamo cercato di replicare con energia e determinazione avendo a mente che la differenza, soprattutto nei momenti di crisi, la fanno sempre le persone.
Da qui – continua Mario Piccini -deriva la scelta di diversificare ancora di più i canali attraverso cui raggiungiamo e stiamo vicini al consumatore».
«Siamo stati in grado di riorganizzarci tenendo conto delle difficoltà vissute dagli operatori del canale Horeca. E scegliendo di andare a potenziare la nostra presenza nella grande distribuzione e, soprattutto, nell’e-commerce», aggiunge l’amministratore delegato.
Piccini 1882 è arrivata a contare 99 figure professionali all’interno gruppo, che comprende anche le Tenute. «Anche in un periodo di crisi come questo – spiega Mario Piccini – è stato fondamentale decidere di investire nelle risorse umane e i risultati lo dimostrano».
PICCINI 1882 E LA RESPONSABILITÀ SOCIALE
Nel 2021 l’azienda ha posto particolare attenzione al tema della responsabilità sociale d’impresa, anche attraverso l’avvio di un «percorso di rendicontazione sociale del gruppo stesso».
Un tema “caldo” nel mondo del vino italiano, in cui Piccini 1882 figura come una delle realtà più dinamiche ed innovative. Non solo grande distribuzione organizzata, ma anche cinque Tenute che insieme contano oltre 200 ettari di vigneti.
«Il posizionamento delle risorse umane al centro della filosofia aziendale è un aspetto fondamentale – spiega Mario Piccini . L’obiettivo è valorizzare il personale e implementare la vicinanza ad esso. Grazie a questi cardini, il gruppo ha potuto registrare una crescita così positiva per gran parte del 2021».
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Il Consorzio del Prosecco Doc, guidato da Stefano Zanette, chiude l’anno ottenendo il riconoscimento del marchio “Prosecco” da parte della Cina. Una partita cominciata nel lontano 2014 quando il Consorzio, per garantire la protezione della denominazione, ha depositato in Cina il marchio collettivo “Prosecco”.
«l successo dell’operazione – commenta Zanette – va ascritto al costante lavoro di tutela svolto dal Consorzio. Lavoro supportato dalla grande collaborazione dell’Ambasciata Italiana a Pechino e della Commissione Europea. Con il loro contributo hanno aiutato il Consorzio a raggiungere questo importante risultato internazionale.».
L’OPPOSIZIONE DELL’AUSTRALIA
In seguito alla pubblicazione del marchio, il Consorzio ha ricevuto una opposizione da parte dei produttori di vino australiano rappresentati dall’Australian Grape and Wine Incorporated. Opposizione volta ad ostacolare la protezione della IG (indicazione Geografica) Prosecco ed impedirne la registrazione.
L’ufficio marchi cinese (in sigla Cnipa) ha rigettato l’opposizione australiana decidendo che il marchio “Prosecco” – essendo un’indicazione geografica – è idoneo a svolgere la funzione di marchio per distinguere l’origine dei prodotti. Si tratta di un risultato particolarmente importante, anche considerato il ruolo strategico del mercato cinese.
Un successo attestato anche dall’Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Popolare Cinese, Luca Ferrari, che in una lettera inviata al Presidente Zanette esprime i suoi «personali rallegramenti per la positiva conclusione del procedimento in questione, che rappresenta un passo avanti nella difesa della denominazione “Prosecco” in questo Paese. Si tratta di un ottimo risultato ottenuto grazie alla costante sinergia fra l’Ambasciata d’Italia a Pechino, le istituzioni italiane sul territorio nazionale e il Consorzio».
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Avpn (Associazione Verace Pizza Napoletana) inserisce la pizza fritta nel proprio disciplinare internazionale la pizza fritta. Un prodotto che per molti pizzaioli è decisamente qualcosa di più che una seppur valida alternativa alla classica pizza.
«Da anni l’Associazione è impegnata nella promozione e nella valorizzazione della Vera Pizza Napoletana – spiega Antonio Pace, Presidente Avpn -. Dopo tanti anni di successi e riconoscimenti era necessario, da parte nostra, procedere alla tutela di un’altra eccellenza del food partenopeo: la pizza fritta».
«Abbiamo pertanto voluto – aggiunge Pace – aggiungere un’appendice al Disciplinare Internazionale della Vera Pizza Napoletana dedicata alla pizza fritta. Descritta nelle sue due varianti di forma tonda e a mezzaluna (calzone). Nei suoi ingredienti di base. Nella tipicità della stesura e della chiusura ed infine nella tecnica e nelle caratteristiche di frittura».
Preziosa, nell’appendice che Avpn ha dedicato alla pizza fritta, la collaborazione tra l’Associazione e il Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli.
«Questa certificazione si inserisce in un contesto di rivalutazione, dal punto di vista scientifico e nutrizionale, della frittura – dichiara la Professoressa Paola Vitaglione, ordinario di Fisiologia del Dipartimento -. Il cibo fritto non fa male alla salute se preparato in maniera corretta e se non se ne abusa».
«Inoltre e se il suo consumo si accompagna ad un pattern alimentare sano e un adeguato livello di attività fisica si può cedere al piacere di un buon fritto anche due volte a settimana!», conclude Vitaglione.
LE PRIME 8 TABELLE DI CERTIFICAZIONE
Per questo motivo Avpn ha scelto di fare della pizza fritta la protagonista della seconda edizione del Vera Pizza Day, in programma lunedì 17 gennaio 2022. Sarà questa l’occasione per consegnare ufficialmente le prime 8 tabelle di certificazione. Certificazioni che andranno alle friggitorie che hanno fatto la storia della pizza fritta. A quelle che negli ultimi anni hanno spinto con l’apertura di nuovi locali ed alla diffusione di questo prodotto.
Infine alle pizzerie che hanno riservato alla pizza fritta un ruolo di pari livello, se non superiore, rispetto a quella al forno. La scelta del numero di tabelle assegnate non è casuale ma dovuta alla storica tradizione di venderla con la formula di “oggi a 8“. Ossia la mangio oggi e la pago tra otto giorni.
In ordine alfabetico le tabelle sono state assegnate a: Antica Friggitoria Masardona, Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo, Guglielmo Vuolo, Isabella De Cham Pizza Fritta, La Figlia del Presidente, Pizza Fritta Famiglia Surace da più di 100 anni, Pizzeria De’ Figliole e Starita a Materdei.
I SEGRETI DELLA PIZZA FRITTA NAPOLETANA
Pochi consigli ma da seguire con attenzione. Immergere l’alimento in olio extravergine di oliva o in olio di semi (preferibilmente quello di girasole ad alto contenuto di acido oleico o arachidi) ad una temperatura che non raggiunga mai il punto di fumo, applicando un ricambio frequente dell’olio.
Queste semplici regole oltre a garantire proprietà sensoriali come la croccantezza e profumo caratteristici, migliorano gli aspetti nutrizionali del prodotto. Riducono infatti la quantità di olio assorbiti dall’alimento e la formazione di sostanze indesiderate che possono derivare dall’ossidazione dei grassi.
AVPN E LA SOLIDARIETÀ
Ma aldilà dell’aspetto legislativo e di quello salutistico, la pizza fritta è collegata anche ad aspetti sociali che non sono sfuggiti all’Associazione Verace Pizza Napoletana. A maggior ragione in un periodo come quello natalizio dove talvolta un gesto e un’attenzione particolare possono fare davvero la differenza.
«Abbiamo voluto riscoprire l’antica tradizione delle “pizzelle di Natale” – ha concluso il Presidente Pace – che riuniva le famiglie alla Vigilia intorno al focolare per la preparazione delle pizze fritte. Noi abbiamo scelto di allargare il concetto di famiglia, allietando il Natale dei più bisognosi del Binario della Solidarietà, gestito dalla Caritas Diocesana di Napoli. Grazie all’Associazione Camminare Insieme proveremo a portare un po’ di gioia, preparando solo per loro delle pizze fritte nella giornata del 23 dicembre».
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Il Chianti 2021 sarà sul mercato da gennaio 2022. Regione Toscana ha accolto la richiesta del Consorzio di tutela, approvando l’anticipo dell’immissione in vendita. Con una delibera, proposta dall’assessore regionale all’Agricoltura Stefania Saccardi, la Giunta toscana ha anticipato di due mesi lo sbarco sul mercato del Chianti, fissandolo al primo gennaio 2022.
L’anticipo di due mesi potrà essere adottato in modo volontario da parte delle aziende. È valido per quelle produzioni «che hanno già acquisito le caratteristiche qualitative previste dal disciplinare di produzione» del vino Chianti 2021. Il provvedimento riguarda anche la menzione Superiore e i Chianti con menzione delle sottozone.
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Vittorio Moretti saluta Mattia Vezzola, che a fine anno conclude la sua lunga esperienza in Bellavista. «Quarant’anni meravigliosi – commenta Moretti – in cui non solo abbiamo fatto vini straordinari e creato un brand riconosciuto a livello mondiale, ma abbiamo costruito una grande azienda, con persone eccezionali al nostro fianco, supportati da un profondo rapporto di stima e di amicizia che ci lega».
«È stato nel 1979 che ho conosciuto Mattia Vezzola – ricorda Vittorio Moretti – nel 1981 la prima vendemmia insieme. Un grande professionista. Uno dei primi a capire le potenzialità della Franciacorta e ad intuire che la forza delle nostre bollicine risiedeva nei suoli, nei microclimi, nelle vigne di questa terra. Mattia è stato al mio fianco in ogni scelta, anche quando non eravamo d’accordo. Bellavista gli deve molto, ma anche tutta la Franciacorta».
«Si conclude qui il mio tempo in Bellavista – afferma Mattia Vezzola – auguro a tutti quelli che mi hanno accompagnato in questa avventura di continuare a percorrere la strada tracciata, di perseverare nel sostenere la filosofia che ha consentito a Bellavista di divenire ciò che è».
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Il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria ha invitato i rappresentanti dei comuni dell’areale di produzione e la Regione Puglia a respingere la possibilità di installazione di un mega parco eolico nel territorio della Dop (zona tra Taranto e Brindisi).
Il tavolo istituzionale si è riunito ieri sera, martedì 21 dicembre. Sono intervenuti: Francesco Filograno, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, Gregorio Pecoraro, sindaco di Manduria, Dario Iaia, sindaco di Sava. Era inoltre presente da remoto, per impegni istituzionali già presi, l’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia.
«La nostra viticoltura va tutelata in tutti i modi e non può essere messa a rischio da investimenti che mal si conciliano con un territorio che fa del patrimonio vitivinicolo il suo principale punto di forza – dichiara Francesco Filograno -. Non è difficile immaginare quelli che possono essere gli effetti negativi su un paesaggio da sempre caratterizzato dalla presenza preponderante dei vigneti».
«Ci tengo a sottolineare che questa non è una battaglia contro le fonti di energia alternative. È invece il tentativo di preservare un’area che fa della viticoltura e dell’enoturismo uno dei settori di riferimento della propria economia», aggiunge Filograno.
I PROGETTI DEL PARCO EOLICO
La “minaccia” proviene da due progetti per un totale di 41 pale eoliche. Uno denominato “Contrada Sparpagliata, Donne Masi e Tostini” che comprende da 19 aerogeneratori da realizzare nei comuni di Erchie (BR), Torre Santa Susanna (BR), Manduria (TA) e Avetrana (TA). L’altro denominato “Sava-Maruggio” che interesserà i territori dei comuni di Manduria (TA), Sava (TA), Maruggio (TA), Torricella (TA) ed Erchie (BR) e che prevede 22 aerogeneratori.
«Chiediamo – dici Filograno – al ministero di respingere i progetti. Inoltre chiediamo al governo di approvare una norma per blindare le aree Doc e Docg d’Italia da quegli interventi di forte impatto negativo sull’ambiente e sul paesaggio, anche se legati a nobili tematiche come le energie rinnovabili».
«Il progetto è uno schiaffo alle nostre aziende che negli ultimi anni hanno cercato di fare enoturismo. Uno schiaffo alla loro capacità italiana di creare bellezza. Il territorio è un fattore di produzione indispensabile finalizzato alla produzione di prodotti peculiari. È nonché l’elemento che rende impossibile la delocalizzazione delle nostre produzioni agroalimentari a denominazione», conclude il Presidente.
Una presa di posizione congiunta a favore di un territorio, quello del Primitivo di Manduria, dove è indissolubile il legame con il mondo del vino. Un territorio dove la Dop, negli ultimi decenni, ha guadagnato fette di mercato importanti, conquistando una clientela internazionale.
«Come Assessorato all’Agricoltura siamo contro l’autorizzazione a ulteriori installazioni di energie rinnovabili – dichiara Donato Pentassuglia -. A maggior ragione quando questi deturpano il territorio di uno dei vini pugliesi più famosi al mondo. A gennaio convocherò una ulteriore riunione con la commissione delle Politiche agricole e della Transizione ecologica per discutere della questione».
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Il Bjcp (Beer Judge Certification Program) fa marcia indietro e reintegra la definizione “Italian” nella descrizione delle “Italian Grape Ale” (Iga). Con una nuova newsletter a firma del Presidente Gordon Strong il Bjcp, di fatto, ammette la doppia definizione Iga e Ga.
ITALIAN GRAPE ALE & GRAPE ALE: DUE TIPOLOGIE DISTINTE
Grape Ale has been added to fruit beer. Italian Grape Ale remains unchanged as an Italian style of beer having originated in Italy».
La Grape Ale è stata aggiunta alla birra alla frutta. Italian Grape Ale rimane invariato in quanto stile italiano di birra che ha avuto origine in Italia».
A pochi giorni dalla notizia dell’eliminazione del riferimento all’Italia nelle “birre d’uva” la nuova comunicazione riguardante l’ormai imminente release delle Style Guidelines 2021, «Updated to clarify language about Grape Ale and Italian Grape Ale» («Aggiornata per chiarire il linguaggio riguardo Grape Ale e Italian Grape Ale»), fa chiarezza.
Si vanno quindi a creare due categorie. Una per le birre che seguono la tradizione italiana ed una per le “birre di frutta” ottenute con l’utilizzo di uva.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Cloni di Chenin Blanc ormai estinti in Loira sono stati ritrovati in Sudafrica, da un team di esperti al lavoro su vecchie viti. La sensazionale scoperta è stata compiuta dal team sudafricano di Old Vine Project, che sta collaborando con il più importante centro vivaistico del Western Cape, Vititec, per la propagazione.
Fondamentale il riscontro di InterLoire, l’associazione interprofessionale dei Vini della Loira, che ha confermato come il materiale genetico rinvenuto in Sudafrica sia Chenin Blanc ormai scomparso tra i filari della nota regione vinicola.
L’obiettivo comune dei due Paesi è ora quello di salvare i cloni dall’oblio. Tanto che un numero consistente di barbatelle sono già state trasferite in Francia, in un vivaio che avrà il compito di moltiplicare il “nuovo – vecchio” Chenin Blanc.
VECCHIE E GIOVANI VITI: LO STUDIO SUL PROFILO SENSORIALE
Nel frattempo, Old Vine Project lavora alla definizione del profilo chimico sensoriale dei vini ottenuti dalle vecchie vigne della varietà. Passi avanti sono stati compiuti grazie alle interazioni con il Dipartimento di Chimica e l’Istituto di Biotecnologia del Vino del Sudafrica, nonché con l’Associazione Chenin Blanc e con le cantine private.
È stata dimostrata una chiara differenziazione tra i vini Chenin Blanc di “vecchie viti” e quelli prodotti da viti più giovani – sottolinea il team guidato da Rosa Kruger -. Sono stati identificati i singoli composti volatili responsabili delle differenze. La ruota “Aroma dei vini sudafricani Chenin Blanc” è stata aggiornata per includere i nuovi aromi e gli attributi del palato».
La Chenin Blanc Association of South Africa ha inoltre intrapreso con Old Vine Project uno studio genomico di cloni rappresentativi, sia in Sudafrica che in Francia. Lo scopo è «comprendere i cambiamenti somatici che sono maturati nel tempo, al fine di fornire una base scientifica per la diversità intra-varietale e sviluppare un test per la discriminazione clonale».
I FUTURI IMPIANTI DI CHENIN BLANC IN FRANCIA E SUDAFRICA
Questo studio è vicino alla fine della fase I, con la mappatura del clone 220, utilizzato come riferimento. I campioni di Dna dei dodici cloni ufficiali di Chenin Blanc (17.148 ettari complessivi in Sudafrica) sono stati inviati in Francia. Gli esperti completeranno la fase II.
Lo studio consentirà la completata mappatura del genoma della varietà. Un importante progetto che vede i due Paesi legati in una forte collaborazione, sotto la direzione scientifica del prof Johan Burger, a capo di un gruppo di ricerca all’Università di Stellenbosch.
A finanziare i lavori, con una fetta consistente del budget, è proprio Parigi. L’interesse dei produttori della Loira – e non solo – è chiaro. Un test genetico affidabile per identificare le discriminanti dei cloni di Chenin blanc potrebbe servire a compiere scelte di impianto e coltivazione sempre più accurate in futuro.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Cantine di Verona ha approvato, durante l’assemblea dei soci tenutasi sabato 18 dicembre, il primo bilancio dopo la fusione per incorporazione di Cantina Valpantena con Cantina di Custoza, avvenuta a luglio 2021. Il fatturato consolidato 2020-2021 è pari a 66.474.670 euro, con una crescita di oltre il 5% rispetto all’anno precedente sullo stesso perimetro.
L’utile netto è di 409.668 euro, mentre il patrimonio netto del gruppo veronese ammonta a 29.591.653 euro, in crescita di oltre il 15%. A testimonianza del consolidamento del gruppo. Le liquidazioni dei soci, inoltre, sono aumentate di più del 10%.
«La cooperativa nata dalla fusione tra due storiche realtà del territorio – spiega Luigi Turco, Presidente di Cantine di Verona – si pone tra i maggiori obiettivi quello di valorizzare le denominazioni del veronese, potendo contare su una maggiore forza commerciale e sulla possibilità di investimenti tecnologici innovativi».
LA STRUTTURA E GLI INVESTIMENTI
Cantine di Verona oggi conta circa 110 dipendenti, distribuiti nelle tre sedi di Quinto, Custoza e Ponti sul Mincio e i nove punti vendita. Proprio i negozi, dislocati in Veneto e Lombardia, nonostante le restrizioni dovute alle pandemia hanno registrato un aumento pari all’8%, attestandosi a 7.724.000 euro di corrispettivi.
«È prevista – aggiunge Turco – nei primi mesi del prossimo anno la completa sostituzione dell’impianto di imbottigliamento dello stabilimento di Custoza. Questo permetterà la possibilità di produrre vini spumanti e frizzanti, che potranno rappresentare una delle prossime sfide commerciali del nostro gruppo».
«Non solo. Negli anni successivi – conclude il Presidente – sono previsti un ampliamento delle capacità di stoccaggio e un nuovo magazzino nel sito di Custoza. Un altro punto rilevante della nostra strategia è la valorizzazione di un Custoza Riserva e della Garda Doc».
Durante l’assemblea è stata inoltre presentata la nuova immagine coordinata del gruppo. Un nuovo sito e un nuovo logo che rappresentano graficamente il radicamento di Cantine di Verona nel territorio. Il gruppo include infatti tutte le denominazioni veronesi, delle quali si propone come ambasciatore nei mercati internazionali.
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Branca International, gruppo del settore delle bevande alcoliche con 12 brand principali ed esportazioni in 160 Paesi, ha pubblicato il Bilancio di Sostenibilità e Consapevolezza 2020. Bilancio che vede, pur nel contesto critico del primo anno della pandemia, il miglioramento di tutti i principali indicatori.
«I valori guida attorno ai quali il Gruppo Branca International si è sviluppato sono l’attenzione alle persone, considerate sempre come un fine e mai come un mezzo e l’impegno ad uno sviluppo inclusivo delle istanze sociali ed ambientali», commenta Niccolò Branca, Presidente di Branca International.
«L’emergenza sanitaria – prosegue Branca – che ha caratterizzato il 2020 e che ancora oggi viviamo, ha portato con sé crisi economiche e sociali. Ciò ha reso ancora più evidente quanto i diversi attori produttivi e sociali, e con loro ogni persona, siano interconnessi e interdipendenti».
«Non bisogna perdere questa occasione per dare un senso al periodo difficile che stiamo vivendo. Se vogliamo cambiare, la prima cosa è una ri-evoluzione della coscienza, riscoprire la centralità della consapevolezza, anche nel fare impresa. Noi guardiamo all’utile generativo. Un utile perseguito nel rispetto delle persone e dell’ambiente», conclude il Presidente.
I RISULTATI
Nell’anno, i volumi di produzione hanno raggiunto le 55 mila tonnellate registrando un incremento di 30 tonnellate rispetto al 2019. Le vendite si sono attestate a quasi 50 milioni litri, in lieve flessione (-3,5%), nonostante il calo della domanda globale degli spiriti.
Calo che solo in Italia ha registrato nel 2020 una flessione del 21,43% dovuta soprattutto alle restrizioni al consumo fuori casa. I ricavi del Gruppo sono stati pari a 228,4 milioni di euro. A fronte di un aumento della produzione, il Gruppo ha registrato importanti progressi in tutti gli indicatori di sostenibilità ambientale e sociale.
Nel dettaglio i consumi energetici registrano un -6% con un’intensità energetica (consumi energetici/volumi di produzione) in calo del 7%. I rifiuti si sono ridotti di 268 tonnellate e le emissioni totali registrano un calo di 8 tonnellate di Co2 equivalenti. Gli investimenti per le comunità locali crescono del 97%.
Nel rispetto della gestione consapevole del business, il Gruppo ha proseguito nella strategia di approvvigionamento di prodotti e servizi green e sostenibili. Il tutto secondo i principi del “Green Procurement“.
LE POLITICHE PER IL PERSONALE
Al 31 dicembre 2020 i dipendenti del Gruppo Branca International sono 327, dei quali il 99,7% con contratto a tempo indeterminato. Dato in flessione marginale per l’effetto del turnover rispetto al 2019 e in crescita del 10% rispetto al 2018.
A favore dei dipendenti, nel 2020, sono state introdotti nuovi programmi tesi a rafforzare il welfare aziendale nel contesto dell’emergenza pandemica. Per tutelarne il benessere fisico e mentale sono stati attivati colloqui di sostegno psicologico per i collaboratori in smart working.
Sono inoltre stati introdotti rimborsi spese per favorire l’utilizzo dei mezzi di trasporto individuale. Inoltre sono stati aggiunti servizi medici in outsourcing e coperture mediche, corsi di yoga on line e un club virtuale di cucina e pasticceria.
Sempre a tutela dei dipendenti, e prescindendo da valutazioni legate ai costi, sono stati modificati i turni di produzione al fine di ottimizzare il distanziamento tra le persone.
Nel 2020 il Gruppo ha raddoppiato (+97%) i contributi erogati a favore delle comunità dove si collocano gli stabilimenti produttivi, in Italia e in Argentina. Investimenti che forniscono sostegno economico a istituzioni e fondazioni locali, quali, in Italia, il Fondo di Mutuo Soccorso del Comune di Milano.
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Il Catalogo di Proposta Vini 2022 sarà presentato in presenza a Fiere di Parma. L’annuale momento di incontro tra forza vendite, produttori e clienti della distribuzione di Pergine Valsugana (TN) è in programma il 23 e 24 gennaio 2022.
Sono emozionato all’idea di rincontrare i nostri clienti e produttori – dichiara il fondatore Gianpaolo Girardi -. Tornare a organizzare il nostro appuntamento annuale in presenza, dopo la versione digital del 2021, ci porta a volgere lo sguardo verso la prospettiva di una sempre maggior ripresa».
La scelta della nuova location è legata agli ampi spazi espositivi fieristici che permetteranno la partecipazione di un maggior numero di produttori. Alla presentazione del Catalogo 2022 di Proposta Vini sono attese oltre 150 aziende.
Il tutto, nel rispetto di tutte le regole anti Covid-19. L’ingresso all’evento è riservato agli operatori del settore, che potranno accedere gratuitamente previa registrazione. Le modalità di accredito sono disponibili sul sito di Proposta Vini.
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FOTONOTIZIA – Fabrizio Santarelli della cantina Castel de Paolis di Grottaferrata entra a far parte del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Tutela Denominazioni Vini Frascati. Subentra al posto del consigliere Mauro Merz di Fontana Candida, le cui dimissioni dal Cda sono state accolte nell’ultima seduta.
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