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Esteri - News & Wine news news ed eventi

Altro che diritti Lgbt: l’Ungheria chiede ad Orbán di poter bere vino al ristorante

Dopo il terremoto sulla legge Lgbt, definita da molti osservatori d’ostacolo ai diritti di gay, lesbiche e transessuali, un altro terremoto scuote l’Ungheria di Viktor Orbán, che si prepara al voto di aprile 2022. I produttori di vino ungheresi chiedono al governo di Budapest di consentire agli avventori di poter bere vino al ristorante. L’Ungheria è infatti uno dei pochi Paesi rimasti nell’eurozona in cui è in vigore la tolleranza zero sull’alcol al volante.

Tradotto: bevi una birra, la polizia di ferma a un posto di blocco e sono guai. Patente ritirata e sanzione molto salata, anche in fiorini (in molti casi pari o superiore al salario medio mensile).

A guidare la rivolta è una colonna portante della viticoltura magiara: Joseph Bock, classe 1948, tra i più noti viticoltori di Villány, regione vinicola ungherese vocata al Cabernet Franc in purezza. Bock, esperto cacciatore di cinghiali e daini nel tempo libero, ha messo nel mirino da diversi da anni il proibizionismo del governo ungherese.

ALCOL AL VOLANTE, «TOLLERANZA ZERO IMPEDISCE LA CRESCITA»

Ieri l’ultima stoccata, sul palco di Franc&Franc 2021, manifestazione che ha convogliato nel Sud dell’Ungheria ben 175 wine expert da tutta Europa e non solo, ospitata come di consueto dalla cantina Bock.

«Dobbiamo cambiare questa assurda legge – ha dichiarato Joseph Bock – che mina l’evoluzione stessa della viticoltura ungherese. La tolleranza zero sull’alcol alla guida è d’ostacolo allo sviluppo dell’economia delle cantine magiare, che si stanno sempre più attrezzando anche sul fronte dell’enoturismo».

Siamo ormai uno dei pochi Paesi rimasti in Europa a non permettere a nessuno di bere neppure un bicchiere di vino al ristorante. Anche i turisti e gli enoturisti vivono col timore di consumare un calice di vino, perché corrono il rischio di vedersi ritirata la patente fuori dal ristoranti o dalle cantine».

«Chiunque abbia a cuore la crescita del settore – ha aggiunto Joseph Bock – deve supportarci in ogni modo per far sì che questo divieto venga abolito al più presto. Consentire una minima tolleranza è ormai vitale non solo per molte cantine e ristoranti, ma anche per tutto l’indotto di cantine, ristoranti e strutture ricettive ungheresi».

GIORNALISTI E CONSORZI DEL VINO UNGHERESE CON JOSEPH BOCK

Zoltán Győrffy (nella foto sopra), direttore del wine magazine ungherese Pécsi Borozó, si allinea alla posizione di Bock. «Chi viene pizzicato alla guida con appena 0.25 mg/l di alcol – spiega in esclusiva a WineMag.it – rischia in Ungheria una multa da un minimo di 200 a un massimo 200 mila euro. Quest’ultimo è chiaramente un valore estremo, che tiene conto di eventuali danni causati a persone o cose».

Vedersi rifilata una sanzione da 300 euro e da uno a tre mesi di sospensione della patente è comune, nel Paese. Il punto è che, così facendo, si pone un limite alla cultura del vino ungherese, che deve pur essere bevuto responsabilmente».

«Penso che il governo debba rivedere le norme attuali – conclude Zoltán Győrffy, membro tra l’altro dell’ufficio di gabinetto del rettore dell’Università di Pécs – introducendo una tolleranza minima per chi si mette alla guida, simile a quella di altri Paesi produttori di vino, come per esempio l’Italia. La tolleranza zero è d’ostacolo all’enoturismo, alle nostre cantine e a tutte le aziende della ristorazione e dell’ospitalità».

Tra i favorevoli a una revisione della legge c’è anche Péter Molnár, direttore del Consorzio Vini di Tokaj, la più nota e rinomata regione vinicola ungherese. «L’auspicio – commenta a WineMag.it – è che questa legge cambi, per il bene dell’enogastronomia ungherese».

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Cantine degustati da noi news news ed eventi vini#02

I vini di Fulvio Bressan e la variabile “Fanculo”

Fanculo“. Sfondo blu, scritta bianca. In maiuscolo. È un cartello. Ma ha più l’aria del manifesto. Della sintesi. Del collante di una vita spesa a difendere ideali. Convinzioni. Princìpi scomodi, appiccicosi. Fanculo, sì. In fin dei conti, più che un insulto, una corazza. Quella di cui Fulvio Bressan ha bisogno per stare al mondo. Dentro e, forse, ancor più fuori da una cantina che è diventata negli anni covo carbonaro, laboratorio di idee liquide.

Fucina di vini uguali solo a se stessi. Microcosmo di un vignaiolo che è i suoi vini. E per il quale i suoi vini parlano. Dicono così, anche loro: “Fanculo”. Conchiglie incazzate da avvicinare al naso e alla bocca, al posto dell’orecchio. Per sentire il mare che hanno dentro. E andare oltre, persino all’apparenza.

Piaccia o no (lui) e piacciano o no (i suoi vini), a Fulvio Bressan poco importa. Quella freccia, quel cartello. Quel “fanculo” maiuscolo, con la punta in direzione opposta, critica, contraria all’ingresso della cantina, sta lì a sintetizzare un approccio più filosofico che pragmatico e volgare.

FULVIO BRESSAN, PSICOLOGIA E VIGNA

Liceo Classico, diverse esperienze in cantina a Bordeaux. Prima ancora di dedicarsi vita, anima, schiena, mani e corpo alla vigna, una laurea in Psicologia clinica che lo ha portato a lavorare per 5 anni in un centro oncologico infantile, dove ha «visto morire 484 bambini». «Facevo terapia del dolore», spiega a un paio di metri da quel “manifesto”, con la voce che si fa ancora più profonda, penetrante.

Un’esperienza che mi ha portato a una conclusione molto semplice: in una vita che dura troppo poco per essere vissuta male, posso sopportare chi sta male, ma non chi sta bene. Ergo: se non ti sopporto te lo faccio capire e arrivano i vaffanculo col camion. Il fanculo ha un sapore dolce. Specie se lo dai col “lei”, condendolo con qualche altra parola dolce…».

Sono passati appena dieci minuti da quando Fulvio Bressan è entrato nel cancello dell’azienda di via Conti Zoppini 35, a Farra d’Isonzo, stropicciando di 90 gradi il volante del suo fuoristrada. Pochi convenevoli, mentre alle sue spalle si abbassa la polvere del selciato, graffiato da gomme giganti. A parlare, adesso, è il vino.

Nel calice c’è Carat 2018, appena imbottigliato: Tocai Friulano, Malvasia Istriana e Ribolla Gialla. «Di solito lo imbottiglio dopo 4 anni – spiega – ma questo lo sentivo pronto prima e abbiamo fatto uno strappo alla regola». Del resto, i vini di Fulvio Bressan sono merce rara.

«Ho richieste pari a quattro volte la produzione. Ma l’azienda – si affretta a precisare – non crescerà più dei 20 ettari attuali. Più di così, cadrei nell’industria. Chi mi conosce dice che non potrei fare un vino diverso da quello che faccio. E chi mi conosce solo dopo aver bevuto i miei vini diverse volte, finisce sempre per dire che ci assomigliamo, io e loro. Anzi, che siamo proprio uguali».

CARAT 2018, COME SETA

Carat è un vino generoso, deciso. Sa di frutta matura a polpa gialla. Spazia dalla pesca all’ananas maturo, dall’albicocca al melone retato. Svolgimento orizzontale, ma anche una discreta dose di profondità, data da qualche accenno di spezia ed erba aromatica. Il sottofondo è di magistrale cremosità. Tanto da avvolgere il palato su tinte mielate che solleticano gli accenni di tannino, in chiusura di sipario.

Più passano i minuti, più Carat si apre nel calice. E più il telefono di Fulvio Bressan squilla. È un susseguirsi di “no” a potenziali clienti. Manca la materia prima, in bottiglia: «Guardi, mi spiace. Siamo senza vino, richiami a gennaio».

Eppure, cavare un complimento da papà Nereo è un’impresa. «La natura è ingiusta: le zucche più grosse vengono sempre ai contadini più stupidi», scherza il 90enne, entrato nel frattempo in cantina come un gatto silenzioso, in punta di piedi. «Ci voleva un mona laureato come te per fare i vini buoni», rincara la dose. Poi si fa serio.

«Parlare di vino è pesante, gente mia. Il vino, è vino. Ormai i vini sono tecnici. In cantina ci sono i tecnici: sale, pepe, aggiungi, togli. E la gente beve le ricette. Questi vini piacciono? Sì? Bene. Non piacciono? Quella è la porta. Finita la commedia! Ma questo è vino – aggiunge poi Nereo Bressan, per la felicità del figlio – perché è fatto in vigna, senza diserbi, polveri e veleni».

Uno dei segreti dei vini dei “Mastri Vinai” Bressan, di fatto, è la maturità delle piante, che raggiungono anche i 120 anni di vita. «L’industria fa vino a 3 anni dall’impianto – chiosa Fulvio -. Quando secondo noi la pianta sta iniziando a dare il meglio, ovvero attorno ai 20-25 anni, le grandi cantine estirpano, perché la vigna non produce più le quantità desiderate, ormai spremuta all’osso».

L’ALTRA VARIABILE BRESSAN: I LEGNI

Il tempo è un valore, non un nemico in quest’angolo di Friuli Venezia Giulia. Ne è una riprova il Pignol 1997 “Nereo”, in magnum. Del capostipite, a cui questo vino è dedicato, ecco l’energia vitale e la tensione. Il nerbo, il carattere. L’allungo bellissimo ed elegante, nella sua autenticità.

Stratificazione infinita, giocata sull’alternanza di frutto e macchia mediterranea (netto l’alloro, ma anche l’origano), fiori e spezie. Un vino ulteriormente incomplessito da terziari conferiti dalla micro ossigenazione in affinamento, che denotano l’attenzione maniacale di Fulvio Bressan alla delicatezza aromatica dei legni.

In cantina, mezzo bosco: gelso, castagno, ciliegio selvatico, pero selvatico, acacia e frassino. Doghe da 50 millimetri, stagionate per minimo 8 anni, ovvero un anno e mezzo a centimetro. Tutte piegate a vapore, perché da Bressan sono bandite le tostature. La variabile tra legno e legno risiede solo nella quantità d’aria trasmessa, in base alla porosità.

E non è detto che un vino non passi in due legni, prima di essere messo in bottiglia. Il colpo di genio, in grado di stravolgere un vino già di per sé buono ma non perfetto, vede protagonista un’altra chicca della cantina di Farra d’Isonzo: il Moscato Rosa “Rosantico”.

CAPOLAVORI DI VIGNA E DI STILE

Strepitosa la vendemmia 2016, che sta per andare in commercio: la migliore di sempre, per pulizia e per capacità di annullare i sentori pirazinici (tendenti all’amaro), in favore di un allungo sapido infinito, su cui torna a danzare croccante la frutta rossa d’ingresso.

‌Resta in bocca fino a che non ci entra l’ultima chicca: lo Schioppettino 2016. C’è molto più della mora di gelso tipica del vitigno (Ribolla Nera) in questo concerto di lavanda, pino, resina, rosa, violetta, unita al corredo d’archi dei piccoli frutti di bosco a bacca rossa e nera, dal ribes al mirtillo.

C’è Fulvio stesso in quest’altro capolavoro. La sua determinazione, la profondità della sua voce. Il suo fisico, anzi la sua stazza. Il carattere indomito e solo apparentemente rude, ingentilito dalla vicinanza di una donna e moglie raffinata come Jelena Misina.

C’è tutto Fulvio Bressan nello Schioppetto, più che in qualsiasi altro nettare della cantina. C’è anche il suo “fanculo”: questa volta indirizzato alle lancette dell’orologio, contro le quali vincerà a mani basse la prova del tempo. Dandogli del lei, s’intende. Prosit.

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Enoturismo

La comunità scientifica europea contro il NutriScore

Ribadire l’antiscientificità del NutriScore, dimostrando la non validità scientifica delle argomentazioni che supportano la misura e rimarcando studi consolidati che da sempre ne evidenziano le debolezze e la pericolosità.

È questo il messaggio che emerge dal convegno “Science Vs Ideology – Beyond the NutriScore” che ha visto protagonisti due importanti esponenti del mondo scientifico, il Dott. Francesco Visioli dell’Università di Padova e il Dott. Ramon Estruch, dell’Università di Barcellona.

“Science Vs Ideology – Beyond the NutriScore” è stato organizzato da Competere.eu, promotore dell’unica piattaforma italiana di discussione scientifica sulla sustainable nutrition.

La discussione ha dimostrato come il sistema NutriScore si basi infatti su elementi non scientifici, mettendo così a repentaglio la capacità dei consumatori di individuare il corretto regime alimentare da seguire e la loro libertà di scelta.

PERCHÉ NUTRISCORE NON SAREBBE SCIENTIFICAMETE VALIDO?

Secondo gli organizzatori  l’algoritmo su cui si basa la classificazione degli alimenti secondo il NutriScore è arbitrario. Un sistema che e si presta ad essere facilmente manipolato, arrivando al paradosso che alimenti di comprovata importanza, presenti nella Dieta Mediterranea, risulterebbero dannosi.

Inoltre, dando una valutazione arbitraria dei nutrienti contenuti nei cibi, si premia l’alterazione degli ingredienti per ottenere dei punteggi maggiori, favorendo i cibi altamente processati.

Infine il sistema propone una distinzione tra alimenti positivi e negativi che va contro la letteratura scientifica, tralasciando l’impatto all’interno del regime alimentare complessivo.

“NutriScore non si basa su risultati di studi scientifici – ha affermato il Dott. Estruch -. Contiene molti elementi fuorvianti in quanto mescola energia, cibo e nutrienti. Non valuta la qualità delle proteine, dei grassi o dei carboidrati e non evidenzia aspetti positivi come l’alta densità di nutrienti – minerali e vitamine – o il contenuto in composti bioattivi. Infine, non tiene conto del grado di lavorazione dei cibi”.

“NutriScore presenta un approccio che va contro le indicazioni della stragrande maggioranza dei nutrizionisti – ha aggiunto il Dott. Visioli -. Si focalizza sui singoli cibi e nutrienti invece che sul concetto di dieta. Si dimentica il concetto di porzione, preferendo l’indicazione dei valori per 100g. Il sistema non aiuta il consumatore a comprendere quali nutrienti possono essere positivi e quali negativi. In questo modo l’olio d’oliva ottiene un punteggio più basso rispetto ad una bibita gassata”.

LE DISTORSIONI DEL NUTRISCORE

Importanti sono anche gli effetti distorsivi per l’informazione verso i consumatori, che vedono le loro capacità di scelta fortemente ristrette. Il NutriScore infatti giudica gli alimenti ma non fornisce alcuna informazione di carattere nutrizionale diretta (composizione, contenuto in nutrienti ecc.). Il consumatore non può quindi sapere il motivo per cui un alimento è classificato come positivo o negativo.

Inoltre, le persone con esigenze specifiche non hanno alcun supporto da NutriScore. Non è un caso quindi che, secondo alcune ricerche, i consumatori di sette Paesi europei (Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Romania e Spagna) prediligano il sistema di etichettatura dettagliato Nutrinform Battery rispetto al riassuntivo NutriScore.

Dagli studi si può notare come molti consumatori siano sospettosi di etichette sommarie che non mostrano le informazioni nutritive. Consumatori che preferendo invece etichette che hanno lo scopo di educare, stimolare il pensiero critico e la comprensione di necessità individuali.

“Oggi abbiamo ancora una volta evidenziato l’assenza di basi scientifiche del NutriScore, che vede come unico scopo l’arbitraria condanna o promozione di alimenti e non l’educazione del consumatore, approfittando della sua fiducia per guidarlo verso scelte basate su parametri incomprensibili e non trasparenti”. Ha aggiunto Pietro Paganini, Fondatore e Presidente di Competere – Policies for Sustainable Development.

“Il NutriScore, oltre a generare classificazioni paradossali di alimenti simbolo della Dieta Mediterranea – il regime nutrizionale scientificamente considerato tra i più sani al mondo – rappresenta una misura totalmente antiscientifica che mette a repentaglio non solo un patrimonio sociale ed economico inestimabile come il Made in Italy agroalimentare, ma anche il benessere di tutti i cittadini dell’Unione Europea”. Ha concluso Paganini.

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Analisi e Tendenze Vino

Una buona vendemmia 2021 per la Doc Colli Berici e Vicenza

Il Consorzio Tutela Vini Colli Berici e Vicenza tira le somme della vendemmia 2021 e il risultato è decisamente positivo. I dati raccolti dai ventisei soci testimoniano che, seppur a fronte di un calo di produzione totale, la qualità dell’uva raccolta è decisamente alta.

“Quella del 2021 è stata una buona vendemmia che ci darà grandi soddisfazioni anche nel lungo periodo – commenta Giovanni Ponchia, Direttore del Consorzio -. La scarsità di precipitazioni e i fenomeni grandinigeni hanno portato a un calo medio di circa il 20% delle quantità raccolte rispetto al 2020″.

“Calo che però è stato compensato da un quadro zuccherino, acidico e di precursori aromatici che lasciano presagire vini di grande intensità, equilibrio e potenziale di invecchiamento. Questo, unitamente all’aumento generalizzato dei costi delle materie prime, comporterà inevitabilmente un aumento dei prezzi dei vini“.

L’ANDAMENTO CLIMATICO

La tendenza degli ultimi anni ad avere inverni secchi con temperature miti è stata confermata anche nell’annata 2021. Il germogliamento è avvenuto con circa dieci giorni di ritardo rispetto alla media degli ultimi anni, consentendo di limitare in parte i danni della gelata del 6 aprile. Frequenti precipitazioni hanno caratterizzato la primavera, rendendo più complessa la gestione fitosanitaria dei vigneti.

La fioritura, pur in un contesto di instabilità meteorologica, si è comunque svolta in modo soddisfacente. Con l’inizio di giugno si è verificato un repentino aumento delle temperature medie e massime. La fase dell’allegagione si è svolta in modo regolare, confermando il ritardo di circa sette-dieci giorni rispetto alla media storica. Temperature medie e massime elevate hanno caratterizzato i mesi di giugno e luglio, che confermano la tendenza delle ultime estati calde.

Luglio è stato contraddistinto da alcuni fenomeni grandinigeni, anche violenti, che hanno colpito marginalmente la zona dei Berici. A partire dal 23 agosto la situazione climatica è cambiata repentinamente. Situazione con piogge ben distribuite e temperature più fresche soprattutto nelle ore notturne, con delta termici spiccati nel confronto giorno e notte.

Anche nel mese di settembre si è confermata l’escursione termica, che associata alle meteo, ha consentito di ottenere uve molto sane, con corredi zuccherini e precursori aromatici più che soddisfacenti. Sia per le varietà precoci, che per le medie e tardive, la fase della maturazione ha confermato il ritardo tra i sette e i dieci giorni. Ritardo già riscontrato nelle precedenti fasi fenologiche, riportando il periodo di vendemmia a date tipiche dello scorso ventennio.

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news news ed eventi

Vino e mafia sull’asse Puglia-Emilia Romagna: confisca milionaria per usura e truffa aggravata

Le imprese “cartiere” foggiane emettevano fatture per operazioni inesistenti, come fittizie forniture di mosto, in favore di una società vitivinicola con sede a Ravenna, collegata all’organizzazione criminale che, in questo modo, acquisiva ingenti crediti fiscali nonché il diritto ad accedere ad aiuti comunitari erogati dall’Agea. Questo il quadro dell’Operazione Baccus.

Sulla base delle investigazioni avviate nel 2012 tra Puglia ed Emilia Romagna, i Finanzieri del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata (Scico) e del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, con il supporto di militari dei Gruppi del Corpo di Ravenna e Forlì, stanno dando esecuzione a un provvedimento di confisca definitiva emesso dalla Prima Sezione Penale della Corte d’Appello di Bari.

Al centro dell’operazione di questa mattina, beni immobili del valore complessivo di oltre 4 milioni di euro, tra i quali fabbricati e fondi agricoli ubicati nelle province di Ravenna e Forlì.

Sono stati emesse misure cautelari personali nei confronti di 24 soggetti (17 in carcere e 7 agli arresti domiciliari), indagati – a vario titolo – per le fattispecie di reato di associazione per delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione, aggravate dal metodo mafioso, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode fiscale.

Convalidato inoltre un provvedimento di sequestro di beni, emesso d’urgenza dal pm titolare del fascicolo penale, per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.

METODO E FINALITÀ MAFIOSE

L’esecuzione del provvedimento di confisca dei beni rappresenta l’epilogo di una “tranche” della complessa e articolata attività investigativa denominata convenzionalmente Operazione Baccus, coordinata dalla locale Direzione distrettuale antimafia.

Le investigazioni, svolte per lo più attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali nonché accertamenti bancari, hanno permesso di svelare l’esistenza e l’operatività di un’associazione criminale, con base operativa in provincia di Foggia, protagonista di numerosi episodi all’usura e ed estorsione, aggravate dal metodo e dalla finalità mafiose, nonché di frodi fiscali in danno dell’Erario e dell’Unione Europea.

Il tutto, attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, da parte di «numerosi soggetti economici controllati dal sodalizio, anche per il tramite di prestanome», spiegano gli inquirenti.

OPERAZIONE BACCUS: COME AGIVANO GLI INDAGATI

La società ravennate pagava tali forniture fittizie alle imprese “cartiere” foggiane, con bonifico e maggiorazione dell’Iva, impiegando disponibilità finanziarie provento delle attività illecite commesse dall’organizzazione criminale.

Nel contempo, conseguiva indebiti rimborsi fiscali per oltre 11 milioni di euro e illeciti contributi comunitari per oltre 18 milioni di euro. I primi provvedimenti risalgono al giungo 2012, quando il competente Gip del Tribunale di Bari accoglieva la proposta formulata dalla locale Dda, «fondata sul solido compendio indiziario acquisito dalle Fiamme Gialle».

Il successivo 1° febbraio 2019, sempre nell’ambito dell’Operazione Baccus, la Corte di Appello di Bari ha condannato 6 imputati per le fattispecie di reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e alla frode fiscale, disponendo la confisca di fabbricati e fondi agricoli, ubicati nelle province di Forlì e Ravenna, per un valore di oltre 4 milioni di euro.

Tale sentenza è divenuta oggi irrevocabile, comportando la confisca definitiva dei beni, in corso in queste ore. Nel medesimo contesto investigativo, il 10 marzo 2021 il Gico di Bari – con la collaborazione delle Compagnie del Corpo di Foggia, Trani e Ravenna – ha eseguito 4 ordini di carcerazione emessi dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Bari (Ufficio Esecuzioni Penali).

Oggetto del provvedimento sono quattro soggetti condannati a vario titolo per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di frodi in danno dell’Erario e dell’Unione Europea. Nei confronti degli indagati è stata inoltre disposta la sospensione dell’esecuzione della pena detentiva.

Continua dunque in maniera incessante l’azione dello Scico e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, in sinergia con l’Autorità Giudiziaria barese, volta a contrastare estorsioni ed usura, nonché ogni forma di inquinamento dell’economia legale, per salvaguardare gli operatori economici e i cittadini.

Esercito in vigna in Puglia contro la mafia del vino e dell’uva

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degustati da noi vini#02

Irpinia Doc Greco di Tufo 2019 Giallo d’Arles, Quintodecimo

Non occorre essere super esperti di storia dell’arte per comprendere il senso del nome affibbiato da Luigi Moio al suo Greco di Tufo, frutto di un cru del comune di Tufo (Avellino), in Irpinia. Il “giallo cromo” è il colore che incanta Van Gogh ad Arles, tanto da ingerirlo dal tubetto per “portare dentro la felicità” che riusciva a trasmettergli.

Sempre ad Arles, Van Gogh dipinse uno dei pochi quadri che sia mai riuscito a vendere: “La vigna rossa”, in cui il giallo cromo del sole e del cielo si tuffa nel rosso-arancio e ramato delle foglie della vite. Ebbene, non è forse il Greco di Tufo, per certi versi, un “rosso travestito da bianco”?

IL GIALLO D’ARLES SECONDO QUINTODECIMO

Quello di Quintodecimo racconta bene il concetto. Si presenta sì d’un giallo paglierino acceso, ma al naso rivela tinte agrumate che virano più sulla sanguinella e sul mandarino che sul cedro e il bergamotto. Poi, un’esplosione di fiori di campo e di verde pregiatissimo, da macchia mediterranea.

In bocca, la vena minerale marcata fa da spalla – anzi, da spina dorsale – alla generosa ampiezza del frutto maturo. Da “rosso” è anche la tinta asciutta di un sorso che fa a meno dei tannini ma sfrutta freschezza e dinamicità verticale, per tendere la beva come un arco.

Vino, questo Greco di Tufo 2019 Giallo d’Arles di Quintodecimo, manifesto del vitigno campano, con una vita lunghissima davanti. Un bianco che mette felicità. Un po’ come il “Giallo d’Arles” faceva con Van Gogh. Chapeau.

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Birra

Unionbirrai lancia Birra dell’Anno Xmas Beers 2021

Unionbirrai, l’associazione dei piccoli birrifici indipendenti, lancia il concorso Birra dell’Anno Xmas Beers 2021. Il concorso è rivolto a tutti i birrifici che producono birre natalizie, con chiaro ed esplicito riferimento al Natale nel nome, nella grafica e nella descrizione della birra e si affianca al premio Birra dell’Anno, giunto quest’anno alla sedicesima edizione.

L’iniziativa vuole premiare le più buone birre di Natale prodotte dai birrifici italiani e celebrare quella che è oramai anche in Italia una consuetudine attesa e amata da molti consumatori.

«Pur non essendo birre qualificabili secondo uno stile birrario preciso, la tradizione delle birre di Natale ha preso piede anche nel nostro Paese. Quale miglior modo – spiega Simone Monetti, segretario generale Unionbirrai – se non un contest dedicato alle birre natalizie e alla loro capacità di accompagnare i piatti e i dolci della tradizione per promuovere le birre artigianali italiane anche in inverno?».

LE BIRRE DI NATALE

Le birre di Natale rappresentano una tradizione secolare presente storicamente nel nord Europa, dal Belgio alla Germania, dall’Inghilterra alla Scozia. Anche i birrifici italiani si cimentano da tempo con quella che è definita come la “famiglia delle birre di Natale”.

Si tratta di birre prodotte appositamente per le festività natalizie che, per le loro variegate origini, non possono essere ricondotte ad un unico stile birrario. Pur avendo ispirazioni differenti, hanno tutte come caratteristiche comuni un grado alcolico tendenzialmente elevato, l’aggiunta di spezie e un corpo tutt’altro che esile.

Birre con un ampio range nel colore e la predisposizione a molteplici abbinamenti gastronomici, tra i quali non manca quello con i dolci della tradizione. Ultima caratteristica il loro packaging: intrigante, originale e dedicato alle festività.

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Diego Tomasi nuovo direttore del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg

Diego Tomasi è il nuovo direttore del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. Così ha deliberato il Consiglio di Amministrazione che sin dalle prime ore dell’elezione della nuova Presidente Elvira Bortolomiol, lavorava a questo obiettivo.

«Siamo estremamente soddisfatti di questa nuova nomina. Il Consiglio ha dedicato i primi mesi del mandato alla ricerca di una figura che potesse ricoprire questo importante incarico», annuncia la Presidente eletta a luglio scorso Elvira Bortolomiol.

Molte sono le sfide che dobbiamo affrontare da qui a breve”, continua la Presidente, “il profilo autorevole del dott. Diego Tomasi e la sua conoscenza della denominazione, uniti alla sua competenza scientifica, saranno i punti di forza su cui basare il lavoro che ci aspetta».

Diego Tomasi è un noto e stimato ricercatore del Crea-ve che ha accettato la direzione del Consorzio di Tutela forte di una profonda conoscenza del territorio. Il dott. Tomasi, infatti, studia da oltre un ventennio il terroir della Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco.

Il suo lavoro è recentemente stato insignito della menzione speciale ricevuta in ambito Oiv (Organisation Internationale de la Vigne et du Vin) per l’ultima opera pubblicata sull’origine della qualità del vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG.

«Sono pronto ad impegnarmi accanto alla Presidente e a tutto il Consiglio di Amministrazione – esordisce il nuovo direttore Diego Tomasi – motivato soprattutto dalla competenza dei miei nuovi colleghi, da una precisa visione futura della denominazione e dal prestigio del ruolo che vado a ricoprire».

Clima, suoli, qualità delle nostre uve, tradizione, impegno umano, paesaggio, sono alcuni degli elementi che andranno sempre più studiati e valorizzati per portare su un piano ancora più alto il consenso internazionale del nostro vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg».

«Mi appassiona molto l’idea di poter mettere a disposizione del Consorzio di Tutela e, quindi, della Denominazione – aggiunge il nuovo direttore Diego Tomasi – la mia esperienza scientifica. In particolare per affrontare le tematiche derivanti dal cambiamento climatico, dalla necessità di raccogliere nel miglior modo possibile le sfide green imposte dalla comunità europea, dal saper divulgare gli elementi di unicità delle nostre colline in primis le splendide “rive”».

Sul tema, in particolare sulle sottozone del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, Tomasi ha redatto anche un libro, in collaborazione con l’altra ricercatrice Federica Gaiotti.

«Il paesaggio, infine – conclude Diego Tomasi – un tema che è sempre stato oggetto dei miei studi, si coniugherà con il riconoscimento Unesco per elaborare insieme all’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, strategie di monitoraggio, accoglienza e di valorizzazione nel rispetto delle indicazioni per la sua gestione».

Ad attenderlo uno staff di tredici persone, motivate e pronte a formare una squadra compatta e fornita degli strumenti più aggiornati per collaborare in sintonia con i produttori e con le necessità del territorio.

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La Guida Vitae 2022 premia il vino di un suo socio: bufera sul presidente Ais Sicilia

Il vino della cantina del presidente Ais Sicilia Camillo Privitera è stato premiato dalla stessa Ais nella Guida Vitae 2022, con le “Quattro Viti”. Il massimo riconoscimento dell’Associazione italiana Sommelier è stato dunque assegnato a un’etichetta – l’Etna Doc Rosso di Vigneti Primaterra – prodotta da un socio, nonché uno dei suoi massimi rappresentanti nazionali.

Un premio destinato a far discutere in vista del 54° Congresso Nazionale Ais, in programma a Bologna dal 19 al 21 novembre. A confermare che le “Quattro viti” alla cantina di Randazzo (CT) non siano passate inosservate in Sicilia, c’è l’email di alcuni vignaioli siciliani indirizzata a WineMag.it.

LA LETTERA

«Egregio Direttore – recita la missiva – mi chiamo X (omissis, ndr). Insieme ed un gruppo di amici ho deciso di scriverle per comunicare un fatto che ci dà parecchio fastidio e che ci sminuisce in quanto onesti lavoratori della terra e produttori di vino».

Abbiamo appreso che tra i vini con il più alto punteggio nella guida dei sommelier Ais, per la Sicilia è stato premiato il vino rosso della Cantina Primaterra dell’Etna, condotta dal presidente regionale di Ais Sicilia, Camillo Privitera.

Questo fatto pone seri dubbi sulle degustazioni effettuate per la guida dei vini siciliani dei sommelier, dal momento in cui lui stesso, oltre ad essere presidente regionale, è il responsabile effettivo della guida».

Ufficialmente, il responsabile della Guida Vitae per la Sicilia è Orazio Di Maria. Come confermano numerosi video, Camillo Privitera, proprio in virtù del suo ruolo, è sempre presente alle premiazioni, pur non partecipando alle degustazioni.

Un esempio? La diretta Facebook del 5 dicembre 2020, in cui il presidente nazionale Ais Antonello Maietta si collega in streaming con l’isola, per premiare Cantine Nicosia.

In quell’occasione, Graziano Nicosia, rappresentante della famiglia di produttori premiati dall’Associazione italiana sommelier con il Tastevin 2021, è seduto al centro. Proprio fra Orazio Di Maria e Camillo Privitera.

«Noi ogni giorno col nostro lavoro e col nostro sudore ci impegniamo assiduamente a fare vino – continua la mail inviata dai vignaioli siciliani a WineMag.it – e ci vediamo mortificati come piccoli produttori quando vediamo che, addirittura un presidente regionale dei sommelier, vede premiato un suo vino, non potendo far altro che pensare male di questo circuito».

«Perché l’Associazione dei Sommelier fa queste cose, penalizzando piccoli e grandi produttori a vantaggio di chi dovrebbe essere imparziale? La preghiamo cortesemente, direttore, di aiutarci a fare luce su questo avvenimento immorale e per noi ingiusto», è la chiosa alla lettera ricevuta dalla nostra redazione.

LA REPLICA DI CAMILLO PRIVITERA

Raggiunto telefonicamente da WineMag.it, Camillo Privitera, titolare della cantina Primaterra con la moglie Tiziana Gandolfo, si mostra tranquillo e per nulla preoccupato dalle polemiche.

«Non mi devo giustificare con nessuno – commenta il presidente Ais Sicilia – e se qualcuno ha qualcosa da dire, è libero di farlo. È un tema che potrebbe essere sollevato per qualsiasi soggetto che fa comunicazione e che si occupa di vino. Basti pensare a tutto quel comparto dei cosiddetti influencer».

Sono uno che non ha mai chiesto un vino o bevuto un vino che fosse regalato. Cose dette così hanno il sapore della perfidia, della malafede e della cattiveria, ovvero il sapore del “niente”. Sarebbe più opportuno fare queste domande al referente della Guida, Orazio Di Maria».

«Il presidente Ais Sicilia non fa le degustazioni, non sceglie il gruppo dei degustatori e non partecipa minimamente in nessun contesto della Guida Vitae. Questa pubblicazione vive da anni, non da adesso, di una sua autonomia», conclude Camillo Privitera.

Più in generale, l’Etna Doc Rosso 2016 di Vigneti Primaterra è uno dei 18 vini siciliani premiati da Ais. Il massimo riconoscimento delle “Quattro Viti” è stato assegnato anche ad altri 6 vini prodotti sulle pendici del vulcano.

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Esteri - News & Wine

Villány oltre il Cabernet Franc: nuovo marchio per l’agroalimentare della regione vinicola

Fare sistema e diventare un punto di riferimento per l’enoturismo magiaro. È questo l’obiettivo che si è data la regione vinicola ungherese di Villány. La zona meridionale dell’Ungheria è già nota per la produzione di vini rossi da uve Cabernet Franc in purezza. Una rarità in Europa e nel mondo. Al marchio collettivo già apposto alle pregiate bottiglie di Villány Franc sarà affiancato un nuovo logo, utile a contraddistinguere i prodotti agroalimentari del “Districtus Hungaricus Controllatus” di Villány.

Dal punto di vista grafico, così come per il vino, al centro del nuovo marchio di qualità ci sarà il crocus ungherese. Un fiore raro e protetto in Ungheria, caratteristico della parte meridionale della collina di Szársomlyó, la più alta della regione vinicola con i suoi 442 metri sul livello del mare. Il crocus è stato scelto simbolicamente: è il primo a spuntare in primavera, nonché il primo a fiorire.

L’operazione di branding collettivo è frutto del lavoro della Strada del Vino di Villány-Siklós, presieduta da Dóra Boglárka Kovács, in collaborazione con il Villányi Borvidék, il Consorzio Vini locale, e con le autorità nazionali magiare. In settimana. il progetto ha raccolto le prime adesioni.

NON SOLO VINO NELLA REGIONE DI VILLÁNY

Accanto alle storiche cantine Bock, Gere Attila e Tamás Gere e Zsolt si sono schierati Báthori Méhészet, produttore di miele di acacia e di castagno; Olajütő Szociális Szövetkezet, oleificio di Ormánság che, tra l’altro, ha un ruolo sociale fondamentale in un’area rurale ad alto tasso di povertà e disoccupazione, al confine con la Croazia (Baranja). In squadra anche Szarkándi László, che a Túrony produce marmellate e sciroppi artigianali.

Le stesse cantine Bock, Gere Attila non producono solo vino, ma anche olio di semi, micromacinati, compresse e creme per la cura del viso e del corpo. Mentre la cantina Tamás Gere e Zsolt si è specializzata anche nella produzione di succo d’uva naturale.

Verrà dunque creata una «mappa gastronomica», online e cartacea, utile a promuovere i produttori locali della regione vinicola di Villány. Una sorta di guida, in cui saranno inclusi anche le strutture ricettive, come hotel e Bed & Breakfast, oltre ai migliori ristoranti.

Le aziende del circuito potranno apporre il nuovo marchio sulle confezioni dei loro prodotti. «Ora – spiega Dóra Boglárka Kovács – la sfida più grande sono i piccoli perfezionamenti, ovvero i dettagli. L’obiettivo è sviluppare un sistema di marchi, ben funzionante a lungo termine».

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Vini al supermercato

Primitivo di Manduria Dop Notte Rossa: i migliori abbinamenti

Il Primitivo di Manduria Dop Notte Rossa è uno dei vini del Sud Italia che regala i migliori abbinamenti con le carni e, più in generale, con la la cucina di terra. Questo vino pugliese, dall’ottimo rapporto qualità prezzo al supermercato, dà grandi soddisfazioni con la pasta con ragù di carne, timballi e paste al forno molto condite.

Sempre in tema di abbinamenti, il Primitivo di Manduria Dop Notte Rossa risulta perfetto con zuppe di legumi con pancetta, carni d’agnello, salsicce e arrosti.

Un vino tipico del Salento che offre grandi soddisfazioni anche con formaggi a pasta dura stagionati, come il Grana padano. Un nettare da assaporare anche da solo, a fine pasto. Oppure da godere assieme a un buon libro.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Primitivo di Manduria Notte Rossa si presenta con un mantello di colore rubino profondo, impenetrabile, dai bordi e dai riflessi violacei brillanti. Naso di ciliegia matura netta, molto precisa, per nulla sgarbata o di una dolcezza stancante.

Richiami di gelso selvatico, di quelli che si trovano ancora nella campagna pugliese e che è bello trovare carichi di frutti scuri e succosi, d’estate. Tra le morbidezze dosate del naso anche la prugna essiccata e il fico rosso maturo.

Non mancano richiami erbacei delicati che ricordano il fieno e alcune piante della macchia mediterranea, come il rosmarino. Completano il quadro dei vorticosi sbuffi fumè e di cacao. L‘assaggio fa seguito alle ottime impressioni del naso.

Il Primitivo di Manduria Notte Rossa rivela percezioni fruttate mature che, pur nella loro “polposità”, sono composte e in perfetto equilibrio con il resto delle componenti. Ottima, in definitiva, la corrispondenza gusto-olfattiva.

Così come pregevole è la chiusura giustamente salina, che invita al sorso successivo, senza mai stancare. Un rosso potente ma educato e di gran bevibilità, anche grazie all’ottima integrazione organolettica dei 14% vol. di alcol, che in altri vini risultano più evidenti e stordenti.

Impossibile rinunciare però all’abbinamento con piatti robusti, carni d’agnello, cacciagione con salse elaborate, formaggi a pasta dura, a una temperatura di servizio compresa tra i 16 e i 18 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Uve del vitigno Primitivo in purezza per “Notte Rossa”. Le piante affondano le radici nel Salento, la zona d’elezione della cantina, con una densità d’impianto di 5 mila viti per ettaro.

Siamo a 100 metri sul livello del mare, in un microclima connotato da temperature medie alte e da indici di piovosità particolarmente bassi. I terreni sono a grana medio-argillosa, con profondità abbondantemente sotto il metro.

Le uve, in particolare, vengono vendemmiate nella seconda settimana di settembre dai terreni di proprietà dei soci della cooperativa pugliese. La vinificazione prevede una macerazione di circa 10 giorni a temperatura controllata, con fermentazione alcolica e utilizzo di lieviti selezionati.

L’affinamento avviene in piccole barriques di legni francesi e americani, per una durata complessiva di 5-6 mesi, a discrezione dell’enologo. Il vino viene immesso sul mercato dopo diverse settimane di ulteriore stabilizzazione in bottiglia.

Prezzo: 6,90 euro
Acquistabile presso: Tigros, Iperal, A&O, Famila, Basko, Sigma, Despar, Coop.fi, Coop, Ipercoop, Auchan, Italmark, Tosano, Rossetto, Migros, Poli, Conad, Iperconad, Oasi, Tigre, Supermercati Si, Decò, Pellicano, Futura, Ipefutura, Simply, Esselunga

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Catalogo Metro: i migliori cesti di Natale 2021, confezioni e cassette di vino sotto i 100 euro

È arrivato puntuale ai professionisti e alle aziende del settore Horeca il catalogo Cesti e regali di Natale 2021 di Metro Italia Cash & Carry. Quali sono i migliori cesti natalizi sotto i 100 euro (Iva esclusa)? Ecco i suggerimenti di WineMag.it, che tengono conto soprattutto dell’offerta enologica.

Non risultano particolarmente accattivanti i vini inseriti nei cesti di prezzo compreso tra 86,99 e 99,99 euro. In compenso, il quadro inizia a diventare interessante con il Cesto Le Bontà dello Chef, in vendita a 81,99 euro.

A convincere, in questo caso, sono le due etichette della cantina friulana Fantinel (spumante Cuvée Prestige e Rosso Doc Friuli Refosco Borgo Tesis), a fare da contorno a una buona offerta food e al vino liquoroso Sancte della linea “I Tesori” di Sante Bucciarelli.

Non male anche il Cesto Forziere Mediterraneo (76,99 euro) con lo spumante Mionetto Vivo Cuvée Blanc Extra Dry (fare attenzione: non è un Prosecco Doc né Docg, bensì uno spumante generico) e il Montepulciano d’Abruzzo Doc Bellaia. Stessi vini presenti nel Cesto Cortina (54,99 euro) in cui varia però la proposta alimentare.

Ancor meglio, a un euro in meno (75,99 euro) il Cesto Conte (nulla a che fare con l’ex premier pentastellato). All’interno, lo Spumante Brut Metodo classico Piero Catturich (attenzione, non è un Franciacorta Docg) e il Montepulciano d’Abruzzo Doc 1910 dell’imbottigliatore pavese Losito e Guarini.

I MIGLIORI CESTI NATALIZI 2021 DI METRO ITALIA

Sotto i 70 euro aumentano le difficoltà a reperire vini davvero convincenti nei cesti. Chiudendo un occhio e strizzando l’altro al portafogli, si può propendere per il Cesto Betulla, a 67,99 euro.

All’interno, lo Spumante Chardonnay Brut Clarius di Concilio (anche in questo caso attenzione: non si tratta di un Trento Doc, bensì di una “bollicina” generica) e il Rosso Trevenezie Igp Merlot della stessa cooperativa di Volano (TN).

Curioso l’abbinamento del Cesto Archimede, che abbina il Prosecco Millesimato Butterfly di Astoria (ecco finalmente un Doc) al liquore al caffè della Distilleria Montanaro di Alba (CN). Il prezzo, comprensivo della parte food? 63,99 euro ben spesi.

Per chi è ancora più attento allo scontrino, interessante l’abbinamento Lambrusco Doc Cà de Medici e Sangiovese Igt Sant’Orsola. Costa 39,99 euro ed è presente nel Cesto Gran Emilia. Sotto ai 30 euro, gli stessi vini sono reperibili nel Cesto Gran Dispensa (25,99 euro).

LE MIGLIORI CONFEZIONI E CASSETTE DI NATALE 2021

Ampio spazio, sul Catalogo di Natale Metro Italia 2021, anche per eleganti confezioni e cassette di vino in legno, alcune delle quali comprensive di accessori. Il tutto a un prezzo inferiore ai 100 euro. Tra queste, da non perdere la magnum di Amarone della Valpolicella Classico Docg di Santa Sofia, con decanter a 79,90 euro.

Con 10 euro in più (89,90 euro), senza cambiare zona o cantina si può portare in cassa (e poi a tavola) la Degustazione verticale di Amarone 2011, 2013 e 2015. Un bel modo per sperimentare quanto il meteo e le condizioni climatiche della vendemmia incidano nella produzione del grande rosso del Veneto.

Appena sotto ai 100 euro vale la pensa di investire sul terzetto piemontese della Cassetta degustazione verticale Barolo Docg I Classici di Marchesi di Barolo. All’interno, tre bottiglie delle vendemmie 2014, 2015 e 2016.

TOSCANA, CAMPANIA E PIEMONTE

Per gli amanti della Toscana, ecco la Cassetta Rossi Toscani di Marchesi Antinori. Per 79,99 euro ci si porta a casa due bottiglie per tipo di Chianti classico Docg Pèppoli, Rosso Toscana Igt Villa Antinori e Bolgheri Doc Il Bruciato.

Senza cambiare regione, convince la Cassetta Toscana Frescobaldi (67,99 euro), comprensiva di 2 Nipozzano Chianti Riserva, due Campo ai Sassi Rosso di Montalcino e due Toscana Igt Tenuta Frescobaldi.

Sotto ai 50 euro, convengono la Cassetta Montalcino di Banfi (Rosso Toscana Igt Centine, Rosso di Montalcino Doc e Brunello di Montalcino Docg) a 43,99 euro. Per gli amanti dei bianchi, a 49,99 euro la Cassetta Feudi di San Gregorio con Irpinia Aglianico Doc Rubrato, Greco di Tufo Docg e Falanghina del Sannio Doc (2 bottiglie a testa).

Perfetta per chi vuole variare tra bianchi e rossi la Cassetta Ratti, direttamente dalle colline del Piemonte patrimonio dell’Unesco. Per 43,99 euro il terzetto è così composto: Chardonnay Langhe Doc Ochetti, Dolcetto Langhe Doc Colombé e Nebbiolo Langhe Doc Ochetti.

METRO: LE MIGLIORI CONFEZIONI DI NATALE SOTTO AI 40 EURO

Validissime quasi tutte le proposte enologiche “bipack” o “tripack” sul Catalogo Cesti e Regali di Natale di Metro Italia Cash & Carry, sotto ai 40 euro. Tra queste, sono da preferire Cassetta Valpolicella Bertani (37,99 euro), Cassetta Montalcino Col d’Orcia (37,90 euro) e Cassetta Cantina Bolzano (38,99 euro, con cavatappi professionale).

Scendendo ancora di fascia prezzo, bene la Confezione Duetto Astoria (11,99 euro) e la Cassetta Duetto Frescobaldi (18,99 euro). Tra le bottiglie di grandi formati come il Jeroboam, ottimo prezzo per l’Amarone della Valpolicella Docg Santa Sofia a 104,99 euro.

Da non perdere la Magnum di Bolgheri Doc Il Bruciato di Marchesi Antinori (36,99 euro), così come la Magnum di Amarone della Valpolicella Classico Docg Costasera di Masi. Per gli amanti dello spumante, scelta obbligata per il Magnum Brut Cuvée Prestige Bellussì di Bellussi.

Infine, per chi vuol giocare fuori dai confini nazionali, il Magnum di Bordeaux Aoc rouge Chateau de Costis (12,99 euro) è da preferire al Magnum Cariñena Do Roble La Sastreria (6,99 euro).

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Esteri - News & Wine

Barcelona Wine Week 2022: la Spagna anticipa tutti

Fira de Barcelona, in collaborazione con Alimentaria Exhibitions, organizza dal 7 al 9 febbraio 2022 il principale salone del vino spagnolo: la Barcelona Wine Week. L’evento, alla sua seconda edizione, riunirà tutte le Denominazioni d’origine con più di 600 cantine ed oltre 400 distributori già confermati.

L’ottima accoglienza commerciale che il settore sta dando al BWW conferma i buoni segnali di “riattivazione” del mercato del vino. Come spiega il manager dell’evento, Marta Macías, «Barcelona Wine Week sarà il primo evento nel 2022, sia in Spagna che nei suoi mercati di influenza, il che conferisce senza dubbio un importante vantaggio competitivo rispetto ad altri eventi del settore».

BWW 2022 si propone di far conoscere e dare proiezione internazionale ai circa 150 vitigni autoctoni spagnoli. «Varietà autentiche e resistenti, che forniscono un punto di riferimento per un’agricoltura sostenibile che lotta contro il cambiamento climatico. Pertanto, il loro recupero è un trend al rialzo che viene perseguito sia dai piccoli produttori che dalle grandi cantine», afferma Macías.

FORTE VOCAZIONE INERNAZIONALE PER LA BARCELONA WINE WEEK

BWW si focalizzerà sulle opportunità di business per le aziende espositrici, con incontri e occasioni di contatto fra buyer internazionali, distributori, importatori, grossisti e dettaglianti con l’obiettivo di facilitare l’accesso a nuovi mercati.

Secondo il direttore generale della Federazione spagnola del vino (Fev), José Luis Benítez, «Barcelona Wine Week consentirà di rafforzare il trend positivo registrato nelle nostre esportazioni negli ultimi mesi e continuare a consolidare la crescita di valore nei mercati internazionali».

Il programma di BWW Hosted Buyers prevede la partecipazione di più di 350 professionisti internazionali di alto livello provenienti da più di 40 paesi. Più di 4 mila incontri. Inoltre il programma VIP Buyers riunirà circa 1.300 professionisti nazionali del settore. Circa 15.600 professionisti hanno partecipato alla prima di BWW nel febbraio 2020, da 54 Paesi.

LA RAPPRESENTANZA DEL SETTORE

Barcelona Wine Week 2022 riunirà tutta la diversità del vino spagnolo nel padiglione 8 della sede Montjuïc di Fira de Barcelona. Dalle piccole cantine con una forte vocazione internazionale ai marchi più emblematici e rinomati della scena vinicola spagnola.

La rassegna promuoverà ancora una volta un modello espositivo unico che propone un tour esperienziale del territorio vitivinicolo nazionale. Un format strutturato intorno alla grande varietà dei territori di produzione, rendendo possibile una presenza paritaria tra le cantine ei marchi partecipanti. La zona commerciale sarà strutturata in due aree principali.

BWW Lands riunirà le cantine organizzate da Denominazioni di Origine e altri marchi di qualità. In BWW Brands si troveranno anche i marchi più emblematici e rinomati insieme ad aziende che offrono attrezzature, accessori e servizi al settore. Allo stesso tempo, la mostra porterà avanti un programma con un’ampia gamma di attività che promuoveranno esperienze educative e sensoriali legate al vino.

CONSOLIDARE LA RIPRESA

Tutto fa pensare che il 2021 sia un buon anno per i vini spagnoli, in preparazione della BWW 2022. I dati dell’Osservatorio del mercato del vino spagnolo (OeMV) prevedono una forte domanda sia dai mercati internazionali che dal mercato spagnolo. Domanda che dovrebbe far tornare il mercato al ritmo del 2019. Anche la sospensione temporanea delle tariffs statunitensi sta incoraggiando le esportazioni.

Con una superficie vitata di 949.565 ettari  (circa il 13% del totale mondiale), la Spagna è una potenza internazionale nel mercato del vino. Secondo il Fev, le circa 4.300 cantine spagnole hanno un fatturato di 5.381 milioni di euro l’anno. Una catena del valore che rappresenta il 2,2% del valore aggiunto lordo in Spagna.

I vini spagnoli sono venduti in 189 Paesi. con la Spagna che è il secondo esportatore mondiale in volume e il terzo in termini di valore. Prima della pandemia, quasi 3 milioni di persone visitavano ogni anno le cantine e i musei delle Strade del Vino della Spagna, spendendo circa 80 milioni di euro l’anno.

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Maxi sequestro di vino pugliese senza tracciabilità tra Foggia e Bari

Due sequestri per complessivi 10.550 ettolitri tra mosti e vini per un valore di 1 milione di euro. È il bilancio dell’operazione compiuta tra il 9 e l’11 novembre dagli ispettori dell’ufficio periferico Icqrf Repressione Frodi della regione Puglia.

Gli uomini del pool del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali hanno controllato la documentazione detenuta in uno stabilimento vinicolo della provincia di Foggia. I vini presenti in cantina non erano registrati nel registro telematico del Sian.

Agli oltre 9 mila ettolitri di vino non erano associate nemmeno le relative documentazioni contabili, impedendo di rilevare la tracciabilità delle materie prime e delle attività produttive. A questo sequestro, del valore di circa 900 mila euro, si affianca quello operato in uno stabilimento vinicolo della provincia di Bari.

Gli Ispettori del Mipaaf hanno sottoposto a verifiche circa 700 ettolitri di vini allo stato sfuso, che riportavano illecite indicazioni relative a vitigni, privi peraltro della necessaria tracciabilità. Il sequestro ammonta a circa 100 mila euro.

Le operazioni si inquadrano nelle costanti attività portate avanti dal Mipaaf in collaborazione con le forze dell’ordine. L’obiettivo è reprimere le frodi, garantire i diritti dei consumatori e sostenere le aziende che rispettano le norme in materia di qualità dei prodotti.

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Analisi e Tendenze Vino

Presentato il 54° Congresso Nazionale AIS

È stato presentato presso il Grand Hotel Majestic il programma del 54° Congresso Nazionale AIS, Associazione Italiana Sommelier, organizzato per questa edizione da AIS Emilia. Tema del congresso sarà “Il futurismo enogastronomico. Tradizione in movimento”.

Il congresso si terrà a Bologna dal 19 al 21 Novembre 2021. Gli eventi, aperti al pubblico, saranno suddivisi tra l’Oratorio San Filippo Neri, il Grand Hotel Majestic e Palazzo Re Enzo.

«Il tema del congresso è calzante – dice Luciana Finessi, dell’Assessorato all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Regione Emilia Romagna -. La nostra regione ha profonde radici nella tradizione ma anche una grande capacità di innovare e rendersi competitiva sul mercato, è fondamentale che gli imprenditori agricoli possano fare reddito».

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Valpolicella: volano domanda e valore, calano le giacenze

Vola il mercato dei vini della Valpolicella, con gli imbottigliamenti in crescita in doppia cifra come pure il prezzo medio delle uve e dello sfuso. Una chiusura di anno da ricordare, che rischia però di trasformarsi in agrodolce a causa dell’aumento senza precedenti delle materie prime legate alla produzione e alla commercializzazione del vino.

È il quadro tracciato dal Consorzio vini Valpolicella con l’analisi degli ultimi dati di filiera. Dati che restituiscono una denominazione in piena salute ma minacciata da una congiuntura che rischia di provocare distorsioni di mercato.

I DATI DELLA CRESCITA

Secondo il Consorzio, gli imbottigliamenti complessivi per l’immissione del prodotto sul mercato sono cresciuti del 16% nei primi 10 mesi di quest’anno rispetto al pari periodo 2020. È l’Amarone a fare la parte del leone (+30,2%, l’equivalente di 15 milioni di bottiglie nei primi 10 mesi dell’anno). Seguono il Valpolicella Ripasso a +14,7% e il Valpolicella a +7,1%.

Un exploit che ha determinato un calo netto delle giacenze di quasi 100 mila ettolitri pari a circa 13 milioni di bottiglie, di cui la metà afferenti ad Amarone e Recioto. Un combinato disposto che, complice anche una vendemmia eccellente, ha fatto lievitare nell’ultimo anno il prezzo medio dello sfuso di Amarone di oltre il 20% e del 13% il Doc atto a Ripasso.

Negli ultimi anni la Doc Valpolicella, denominazione che conta in 19 comuni 8398 ettari per 1677 soci, ha operato scelte contenitive. In particolare sulle rese e attraverso il blocco degli impianti. Il giro d’affari complessivo al consumo supera i 600 milioni di euro.

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Analisi e Tendenze Vino

Cantine Pellegrino, nuovo impianto fotovoltaico a Pantelleria

È stato inaugurato a Pantelleria il più grande impianto fotovoltaico privato ad energia rinnovabile dell’isola. L’unico al servizio di un’attività produttiva: Cantine Pellegrino. Un impianto di potenza complessiva pari a 86,40 kWp, che permette alla cantina di essere quasi autosufficiente dal punto di vista energetico, grazie a fonti rinnovabili.

Il nuovo impianto è costituito da 270 moduli fotovoltaici del tipo vetro-vetro, di potenza pari a 320 Wp cadauno. L’installazione è avvenuta «nel pieno rispetto del paesaggio». Non risulta visibile da nessun osservatore e appare integrata nella skyline della zona.

L’investimento nel fotovoltaico consentirà a Pellegrino di godere di un notevole risparmio di energia elettrica, pari a circa 105 MWh l’anno. Anche l’ambiente ne trarrà beneficio. Si stimano infatti circa 49.600 kg di emissioni di CO2 evitate.

«Crediamo fortemente nello sviluppo sostenibile della nostra attività produttiva – commenta Benedetto Renda, presidente della Pellegrino e del Consorzio Vini Pantelleria Doc – e sempre e comunque nel rispetto dell’ambiente. Oggi siamo la prima cantina sull’isola ad essere dotata di un impianto fotovoltaico, ma ci auguriamo che anche altri possano seguire la nostra iniziativa al fine di preservare questo territorio unico e sostenerne l’economia».

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Telenovela Prošek Prosecco: doppia figuraccia del Governo Draghi in diretta tv

Doppia figuraccia del Governo Draghi in diretta tv, sulla telenovela Prošek croato contro Prosecco italiano. Protagonista Gian Marco Centinaio, sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, intervenuto mercoledì 10 settembre al programma Re Start di Rai 2.

In studio con l’altro ospite Oscar Farinetti, Centinaio dapprima sembra ammettere che il Prošek, in quanto “vino dolce“, non costituisca ad oggi una reale minaccia per il Prosecco. Poi rincara la dose, equiparando la querelle in corso tra Italia e Croazia a quella della Francia contro la Spagna, per gli “Champanillo“.

«Il rischio più di tutti – ha dichiarato testualmente l’ex ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio – è che l’Europa autorizza il marchio del brand Prošek. Sono qualche decina di migliaia di bottiglie e teoricamente non dovrebbero impaurire nessuno. Domani il Prošek decidono di cambiare il disciplinare e fanno un Prošek frizzante, simile al Prosecco. La cosa è finita lì: abbiamo creato l’italian sounding in Europa».

LA GAFFE SUI TAPAS BAR “CHAMPANILLO”

Forse ancor più pesante il secondo scivolone tv del sottosegretario del Governo Draghi, non corretto né dalla conduttrice né da Oscar Farinetti. «L’Europa ha bloccato la diatriba tra la Francia e la Spagna sullo Champagne – sono le parole di Centinaio – analoga a questa. La Spagna stava producendo lo Champanillo. La Francia ha detto: “No, non puoi chiamarlo così”. Perché? Perché inganna il consumatore».

In realtà, come riportato da WineMag,it il 9 settembre 2021, “Champanillonon era un vino spagnolo, bensì una catena di Tapas bar diffusa in diverse località turistiche della Spagna, in particolare in Catalogna.

«Il nome Prosek è ingannevole. Io conosco persone di livello culturale medio che pensano che “Prošek” sia la traduzione inglese di “Prosecco”», ha aggiunto Centinaio, scatenando la reazione di Oscar Farinetti. «Si gioca sull’ignoranza – la replica – quindi facciamo le leggi sull’ignoranza».

«PROŠEK NON È ITALIAN SOUNDING»

«Io sono stato là in Dalmazia – ha evidenziato l’imprenditore, patron di Eataly – da questi quattro contadini. Il Prošek è un vino costoso, importante: è un’altra storia. Un vino di cinque anni di invecchiamento, di antiche tradizioni. Costa dieci volte il Prosecco. Il tema è: questi contadini strepitosi, piccoli, meravigliosi, brava gente, sono disponibilissimi a scrivere “Prošek dalmata” grosso come una casa sulle etichette. E non vedono l’ora».

Secondo Oscar Farinetti, «Prošek e Prosecco sono due cose completamente diverse: è come paragonare una bicicletta con un’automobile». «Non è italian sounding – ha sottolineato – sono secoli che lo chiamano Prošek . Noi siamo un paese di sciovinisti. È una storia di nicchia, piccola, di un paesino. E noi andiamo a fare Golia. Veramente non è un problema. I problemi dell’italian sounding sono altri».

FARINETTI: «ZAIA? FA SCENA»

Spazio anche per una stoccata al governatore della Regione Veneto: «Anche Luca Zaia dice che non è un problema: fa scena, è logico!», ha attaccato Farinetti, sempre in diretta tv Rai, a Re Start. «Questo è il modo di lavorare nel nostro Paese – ha aggiunto – ci occupiamo di robe che non esistono e perdiamo di vista il grande problema».

Sempre secondo l’imprenditore piemontese, «siamo diventati i migliori al mondo grazie alle generazioni che ci hanno preceduto, che non si occupavano di queste stupidaggini del Prošek e del Prosecco. Mentre noi facciamo i poliziotti, esportiamo la metà della Francia e meno della Germania. Noi, così fighetti, esportiamo la metà di quello che potremmo».

La brutta figura dell’Italia tra Prosecco e Prosek croato

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Vini al supermercato

Novembre tra alti e bassi per il vino in offerta al supermercato

Poche le offerte sul vino a volantino in questa metà di novembre, con le insegne che forse stanno affilando le armi in vista delle festività di Natale 2021.

Fanno eccezione Il Gigante ed Iper, La grande i con un buon numero di referenze in promozione, anche se l’ampiezza di gamma non è ai livelli dei volantini precedenti.


Volantino Aldi fino al 24 Novembre, “+Risparmio”

Traminer Trevenezie Igt: 6 pezzi 15,96 euro (3 / 5)

Rosso Veneto Igt Appassimento: 8,99 euro (3,5 / 5)

Soave Spumante Doc Extra Dry: 2,99 euro (3 / 5)



Volantino Bennet fino al 17 Novembre, “Riempi la dispensa”

Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg La gioiosa: 4,90 euro (3,5 / 5)

Lambrusco Grasparossa Ducati Emiliani: 1,90 euro (2,5 / 5)

Sangiovese Toscana rosso Cecchi: 2,98 euro (3,5 / 5)

Volantino Bennet fino al 10 Novembre, “I freschi sotto costo”

Vermentino frizzante Aragosta: 3,50 euro (3 / 5)

Prosecco Cescon: 3,28 euro (3 / 5)

Chardonnay Sicilia Igt Settesoli: 2,99 euro (4 / 5)

Bianco o Rosso Terre Siciliane Igt Botte Buona: 1,49 euro (3,5 / 5)


Volantino Carrefour Iper fino al 16 Novembre, “Sottocosto freschi”

Novello Marche Igt Velenosi: 5,90 euro (3,5 / 5)

Novello Nero D’Avola Terre Siciliane Igt Ivam: 2,99 euro (3,5 / 5)

Vernaccia di San Gimignano Docg o Buon Governo Igt Piccini: 2,99 euro (5 / 5)

Vermentino di Sardegna Doc Aragosta: 3,99 euro (3 / 5)

Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg Signoria dei Dogi: 4,79 euro (3,5 / 5)

Trebbiano d’Abruzzo Doc La Penzana: 2,29 euro (3,5 / 5)

Chardonnay, Verduzzo, Sauvignon o Pinot Rosato Maschio: 2,39 euro (3 / 5)



Volantino Carrefour Market fino al 16 Novembre, “Sottocosto freschi”

Vino Rosso Campo del Cielo Vigne Olcru Oltrepò pavese: 5,90 euro (4 / 5)

Vermentino di Sardegna Doc Aragosta: 3,99 euro (3 / 5)

Nero D’Avola Doc, Aglianico Igt o Shiraz Terre Siciliane Igt o Vermentino igt Le Morre: 2,99 euro (3 / 5)


Volantino Carrefour Express

Nessun vino da segnalare


Volantino Conad fino al 10 Novembre, “Grandi Marche”

Prosecco Doc Extra Dry Borgo dai Morars 3,99 euro (3,5 / 5)

Spumante Pinot di Pinot Brut Gancia 3,49 euro (3 / 5)

Vini Doc Tenuta Ca’ Vescovo Zonin: 3,49 Euro (3,5 / 5)

Sangiovese di Romagna Superiore Fattoria Zerbina: 4,99 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Cecchi: 3,14 euro (4 / 5)

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc Civ&Civ: 2,32 euro (3,5 / 5)

Vini Doc Cantina Colli Euganei Cabernet o Merlot: 2,79 euro (4 / 5)

Chardonnay Friuli Doc Borgo dai Morars: 2,99 euro (3 / 5)


Volantino Coop fino al 10 Novembre, “Sottocosto freschissimi”

Bonarda Oltrepò Pavese Doc Le Cascine, Losito & Guarini: 1,99 euro (2,5 / 5)

Morellino di Scansano Docg La Mora Cecchi: 4,49 euro (4 / 5)

Barbera d’Asti Docg Terre da Vino: 2,79 euro (3,5 / 5)


Volantino Esselunga fino al 13 Novembre, “Grandi Marche sconti fino al 60%”

Malvasia Nera Sette Archi: 1,99 euro (3 / 5)

Vermentino di Sardegna Dolianova: 2,94 euro (3,5 / 5)

Nero D’Avola o Chardonnay Nadaria, Cusumano: 1,54 euro (5 / 5)

Ribolla Gialla Brut Cantina di Cormons: 3,89 euro (3,5 / 5)

Valpolicella Classico Cantina Valpolicella Negrar 3,54 euro (4 / 5)


Volantino Il Gigante fino al 17 Novembre,  “Uno è Gratis”

Prosecco Treviso Doc Coste Petrai: due pezzi 7,79 euro (3,5 / 5)

Chianti Superiore Docg Ser Ristoro le Pieve: due pezzi 7,89 euro (3,5 / 5)

Sangue di Giuda o Moscato Oltrepò Pavese Doc Marchesola: due pezzi 5,38 euro (2,5 / 5)

Gutturnio o Ortrugo Frizzante Doc Ca’ de Signori: due pezzi 4,58 euro (3,5 / 5)

Barbera o Bonarda Oltrepò Pavese Doc Marchesola: due pezzi 3,98 euro (2,5 / 5)

Trebbiano d’Abruzzo Doc Sangiovese Rubicone, Cabernet o Merlot del Veneto Igt Il Poggio dei Vigneti: due pezzi 3,78 (2 / 5)

Vini Piemonte Doc Cantina Rosignano: due pezzi 4,58 euro (3,5 / 5)

Barbera d’Alba o Favorita Langhe Doc Sansilvestro: due pezzi 7,78 euro (4 / 5)

Shiraz o Catarratto Terre Siciliane Igt Fazio: due pezzi 5,98 euro (3,5 / 5)

Lugana doc Pagus Bisano: due pezzi 9,90 euro (4,5 / 5)

Bonarda Amabile Doc Pinot Nero rosè o Cabernet Sauvignon Igt Le cascine: due pezzi 3,98 euro (2 / 5)

Nero D’Avola o Grecanico Doc I Paladini: due pezzi 3,78 euro (2,5 / 5)

Chardonnay o Rosato frizzante Il Poggio dei Vigneti 3,98 euro (2 / 5)

Bardolino o Bardolino, Chiaretto doc cantine Pasqua: due pezzi 5,70 euro (3,5 / 5)

Prosecco, Asolo superiore Docg Montelvini: due pezzi 9,58 euro (5 / 5)


Volantino Iper, La grande i fino al 13 3 Novembre, “Sottocosto”

Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Marca Oro Valdo: 3,79 euro (3,5 / 5)

Ribolla Gialla Spumante brut Miazzi: 5,99 euro (3,5 / 5)

Prosecco Doc Extra Dry o Frizzante Spago Vigna Nuova: 2,99 euro (3,5 / 5)

Spumante Millesimato Brut o Extra Dry Babulle: 1,99 euro (3 / 5)

Buon Governo Igt o Vernaccia di San Gimignano Docg Piccini: 2,99 euro (5 / 5)

Montefalco Rosso Doc Tenuta Ermelinda: 4,89 euro (4 / 5)

Vino Nobile di Montepulciano Docg Sigillo Rosso Piccini: 5,49 euro (5 / 5)

Chianti Colli Senesi Docg Geografico: 3,49 euro (5 / 5)

Primitivo Puglia Igt Bastioni della Rocca: 3,89 euro (3,5 / 5)

Dolcetto d’Alba o Langhe Favorita Doc Sansilvestro: 3,99 euro (4 / 5)

Refosco dal Peduncolo Rosso o Cabernet Sauvignon Doc Friuli Colli Orientali Rive dei Filari: 5,90 euro (3,5 / 5)

Friulano Doc o Muller Thurgau Igt Banco Canedo: 2,95 euro (3 / 5)

Barbera d’Asti o Gavi Docg Sansilvestro: 4,99 euro (4 / 5)

Malvasia Nera o Negroamaro Igt Chardonnay Salento Igp Vecchia Torre: 3,99 Euro (3,5 / 5)

Asolo Prosecco Docg Exra Dry Gasparetto: 3,99 Euro (3,5 / 5)

Nero D’Avola Doc Nerello Mascalese o Grecanico Igp I Cavalieri: 2,99 euro (3 / 5)

Sangiovese o Trebbiano Rubicone Igt Vigna Al Colle 1,49 euro (3 / 5)

Bardolino Chiaretto, Soave o Custoza Doc Le Soste: 2,49 euro (3 / 5)

Barbera d’Asti Docg, Dolcetto d’Asti, Grignolino Doc Bersano: 3,90 euro (3,5 / 5)

Lambrusco Modena Doc Secco o Amabile Corte Rosa: 2,29 euro (3 / 5)

Glicine Terre Siciliane Igt Corvo: 3,99 euro (3,5 / 5)

Bonarda Colli Piacentini, Gutturnio o Malvasia Le Ghiaie Del Tidone: 1,99 euro (3,5 / 5)

Barbera o Bonarda Amabile Oltrepò Pavese Crobara: 2,99 euro (3 / 5)

Sangue Di Giuda Doc Le Cascine: 1,99 euro (2,5 / 5)

Abruzzo Doc Pecorino O Passerina Igt Spinelli: 1,99 euro (5 / 5)


Volantino Iperal fino al 21 Novembre, “Ancora più offerte”

Nessun vino da segnalare


Volantino IperCoop fino al 3 Novembre, “Sconti fino al 40%”

Bonarda Oltrepò Pavese Doc Le Cascine: 1,99 euro (2,5 / 5)


Volantino Lidl fino al 14 Novembre, “Tutto pronto per Natale”

Soave Doc Classico: 1,39 euro (3 / 5)

Terre Siciliane Igt Catarratto-Chardonnay: 2,99 euro (3 / 5)

Barbera d’Asti Docg: 1,79 euro (3,5 / 5)


Volantino Pam fino al 17 Novembre, “Prezzi bassi risparmio garantito”

Rosso Toscana Igt Loggia Del Giullare: 1,99 euro (3 / 5)

Lambrusco Emilia Igt Amabile Ca’ Dei Filari: 1,69 euro (3 / 5)

Nero D’Avola Terre Siciliane Igp Trinacria Birgi: 1,99 euro (2 / 5)

Prosecco Superiore Asolo Docg Extra Dry Rive Della Chiesa: 3,99 euro (5 / 5)

Chianti Docg Bosco Ai Salici: 2,49 euro (3,5 / 5)

Nero Di Troia Igp Grifo: 2,79 euro (3,5 / 5)

Vini Colli Orientali Del Friuli Doc Lic Neris: 4,99 euro (3,5 / 5)

Vini Sicilia Igp Corvo: 3,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Tigros fino al 16 Novembre, “Le 14 follie”

Linea Vini Il Gaggio: 1,69 euro (1 / 5)

Vini Baccichetto Ribolla Gialla Igt, Pinot Grigio Friuli Doc, Malbech Delle Venezie Igt: 3,49 euro (4 / 5)

Vini Notte Rossa: 5,49 euro (5 / 5)

Vini Cantina Pedres, Vermentino Di Sardegna Doc, Cannonau Doc Guerriero: 3,90 euro (3 / 5)

Vini Collezione Oro Piccini, Orvieto Classico Doc, Chianti Riserva Docg, Chianti Superiore Docg: 3,89 euro (5 / 5)

Prosecco Superiore Docg Carpenè Malvolti: 6,49 euro (5 / 5)

Spumanti linea Mo Mionetto: 6,90 euro (3,5 / 5)

Vini Doc Erste Neue, Riesling, Sauvignon 7,90 euro (5 / 5)

Vini Fratelli Maggi, Muller Thurgau Frizzante, Barbera Igt, Bonarda Oltrepò Pavese Doc: 1,49 euro (0,5 / 5)


Volantino Unes fino al 16 Novembre, “I mercato del fresco”

Pinot, Chardonnay o Verduzzo Cantine Maschio: 2,59 euro (3 / 5)

Stampato Poggio Di Venere: 2,49 euro (3 / 5)

Bonarda Amabile o Secco Terre Del Tidone: 2,49 euro (3,5 / 5)

Novello Vigne Nobili: 1,99 euro (3,5 / 5)

Novello De’ Passeri: 2,09 euro (3,5 / 5)

Novello Terre Siciliane: 2,19 euro (3,5 / 5)

Novello Fiori D’inverno: 3,60 euro (4,5 / 5)

Novello I Poggialto: 3,99 euro (3,5 / 5)

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Enoturismo

A Milano arriva Mitù, il ristorante di cucina colombiana dell’ex Inter Ivan Cordoba

Colorato, divertente, informale ma elegante, Mitù (via Panfilo Castaldi 28, a Milano) è il primo vero fine dining che vede protagonista la cucina colombiana in Europa. L’idea di Mitù nasce alla fine del 2019 da 4 amici, tra cui Ivan Cordoba, ex difensore dell’Inter e della nazionale colombiana e ora dirigente sportivo del Venezia.

Un ristorante piacevole, dall’atmosfera familiare dove gustare una cucina ricercata, di qualità, identitaria e capace di dare vigore a ogni tipo di piatto e ingrediente, risaltandone il lato esotico e l’autenticità.

MITÙ È LA CAPITALE DEL VAUPÈS

Nasce così Mitù, non un semplice ristorante, ma una porta d’ingresso per entrare, attraverso il cibo, le atmosfere e gli arredi, nel vero spirito colombiano. Mitù è infatti la capitale del dipartimento del Vaupès. Un nome scelto non a caso.

È al confine con il Brasile, destinazione ideale da cui partire per immergersi nella profondità della foresta amazzonica, luogo magico la cui anima è rappresentata dal giaguaro, il più grande carnivoro del Centro e Sud America, presente anche nel logo del ristorante.

Mitù è anche il desiderio di Ivan Cordoba, nato e cresciuto in Colombia, ma che dal 2000 vive in Italia e che desideracompartir con il paese che l’ha adottato le meraviglie della sua terra natia.

Da qui la scelta di affidare la consulenza per la parte food ad Alvaro Clavijo, del ristorante El Chato di Bogotà, tra gli chef più rinomati della Colombia, settimo nella classifica dei Latin America’s 50best.

IL NUOVO RISTORANTE DI IVAN CORDOBA

Mitù è stato realizzato dallo studio MA2A di Andres Cordoba. Ricavato da un ex magazzino e situato in via Panfilo Castaldi, in uno dei quartieri più caratteristici di Milano, il locale di 250 mq, si snoda in un percorso minimale e sensoriale, tutto da scoprire.

L’ospite viene accolto in una zona ingresso con cucina a vista, dove può ammirare un affresco che rappresenta un paesaggio tipico della foresta amazzonica. Dal bancone bar può iniziare il suo viaggio alla scoperta dei sapori e dei profumi colombiani degustando i cocktail. Per poi proseguire nella zona principale, cuore del locale, nel patio con giardino verticale e piante di sottobosco a una parete, o nella sala privé.

Tutto si ispira alla Colombia, ogni oggetto narra una storia e concorre a creare un’atmosfera densa, avvolgente che caratterizza questo locale dai colori che si ispirano alla natura, ai fiori, agli animali e alla terra in una sinfonia di gialli, marroni, arancioni che scaldano e ne fanno un ambiente accogliente e allegro. Un luogo di pura meraviglia e un pizzico di follia.

GLI ARREDI ARTIGIANALI

Le pareti sono vestite con maschere tipiche dei carnevali locali e con ceste che ricordano come le donne locali siano solite portare i frutti della terra, mentre le ceramiche dipinte a mano provengono da Antioquia. Gli arredi, appositamente realizzati da artigiani colombiani, vedono l’utilizzo di legno di mogano e materiali.

La luce è un altro elemento importante del ristorante: tenue, diffusa dalle lampade in paglia anch’esse provenienti dalla Colombia, che accarezza e sembra filtrata dalla vegetazione, una sensazione che si può percepire nella foresta amazzonica.

Alvaro Clavijo, colombiano doc, è l’artefice della creazione dei piatti, insieme a Jose Narbona Rodriguez, spagnolo, lo chef resident, perfetto interprete della proposta gastronomica colombiana. Da Mitù, tutto è preparato in casa, a partire dal pane.

Piatti giocosi, belli da vedere, mai banali, dove la materia prima di qualità è al centro. Gli ingredienti arrivano in parte dal Sudamerica, soprattutto frutta e verdura, che caratterizzano al meglio lo stile e identificano la filosofia della cucina, e in parte dai migliori produttori italiani. Al ristorante il comune denominatore è la convivialità.

IL MENU DI MITÙ MILANO

Sedersi per condividere il gusto del cibo più vero e concreto, attraverso un menu completo che invita l’ospite a fare un viaggio in un paese lontano, moderno, rigoroso, capace di divertirsi in modo responsabile e che restituisce un’altra faccia della Colombia.

Si comincia con “Scopri la Colombia“, una piccola degustazione di antipasti della tradizione, si passa poi ai “Piattini” piccole tapas di vario genere per stuzzicare l’appetito. Si continua poi con gli “Antipasti” e le “Specialità”, piatti unici a base di pesce.

È il caso del Patarashca, pescato cotto in foglia di banano, okra e salsa di chontaduro o carne come l’Entrana, riduzione di frijoles, papa criolla e aji di guatila e huacatay o il Solomillo con reducción de frijoles ajÌ de guatila y huacatay e per finire i “Dolci”.

Ricette tradizionali, tipiche, reinterpretate dalle mani dello chef senza nessuna pretesa di stravolgimento, ma nel pieno rispetto dell’originale. Piatti e salse talvolta insoliti ma che ben raccontano l’anima del paese.

Un esempio? L’Ajiaco, una zuppa a base di patate, pannocchie, pollo molto popolare e tra le più amate del paese. È anche il piatto tradizionale della vigilia di Natale. Una zuppa che riscalda il cuore condivisa in caratteristiche ciotole di terracotta nera.

LA ROTAZIONE DELLE MATERIE PRIME E I VINI NATURALI

Il menù del nuovo ristorante di Milano dell’ex giocatore dell’Inter Ivan Cordoba cambia 4 volte l’anno. È quindi stagionale e legato alla reperibilità delle migliori materie prime del momento. Tra i signature dishes: Granadilla, leche de tigre e anacardi, l’Empanada di pulled pork e aji di tomate de arbol, Ceviche di pescato del giorno, avocado, e Guatila, tamal con platano maduro e finferli.

Ad accompagnare la proposta gastronomica, una carta dei vini contemporanea. Spazio non solo alle grandi cantine, ma anche alla ricerca di realtà emergenti di alto livello, con un occhio molto attento al mondo dei vini naturali.

Bianchi, rosati e rossi provenienti dalle migliori aziende vinicole italiane, spumanti e champagne, i migliori vini del Sud America, vini dalla Spagna, Francia e alcune chicche di altri paesi europei.

Non mancano gli spirits, le birre e i cocktails realizzati dalla bartender Myriam Riboldi. Il servizio è curato dal restaurant manager e sommelier Andrea Beccaceci. La sala può contenere fino a un massimo di 60 coperti, compreso il cocktail bar.

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Enoturismo

Il caffè delle Isole Canarie: 200 anni di storia nella Valle di Agaete di Gran Canaria

Le Isole Canarie sono uno scrigno di biodiversità che nel corso dei secoli si è arricchito di nuove coltivazioni, come quella del caffè. Una produzione relativamente recente. Duecento anni di storia, rendono l’arcipelago il produttore di caffè più a nord del mondo. Ad avere questo primato è in particolare la Valle di Agaete sull’isola di Gran Canaria, dove il caffè è arrivato all’inizio del XIX secolo.

La Valle di Agaete è l’unico luogo in Spagna e uno dei pochi in Europa dove si produce il caffè in modo permanente. Riconosciuto ufficialmente alla Fiera di Parigi del 1898, il caffè della Valle di Agaete è coltivato con tecniche artigianali da oltre 50 famiglie.

Producono 5 mila chili di caffè all’anno in un’area di 45,5 chilometri quadrati di fertile terreno vulcanico situato a 150 metri sul livello del mare, accanto alla Riserva Naturale di Tamadaba, parte della Riserva della Biosfera di Gran Canaria.

LE CANARIE E TYPICA,  IL CAFFÈ DI AGAETE

Il caffè della Valle di Agaete è uno dei più eccellenti al mondo. Si tratta di una varierà di arabica, la “Typica”, di origine etiope. Anche il clima è ideale, classificato come subtropiclae.

La temperatura rimane tra i 18 e i 20 gradi centigradi tutto l’anno, ricreando le condizioni perfette per le coltivazioni tropicali (alberi di banane, boschetti di mango e piantagioni di caffè).

Le famiglie raccolgono il caffè in primavera, rigorosamente a mano. Le bacche sono fatte essiccare su tavole rialzate per 20 giorni per poi procedere all’estrazione dei chicchi del caffè.

Questo processo contribuisce a preservare il sentore dolce tipico della bacca. Il caffè di Agaete è leggero in bocca, molto aromatico e profumato, con certe sfumature acide e un retrogusto amaro molto caratteristico, con note di cioccolato, liquirizia e frutta.

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Enoturismo

Al via la stagione del Radicchio Rosso di Treviso Igp

Al via la nuova stagione del Radicchio Rosso di Treviso tardivo a marchio Igp. Un orgoglio per le zone di produzione composta solamente 24 comuni tra le provincie di Treviso, Venezia e Belluno. Una bandiera di qualità riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

La consueta raccomandazione da parte del Consorzio di tutela rimane quella di cercare il prodotto a marchio. Solo il bollino infatti certifica il tracciamento della qualità e permette di distinguere un prodotto di qualità superiore da uno unicamente superiore nel prezzo di vendita.

Una stagione che, in attesa delle temperature più rigide, avanza con una scrupolosa selezione dei cespi da parte delle aziende. Selezione necessaria per immettere sul mercato un prodotto idoneo e rispettoso del disciplinare di produzione del Radicchio di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp.

Qualità come parola d’ordine sia nei confronti della grande distribuzione che dei consumatori. Un impegno che il Consorzio persegue in tutta la filiera e che incontra una sempre più crescente richiesta del pubblico. Proprio per la varietà tardiva, infatti, la produzione certificata dell’annata 2020/2021 registra un incremento del +15% rispetto all’anno precedente.

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Enoturismo

Radicchio Rosso di Treviso Igp, primi bollini sul mercato

Al via la nuova stagione del Radicchio Rosso di Treviso tardivo a marchio Igp. Un orgoglio per le zone di produzione composta solamente 24 comuni tra le provincie di Treviso, Venezia e Belluno. Una bandiera di qualità riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

La consueta raccomandazione da parte del Consorzio di tutela rimane quella di cercare il prodotto a marchio. Solo il bollino infatti certifica il tracciamento della qualità e permette di distinguere un prodotto di qualità superiore da uno unicamente superiore nel prezzo di vendita.

Una stagione che, in attesa delle temperature più rigide, avanza con una scrupolosa selezione dei cespi da parte delle aziende. Selezione necessaria per immettere sul mercato un prodotto idoneo e rispettoso del disciplinare di produzione del Radicchio di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp.

Qualità come parola d’ordine sia nei confronti della grande distribuzione che dei consumatori. Un impegno che il Consorzio persegue in tutta la filiera e che incontra una sempre più crescente richiesta del pubblico. Proprio per la varietà tardiva, infatti, la produzione certificata dell’annata 2020/2021 registra un incremento del +15% rispetto all’anno precedente.

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Esteri - News & Wine news news ed eventi

Cooperative del vino francese a raccolta: migliori assaggi al Wine Rendez-Vous 2021

Qualità media dei vini altissima a The Wine Rendez-Vous 2021. Protagoniste 19 cooperative vinicole francesi, che hanno messo in mostra i loro pezzi da novanta destinati al segmento Horeca e Gdo, in occasione di una due giorni settembrina, all’ombra della Tour Eiffel.

Una riprova di quanto il sistema cooperativistico d’Oltralpe punti a standard di eccellenza assoluta. Merito, forse, anche del pressing dei tanti vignerons (non ultimi gli Indépendants) che non disdegnano un confronto diretto con i colossi del vino francese. Persino sugli scaffali della Grande distribuzione organizzata: i supermercati.

Sono i numeri a dire molto sull’evento. I 19 espositori di The Wine Rendez-Vous 2021 hanno rappresentato 10.141 viticoltori da 112 denominazioni. Ottantamila gli ettari vitati coperti, in tutte le zone più vocate e rinomate della Francia.

Un primo incontro, quello di Parigi, che ha visto ai banchi di degustazione 350 vini, presentati da export manager e titolari delle 19 cooperative. In un’unica sala, un fatturato aggregato annuale di 700 milioni di euro, dato dalle sole vendite di queste etichette.

Dall’Alsazia, Alliance Alsace (Alsace). Dalla Loira, Alliance Loire. Dalla Valle del Rodano (Vallée du Rhône), Cellier des Princes e Jaillance e Maison Sinnae. Per la Bourgogne, Compagnie de Burgondie. Per Bordeaux, Terre de Vignerons, Tutiac e Union de Producteurs de Saint-Emilion (Udpse). Couleurs d’Aquitaine, Plaimont e Vinovalie per l’area Sud Ovest.

E ancora: Marrenon per l’Entre Rhône e la Provenza (Provence), a sua volta rappresentata da Estandon. Non ultime Foncalieu e Sieur d’Arques per la Linguadoca (Languedoc), Vignerons Ardéchois per l’Ardèche e Vignerons Catalans per Roussillon. Un rappresentante anche per la Corsica: l’Union vignerons Ile de Beaute (Uvib), nota come Cave d’Aléria.

I COMMENTI

«Siamo un gruppo di cantine cooperative con strategie di marketing ambiziose, nonché grandi operatori nelle nostre rispettive zone di coltivazione», commenta a WineMag.it Philippe Tolleret, presidente dell’Unscv, l’Union Nationale De Services Des Cooperatives Vinicoles e Managing director di Marrenon.

Storicamente, abbiamo tutti creato delle reti di distribuzione in Francia e all’estero, concentrandoci sul marchio e sulla costruzione del brand, guidati dall’obiettivo di promuovere rigorosamente la personalità delle nostre regioni. Condividiamo i seguenti valori: motivazione, innovazione, umanità e, naturalmente, qualità».

Pierre Cohen, Managing Director di Cellier des Princes nonché ideatore del format The Wine Rendez-Vous, fa eco a Tolleret. «Ho voluto promuovere questo gruppo di cooperative, leader nelle rispettive regioni e/o denominazioni, il cui standard di qualità è aumentato in modo spettacolare. Da qui l’idea di allestire una degustazione con i loro migliori prodotti».

Tanto ha inciso la voglia di ritrovarci tutti assieme, dopo 18 mesi di pandemia di Covid-19 che ha complicato il contatto fisico e l’opportunità di offrire esperienze a misura d’uomo. Non potevamo scegliere location migliore di Parigi, una città magica».

«In quanto produttori di grandi volumi – chiosa Jean Baptiste Tarel, export manager della cooperativa Union Alliance Alsace – siamo un po’ sottovalutati, anche se la situazione sta pian, piano migliorando».

Eventi come questo dimostrano che la qualità è un cardine delle cooperative del vino francese, che altro non sono se non l’unione di tante famiglie di vignerons. Abbiamo un grande senso di appartenenza e conosciamo bene il valore sociale del sistema cooperativistico».

THE WINE RENDEZ-VOUS 2021 DI PARIGI: I MIGLIORI ASSAGGI

Decine le etichette meritevoli di una menzione, tra le circa 300 degustate in occasione della due giorni parigina. Di seguito quelle da non perdere (non solo nel rapporto qualità prezzo) tra i vini dei vari brand presentati dalle 19 cooperative vitivinicole francesi, in occasione di The Wine Rendez-Vous 2021.

SPUMANTI
  • Crémant de Limoux Brut Extra Brut 2014 Toques et Clochers, Sieur d’Arques (Languedoc)
    *BEST IN SHOW*
  • Crémant Mayerling Brut, Cave de Turckheim (Alsazia)
  • Crémant Brut Cigogne, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
  • Crémant de Loire Blanc Brut Bio, De Chanceny (Loira)
  • Crémant de Loire Blanc Brut 2012 Impétus, De Chanceny (Loira)
  • Crémant de Bourgogne Brut Réserve, Le Burgondie (Bourgogne)
  • Crémant de Loire Brut Rosé, La Cave de Die Jaillance (Loira)
  • Crémant de Die Grande Réserve 2015, La Cave de Die Jaillance (Vallée du Rhône)
  • Clairette de Die Tradition Aop brut Légère, La Cave de Die Jaillance (Vallée du Rhône)
  • Crémant de Limoux blanc, Aguila (Languedoc)
  • Crémant de Limoux blanc Première Bulle Premium Van Binh, Sieur d’Arques (Languedoc)
VINI BIANCHI
  • Riesling Racines et Terroirs 2019, Cave du Roi Dagobert (Alsazia) *BEST IN SHOW*
  • Saumur Blanc Chenin Bio Vegan 2020 Escapade, Alliance Loire (Loira)
  • Touraine Sauvignon 2018 La Dilecta, Alliance Loire (Loira)
  • Vacqueyras Blanc 2020, Domaine De La Libellule (Vallée du Rhône)
  • Châteauneuf-du-pape Blanc 2019, Cellier des Princes (Vallée du Rhône)
  • Riesling Grand Cru Brand 2017, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
  • Pinot Gris bio 2019, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
  • Montagny Blanc 2020 La Burgondie, La Compagnie de Burgondie (Bourgogne)
  • Aop Gaillac blanc Loin de l’œil 2018 Astrolabe, Vinovalie (Sud-Ouest)
  • Sauvignon Blanc 2018 Origines Font Renard Blaye blanc, Tutiac (Bordeaux)
  • Ardèche blanc 2020 Orélie, Vignerons Ardéchois (Ardèche)
  • Igp Ardèche blanc Viognier 2020 Grès du Trias, Vignerons Ardéchois (Ardèche)

VINI ROSATI

  • Igp Méditerranée rosé 2020 Hérosé, Cellier Des Princes (Provence) *BEST IN SHOW*
  • Bordeaux rosé 2020 Lion&the Lily, Tutiac (Bordeaux)
  • Cotes Catalanes rosé 2020, Saveurs d’Autrefois, Vignerons Catalns (Roussillon)
VINI ROSSI
  • Aop Luberon rouge 2017 Gardarem, Marrenon (Entre Rhône) *BEST IN SHOW*
  • Châteauneuf-du-pape 2017 Hérédita, Cellier des Princes (Vallée du Rhône)
  • Igp Vaucluse Principauté d’Orange rouge Le Triporteur, Cellier Des Princes (Vallée du Rhône)
  • Cairanne rouge 2019 Mas des Felaises, Cellier Des Princes (Vallée du Rhône)
  • Côtes du Rhône Villages rouge 2019 Domaine de Géorand Chusclan, Maison Sinnae (Vallée du Rhône)
  • Côtes du Rhône  Villages rouge 2019 Les Gênets Chusclan, Maison Sinnae (Vallée du Rhône)
  • Coteaux Vendômois rouge 2018  Grillé d’Aunis (100% Pineau d’Aunis, ndr), Alliance Loire (Loira)
  • Brouilly 2020 La Burgondie, La Compagnie de Burgondie (Bourgogne)
  • Moulin-à-Vent 2020 La Burgondie, La Compagnie de Burgondie (Bourgogne)
  • Bourgogne Côte Chalonnaise rouge La Burgondie (Pinot Noir, ndr), La Compagnie de Burgondie (Bourgogne)
  • Aop Cahors Malbec 2018 Astrolabe, Vinovalie (Sud-Ouest)
  • Aop Cahors Malbec 9 Terroirs T3 2018, Vinovalie (Sud-Ouest)
  • Saint-Emilion 2019 Château Barrail du Colombier, Udpse (Bordeaux)
  • Saint-Emilion Grand Cru 2018 Galius, Udpse (Bordeaux)
  • Saint-Emilion Grand Cru 2018 Aurélius, Udpse (Bordeaux)
  • Côtes du Roussillon Villages Rouge 2018 Signature Tautavel, Vignerons Catalans (Roussillon)
  • Aop Côtes du Vivarais rouge 2019 Grand Aven, Vignerons Ardéchois (Ardèche)
  • Igp Ardèche rouge 2020 Monnaie d’Or, Vignerons Ardéchois (Ardèche)
  • Aop Luberon rouge 2018 Grand Marrenon, Marrenon (Entre Rhône)
  • Ventoux rouge 2019 Orca, Marrenon (Entre Rhône)

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Esteri - News & Wine news news ed eventi

Asia Wine Trophy 2021: primi robot camerieri in un concorso enologico internazionale (VIDEO)

Era solo una questione di tempo. I primi robot camerieri hanno fatto il loro esordio in questi giorni all’Asia Wine Trophy 2021. Si tratta della prima volta in cui la tecnologia si spinge a tanto, in un concorso enologico internazionale. L’annuncio, con tanto di video, è stato diffuso dal direttore della kermesse, il coreano Chan Jun Park.

«Dopo aver introdotto i tablet per le valutazioni dei vini, all’Asia Wine Trophy fanno il loro esordio i robot», commenta il managing director del concorso in programma dall’8 all’11 novembre al Expo Museum di Daejeon, in Corea del Sud.

Nel video diffuso da Chan Jun Park si vedono cinque robot camerieri in azione nel “backstage” dell’Asia Wine Trophy. Due sono in movimento. Il primo trasporta delle bottiglie, in una sorta di secchiello. Il secondo torna alla base, vuoto.

CHI PRODUCE I ROBOT CAMERIERI?

Secondo ricerche di WineMag.it, l’azienda produttrice è la Bear Robotics di Redwood City, California. Fondata nel 2017 dal coreano John Ha, ha esordito sul mercato con “Penny”. Sulla base dei dati aggiornati a maggio 2021, i robot camerieri della gamma denominata Servi avrebbero già percorso 31.400 miglia.

«Prossima fermata, la luna!», promette Bear Robotics. «Con i nostri robot – sintetizza John Ha – stiamo ridisegnando la ristorazione, rendendo più semplice organizzare il lavoro e offrendo nuove esperienze gastronomiche ai clienti». I robot camerieri della gamma Servi Bear Robotics che hanno fatto il loro esordio all’Asia Wine Trophy 2021 sono stati infatti pensati per bar e ristoranti.

BEAR ROBOTICS: LA NUOVA FRONTIERA DELLA RISTORAZIONE

L’azienda californiana è stata infatti insignita del Kitchen Innovations Award nel 2019, anno del centesimo anniversario della National Restaurant Association che raggruppa 380 mila ristoranti negli Usa.

I robot camerieri hanno un’autonomia di 12 ore, con 4 ore di carica della batteria. Possono essere personalizzati secondo le specifiche richieste dai clienti, sulla base delle caratteristiche dei locali in cui dovranno operare.

I Servi di Bear Robotics sono in grado i mappare gli spazi e di muoversi secondo i percorsi prescritti, senza sbattere contro gli ostacoli. Le performance dei robot camerieri migliorano nel tempo, grazie a una dashboard di controllo e ottimizzazione. Chissà che un giorno, all’Asia Wine Trophy, non inizino pure a degustare il vino.

VIDEO: I ROBOT CAMERIERI DI BEAR ROBOTICS IN AZIONE
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Analisi e Tendenze Vino

Masseto: buone prospettive per la vendemmia 2021

L’annata 2021 è stata insidiosa e caratterizzata ovunque da forti contrasti, rendendo più concreto e tangibile il fenomeno del cambiamento climatico. A Masseto il grande punto di forza è stata sicuramente la capacità di risposta delle viti.

Come spiega il Direttore della Tenuta Axel Heinz «le sue caratteristiche del terroir hanno permesso di ammortizzare gli estremi climatici e di canalizzarli creando condizioni sì limitanti, ma allo stesso tempo prive di sofferenza. Proprio da queste premesse possono nascere grandi vini».

Fondamentali si sono rivelati gli elementi caratterizzanti di Masseto come suolo e microclima. Per l’elemento suolo determinante è stata la presenza di argilla blu, elemento di unicità di Masseto. Argilla capace di accumulare riserve idriche nella profondità del suolo, per rilasciare solo la quantità d’acqua necessaria ad evitare lo stress delle viti superando la siccità estiva.

Il microclima, caratterizzato da brezze marine e temperature miti, ha messo al riparo in primavera dalle gelate, mentre in estate ha garantito quella ventilazione necessaria a superare l’eccesso di calura. La sinergia tra tipologia di suolo e areale di produzione, insieme al lavoro in vigna hanno permesso di trasformare le insidie in eccezionali punti di forza.

LA VENDEMMIA 2021

La vendemmia, senza una goccia di pioggia, è cominciata il 30 agosto con le vigne più giovani e gli appezzamenti più precoci del Masseto alto. La vendemmia dei merlot ha visto cinque passaggi diversi fino alla metà di settembre. Il cabernet franc è stato raccolto tra il 15 e il 28 settembre. Le prime sensazioni sono quelle di un’annata di grande stile. Appena sarà finita la svinatura i vini saranno trasferiti nelle barriques dove inizieranno il loro lungo periodo di affinamento.

«la stagione siccitosa ha concentrato l’uva, dalla quale sono nati vini di grande intensità e stoffa – dice Heinz -. I colori sono particolarmente intensi, così come i profumi, caratterizzati da sentori di frutta a bacca nera pienamente matura. In bocca troviamo l’inconfondibile equilibrio tra ricchezza e fermezza che caratterizza Masseto. I vini sviluppano un palato ricco e concentrato che ci ricorda alcune delle più grandi annate come 2006, 2010 o 2016».

Tutte aspettative che si dovranno concretizzare tra due anni, quando il vino avrà concluso il suo affinamento e sarà pronto per andare in bottiglia. Com’è ormai prassi consolidata a Masseto vengono limitate al massimo le azioni in cantina per lasciare che i vini trovino il loro naturale equilibrio.

LE NOVITÀ DELL’ANNATA 2021

Il 2021 ha portato anche una novità in cantina con l’arrivo di Gaia Cinnirella, che a partire da questa vendemmia ha preso l’incarico di enologa. Gaia, già Assistente Direttore Tecnico e in seguito Responsabile Vigneti di Biondi Santi dal 2018-2021, si è dichiarata entusiasta di poter contribuire alla crescita e stabilità enologica di una cantina come Masseto.

«Dopo gli stage presso importanti realtà come Allegrini e Tenuta San Guido, ho potuto far maturare la mia passione prima nell’azienda di Istine e poi in Biondi Santi. Ora – dichiara Cinnirella – sono orgogliosa di far parte di questa incredibile squadra. Un sogno per chi, come me, ama il suo lavoro e vive ogni esperienza come un’opportunità di crescita. L’ambiente estremamente stimolante e in continua evoluzione sarà per me una sfida con uno sguardo sempre rivolto in avanti, come un vino quale Masseto richiede».

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ProWein 2022 «preparativi per Fiera in totale sicurezza». All’Italia i padiglioni 15-17

Segnali positivi in vista di ProWein 2022. Fervono i preparativi per la più importante fiera mondiale di vini e spirits, in programma a Düsseldorf dopo la cancellazione dell’edizione 2021.

Proprio mentre in Germania si registra un’impennata di casi Covid-19, Messe Düsseldorf conferma le date (dal 27 al 29 marzo 2022). Definisce «promettente sotto ogni aspetto» lo stato dei lavori. E comunica l’ampliamento da tre a 13 padiglioni. Corridoi allargati da un minimo di 4 a un massimo di 6 metri, contro la media di 3 delle precedenti edizioni.

Nelle scorse settimane – spiega Michael Degen, direttore esecutivo di Messe Düsseldorf – come da programma abbiamo proceduto a definire le posizioni degli stand degli espositori e affrontato i temi della degustazione, del contenimento del numero di visitatori, dell’ampiezza delle corsie. Il tutto mosso dalla volontà di proteggere in modo molto restrittivo gli ospiti dal Covid-19».

Primi dettagli anche sull’ampliamento dello spazio espositivo. «A scanso di equivoci – spiega ancora Michael Degen – lo spazio espositivo affittato non aumenterà. Mettiamo a disposizione solo altri tre padiglioni. Alla fine è proprio come in vigna, dove la “distanza tra i singoli filari” viene aumentata, per ottimizzare la “ventilazione” delle viti».

I PADIGLIONI DI PROWEIN 2022

Padiglioni 1, 4 e 5: Germania
Padiglione 5: Austria ed Europa
Padiglione 7.0: “Same but Different”
Padiglioni 9-11: Francia
Padiglione 11: Europa e Spirits
Padiglione 12: oltremare
Padiglione 13: Portogallo
Halen 13 e 14: Spagna
Padiglione 15: Europa
Padiglioni 15-17: Italia
Padiglione 17: Europa

ProWein 2022: aprono le iscrizioni per gli espositori

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Terre d’Oltrepò scagionata dalla Procura: via al bilancio. Nuovo brand a Broni

«L’analisi di revisione non ha confermato l’esito di prima istanza». Con queste parole il Ministero dell’Agricoltura ha confermato quanto Terre d’Oltrepò sostiene da sempre: il Pinot Nero vinificato rosso vendemmia 2018 sequestrato nel maggio scorso nella cantina di Broni, in Oltrepò pavese.

La comunicazione è arrivata sulla scrivania del presidente Andrea Giorgi e non lascia dubbi. I tecnici incaricati dalla Procura di Pavia di eseguire una revisione delle analisi sul vino, «hanno confermato che è pulito».

«Nei nostri vini non ci sono sostanze proibite – continua il presidente di Terre d’Oltrepò -. Già con lo spumante Metodo Classico (in vendita nei supermercati Eurospin, ndr) l’esito era stato identico, dato che le analisi eseguite per conto della Procura sulle bottiglie sequestrate in cantina non avevano rilevato la presenza delle famose diglicerine cicliche».

Le analisi di revisione in contraddittorio sono state fortemente volute da noi e dai nostri difensori, nella coscienza che nel nostro vino queste sostanze non entrano. Ringraziamo la Procura per avere accolto la nostra richiesta di ripetere le analisi».

«IN OLTREPÒ FINTI PALADINI DELLA GIUSTIZIA»

Gli avvocati difensori di Terre d’Oltrepò hanno chiesto al Pubblico Ministero l’archiviazione del procedimento penale in corso. È il momento, per Andrea Giorgi, di togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

«Da questa esperienza abbiamo imparato molto e abbiamo tratto nuova forza per guardare al futuro nell’interesse dei nostri soci e del nostro territorio. Abbiamo anche capito – continua il presidente – chi sono i finti paladini della giustizia».

Coloro che hanno usato i media contro la nostra azienda e contro il nostro territorio senza alcuna prova concreta, quando le indagini dovrebbero essere segrete, causando un enorme danno di immagine ed economico a tutti noi operatori del vino dell’Oltrepò Pavese».

«Danno – attacca Andrea Giorgi – di cui non c’era proprio bisogno in un periodo come quello che stiamo vivendo. Ci riserviamo di rivalutare tutto quanto è stato dichiarato e scritto e di chiedere conto, anche in termini risarcitori, ai responsabili. Con un obiettivo: perché in futuro degli operatori onesti non debbano più vivere la gogna sulla propria pelle».

E TERRE D’OLTREPÒ APPROVA IL BILANCIO

Sulla scorta delle notizie positive arrivate dal Ministero dell’Agricoltura, la cantina oltrepadana ha varato il bilancio. L’assemblea dei soci, riunita in presenza con circa 200 dei 700 associati, ha dato il via libera al bilancio 2020/2021. Il fatturato di Terre d’Oltrepò si è chiuso al 30 giugno 2021 col segno più: oltre 35 milioni di euro, contro i 31 milioni dell’esercizio 2020.

Nell’occasione, Giorgi ha rimarcato «la necessità di rivedere il livello dei prezzi delle uve conferite, oggettivamente non adeguato al lavoro fondamentale dei soci e alla sostenibilità delle loro aziende».

È in atto un processo di riposizionamento strategico di tutto il comparto di Terre d’Oltrepò – ha spiegato il numero uno della cooperativa dell’Oltrepò pavese – ed è in previsione una nuova struttura organizzativa adeguata alle dimensioni dell’azienda e alle evoluzioni dei mercati e dei clienti».

UN NUOVO BRAND PER LA CANTINA DI BRONI

Diverse le mosse pensate dal management della cantina per ravvivare i marchi aziendali. La Versa, secondo quanto riferito ai soci della cooperativa durante l’assemblea, produrrà «esclusivamente spumanti Metodo Classico», nel solco di una storia gloriosa, oggi da rispolverare. E la linea di vini realizzati in collaborazione con l’enologo Riccardo Cotarella? «Continuerà con un progetto più ardito», rivela un sintetico Andrea Giorgi, contattato da WineMag.it.

La cantina di Casteggio opererà invece con prodotti rivolti al mondo Horeca. Per la cantina di Broni sarà infine ideato «un nuovo brand, con vini studiati per accogliere i gusti dei giovani, ovvero i consumatori di domani, nonché potenziali nuovi clienti».

«Mi sento di rassicurare i nostri conferitori sulle scelte che abbiamo fatto e, soprattutto, andremo a fare – ha sottolineato il presidente della cooperativa – perché si basano su ricerche meticolose di mercato che ci stanno permettendo di ridisegnare il futuro della nostra cantina».

Al termine dell’assemblea è stato approvato a maggioranza il bilancio 2021. Bocciati dall’assemblea dei soci di Terre d’Oltrepò l’aumento di capitale sociale e l’applicazione delle multe per i soci irregolari nel conferimento. Negato anche il gettone di presenza ai consiglieri e ai membri del comitato esecutivo.

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Cantine degustati da noi news news ed eventi vini#02

Fenomeno Pét-nat (anche) in Campania: la storia di successo di Casebianche

«Un Pét-nat. Ma cos’è, poi, un Pét-nat?», se non «l’apostrofo roseo» (ma pure bianco ed orange) tra le parole “vino frizzante” e “birra artigianale“? Tralasciando voli pindarici e mettendo da parte – almeno per un attimo – Cyrano de Bergerac, quello dei Pétillant naturel è un fenomeno internazionale che non può (più) passare inosservato. Un trend che, tra punte di qualità e casi organoletticamente “disperati”, ha finito per convincere anche diverse cantine italiane. In Campania, la storia di successo è quella di Casebianche.

I 14 ettari della cantina di Torchiara, in provincia di Salerno, si sono riscoperti terra fertile per la produzione di tre “bollicine”, nel solco del boom mondiale dei Pét-nat. «Tutto è iniziato nel 2010 – spiegano a WineMag.it Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio, durante Campania Stories 2021 – anno in cui abbiamo iniziato a produrre “La Matta”, da uve Fiano».

LA CRESCITA DEI PÉT-NAT

Appena mille bottiglie, che il mercato ha assorbito in pochi mesi. Nel 2012, la stessa sorte è toccata a 6 mila bottiglie di “La Matta”, volatilizzate in un batter d’occhio. «Oggi – anticipano i titolari di Casebianche – l’obiettivo è arrivare a produrre 10 mila bottiglie, dopo aver toccato la quota record di 7 mila bottiglie ormai da diversi anni».

Stesso target per gli altri due Pét-nat che si sono aggiunti alla gamma, registrando un successo pari a quello del primo nato della cantina salernitana. Si tratta de “Il Fric“, Paestum Igt frizzante ottenuto da uve Aglianico in purezza, introdotto nel 2015. E dell’ultimo arrivato “Pashkà“, Paestum rosso frizzante sur lie Igt prodotto a partire dal 2017, da una cuvèe di Aglianico e Barbera campana.

«Pashkà – sottolineano Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio – è il punto di approdo finale del nostro percorso nella produzione di questa tipologia di vini conosciuti a livello internazionale come Pét-nat, che tanto stanno riscuotendo successo per la loro grandiosa accessibilità e facilità di beva».

Al di là del numero di bottiglie, in crescita costante, questo vino nasce dalla necessità e dal desiderio di recuperare una tradizione che in Campania si era persa: quella del Gragnano, rosso frizzante che è finito per essere prodotto poco e principalmente in autoclave. Pochi fanno rifermentazione in bottiglia, proprio come si faceva anticamente in Campania e come fanno ancora molti produttori di Lambrusco».

LE RAGIONI DEL SUCCESSO

Prima di trovare la quadra, Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio hanno dovuto «lottare» con le uve scelte per Pashkà. «Oltre al Gragnano – spiegano i due coniugi vignaioli – Pashkà guarda ai mitici Colli Piacentini dove si produce il Gutturnio, mix di Bonarda e Barbera. Qui in Cilento abbiamo la Barbera. Al posto del Bonarda, abbiamo pensato di ricorrere all’uva rossa principe delle nostre terre: l’Aglianico. Abbiamo dovuto bilanciare durezze e pressione delle bollicine, sino a ottenere il risultato perfetto a 1,8 bar. Uno in meno rispetto a “Il Fric”».

I prezzi di listino Horeca dei Pét-nat di Casebianche? Incomparabili a quelli di molti “frizzanti” come Gutturnio e Lambrusco, facilmente reperibili nella Grande distribuzione organizzata. Il distributore italiano (Proposta Vini) li vende a circa 9,50 euro. All’estero, i buyer acquistano le “bolle” di Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iuorio per non meno di 6,50 euro.

Un successo che va dal Nord Europa – Danimarca, in primis – al Canada, passando per Paesi dell’Est come l’Ucraina, curiosi di sperimentare nel mondo dei “vini naturali“. In fondo, ovunque si trovino, il bello di certi Pét-nat è che non ci sia bisogno di alcun Cyrano de Bergerac per spiegarli. Né tantomeno di aspettare Rossana, per berli.

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Analisi e Tendenze Vino

Decreto Pratiche sleali, Mipaaf: stop vendita agroalimentare sotto ai costi di produzione

Riguarda anche il settore agroalimentare il Dl Pratiche sleali approvato in queste ore dal Consiglio dei Ministri. Non sarà più possibile «imporre condizioni contrattuali eccessivamente gravose, come la vendita di prodotti agricoli/alimentari a prezzi al di sotto dei costi di produzione».

«Vengono così definitivamente riequilibrati i rapporti di forza tra le parti negli scambi commerciali, garantendo una posizione più equa per gli agricoltori e i produttori», è il commento del Mipaaf. Più in generale, lo schema di decreto legislativo vieta le pratiche sleali nei rapporti commerciali della filiera agroalimentare. Sia tra imprese che in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari, a prescindere dai rispettivi fatturati dei contraenti.

AGROALIMENTARE: PIÙ TRASPARENZA NEGLI ACCORDI DI FORNITURA

Il Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Icqrf) è designato quale autorità nazionale di contrasto. Sarà deputata all’attività di accertamento delle violazioni delle disposizioni previste.

Un altro incarico per l’Icqrf, dopo il recente annuncio dell’accordo con Amazon, per l’inasprimento dei controlli sulle violazioni dei marchi Dop e Igp italiani. Il Dl Pratiche sleali prevede l’introduzione di un livello minimo di tutela comune a tutta l’Unione europea.

NORME COMUNI IN TUTTA L’UNIONE EUROPEA

Comprende un elenco di pratiche commerciali sleali vietate e un elenco di pratiche che saranno autorizzate solo se concordate in termini chiari e univoci al momento della conclusione dell’accordo di fornitura.

L’approvazione del decreto Pratiche sleali da parte del Consiglio dei ministri è frutto del recepimento della direttiva europea. È stata proposta dal Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli, di concerto con i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della Giustizia, dell’Economia e delle Finanze e del Ministro dello sviluppo economico.

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