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Francesco Monchiero riconfermato alla guida del Consorzio Tutela Roero

 Sarà ancora Francesco Monchiero, titolare della cantina Monchiero Carbone, a guidare il Consorzio tutela Roero. Un consorzio nato tre anni fa con ambizioni importanti: riportare il valore delle uve ad un valore minino di un euro al chilo, ultimare l’iter legislativo per l’approvazione delle  menzioni geografiche aggiuntive e introdurre la tipologia riserva nel disciplinare del Roero Arneis, otre ad incrementare il numero delle bottiglie commercializzate tramite una comunicazione mirata sul mercato italiano attraverso una campagna social media e l’ideazione del nuovo evento Roero Days e dotandosi di un ufficio stampa per la comunicazione negli USA. Obiettivi che, a distanza di soli tre anni, sono stati raggiunti grazie anche alla caparbietà di Monchiero e del Consiglio di amministrazione composto dal presidente e dai consiglieri Massimo Da Monte, Dino Negro, Giuseppe Baracco, Luigi Roagna, Ezio Taliano, Angelo Negro, Davide Chiesa, Antonio Coscia, Mario Roagna, Giovanni Minetti, Andrea Careglio, Alex Bordone, Ornella Costa, Carlo Del Tetto. Partito da 280 soci alla fondazione, oggi il Consorzio conta 320 iscritti per una superficie vitata di 1100 ettari e una produzione rivendicata di 6,1 milioni di bottiglie a fronte dei 5,3 di tre anni fa. Il consorzio nasce infatti per enfatizzare l’unione fra i produttori del Roero e la loro capacità di promuovere tutti insieme non solo questo vino, ma l’intero territorio. Un’area, quella in cui nasce il Roero, che da sempre è protagonista della coltivazione di vite; la produzione di vino è infatti una delle componenti principali della cultura e della quotidianità di questa regione, il cui paesaggio è stato trasformato e plasmato dalla presenza delle vigne. La vitivinicoltura, soprattutto in questi ultimi decenni, è diventata uno dei cardini dell’economia locale e allo stesso tempo il principale ambasciatore di questa terra al di fuori dei suoi confini, grazie alla qualità dei vini prodotti e al successo internazionale che ne è conseguito. A portare nei calici il terroir del Roero sono due vini, Roero e Roero Arneis, il primo ottenuto da uve Nebbiolo ed il secondo dall’omonimo vitigno. Obiettivo di Monchiero e del CdA del consorzio per il prossimo triennio sarà continuare a promuovere la denominazione e la conoscenza dei suoi cru, codificati nelle Menzioni Geografiche Aggiuntive, con attività di promozione in Italia e all’estero. Un forte impegno sarà far conoscere il Roero e del suo territorio anche attraverso mezzi innovativi come l’ebook Wine of Roero, curato dal giornalista Paolo Zaccaria, realizzato quest’anno e presentato in occasione della prima edizione di Roero Days, tenutasi alla Reggia di Venaria lo scorso marzo. Sarà proprio questo evento l’appuntamento principale della promozione in Italia per il 2017. La prossima edizione, infatti, si terrà a Milano per raggiungere un ampio pubblico di consumatori e operatori del settore.

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news ed eventi

Alla scoperta dei migliori vini italiani Lazio tra le Mura del Valadier

Si rinnova per il quarto anno consecutivo la collaborazione tra Luca Maroni, il Comune di Frascati e il Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati. Dal 4 al 6 Novembre 2016, la cittadina laziale ospiterà presso le Mura del Valadier, la quarta edizione de “I Migliori Vini Italiani – Lazio”: un’occasione per pubblico ed operatori di conoscere un territorio ricco di tradizioni enogastronomiche da degustare. La manifestazione si inserisce all’interno del più ampio progetto iniziato ormai da qualche anno, di promozione territoriale dell’area di Frascati che suggella il rapporto sinergico tra le Istituzioni e le diverse realtà presenti.

«Occorre costruire una rete che coinvolge tutti gli operatori, i produttori, i commercianti, gli albergatori, in modo da rilanciare la Città di Frascati come Capitale del vino. Per questo ritengo questa manifestazione di fondamentale importanza per il sostegno e la crescita della filiera vitivinicola del territorio tuscolano – dichiara il Commissario Straordinario Bruno Strati – La qualità dell’organizzazione, il fatto che porti sul territorio le eccellenze regionali e le accosti alle produzioni del Frascati Docg e Doc, dando loro risalto e contribuendo a comunicarne le virtù presso il grande pubblico sono elementi importanti che mi hanno spinto ad accogliere subito la proposta». Quella di quest’anno sarà un’edizione particolarmente importante per il Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati, che oltre ad avere una nuova guida nel Presidente Paolo Stramacci, festeggerà il Cinquantenario dell’istituzione della Denominazione Frascati. Ed è nel Cinquantenario, che il Presidente Stramacci individua «il nuovo punto di partenza per costruire nuove iniziative di valorizzazione del Frascati e del suo territorio». Numerose le aziende vitivinicole laziali che hanno già confermato l’adesione, ribadendo la loro volontà di veder crescere il “Sistema Frascati”.

L’apertura al pubblico nei tre giorni della manifestazione sarà arricchita da degustazioni guidate ed assaggi dei prodotti di cui il territorio è ricco. Nella giornata di Sabato 5 Novembre alle ore 18.00, una sessione di degustazione dedicata al Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati: Luca Maroni guiderà la degustazione alla presenza del Presidente e dei Consorziati. Oltre al vino, protagonista dell’evento sarà la musica: ad accompagnare le degustazioni, il repertorio di Antonio Magli e Andrea Polinelli che intratterranno gli ospiti e il pubblico con interventi musicali che attraversano generi differenti che vanno dalla rilettura dei classici jazz a temi provenienti dal repertorio pop-rock più moderno fino a composizioni contemporanee originali. Anche in questa edizione Luca Maroni selezionerà le realtà maggiormente rappresentative della produzione vitivinicola della Regione, che saranno premiate nella serata di Venerdì 4 Novembre 2016 ore 19.30 presso le Mura del Valadier.

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Enoturismo

“Grani e Melograni” a Faenza due giorni dedicati ai sapori locali

Riscoperta delle antiche colture locali, un tuffo nei saperi e nei sapori di una volta e il benessere quotidiano legato a un’alimentazione che ancora oggi può e deve essere sempre più varia, sana e rispettosa della terra in cui si vive: sono questi gli ingredienti della terza edizione di “Grani e Melograni”, che sabato 5 e domenica 6 novembre tornerà ad animare la Torre di Oriolo di Faenza (RA). L’evento, giunto alla terza edizione e organizzato dall’Associazione per la Torre di Oriolo e dall’Unione della Romagna Faentina, con il patrocinio del Comune di Faenza e la collaborazione della Strada della Romagna e Chef Service, richiamerà ai piedi della bellissima torre medievale migliaia di amanti del buon gusto e dei prodotti di un’agricoltura sostenibile per una due giorni all’insegna del mangiare e produrre consapevole.  Protagoniste della giornata di sabato saranno le antiche varietà di grano diffuse in Romagna – Senatore Cappelli, Gentil Rosso e Ardito – il farro e i pani della tradizione. Dopo il saluto delle autorità, alle ore 10 nella tensostruttura del parco della Torre si terrà il laboratorio giornaliero “Panificazione con grani antichi” a cura del maestro panificatore Claudio Pozzi, che guiderà i partecipanti alla scoperta della lievitazione naturale, dei pregi e difetti di cereali, lieviti e farine e dell’origine di allergie e intolleranze. Nel pomeriggio, dalle 15.30 alle 17.30 grazie all’associazione Le Mariette di Forlimpopoli sarà possibile imparare come si preparano gli impasti per fare la piadina con diverse farine, partecipare alla loro cottura sul “testo” e degustarle in compagnia. Ad allietare la giornata sarà l’intrattenimento musicale dei Banana Boat, che dal primo pomeriggio fino alle 22 alterneranno brani soul, reggae e blues. La giornata di domenica si aprirà con una ricca colazione preparata con i prodotti del territorio, mentre alle 9.30 inizierà il seminario “Oriolo: un territorio e le sue tipicità”: nella Sala del Castellano il focus sarà su come caratterizzare il suolo per caratterizzarne i suoi prodotti. Il lungo percorso evolutivo del territorio sarà illustrato dall’enologa Marisa Fontana, mentre Carla Scotti richiamerà l’attenzione sul progetto PROVI TERRE e sulla diversità dei terreni di un unico territorio: i partecipanti faranno esperienza di un laboratorio pedologico con effetti speciale per riconoscere i diversi terreni. Alle ore 12.15 per tutti scatterà l’ora dell’aperitivo a base di melograni del territorio. E sempre il prelibato frutto rosso, la cui varietà locale “Grossa di Faenza” è stata iscritta a fine 2014 nel Repertorio della Biodiversità della Regione Emilia Romagna, sarà protagonista alle ore 14, quando si terrà la premiazione con opere della ceramista Mirta Morigi del concorso nazionale “Io ce l’ho più grossa” aperto a tutti coloro che possiedono un melograno (regolamento sul sito www.torredioriolo.it). Dalle 14.30 inizierà l’esibizione musicale degli Swingari, vincitori di Musica nelle Aie 2015, mentre alle ore 15 andrà in scena un appassionante show cooking “Il Melograno in cucina”, durante il quale Ambra Mambelli mostrerà al pubblico vecchie e nuove abitudini per esaltare le proprietà del frutto. Per adulti e bambini alle 16.30 si terranno le letture di Zirudele (componimenti umoristici dialettali) a cura del professor Mario Gurioli e Roberto Amadio.  In entrambe le giornate sarà attivo all’ora di pranzo un punto ristoro con le creazioni culinarie dello chef Igor Morini (ristorante San Biagio Vecchio), che proporrà piatti speciali utilizzando grani antichi e melograni. Nel parco della torre sarà inoltre allestito un ricchissimo mercatino con melograni, frutta di stagione, succhi, vino, grani, farine, miele, olio, marmellate, formaggi, funghi, tartufi, salumi, piante, dolci e prodotti artistici e dell’artigianato locale. Per i più piccoli, dalle ore 15, a cura di GiocaFaenza si terrà una caccia al tesoro insieme a una golosa merenda a base di caldarroste. La Torre di Oriolo sarà aperta per visite gratuite.

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Enoturismo

Pochi giorni all’apertura del Merano WineFestival gourmand

Da qualche anno il Merano WineFestival volge uno sguardo sempre più attento al mondo del food e quest’anno lo fa in particolare modo con una serie di iniziative. Il 2016 è il primo anno dei premi Merano Culinaria, assegnati dalle commissioni The WineHunter ai prodotti degustati e selezionati per la manifestazione. Anche ai prodotti gastronomici, quindi, come ai i vini degustati, è stato riservato lo stretto trattamento per accedere alla manifestazione: commissioni d’assaggio e 3 fasce di punteggio corrispondenti a famosi bollini da applicare sull’etichetta – rosso, oro e platino -.

GourmetArena for Professional only, è l’iniziativa rivolta ai professionisti del settore food e alla stampa. Per la prima volta, la GourmetArena, che ospita la selezione di oltre 100 aziende, tra artigiani del gusto Culinaria, birrifici, distillati e liquori, vini dei terroir rappresentati dai Consorzi di Tutela, e servizi alla ristorazione, anticipa l’apertura a venerdì pomeriggio 4 novembre per  professionisti del settore e stampa. Non solo ai professionisti, ma a tutti i foodies, è rivolta la proposta di showcooking da venerdì 4 a lunedì 7 novembre con una serie di percorsi a tema. Lady Chef: venerdì 4 novembre andranno in scena i piatti delle donne della Federazione Italiana Cuochi.

I visitatori del Festival potranno degustare la costosissima carne di Wagyu preparata da rinomati chef nazionali e internazionali durante le performances Merano Chef’s Challenge (5-7 novembre) organizzate in collaborazione con FIC ( Federazione Italiana  Cuochi), Regione Campania e Fermopromuove. Cammeo georgiano della chef Tekuna Gachechiladze , considerata la regina della cucina fusion. Cooking Farm è il progetto di Merano WineFestival e Le Tenute di Genagricola nato l’anno scorso: si tratta della sfida culinaria tra giovani chef stellati e le rappresentanti dell’Associazione Contadine dell’Alto Adige. Una sfida ai fornelli all’ultimo sapore. A vincere? I visitatori, che potranno degustare i piatti abbinati ai vini de Le Tenute di Genagricola.

Un aperitivo prima di andare a casa? Ginissimo è il corner dedicato all’esibizione di bartender di fama internazionale, che presenteranno i loro cocktail preparati a base di Gin selezionati. L’assegnazione del tradizionale premio Godio chiuderà il programma della GourmetArena lunedì 7 novembre. Gli showcooking e la degustazione dei menù presentati è inclusa nel biglietto d’ingresso alla manifestazione. Il programma completo si trova sul sito www.meranowinefestival.com.

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Analisi e Tendenze Vino

Ttip e Ceta: Unione Italiana Vini per il sì al trattato

“Un successo della diplomazia europea che apre prospettive molto interessanti per i nostri vini nel mercato canadese e che, sono certo, aiuterà la chiusura degli altri importanti accordi di libero scambio, primo tra tutti il Ttip”.

Con queste parole Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini (UIV) ha commentato il benestare del Belgio al Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’accordo di libero scambio tra Ue e Canada che pesa complessivamente 12 miliardi di euro e che apre la strada alla definitiva approvazione da parte dell’Unione Europea di un trattato che, sempre secondo Uiv, “apre prospettive di sviluppo molto importanti per i vini europei ed italiani nel mercato canadese”.

Ceta – evidenzia ancora Unione italiana vini – rafforzerà la protezione dei vini ad Indicazione Geografica, integrando e migliorando l’accordo Wine & Spirits del 2004″.

“Il Canada – spiega Antonio Rallo – rappresenta il quinto mercato di sbocco del nostro export che, in questo Paese, nel 2015 ha fatto registrare un incremento dell’8,4% sul 2014, per un valore di 300 milioni di euro. Grazie alla firma del Ceta, che annullerà i dazi doganali e introdurrà il riconoscimento e la protezione delle nostre Denominazioni di Origine, siamo certi che il valore dell’export dei vini italiani crescerà”.

“Un ulteriore importante risultato dell’accordo col Canada, seppur indiretto – continua Rallo – sarà la spinta propulsiva alla chiusura degli altri importanti accordi commerciali su cui sta lavorando la Commissione Europea, primo tra tutti quello con gli Stati Uniti”. Il prossimo step per la ratifica del Ceta sarà il passaggio al Parlamento Europeo. “Passaggio – conclude Rallo – sul quale però non abbiamo alcuna preoccupazione, soprattutto in virtù delle rassicurazioni raccolte dagli europarlamentari italiani nei giorni scorsi durante il nostro ultimo incontro a Bruxelles”.

TTIP: LE RAGIONI DEL NO
I detrattori del Ttip, che hanno dato vita a un comitato permanente denominato “Stop Ttip”, sostengono con fermezza la “pericolosità” dell’accordo: “Tutti i settori di produzione e consumo come cibo, farmaci, energia, chimica, ma anche i nostri diritti connessi all’accesso a servizi essenziali di alto valore commerciale come la scuola, la sanità, l’acqua, previdenza e pensioni, sarebbero tutti esposti a ulteriori privatizzazioni e alla potenziale acquisizione da parte delle imprese e dei gruppi economico-finanziari più attrezzati, e dunque più competitivi. Senza pensare che misure protettive, come i contratti di lavoro, misure di salvaguardia o protezione sociale o ambientale, potrebbero essere spazzati via a patto di affidarsi allo studio legale giusto e ben accreditato”.

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vini#1

Collio Friulano Doc 2013, Ferruccio Sgubin

Qualità, autenticità, creatività e passione: questi i quattro valori della regione vinicola del Collio. Valori che ritroviamo tutti nel Collio Friulano Doc, annata 2013, prodotto da Ferruccio Sgubin, oggi sotto la nostra lente di ingrandimento. Un vino intrigante già dall’esame olfattivo che si presenta con un profumo multi sfaccettato che spazia dalla pesca bianca all’ananas maturo, alla frutta secca con la mandorla amara protagonista.

La complessità è accentuata da accenni floreali, note vegetali, ma anche minerali conferite dai terreni tipici della zona. Al palato il Collio Friulano Doc di Ferruccio Sgubin, mantiene quello che anticipa al naso e regala una beva morbida sostenuta però da una fresca acidità. Elegante ed equilibrato dalla lunga e pulita persistenza aromatica con retrogusto amarognolo. Conquista per la sua particolarità e tipicità. La temperatura di servizio è di 8/10 gradi e gli abbinamenti estremamente versatili. Si accosta facilmente a pesci o carni bianche, ottimo come aperitivo e in abbinamento “territoriale” col prosciutto San Daniele.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Friuliano allevate a 90 m s.l.m. I vitigni, impiantati nel 1970 sono esposti a sud, sud est. Il sistema di allevamento adottato è in parte guyot, in parte cappuccina. Il terreno è quello tipico collinare della zona con marne ed arenarie stratificate di origine eocenica. La vendemmia viene effettuata sulla base dell’analisi sensoriale degli acini nel periodo pre-vendemmiale. Si ricerca buona acidità e complessità aromatica. La vinificazione avviene con macerazione pellicolare, pressatura soffice, fermentazione a temperatura controllata di 16°C.La maturazione avviene in acciaio con permanenza sui lieviti fino a primavera per esaltare le caratteristiche di tipicità. Il Tocai Friulano è un vitigno autoctono del Friuli Venezia Giulia. Fino al 2008 in Italia, i vini prodotti con tale vitigno erano conosciuti come Tocai. A causa dell’assonanza col Tokaji ungherese, la Corte di Giustizia Europea, ha stabilito che la denominazione da adottare in Italia fosse Friulano o Tai (in Veneto). L’azienda agricola Ferruccio Sgubin è stata fondata nel 1960 a Dolegna del Collio, località Mernico. Obiettivo costante sostenuto da Ferruccio Sguibin è sempre stato assicurare la crescita qualitativa dei prodotti.

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news Spirits

Eataly Lingotto, nuova cantina da 5 mila etichette

Il 27 gennaio 2007 il primo Eataly, a Torino Lingotto nell’ex opificio Carpano, apre al pubblico. Sono ormai passati quasi dieci anni ma la sede di Torino mantiene ancora oggi un ruolo centrale. Per festeggiare al massimo dello splendore “dieci anni di maturità”, Eataly Lingotto punta su una nuova cantina. Più di 5 mila etichette a scaffale, che faranno bella mostra assieme al Wine Bar Pane & Vino, alla Birreria e al ristorante stellato Casa Vicina. La casa del vino di Eataly Lingotto si estende su più di 2 mila metri quadrati, “dedicati al bere bene mangiando bene, seguendo i 3 pilastri di Eataly: comprare, mangiare e imparare”. La Cantina di Eataly Lingotto è aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 22.30. Il venerdì e il sabato sera è eccezionalmente aperta fino alle ore 00.30.

“Bisogna avere il coraggio per cambiare e sono orgoglioso che Eataly Lingotto l’abbia avuto – afferma il patron Oscar Farinetti -. Arrivati al traguardo dei 10 anni, è stato dato nuovo lustro alla mamma di tutti gli Eataly e questo tenendo fede ai valori che da sempre ci contraddistinguono: l’impegno ma anche la leggerezza e naturalmente l’armonia, il valore al quale Eataly Lingotto è dedicato”. “La nuova Cantina di Eataly Lingotto sarà da esempio per gli altri punti vendita”, conferma Andrea Guerra, presidente esecutivo di Eataly. “È un negozio nel negozio – continua – che celebra le più grandi produzioni italiane raccontandone la ricchezza, la bontà e la bellezza. La varietà di proposte di alta qualità in un solo luogo è ciò che rende unica Eataly e anche la Cantina prosegue in questa direzione”.

LA NUOVA CANTINA
Le oltre 5 mila etichette provenienti da più di 30 stati rappresentano al meglio la produzione nazionale e internazionale. Si va dallo Spazio Bollicine, dedicato ai migliori marchi del Metodo Classico, ai rinomati Champagne, ma anche agli ad eccellenti Prosecco e spumanti italiani, per passare poi agli scaffali che ospitano 30 mila bottiglie di vini di 40 regioni del mondo, con una particolare attenzione alle grandi eccellenze piemontesi, Barolo e Barbaresco. La Zona Cult custodisce le bottiglie più preziose, tra le quali più di dieci annate storiche di Barolo del secolo scorso. Per gli amanti della birra non manca naturalmente un’ampia selezione delle produzioni italiane e internazionali di alta qualità: più di 11 mila bottiglie, di cui 6 mila artigianali italiane. Infine, la Cantina di Eataly propone anche oltre 500 etichette di spirits: dal torinese Vermouth alle grappe, rum, whisky e molto altro.

La Cantina non è però solamente degli alcolici ma è anche quella di stagionatura dei salumi e dei formaggi: il Culatello di Zibello, il prosciutto di Parma, Il Castelmagno e le altre eccellenze norcine e casare, in vendita al banco e in degustazione presso i Ristorantini al piano superiore, sono conservate ed esposte in un angolo aperto al pubblico e ricco di fascino, dove immergersi negli odori e nei profumi tipici dei territori e dei luoghi in cui si affinano queste bontà tutte italiane. I clienti possono inoltre scegliere il formaggio o il salume che preferiscono, acquistarlo e far concludere la stagionatura nelle Cantine di Eataly: un’opportunità unica!

PANE&VINO: IL NUOVO WINE BAR DI EATALY
L’offerta della Cantina di Eataly si amplia con una nuova proposta di ristorazione. Pane&Vino è il luogo ideale per degustare un ottimo calice di vino e, se lo si desidera, in accompagnamento un gustoso tagliere, un veloce antipasto o un piatto gourmet. Nel Wine Bar di Eataly Lingotto i clienti possono scegliere tra le più di 100 etichette presenti in Carta, 8 grandi vini al calice e, se preferiscono la bottiglia, tutta la Cantina sarà a loro disposizione. Per non rimanere a stomaco vuoto, Pane e Vino propone le Tapas del Mercato, stuzzicherie preparate con gli Alti Cibi in vendita nel Mercato di Eataly, gli Specialmente, una selezione dei migliori formaggi e salumi e i Vicini, i piatti stellati di Claudio e Anna del ristorante Casa Vicina.

LA BIRRERIA DI EATALY
Dopo New York e Roma, arriva anche a Torino la Birreria di Eataly. Ogni giorno viene proposta una selezione delle migliori produzioni brassicole italiane e internazionali:16 birre alla spina che ruotano ogni mese, 40 in bottiglia nella Carta dedicata e persino la possibilità di scegliere a scaffale l’etichetta preferita. In accompagnamento gli ottimi hamburger nel panino nelle versioni di carne – naturalmente de La Granda – pesce o verdure. E poi gli sfizi, croccanti crostini del pane appena sfornato dal forno a legna di Eataly e farciti con una selezione degli Alti Cibi, e naturalmente i fritti, perfetti con una fresca birra.

LA FAMIGLIA VICINA
Fiore all’occhiello della Cantina di Eataly è il ristorante Casa Vicina. Ristoratori da sempre, la famiglia Vicina guida il ristorante stellato di Eataly Lingotto, tenendo alti i valori che la contraddistinguono sin dal 1902: eccellente qualità delle materie prime, unione tra tradizione e territorio ma anche attenzione all’innovazione e alla soddisfazione del cliente. Claudio Vicina, quarta generazione in cucina, porta avanti il nome di famiglia con Anna e con la preziosa figura del fratello Stefano, responsabile di sala: un’unione premiata con una Stella Michelin, che brilla in tutti i loro piatti. Infine, la nuova Cantina di Eataly Lingotto sarà il palcoscenico di numerose attività didattiche per imparare qualcosa di più sul mondo del bere: cene con i produttori vitivinicoli, lezioni e incontri di degustazione. Il programma sarà presto disponibile su www.torino.eataly.it.

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news ed eventi

Mercato Vini Fivi: il programma delle degustazioni

Sabato 26 e domenica 27 novembre 2016 a Piacenza Expo la sesta edizione del Mercato dei vini dei Vignaioli Indipendenti. Le quattro degustazioni in programma quest’anno saranno condotte come l’anno scorso direttamente dai vignaioli e racconteranno quattro aziende che nel mondo del vino hanno lasciato il segno, in un simbolico viaggio tra diverse regioni italiane. Dal Trentino di Pojer & Sandri al Collio friulano di Edi Keber, dal lombardo Oltrepò Pavese di Lino Maga alla Calabria di Francesco De Franco: ogni terra si racconterà attraverso i vini del suo interprete d’eccellenza. Il primo sarà Mario Pojer, sabato 26 novembre alle ore 14.00.

Attraverso i suoi vini il vignaiolo trentino parlerà dell’avventura iniziata più di quarant’anni fa con Fiorentino Sandri, tra ricerca e sperimentazione, che li ha portati ad essere interpreti privilegiati del loro territorio. Alle 17.00 Kristian Keber, che affianca il padre Edi nella conduzione dell’azienda di famiglia, racconterà la scelta coraggiosa e controcorrente di produrre un unico vino, il Collio. Domenica 27 novembre alle ore 14.00 Lino Maga condurrà il pubblico alla scoperta del suo Barbacarlo, “poesia della terra” come lo definisce lui, raccontandone le evoluzioni e la tenuta nel tempo. Nell’ultima degustazione, domenica alle ore 17.00, Francesco De Franco proporrà cinque vini differenti di cinque diverse annate, ma prodotti dallo stesso vitigno, il Gaglioppo. Vini capaci di raccontare e restituire la complessità del territorio calabro. Per iscriversi alle degustazioni: http://www.mercatodeivini.it.

LE DEGUSTAZIONI

Sabato 26 novembre 2016, ore 14.00: Pojer & Sandri
Una storia lunga più di quarant’anni quella di Mario Pojer e Fiorentino Sandri, interpreti e sperimentatori di un territorio incantevole e variegato come quello trentino. Una storia di ricerca e impegno che ha portato a vini di grandissima personalità ed estremamente longevi. Due vini in degustazione, uno bianco e uno rosso, che sono a tutti gli effetti un pezzo di storia trentina. Conduce la degustazione insieme a Mario Pojer: Gaetano Morella (vignaiolo in Puglia)

Vini in degustazione:
Müller Thurgau Palai 1995 – 2005 – 2015
Rosso Faye 1990 – 2000 – 2010

Sabato 26 novembre 2016, ore 17.00: Edi Keber

La famiglia Keber, vignaioli in Friuli Venezia Giulia da generazioni, ha deciso a un certo punto della propria storia di produrre un solo vino. Una e una sola denominazione: Collio. Kristian Keber, impegnato oggi in azienda in prima linea a fianco del padre Edi, ci racconta il coraggio, la visione e i perché di questa scelta. Le annate in degustazione sono cinque, si scende fino al ’99. Conduce la degustazione insieme a Kristian Keber: Mario Pojer (vignaiolo in Trentino)

Vini in degustazione:
Collio 2015 – 2012 – 2010 – 2002 – 1999

Domenica 27 novembre 2016, ore 14.00: Lino Maga

Lino Maga e la sua idea di Oltrepò Pavese, la ricerca della qualità, il coraggio e la tenacia che servono a far diventare il Barbacarlo quello che deve essere secondo lui: “Poesia della terra”. Cinque diverse vendemmie, tutte comprese nei primi dieci anni di questo nuovo millennio, raccontano le evoluzioni e la tenuta nel tempo di questo vino incredibile. Conducono la degustazione insieme a Lino Maga: Andrea Picchioni (vignaiolo in Oltrepò Pavese) e Walter Massa (vignaiolo in Piemonte). Parteciperà all’incontro Valerio Bergamini, autore del libro “Lino Maga anzi Maga Lino. Il signor Barbacarlo”.

Vini in degustazione:
Barbacarlo 2010 – 2009 – 2007 – 2004 – 2000

Domenica 27 novembre, ore 17.00: ‘A Vita Vignaioli a Cirò

In pochi anni Francesco de Franco è riuscito a far diventare il suo nome sinonimo di Cirò. I suoi vini rispecchiano la sua terra, sono pieni di carattere e identità, naturali perché figli di un’agricoltura attenta e rispettosa, non interventista, ma anche perché sembrano una naturale prosecuzione della vigna, capaci di raccontare e restituire il complesso territorio da cui trovano origine. Cinque diversi vini per cinque diverse annate, ma il vitigno resta lo stesso: Gaglioppo in purezza. Conduce la degustazione insieme a Francesco de Franco: Bruno de Conciliis (Vignaiolo in Campania).

Vini in degustazione:
Calabria IGP Rosato 2015
Cirò DOC Rosso Classico 2012
Cirò DOC Rosso Classico Superiore 2013
Cirò DOC Riserva 2008 (Magnum)
Cirò DOC Riserva 2010 (Magnum)

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Verticale di Barbaresco Gaja 1995-2012: cronaca di una Langa sconvolta

Non capita spesso di prendere parte a una degustazione verticale di vini del grande produttore piemontese Angelo Gaja. L’occasione l’altra sera, in provincia di Milano, grazie alla delegazione sommelier Fisar di Bareggio. Sul “tavolo”, nettari di tutto rispetto: tutti Barbaresco delle annate 1995, 2000, 2006, 2011 e 2012. Ecco qualche appunto. E qualche considerazione.

Barbaresco Gaja 1995
Di una freschezza e acidità memorabile. Colore granato bellissimo, quasi luminoso. Al naso solo violetta e qualche richiamo di frutta, matura ma non troppo. Non presentava neanche un terziario (a differenza del 2006, già più evoluto in tutto). In bocca giocava tutto sull’acidità in ingresso, con un accenno ancora di tannini. Unica pecca: un po’ corto, sia al naso che in bocca.

Barbaresco Gaja 2000
Il 2000 invece… Di colore perfetto. Naso che spaziava dai sentori floreali a un po’ di frutto. E poi menta, liquirizia. Il migliore della serata.

Barbaresco Gaja 2006
Colore carico. Il più concentrato. Naso tutto humus, fungo, dado. Balsamico. Frutta cotta, prugna secca. In bocca decadente e scomposto. Il peggiore. Annata top in Langa, ma bottiglia sfigata?

Barbaresco Gaja 2011 e 2012
Il 2012 e il 2011, partono bene. Colore un po’ scarico. Ma con bella frutta giovane e, nel complesso, un naso invitante la beva. Peccato durino poco queste emozioni. Dopo mezzora regge solo il 2011, per un’acidità tonica e ben bilanciata. Tannino duro, oggi. Il 2012 già pronto: giusto chiedersi se valga la pena spendere tanto per averlo. Considerazioni collaterali: proprio vero che in Langa non si lavora più come una volta. 1995 e 2000, due Nebbioli veri, rustici, ma con eleganza e complessità. Il 2006 sembra abbia fatto a pugni con una barrique. Annate 2011 e 2012 prodotte – così almeno pare – per essere già bevibili, hic et nunc. Qui e ora. Troppo poco veri però.

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Lucente 2010, Luce della Vite Frescobaldi

Calice importante, quello del Toscana Igt Rosso Lucente 2010 dell’azienda Luce della Vite di Montalcino – Marchesi de’ Frescobaldi. Il vino si presenta di un rosso rubino con riflessi leggermente granati, limpido. La buona alcoolicità si percepisce dagli archi stretti, mentre le “lacrime” seguono una discesa lenta, data dalla concentrazione degli zuccheri. Aspetto che ci fa intuire una buona presenza di glicerolo. Al naso, una forte impronta di tabacco e cacao, appena avvicinato il calice. Seguono sentori di frutti rossi, tra cui è facilmente riconoscibile la prugna. E richiami speziati, di pepe e cannella.

La complessità di questo rosso toscano è “Lucente”. E aumenta con sentori balsamici, di menta. Vino ancora giovane e vigoroso, si esprime al palato in potenza e tannicità. Il corpo è medio, aspetto che ne conferma l’eleganza e una beva che non stanca. Lucente di Luce della Vite si rivela rotondo: un nettare che avvolge tutte le sensazioni gustative, con una buona intensità. Il retrogusto è di confetture e spezie, che ricordano il cacao. L’abbinamento perfetto? Quello con le carni rosse e i formaggi stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Lucente è il secondo vino della gamma “Luce” della cantina Luce della Vite di Montalcino. Nasce dagli stessi vigneti dell’omonimo Luce, vino contemporaneo che cresce nella tenuta dei Frescobaldi a Montalcino. Un prodotto relativamente giovane, nato nel 2000 da un blend composto al 50% da Merlot, 35% Sangiovese e 15% da Cabernet Sauvignon. Il vigneto si sviluppa ad un’altitudine compresa tra i 250 e 400 metri sul livello del mare, su un terreno misto: galestro per le uve Sangiovese e ricco di calcio e argilla per il Merlot. La pigiatura è soffice e la fermentazione avviene in vasche in acciaio inox a circa 30°, per un periodo di 12 giorni. Segue un affinamento in barrique per 12 mesi: 55% legni nuovi di rovere francese, 5% nuovi di rovere americano, 40%  di rovere francese di 2° passaggio. Prima della commercializzazione, Lucente di Luce della Vite affina in bottiglia per 8 mesi.

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degustati da noi vini#02

A Vinea Tirolensis debutta il nuovo vino bianco di Thomas Niedermayr

Continua senza soste il lavoro di sperimentazione di Thomas Niedermayr sui vitigni “PIWI”, le varietà di uva naturalmente resistenti alle malattie fungine verso cui l’interesse di agricoltori e amanti del vino sta crescendo sempre più.

Mercoledì 26 ottobre, in occasione di Vinea Tirolensis, il salone dedicato all’enologia altoatesina all’interno della Fiera “Hotel” di Bolzano, il giovane viticoltore di Appiano sulla strada del vino (BZ) ha presentato in anteprima la sua ultima etichetta biologica nata dal Solaris, il vitigno Piwi maggiormente diffuso nella sua tenuta e vinificato per la prima volta in purezza.

IL VINO
Il T.N. 14 Solaris 2015 nasce da uve Solaris allevate in una vigna giovane a oltre 500 metri di altezza. Dopo una macerazione di un giorno a contatto con le proprie bucce, il vino ha riposato in acciaio fino a metà agosto, quando l’affinamento è proseguito in bottiglia.

“E’ un vino giovane e fresco – spiega Thomas Niedermayr – in cui il Solaris esprime in modo diretto le sue caratteristiche principali: intensi profumi fruttati e un gusto piacevolmente sapido. Il buon andamento dell’annata 2015 ha permesso di ottenere un’ottima struttura nonostante la giovane età della vigna, dimostrando il grande potenziale di questa uva nel nostro territorio”.

Di colore giallo paglierino vivace, il T.N. 14 Solaris ha profumi ben delineati di sambuco, uva spina, mela e ananas e una spiccata mineralità che ravviva un sapore pieno e armonico. Ideale da gustare con zuppe e primi piatti con condimenti di verdure, carni bianche e pesce.

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Food and Wine in Progress: alla Leopolda l’eccellenza agroalimentare

Dai migliori sommelier ai migliori chef italiani, passando per i barman e per i produttori di eccellenze enogastronomiche. Si presenta così la seconda edizione di Food and Wine in Progress, il grande evento promosso dall’Unione regionale cuochi toscani (Urct), dall’Associazione italiana sommelier Toscana e da Cocktail in the world, che questo anno si svolgerà ancora alla Stazione Leopolda di Firenze domenica 27 e lunedì 28 novembre con tante novità. A partire dagli organizzatori: andranno infatti ad affiancare le tre associazioni appena citate, anche la Confcommercio e la Coldiretti Toscana, due realtà che raccolgono il resto delle eccellenze toscane del settore dell’enogastronomia.

GLI OBIETTIVI
Fortemente voluto da AIS Toscana ed Unione Regionale Cuochi Toscani dopo l’esperienza positiva del 2015 in occasione del congresso Fic, Food & Wine in Progress si candida ad essere nel 2016 un progetto di promozione ed aggregazione delle eccellenze toscane tout court, in cui i produttori attraverso momenti di presentazioni, parlano di produzioni agricole, di vino, di alimenti, di qualità e di innovazioni, come denota l’utilizzo del termine “in progress” nel titolo dell’evento a testimoniare una volontà reciproca di aprirsi all’innovazione e allo sviluppo di nuove idee. In due giorni sono attesi 5 mila visitatori che potranno incontrare oltre centinaia di cuochi, tra i quali anche chef rinomati, oltre 130 aziende vitivinicole in esposizione e altrettante legate ai settori del beverage e del food. Inoltre  dibattiti, convegni e approfondimenti per avvicinare il consumatore al mondo dell’agroalimentare italiano con una formula mai sperimentata prima.

CUOCHI “IN PROGRESS”
Ricco il programma promosso dall’Urct che si snoderanno nel grande palco dedicato ai cooking show, che a rotazione durante l’arco di tutta la giornata si alterneranno sul palco centrale, tra cui chef stellati ai quali verrà consegnato il premio di “Ambasciatore della Cucina Italiana”. Ad alternare questi momenti, alcuni interventi di operatori del settore, produttori, ristoratori, che si alterneranno nel corner degli speach, parlando per pochi minuti di come con la loro esperienza hanno apportato un miglioramento al settore dell’enogastronomia di questo paese. Nel programma è previsto anche un momento dedicato alla Nazionale italiana cuochi, la squadra della Fic che ogni anno trionfa nei più importanti campionati di cucina a livello internazionale.

L’Associazione Italiana Sommelier Toscana, che ad oggi conta 4 mila soci e centinaia  di corsisti di cui circa il 40% donne, promuoverà all’interno di Food&Wine in Progress l’evento più significativo promosso durante l’anno, ”Eccellenza di Toscana” che prevede degustazioni guidate da Sommeliers Ais dei migliori vini delle 150 Aziende Vinicole Toscane facenti parte della Guida 2017 di Ais Toscana, a cui si aggiunge un ricco programma di incontri, come l’Ais Wine School per avvicinarsi al mondo dei sommelier, i tanti wine tour promossi durante la due giorni e i momenti di approfondimento e di degustazione sul futuro del vino toscano.

L’ESPOSIZIONE
Nei due giorni di Leopolda saranno presenti anche molti prodotti di nicchia che rappresentano l’eccellenza della toscanità in Italia e nel mondo nel rispetto della piramide alimentare. Quest’area esclusiva sarà riservata ai consorzi IGP, DOP, ecc. e ad  aziende medio/piccole che  rappresentano la qualità sia nel prodotto che nell’intera filiera. Inoltre ci sarà un’esposizione di piccoli macchinari ed attrezzature tecnologiche moderne per operatori del settore Food&Wine. Lo spazio di Italian Barman Style ospiterà eventi ispirati all’abbinamento tra cocktail e cibo, Barman Show a cura di Cocktail in the World, dimostrazioni di preparazioni classiche e nuove tendenze a cura di Mixology,  verrà altresì svolta attività di promozione del bere responsabile. Il programma dettagliato e tutte le informazioni per partecipare sono disponibili sul sito http://www.foodandwineinprogress.it/.

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Luca Gardini, spot per i vini del discount Eurospin: l’intervista

Il miglior sommelier del mondo presta il volto per pubblicizzare i vini di un discount. Non è una barzelletta. Succede per davvero. A 6 anni dal prestigioso riconoscimento della Worldwide Sommelier Association, Luca Gardini si rimette in gioco. E lo fa con Eurospin. La nota catena di discount italiani ha sottoposto al 35enne di Cervia una serie di assaggi. “Alcuni – spiega Gardini – mi hanno piacevolmente sorpreso al primo sorso. Su altri ci siamo confrontati e siamo giunti alla selezione finale. Da lì il progetto di realizzare una linea ‘garantita’, ma in pieno spirito Eurospin, senza brand per contenere i prezzi”. Così, il ‘mezzobusto’ del sommelier emiliano finisce dritto sulla home page del sito web del colosso di San Martino Buon Albergo (Verona). E sui volantini cartacei. Tra una confezione di prosciutto di San Daniele e quattro cotolette agli spinaci a prezzo stracciato, of course.

“Vini Doc, Igt e Docg integralmente prodotti in alcune delle più vocate zone viti-vinicole italiane”, quelli selezionati da Luca Gardini per Eurospin. Si passa dal Barbera D’Asti Docg Superiore a 2,39 euro al Nero D’Avola Terre Siciliane Igt a 1,85. Spazio anche per i vini bianchi. Come il Muller Thurgau Vigneti delle Dolomiti Igt a 2,99 euro, o il Fiano del Sannio Dop a 4,29 euro. Senza dimenticare rosati come quello del Salento, a 1,99. O vini frizzanti come il Pignoletto del Reno Igt a 2,29 euro, o il Verduzzo del Veneto Igt a 1,69. Gardini si materializza in persona in brevi video, sempre sul web, e ne presenta le caratteristiche. Consigliando gli abbinamenti. E tra un bicchiere e l’altro, trova il tempo per rispondere alle domande di vinialsupermercato.it.

Luca Gardini, miglior sommelier del mondo 2010, presta la sua figura per pubblicizzare i vini di un “discount”: com’è nata l’iniziativa?
Credo che tutti abbiano il diritto di bere vino e, anche se non possono o non sono disposti a spendere molto, debbano avvicinarcisi informati, consapevoli, incuriositi

Il miglior vino della cantina Eurospin nel rapporto qualità-prezzo? Nei mesi scorsi, noi abbiamo scovato un buon Aglianico del Salento
A voi la scelta, sono tutti vini che raccontano territori diversi, non ne esiste un preferito, ma di sicuro c’è il preferito per ogni occasione. Potrei comunque fare quello politicamente scorretto e scegliere il Lambrusco della mia Romagna.

Il vino e la Gdo moderna: qual è la sua opinione?
Il tempo a disposizione è sempre meno e poter trovare tutto ciò di cui abbiamo bisogno in un unico luogo, il supermercato per l’appunto, è un vantaggio di questi tempi moderni. La Gdo sta crescendo e non si interessa di vini solo a buon mercato, ma è sempre più attenta alla qualità e alla cura del cliente. Quest’esperienza ne è stato un esempio

In Italia esistono ancora vini “da discount” o “da supermercato”, nell’accezione negativa del termine?
Esisteranno sempre, ovunque. Penso sia per questo che figure come la mia vengono interpellate

Come si sceglie un buon vino al supermercato?
Documentandosi senza dubbio, e poi “sperimentando”. Ognuno ha il suo palato e va rispettato, non finirò mai di ripeterlo. Importantissimi sono anche la presentazione e lo stato di conservazione del vino o del prodotto alimentare che sia

Luca Gardini acquista vini al supermercato? Se sì, quali?
Confesso di avere poco tempo per andare al supermercato. Per fortuna ho qualcuno che ci va al posto mio, ma quando sono in viaggio mi soffermo sempre a guardare quali vini (e come) supermercati e Autogrill propongono al pubblico in giro per l’Italia e per il mondo

Vino e marketing: quanto conta oggi l’immagine e quanto la sostanza?
Quando l’immagine è sinonimo di garanzia non faccio distinzioni. Ricordiamoci che stiamo parlando di prodotti alimentari, la sicurezza prima di tutto. E poi, senza sostanza, l’immagine sarebbe bidimensionale. Non so se mi spiego…

Lo stato di “salute” del vino in Italia: una fotografia di Luca Gardini. Quali prospettive per il vino italiano nel mondo?
Il vino italiano nel mondo non ha ancora la posizione che merita. Dobbiamo collaborare tra italiani, produttori – giornalisti – testimonial, e unire le forze per farlo conoscere sempre di più. Perché chi lo prova, poi non torna più indietro

L’area vitivinicola più sottovalutata d’Italia? Quella, invece, più sopravvalutata
Sottovalutata forse la Sicilia. Ho bevuto grandi Nero d’Avola negli ultimi anni. Con mio grande piacere uno è anche arrivato al 4° posto della classifica Tws-Biwa, di cui sono fondatore con Andrea Grignaffini, che vede premiati i 50 migliori vini italiani da parte di una giuria di esperti internazionale. Sopravvalutata non saprei: amo troppo il vino per dire che qualcosa è “troppo”.

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Gewurztraminer Vin D’Alsace Aoc, Pierre Chanau

Partiamo da un punto fermo: Pierre Chanau non esiste. O, meglio: non è il nome del vigneron francese che produce il Gewurztraminer Vin D’Alsace Appelation Alsace Contròlée che vi sarà capitato di scorgere sugli scaffali di una catena francese di ipermercati. Rewind. Fate mente locale. Dov’eravate? Ve lo diciamo noi: da Auchan. “Chanau”, di fatto, non è altro che l’anagramma di “Auchan”. Si diverte (anche) così la famiglia Mulliez, che detiene il marchio della grande “A”, a sua volta parte della costellazione Adeo. Il vino bianco che finisce oggi sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it rientra infatti tra quelli de “La Sélection”, “La Selezione” di vini realizzata da Auchan per i suoi clienti. In particolare, la vendemmia è la 2012. “Espressione del terroir e del sovoir-faire del produttore – si legge sul collarino apposto alla bottiglia – abbiamo degustato e selezionato per voi questo vino dall’eccellente rapporto qualità-prezzo”. Sveliamo l’ultimo ‘segreto’, prima di passare all’analisi gusto olfattiva: se Pierre Chanau non esiste, allora chi produce questo Gewurztraminer alsaziano? Vi spieghiamo anche questo. E’ la Wolfberger di Eguisheim, caratteristico borgo di 1.600 anime del dipartimento dell’Alto Reno, nel centro-sud della pregiata area vitivinicola francese. Cinquantotto milioni di euro il fatturato annuo del colosso Wolfberger, scelto non a caso da Auchan, anche per la sua consolidata esperienza nel mondo del vino, nel quale opera dal 1902.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Gewurztraminer Vin D’Alsace Appelation Alsace Contròlée Pierre Chanau si presenta di un bel giallo dorato, ancora più intenso di quanto potessimo aspettarci. Al naso, gli evoluti sentori di albicocca sciroppata ricordano quelli di certi pregiati Viognier francesi e dei migliori passiti italiani (non prendeteci per “pazzi” se ci sbilanciamo in una citazione altisonante del Ben Ryé Donnafugata).

Sono questi a emergere maggiormente, in un corredo olfattivo ricco, intenso e complesso, che spazia dalla frutta esotica (ananas, mango maturo e gli immancabili litchi), alla scorza d’arancia. Completano il quadro fini sentori di spezie come pepe rosa e chiodi di garofano. Un olfatto più che soddisfacente, che preannuncia un palato sorprendente.

Di fatto, a sostegno della pregevole pulizia delle note fruttate fresche già avvertite al naso (in perfetta corrispondenza gusto-olfattiva) interviene una sostenuta mineralità, già in ingresso. Il Gewurztraminer Vin D’Alsace Appelation Alsace Contròlée Pierre Chanau si apre poi deciso ma soave sulla frutta matura. Chiude infine minerale, rivelando una decisa sapidità. Come direbbero in Francia: chapeau. Perfetto accompagnamento per pietanze piccanti, questo Gewurztraminer della Selezione Auchan può essere accostato con facilità alla cucina etnica indiana o thai. Provatelo, per esempio, con un pollo al curry. O con un formaggio saporito e speziato.

Prezzo: 5,59 euro
Acquistato presso: Auchan

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Tutte le “piazze” del Buttafuoco storico: da Canneto pavese alla conquista di Esselunga

Il figliol prodigo dell’Oltrepò pavese. Il Davide oltrepadano. Da sempre contrapposto, per stile e filosofia, al gigante Golia, che dalle parti di Pavia prende il nome di Bonarda. E’ il Buttafuoco storico, vino rosso da invecchiamento dell’Oltrepò Pavese. Una produzione limitata che, secondo gli ultimi dati, si assesta sulle 65 mila bottiglie. Numero che sale a 360 mila considerando l’intera Doc, che comprende un 25% di vino frizzante. Nulla a che vedere, insomma, con i 20 milioni di bottiglie di Bonarda che ogni anno escono dalle cantine pavesi. Ma per il Buttafuoco, e in particolare per il Buttafuoco storico, il 2016 potrebbe essere l’anno della riscossa. L’intitolazione di una piazza a Canneto Pavese (PV), avvenuta sabato 22 ottobre per volere dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesca Panizzari, è solo uno degli indicatori della crescente attenzione verso questo nobile blend, ottenuto con sapienza dai vitigni Croatina, Barbera, Ughetta e Uva Rara. La vera rivoluzione parte dalla vigna. E arriva sino ai supermercati Esselunga, l’insegna del compianto Bernardo Caprotti. Da qualche settimana, infatti, è possibile trovare il Buttafuoco Storico Doc “Vigna Sacca del Prete” dell’azienda agricola Giulio Fiamberti in tutti e 90 i punti vendita Esselunga dotati di enoteca con servizio sommelier, dislocati sul suolo nazionale. Fa eccezione la sola regione Toscana, dove la catena milanese sta puntando sulla valorizzazione di altri nobili vini locali. Ad annunciarlo è proprio Giulio Fiamberti, non a caso presidente del Club del Buttafuoco storico.

“Negli ultimi anni – dichiara il viticoltore – siamo riusciti a imprimere una decisiva accelerata alle attività del Club, dando forma a una serie di progetti commerciali e di valorizzazione che erano in cantiere da un po’ di tempo. Un interesse sempre maggiore da parte delle istituzioni, complice probabilmente la scarsa forza dell’Oltrepò pavese in generale, che ha permesso di valorizzare ulteriormente alcune eccellenze che sono ormai da anni in controcorrente, oltre a una certa voglia e necessità di avere un prodotto bandiera che indichi una linea di qualità per tutta l’area oltrepadana, sono gli ingredienti del successo del Buttafuoco storico”. Risultati sotto gli occhi di tutti. Che gli attenti buyer di Esselunga non si fanno sfuggire.

“Quello con la catena di Caprotti – commenta ancora Fiamberti – è un rapporto che affonda le radici nei primi anni del 2000, quando è stato inaugurato il punto vendita di Broni, qui in Oltrepò pavese. La mia azienda è stata selezionata in quanto in grado di assicurare tutta la gamma di vini locali e, in più, anche il Buttafuoco storico e il Sangue di Giuda. In particolare, il Buttafuoco fu introdotto in 20 punti vendita. Poi il numero fu ridotto a 10, limitandosi alle province di Milano e Pavia. Arriviamo così sino ad oggi, con il cru ‘Sacca del Prete’ acquistabile in tutti e 90 i punti vendita Esselunga che possono vantare il servizio dei sommelier Ais all’interno delle loro enoteche”. Fiamberti, di fatto, è il maggiore produttore di Buttafuoco storico dell’Oltrepò pavese, con le sue 3.873 bottiglie. Il posizionamento del prodotto in Gdo è – per ora – lievemente sotto standard. “Si parla di 17,50 euro – ammette Fiamberti – ma il prezzo è destinato ad assestarsi, nei prossimi mesi, sui 18,50 euro circa”. In generale, il Buttafuoco storico si aggira tra i 16 e i 20 euro al pubblico, in enoteca. Mentre le cifre salgono a un minimo di 30 euro, grazie ai (grassi) ricarichi applicati dalla ristorazione locale. Mentre a livello nazionale, le carte dei vini sembrano quasi disconoscere il Buttafuoco.

“La produzione, complice la crescente richiesta non solo in Lombardia e in Italia ma anche e soprattutto all’estero, dal Canada alla Cina, è volata dalle 30-35 mila bottiglie del 2010 alle 65 mila potenziali del 2016”, aggiunge Armando Colombi, direttore del Club del Buttafuoco storico. “La superficie vitata è di circa 10 ettari – spiega – ma anche questo numero è destinato a salire. Uno dei progetti più importanti del Club è infatti quello di mappare nuove superfici, recuperando vigne abbandonate e valorizzando i terreni più vocati. I Vignaioli del Buttafuoco storico, che contribuiscono alla produzione del ‘cru dei cru’ consortile, vedono inoltre riconosciuto un valore commerciale di 3 volte superiore alle loro uve: questo perché il Buttafuoco necessita dell’apporto e dell’esperienza di tutti per diventare qualcosa di importante ed affermarsi, non solo come prodotto di nicchia, a livello nazionale e internazionale”.

Grande anche il lavoro sulla comunicazione del marchio. “Chi produce Buttafuoco storico – evidenzia Armando Colombi – non si pone più di tanto il problema di comunicare il prodotto, in quanto la produzione è talmente limitata da risultare sold-out in pochi mesi. Per questo il Club si sta concentrando sulla promozione del Buttafuoco storico nei confronti di chi si occupa di realizzare guide del vino e, in generale, nei confronti di tutti i comunicatori del settore”. Gomiti alti in area di rigore, insomma, per uno dei prodotti della viticoltura italiana più sottovalutati. Almeno nel Belpaese.

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Fivi, lettera al ministro: “Basta all’egemonia delle coop nei Consorzi del vino”

Sembra una risposta indiretta (o direttissima, dipende dai punti di vista) alle polemiche che nascono quotidianamente nel mondo del vino italiano. Fivi, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, attraverso una lettera inviata al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, chiede di “rivedere il modello di attribuzione del diritto di voto all’interno dei consorzi di tutela”. Come? “Prevedendo che i voti in assemblea spettino in misura fissa, per il 30% alla produzione delle uve, per il 30% alla trasformazione delle uve e per il 30% all’imbottigliamento”. Il restante 10% “sarebbe distribuito in base ai volumi prodotti nell’anno vendemmiale precedente dai soggetti rientranti in una o più delle tre categorie sopra citate”. Per garantire che il bilanciamento sia efficace, Fivi propone inoltre che i produttori che conferiscono alle cantine cooperative mantengano i voti connessi alla produzione di uva, per lasciare alle cooperative i voti derivanti dalla trasformazione e dall’imbottigliamento.

Le cooperative potrebbero in ogni caso raccogliere le deleghe dai singoli soci per l’attività di produzione. Ma tali deleghe “dovrebbero essere rinnovate a ogni singola assemblea”. La proposta è che ogni Consorzio di Tutela deliberi in merito al numero di deleghe massime che ciascun consorziato potrà portare in Assemblea, con un massimo di dieci. Questa misura andrebbe a riequilibrare il peso all’interno dei consorzi, dove oggi quello che dovrebbe essere un esercizio associato del voto, si trasforma in realtà nella golden share di un presidente o un direttore di cooperativa.

“La cooperazione ha enormi meriti in questo Paese e gode meritatamente della tutela Costituzionale – commenta la presidente Fivi Matilde Poggi – ma non crediamo rispecchi la volontà del legislatore la singolare circostanza che si è venuta a creare nei consorzi governati completamente da gruppi cooperativi, che sono in grado di imporre le proprie decisioni non solo a tutti gli altri consorziati, ma anche e soprattutto ai non consorziati in virtù dell’erga omnes. Lo scopo di questa proposta della FIVI è anche quello di evitare che si verifichino fenomeni di abbandono dei Consorzi esistenti per dare vita alla costituzione di nuovi, come già avvenuto nell’area di Soave, in Trentino e in corso di avvenimento in Oltrepò Pavese“. In quest’ultima area, in effetti, la scissione è già avvenuta, con la creazione del Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, presieduto da Fabiano Giorgi.

La rappresentatività all’interno dei consorzi è oggi normata dal D.Lgs 61/2010, che prevede l’ammissione di viticoltori singoli o associati, di vinificatori e di imbottigliatori. “Questi possono votare in misura ponderale alla quantità prodotta nella precedente campagna vendemmiale -fa notare la Fivi – e se il consorziato svolge più di una funzione i voti si cumulano. Ciò ha portato al dominio delle cooperative di primo e secondo grado nei consorzi più importanti”.

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Lambrusco Igp Marcello, Ariola Vini e Vigne

(3,5 / 5)

Quando ci si avvicina ad una bottiglia di Lambrusco, ci si avvicina sempre con “gioia” e spensieratezza. Forse per la sua leggerezza, per la sua “schiettezza” varietale, perché è un vino “onesto” del quale non ci si stanca, un vino semplice, ma non per questo banale. Finisce oggi sotto la nostra lente di ingrandimento uno di quelli che reputiamo tra i migliori lambruschi disponibili in grande distribuzione, il Lambrusco Igp Marcello prodotto da Ariola Vini e Vigne in provincia di Parma. Versato nel calice, il Lambrusco Igp Marcello si presenta subito con una bella schiuma irruente. Il colore è quello tipico del Lambrusco: rosso intenso con riflessi violacei. All’esame olfattivo è intenso con sentori di mora fragola e lampone. Una volta deglutito, il Lambrusco Igp Marcello mostra una “frizzantezza ” misurata, un corpo leggero, ma di buona avvolgenza.

Il gusto è leggermente abboccato, ma non stucchevole. Buona la persistenza aromatica tutta fruttata sulle more e i lamponi. Una beva  che definiamo irresistibile per una gradazione di soli 10,5% di alcol in volume, ma non per questo da sottovalutare.  Ben due riconoscimenti a livello internazionale per questo Lambusco della linea Grand Cru di Ariola: nel 2016 Medaglia d’Argento agli International Wine Challenge di Londra e nel 2013 Medaglia d’oro al Concours Mondial di Bruxelles. Poche cose da aggiungere dunque su questo Lambrusc: relativamente al prezzo è leggermente superiore alla media per tipologia, ma assolutamente congruo alla qualità, la bottiglia  si distingue facilmente per la sua forma più ampia. Il Lambrusco in cucina si presta a numerosi abbinamenti. Ottimo con il barbecue,  con i piatti tipici della cucina emiliana e parmigiana come tortelli o paste ripiene, salumi, cotechini, pietanze “grasse” in genere, ma anche con piatti di pesce. Va servito rigorosamente fresco ad una temperatura di 8-10 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve 100% vitigno Lambrusco Maestri, il cui nome deriva dalla Villa Maestri sita in località San Pancrazio a Parma.  Un vitigno considerato tra i minori del Lambrusco, spesso vinificato in assemblaggio con altri, ma capace di dare al vino i colori scuri tipici dei lambruschi della zona di Parma. I vigneti di Ariola, azienda nata nel 1956,  si trovano tra i 220mt e i 300mt s.l.m su terreni limosi argillosi. Sono 70 gli ettari vitati tra  bianchi come Malvasia, Sauvignon, Chardonnay  e rossi come Lambrusco, Cabernet, Merlot, Bonarda e  Fortanina.

Prezzo pieno: 5,69 euro
Acquistato presso: U2

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Giovinbacco torna in piazza a Ravenna

“GiovinBacco. Sangiovese in Festa”, la più grande manifestazione enologica del Romagna Sangiovese e degli altri vini romagnoli, nel 2016 giunge alla XIV edizione e per il secondo anno consecutivo conquista il cuore di Ravenna, dopo il grande successo dello scorso anno. Il 21, 22 e 23 ottobre il centro della città per tre giorni diventa teatro del buon vino e del buon cibo di Romagna. E quest’anno si arricchisce di nuovi luoghi e di nuove proposte per il pubblico.

LE PIAZZE DEL VINO: PIAZZA DEL POPOLO E PIAZZA GARIBALDI
Il centro storico e popolare della città sarà consacrato all’assaggio dei migliori vini di Romagna: quest’anno l’offerta raddoppia, e il pubblico potrà degustare i calici sia in Piazza del Popolo che in Piazza Garibaldi. Lo spazio a disposizione delle cantine sarà perciò più ampio: in questo modo la degustazione sarà facilitata e il contatto fra pubblico, produttori e sommelier sarà più agevole. Inoltre, in Piazza del Popolo è previsto un banco di vendita del vino per beneficienza gestito dal Lions Club Ravenna Bisanzio; in Piazza Garibaldi si potrà trovare – novità di quest’anno – una selezione dei grandi vini italiani premiati dalla lumachina della guida Slow Wine.

LE PIAZZE DEL CIBO DI STRADA
Non solo vino a GiovinBacco. Sono ben cinque le piazze del centro dedicate alla gastronomia.

PIAZZA GARIBALDI. Una parte della piazza sarà dedicata al vino, una parte al Sindacato Panificatori di Confcommercio Ravenna e un’altra ancora all’Alleanza Slow Food dei Cuochi con la presenza dei ristoranti La Campanara e I Passatelli 1962 del Mariani. Sulla piazza anche Casa di Mare e Borgo dei Guidi e (solo il sabato e la domenica) il Bartolaccio di Tredozio.

PIAZZA XX SETTEMBRE. Qui sono allestiti i chioschi con le piadine di Ravenna, Rimini e Cesenatico e quelli con le birre artigianali. E qui, venerdì 21 ottobre, si svolgerà il Trofeo Piadina d’Oro di Romagna, giunto all’ottava edizione, a cura di CNA e Confartigianato Ravenna.

PIAZZA DELL’UNITÀ D’ITALIA. Nell’ex Piazzetta delle Carceri sono allestiti gli stand di Slow Food e dell’Associazione Il Lavoro dei Contadini con prodotti, incontri, laboratori e degustazioni. L’Associazione Il Lavoro dei Contadini propone prodotti agricoli, artigianato artistico e piatti cucinati al momento. Slow Food propone libri, informazioni e incontri sul movimento e sul cibo oltre ai famosi Presìdi Slow Food. Lo stand offre anche stuzzichini e degustazioni, oltre a Presìdi danubiani.

PIAZZA EINAUDI. Sarà la piazza della degustazione del cibo di strada, con Osteria L’Acciuga, Casa Spadoni, PerTeCatering e Osteria del Gran Fritto di Stefano Bartolini.

PIAZZA SAN FRANCESCO. Sulla piazza, lo stand della Pasticceria Palumbo propone per tre giorni le panelle, le arancine di Sicilia e altre specialità.

I PREMI GIOVINBACCO E LE INIZIATIVE LEGATE AL VINO
Venerdì 21 ottobre in mattinata si riunirà la Giuria che stabilirà i vincitori 2016 del Premio Romagna Albana e del Premio Romagna Sangiovese di GiovinBacco. In competizione 17 Riserve Sangiovese e 19 Albana.Nel pomeriggio alle ore 18.30 nella Sala Spadolini della Biblioteca Oriani si terrà la presentazione in prima regionale della Guida Slow Wine 2017 fresca di stampa con il curatore Fabio Giavedoni, che premierà anche i vini vincitori dei Premi GiovinBacco. A seguire, si terrà il Sangiovese Master Class con i sommelier Luca Gardini e Fabio Giavedoni che faranno assaggiare sei grandi vini Sangiovese italiani e romagnoli, più un grande vino “intruso” a sorpresa, da scoprire degustando.

 LE MUSICHE ZIGANE
Grazie alla collaborazione con Ravenna Festival e la sua Trilogia d’Autunno dedicata all’operetta, “Lungo il Danubio – L’operetta come non l’avete mai vista”, durante le giornate di GiovinBacco musicisti ungheresi, insieme alla Banda Musicale Cittadina di Ravenna, alla Banda Città di Russi e ai Canterini Romagnoli di Ravenna, porteranno le musiche zigane e le arie dell’operetta nelle piazze e nelle vie del centro storico della città.

LE ALTRE INIZIATIVE
IL MERCATO DI MADRA. Sabato 22 e domenica 23 ottobre GiovinBacco è affiancato da MADRA, il Mercato Agricolo Domenicale di Ravenna, che per l’occasione si tiene per due giorni, nelle vie Gordini e Corrado Ricci.

PIATTO GIOVINBACCO. In collaborazione con Confcommercio, Confesercenti e con i ristoranti del territorio, si propone anche quest’anno “Il Piatto GiovinBacco“, iniziativa volta a promuovere il Romagna Sangiovese di qualità sulle tavole e in cucina. I 46 ristoranti aderenti – fino a domenica 23 ottobre – presentano ai loro clienti piatti a base di Sangiovese o abbinamenti di pietanze con bottiglie di Sangiovese. All’iniziativa è legato un concorso che mette in palio bottiglie di ottimo vino.

DEGUSTAZIONI IN BOTTEGA. Per arricchire ulteriormente l’offerta di questa edizione, andranno in scena per GiovinBacco delle piccole degustazioni presso i locali ravennati amici di Slow Food: venerdì 21 ottobre alle 18:30 incontro all’Enogastronomia Miccoli; venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 dalle 10 alle 14 e dalle 17 alle 20, ecco i turni di La Luna di Pane e dell’Enoteca Baldovino.

A SPASSO CON TEODERICO. Domenica 23 ottobre si celebra la Giornata Internazionale della Storia “A spasso con Teoderico”, una passeggiata culturale organizzata dalle associazioni Orthographe e Trail Romagna, dal Dipartimento di Beni Culturali di Ravenna dell’Università di Bologna, dalla Scuola Superiore di Studi sulla Città e il Territorio, da Ravenna Festival e RavennAntica. Il percorso attraverserà i luoghi legati a Teoderico e alla presenza goto-ariana a Ravenna, fino al Mausoleo di Teoderico, un momento espositivo e sociale dedicato alla rappresentazione del re Ostrogoto tra mito e letteratura, un gustoso finale con cibi e musica della tradizione danubiana.

LA DISFIDA DEL CAPPELLETTO. Lunedì 24 ottobre al Ristorante I Passatelli del Mariani a Ravenna si terrà una gustosa appendice di GiovinBacco: si svolgerà infatti la serata finale della Disfida del Cappelletto fra i ristoranti che hanno vinto le ultimi sette edizioni della gara gastronomica promossa da Slow Food Ravenna. Qui sarà premiato con il “É bdòcc d’ör” (il pidocchio o cozza d’oro) Italo Graziani, animatore dell’Associazione Il Lavoro dei Contadini. 

LA FORMULA
L’ingresso è libero. Per gli assaggi di vino sono a disposizione carnet di tagliandi per le degustazioni, che si acquistano in Piazza del Popolo e in Piazza Garibaldi. I carnet sono da 4, 6 e 10 degustazioni. Il costo dei carnet è popolare, va da un minimo di 8 a un massimo di 15 euro con il calice, e da un minimo di 6 a un massimo di 13 euro senza calice. A GiovinBacco è vietata la degustazione del vino per i minori di 16 anni e continua la collaborazione con gli operatori del SERT – dotati di etilometro e prodighi di informazioni – per far sì che la festa sia un momento di piacere e di divertimento responsabile.I biglietti per l’assaggio del cibo di strada si acquistano presso i singoli stand o i chioschi e gli acquisti alle bancarelle del mercato agricolo e artigianale si fanno direttamente al banco vendita. Novità di quest’anno, la possibilità di pagare con la app di Satispay usufruendo di sconti del 10% sulle consumazioni negli esercizi convenzionati con il semplice utilizzo di un cellulare.

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Enoturismo

E’ di Panini Durini il miglior panino di Milano Golosa

È la paninoteca Panini Durini di Milano, con il panino “Settembre”, ad aggiudicarsi il contest Panino, passione italiana nella giornata conclusiva di Milano Golosa, la manifestazione ideata e organizzata dal gastronauta Davide Paolini. La competizione ha visto in gara cinque delle più importanti paninoteche italiane (insieme a Panini Durini, anche Panini di Mare di Vieste, Peschici, Milano, Torino e Firenze, All’Antico Vinaio di Firenze, Quinto Quarto di Cesenatico e La Prosciutteria di Milano) fronteggiarsi con tre panini ciascuna abbinati a tre bibite vintage di Spumador Passione Italiana: tonica, spuma e chinotto. Settembre, preparato con Prosciutto di Parma, Pecorino sardo, fichi neri e miele d’acacia si è abbinato alle note amare e agrumate del Chinotto.

Insieme al premio per la migliore pizzeria votata dagli utenti del sito del Gastronauta, andato a S.paccio di San Patrignano, il contest ha concluso la terza e ultima giornata di Milano Golosa.

Un’edizione da record, con oltre 13.000 presenze, composte per il 16% da buyer e operatori del settore. Inaugurata all’indomani dell’uscita dell’ultimo libro di Davide Paolini Il crepuscolo degli chef. Gli italiani e il cibo tra bolla mediatica e crisi dei consumi da cui è partito un accorato appello a riportare al centro dell’attenzione la materia prima e gli artigiani che la producono nel rispetto della qualità e delle tradizioni.

Artigiani che sono stati protagonisti di una serie di incontri e dibattiti, dai quali è emerso il ruolo sociale che deve essere loro riconosciuto. Questo il caso, ad esempio degli apicoltori, che faticosamente riescono a mantenere in vita un mestiere preziosissimo per l’ambiente, come ha sottolienato Andrea Paternoster, produttore di miele trentino.

LA QUALITA’ DELL’ALIMENTAZIONE
“In Italia manca la consapevolezza dell’importanza che riveste l’alimentazione degli animali sulla qualità dei formaggi”: questa la denuncia di Roberto Rubino, presidente dell’Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo che ha dimostrato come animali alimentati con erba e fieno portino a formaggi nemmeno paragonabili a quelli prodotti con latte da animali nutriti con mangimi.

Scarsa conoscenza anche verso la materia prima da cui si ricava il cioccolato. Claudio Corallo, toscano che vive in Africa dal 1974 è considerato uno dei più importanti produttori al mondo di fave di cacao. “Siamo abituati a pensare al cacao come a qualcosa di amaro – spiega – ma questo è solo un difetto. Ho applicato lo stesso rigore che si riserva a vino e olio e ho eliminato tutti i difetti dal cacao”.

Materia prima che potrebbe essere anche selvatica, come quella raccolta da Valeria Mosca, sostenitrice del foraging. “Qualcosa di molto normale fino alla fine dell’800, quando la gente povera si nutriva di cibi spontanei non coltivati”. O materia coltivata direttamente nell’orto sinergico di Pietro Leemann per gli ingredienti da utilizzare nel suo ristorante Joia, unico stellato in Europa a proporre cucina vegetariana.

A Milano Golosa si è parlato anche di vino, nell’incontro Pietra, vetro, porcellana: nuove vie per il vino? Benjamin Zidarich, vignaiolo del Carso, ha portato la tradizione millenaria dei vasi di pietra ricavata dalle cave della zona; Stefano Amerighi l’esperienza maturata sui Monti Sibillini con il Pecorino affinato in damigiane di vetro; Fabio Gea il percorso di sperimentazione di innovativi contenitori vinari realizzati in particolari ceramiche cotte ad alte temperature.

LA TRE GIORNI DEL GUSTO
“Sono stati tre giorni intensi – commenta Davide Paolini – con un pubblico molto qualificato, composto sia di operatori del settore che di appassionati. Sono soddisfatti gli artigiani del gusto che hanno partecipato e tornano a casa con relazioni e contatti importanti”. Quasi 200 infatti gli espositori che hanno portato a Milano i loro prodotti da tutta la penisola­. A raccontare l’Italia del cibo tanti prodotti caseari, salumi, prodotti ittici, vini e liquori. Uno spazio importante è andato alla pasticceria con panettoni realizzati con pasta madre provenienti da tutto lo stivale.

Ma Milano Golosa non si è dimenticata di chi questi prodotti li seleziona e propone al pubblico: alle 13 migliori botteghe artigiane d’Italia è andato la prima edizione del Premio Kia alle Botteghe Golose d’Eccellenza, un’iniziativa nata in collaborazione con Kia Motors Italia che ha premiato: Erbavoglio di Aosta, Gastronomia Gallo di Torino, Parla come mangi di Rapallo (Genova), Damini – Macelleria e Affini di Arzignano (Vicenza), Latte e… di Treviso, Baita del Formaggio di Milano, Enogastronomia Giusti di Modena, Gastronomia Galanti di Firenze, Il Merlo di Camaiore di Camaiore (Lucca), Roscioli di Roma, La Tradizione di Roma, La Tradizione di Vico Equense (Napoli), Campania Mia di Napoli. L’appuntamento ora è con la seconda edizione di Gourmandia a Santa Lucia di Piave (Treviso), dal 6 all’8 maggio 2017.

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Vini al supermercato

Carignano del Sulcis Doc 2014 Calalonga, Cantina Calasetta

(3,5 / 5)Cantina Calasetta, specialisti del Carignano del Sulcis. Sei versioni: da quella a “piede franco”, ottenuta da vite orginaria, non innestata con vite americana, passando alla Riserva, senza dimenticare il rosato. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce però Calalonga, il Carignano del Sulcis di Cantina Calasetta distribuito nei supermercati Esselunga. Una versione realizzata appositamente per la notsa catena della gdo italian, che non tradisce le attese. Anzi, stupisce nel rapporto qualità prezzo.

Il vino si presenta nel calice di un rosso rubino poco trasparente, scorrevole. Al naso, chiari e tipici sentori di frutta rossa, uniti a una percezione vegetale che richiama il peperone verde. Di facile beva, nonostante il buon corpo e una struttura tutt’altro che esile, gioca col palato sulle note di frutta rossa, pulite, già avvertite al naso. Sfodera solo in un secondo momento anche una bella sapidità, che torna in un finale fruttato e di leggera spezia. Lasciato nel calice qualche minuto, il Carignano del Sulcis Calalonga di Cantina Calasetta muta, grazie all’ossigenazione: si fa più ‘austero’, mostrando in bocca tratti sino ad allora sconosciuti, tra il dattero disidratato e la carruba. Etichetta interessante questo vino rosso di Sardegna, da consumare a tutto pasto. Si sposa, in particolare, con primi ricchi al ragù o con secondi come l’agnello. Noto l’abbinamento con l’agnello con carciofi, ricetta tipica pasquale sarda.

LA VINIFICAZIONE
Cantina Calasetta, realtà che ha sede nell’omonimo comune della provincia di Carbonia-Iglesias, sulla punta settentrionale dell’isola di Sant’Antioco, arcipelago del Sulcis, è stata premiata negli anni scorsi dal Gambero Rosso con i “tre bicchieri”. Dalla sede assicurano che Calalonga sia un Carignano del Sulcis 100%, senza addizione di uve di altri vitigni, pur consentita dal disciplinare per un massimo del 15%. Ma la cantina sarda sceglie di non fornire a vinialsupermercato.it le specifiche richieste sulla tecnica di vinificazione, come sino ad oggi aveva fatto solo un’altra cantina dell’Oltrepò Pavese.

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Italia e Svizzera si incontrano alla Fiera Agricola di Abbiategrasso

Sarà uno scambio di “esperienze, progetti e opportunità, anche in chiave turistica”, quello che andrà in scena ad Abbiategrasso. La cittadina lombarda, per la sua vicinanza a Milano e la sua caratterizzazione storica e paesaggistica, diventerà per tre giorni “il luogo di riflessione internazionale in cui avranno modo d’incontrarsi le culture agricole, artistiche, gastronomiche e paesaggistiche dell’area del Ticino”. Italia e Svizzera ancora più vicine, insomma, il 15, 16 e 17 ottobre allo Spazio Fiera di Abbiategrasso, teatro designato per la 533°edizione della Fiera Agricola Regionale. Un appuntamento importante per il territorio e gli imprenditori agricoli che si amplia coinvolgendo tutto il Parco del Ticino dei due versanti Piemontese e Lombardo che da Locarno arriva sino a Milano.

La Fiera di Abbiategrasso diventa per la prima volta così un’opportunità per la Svizzera e i territori di montagna per presentare le proprie ricchezze al pubblico milanese e lombardo. E un’occasione per le aziende del capoluogo, per intercettare nuova domanda e per creare percorsi virtuosi. Il 15 ottobre, dopo il taglio delle nastro delle ore 10, si incontreranno alle ore 11 per illustrare il progetto “Il Ticino Autostrada d’Acqua, Locarno-Milano-Venezia” l’assessore all’Economia, Crescita e Semplificazione di Regione Lombardia Massimo Garavaglia, l’assessore alla mobilità di Milano città Metropolitana Marco Granelli, i presidenti del Parco del Ticino del versante Lombardo Gian Pietro Beltrami e di quello piemontese, il presidente del Consorzio di Bonifica Villoresi Alessandro Folli e l’architetto Empio Malara presidente dell’Associazione Amici dei Navigli e grande promotore del progetto.

I TEMI
Si parlerà di progetti come la navigazione sul fiume Ticino, sul Lago Maggiore e i sui canali tra Locarno e Milano. Negli ultimi anni, grazie anche ad Expo 2015, è rinato un forte interesse per valorizzare le idrovie in una prospettiva storico-culturale, naturalistica e turistica con il coinvolgimento delle Regioni Lombardia e Piemonte, di Venezia e di Locarno in Svizzera. Abbiategrasso è posizionata geograficamente a 20 Km da Milano e contestualmente nel Parco del Ticino adiacente al Parco Agricolo Sud e rappresenta storicamente il punto d’ingresso del Ticino a Milano, un fiume che parte dalla Svizzera, passa il Piemonte fino in Lombardia.

Una via d’acqua che, attraverso il Lago Maggiore, sboccando nel Po, arriva fino all’Adriatico, a Venezia toccando anche il Veneto e l’Emilia-Romagna. Un contesto geografico, paesaggistico e culturale unico in ambito internazionale, che coinvolge territori di montagna, valli, pianure, laghi e corsi d’acqua.  Questa immersione nelle valli del Ticino consente alla Chef Sabrina Tuzi, chef ambassador selezionata dallo chef Carlo Cracco,  di proporre tutti i giorni un menù che valorizzerà i prodotti di questi territori. La sera del 15 ottobre sempre presso lo spazio Fiera gli Yo Yo Mundi con la collaborazione del Centro Studi di Slow Food, daranno vita allo spettacolo di canzoni e musica dal titolo – Terra Madre: Sorella Acqua, Fratello seme, un intreccio di canzoni e narrazione: un rabdomante  racconta il suo rapporto con l’acqua e, gioco forza, il riassunto della vita sulla terra, dal suo punto, di vista, filtrata dalla sua sensibilità.

LA CANAPA
Il 16 ottobre, alle ore 11, si terrà l’incontro “La canapa, idea innovativa per l’impresa agricola”. Il focus si sposterà sulla coltivazione della canapa, che in questi ultimi anni ha registrato una ripresa significativa soprattutto per usi alimentari viste le sue interessanti caratteristiche nutrizionali che ne fanno un Super Food a tutti gli effetti.

La fiera Agricola rappresenta l’occasione per conoscere questa coltura e per presentare esperienze eccellenti realizzati anche nei territori alpini. Si potranno quindi gustare ricette a base di canapa e imparare a valorizzare questa pianta in cucina attraverso specifici corsi e seminari. La giornata si concluderà con balli e musica country a cura di Riccardo Cagni e i Chaltrones.

Nella giornata conclusiva, il 17 ottobre, in occasione della Festa di Abbiategrasso, si parlerà  con l’onorevole Paolo Cova, membro della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, e con le associazioni di categoria della filiera Latte, di “come migliorare il rapporto dalla produzione alla trasformazione”. La Fiera Agricola di ottobre di Abbiategrasso è anche l’occasione per vedere le nuove macchine agricole in esposizione e avvicinare i bambini al mondo animale delle cascine. Il programma di questa edizione prevede anche un calendario di attività che coinvolgono il Castello Visconteo di Abbiategrasso con i suoi sotterranei e Palazzo Stampa.

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Back to the wine, il vino “ritorna” a Faenza

Ritorno al Vino, è il quinto evento organizzato da Andrea Marchetti e dal team Vinessum, in questo caso in collaborazione con Blu Nautilus di Rimini. Il tema della manifestazione, che si svolgerà presso la Fiera di Faenza il 13 e 14 novembre 2016, sarà IL RITORNO. Il ritorno ad una visione perduta, offuscata da premi, concorsi e punteggi, da un approccio che insegue un’inesistente oggettività, dal diffondersi di un gusto omologato che insegue se stesso in una vuota spirale. E’ giunto il momento di fare un passo indietro! Il vino è in prima battuta un atto agricolo, che deve essere necessariamente responsabile, avendo l’attenzione di procurare il minimo impatto ambientale possibile. In seconda battuta è frutto di pratiche di cantina che dovrebbero avere cura di accompagnare l’uva in una trasformazione più naturale possibile, limitando al minimo le manipolazioni.

Ma l’elemento più importante rimane sempre lui, colui che fa le sopracitate scelte di vigna e di cantina, quello che può dettare i ritmi, possibilmente in sintonia con la natura: l’uomo! Facciamo un passo indietro per capire che un approccio competitivo e schemi prefabbricati sono un sistema limitato, pieno di falle, spesso incompatibile con la vera natura del vino: una natura a matrice tradizionale, culturale, territoriale, emozionale, artigianale, ma soprattutto umana. I vignaioli artigiani dell’Emilia-Romagna, insieme a numerosi colleghi italiani ed esteri, anche di food&beer, vi aspettano a Faenza per raggiungere il futuro attraverso un balzo nel passato! Questo il manifesto ufficiale della manifestazione.

GLI ESPOSITORI
“La grande risposta che abbiamo avuto da tutta Italia, e sin oltreconfine, conferma due cose: prima di tutto la volontà dei piccoli produttori di avere spazi propri nei quali farsi conoscere per condividere insieme qualcosa di grande – spiega Andrea Marchetti – In secondo luogo, la attrattività di Faenza come luogo dell’enologia, fecondo humus a cui mancava un evento del vino”. Nel progetto Back to the Wine sono coinvolti anche cuochi nazionali, firme del giornalismo di settore, e alcune curiosità che saranno svelate nelle prossime settimane. “Faenza non è solo un territorio di grandi produttori ma anche un ambiente particolarmente sensibile all’enologia – spiega Fausto Bianchini di Blu Nautilus -. Da tempo la città chiedeva un evento nazionale sul vino, l’incontro con Andrea Marchetti e il suo team di Vinessum, ha favorito tutto ciò. A circa un mese di distanza la risposta è stata al di sopra delle aspettative che ci eravamo preposti come prima edizione. Ci auguriamo che sia un primo passo in vista di un percorso di crescita nel corso dei prossimi mesi”.

Un centinaio gli espositori, provenienti da diverse regioni, Emilia Romagna, Marche, Lombardia, Abruzzo, Veneto, Piemonte, Umbria, Toscana, Basilicata, Calabria Liguria, artigiani del vino con una  una produzione tra le 10mila e 40mila bottiglie. Presenti anche produttori da Francia, Slovenia, Croazia e Germania.

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vini#1

Montepulciano d’Abruzzo Doc 2014 Fonte Venna, Feuduccio

E’ dell’azienda Feuduccio il Montepulciano Doc 2014 Fonte Venna che finisce sotto la nostra lente di ingrandimento. All’esame visivo, questo giovane Montepulciano si presenta vigoroso. Conserva ancora riflessi violacei e luminosi, che fanno presagire una beva altrettanto vigorosa e vivace. Archi stretti all’interno del bicchiere, che esaltano la discreta densità. Al naso more e pepe nero sono percettibili sin dal primo approccio. Seguono ritorni interessanti di pepe nero, cannella e liquirizia, con una fragranza di ciliegie. Presente anche un risvolto vegetale, che ricorda il peperone. Al palato, il Montepulciano Doc 2014 Fonte Venna di cantina Feuduccio si distingue per una buona morbidezza e per i frutti rossi classici del vitigno. Conserva una buona sapidità. A pochi secondi dal sorso si riescono a percepire anche sentori complessi, che richiamano principalmente il cuoio. Il perfetto compagno, in cucina, per i piatti a base di carne e per i primi succulenti, a base di ricchi ragù.

LA VINIFICAZIONE
Il vigneto sul  quale si sviluppa la vite di questo Montepulciano si trova a 432 metri sul livello del mare. Un terreno di tipo argilloso e calcareo. Una presenza minerale che ben si presenta al calice. La raccolta delle uve del Fonte Venna iniziano dalla seconda metà di ottobre. In cantina vengono sottoposte a una fermentazione in tini di acciaio inox da 130 hl, con follature giornaliere a temperatura controllata, per 15 giorni circa.

Il nome di questo vino Montepulciano, Fonte Venna, deriva dal fiume che fece ricco questo territorio già nel 1600 e che diede linfa vitale ai terreni. L’azienda Feuduccio ha voluto così rimarcare le radici storiche della vigna e la generosità della zona, che ben si presta alla viticoltura di qualità.

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Feudi di Guagnano e Ais portano il vino “oltre ogni barriera” a Lecce

In partenza oggi, nella casa circondariale di Lecce, il primo corso di avvicinamento alla degustazione del vino, rivolto ai detenuti. L’iniziativa, “Il vino oltre ogni barriera” è stata promossa dalla cantina Feudi di Guagnano e accolta con entusiasmo dalla direttrice del carcere Rita Russo.  Partner del progetto anche la delegazione Ais di Lecce che si è offerta di mettere a disposizione i docenti. “Era da un po’ di anni – ha dichiarato a LeccePrima Gianvito Rizzo amministratore della cantina Feudi di Guagnano e promotore dell’iniziativa – che ci balenava in testa l’idea di consentire anche agli ospiti di un carcere di imparare a degustare i grandi vini del nostro territorio e a conoscerne la storia. Poi, forse per “pudore intellettuale” o perché molte volte non si sa nemmeno da dove iniziare, la “cosa” è rimasta sospesa. Poi, un bel giorno, la direttrice del carcere di Lecce ha “aperto le porte” a quello che forse è il primo corso per sommelier rivolto a detenuti, uomini e donne, realizzato in Italia. Siamo convinti che questa esperienza sarà straordinaria e unica, non solo per questi studenti speciali ma anche per tutti noi”. Il corso si articolerà in diverse lezioni che tratteranno il mondo del vino a tutto tondo, dalla coltivazione della vite, alle tecniche di vinificazione, i vitigni della Puglia, le tecniche di servizio del vino e la sua conservazione. Tra i docenti anche alcuni poliziotti della questura “winelovers” che metteranno a disposizione anche le loro competenze di eno-appassionati. Al termine del corso, previsto per dicembre, verrà organizzato un evento in cui verranno rilasciati gli attestati di partecipazione. Il vino veicolo di reinserimento nella società quindi. L’iniziativa è la prima nel suo genere, anche se il vino oltre le sbarre in qualche modo ci è già passato in Toscana ad esempio con il progetto del vino Gorgona prodotto dai detenuti per Frescobaldi e con il progetto delle vigne sull’isola di Pianosa sempre nell’ambito Frescobaldi per il sociale.

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Ingredienti del vino in etichetta: per Fivi “un inutile aggravio”

La lista degli ingredienti e i valori nutrizionali nelle etichette del vino sono inutili e portano solo ad un aggravio di costi per i produttori. Ne è convinta la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) che nell’ambito della CEVI (Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti) si è dichiarata contraria alla possibile modifica della legislatura europea in termini di etichettatura del vino. Il presidente della CEVI, il francese Thomas Montagne, ha pertanto inviato una lettera al Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis, per ribadire con forza le ragioni della contrarietà dell’associazione che riunisce i Vignaioli Indipendenti di tutta Europa, tra cui appunto la FIVI. In vista della pubblicazione del report della Commissione Europea sugli ingredienti e le informazioni nutrizionali delle bevande alcoliche, la CEVI chiede di mantenere la specificità del settore vitivinicolo.

“Chiediamo l’esenzione dall’obbligo di riportare in etichetta la lista degli ingredienti e i valori nutrizionali perché riteniamo che per il settore del vino, e in particolare per noi piccoli produttori – commenta Matilde Poggi, presidente FIVI e vicepresidente CEVI – sarebbe un inutile aggravio sia in termini di tempo che economici. Il vino non ha una ricetta, cambia di anno in anno, sulla base della stagione e delle condizioni fitosanitarie dell’uva. Noi produttori dovremmo quindi farci carico di far analizzare il vino ad ogni nuova vendemmia, e cambiare di conseguenza anche l’etichetta”. La CEVI ritiene che il settore del vino sia già dotato di una legislazione esaustiva e molto precisa, oltre che rigida. Per questo il consumatore è già ampiamente tutelato, oltre che essere poco interessato alla parte nutrizionale di una bevanda che ritiene fonte di piacere, oltre che prodotto di una cultura più che di una ricetta.

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Analisi e Tendenze Vino

Viticoltori Friulani La Delizia di Casarsa: vendemmia da 300 mila quintali

Vendemmia di qualità per i 450 soci dei Viticoltori Friulani La Delizia di Casarsa, la più grande cantina del Friuli Venezia Giulia e una delle maggiori d’Italia.

Le positive condizioni meteorologiche lungo il mese di settembre hanno portato a uve eccellenti: ora si procederà con la vinificazione. Prime bottiglie, con l’esordio della nuova Doc Friuli, pronte già a dicembre.

“Abbiamo raccolto – ha commentato il presidente de La Delizia Flavio Bellomo – poco meno di 300 mila quintali con una qualità di uve davvero straordinaria: senza timore di smentita possiamo definire questa come un’ottima annata, favorita dal caldo avuto lungo le ore diurne, per grappoli sani anche grazie all’assenza di piogge, e fresco alla sera, elemento che ha favorito il raggiungimento del grado zuccherino ottimale degli acini”.

La struttura lavorativa ha visto per la prima volta l’utilizzo della nuova sede di Orcenico Inferiore a Zoppola insieme a quella storica di Casarsa della Delizia. “Un esordio che è andato per il meglio – ha aggiunto Bellomo – grazie all’impegno di tutti, dai soci fino ai dipendenti: è stato un mese di lavoro davvero intenso ma tutta La Delizia si è mossa in sincronia”.

Ora la ‘parola’ alle bottiglie: se per i vini rossi occorrerà attendere fino alla prossima primavera, per gli spumanti il banco di prova con i consumatori sarà già a dicembre. “I vini della vendemmia 2016 – ha concluso Bellomo – saranno i primi con la nuova Denominazione di origine controllata Friuli, che utilizzeremo insieme a quelle del Prosecco e Grave. Un passaggio epocale per continuare a essere leader della produzione vinicola in Friuli Venezia Giulia, in Italia e sui mercati esteri dove è destinato il 55% della nostra produzione”.

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50 anni di Frascati e un futuro tutto da scrivere

Malvasia Puntinata, Malvasia di Candia, Greco,  Bombino,  Bellone, ecco i vitigni tipici dell’area del Frascati.Terreni ricchi di potassio di origine vulcanica, clima mediterraneo,  zona collinare, vicinanza al mare, tutti elementi della biodiversità che ha permesso, con gli anni il miglioramento dei Vini di Frascati fino al raggiungimento di punte di eccellenza. Il 2016 ha segnato per la Doc porta bandiera dei vini italiani nel mondo un importante anniversario, mezzo secolo di storia dal 3 marzo 1966, data del riconoscimento ufficiale.  Un anno denso che ha visto anche un cambio ai vertici del Consorzio di tutela, nelle redini, da ora,  di Paolo Stramacci, affiancato da Leone Massimo Zandotti e Danilo Notarnicola quali vicepresidenti e dai consiglieri Lorenzo Costantini, Mauro Merz, Michele Russo, Luigi Caporicci, Felice Gasperini, Massimiliano Merge’, Oreste Molinari, Andrea Evangelisti, Barbara Jannoni Sebastianini, Francesco Lilli. Di questa storica denominazione oggi fanno parte oltre al Frascati Doc, il Frascati Superiore Docg anche in versione riserva con invecchiamento in legno di 12 mesi e il Cannellino di Frascati Docg, vino dolce proveniente da vendemmie tardive per il quale può essere previsto anche un passaggio in legno.  “Forti di una storia millenaria, stiamo lavorando – annuncia Paolo Stramacci, il nuovo Presidente del Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati – per dare un impulso alla promozione sul mercato del nostro territorio e dei suoi prodotti, con il potenziamento del ruolo trainante del Consorzio per sviluppare l’economia dell’intera area”. “Sarà un periodo di rilancio in collaborazione tra produttori, Consorzio e istituzioni che porterà avanti alcune iniziative molto importanti per la crescita del Sistema Frascati”. In tal senso “la ricorrenza dei 50 anni dall’istituzione della Doc Frascati – conclude Paolo Stramacci – è il nuovo punto di partenza per costruire nuove iniziative di valorizzazione del Frascati e del suo territorio”.

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Trento-Cosenza sulla strada del vino: l’insolito gemellaggio

Un gemellaggio concepito con l’obiettivo di promuovere il territorio a partire dalle sue eccellenze enogastronomiche: un percorso alternativo di vini e sapori che attraversa l’Italia da Nord a Sud per raccontare prospettive, gusti, tradizioni e luoghi lontani. “Terre di Cosenza. Percorsi alternativi: alla scoperta dei mille volti della Calabria”, questo il titolo dell’evento che da gi10ovedì 6 a sabato 8 ottobre ha accompagnato gli ospiti di Palazzo Roccabruna alla scoperta di prodotti e produttori di una terra che vanta ricchezze naturalistiche ed agroalimentari uniche nel loro genere e di antica tradizione: la Calabria. Il frutto di un accordo quadro siglato nel giugno 2016, come hanno spiegato durante la conferenza stampa di presentazione a Palazzo Roccabruna, Trento, Klaus Algieri e Erminia Giorno, rispettivamente presidente e segretario generale della CCIAA di Cosenza, con gli omologhi trentini, Giovanni Bort e Mauro Leveghi.

I DETTAGLI
Come ha sottolineato Klaus Algieri l’intesa prevede “una collaborazione fra le due Camere di commercio per la valorizzazione e la promozione delle rispettive specialità agroalimentari”. “Si tratta – ha aggiunto il presidente – di un unicum a livello nazionale nell’ambito della rete camerale”. Algieri ha anche espresso l’auspicio che l’esempio possa essere seguito da altre Camere di commercio onde dar vita ad un modello virtuoso di collaborazione nella promozione dei vari territori in campo nazionale. Giovanni Bort, presidente della CCIAA di Trento, ha posto l’accento sul ricco patrimonio enogastronomico e culturale dei territori che hanno stipulato l’intesa. Ricordando che il gemellaggio con la CCIAA di Cosenza, ospitata in questi giorni a Palazzo Roccabruna con prodotti e produttori calabresi, prevede la presenza della CCIAA di Trento nel mese di dicembre presso il Castello ducale di Corigliano calabro, per promuovere e far conoscere l’enogastronomia trentina.

SCAMBIO DI SAPERI E SAPORI
Nella tre giorni dei sapori calabresi a Palazzo Roccabruna è stato possibile degustare i vini Doc “Terre di Cosenza” (Greco bianco, Mantonico, Guarnaccia e Pecorello, rosati e rossi di Magliocco, Greco nero, passito di Saracena e spumanti metodo classico), le bacche di Goji, le clementine, l’olio, i formaggi, i salumi, gli agrumi della provincia di Cosenza e tante preparazioni a base di fico e patata.

L’Enoteca ha consentito agli ospiti di abbinare i vini calabresi con frittelle di baccalà, pipi crusckj, cullurielli, polpettine di melanzane, schaicciatine di patate, sciusciellu, ‘nchiampara, pomodori di Belmonte oppure salumi con fichi dottati al miele, crostini con ‘nduja, selezione di formaggi con marmellate di agrumi e miele.

Non sono mancati due interessanti laboratori enogastronomici su “Pasta fresca calabrese… in tutte le salse” e “Vini delle Terre di Cosenza Doc”. La tre giorni si è conclusa sabato sera, con il menù di territorio dal titolo “Eccellenze di Calabria”, a cura degli chef Francesca Narcisi, Carmelo Fabbricatore e Giuseppe Barbino.

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Spirits

Premiati a Roma i migliori rum

Si è tenuta a Roma, domenica 2 e lunedì 3 ottobre 2016, presso il Centro Congressi dell’A.Roma – Lifestyle Hotel & Conference Center la quarta edizione di ShowRUM – Italian Rum Festival, il primo e più importante evento italiano dedicato  al Rum e alla Cachaca. La rassegna, organizzata e diretta da Leonardo Pinto, in collaborazione con Isla de Rum e SDI Group ha decretato I vincitori della STC – ShowRUM Tasting  Competitionunica Blind Tasting Competition italiana dedicata a Rum e Cachaca, nella quale i rum sono stati divisi per anni di invecchiamento e per alambicchi di provenienza oltre che per tipologia. Unica al mondo, inoltre, a premiare, grazie a una giuria di esperti nazionali ed internazionali solo il best in class per ogni categoria. La quinta edizione di ShowRUM si terrà domenica 8 e lunedì 9 ottobre 2017.

La Giuria 2016 era composta da Patrizia Beretta (Esperta di distillati e liquori), Fabio Bacchi (Bartales), Alberto Lupini (Italia a Tavola), Silvano Samaroli (Selezionatore e imbottigliatore indipendente), Marco Graziano (Le vie del rum), Massimo D’Addezio (Bartender), Philip Ili Barrake (sommelier di sigari ed esperto di distillati) e Cristiano Mazzanti (Bartender), con i ‘Giudici Ospiti‘, Nigel Sade, Sarah Wilkinson, Giorgia Francazzi e Giampiero Francesca.

Ecco i premi della STC 2016:

COLUMN STILL WHITE ——> Malecon Extra Seco
COLUMN STILL 1-3 ——> Malecon 3 anni
COLUMN STILL 4-7 ——> DonQ Anejo
COLUMN STILL 8-15 ——> Roble Viejo Extra Anejo
COLUMN STILL >15 ——> Malecon Selección Esplendida 1987
COLUMN STILL NO AGE DECLARED ——> Abuelo Centuria
SOLERA 1-8 ——> Ron Cihuatan 8 Solera
SOLERA 8-15 ——> La Hechicera
SOLERA >15 (EX AEQUO) ——> Botran Solera 18
SOLERA >15 (EX AEQUO) ——>Santa Teresa 1796 Antiguo de Solera
POT STILL & BLENDED WHITE ——> J.Wray Silver
POT STILL & BLENDED 1-3 ——> J.Wray Gold
POT STILL & BLENDED 4-7 ——> The Real McCoy 5
POT STILL & BLENDED 8-15 ——> Appleton Estate 12
POT STILL & BLENDED >15 ——> Appleton Estate 21
POT STILL & BLENDED NO AGE DECLARED ——> Appleton Estate Reserve Blend
AGRICOLE STYLE WHITE ——> Trois Rivieres Mojito
AGRICOLE STYLE 1-3 ——> Trois Rivieres Ambre’
AGRICOLE STYLE 4-6 ——> Trois Rivieres VSOP
AGRICOLE STYLE >6 ——> Trois Rivieres Triple Millesimè
CACHACA WHITE ——> Cachaca Leblon
CACHACA AGED ——> Cachaca Magnifica Reserva Solera
OVERPROOF WHITE / AGED ——> Wray & Nephew White Overproof
SPICED/FLAVOURED ——> Ron Aguere Caramelo
SPICED/FLAVOURED AGED ——> Plantation Pineapple
INDEPENDENT BOTTLERS 8-15 ——>Mezan Guyana 2005
INDEPENDENT BOTTLERS NO AGE DECLARED ——> Mezan XO
BEST PACKAGING ——> Appleton Estate 21

L’ampia area espositiva con gli stand è stata suddivisa in quattro macro-areerum tradizionali, agricole, cachaca e imbottigliatori indipendenti, che hanno permesso ai visitatori di rendere la giornata non solo un momento di degustazione di altissima qualità, ma anche di informazione e conoscenza.

Sono state quindi protagoniste le degustazioni delle più grandi etichette presenti sul mercato italiano e internazionale e I cocktails preparati da barman professionisti, ma anche i sigari e il cioccolato di Venchi, lemasterclass – tra cui una dedicata al ghiaccio nei cocktail  e i seminari con i maggiori esperti mondiali.

ShowRUM è stata occasione per creare il più grande temporary bar italiano, che ha coinvolto 8 fra i migliori bar d’Italia, avvicinati tra loro a coppie su 4 banconi, che hanno miscelato fianco a fianco per ‘affinità elettive’.

Dai bartender ai grandi buyer, passando per i Market Influencer, gli importatori, i distributori, la stampa e i blogger, oltre agli appassionati e ai neofiti del rum hanno animato la rassegna che ha previsto un Trade Daylunedì 3 ottobre, giornata interamente dedicata agli operatori e professionisti del settore, focalizzata sulla formazione professionale, ricca di appuntamenti e seminari con ospiti d’eccezione.

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La Fortezza di Montepulciano rivive con 1,5 milioni di euro

E’ reale: la Fortezza di Montepulciano, storico edificio simbolo della città, è rinata completamente grazie all’impegno dei produttori di Vino Nobile di Montepulciano. Con il taglio del nastro di ieri per l’inaugurazione dell’Enoliteca del Consorzio e della nuova sede degli uffici consortili, l’edificio ha raggiunto il suo completo restauro ed è stato restituito completamente alla cittadinanza per essere sede ideale per mostre, eventi culturali, meeting di vario genere. “Un’opera che ha visto l’unanime adesione dei produttori di Vino Nobile – spiega il Presidente del Consorzio, Andrea Natalini – che in questi anni hanno di tasca propria investito in questa struttura continuando quel percorso di attenzione e sostenibilità per il territorio, per la sua storia e per la città di Montepulciano, che è il nostro valore aggiunto”.

“Il Consorzio del Vino Nobile – continua Natalini – ha sempre avuto un ruolo attivo nella tutela del patrimonio storico-artistico di Montepulciano. L’esempio più evidente di questo impegno, a cui i produttori associati sono stati invitati a partecipare dall’Amministrazione comunale insieme ad altri partner Istituzionali e privati, è la Fortezza, edificio di antichissime origini, la cui esistenza è già documentata addirittura nell’VIII secolo. Dai primi anni 2000, la Fortezza ha ospitato l’Anteprima del Vino Nobile; poi, nel 2007, è stato avviato un imponente progetto di restauro destinato a fare della struttura il punto di riferimento delle attività economiche del territorio nel settore vinicolo e delle produzioni tipiche e di qualità”.

Ieri, 8 ottobre 2016, in occasione dei festeggiamenti della Doc, è stata anche segnata la conclusione dei lavori in Fortezza, con il compimento della parte destinata all’Enoliteca e agli uffici del Consorzio. A quest’ultimo intervento, che ha riguardato il completamento del piano terra e la ristrutturazione del primo piano, il Consorzio del Vino Nobile ha contribuito in maniera consistente, insieme alla Kennesaw University della Georgia (USA) – che qui ha istituito la sua unica sede all’estero – e al Comune, per arrivare ad un totale di circa 1 milione e mezzo di euro. Complessivamente, la ristrutturazione della Fortezza, che ha visto il Consorzio impegnarsi anche nei due precedenti stralci, ha avuto una consistenza di quasi 3 milioni di euro, derivati anche da Fondi Regionali, Risorse CIPE e contributi GAL LEADER.

LE CELEBRAZIONI
L’occasione è stata data dalle celebrazioni per i 50 anni dall’ottenimento della Doc, prima in Italia, del Vino Nobile che per tutta la settimana hanno visto in festa l’intera città e che si sono concluse con il concerto di Omar Pedrini, ex cantante dei Timoria e grande amico del Nobile, proprio in Fortezza. Con un convegno celebrativo al Teatro Poliziano, al quale hanno partecipato numerose autorità, si sono ripercorsi i 50 anni che dal 1966 hanno fatto la storia di un vino che porta il suo territorio in tutto il mondo e che è un fortissimo traino per il turismo di qualità. Durante la mattinata si è esibita in via eccezionale la Divinorchestra condotta dal Maestro Luciano Garosi che ha eseguito l’Inno del Vino Nobile di Montepulciano scritto proprio dal Maestro dell’orchestra poliziana con il testo di Alamanno Contucci. Un’emozione unica che ha accompagnato prima al Teatro Poliziano, poi in Fortezza, prima del taglio del nastro.

IL PATRIMONIO DEL NOBILE
Cinquecento milioni di euro. E’ questa la cifra che quantifica il Vino Nobile di Montepulciano tra valori patrimoniali, fatturato e produzione. Nello specifico in oltre 200 milioni di euro è stimato il valore patrimoniale delle aziende agricole che producono Vino Nobile, 150 milioni circa il valore patrimoniale dei vigneti (in media un ettaro vitato costa sui 150 mila euro) e 65 milioni di euro è valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Una cifra importante per un territorio nel quale su 16.500 ettari di superficie comunale, 2.200 ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto dei quali 76 associati al Consorzio dei produttori). Oltre mille i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali. Nel 2015 sono state immesse nel mercato circa 7 milioni di bottiglie di Vino Nobile (in linea con l’anno precedente) e 2,8 milioni di Rosso di Montepulciano Doc

IL MERCATO
In linea con gli ultimi anni, anche il 2015 si conferma anno dell’export con una quota destinata all’estero pari all’80 per cento di prodotto, mentre il restante 20% viene commercializzato in Italia. Per quanto riguarda il mercato nazionale le principali vendite sono registrate in Toscana per il 47%, dato al quale si aggiunge il 19 per cento delle vendite al Centro. Al Nord è stato venduto il 16% del totale, mentre è cresciuta del 4% toccando quota 17 per cento. Per quanto riguarda l’estero si assiste a una torta divisa a metà tra Europa e paesi extra Ue. La Germania torna a crescere del 3 per cento con il 46% per cento della quota esportazioni e resta il primo paese per le vendite del Nobile. Strepitosa performance anche per la Svizzera (+7%) che con il 17 per cento rappresenta un importante sbocco. Il dato più significativo arriva ancora una volta dagli Stati Uniti che segnano un + 10% nel 2015 arrivando a rappresentare il 20 per cento dell’export del Nobile. Successo anche per i mercati asiatici ed extra Ue con oltre il 7 per cento delle esportazioni.

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