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Vini al supermercato

Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde, Cantina Santa Maria La Palma Alghero

(2 / 5) Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde, distribuito dalla Cantina Santa Maria La Palma di Alghero ed imbottigliato nella zona di produzione. Effettivamente il Carignano del Sulcis Doc poco centra con Alghero e con le sue rinomate spiagge “le Bombarde” che danno anche il nome di fantasia a questo vino. Il territorio del Carignano del Sulcis, come previsto dal disciplinare, si trova infatti esattamente a sud di Alghero, verso Cagliari. La vendemmia sotto la nostra lente di ingrandimento è la 2012. Il Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde si presenta nel calice di color rosso rubino, leggermente granato all’unghia.

Ad un primo esame olfattivo presenta note fruttate a bacca nera con qualche leggero sentore erbaceo e speziato, ma il problema si presenta facendo roteare il calice. Con questa operazione arriva purtroppo un sentore di “muffa”. Questo difetto è un problema arginabile lasciando areare un po’ il vino e così facciamo. Al gusto non si percepisce più e forse un consumatore meno attento non se ne sarebbe accorto. Ma noi sì. E questo ha compromesso definitivamente la nostra degustazione.

Una volta svuotata la bottiglia, anche da lì è arrivato lo stesso odore. Peccato davvero, anche perché abbiamo bevuto decisamente meglio spendendo la metà. Speriamo si tratti solo di un lotto di produzione, anche se, per dovere di cronaca, facciamo presente come il Carignano del Sulcis Doc Le Bombarde non sia presente sul sito Internet dalla Cantina Santa Maria La Palma di Alghero. Una scelta commerciale? La Cantina Santa Maria La Palma di Alghero è una realtà fatta da circa 300 viticultori per circa 700 ettari vitati nata negli anni Sessanta.

Per la linea “Le Bombarde” attualmente figura sul sito aziendale solo un Cannonau Doc, prodotto da vitigni situati proprio “in prossimità di quella meravigliosa spiaggia”. Che la sparizione del Carignano del Sulcis Doc sia quindi dovuta alla scelta di produrre e imbottigliare direttamente? Il Carignano del Sulcis Doc deve essere prodotto con uve Carignano per minimo 85%. E’ consentito il blend per un massimo del 15% con altri vitigni a bacca rossa non aromatici idonei. Si abbina a primi piatti o carni.

Prezzo pieno: 5,98 euro
Acquistato presso: Bennet

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Vini al supermercato

Lago di Caldaro Kalterersee classico Doc 2013, Rametz

(3 / 5) Etichetta non particolarmente invitante quella dell’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc Kalterersee 2013, prodotto dall’azienda agricola del Castello di Rametz a Merano, in provincia di Bolzano. Una bottiglia attorno alla quale sembra aleggiare del mistero, per via dei caratteri gotici della scritta “Rametz”. “Prodotto con uve schiava si presenta di colore granato luminoso e viene consumato anche fuori pasto. Servire a 14°”, cita l’etichetta. La descrizione in tedesco fa tornare vivide alcune reminiscenze scolastiche e chiarisce gli abbinamenti consigliati. Una volta a temperatura, versiamo il vino nel calice.

LA DEGUSTAZIONE
L’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc si presenta di un rosso chiarissimo, che ricorda quello il chiaretto, molto luminoso e molto trasparente. Al naso i sentori sono veramente delicati, leggermente floreali. All’assaggio evidenzia poco corpo, moderata acidità, moderata tannicità e moderata sapidità. Insomma un vino leggero, ma non per questo sgradevole. Lo definiremmo “particolare”. Il finale è leggermente ammandorlato, non particolarmente persistente, ma comunque armonico tra le sue caratteristiche. A livello di analisi sensoriale poco da dire, ma ogni vino e ogni vitigno ha le sue caratteristiche e per quelle va valutato.

Offre il meglio di sé servito come aperitivo leggero, per accompagnare un tagliere di salumi e prodotti altoatesini, del pesce e anche una pizza. L’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc del Castello di Rametz è ottenuto con uve Schiava gentile. Il vitigno, nella fattispecie, non presenta alti valori di acidità e nemmeno un’elevata concentrazione di tannini. Per questo richiede la massima cura degli enologi per ottenere un vino di piacevole beva. Aspetto che si ritrova nell’Alto Adige Lago di Caldaro Classico Doc prodotto dall’azienda agricola del Castello di Rametz.

Il vino viene imbottigliato la primavera successiva l’anno di vendemmia e non è longevo, si consiglia di berlo entro 2-3 anni. Sugli scaffali della Gdo abbiamo notato sia l’annata 2012 che la 2013. La nostra scelta è ricaduta sulla 2013 e la maturità della beva è confermata. Richiudere un vino e conservarlo per il pasto successivo fa arricciare il naso – lo sappiamo – ma è una pratica diffusa che oggi si può fare egregiamente con i nuovi strumenti a disposizione del consumatore.

Va detto in questo caso che una volta aperto va consumato tutto, in quanto per struttura non regge il giorno dopo. Per l’Alto Adige la Schiava ha una grossa rilevanza legata al territorio: vitigno autoctono con radici storiche, ma soprattutto un vino di beva della gente locale, un vino genuino. Un vino quotidiano. Per chi non lo conoscesse, invece, il posizionamento prezzo pare forse un po’ forzato. Il fatto che sia un po’ anonimo e sconosciuto, assieme a un posizionamento errato sullo scaffale del supermercato, spiega la presenza di bottiglie del 2012. Ma questo è un altro film.

Prezzo pieno: 5,98 euro
Acquistato presso: Bennet

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Vini al supermercato

Divagazioni (semiserie) sul Morellino di Scansano Docg 2014 La Torre Frescobaldi

(2 / 5) L’Italia del vino al supermercato è di fronte a un paradosso. Una delle sue regioni simbolo, la Toscana, finisce sempre più spesso per deludere quei clienti alla ricerca di un prodotto non standardizzato, fuori dalle righe. Ma a un prezzo giusto, accessibile a tutti. Dal pensionato all’impiegato, per intenderci. Un prezzo che, comunemente, potremmo stabilire attorno alla cifra di 6-7 euro. E’ la riflessione che sorge spontanea dopo l’ennesima degustazione “flop” di un vino rosso che di Toscano ha tutto, a partire dalla Denominazione di Origine controllata e Garantita, ma che tuttavia non riesce a lasciare il segno sperato.

Parliamo del Morellino di Scansano La Torre della nota casa vitivinicola Marchesi de’ Frescobaldi. Un vino che in etichetta viene presentato come “potente” e “intenso”, che di potente e intenso ha tuttavia davvero ben poco. Nel calice si presenta d’un rubino acceso, dal quale provengono scarichi sentori “vinosi” tendenti all’etereo, cui fanno eco piccoli frutti rossi. Al palato, il Morellino di Scansano La Torre Frescobaldi è asciutto, moderatamente fruttato (di nuovo piccoli frutti a bacca rossa), dotato di un finale sufficientemente persistente e tendente all’amarognolo. Buono l’abbinamento con carni rosse e formaggi stagionati.

LA NOSTRA PROPOSTA
In definitiva, un vino che non lascia l’impronta auspicata per la fascia prezzo in cui è inserita. A parziale ‘discolpa’ dei produttori, un’annata, la 2014, che non è stata certo felice per la vendemmia. Ma non basta. E allora noi di vinialsupermercato.it lanciamo una provocazione: perché non introdurre in etichettatura obbligatoria un indice di valutazione relativo alle condizioni meteorologiche che hanno preceduto la vendemmia? In questo modo, il consumatore “medio” avrebbero un parametro in più per giudicare il vino che sta acquistando. E le case produttrici un po’ meno coraggio di immettere sul mercato prodotti sulla cui qualità non si discute, ma che non possono essere venduti allo stesso prezzo di vendemmie fortunate solo per il “nome”. Se è il “Dio Denaro” che deve vincere, insomma, almeno si avverta prima, e chiaramente, il consumatore.

Prezzo pieno: 7,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Sicilia Doc Syrah 2014, Cantine Settesoli

(3,5 / 5) “L’unione fa la forza”, proverbio che calza a pennello se parliamo delle Cantine Settesoli di Menfi e dei suoi 2000 viticultori. Ancora una volta, noi di vinialsupermercato.it ci troviamo a pescare tra i vini della sua linea Settesoli. Dopo aver apprezzato Seligo 2013 questa volta la scelta è caduta su un rosso, Syrah Sicilia Doc Settesoli, vendemmia 2014.

LA DEGUSTAZIONE
Rosso rubino intenso con riflessi violacei, limpido e poco trasparente, al naso sprigiona sentori di frutta rossa matura e qualche nota speziata.

Di buon corpo, i 13% si fanno sentire, ma non sono invadenti. Il Syrah Sicilia Doc Settesoli è un vino rotondo, con tannini morbidi che lasciano al palato un finale persistente, piacevole e setoso.

Ottima scelta fatta quindi anche con il Syrah Sicilia Doc, che si abbina a primi piatti gustosi, formaggi semi stagionati e verdure grigliate.

LA VINIFICAZIONE
La Cantina Settesoli è presente in Gdo con una gamma di nove vitigni per soddisfare tutti i gusti e lo fa in una fascia prezzo ampiamente presidiata. Quando si sta nel mezzo le cose si possono fare mediamente male o mediamente bene, la Cantina Settesoli ha scelto di farlo mediamente “benissimo”.

Il Settesoli Syrah Sicilia Doc 2014, ha vinto la Medaglia di Bronzo all “International Wine Challenge” 2016, ennesimo riconoscimento per una realtà vincente in un territorio da sempre considerato difficile.

Uve 100% Syrah, provenienti da vitigni che godono per 200 giorni all’anno del sole della Sicilia, le uve vengono accuratamente raccolte tra fine agosto e i primi di settembre. La fermentazione avviene in silos di acciaio a temperatura controllata, l’affinamento in silos di acciaio e successivamente in bottiglia per almeno tre mesi.

Sul Syrah abbiamo già discusso in altri nostri post: noi siamo sempre alla ricerca di chicche. Lo sapevate che David Bowie ha disegnato per un progetto di beneficienza l’etichetta proprio di un Syrah, il Syrah 2012 di Vincente Gandia? Chissà se era tra i suoi vini preferiti, o se sia stato solo un caso. Dalla sua recente scomparsa le sue bottiglie sono introvabili, reliquie esaurite dai fan o investimenti per collezionisti. Il Syrah Sicilia Doc prodotto dalle cantine Settesoli, invece, lo potete trovare sempre disponibile su numerosi scaffali della grande distribuzione in Italia ad un ottimo rapporto qualità prezzo.

Prezzo pieno: 5,98 euro
Acquistato presso: Bennet

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news ed eventi

Febbraio, dal Brunello al Sagrantino di Montefalco: un mese di eventi di vino. Winelovers avvertiti

Febbraio non è solo il mese di Carnevale e San Valentino, è un mese di-vino. È davvero imbarazzante la scelta di appuntamenti per gli appassionati di vini, noi di vinialsupermercato.it ve ne segnaliamo solo alcuni. Se siete a Roma il primo weekend di febbraio non potete mancare l’ottava edizione dei “Vignaioli naturali a Roma”. Il 6 e il 7 febbraio presso l’hotel Excelsior di via Vittorio Veneto oltre 100 produttori italiani e non e pure qualche birra artigianale sapranno stupirvi e accompagnarvi con passione alla ricerca di profumi, sentori, equilibri e sfumature eccellenti dei loro sogni racchiusi in bottiglia”, parola dell’organizzatrice Tiziana Gallo.

Se invece preferite gustare vino fronte mare, 70 vignaioli naturali vi aspettano al palazzo della borsa valori di Genova per “Vinnatur Genova 2016” con produttori italiani, francesi, portoghesi e sloveni. La settimana successiva ci si può spostare in Toscana dove le ore della giornata dovrebbero essere il doppio considerati tutti gli eventi in programma. Il 12 e il 13 febbraio alla Fortezza da Basso di Firenze workshop con oltre 250 importatori internazionali che incontreranno oltre 200 aziende toscane per il consueto “Buy Wine” evento peraltro collegato alle numerose anteprime toscane che vi riassumiamo brevemente, si fa per dire. Il 13 febbraio presso l’hotel Star Michelangelo anteprime di toscana dei seguenti consorzi: Consorzio Morellino di Scansano, Consorzio Montecucco, Consorzio Vini Cortona, Consorzio Vini di Carmignano, Consorzio Valdarno di Sopra Doc, Consorzio Bianco di Pitigliano e Sovana, Consorzio Vino Colline Lucchesi, Consorzio Maremma Doc. Il 14 febbraio si degusta il Chianti Docg 2015 e la riserva 2013, il 15 e il 16 alla Leopolda è la volta del gallo nero, Chianti Classico.

LE ANTEPRIME
Il 17 febbraio in trasferta a San Gimignano, città delle torri per la sua Vernaccia e in serata si parte per Montepulciano per le anteprime Nobile di Montepulciano nella Fortezza di Montepulciano. A concludere la tuscany Wine week, al chiostro del Museo di Montalcino “Benvenuto Brunello”. Tra il 19 e il 22 febbraio i produttori presenteranno il Brunello 2011, la riserva 2010, il Rosso di Montalcino 2010, il Moscadello di Montalcino e il Sant’Antimo. Se la Toscana vi ha stancato, potete optare per l’Umbria che, a Perugia, con la seconda edizione Anteprima Sagrantino prova a valorizzare i suoi prodotti: il 22 e il 23 febbraio il consorzio Montefalco presenterà il Sagrantino di Montefalco 2011 secco e passito, ma anche il Montefalco Rosso Doc 2014, Riserva 2013 e la versione Montefalco Bianco.

Gli eventi di vini naturali si “sprecano” a febbraio. Perché non visitare a Piacenza, dal 20 al 22 febbraio, l’ottava edizione di “Sorgentedelvinolive2016”: tre giorni dedicati al vino, ma anche ad altri prodotti coltivati nel rispetto della natura e delle persone. Il Piemonte e i suoi vini a febbraio sono in trasferta negli States con Slow Wine e addirittura sui fiordi norvegesi per degustazioni dei loro prodotti con operatori locali. Se non vi potete permettere di seguire i vini all’estero, vi consigliamo un evento più economico firmato Gowine. Il 18 febbraio, a Milano potrete degustare Barolo, Barbaresco e Roero.

ANCHE ALL’UNIVERSITA’
Se siete studenti universitari, ma si accettano pure fuori corso appassionati di vino, allo Iulm a Milano, il 27 febbraio l’università ospiterà i “Tre Bicchieri Gambero Rosso”. L’anno è bisesto e allora quale miglior modo per passare il 29 febbraio e annaffiare nel vino le superstizioni. Tutti a Bologna per “Bologna Super Wines”, banco d’assaggio per intenditori ed enoappassionati sempre a cura dell’associazione Go Wine. E della birra, importante realtà con i suoi 800 micro birrifici non vogliamo parlare? Rimini Fiera dal 20 al 23 Febbraio vi aspetta con Beer Attraction,, l’International craft breweries show propone degustazioni, corsi, laboratori e la premiazione del birraio dell’anno. Davvero tante proposte insomma. Tra una fiera, una presentazione di un libro ed un corso per la birra, non dimenticatevi di continuare a seguirci: ci trovate su Facebook, su Twitter, ma soprattutto nelle corsie del supermercato. In cerca di vini buoni. O “cattivi” da sconsigliarvi.

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Analisi e Tendenze Vino

Strada del vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese: una guida per incoraggiare l’enoturismo

Al via il progetto per realizzare una guida territoriale ragionata, suddivisa per itinerari, per mettere in luce la dimensione del gusto, dell’accoglienza, della natura, delle termalismo e della cultura che le colline a mezzora da Milano sanno offrire, nella loro unicità.

Così, l’Oltrepò Pavese getta le basi del futuro, in occasione di un incontro tra Regione, Provincia, Comunità Montana, Camera di Commercio, Gal, comuni, Consorzio Tutela Vini, Consorzio Tutela del Varzi, Distretto del Vino, Aci e imprenditori privati. Nuove parole d’ordine sono “squadra” e “concretezza”.

Il presidente della Strada, Roberto Lechiancole, ha affidato lo studio di fattibilità della guida al tour operator Gianni Maccagni, all’esperto di eventi e promozione Patrizio Chiesa e al giornalista sportivo Massimo Tamburelli.

“Siamo pronti a condividere con il territorio una svolta importante – dichiara Lechiancole – ma abbiamo bisogno che le imprese credano al fare. Basta aspettare, dobbiamo agire e passare dalla diagnosi alla terapia per un territorio che vale. Se andremo avanti uniti ce la faremo”.

Un appello condiviso dalle istituzioni, a ogni livello, e dall’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava: “È bello essere in Oltrepò di fronte non a un problema ma a una proposta – evidenzia l’esponente del Pirellone – che parte dai privati e alla quale non possiamo che guardare con favore e attenzione. E’ l’unica Strada, tra le 12 della Lombardia, che ha presentato un progetto per la ‘promozione territoriale’, come da me più volte sollecitato”.

A fargli eco è stato l’assessore provinciale al Turismo, Emanuela Marchiafava: “La Provincia ha creduto per prima alla logica degli itinerari e i risultati ci stanno dando ragione”. In partita anche il Gal: “Il nuovo piano di sviluppo locale – dichiara il presidente, Alberto Vercesi – dà molto spazio alla valorizzazione turistica del territorio e alla sua capillare promozione”.

Ci crede anche la Camera di Commercio: “Il nuovo Autunno Pavese al Castello Visconteo di Pavia è stato da parte nostra un segno tangibile di quanto ci stia a cuore mettere in vetrina l’agroalimentare di qualità – sottolinea il presidente Franco Bosi – e ci fa piacere constatare che la nuova Strada del Vino voglia operare in questa direzione”.

Entusiasmo anche da parte degli operatori. Il presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Michele Rossetti concorda: “Vino e territorio – sostiene –  vanno promossi a sistema, per dare identità nell’immaginario comune a una zona che deve ottenere adeguato valore aggiunto. La nuova guida della Strada sarà un segnale importante”.

Il presidente del Distretto del Vino, Fabiano Giorgi, ha esortato all’unità: “Ci sono sfide che devono vedere il territorio più unito che mai – dichiara – e quella di Roberto Lechiancole è una chance da non lasciarsi sfuggire”.

L’assessore Ivan Elfi della Comunità Montana ha allargato il campo: “Ci sono vino e prodotti tipici – evidenzia – ma anche piccoli borghi da far riscoprire. Il nostro Appennino ha bisogno di una guida così”.

A fargli eco,  il direttore del Consorzio di Tutela del Salame di Varzi, Annibale Bigoni: “Non potranno che beneficiare tutti di una promozione corale territoriale, perché è quello che manca per fare il salto di qualità. I nostri salumifici storici collaboreranno”.

Il presidente provinciale di Aci, Marino Scabini, fa notare invece che “il club vanta oltre 10 mila associati ed è a disposizione per collaborare alla divulgazione della nuova guida”. Il mondo delle quattro ruote guarda “da sempre con favore a vino, gusto e benessere”.

“Mi complimento con la Strada – aggiunge Scalini – per aver pensato a un prodotto capace di raccontare il nostro Oltrepò in modo organico a una vasta platea spesso a caccia d’idee per il weekend o per momenti di relax”. Il presidente della Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese, Roberto Lechiancole, esorta dunque le imprese del territorio a prendere contatto con l’associazione per entrare nella nuova guida.

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Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico 2014 Barò, Terre Cortesi Moncaro

(4 / 5) Peschiamo tra gli scaffali di Conad questo Verdicchio dei Castelli di Jesi decisamente a buon prezzo. La casa vinicola produttrice è Terre Cortesi Moncaro Soc. Coop Agricola di Montecarotto, provincia di Ancona. Vendemmia 2014.

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Barò Moncaro si presenta nel calice di un giallo paglierino con riflessi verdolini. Scorre nel calice lasciando presagire una certa morbidezza.

Al naso, Barò è floreale, di biancospino e acacia, ma anche di agrumi (pompelmi ben evidenti) mandorla e pera.

Al palato è di fatto sorprendentemente morbido, beverino, invitante: ecco nuovamente le note agrumate e quelle di frutta a polpa bianca ad anticipare un finale che tende all’amarognolo. Sufficiente la persistenza.

Buon vino, in definitiva, per qualità prezzo, il Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Barò di Terre Cortesi Moncaro si abbina alla perfezione con le portate di pesce, in particolare di pesce azzurro, ma anche con la carne bianca.

LA VINIFICAZIONE
La regione di provenienza di questo nobile vitigno, il Verdicchio, utilizzato per Barò in purezza, sono le Marche. In particolare, la provincia di Ancona, nell’area classica di produzione. L’età dei vigneti varia da 8 a 30 anni, in un suolo di origine sedimentario marino alluvionale, con prevalenza di argilla e sabbia del plio-pleistocene e miocene.

Le altitudini variano dai 220 ai 380 metri sul livello del mare, in un’area collinare. L’allevamento del Verdicchio da parte di Moncaro viene effettuato a guyot e capovolto, con una densità d’impianto di 1700-3000 ceppi per ettaro, con una resa di 110-120 quintali d’uva. La raccolta viene effettuata sia a mano sia meccanicamente.

Per la vinificazione del Verdicchio Castelli di Jesi Barò di Terre Cortesi Moncaro è prevista una pressatura soffice, con decantazione statica e fermentazione a temperatura controllata, mediante l’apporto di lieviti selezionati, con successiva breve sosta sulle fecce. La maturazione del vino avviene in bottiglia, con affinamento in magazzini termocondizionati.

Prezzo: 4,48 euro
Acquistato presso: Conad

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Amarone 2012, l’anteprima è al supermercato. A 13,99 euro. Ecco perché

Penny Market brucia tutti sul tempo. E sul prezzo. E’ già in vendita sugli scaffali del soft discount del gruppo tedesco Rewe l’Amarone 2012 a marchio Montigoli. Il prezzo? Eccezionale: 13,99 euro. In linea con quello praticato da Lidl e da altri discount che operano sul suolo italico. Ma l’Anteprima Amarone 2012 non sarà questo weekend, a Verona? Se lo chiedono in molti e la risposta è “sì”. In realtà, la nuova annata di uno dei vini che contribuiscono a rendere grande l’Italia nel mondo, è già in vendita nei supermercati.

Per una questione puramente commerciale. Ma nel pieno rispetto del disciplinare di produzione. Che prevede, per l’Amarone della Valpolicella 2012, la possibilità di immissione in commercio già dal gennaio 2015. Ovvero, dopo “un periodo di invecchiamento di almeno due anni con decorrenza dal 1° gennaio successivo all’annata di produzione delle uve”.

“L’Amarone Montigoli – spiega Luca Bissoli, direttore commerciale della Cantina di Negrar – è un nostro prodotto che otteniamo nell’omonima zona della Valpolicella. E’ un prodotto fresco, ma pronto. In questo Amarone si cerca di dare più risalto al frutto, alla rotondità, alla piacevolezza della beva, piuttosto che ad altre caratteristiche come la complessità e la struttura”. L’Amarone Montigoli 2012 in vendita da Penny Market è il classico vino di qualità trasversale, capace di soddisfare l’ampia platea di pubblico della grande distribuzione organizzata. Non un vino “da discount”, bensì un Amarone piacevole, destinato certo più al “bevitore medio” che all’intenditore vero e proprio. “Montigoli è un Amarone di grande qualità – continua Bissoli – e di assoluto rispetto del disciplinare di produzione, ottenuto in conformità delle caratteristiche del pubblico a cui è destinato, ovvero quello dei supermercati”.

LA STRATEGIA DEL CONSORZIO?

Si tratta, peraltro, di una scelta precisa del Consorzio Tutela Vini Valpolicella. “All’Anteprima Amarone 2012 che andrà in scena nel weekend a Verona – spiega ancora il direttore commerciale di Cantina Negrar, Luca Bissoli – saranno presenti molte aziende agricole, tra loro diverse per filosofia di produzione e offerta dell’Amarone. Aziende di grandi dimensioni come la nostra hanno la necessità finanziaria di porre un prodotto sul mercato nei termini stabiliti dal disciplinare, ma in tempi più brevi, per far rendere l’investimento finanziario: tenere l’Amarone fermo in cantina per 3 anni vorrebbe dire utilizzare valore e quindi posticipare la disponibilità del ritorno dell’investimento stesso”.

Diverso il discorso per un’azienda di piccole dimensioni. Che, facendo affinare il prodotto per un periodo più lungo, fa guadagnare complessità alla beva. “Inutile sottolineare che nel canale ho.re.ca – evidenzia Bissoli – l’Amarone 2012, venduto nel 2015, ha poco appeal e non incontra l’interesse degli operatori, alla ricerca di annate più strutturate. Per questo il Consorzio ha deciso di presentare con un anno di ‘ritardo’ un Amarone già commercializzato dal 2015: per offrire una proposta complessiva dei vari produttori, molti dei quali sono piccoli”. Il vero Amarone sarà dunque quello che scorrerà a fiumi a Verona, nel weekend? “No – chiosa Bissoli -. Quello sarà un Amarone più complesso, con maggiore affinamento rispetto a quello già in vendita per esempio nei supermercati”. Una questione di stile, insomma. Certo è che l’Amarone 2012 mette d’accordo tutti: chi vuole la botte piena. E chi preferisce la moglie ubriaca.

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Orzalume Umbria Igt 2013, Castello di Corbara

(5 / 5) Novità sugli scaffali del Penny Market, ben tre etichette dell’azienda agricola Castello di Corbara di Orvieto in Umbria. Il posizionamento prezzo non è proprio da discount, anche se il Penny Market si definisce da sempre discount di qualità.

Con l’entusiasmo che contraddistingue la nostra “mission”, “bere bene al supermercato”, scegliamo un bianco ed andiamo virtualmente in provincia di Terni, con l’Orzalume Grechetto Sauvignon Igt prodotto dall’azienda agricola Castello di Corbara di Orvieto. Si tratta di un vino fermo, gradazione 13%, vendemmia 2013.

LA DEGUSTAZIONE
Il vino Orzalume Igt Castello di Corbara si presenta nel calice di colore giallo paglierino, leggermente tendente al dorato. Quello che stupisce da subito è il bouquet, davvero intrigante ed aromatico: frutta matura a polpa gialla, pera, albicocca, banana, vaniglia e note minerali. Complesso ed intenso.

Il vino Orzalume Igt del Castello di Corbara è gradevole. Lo troviamo solo un po’ debole di corpo, nonostante la sua gradazione. Il finale è piacevole, leggermente sapido, l’acidità un po’ mitigata dal passaggio in legno, sufficientemente equilibrato. Si abbina a piatti della cucina asiatica, speziata, carni bianche e formaggi poco stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Orzalume Igt dell’azienda agricola Castello di Corbara è un blend di uve Grechetto e Sauvignon. Il Grechetto è un vitigno autoctono molto diffuso nell’Italia centrale, soprattutto in Umbria. Normalmente dà vita a vini di moderata acidità.

Il Sauvignon, spesso utilizzato per tagli, ha la struttura per garantire nel tempo bouquet intensi e complessi. Insomma, un matrimonio particolare tra i due uvaggi. Per Orzalume Igt, la vendemmia viene fatta a mano tra metà e fine settembre. Viene affinato 5 mesi in barrique e altri 4 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato.

LA CANTINA
Simbolo della casa vinicola che lo produce è il Castello di Corbara (premiata “Miglior cantina 2017” da vinialsuper), cantina che ha come simbolo un edificio storico che risale al 1200. Dal 1997 è di proprietà di un gruppo imprenditoriale che si è posto come obiettivo il rilancio del brand e del territorio, con particolare attenzione alla valorizzazione dei vitigni autoctoni, come il Grechetto.

La cantina, di elevata tecnologia, è stata progettata nel 2002 al centro di un’azienda che conta 100 ettari vitati, per garantire che le uve, raccolte a mano, vengano conferite in meno di trenta minuti. L’azienda agricola Castello di Corbara sarà presente al prossimo ProWein di Dusseldorf e al Vinitaly 2016.

Molto attenta ai mercati esteri, curiosamente il loro sito parla solo inglese, con la possibilità di scaricare due presentazioni pdf solo in cinese e russo. In italiano solo le indicazioni stradali. Quindi, se volete approfondire la storia dell’azienda agricola Castello di Corbara, la domanda che dovrete porvi è la seguente: “Do you speak english?”.

Prezzo pieno: 6,99 euro
Acquistato presso: Penny Market

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Vermentino di Sardegna Dop 2014, Monte Janu Cantina Lidl

(3,5 / 5) A volte la vita ti regala sorprese, giusto un centimetro più in là di dove le stavi cercando. Succede di passare al setaccio la “Selezione Gambero Rosso” della Cantina vini Lidl senza trovare un’etichetta che convinca per davvero. Senza se e senza ma. E poi, un giorno, l’occhio cade su un’altra bottiglia. In vendita a 2,29 euro. Pochi facing più in là di quelle consigliate dagli esperti del Gambero romano. Decidi di acquistare, quasi per scommessa, il Vermentino di Sardegna Dop 2014 della casa Monte Janu.

Giusto il tempo che giunga a temperatura, in frigorifero. E’ l’ora di cena. E tua moglie – casualmente – prepara pesce. Il gioco di coincidenze comincia a farsi intrigante. Sliding doors. Ti guardi attorno e manca solo Gwyneth Paltrow. Nel calice il Vermentino di Sardegna Dop 2014 Monte Janu si tinge d’un giallo accesso, che ricorda vagamente la sua chioma. Quella di Gwyneth, s’intende. Mentre tua moglie impiatta gamberi, al naso il vino comincia a dare i primi segnali. Di fumo? Tutt’altro, siate clementi con Lidl.

Sono fiori di campo e frutta, pesca per l’esattezza. In un contorno d’erbe di macchia mediterranea. Un tuffo nel blu dei mari di Sardegna. Il film è iniziato e anche il palato vuole la sua parte. In bocca il Vermentino Dop 2014 Monte Janu è morbido, rotondo. Molto aggraziato. Piacevole. Parla di frutta piuttosto matura, a bacca gialla: di nuovo quella pesca avvertita al naso, vera guest star del bicchiere. Nel finale, quasi a rompere l’idillio, una punta d’amaro. E’ la caratteristica classica dei Vermentini, che rende questo di cantina Lidl ancora più apprezzabile.

Con o senza Gwyneth Paltrow. Per 2,29, bottiglia che lascia pienamente soddisfatti. Adatta ad accompagnare con la propria freschezza primi e secondi di pesce, ma anche carni bianche. Due parole sulla casa vinicola produttrice. Giusto due: nel senso che non v’è notizia. Pecca che riscontriamo spesso nei vini Lidl, la carenza di informazioni in etichetta. L’imbottigliatore, invece, è più noto: Enoitalia di Calmasino, Bardolino, di cui abbiamo già ampiamente dibattuto.

Prezzo pieno: 2,29 euro
Acquistato presso: Lidl

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Ciak, si beve. Il documentario “F for Franciacorta” in anteprima web

Ci sono voluti ben 12 mesi. Come per il susseguirsi delle quattro stagioni. Dal “pianto” che annuncia la ripresa del ciclo vitale della vite, attraversando fioritura, maturazione del grappolo, vendemmia e vinificazione. Ma ora è pronto: tutti a tavola. Pardon, davanti agli schermi: ecco la meraviglia del vino, rappresentata nel film documentario “F for Franciacorta”.
Il soggetto non solo la tecnica del metodo di produzione del Franciacorta, ma il vino in come mezzo per raccontare, attraverso tutti i protagonisti e lo scorrere delle stagioni quello che è un patrimonio vitivinicolo e culturale di eccellenza targato made in Italy. “Ho cercato di riprodurre nel film – spiega Massimo Zanichelli – attraverso particolari scelte registiche (dal campo lungo al macro, dal montaggio alle musiche) l’essenza del Franciacorta: il fascino, il mistero, la magia del suo mondo e della sua effervescenza”.
F per Franciacorta si presenta quindi come un film evocativo che promette di emozionare lo spettatore in soli venti minuti. Gli attenti produttori del Consorzio Franciacorta, che dal 1995 con l’ottenimento della Docg hanno portato il metodo classico a standard qualitativi eccellenti, con il film F for Franciacorta, non solo hanno voluto omaggiare la loro terra e i loro prodotti, ma hanno anche voluto investire in un progetto che sicuramente darà visibilità e curiosità per la loro terra anche oltre confine, parola di Maurizio Zanella, presidente del Consorzio Franciacorta.
La produzione è stata affidata a Next Evolving Communication, azienda bergamasca che si occupa di strategie di marketing, pubblicità, branding, applicazioni web e mobile attraverso anche il loro istituto di ricerca i cui valori sono “rigore metodologico, approccio integrato, soluzioni di ricerca e competenze multidisciplinari”. Valori che sembrano davvero in sintonia con quelli del metodo Franciacorta. Il film è stato presentato a novembre del 2015 e sta per essere “stappato” nel 2016. Per vederlo in anteprima bisogna iscriversi su http://film.franciacorta.net/it/. E attendere “il botto”.
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Barbera d’Asti Superiore Docg Raggi di Bosco 2012, Terre da Vino Spa

(3,5 / 5) Si dice la Barbera o il Barbera? Fonti storiche sembrano propendere più sul genere femminile, chi dice che l’uva sia la Barbera e il vino il Barbera; oppure che la Barbera sia solo quella dell’Oltrepò Pavese. Ai posteri l’ardua sentenza. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it il Barbera d’Asti Superiore Docg Raggi di Bosco prodotto da Terre da Vino Spa a Barolo (Cuneo), vendemmia 2012. Trattandosi di un vino solitamente robusto e strutturato, per il momento lo identifichiamo come “maschile”. Il Barbera d’Asti Superiore Docg Raggi di Bosco fa parte della linea “Grandi vini affinati in legno” prodotti da Terre Da Vino Spa e il passaggio in barrique è evidente al palato.

LA DEGUSTAZIONE
Versato nel bicchiere si presenta di un rosso rubino molto intenso, gli “archetti” sul bicchiere testimoniano il titolo superiore e i suoi 13,5% di alcol in volume. I sentori al naso sono dolci note di frutta a bacca nera, addolcite ulteriormente dalla vaniglia, che si percepisce ancora di più una volta deglutito. Il Barbera d’Asti Superiore Docg Terre da Vino si abbina a primi piatti, carni rosse o brasati e formaggi stagionati. E’ un vino Barbera fermo: rotondo, con l’acidità ben bilanciata, leggermente sapido e con un tannino ammorbidito dai 12 mesi in botte.

Nonostante ciò, nel finale, fa capolino anche il gusto forte e aspro dell’uva Barbera. La persistenza è buona. Ma sono soprattutto l’eleganza e l’armonia del gusto pieno a farci cambiare idea sulla considerazione iniziale: da “maschile”, la beva diventa “femminile”. Aggraziata. Discussioni di genere a parte, molto attuali, ma che lasciamo a ben altre sedi, concludiamo che la qualità di questo vino Barbera d’Asti Superiore Docg Raggi di Bosco prodotto da Terre da Vino, ci ha meravigliato a partire dal buon rapporto qualità prezzo.

Migliore cantina qualità prezzo segnalata anche sulla guida Berebene 2013 del Gambero Rosso, nonché una costante presenza sulle migliori guide dei vini italiane ed estere, Terre da Vino, con i suoi 5000 ettari di vigneti e i suoi 2500 viticultori ha scelto la missione di produrre solo vini piemontesi e solo vini Doc e Docg direttamente dal cuore delle Langhe, a Barolo. Per Raggi di Bosco la vendemmia viene eseguita a metà ottobre con uve selezionate, prerogativa fondamentale di tutti vini che devono affrontare un periodo di affinamento in legno. Fiore all’occhiello della cantina di Terre da Vino di Barolo è proprio la Sala Barbera, atta all’affinamento dei vini Barbera, capace di contenere 2000 botti in rovere.

Prezzo pieno: 6,59 euro
Acquistato presso: Bennet

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Cinquant’anni di Vinitaly: programma e novità dell’edizione 2016

Il conto alla rovescia è iniziato. Si terrà a Verona, dal 10 al 13 aprile, la cinquantesima edizione di Vinitaly, la più ampia rassegna internazionale di vini e distillati che ogni anno va in scena nella città simbolo del Veneto, Verona. La 50a edizione, assicurano gli organizzatori, “segnerà il punto di partenza per un nuovo futuro”. Con una certezza che è ormai tradizione: la presenza di oltre 4 mila aziende che esporranno i loro prodotti (clicca qui per vedere l’elenco completo). Tra le novità, una riguarda il premio Vinitaly 2016. Le sorti del vincitore saranno nelle mani di “giudici specializzati per aree produttive, in grado di comprendere la qualità sulla base delle specifiche peculiarità del luogo di origine dei vini, esprimendo il loro valore in centesimi”.

Con 5 Star Wines, Vinitaly offrirà così ai vini che supereranno i 90 punti “uno strumento di marketing estremamente moderno ed efficace, perché comprensibile e riconoscibile dai consumatori di tutto il mondo”. Le imprese interessate a partecipare potranno iscriversi dall’1 febbraio al 18 marzo. I “vini a cinque stelle” saranno contrassegnati “da un logo geometrico, moderno, che ricorda stilizzata l’Arena di Verona, contenente il punteggio ottenuto espresso in centesimi, studiato per essere applicato alla bottiglia ed essere ben visibile da diverse angolazioni”. “Il Premio 5 Star Wines, che rappresenta l’evoluzione, dopo 22 edizioni, del Concorso Enologico Internazionale – spiega in un comunicato Veronafiere – si presenta nuovo esteriormente e nella sostanza.

Con il nuovo premio non ci saranno più primi, secondi e terzi posti con medaglie d’oro, d’argento e di bronzo, e nemmeno gran menzioni, ma solo la dichiarazione del punteggio ottenuto, a patto che sia uguale o superiore a 90 centesimi”. “Questo – prosegue il omunicato – renderà più trasparente il rapporto con il mercato, dove a un premio corrisponde un valore reale, immediatamente codificabile dal consumatore e dai buyer. Per rendere ancora più qualitativa e oggettiva la valutazione, le commissioni, formate da esperti internazionali coordinati da Ian D’Agata (Direttore Scientifico di Vinitaly International Academy con 15 anni di esperienza nei più importanti concorsi enologici, tra cui l’International Wine Challenge e il Decanter World Wine Awards, anche come panel chairman) saranno divise per macro aree: ad esempio Stati Uniti/Canada, Sud America, Francia, Germania/Austria, Italia (quest’ultima articolata per zone di produzione) e Cina. Ciò significa che ogni campione, qualsiasi sia la sua origine, potrà contare su un giudizio basato sull’effettiva conoscenza degli specifici vini e delle area geografica di provenienza”. Già definito l’elenco dei general chairmen e dei panel chairmen, composto da Master of Wine, Master of Sommelier, sommelier pluripremiati e giornalisti esperti.

I PREMI SPECIALI
Sono confermati, invece, i Premi Speciali pensati per dare un riconoscimento alle aziende che maggiormente si distingueranno: oltre al Premio Gran Vinitaly (assegnato alle due aziende, una italiana e una estera, che conquisteranno i punteggi più alti), si aggiungono il Trofeo Vino Bianco, il Trofeo Vino Rosso, il Trofeo Vino Rosato, il Trofeo Vino Frizzante, il Trofeo Vino Dolce e il Trofeo Vino Spumante.

“Il Premio 5 Star Wines – evidenzia Veronafiere – diventa così per i vini premiati una garanzia di qualità riconoscibile in tutto il mondo, spendibile dalle cantine per il proprio marketing. I vini vincitori del Premio Internazionale Vinitaly – 5 Star Wines, inoltre, saranno presentati durante apposite degustazioni inserite nell’ambito di eventi organizzati nel corso di Vinitaly e Vinitaly International”. Anche la scelta delle data, dall’1 al 3 aprile 2016, a pochi giorni dell’apertura di Vinitaly, permette alle aziende vincitrici di presentare i propri prodotti comunicando i premi ottenuti ai buyer, che possono così avere uno strumento immediato per scegliere tra le nuove produzioni. L’apertura delle iscrizioni e il ricevimento campioni deve avvenire tra l’1 febbraio e il 18 marzo 2016. Ci saremo anche noi di vinialsupermercato.it. Come sempre a caccia dell’eccellenza, tra le aziende partecipanti che operano anche nella grande distribuzione organizzata.

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Anteprima Amarone 2012, appello di Cantina Negrar ai sindaci della Valpolicella

È un invito a gettare lo sguardo (e il cuore) oltre l’ostacolo e a pensare alla gestione del territorio confrontandosi con il carattere internazionale che contraddistingue i migliori territori vitivinicoli al mondo, quale è la Valpolicella, quello che Renzo Bighignoli, presidente di Cantina Valpolicella Negrar (230 soci, oltre 700 ettari di vigneto) rivolge ai sindaci di Negrar, San Pietro in Cariano, Marano, Fumane e Sant’Ambrogio, i cinque comuni della ValpolicellaClassica. “Una grande denominazione come la Valpolicella, che ha nell’Amarone il vino simbolo a livello mondiale, avrebbe bisogno di una gestione del territorio e del paesaggio più coordinata, con regole condivise da tutte le amministrazioni comunali che la governano”, afferma Bighignoli (nella foto). Cinque Comuni, ma per i produttori, un unico territorio. “Quando vendiamo all’estero i nostri vini, noi produttori vendiamo il brand Valpolicella, non certo l’appartenenza a una singola vallata, che rimane un’importante peculiarità da raccontare ai consumatori per far apprezzare ancor più i nostri vini”, aggiunge Daniele Accordini, direttore della Cantina. “A nostro avviso, anche le 5 amministrazioni della Valpolicella Classica dovrebbero riuscire a pensare come fossero un unico ente territoriale in grado di mediare tra i vari portatori d’interesse: i viticoltori, gli ambientalisti, e gli enti istituzionali extraterritoriali che vengono di volta in volta coinvolti nella progettualità di un’area vitivinicola. Per continuare a competere nello scenario mondiale, sarebbe importante per i produttori poter contare su una politica unica di gestione che abbia a cuore l’interesse del territorio nella sua interezza. Comprendiamo la difficoltà, ma è uno sforzo che una grande denominazione come la Valpolicella dovrebbe saper fare”, conclude Bighignoli. L’invito della Cantina rivolto ai Sindaci della Valpolicella Classica ad un’unitarietà vitivinicola di intenti arriva a pochi giorni da Anteprima Amarone, evento di interesse mondiale organizzato dal Consorzio Valpolicella (30-31/1/16, Verona, Palazzo della Gran Guardia), ed a cui la cantina Cooperativa negrarese parteciperà servendo in degustazione l’annata protagonista dell’evento, il 2012, e come annata storica, l’Amarone Vigneti di Jago 2008. “Il 2012 è stata un’annata molto calda, l’Amarone che ne è uscito è molto concentrato e con note marmellatose. Perde un po’ di territorialità, qualità che si esprime nelle annate più fresche, ma rimane una delle migliori annate degli ultimi 10 anni”, dichiara Accordini, enologo della Cantina. Che però, è completamente conquistato dall’andamento della vendemmia 2015. “Rischio di apparire banale nel definirla eccezionale, ma è quanto penso. La ritengo più equilibrata della vendemmia 2011, fino ad oggi l’annata che ritenevo qualitativamente migliore, perché era stato un anno in cui aveva piovuto con regolarità, senza lasciare la vite in stress idrico, ma nel 2015, più siccitoso, abbiamo potuto contare sulla scorta d’acqua del piovoso 2014, e dunque il caldo notevole ha sviluppato notevolmente la fotosintesi, per cui c’è stata più concentrazione di zuccheri e coloranti. L’annata 2015 sarà quindi di grande equilibrio e longevità, con tannini molto morbidi e dolci”.
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Decanta rosso Emilia Igt, Cantine Ceci

(4 / 5) Prendi un vino tradizionale, “svecchialo”, mettilo in una bottiglia innovativa e ottieni un altro capolavoro dei geni del vino e del marketing che rispondono al nome di Cantine Ceci di Torrile, provincia di Parma. Vinialsupermercato.it degusta per voi il Decanta Rosso Emilia Igt delle Cantine Ceci di Torrile. Impossibile non cadere vittime del fascino della bottiglia decanter. Decanta Rosso delle Cantine Ceci è un Emilia Rosso Igt prodotto con un blend di uve Lambrusco e Cabernet Sauvignon vinificate in acciaio. È un vino fermo e secco, che però una volta versato nel calice si è mostrato, a suo modo, effervescente! Il colore già mette allegria, un bel rosso rubino intenso poco trasparente. Le note olfattive prevalenti sono fruttate, fragole e lampone su tutte, ma anche prugna, mora, ciliegia sotto spirito che ci ha riportato un po’ a ricordi dell’infanzia, agli spensierati pranzi familiari da bambini, quando il vino potevamo solo annusarlo. Oltre la frutta arrivano anche delle note erbacee, conferite dalle uve di Cabernet Sauvignon. La frutta si fa sentire anche al palato: il Decanta Rosso Emilia Igt delle Cantine Ceci non è un vino strutturato, ma ha una tale morbidezza, una perfetta rotondità che riempie la bocca con un equilibrio fine ed elegante che gli danno consistenza. La vendemmia non è indicata sulla bottiglia del Decanta Rosso Emilia IGT delle Cantine Ceci, che nonostante l’eccentrica forma troviamo essenziale ed elegante come il suo contenuto. È comunque evidente che si tratta di un vino giovane e di pronta beva, trasversale a tutti i piatti della cucina mediterranea, da primi saporiti, carni, affettati e salumi e perché no anche da portare in una gita fuori porta per dare un tocco chic alla tovaglia a quadrettoni da pic-nic.

Le Cantine Ceci di Torrile, per il Decanta Rosso Emilia Igt hanno creato questa particolare bottiglia decanter inclinata a 68.2 gradi che oltre a permettere una buona ossigenazione del vino, rende la tavola allegra e fa chiacchierare. Ma attenzione: mentre siete tutti piegati a osservare se il vino da quella strana bottiglia può fuoriuscire e verificare se davvero sta anche in piedi, i vostri commensali lo staranno finendo lasciandovi in dote l’oggetto di design vuoto! Cantine Ceci di Torrile sono già finite altre volte sotto la nostra lente di ingrandimento regalandoci sempre emozioni che anche con il Decanta Rosso Emilia Igt non tradiscono. Le Cantine Ceci di Torrile, con il Decanta riescono ad esprimere la giovialità, la genuinità e l’inventiva tipica dell’Emilia e degli Emiliani, rendendo un vino semplice un prodotto raffinato ed elegante. La storia della loro azienda comincia negli anni 40 con Otello Ceci. Da allora i suoi figli e nipoti hanno ben saputo interpretare e rinnovare la passione dell’antenato oste, portando il nome dei Ceci da osteria locale di riferimento, ad azienda leader nel panorama italiano enologico della quale in gdo possiamo apprezzare i prodotti.

Prezzo pieno: 7,85 euro
Acquistato presso: Iper

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Vino, Coldiretti: “Scippo alle Doc italiane”. Commissione europea sotto accusa

Valgono almeno 3 miliardi i vini Made in Italy identificati da denominazioni che rischiano ora di essere di essere scippate all’Italia se la Commissione Europea consentirà anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi quali Aglianico, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Verdicchio, Negroamaro Falanghina, Vermentino o Vernaccia, solo per fare alcuni esempi. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in riferimento all’avvio del processo di revisione delle norme che disciplinano l’etichettatura dei vini previste dal regolamento CE n. 607/2009, da parte delle competenti Istituzioni dell’Unione europea.

Nella fase di preparazione della proposta di modifica del regolamento la Direzione generale Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione europea ha ipotizzato infatti – sottolinea la Coldiretti – di liberalizzare l’uso nell’etichettatura di tutti i vini, compresi quelli senza indicazione geografica, di quei nomi di varietà che oggi sono riservati in virtù delle norme comunitarie vigenti.

In pratica si tratta di consentire l’uso di denominazioni senza un riferimento geografico ma con solo il nome del vitigno, senza curarsi del fatto che la storia e la tradizione le abbiano legate ad un determinato territorio. Il risultato – denuncia la Coldiretti – sarebbe una pericolosa banalizzazione di alcune tra le più note denominazioni nazionali che si sono affermate sui mercati nazionale ed estero grazie al lavoro dei vitivinicoltori italiani. Una concorrenza sleale che – riferisce la Coldiretti – fa gola a competitor tradizionali come la Spagna ma anche a Paesi emergenti nel panorama viticolo comunitario che vorrebbe equiparare l’uso di vitigni internazionali come Chardonnay e Merlot con gli autoctoni che caratterizzano il Vigneto Italia che puo’ contare su ben 500 varietà di uve da vino.

“Il futuro dell’agricoltura italiana ed Europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione” ha affermato Roberto Moncalvo presidente della Coldiretti e vicepresidente degli agricoltori europei del Copa nel sottolineare che “difendere la normativa comunitaria è la premessa per essere piu’ forti nei difficili negoziati internazionali che ci attendono a partire dall’accordo di libero scambio con gli Usa”.

L’Italia nel 2015 ha sorpassato la Francia ed è diventata il primo produttore mondiale di vino con un quantitativo di produzione stimato a 48,9 milioni di ettolitri secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati della Commissione Europea che attesta un calo dell’uno per cento dei raccolti in Francia dove la produzione si dovrebbe essere fermata a 46,6 milioni di ettolitri mentre al terzo posto disi trova la Spagna con 36,6 milioni di ettolitri in calo del 5 per cento. La produzione Made in Italy è destinata per oltre il 45 per cento – continua la Coldiretti – ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), quasi il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante a vini da tavola.

L’andamento della vendemmia è stato accompagnato da un risultato storico sul lato delle esportazioni che hanno raggiunto il record di 5,4 miliardi con un incremento del 6 per cento in valore, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2015. In Italia – conclude la Coldiretti – il vino genera quasi 9,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che dà occupazione a 1,25 milioni di persone.
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Governo di Castellare Toscana Igt, Domini di Castellare

(3,5 / 5) Certi vini hanno una storia da raccontare. Questa è la storia del Governo di Castellare: no, non si tratta né di un regno né di un castello, ma di un tipo di vinificazione storica che viene riproposta oggi dalla cantina Domini di Castellare di Castellina in Chianti, per il loro Governo di Castellare Igt. Si tratta di un vino rosso base al quale, come previsto dalla pratica di rigoverno alla toscana, dopo la prima fermentazione viene aggiunto un mosto di uve appassite. Sia per conferire grado zuccherino, sia per avviare anticipatamente la fermentazione malolattica rendendolo quindi un vino pronto prima.

Tant’è che il Governo di Castellare Igt prodotto dalla cantina Domini di Castellare di Castellina in Chianti si definisce “vino di primavera”: una sorta di vino “novello” prodotto però con tutt’altra pratica, che non ha nulla a che fare con la macerazione carbonica. La vendemmia sotto la nostra lente di ingrandimento è la 2013, scelta con curiosità, volutamente, per una degustazione non proprio convenzionale data la tipologia di vino. Il Governo di Castellare Igt dei Domini di Castellare di Castellina in Chianti si presenta di un colore rosso rubino piuttosto scarico, ma con una bella luminosità.

Anche facendolo roteare, nonostante i 13% di alcol in volume appare un vino leggero, poco denso. Il profumo è semplice, con prevalenza di note floreali quali la viola e la rosa appassita. Forse non è un caso che per il Governo di Castellare Igt, la cantina Domini di Castellare in Chianti abbia scelto come immagine un fiore: il fiore simbolo del Chianti, l’iris, il giaggiolo. La semplicità del Governo di Castellare Igt si riversa anche nell’assaggio, dove ritroviamo un tannino decisamente morbido, ma una freschezza ed un’acidità che gli donano una vivacità tale da farlo quasi sembrare frizzantino. Il finale è leggermente amarognolo e corto, quel corto e quell’acidità che invogliano il sorso. Un vino che, dunque, possiamo definire maturo.

Se freschezza ed acidità sono l’obiettivo del Governo di Castellare Igt prodotto dai Domini di Castellare di Castellina in Chianti, vino beverino e gradevole che è possibile gustare anche freddo e in abbinamento al pesce, quasi fosse un vino bianco, la missione può dirsi raggiunta. Anche maturo resta un vino a tutto pasto, abbinabile a primi piatti, zuppe, carni bianche, piatti tradizionali. come un sangiovese. Mettiamo quindi da parte preconcetti di vini invecchiati, di sentori eterei, di note boisè e chi più ne ha più ne metta. Il Governo di Castellare IGT prodotto dalla cantina di Castellare in Chianti non è questo, è un vino semplice, il vino che nel passato veniva imbottigliato nella classica fiaschetta impagliata e bevuto all’ombra di un cipresso dai contadini toscani.

Un vino il cui concetto negli anni si è evoluto al discendente diretto Chianti, oggi conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo: anche nel 2016 è un Chianti Classico ad essere stato eletto come il vino migliore da “Wine Enthusiast” a significare, tornando al nostro Governo di Castellare Igt che dalla tradizione si prendono le idee buone. Il Governo di Castellare Igt viene prodotto con uve Sangiovese (90%), Malvasia Nera (5%), Canaiolo (5%). La vendemmia viene portata a termine in ottobre, la vinificazione termocontrollata avviene in acciaio con affinamento di 4 mesi in vasca e di 2 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato. La cantina Domini di Castellare di Castellina in Chianti è un’azienda di circa 80 ettari nata nel 1968 per fusione di cinque poderi, i suoi vigneti hanno volutamente una resa molto bassa per favorire la qualità dei loro prodotti. Del Governo di Castellare Igt vengono prodotte 50 mila bottiglie all’anno. La cantina Domini di Castellare ha realizzato una cantina teatro nella quale vengono organizzati spettacoli e concerti in modo che assaggiare i loro vini diventi ancor più un modo conviviale per vivere l’esperienza del vino e della degustazione.

Permetteteci una critica però perché imbottigliare il vino con un imbottigliato da ICRF SI 4278 Siena Italia? Pratica consentita dalla normativa vigente, ma che un po’ ci lascia perplessi. Siamo certi non aiuti nel diffondere, in un’epoca dove si parla di ritorni a vini naturali, di tradizioni, di passato da riscoprire la commercializzazione di questo vino sconosciuto ai più. Il Governo di Castellare dei Domini di Castellare in Castellina in Chianti, unico nel suo genere, ha comunque una storia da raccontare. Una rondine non fa primavera, ma mettiamoci l’autore a questa storia, che parla di un vino che non ha nulla da invidiare ai vini novello e ai loro produttori, capaci di raggiungere risultati spesso poco elogiabili.

Prezzo pieno : 6,59 euro
Acquistato presso: Iper

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Rosso di Valbissera San Colombano Doc 2013, Poderi di San Pietro Neuroni Agrari

(3,5 / 5) Anche Milano ha la sua Denominazione di origine controllata. La Doc meneghina è quella che risponde al nome di San Colombano al Lambro, piccolo Comune alle porte del capoluogo lombardo, a cavallo tra le province di Lodi e Pavia. Proprio qui viene prodotto il Rosso di Valbissera San Colombano Doc 2013 Poderi di San Pietro della Neuroni Agrari Società Agricola Srl. Un vino ottenuto dal blend tra Croatina (45%), Barbera (45%) e Uva Rara (10%), che nel calice si presenta di un rosso rubino intenso, con riflessi violaceo. Il profumo è prettamente fruttato.

Frutti rossi, in particolare maturi: lampone, ribes. Sullo sfondo una vena speziata di liquirizia. In bocca, Rosso di Valbissera San Colombano Doc Poderi di San Pietro presenta una buona struttura generale, di corpo. Alcolicità calda, piacevole avvolgenza. Più fresco che sapido, per un residuo zuccherino che torna a farsi sentire nella parte finale della beva, iniziata con toni decisamente più caldi, vicini alla spaziatura. Il tannino è giunto a una maturazione ottimale e l’equilibrio generale, seppur vagamente ‘infastidito’ da una leggera predominanza della Croatina sul Barbera, è sufficiente. È da evidenziare che annate precedenti, come per esempio la 2011, non presentassero questa caratteristica all’esame gustativo.

L’intensità retro olfattiva è normale, mediamente fine la qualità. La persistenza sufficiente, per una bottiglia che definiremmo matura, pronta quindi per essere servita al meglio in abbinamento a salumi, carni e formaggi stagionati. La tecnica di vinificazione del Rosso di Valbissera San Colombano Doc Poderi di San Pietro prevede, dopo la raccolta manuale delle uve tra la terza settimana di settembre e la prima settimana di ottobre mediante l’ausilio di carri frigoriferi, una fermentazione in vasche in acciaio inox con meccanismo di rimontaggio automatizzato, controllo della temperatura e scarico delle vinacce. La fermentazione alcolica avviene sempre in inox, mentre la malolattica viene svolta in barrique, dove il vino matura poi per altri 18 mesi. La Neuroni Agrari Srl è un’azienda agricola nata nel 1998, che può contare oggi su una superficie vitata di 65 ettari e una cantina di 4 mila metri quadrati dotata tra l’altro di pannelli solari.

Prezzo pieno: 6,49 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini autoctoni si nasce. E al supermercato si cresce. Parola di Cascina Gilli e Luca Ferraris Agricola

MILANO – Piccoli produttori, ma anche realtà più strutturate, in grado di raccogliere la sfida della grande distribuzione organizzata. Questi i protagonisti di Autoctono si nasce, l’evento con cui l’associazione Go Wine ha inaugurato il 2016 a Milano, ieri pomeriggio nella sala convegni dell’Hotel Michelangelo di piazza Luigi di Savoia, 6. Buona la risposta in termini di pubblico, giunto dal capoluogo lombardo e non solo. C’eravamo anche noi. Ovviamente a caccia di quelle aziende che, per superficie vitata e per una precisa scelta imprenditoriale, sono in grado di sostenere i numeri richiesti dal mercato “pigliatutto” dei supermercati operanti sul suolo del Belpaese. Missione compiuta, anche se non con qualche difficoltà.

Il banco d’assaggio organizzato da Go Wine ha visto l’intervento pressoché esclusivo di piccoli produttori di “vino autoctono”. E così, come mosche bianche, per una volta i “big” si sono trovati in netta minoranza. Parliamo di due aziende piemontesi, entrambe operanti in provincia di Asti: Cascina Gilli, di Castelnuovo Don Bosco, e la Ferraris Luca (nota anche come Ferraris Agricola) di Castagnole Monferrato. Il quadro che emerge è chiaro. Operare in grande distribuzione, per i produttori di vino, è come osservare le due facce della stessa medaglia.

Da una parte i vantaggi della pubblicità “indiretta, offerta dalla presenza stessa dei propri vini sugli scaffali del supermercato; dall’altra le difficoltà nel digerire campagne promozionali sempre più aggressive, che rischiano di distogliere l’attenzione del consumatore dal reale valore del prodotto stesso. Abituandolo a una ricerca che mira sempre più verso il basso. Verso l’affare del secolo. Che in gergo potrebbe tradursi con una parola sola: il “sottocosto”.

“Operiamo nella grande distribuzione da circa tre anni – spiega Francesca Schiavo (nella foto sopra) di Cascina Gilli – in particolare con la catena Carrefour. Ci siamo entrati quasi per caso, dopo una degustazione dei nostri vini che ha avuto particolare successo. Siamo molto competitivi dal punto di vista qualità prezzo, una caratteristica sempre apprezzata dai clienti dei supermercati”. Sugli scaffali della catena francese, col marchio di Cascina Gilli possiamo trovare una Barbera d’Asti Docg vinificata in acciaio, denominata “Le more”, e due Freisa, “Luna di Maggio”, frizzante, e “Al Forno”, ferma. Un vino da vitigno autoctono, la Freisa, che Francesca Schiavo ammette di “vendere molto bene al supermercato, nonostante sia poco conosciuta”.

La produzione di Cascina Gilli nel Basso Monferrato si assesta sulle 120 mila bottiglie all’anno, frutto della vinificazione pressoché totale di vitigni autoctoni, ad accezione dell’internazionale Chardonnay, su una superficie totale di 18 ettari. Di queste, circa 9-10 mila bottiglie finiscono complessivamente in grande distribuzione. “Dal mio punto di vista – evidenzia ancora Francesca Schiavo – la Gdo rischia di svalutare il prodotto esposto, soprattutto quando è in offerta. Bottiglie di annate non recenti finiscono in promozione a prezzi stracciati, che non rispecchiano il reale valore del prodotto, pur essendo questo ancora stabile, conservando tutte le caratteristiche iniziali. Io stessa considero vino di qualità quello che si assesta sui 9-10 euro. Quindi diventa un problema vedere i propri prodotti sugli scaffali a 6-7 euro. Con Carrefour, del resto, noi concordiamo solo il prezzo pieno”.

Ma la rappresentante di Cascina Gilli riconosce d’altro canto anche i vantaggi della Gdo. “Essendo noi una piccola realtà – ammette Francesca Schiavo – non sempre risulta facile pubblicizzarsi facendo leva esclusivamente sulle proprie forze”. Ecco dunque che il supermercato diventa una vetrina importante, “per l’ampio pubblico che lo frequenta, sempre molto variegato in termini d’età, di professione, di estrazione sociale”.

I SEGRETI DEL RUCHE
Pare invece più ‘confortevole’ la convivenza con la Gdo tratteggiata da Emiliano Morando (nella foto sotto) della Ferraris Agricola, azienda giunta alla terza generazione di produttori di Ruchè a Castagnole Monferrato. Ruchè, ovvero la più piccola Docg in Piemonte, neppure 1 milione di bottiglie totali, spalmate su 40 produttori di cui forse solo una decina pronti a portare questo vino nel mondo. La Luca Ferraris, da ormai 15 anni, è una di queste. Esportando in 23 Paesi parte delle 180 mila bottiglie prodotte annualmente. Trenta ettari vitati a conduzione famigliare, di cui il 70% a Ruchè Docg, di cui vengono prodotte tre versioni. Quella “base” è destinata a finire sugli scaffali della catena francese Carrefour e del gruppo padovano – ma veneziano d’azione – Pam. Generando un giro d’affari che interessa il 50% della produzione totale dell’azienda.

“Ferraris – spiega Emiliano Morando – a differenza di tante altre aziende divenute ‘popolari’ grazie al canale ho.re.ca. e solo in seguito sbarcate in Gdo, ha deciso di percorrere la strada inversa. Infatti, con una grande distribuzione controllata, siamo riusciti a introdurre il nostro Ruchè ‘Bric d’Bianc’, entrando in una nicchia delle loro selezioni, riuscendo così a promuovere una Denominazione nata come Doc nell’87 e divenuta molto velocemente Docg, nel 2010. Il nostro è uno di quei casi in cui il supermercato, abile a servire il cliente in modalità ‘one stop, one shop’, ha conferito valore aggiunto alla produzione. Oggi – continua Morando – questa scelta controcorrente ci permette di avere richieste da svariati ristoratori, proprio perché siamo presenti e dunque riconoscibili in grande distribuzione. Abbiamo usato la recettività della Gdo per promuovere l’intera Docg”.

In questo momento il Ruchè Bric d’Bianc della Luca Ferraris Agricola è in vendita a un prezzo di rotazione di 10,99 euro, con picchi promozionali che, per contratto, non scendono mai sotto i 7,99 euro. “In tante altre realtà piemontesi, come per esempio quella della Barbera d’Asti – spiega Emiliano Morando – l’alto numero di produttori ha fatto sì che la produzione fosse di conseguenza tra le più svariate: andiamo dal mediocre alla vera eccellenza. La fortuna del Ruchè è che siamo in pochi a produrlo e il prezzo viene del tutto controllato dai produttori. Per questo non si troveranno mai dei Ruchè con dei prezzi assurdamente bassi per necessità di svuotare delle cantine”. La stessa Cantina Sociale che opera a Castagnole Monferrato, per ammissione di Morando, “non pratica questa politica”.

“Oggi i vini al supermercato stanno prendendo molto piede in tutta Europa – continua il rappresentante della Ferraris – e credo che gruppi come Coop, come Aldi, come Rewe stanno oggi promuovendo i più grandi nomi del vino Made in Italy. Da un certo punto di vista dico ‘purtroppo’, perché muore tutto l’aspetto romantico legato al vino e al piccolo retailer. Io spero che non accada quello che è successo in America, col fallimento delle politiche dei grandi centri commerciali. Ad oggi la Gdo di qualità è comunque in grado di offrire prodotti validissimi a prezzi sicuramente più vantaggiosi rispetto a canali di vendita di struttura più modesta. Al momento, dunque, non demonizzerei la grande distribuzione organizzata”. Un colpo al cerchio e uno alla botte, insomma. Finché dura.

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Vini al supermercato

Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne, Tre Monti Srl

(3,5 / 5) Ecco il “vino del supermercato”. Questa volta in senso letterale. Sotto la nostra lente di ingrandimento finisce oggi un prodotto “Grandi Vigne”, private label della catena di ipermercati Iper. Nello specifico, il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne prodotto per Finiper dall’azienda agricola Tre Monti Srl di località Bergullo, in provincia di Imola. Vendemmia 2014. Trattandosi di un vino “superiore” ha naturalmente una gradazione maggiore rispetto alla versione base: il titolo alcolometrico è 13%. Nel bicchiere, il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne si presenta rosso rubino, limpido, trasparente e luminoso. Al naso i profumi risultano abbastanza intensi, di mirtillo e mora.

Ma si percepisce anche un delicato profumo di rosa appassita. All’assaggio, il vino è molto caldo: il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne ha anche un tannino deciso, che lascia una leggera astringenza, smorzata però dall’alcolicità, che tuttavia gli conferisce un carattere austero. Proprio per questa struttura, a differenza di un Sangiovese base, consigliamo di abbinare il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne con pietanze particolarmente grasse e succulente, quali primi piatti con sughi elaborati, bolliti, formaggi stagionati, salumi. Il nostro giudizio complessivo è che il Sangiovese di Romagna Doc Superiore Mazzolano Grandi Vigne sia un vino sufficientemente equilibrato.

Un vino conviviale per un pasto con gli amici, ma senza esagerare. Perché l’alcolicità è presente, ed il passo a ritrovarsi a cantare “Evviva la Romagna, Evviva il Sangiovese”, è breve! Si tratta di un vino prodotto con uve raccolte a mano, a fine settembre, vinificate in acciaio. Il Sangiovese è il vitigno più rappresentativo della regione Emilia Romagna, in Italia rappresenta circa l’11% della superficie vitata e anche all’estero ha una discreta diffusione. Giacomo Tachis, grande enologo italiano, sostiene che il Sangiovese sta all’Italia come il Cabernet alla Francia. Iper, per la sua linea Grandi Vigne, ha radunato ben 27 produttori provenienti da quasi tutte le zone vitivinicole e dal 2011 conta anche la linea Grandi Vigne Bio, permettendo così anche ai piccoli produttori, come l’azienda agricola Tre Monti Srl, di crescere economicamente e professionalmente. Una realtà, la Tre Monti Srl, a conduzione familiare. Nasce negli anni Settanta, si sviluppa su due poderi per 55 ettari complessivi, divisi tra la provincia di Imola e il Riminese. Produce anche una linea senza solfiti e prodotti bio.

Prezzo pieno: 5,90 euro
Acquistato presso: Iper

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Vini al supermercato

Lambrusco Emilia Igt Otello 200, Cantine Ceci 1938

(4 / 5) Un Lambrusco non ordinario, per chi ha voglia di bere un vino strettamente legato alla tradizione agricola e contadina, che abbia tuttavia una marcia in più. E’ Otello 200, Lambrusco Emilia Igt delle Cantine Ceci Spa di Torrile, Parma. Un vino frizzante equilibrato e beverino, di cui t’innamori non appena versato nel calice. Qui mostra immediatamente una spuma accattivante, tutt’altro che timida, anzi pomposa e vanitosa. Tanto da sembrare ottenuta dalla spremitura d’un pugno di more. Una schiuma che per consistenza ricorda quella del mare, se non fosse d’un viola accesso.

Dal calice, dove si presenta d’un rosso profondo, impenetrabile, si propagano profumi allettanti e persistenti, di mora appunto. Ma anche di lampone e fragoline di bosco. Tutte percezioni che si ritrovano poi in bocca. Al palato tutto il gusto della frutta, cui si accosta delicatamente (ma sempre più “prepotentemente”, col passare dei secondi) una vena sapida deliziosa e persistente. Una beva facile e invitante, che anticipa un finale lungo, deciso, fresco. Perfetto accompagnamento, il Lambrusco Emilia Igt Otello 200 della Cantine Ceci Spa, di antipasti a base di salumi non solo della tradizione Parmense ed emiliana.

Un Lambrusco transregionale, adatto anche a tutto pasto, da servire a un temperatura di 8-10 gradi. Come si evince dal sito aziendale delle Cantine Ceci Spa, era il 1938 quando Otello Ceci, famoso oste della nebbiosa bassa parmense si accorse che nella sua piccola trattoria oltre a degustare ottimi culatelli e salami, la gente “impazziva” per lo scurissimo lambrusco servito nelle scodelle. Anno dopo anno, quel meraviglioso rito della pigiatura ad ottobre è divenuto il mestiere suo e dei suoi figli. Tanto che i quasi 400 migliori viticultori della zona facevano a gara per vendergli il meglio del loro raccolto.

Negli anni Novanta, grazie all’apporto di nipoti e pronipoti, nascono “prodotti che nessuno aveva mai immaginato di realizzare”. Per citarne uno, il Lambrusco “Terre Verdiane”, divenuto di fatto uno dei Lambruschi più diffusi e apprezzati nella ristorazione italiana. Nel 2003, dopo anni di sperimentazioni in vigna, nasce “Otello Oro NerodiLambrusco”, che la famiglia Ceci definisce “una scommessa”. Certamente vinta, così come quella della produzione destinata a finire sugli scaffali dei supermercati italiani, aggiungendo valore a tutto il comparto vini della Gdo.

Prezzo pieno: 8,49 euro
Acquistato presso: Iper

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Toscana, Cantine Aperte di Cristallo: tutto pronto per la seconda edizione

Quando il vino di qualità incontra un calice di pregiato cristallo si aprono le cantine. E’ quello che succederà in Toscana il 5 marzo, a Colle di Val d’Elsa, bellissimo borgo in provincia di Siena, con la seconda edizione di Cantine Aperte di Cristallo, l’evento promosso dal Movimento Turismo del Vino Toscana e dal Consorzio del Cristallo in collaborazione con i sommelier dalla Fisar delegazione Siena Val d’Elsa. Il borgo senese sarà caratterizzato in questa giornata dalla presenza di cantine da tutta la Toscana che presenteranno le proprie eccellenze nei calici di cristallo realizzati dai mastri molatori di questo vero e proprio distretto famoso in tutto il mondo per l’arte di lavorare questa materia prima che si sposa da sempre con il vino.

«Dopo il successo della passata edizione – spiega il presidente del MTV Toscana, Violante Gardini – abbiamo voluto dare seguito a questo appuntamento che permette non solo di scoprire da vicino in un’unica occasione oltre venti aziende fiore all’occhiello dell’enologia toscana, ma anche quella ancora più rara di entrare nelle cristallerie che solo per questa giornata permetteranno agli appassionati di essere visitate e apprezzate per la tradizione artigianale che si lega a questo posto famoso in tutto il mondo per il cristallo».

IL PROGRAMMA

Dalle 10 alle 18 del 5 marzo le cristallerie aderenti al progetto saranno aperte accogliendo i “wine lovers” e tutti gli appassionati con dei kit di degustazione che prevedono, tra le altre cose, un calice speciale di cristallo che potrà essere anche personalizzato sul momento e la mappa di tutti i punti di assaggio dislocati tra il centro storico e i quartieri della città. Il visitatore quindi potrà prima apprezzare le numerose imprese di cristallo della capitale italiana di questo settore potendo anche acquistare a prezzi speciali non solo i bicchieri, ma anche tutta l’oggettistica realizzata, per poi quindi scoprire le migliori aziende vitivinicole della Toscana assaggiando e con la possibilità di acquistare direttamente sul posto. «Una collaborazione questa tra MTV Toscana e Consorzio del Cristallo di Colle Val d’Elsa che ha suscitato molta curiosità già nella passata edizione – spiega il vicepresidente dell’MTV Toscana, Federico Taddei – e che è il binomio inscindibile tra due eccellenze toscane, il vino e il cristallo».
 
LE DEGUSTAZIONI
I sommelier della locale delegazione della Fisar accompagneranno gli appassionati alla scoperta dei migliori vini regionali con momenti di degustazione, o semplicemente raccontando i singoli prodotti nei banchi d’assaggio all’interno delle cristallerie e del museo del cristallo. Dal canto suo il Consorzio del Cristallo, associazione di produttori sorta con l’obiettivo di promuovere non solo l’arte di molare di questo distretto, ma anche le bellezze artistiche e paesaggistiche, ha aderito con molto entusiasmo a questa nuova edizione di Cantine Aperte di Cristallo.
Se da un lato infatti gli addetti del vino spiegheranno le peculiarità di questo prodotto, dall’altro i molatori e gli imprenditori del settore cristallo racconteranno i segreti di questa vera e propria arte che vede in Colle di Val d’Elsa uno dei principali poli produttivi a livello mondiale. In collaborazione con le cristallerie aderenti sono promossi dei veri e propri tour per mostrare i principali passaggi della produzione di cristallo. Una occasione unica per vedere da vicino i forni accesi e le macchine in funzione, l’arte di soffiare a bocca il cristallo e la possibilità di far incidere il proprio nome sul calice da degustazione.
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Vini al supermercato

Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc, Tenute Achilli

(3 / 5) Perché i vini dell’Oltrepò Pavese non compaiono mai sulle carte dei vini dei ristoranti stellati? Pagano forse lo scotto di una brutta nomea? Cerchiamo di capirci di più. Ci riproviamo con l’ennesima recensione di un vino proveniente dalla Doc in questione. In particolare con il Pinot Nero Doc frizzante vinificato in bianco dalle Tenute Achilli Società Agricola di Santa Maria della Versa, in provincia di Pavia. Acquistato, per la verità, a un prezzo “stracciato”.

Diciamocelo tra i denti: quando si apre una bottiglia il cui prezzo è al di sotto dei tre euro non si possono avere grandi aspettative. Ma siamo qui anche per sfatare ogni tabù, nella speranza di scovare prodotti interessanti a buon prezzo. E il Pinot Nero Doc frizzante vinificato in bianco delle Tenute Achilli ci è riuscito. Vediamo perché. Lo versiamo nel calice e il colore scatena discussioni. Il Pinot nero vinificato in bianco generalmente ha un colore giallo paglierino scarico con riflessi verdolini.

Quello delle Tenute Achilli ha una vena tendente al rosa tenue. Forse un prolungato contatto del mosto con le bucce? L’azienda, peraltro, produce anche un Pinot Nero Doc vinificato in rosa. Il perlage però ci convince: mediamente fine e molto persistente. All’olfatto si presenta con note fruttate di mela e pera, ma anche delicatamente floreale. Vino secco, sapido e fresco, assolutamente equilibrato. Il finale è lungo e invitante. Insomma, colore a parte (elemento che molti consumatori ordinari non avrebbero considerato) questo Pinot nero vinificato in bianco si dimostra vino abbinabile a tutto pasto, ma in particolare consigliato con risotti, carni bianche e pesce.

Le Tenute Achilli di Santa Maria della Versa nascono addirittura prima dell’unità d’Italia, nel lontano 1847. Producono una vasta gamma di vini e distillati da vigneti che, in questa fetta di provincia di Pavia, godono di un’ottima esposizione solare, atta alle produzioni del vasto disciplinare dell’Oltrepò. Onestamente, chiarirsi le idee sui vini dell’Oltrepò è operazione complessa. Resta aperta, in questo caso, la domanda sul colore. Ed è difficile constatare l’effettivo valore di un prodotto come il Pinot Nero pavese in vendita al supermercato, dal momento che bottiglie più costose e già recensite non offrono poi così tante emozioni in più rispetto a questa, che rasenta il primo prezzo. Per il Pinot Nero vinificato in bianco delle Tenute Achilli, basta pensare al prezzo risicato – 2,79 euro – per buttarne giù un altro sorso senza pretendere orgasmi enologici. La stessa “modalità”, insomma, con la quale abbiamo degustato (e giudicato) altri vini in vendita al supermercato. Del resto, non serve molto più di un semplice “pinottino” per brindare al bar con gli amici. Cin cin.

Prezzo pieno: 2,79 euro
Acquistato presso: Supermercati SuperDì

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Vini al supermercato

Chianti Classico Docg Riserva 2009, Tenute Piccini

(3,5 / 5) Dici Chianti e inizi a respirare aria di Toscana. Ma il Chianti Classico Docg Riserva 2009 Tenute Piccini riesce a farci sognare? Noi di vinialsupermercato.it lo abbiamo provato per voi. Cominciamo col dire che ci mette un po’ ad esprimersi, quindi consigliamo di aprirlo circa un’ora prima di consumarlo. L’uvaggio utilizzato per produrlo è 100% Sangiovese, la gradazione alcolica 13%. Il Chianti Classico DOCG Riserva 2009 Piccini ha un colore rosso rubino con riflessi granati all’unghia, limpido e con discreta trasparenza. Al naso la frutta risponde, ma attendiamo altri sentori oltre a quello immediato della ciliegia. Finalmente arrivano anche note floreali e boisè a renderlo un po’ più complesso.

Al palato lo troviamo leggermente sotto corpo, ma rotondo e vellutato con i suoi tannini morbidi. Vino fresco, complessivamente di beva piacevole ed equilibrata, le note fruttate sono comunque prevalenti. Servito a 18° si abbina a carni rosse, arrosti e formaggi stagionati. Il Chianti Classico Docg Riserva 2009 Tenute Piccini, che si presenta in Gdo con un prezzo al di sotto dei sei euro, lo collochiamo nella cosiddetta fascia media che garantendo un buon rapporto qualità prezzo può accontentare diversi palati. Lo stesso Gambero Rosso lo ha premiato con due bicchieri per l’ottimo rapporto qualità prezzo.

Un Chianti Classico Docg comunque leggero, che per consumatori più esigenti manca un po’ nello “sprint”. Il Chianti Classico Docg Riserva 2009 viene affinato per 12 mesi in botti di rovere e per altri tre mesi in bottiglia. Il Gallo Nero è il simbolo del Chianti Classico, che si differenzia dagli altri per la zona di origine classica di produzione, il cugino Chianti lo possiamo trovare prodotto per esempio anche nei dintorni di Pisa. Le Tenute Piccini si trovano in Località Piazzole a Castellina in Chianti (Siena). La loro storia conta già ben quattro generazioni. Si tratta di un’azienda capillarmente distribuita in Italia e all’estero. Una curiosità interessante: le Tenute Piccini sono tra le prime cantine ad aver fiutato il business nascente del wine truck. Muniti di cinque ape car, che sono tornati tanto di moda, alcuni incaricati stanno girando l’Italia in lungo e in largo per proporre degustazioni itineranti. Addirittura lo scorso ottobre a bordo di una mini rover hanno oltrepassato la Manica, per portare i loro vini a Londra e a Manchester. Insomma, non c’è segmento di mercato che sfugga al loro attento marketing. E in qualche modo, per rispondere al nostro primo interrogativo: la Toscana c’è.

Prezzo pieno: 5,99 euro
Acquistato presso: Supermercati SuperDì

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Vini al supermercato

Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc gran cuvèe storica, Cantine Giorgi

(4 / 5) Cantine Giorgi della frazione Camponoce di Canneto Pavese a cercare di migliorare la “doc” reputation, con il loro Pinot Nero OP Doc frizzante vinificato in bianco a partire già dalla scelta della bottiglia renana personalizzata, che non passa inosservata al supermercato, esattamente come il suo posizionamento prezzo. Il Pinot Nero Oltrepò Pavese Doc frizzante vinificato in bianco delle Cantine Giorgi, oggi sotto la nostra lente di ingrandimento, è il top di gamma sullo scaffale del supermercato che abbiamo visitato con uno scarto medio di prezzo di quattro o cinque euro rispetto allo stesso prodotto di altre cantine. È anche il solo Pinot Nero OP Doc frizzante bianco vendemmia 2015, a testimonianza probabilmente dell’elevata rotazione del prodotto presso questo supermercato, ma anche forse di una esposizione “prematura”.

Nel calice Pinot Nero OP DOC frizzante vinificato in bianco si presenta di un giallo paglierino con riflessi verdolini. Il perlage è mediamente fine e di buona persistenza. Al naso sentori delicati di mela, pesca e qualche nota agrumata, in linea con altri prodotti di questo vigneto che più di tanto, in certe tipologie di vinificazione non riesce ad esprimere. In bocca si presenta sapido e con una vivace acidità probabilmente accentuata dalla giovane età. Un vino complessivamente armonico ed elegante, con un finale lungo: per gli amanti dei vini frizzanti un buon prodotto.

Il Pinot Nero OP DOC frizzante vinificato in bianco si abbina ad aperitivi, antipasti, piatti a base di pesce, sicuramente servito alla temperatura di 8-10 gradi, sarà un fresco aperitivo estivo sulle nostre tavole beneficiando anche di un affinamento un po’ più lungo. Le uve 100% Pinot Nero utilizzate per il Pinot Nero OP DOC frizzante vinificato in bianco delle Cantine Giorgi vengono pressate con una spremitura soffice e il mosto fiore con una resa del 55% di resa viene separato immediatamente dalle seconde e dal torchiato. La fermentazione avviene con l’ausilio di lieviti selezionati a temperatura controllata in serbatoi di acciaio. Le Cantine Giorgi della frazione Camponoce di Canneto Pavese, presenti dal 1970 hanno raccolto una serie di riconoscimenti per altre denominazioni e i tre bicchieri Gambero Rosso per il loro Pinot Nero nella versione Metodo classico DOCG.

Prezzo pieno: 7,90 euro
Acquistato presso: Iper
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Vini al supermercato

Gattinara Docg 2010, Azienda Agricola Bianchi

(4 / 5) Prendi il Nebbiolo. Coltivalo a Vercelli. E otterrai il Gattinara. La ricetta, in realtà, non è così semplice. Di vero c’è che uno degli uvaggi principi d’Italia, il Nebbiolo che dalle parti di Cuneo dà vita a Barolo e Barbaresco, viene allevato (tanto per rimanere in Piemonte) anche al confine con la Lombardia. In provincia di Vercelli, a poco più di un’ora da Milano. Per l’esattezza in un piccolo Comune di 8 mila anime, Gattinara per l’appunto. Toponimo di una delle più affascinanti Docg italiane. Avrete capito dunque che sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce oggi il Gattinara Docg 2010 dell’Azienda Agricola Bianchi, con sede a Sizzano, in provincia di Novara.

Un vino sorprendente, vera e propria scommessa dell’anno dell’insegna di supermercati Il Gigante Spa, che l’ha introdotta sul finire del 2015 tra i vini della selezione piemontese, assieme al “cugino” Ghemme. Il Gattinara Docg 2010 Azienda Agricola Bianchi si versa nel calice inebriandosi di profumi assieme floreali e fruttati. Il vetro si colora d’un rosso rubino che invita alla beva, tanto è intrigante. Al naso volano eteree note speziate di vaniglia, in un concerto di fiori come la violetta e piccoli frutti a bacca rossa, come il lampone e il ribes. Si percepisce inoltre il raro sentore di cachi, con grande sorpresa per chi s’appresta alla degustazione.

Al palato, il Gattinara Docg 2010 Bianchi è deliziosamente elegante. Caldo, asciutto, di corpo. Coi frutti rossi che tornano a fare capolino, in un finale che sa apprezzare particolarmente chi ama vini che subiscono affinamento in legno. Un capitolo a parte merita appunto la tannicità, ovvero la sensazione di “astringenza” provocata dai tannini. Definire questo Gattinara “tannico” è corretto, ma va spiegato perché: pur essendo stato vendemmiato nel 2010 e posto in commercio al termine di 24 mesi di affinamento in botti di rovere e ulteriori 12 in bottiglia, riteniamo corretto valutare le potenzialità future di questo Gattinara.

“Tannico”, dunque, per quella leggera dominanza tannica tipica di vini strutturati come questo, da considerare in definitiva un ottimo prodotto, pronto alla beva nell’anno in corso (2016), ma con sorprendenti margini di miglioramento futuri. Ottima l’acidità, che lo rende vino decisamente fresco; e perfetta la sapidità, con percezione salina piacevole, che aggiunge freschezza alla beva. Buono anche il quadro delle sensazioni retro olfattive, in un finale intenso, fine (elegante), e persistente. La bottiglia va aperta un’ora prima della consumazione e quindi abbinata a carni in umido, all’arrosto o alla griglia.

Questo Gattinara è perfetto, per esempio, con l’osso buco alla milanese. L’Azienda Agricola Bianchi di Sizzano, Novara, sceglie per la sua produzione le migliori uve provenienti dalle vigne di proprietà sul territorio di Gattinara. Una famiglia, quella dei Bianchi, che ha il vino nel sangue: dal 1500 l’avo Carlo Antonio Bianchi possedeva vigneti a Sizzano, capaci di produrre vini che ricevettero successivamente l’elogio – nel 1845 – addirittura da Camillo Benso Conte di Cavour. Oggi la Cantina Bianchi è gestita da Paolo Tealdi Bianchi e dalla madre Eva Bianchi. Ventuno ettari di vigneti, la cui produzione viene esportata per la metà fuori dai confini nazionali, in tutto il mondo.

Prezzo pieno: 13,40 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Flavonoidi e antociani: così il vino aiuta a non fare “cilecca”

Bere vino danneggia la salute? Un bicchiere al giorno è consigliabile? I dubbi sono tanti visto che si scopre tutto e il contrario di tutto. L’unica certezza è che tra Oms, enti, riviste, università, associazioni di settore, con cadenza regolare ci viene comunicato il risultato degli effetti sulla salute o sulla psiche del consumo di vino. Talvolta queste ricerche fanno sorridere. L’ultima parola spetta però ad alcuni ricercatori americani. Secondo alcuni ricercatori, come riporta “The American Journal of Clinical Nutrition”, a sua volta citato dalla rivista GQ, il consumo di vino inciderebbe sulla “riuscita” (o meno) delle prestazioni sessuali. Secondo questa ricerca, l’assunzione di vino e di frutti rossi, abbinata a regolare attività fisica, ridurrebbe del 21% il rischio della cosiddetta “cilecca”. Il merito di tutto ciò risiederebbe nei flavonoidi e negli antociani, elementi contenuti in diversi alimenti, ma in elevate concentrazioni del vino.

Sarà per questo che capita sempre più frequentemente di vedere donne nella corsia dei vini? Saranno forse in cerca di rimedi per i loro partner? “Il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione”, scriveva Ovidio. Forse anche lui ci aveva visto lungo. Nel dubbio, continuiamo a bere il nostro bicchiere al giorno, ancora meglio se di un buon vino di cui trovate recensione sul nostro blog vinialsupermercato.it. Possibilmente andando a comprarlo a piedi. Così anche l’attività fisica è fatta.

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Milano capitale dei vini autoctoni: giovedì l’evento di Go Wine all’Hotel Michelangelo

Cos’è un vino autoctono? L’associazione Go Wine inaugura l’anno 2016 a Milano con una serata dedicata ai vini autoctoni italiani, in programma giovedì 21 gennaio presso le sale dell’Hotel Michelangelo, in via Luigi di Savoia 6. Il riferimento è al libro “Autoctono si nasce…”, pubblicato da Go Wine Editore, nonché ad altre iniziative che hanno sempre visto l’associazione di Alba privilegiare la cultura e la comunicazione in favore dei vitigni e dei vini “di territorio”. Il banco d’assaggio vedrà protagonista una qualificata selezione di aziende italiane direttamente presenti. Un’Enoteca completerà il panorama della degustazione. Appuntamento dunque con un’importante selezione di vini, espressione di terroir nascosti e depositari di sapori nuovi, per un irripetibile viaggio tra i più insoliti e rari autoctoni italiani. Il costo della degustazione per il pubblico è di 18 euro (12 euro per i Soci Go Wine, soci associazioni di settore 15 euro).

L’ingresso sarà gratuito per coloro che decideranno di associarsi a Go Wine direttamente al banco accredito della serata.  L’iscrizione sarà valevole fino al 31 dicembre 2016. Per una migliore accoglienza è consigliabile confermare la presenza alla serata ed il numero degli eventuali accompagnatori all’Associazione Go Wine, telefonando al numero 0173-364631, oppure inviando un fax al numero 0173-361147 o una e-mail a stampa.eventi@gowinet.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. entro le ore 12 di giovedì 21 gennaio 2016.

Programma:
Ore 16,00 -18,30: Anteprima: degustazione riservata esclusivamente ad un operatori professionali
(giornalisti, enoteche, ristoranti, wine bar).
Ore 18,30 – 22,00: Apertura del banco d’assaggio al pubblico di enoappassionati. Nel corso della serata breve conferenza di presentazione.

Hanno aderito al banco d’assaggio:
Accadia – Serra San Quirico (An); Agrinatura – Andria (Bt); Aimasso F.lli – Diano d’Alba (Cn); Antica Cantina Sant’Amico – Morro d’Alba (An); Antica Cascina dei Conti di Roero – Vezza d’Alba (Cn); Benforte – Cupramontana (An); Bonsegna – Nardò (Le); Bottega del Vino Dogliani Docg – Dogliani (Cn); Cà Biasi – Breganze (Vi); Cà del Bric – Montaldo Bormida (Al); Cà Ronesca – Dolegna del Collio (Go); Cantina Ornina – Castel Focognano (Ar); Castello di Grillano – Ovada (Al); Carpante – Usini (Ss); Cascina Gentile – Capriata d’Orba (Al); Cascina Gilli – Castelnuovo Don Bosco (At); Cascina Gnocco – Mornico Losana (Pv); Cascina La Signorina – Ovada (Al); Caves Cooperatives de Donnas – Donnas (Ao); Cincinnato – Cori (Lt); Claudio Cipressi – San Felice del Molise (Cb); Consorzio Ovada docg – Ovada (Al); Marisa Cuomo – Furore (Sa); De Tarczal – Isera (Tn); Dionigi – Bevagna (Pg); Giacobbe Alberto – Paliano (Fr); Gigante Adriano – Corno di Rosazzo (Ud); Graunar – San Floriano del Collio (Go); Hollborn di Giovanni Brignolio – Moncalvo (At); La Bioca – Serralunga d’Alba (Cn); Le Strette – Novello (Cn); Le Strie – Teglio (So); Lunae Bosoni – Ortonovo (Sp); Mancinelli Stefano – Morro d’Alba (An); Marenco – Strevi (Al); Marengoni Silvio, Lino & Flavio – Ponte dell’Olio (Pc); Marini Salvatore – S. Demetrio Corone (Cs); Miotti Firmino – Breganze (Vi); Morra Diego – Verduno (Cn); Moschioni – Cividale del Friuli (Ud); Musso Valter – Barbaresco (Cn); Petruz Maria – Cormons (Go); Piandaccoli – Lastra a Signa (Fi); Pileum – Piglio (Fr); Rivetti & Lauro – Tirano (So); Rivetti Mario – Alba (Cn); Rocca Rondinaria – Rocca Grimalda (Al); Rocco di Carpeneto – Carpeneto (Al); Scubla Roberto – Premariacco (Ud); Stanig – Prepotto (Ud); Tenuta Casteani – Gavorrano (Gr); Tenuta Cavalier Pepe – Sant’Angelo all’Esca (Av); Tenuta di Tavignano – Cingoli (Mc); Tenuta Fulcera – Bertinoro (Fc). Selezione di Ruchè di Castagnole Monferrato, a cura del Consorzio di Tutela.

I vitigni protagonisti:
Aglianico (Campania); Albana (Emilia Romagna); Albarossa (Piemonte); Arneis (Piemonte); Barbera (Piemonte); Bellone (Lazio); Bombino Bianco (Puglia); Bombino Nero (Puglia); Cagnulari (Sardegna); Cannonau (Sardegna); Cesanese (Lazio); Coda di Volpe (Campania); Croatina (Lombardia); Dolcetto (Piemonte);  Favorita (Piemonte); Foja Tonda (Toscana); Freisa (Piemonte); Friulano (Friuli); Gaglioppo (Calabria); Gamba di Pernice (gambarossa) (Piemonte); Grignolino (Piemonte); Groppello (Veneto); Lacrima di Morro (Marche); Malvasia (Emilia Romagna e Friuli); Malvasia di Schierano (Piemonte); Malvasia Nera (Toscana); Magliocco (Calabria); Marzemino (Trentino); Moscato di Canelli (Piemonte); Moscato Giallo (Trentino); Nebbiolo (Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia); Nascetta (Piemonte); Negroamaro (Puglia); Nero Buono di Cori (Lazio); Nero di Troia (Puglia); Ortrugo (Emilia Romagna); Passerina del Frusinate (Lazio); Pecorino (Marche); Pelaverga (Piemonte); Pignolo (Friuli); Pollera Nera (Liguria); Primitivo (Puglia); Pugnitello (Toscana); Refosco dal Peduncolo Rosso (Friuli); Ribolla Gialla (Friuli); Ripoli-Fenile-Ginestra (Campania); Ruchè (Piemonte); Sagrantino (Umbria); Sangiovese (Emilia Romagna e Toscana); Schioppettino (Friuli); Tintilia (Molise); Uva Mornasca (Lombardia); Verdicchio (Marche); Vermentino (Liguria e Toscana); Vespaiolo (Veneto).

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Frappato Doc Vittoria 2014, Judeka

(4 / 5) Mai pensato di abbinare un vino rosso al pesce? Il Frappato Doc Vittoria fa al caso vostro. Per le sue caratteristiche è abbinabile a scampi, tonno, spigola, sushi. Ma non per questo disdegna l’accostamento a carpacci di vitello e formaggi freschi. Un vino eclettico, insomma, il Frappato Doc Vittoria dell’Azienda Vitivinicola Judeka, giovane realtà siciliana che si è affacciata prepotentemente sul panorama della distribuzione organizzata italiana. Etichette colorate e accattivanti, ma anche solidi contenuti.

Versato nel calice, il Frappato Doc Vittoria Judeka si veste di un rosso rubino tenue, ma acceso. Al naso giungono dapprima note floreali (rosa e viola) e fruttate di ciliegie, more e fragole, che poi lasciano spazio a sentori speziati di liquirizia dolce e zafferano. In bocca è asciutto, di corpo, caldo a livello d’alcolicità e rotondo. Ottima l’acidità, che rende questo Frappato fresco. Molto piacevole la sensazione salina data da una sapidità capace di aggiungere freschezza alla beva, che richiama nuovamente i frutti rossi. Il tannino è elegante, in un quadro giustamente tannico.

Il finale persistente, sapido. Ottimo prodotto per qualità prezzo, il Frappato Doc Vittoria Judeka è in definitiva molto più di una semplice bottiglia acquistabile al supermercato, costituendo per i neofiti una bella occasione di sperimentare un vino rosso col pesce. La vinificazione avviene in maniera tradizionale, con macerazione delle bucce per 6-8 giorni a 20-22°, in vasche d’acciaio inox. Seguono 6 mesi di affinamento in cemento. L’azienda Vitivinicola Judeka nasce nel 2007 a Caltagirone, Catania, dall’idea di un gruppo di giovani imprenditori siciliani, guidati da Valentina Nicodemo, a cui viene riconosciuta “una leadership da vero battistrada”. “L’azienda – si può leggere sul sito Internet aziendale – in origine si caratterizza per la sua struttura leggera. Tale forma viene man mano modificata, all’inizio con l’acquisizione dei primi terreni, subito dopo con l’impianto dei vigneti, ed infine con la realizzazione della cantina”. Un gruppo di giovani che oggi una certezza in più: quella di aver costruito il proprio vissuto “in una terra magica”, con l’auspicio “che si trasformi nella speranza per tutti i giovani siciliani” come loro.

Prezzo pieno: 9,99
Acquistato presso: Il Gigante

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Cambio al vertice dell’Associazione Donne del Vino: Donatella Cinelli Colombini è la nuova presidente

E’ stata accolta con soddisfazione dal Movimento Turismo del Vino Toscana l’elezione di Donatella Cinelli Colombini alla carica di presidente nazionale dell’Associazione Donne del Vino. “Una notizia che le aziende del Movimento accolgono con grande entusiasmo vista la vicinanza di Donatella Cinelli Colombini alla nostra realtà e che sicuramente contribuirà ancora di più alla crescita del turismo enogastronomico che proprio negli ultimi anni ha visto un grande sviluppo anche grazie al ruolo delle donne”. Questo il primo commento del Movimento Turismo del Vino Toscana.

“Dalla fondatrice del Movimento Turismo del Vino e creatrice di eventi come Cantine Aperte – sottolinea Violante Gardini, presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana – ci aspettiamo una forte collaborazione convinti che la sinergia sia alla base di un miglioramento nella promozione e comunicazione del vino italiano e poter avere un filo diretto con l’associazione che raggruppa le tante donne del vino in Italia sarà sicuramente positivo per la crescita della conoscenza del vino anche nel consumatore femminile”.

Donatella Cinelli Colombini, titolare della cantina Casato Prime Donne di Montalcino guiderà quindi le Donne del Vino italiane per il prossimo triennio 2016-2019. Nata in una delle maggiori famiglie produttrici di Brunello di Montalcino, Donatella Cinelli Colombini ha guidato fino al 2001 il Movimento Turismo del Vino del quale è stata socia fondatrice e dove ha creato e promosso l’evento Cantine Aperte, che si tiene ogni anno nell’ultima domenica di maggio, e Calici di Stelle, che si svolge nel mese di agosto. Due importanti appuntamenti che riscuotono sempre più successo e che, anno dopo anno, hanno decretato il successo del turismo enogastronomico che oggi riguarda più di cinque milioni di follower.

Tra i tanti progetti professionali legati al vino, Donatella Cinelli Colombini nel 1998 ha fondato la sua azienda, che ha voluto chiamare Casato Prime Donne, dove ha creato un progetto e un premio legati alla valorizzazione del ruolo femminile nel settore enologico. Dal 2001 al 2011 è stata Assessore al Turismo nel comune di Siena dove ha ideato e supportato il programma Trekking Urbano, una forma di turismo sportivo in città a cui viene annualmente dedicata una giornata nazionale in oltre 50 capoluoghi di provincia italiani. Dal 2013 è Presidente del Consorzio del Vino Orcia e membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Vino Brunello di Montalcino. Gli oltre 80 soci del Movimento Turismo del Vino Toscana augurano un proficuo lavoro alla neoeletta presidente delle Donne del Vino rendendosi fin da subito disponibili a collaborazioni future tra le due associazioni.

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