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Calici di Stelle ad agosto: in piazza la costellazione del vino toscano

E’ una vera e propria costellazione quella che le decine di aziende vitivinicole toscane hanno disegnato nella mappa della Toscana. E’ così che il Movimento Turismo del Vino Toscana si prepara per la settimana che dal 6 al 14 agosto vedrà i festeggiamenti di Calici di Stellec in tutti i territori del vino toscano. Una intera settimana durante la quale le aziende aderenti al Mtv Toscana promuoveranno iniziative dal tramonto in poi per avvicinare, far conoscere e far divertire le migliaia di visitatori che in quei giorni approfitteranno dell’ormai tradizionale evento promosso in collaborazione con l’associazione Città del Vino. “Un grande appuntamento che ogni anno vede le nostre aziende protagoniste – spiega il presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana, Violante Gardini – e per quest’anno abbiamo deciso di presentarci come una costellazione, perché così pensiamo come Movimento le nostre aziende, una rete in grado di promuovere il sistema vino di questa regione che in quei giorni raggiungerà il picco di visitatori da tutto il mondo”. Cibo di strada con Calici di Stelle. E’ il tema pensato dal Movimento Turismo del Vino Toscana per questa edizione. Nella solo giornata del 10 agosto infatti, le tante aziende aderenti ospiteranno un produttore di cibo di strada in rappresentanza di un prodotto e una regione. Un abbinamento insolito che nasce dalla collaborazione per questa edizione del Mtv Toscana con l’associazione nazionale Streetfood che da anni ha rivalutato il cibo di strada certificandone la tradizione, l’origine e la storia. Ogni azienda ospiterà un produttore abbinando un vino. Dal classico panino con il lampredotto o con la porchetta, agli arancini e alle panelle siciliane, passando per i fritti marchigiani o le bombette di Alberobello.

IL PROGRAMMA
Dalle terre del Brunello a quelle del Nobile, passando per Chianti, Val d’Orcia e arrivando fino alla Maremma e alle coste nord della Toscana. Le tante aziende che prenderanno parte all’iniziativa (su www.mtvtoscana.com il programma dettagliato territorio per territorio) organizzeranno inoltre, nel periodo dal 6 al 14 agosto, numerose iniziative, dalla musica all’arte, passando per lo spettacolo, con degustazioni particolari che avranno come filo conduttore il cielo stellato della Toscana. Calici di Stelle è l’evento nato oltre dieci anni fa per promuovere il vino italiano durante il periodo estivo. Il 10 agosto di ogni anno, la notte di San Lorenzo, nelle piazze e nelle cantine italiane gli enoappassionati sono protagonisti del brindisi più atteso dell’estate. Movimento Turismo del Vino e Città del Vino, l’associazione dei comuni vitivinicoli d’Italia, si uniscono per dare vita ad un evento che si sviluppa con una miriade di appuntamenti, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Vino e offerta culturale, insieme alla magia dei territori sotto le stelle, sono l’abbinamento vincente della manifestazione, in una formula che unisce la filosofia del buon bere a eventi, spettacoli, design e arte.

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Brexit e Ue: nel mondo del vino c’è chi se ne frega

God save the wiine (doppia “i” voluta, adesso indovinate la pronuncia). E poi chi se ne frega della regina Elisabetta. Men che meno dei suoi sudditi, divisi tra leave o remain. Il vino unisce tutto. E tutti. Chiedetelo a Luisa Todini.

Presentazioni di rito lunghe come la Bibbia. Piene di contraddizioni a cui solo la fede (per l’anti politica) può dare una spiegazione. Logica, s’intende.

Dal 1994 al 1999 in Forza Italia come eurodeputata, viene proposta da Renzi come presidente di Poste Italiane nel 2014, pur essendo in quota Lega.

Ricopre nel contempo, dal 2012, l’incarico di consigliera nel CdA Rai, dal quale si dimette il 19 novembre 2014. Non prima d’aver votato contro il ricorso al decreto Irpef presentato dal governo italiano (presieduto da Renzi) nel mese di aprile: un ricorso che prevedeva il prelievo forzoso dalle casse dell’azienda televisiva per circa 150 milioni. Chapeau.

Ma è della Todini imprenditrice del vino che c’importa, in fondo. O no? A proposito, ultimo capitolo del curriculum: Luisa Todini è anche la titolare di Cantina Todini, che il 23 giugno ha annunciato a Londra la propria intenzione di “continuare a investire e a scommettere sul mercato britannico”.

DENTRO O FUORI
“Continuiamo comunque a investire in un luogo dove abbiamo sempre investito – dichiarava la Todini a un giorno del voto – e continuiamo a farlo anche ora. La mia speranza è che non ci sia la Brexit. Che tutti gli inglesi capiscano”. Secondo la Todini, il Regno Unito “continuerà a essere una piazza fondamentale per il made in Italy, anche con Brexit.

Io sono qui per raccontare un pezzo di territorio italiano, l’Umbria, e nello specifico Todi, presentando vini d’eccellenza a base di Sangiovese e Grechetto”. Grande risalto per queste dichiarazioni sui media italiani.

Così come grande risonanza è stata data dalla stampa italiana alla presentazione dei vini Todini in occasione di due eventi organizzati ad hoc: uno a Bianco43, ristorante al 43 di Greenwich Church street, Londra; l’altro al Novikov nel Mayfair, esclusivo distretto londinese. Presenti, tra gli altri, l’ambasciatore italiano Pasquale Terracciano e lo chef Giorgio Locatelli. Entrambi i ristoranti hanno i vini Todini in wine list.

“Per noi – evidenzia Luisa Todini al Sole 24 Ore – questo è un grande punto di arrivo, ma vuole essere anche un punto di partenza. Il mercato britannico ha riservato una calorosa accoglienza ai nostri vini Todini: nel giro di un anno, dopo il debutto nel 2015, i vini sono presenti in oltre 25 ristoranti su tutto il territorio, con una vendita di oltre 8 mila bottiglie prodotte da uve autoctone. L’intenzione ora è di ampliare la presenza a un numero ancora più grande di ristoranti e anche di arrivare sugli scaffali di una selezionata grande distribuzione. Le trattative sono già in corso”. Good save the (Todini) wiine.

IL BORDEAUX SALE, I BUYER GONGOLANO
Forse più preoccupazione regna in Francia. Secondo gli analisti economici del Regno Unito, il mercato del vino pregiato nel Regno Unito potrebbe registrare un arresto.

Brexit rende di fatto più costoso il vino dei Paesi Ue per gli acquirenti muniti di sterline. In un momento in cui il settore del vino mostrava segni di ripresa, la prima prima vittima del voto Brexit potrebbe essere la campagna francese per l’anteprima del Bordeaux 2015.

“L’incremento dei prezzi del Bordeaux era già stato paventato nelle scorse settimane, prima del referendum – evidenzia Justin Gibbs a Liv-ex, piattaforma di trading di vini con sede a Londra – ma con una sterlina debole possiamo aspettarci un ulteriore incremento del prezzo di oltre il 10%”.

Liv-ex segnala al contempo un boom di ordini di vino durante la scorsa notte. Un boom proveniente prevalentemente da Hong Kong, ma anche degli Stati Uniti. Semplice la spiegazione. I buyer di questi mercati pensano di poter contrattare con il Regno Unito prezzi d’affare per il vino nelle prossime settimane, se la sterlina rimane debole.

“Gli acquirenti muniti di dollaro – evidenzia Gibbs – potrebbero utilizzare questo come un’opportunità per accumulare vini”. L’analista ritiene comunque che “il mercato del vino pregiato è relativamente resistente agli shock rispetto ad altri settori. Le papille gustative dei clienti non sono cambiate durante la notte”.

Will Hargrove, imprenditore del settore del vino nel Regno Unito, sottolinea  che “ci vorrà tempo per conoscere le conseguenze di Brexit”. “Chiaramente – prosegue – l’incertezza nei mercati finanziari non giova a nessuno. Sento dire che in autunno sapremo veramente quali sono gli effetti dell’uscita dall’Unione europea. Ma nel frattempo l’anteprima Bordeaux è in gran parte diventata un esercizio di intermediazione”.

Secondo l’imprenditore inglese, il settore del vino britannico “voleva rimanere nell’Ue. Ma il popolo britannico si è espresso in altro modo, decretando l’apertura di un nuovo capitolo della nostra storia. Lavoreremo per aiutare il governo a preservare il nostro accesso al mercato unico, sostenendo le esportazioni e trattando per ottenere i migliori accordi di libero scambio internazionale”.

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#EstateconFazio: come vincere una visita alla cantina Fazio

L’estate raccontata attraverso le fotografie degli amanti del buon vino. Casa vinicola Fazio, cantina di Erice, Trapani, lancia sui social network il contest fotografico #EstateconFazio, un concorso in cui gli utenti di Facebook, Instagram e Twitter potranno condividere le proprie foto scattate durante l’estate e vincere una visita nell’azienda vinicola alle pendici del monte Erice, in provincia di Trapani. Il concorso, totalmente gratuito, si apre oggi e continuerà fino al 31 agosto. Gli scatti verranno poi selezionati dall’azienda e i vincitori saranno proclamati il 7 settembre. Partecipare è semplice: basta avere compiuto 21 anni, possedere un account Facebook, Instagram o Twitter ed essere follower  –  o mettere “Mi piace” nel caso di Facebook  –  della pagina “Fazio Casa vinicola in Erice”. Nel caso di Facebook, basterà pubblicare sulla pagina della cantina Fazio una foto che raffiguri una delle bottiglie dei vini dell’azienda in un contesto estivo, accompagnato l’hashtag #EstateconFazio.

Lo stesso vale per Instagram e Twitter, ma in questo caso bisognerà pubblicare la foto taggando @Faziowines e utilizzando l’hashtag #EstateconFazio. Ogni foto dovrà ritrarre un momento di spensieratezza estiva insieme a una bottiglia a scelta di vini Fazio: un aperitivo con gli amici, un calice del vino da sorseggiare al mare o in montagna, un piatto estivo abbinato ad un bicchiere di vino, un tramonto mozzafiato da guardare in compagnia di un buon vino, e tutto quello che richiami l’estate. Le foto verranno condivise sui profili social dell’azienda e al termine del concorso verrà creata una gallery con gli scatti dei partecipanti. Il migliore vincerà una visita guidata alla casa vinicola Fazio con degustazione dei vini della selezione Erice Doc. Il secondo classificato si aggiudicherà, invece, una selezione dei bianchi Erice Doc Fazio: Aegades Grillo, Calebianche Catarratto, Chardonnay e Müller Thurgau, più il cavatappi aziendale.

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Schiuma sospetta in un ruscello svizzero: era birra

Nonostante la fama di “precisini” non ci hanno pensato due volte, alcuni Svizzeri, a conclusione di un festival musicale, a sversare nel ruscello di Dürnten, nell’Oberland zurighese, ben mille litri di birra. Una “leggerezza” che ha provocato un letterale fiume di birra. Chiamati sul posto per verificare l’origine della schiuma, arginata poi mediante barriere galleggianti, i pompieri sono risaliti alla dinamica e ai colpevoli dello sversamento. Nessun danno per la flora e la fauna, ma i responsabili saranno comunque chiamati a rispondere di inquinamento acquifero. Da un punto di vista, certamente meglio la birra piuttosto che sostanze chimicamente pericolose, ma rimane l’arcano. Perché tutta questa birra sprecata? Forse un tentativo maldestro di realizzare il sogno dei beerlovers di aprire il rubinetto e vedere scorrere birra?

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Anche il Sagrantino per “The Definitive Italian Wine Tasting” 18ma edizione

Si terrà il 28 giugno a Londra, presso la Lindley Hall della Royal Horticultural Halls, dalle 11.00 alle 18.00 la diciottesima edizione di “The Definitive Italian Wine Tasting”, uno degli appuntamenti più attesi d’oltremanica riservato a stampa ed operatori di settore. Nato nel 1999, per sopperire alla carenza di un interlocutore tra i due mercati, l’evento è passato dall’ ospitare 51 espositori a ben 88 del 2011, rappresentanto a tutt’oggi l’unica occasione di incontro tra produttori, Consorzi  ed importatori. Tra le novità di questa edizione previsti tavoli di approfondimento su alcune denominazioni. In particolare il focus sarà su regioni quali Alto Adige , Friuli , Puglia e Veneto . In calendario anche due masterclass con Water Speller esperto di lunga data di vini italiani che vanta un  curriculum da sommelier, buyer , consulente e giornalista. La prima masterclass “Dentro il Chianti Classico – la diversità dei suoi territori e stili”‘ alle 11:30. La seconda alle 15:00 su Conegliano Valdobbiadene e il terroir classico di produzione. Il Regno Unito, secondo i dati diffusi da WineMonitor rappresenta il terzo mercato di export italiano, con una quota del 14% dopo Stati Uniti (24%) e Germania (18%). Primo importatore addirittura di spumanti, secondo i dati Coldiretti e complessivamente quarto paese importatore di prodotti agroalimentari. Un mercato ghiotto al quale si affacciano con interesse anche regioni come l’Umbria.Tra i Consorzi presenti infatti, non mancherà l’appuntamento il Consorzio di Tutela Vini Montefalco con una collettiva di 17 cantine aderenti: Antonelli, Benedetti&Grigi, Colle Ciocco, Colle del Saraceno, Di Filippo, Fattoria Colsanto, Il Colle di Saragan, Le Cimate, Tenute Novelli, Perticaia, Scacciadiavoli, Tenuta Alzatura-Cecchi, Tenuta Rocca di Fabbri, Tenute del Cerro, Terre della Custodia, Tudernum, Viticoltori Broccatelli Galli. Montefalco Bianco Doc, Trebbiano Spoletino, Grechetto, Montefalco Rosso Doc e Montefalco Sagrantino Docg le denominazioni che saranno presentate. “La strada intrapresa verso l’internazionalizzazione delle nostre denominazioni sta portando risultati considerevoli, e la Gran Bretagna rappresenta uno di quei bacini di importazione in cui continuare a investire per promuovere l’eccellenza vinicola umbra – ha dichiarato  Amilcare Pambuffetti, Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco

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“La nomenclatura danneggia Puglia e Sicilia”: Stefanò chiede un tavolo tecnico

“Dall’importante lavoro svolto da Ismea e di Wine Monitor – Nomisma, sull’export vinicolo delle regioni italiane, emerge quella che a mio avviso è un’evidente ingiustizia, tutta a scapito del Sud e soprattutto a svantaggio di regioni come la Puglia o la Sicilia. I codici di nomenclatura possono aiutare a ‘tracciare’ gli scambi e ricostruire dati più aderenti al vero”.
Lo ha dichiarato ieri, in occasione della conferenza stampa convocata per le 11:30 nella Sala Nassirya di Palazzo Madama, il senatore Dario Stefàno (Sel) a proposito del calcolo dei dati export del vino, attraverso cui si evidenzia una mancata corrispondenza tra il luogo di origine del prodotto e la località di sdoganamento.
“Non mettiamo in discussione il prezioso e puntuale lavoro di Ismea – precisa Stefàno – puntiamo invece i riflettori su quella che appare come una ‘pigrizia burocratica’ che va a pregiudicare le performance di alcune ragioni tra le quali la Puglia”.
“Basta osservare – ha proseguito Stefanò – dal punto di vista statistico, l’incremento della propensione all’export della regione dove avviene lo sdoganamento, a scapito appunto di quella di origine. È il caso palese di regioni come il Piemonte e il Trentino, dove tale propensione è a 3 cifre percentuali (rispettivamente 141% e 173%).
“Quindi – continua Stefàno – se è logico che una regione non possa esportare più del 100% di quanto produce, come opportunamente segnalato nello stesso report di Ismea, tuttavia da questa percentuale ‘dopata’ scaturiscono e si determinano ricadute penalizzanti e pesanti per interi territori”.
Una su tutte, la ripartizione dei fondi Ocm vino che costruisce le sue determinazioni avvalendosi anche dei dati Istat (come quelli in questione) fino ad arrivare a possibili interessi di appeal commerciali o per investimenti che i privati potrebbero realizzare e che le attuali evidenze statistiche, per alcuni casi, potrebbero addirittura scoraggiare”.
“Per sanare questa distorsione della lente statistica – aggiunge Stefàno – intendo proporre la convocazione di un tavolo tecnico presso il Mipaaf, coadiuvato da Ismea, Agenzia delle Dogane e Istat affinché vengano redatti, per le regioni mancanti, i codici di nomenclatura combinata mediante i quali sarà possibile ricostruire il vero dato circa la propensione all’export delle regioni nonché contribuire a migliorare il sistema di informazioni su tali scambi”. “Un’iniziativa – conclude Stefàno – che ribadisce la centralità e l’importanza dell’origine dei prodotti, sulla quale l’Italia non può permettersi alcun tentennamento”.
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Riflettori accesi a Cormons sul Premio Collio 2016

Sabato 25 giugno 2016, alle 18 a Cormons, si svolgerà la cerimonia di consegna del Premio Collio 2016. Il premio è nato nel 2003 con l’obiettivo di onorare la memoria del conte Attems-Petzenstein, fondatore e primo presidente del Consorzio di tutela dei vini del Collio. Nella Sala civica del Municipio saranno premiati la migliore tesi di laurea, il migliore dottorato di ricerca, il migliore articolo giornalistico stranieri, Un riconoscimento internazionale, organizzato dal Consorzio Tutela Vini Collio in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine, il MIB School of Management, l’Arga Friuli Venezia Giulia, il patrocinio del Comune di Cormòns e con il contributo della CCIAA di Gorizia. Il Premio si propone di rendere il Collio un modello nazionale ed internazionale, oltre a promuovere la cultura del vino incoraggiando il lavoro dei giovani giornalisti. “Valori ispirati dal conte Attems – spiega Robert Princic, presidente della DOC Collio –  che oltre 50 anni fa, grazie al suo carisma e alla spiccata lungimiranza, è stato elemento unificatore e di forte identificazione territoriale. Il suo grande merito è quello di essere riuscito a motivare ed aggregare i proprietari di piccole e grandi aziende della zona, sia di lingua slovena che italiana, sia imbottigliatori che venditori. Oggi il nostro impegno è proseguire su quella strada e anche in quest’ottica va letto il nostro impegno per ottenere la fascetta di Stato della DOCG, il giusto riconoscimento di un’area vinicola di eccellenza garantita”. Grazie a quella visione, il Consorzio Tutela Vini DOC Collio è uno dei consorzi più antichi d’Europa (la prima costituzione di un’associazione enologica del Collio risale al 1872), il terzo in Italia e il primo in Friuli Venezia Giulia. Un percorso quello del Consorzio Collio, ispirato ai valori di tradizione ma nello stesso tempo di studio, ricerca e innovazione, come dimostrato dalle diverse vicende storiche che negli anni hanno visto l’area all’avanguardia in campo enologico. Un territorio su cui il Premio accenderà i riflettori, mettendo il luce le unicità di questo angolo di Friuli Venezia Giulia: identità territoriale, cultura del vino e promozione enologica a livello internazionale

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Alassio e i dieci Champagne da bere almeno una volta nella vita

Milleottocento bottiglie per cinquecento partecipanti, tra semplici amanti delle nobili “bollicine” francesi ed esperti del settore.  Un successo senza pari quello di “Un mare di Champagne”, l’evento che lunedì 20 giugno ha reso Alassio capitale del Pinot Noir, dello Chardonnay e del Pinot Meunier. Numeri da capogiro se confrontati con l’edizione precedente, che aveva fatto registrare il “botto” di mille bottiglie per 350 persone, nella splendida cornice del Grand Hotel Alassio & Spa di via Gramsci 2/4. E se gli organizzatori del Consorzio Macramé sorridono, non sono da meno i partner gastronomici di Selecta Spa, con i banchetti del gusto presi letteralmente d’assalto dai presenti, per accaparrarsi un’ostrica o una fetta di culatello. Delizioso anche l’olio e le olive a marchio Novaro (Olio Novaro 1860, Imperia), offerto in assaggio dal sales director Enrico Novaro. Come impareggiabili sono risultate le creme di Maison della Nocciola (Settimo Torinese, Torino), con cui la general manager Giovanna Galletti ha ammaliato gli astanti. Ma il vero protagonista dell’evento è stato, ovviamente, lo Champagne. Di seguito le nostre migliori degustazioni. Si tratta di bottiglie non reperibili nella grande distribuzione organizzata, acquistabili nelle migliori enoteche e reperibili nei grandi ristoranti.

IL PODIO
Sul gradino più alto del podio finiscono due piccoli produttori: Ulysse Collin e Frank Pascal. Splendido Les Roises Extra Brut di Ulysse Collin – un Blanc del Blanc Extra Brut che può vantare un breve periodo di fermentazione in legno, ottenuto da vigne di 60 anni, un cru meraviglioso sia al naso sia al palato – e memorabile il Quintessence Extra Brut 2005 di Frank Pascal – 60% Pinot Nero, 25% Meunier, 15% Chardonnay biologico, con 4g/litro di residuo zuccherino – che avvolge il naso con richiami di miele d’acacia, una golosità che ritroviamo anche al palato, sinuoso e perfetto nel corpo, dove il Noir si fa sentire eccome.

Altro pari merito, al secondo posto, per due produttori di Champagne tra loro molto diversi: Duval – Leroy, distribuito dalla Compagnia dei Caraibi Srl (To) e rappresentati ad Alassio da Marco Galasso, e Lanson, gruppo Duca di Salaparuta Spa, maison di Reims raccontata dal wine ambassador Andrea Pellegrini. Il Rosè Prestige Brut Premier Cru, ottenuto da un 90% di Pinot Noir e un 10% di Chardonnay della Cote des Blancs è un gioiellino: d’un rosa salmone brillante, regala al naso note intense di ciliegia, fragoline di bosco e fico, impreziosite da un pizzico austero di zenzero. Un rosè di grande eleganza anche al palato, dove le note fruttate del Pinot Noir giocano con un perlage soffice come le nuvole. Lascia il segno, come una bella donna, anche Femme de Champagne Millésime 2002 Brut di Duval – Leroy, il 100% Pinot Nero Grand Cru che costituisce l’eredità del patron della maison alla moglie Carol, che ora conduce assieme ai figli Julien, Charles e Louis il tesoro di una “famiglia indipendente”, come recita il claim aziendale, dal 1859. Da una piccola maison, lady Carol ha trasformato in pochi anni la Duval – Leroy in un colosso fondato proprio su questo rosè unico. Sino ad arrivare a produrre qualcosa come 6 milioni di bottiglie, grazie ai 200 ettari di vigne e all’uva selezionata scrupolosamente da selezionati terzisti.

L’ottimo Andrea Pellegrini presenta invece la vasta gamma di Champagne Lanson, che apprezziamo particolarmente per l’anticonformismo (è proprio il caso di dirlo) nel dosaggio a 4 grammi litro per la maggior parte della produzione. Segnaliamo dunque l’Extra Age Brut Lanson, blend composto per il 40% da Chardonnay e per il 60% da Pinot Noir. Le uve provengono esclusivamente da vigneti selezionati “Grand Cru” e “Premier Cru” e costituiscono il matrimonio di tre eccezionali annate come la 2002, la 2004 e la 2005. Cinque anni (minimo) di affinamento per regalare all’esame visivo un giallo paglierino intenso e un perlage molto fine. Pan speziato e miele la fanno da padrona all’olfatto, assieme a note fruttate di pesca e frutta secca. Mentre in bocca lascia il segno una struttura sostenuta da una bella acidità, con le note fruttate a fare da contorno. Da bere almeno una volta nella vita anche il Gold Label Vintage 2005 Lanson, ottenuto in prevalenza da Pinot Nero, con un’aggiunta di Chardonnay che, per il millesimo in questione, si assesta attorno al 45%. Uno champagne prodotto esclusivamente nelle annate migliori, che prevede un affinamento minimo di 5 anni in seguito alla pigiatura delle uve provenienti dai cru Cramant e Le Mesnil-Sur-Oger (Chardonnay) e Ay, Louvois, Verzenay e Verzy per il Pinot Noir. Anche se il calice della degustazione non esalta il perlage, le “catenelle” sono presenti, persistenti e fini. Ancora note “grasse” al naso prima e al palato poi, con il miele d’acacia e la frutta candita. Pienezza straordinaria al palato, per uno Champagne di gran classe.

Come non citare, sul podio, Perrier-Jouet col suo Belle Epoque 2007: terzo posto nella nostra speciale classifica. Champagne e maison che non hanno bisogno di presentazioni, con la distribuzione italiana affidata alla Marchesi Antinori Spa di Firenze, rappresentata alla grande ad Alassio dall’istrionico direttore commerciale Leo Damiani. Otto grammi litro il dosaggio del Grand Brut, così come per il Blason Rosé Perrier-Jouet. Bottiglie “piacione”, che citiamo solo per dovere di cronaca e che non facciamo rientrare nella classifica delle migliori degustate. Produzioni, queste, nate per ammaliare un pubblico vasto. Volutamente “così”. E, come tali, in grado di strizzare l’occhio a un gentil sesso non necessariamente esperto del settore. Il Grand Brut (40% Chardonnay, 40% Meunier, 20% Pinot Noir) è uno degli Champagne più rotondi reperibili sul mercato, e non solo al “Mare” di Macramè. Una “bollicina” ottenuta da un 70-80% di vini di vendemmia, cui va a sommarsi un 20-30% di vini di riserva. “La sua forza è la costanza nel tempo, nello stile, difficile da conseguire di anno in anno – ammette Leo Damiani -. Il Grand Brut è lo stereotipo dello Champagne”. Persistenza e semplicità, da gettare distrattamente in un flute. Blason Rosé è la declinazione in rosa di quanto appena descritto. Una trama più complessa al palato, che si gioca tutto sull’acidità e sulle note agrumate. Un quadro piacevole e, nuovamente, rotondo.

LE ALTRE DEGUSTAZIONI
Quarto posto per il Brut Grand Cru Blanc de Blancs di Encry, distribuito in Italia da Proposta Vini di Pergine Valsugana, Trento. Ennesimo dosaggio a 4 grammi litro che apprezziamo sin da subito per la luminosità del giallo paglierino che colora il calice, ravvivato da un perlage fine. Buona complessità al naso, con note di zucchero filato a incoronare fiori bianchi e mandorla. In bocca buona struttura e piacevolissima sapidità: per gli amanti del “genere” sapido, uno Champagne da provare a tutti i costi. Ottenuto in acciaio, con 40 mesi di affinamento. Segnaliamo anche lo Zero Dosage Grand Cru Blanc de Blancs Encry e il Grand Rosé Prestige Encry.

Quinto Champagne che suggeriamo è il Brut Nature Cuvée Perle de Ayala 2005. Splendido blend composto all’80% da Chardonnay e al 20% da Pinot Nero, 96 mesi sui lieviti, si presenta di un giallo dai riflessi dorati. Al naso spiccano chiare le note di nocciola, biscotti e miele. Tutte note che ritroviamo anche al palato, dove una soffusa speziatura di zenzero rende il sorso successivo una necessità. Di grande freschezza e Nerbo anche il Brut Majeur Ayala, ottenuto da Pinot Noir 40%, Chardonnay 40% e Pinot Meunier 20%. Uno Champagne da gustare a tutto pasto, ottenuto dalla cuveée composta per l’85% da uve della vendemmia 2006, cui vengono addizionati vini di riserva da Chardonnay e Pinot Noir.

Jean-Christophe Gremillet, cellar master dell’omonima maison di Balnot sur Laignes, lo definisce “la migliore espressione del terroir di proprietà, combinato all’esperienza maturata della casa produttrice”. Una definizione che non possiamo che sottoscrivere, quella riservata al Blanc de Noirs Brut Gremillet, un 100% Pinot Nero dalla grande persistenza e pulizia degli aromi: è il sesto della nostra classifica di Champagne degustati ad Alassio. Premiatissimo a livello internazionale, questo Champagne è adatto a chi ama ritrovare anche tra il perlage le note speziate, decise e robuste del pepe. Una bottiglia inconfondibile, anzi: riconoscibile tra un milione. Che invita i più audaci a giocare anche in cucina, con abbinamenti tutti da scoprire.

Per gli amanti del “dosaggio zero”, ecco il settimo Champagne: è il Brut Nature – Dosage Zéro di Ar Lenoble, distribuito da Champagne Ar Lenoble Italia. Una potenza inconsueta per questo blend di Pinot Nero e Pinot Menunier (35%), che mostra la rotondità del secondo solo dopo aver scattato la fotografia dei muscoli del primo. Un bel mix di potenza e grazia quello della maison di Rue Paul Douce, Damery, prodotto al 100% dalle vigne di proprietà di Antoine e Anne Malassagne, fratello e sorella che danno corso con passione a una tradizione famigliare che risale al 1920. Il Brut Nature – Dosage Zéro Ar Lenoble è ottenuto grazie a una pozione così composta: 30% da Chardonnay del Grand Cru di Chouilly, 35% di Pinot Nero dal Premier Cru di Bisseuil, 35% di Pinot Menunier di Damery (Valle della Marna). La base è costituita da vini della vendemmia 2010, più un 22% di vini di riserva. Ar Lenoble è un’azienda attenta all’ambiente, certificata in Francia con il riconoscimento dell’Haute Valeur Environnementale, conseguito nel 2012. Un’attenzione che viene ripagata da un calice di estrema schiettezza e pulizia.

Ultimi tre posti della nostra speciale classifica degli Champagne da provare almeno una volta nella vita, occupati da due maison distribuite da aziende del sudovest Milanese. La maison al settimo posto è Steinbruck (Steinbruck Italia Srl, Pieve Emanuele – Mi) con la sua Cuvée Blanc de Noir che abbraccia tutte le zone della Cote des Blancs: morbido, invita al sorso, anche grazie a un perlage croccante. Profumi intriganti di frutta esotica che rischiano di disorientare, ma nel complesso un ottimo prodotto. La famiglia Steibruck, proprietaria di alberghi in Costa Azzurra, seleziona dal 1880 Champagne da proporre alla propria clientela. Un’attività ripresa oggi da Marque Auxiliare (Acheter). Sempre di Steinbruck il nono classificato, la Cuvée Brut Blanc de Noir: uno Champagne dal bel giallo paglierino, ottenuta al 100% da Pinot Nero dei Cru Montagne de Reims (Bouzy ed Ay), Vallée de la Marne e Aube (Cote de Bar). Tre anni sui lieviti per le uve 100% uve Pinot Noir provenienti dalla Montagne de Reims (Bouzy ed Ay) e per un’altra parte dei Pinot Noir della Aube. Ottanta i vini che compongono questa interessantissima cuvée, tra i quali circa un 20% di vino di riserva. Gran corpo e struttura per questo Champagne: un altro che può regalare soddisfazioni in cucina, anche con gli abbinamenti più azzardati.

E’ Deutz, col suo Brut Classic, a chiudere la classifica delle maison di “Un Mare di Champagne”. Una bottiglia che è ormai diventata un classico, anche se divide il pubblico di appassionati ed esperti. Non la pensano così i distributori di Corsico (MI), che la definiscono “il base che nessuno sa fare”. Di certo si tratta di uno Champagne lungo, dall’acidità importante, invidiabile. Da provare, insomma. Il Brut Classic Deutz è ottenuto dalla somma dei 33% di Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay, che registrano l’aggiunta di una percentuale variabile tra il 20 e il 40% di vini di riserva. L’acidità molto alta equilibra bene gli 8 grammi litro di residuo zuccherino, che in altri Champagne degustati ha compromesso il giudizio finale.

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Da Caldaro a Capri in tandem: l’avventura di due enologi del Kalterersee

Si è conclusa con l’arrivo a Capri l’avventura de “I pirati del Kalterersee”. Andrea Moser e Gerhard Sanin, rispettivamente responsabili enologici delle cantine Kaltern e Erste+Neue di Caldaro (Bolzano), hanno percorso in dodici giorni 1250 chilometri in tandem dall’Alto Adige alla Campania, affrontando un dislivello di 12000 metri. Hanno portato con sé il vino Kalterersee proponendolo in abbinamento alla cucina locale delle regioni attraversate. Ancora poco conosciuto fuori dal proprio territorio, il Kalterersee viene prodotto con uva Schiava (Vernatsch nella dizione tedesca). Di colore rubino chiaro, ha profumi fragranti e fruttati e una modesta gradazione alcolica. Fresco e con un tannino mai troppo aggressivo, ha tutti i numeri per essere il vino che ricerca oggi il consumatore interessato ad una cucina leggera e moderna. Non manca mai sulle tavole dell’Alto Adige, dove tradizionalmente viene accostato allo speck. Ma il viaggio di Moser e Sanin ha avuto proprio lo scopo di dimostrare la sua straordinaria versatilità: servito fresco (un paio di gradi in più di un vino bianco giovane) si accompagna perfettamente al pesce e ad antipasti leggeri. Ottimo con la pizza. Durante il percorso i due enologi hanno inanellato una serie di abbinamenti che hanno convinto e conquistato gli ospiti incontrati. A partire dal Baccalà alla roveretana nel vicino Trentino, con il pesce di Lago sulle sponde del Garda.

I PIRATI DEL LAGO
Quindi varcato il Po’ il Kalterersee ha fatto conoscenza con la mozzarella preparata con latte di Vacche Rosse a Reggio Emilia; il Parmigiano del Cimone con i mirtilli dopo la salita dell’Appenino, dove i due enologi sono stati accolti dal sindaco di Fanano. A Firenze li attendeva invece pioggia a catinelle prima di abbinare il Kalterersee al Peposo della Trattoria da Burde, a Siena invece con i taglieri di salumi tra la gente in contrada. Un piccolo incidente, la rottura di due raggi, ha costretto i due ciclisti ad una sosta tecnica, prima dell’assaggio del Pecorino a Pienza. Quindi Viterbo per il primo approccio con la cucina romana e Roma per un matrimonio con la pasta all’Amatriciana. A Terracina, finalmente al mare, i Pirati hanno scelto direttamente al mercato del pesce gli ingredienti del pranzo con cui hanno abbinato il vino alla pasta al sugo di scorfano rosso fresco. A Napoli l’immancabile appuntamento con la pizza. Infine Capri, l’isola agognata dai due pirati per nascondere il loro tesoro. Il pretesto per questo viaggio raccontato sul web e i social attraverso una serie di videoclip riunite in un divertente video-diario. Alla fine del tesoro, le bottiglie di Pfarrhof di Cantina Kaltern e il Leuchtenburg di Erste + Neue, non ne era rimasta una sola goccia. “Il vero tesoro – spiegano Andrea Moser e Gerhard Sanin – sono i sorrisi della gente che abbiamo incontrato, il calore dell’accoglienza, il gusto di cibi mai assaggiati prima, la bellezza pacata di alcuni luoghi e la meraviglia di altri, la pienezza di un’esperienza unica”.

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“Il vino ribelle per la Grecia”: asta a Cuneo con rarità piemontesi

Venerdì 24 giugno a partire dalle ore 18 a Cuneo in piazza ex-foro Boario (accanto al Baladin) l’A.R.C.I. “Rosa Luxemburg” di Cuneo e l’Associazione Italia-Grecia organizzano un gazebo di solidarietà con il centro di Solidarity4all, Atene, impegnato in questo periodo “sia con i cittadini greci colpiti dalla politiche antipopolari dell’Europa della troika e dei banchieri, sia a favore delle migliaia di profughi che stazionano al porto di Atene”. Le associazioni cuneesi che organizzano questa iniziativa di solidarietà sono gemellate con il centro sociale del Pireo: nel corso della serata, denominata “vino ribelle per la Grecia” verranno messe simbolicamente all’asta delle bottiglie rare di vino piemontese. Parteciperà tra gli altri anche Argyris Panagopoulos, giornalista e portavoce di Syriza in Italia.
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Il Comité Européen des Entreprises Vins in Sicilia con Uiv. Nasce il “club dei CEOs”

“L’Italia, per due giorni, è diventata la capitale europea del vino”. Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), ha accolto con queste parole il ritorno in Italia del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), l’organismo che raccoglie le associazioni dei produttori vitivinicoli comunitari. L’obiettivo del Ceev, che raccoglie 23 organizzazioni in rappresentanza di migliaia di imprese, capaci di esprimere oltre il 90% dell’export europeo di vino, è quello di organizzare la propria Assemblea Generale proprio nel Belpaese. “Una testimonianza concreta del ruolo e del peso che l’Italia attraverso l’Unione Italiana Vini – commenta ancora Rallo – conquistato nel comparto tra i Paesi membri”. E proprio in occasione dell’Assemblea Generale del Comité Européen des Entreprises Vins, organizzata in Sicilia il 20 e 21 giugno presso le aziende Donnafugata (Marsala) e Planeta (Sambuca), Rallo è intervenuto in merito della riforma organizzativo-statutaria, sollecitando a nome dell’Unione Italiana Vini “una presenza più forte delle imprese nella gestione politica del Comité Vins”. Come? “Con l’istituzione di un ‘club dei CEOs’ di alcune grandi imprese produttrici europee – ha evidenziato il presidente Uiv – che affianchino, con potere consultivo, l’azione del Presidente, del Segretario Generale e del Board”. Una proposta già avanzata da Domenico Zonin durante la sua presidenza, che ha incontrato subito il consenso di tutte le altre associazioni nazionali. “Perché rappresenta una modalità innovativa di dialogo diretto fra Ceev e soci – ha commentato Rallo – valorizzando la testimonianza diretta degli imprenditori che operano quotidianamente sui mercati internazionali. La nostra posizione punta a configurare un’associazione più inclusiva capace di rappresentare verso le Istituzioni in modo efficace, dinamico e moderno, tutte le imprese della filiera, private e cooperative, riproponendo la formula vincente sperimentata in questi anni all’interno di Unione Italiana Vini”.

L’ASSEMBLEA IN SICILIA
Due le tematiche prioritarie trattate durante i lavori, che decideranno le sorti del comparto per i prossimi anni: il nuovo assetto normativo che regolerà la vitivinicoltura europea dopo la conclusione della Pac nel 2020 e la riforma organizzativo-statutaria  che dovrà tenere conto della nuova geografia di rappresentanza espressa dalle associazioni nazionali dei produttori e della moderna realtà produttiva e di mercato della vitivinicoltura europea. “È urgente elaborare una proposta politica che privilegi la competitività del nostro settore per arrivare in tempo alla scadenza del 2020 – dichiara ancora Antonio Rallo, nella foto – favorendo un orientamento che assicuri la specificità normativa sul vino non solo legata al budget finanziario, ma anche alla gestione e protezione delle DO e delle IG, oltre che all’etichettatura. L’impegno di Unione Italiana Vini, al fianco di Comité Vins, si muoverà per impedire che la specificità normativa del vino si ‘smarrisca’ nella più ampia regolamentazione agroalimentare, come vorrebbero le istituzioni europee, e per sollecitare una revisione al rialzo del budget previsto per il settore. Non possiamo e non vogliamo che il vino europeo rischi di perdere la propria leadership – spiega sempre Rallo – danneggiando pesantemente un comparto che, all’interno della relativa dinamica economico-produttiva, interpreta valori sociali occupazionali e di sostenibilità dei territori estremamente importanti, contribuisce alla conservazione delle tradizioni e alla valorizzazione delle identità culturali”.

Oltre ai vertici del Ceev, rappresentati dal presidente Jean-Marie Barillère (presidente Union des Maisons de Champagne e direttore delle attività champagne di Moët & Chandon), dal vicepresidente Domenico Zonin e dal segretario generale Ignazio Sanchez Recarte, erano presenti all’Assemblea numerosi esponenti del comparto vitivinicolo nazionale (Frescobaldi, Ruffino, Zonin, Tasca d’Almerita oltre ovviamente a Donnafugata e Planeta) ed europeo (Miguel Torres s.a. – Spagna, Dao Sul e Sogrape Vinhos s.a. – Portogallo, Pernod Ricard – Francia). Significativa anche la presenza delle Istituzioni italiane con Andrea Olivero, vice ministro delle Politiche agricola alimentari e forestali; Felice Assenza, direttore generale delle politiche internazionali del Mipaaf; Antonello Cracolici, assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia; Alberto Di Girolamo, sindaco di Marsala.

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Vini al supermercato

Lambrusco Reggiano Frizzante Doc 2015 Rosato del Campanone, Lombardini

(4 / 5) Sempre alla ricerca di proposte di vini freschi per l’estate, colpisce sullo scaffale una bottiglia renana.

Si tratta del Lambrusco Reggiano Frizzante Doc Rosato del Campanone, vendemmia 2015, imbottigliato dall’azienda Lombardini di Novellara-

“Rosati Medaglia d’Argento 2015” in evidenza sulla bottiglia. “L’ho provato e mi ha convinto molto più dei precedenti rosati di Lombardini. E’ fresco, elegante, piacevole e di bevibilità suprema. Sarà uno dei miei vini dell’estate”. Parole queste di Andrea Scanzi che ha preso spunto da questo vino per il suo capitolo sul lambrusco nel libro “elogio dell’invecchiamento”.

LA DEGUSTAZIONE
Il Rosato del Campanone  è un vino che mette allegria già dal suo colore rubino chiaro: una pozione magica la cui schiuma croccante scalpita nel calice.

Al naso il profumo è fragrante e fruttato di fragola.  Frutto  dominante anche al palato e nella chiusura di buona persistenza. Un vino di acidità fresca, con una bolla spinta, ma gradevole e stuzzicante.

Si lascia bere in scioltezza, è un vino leggero, solo 11% di alcol in volume. Davvero apprezzabile dunque, si abbina a primi piatti, carni bollite e ai piatti più tipici della tradizione emiliana. Un difetto? Forse la scelta della bottiglia, che fatica davvero fatica a stare in frigorifero.

LA VINIFICAZIONE
Il Lambrusco Reggiano Doc Rosato del Campanone è prodotto con uve Lambrusco Salamino e Lambrusco di Sorbara vinificate secondo il metodo charmat in autoclave.

La cantina Lombardini, presente a Novellara dal 1925 produce vini frizzanti e spumanti: per circa il 95% Lambruschi, di cui l’ 85% DOC, da sempre ottenuti da uve selezionate di ottima qualità, provenienti da vitigni autoctoni presenti sul suo territorio. Non dispongono infatti di vitigni propri, ma sono selezionatori di uve.

La Famiglia Lombardini è presente sul panorama enologico italiano da ben quattro generazioni, nel corso delle quali è riuscita a costruire un vasto patrimonio di esperienze, tramandando di padre in figlio l’amore e la dedizione per il mondo del vino e il loro protagonista è da sempre il buon “Lambrusco” per il quale hanno ricevuto diversi premi, menzioni e riconoscimenti non ultimo, la medaglia d’argento rosati, per due anni consecutivi del Campanone in concomitanza anche dei loro novanta anni di attività.

Prezzo: 5,20 euro
Acquistato presso: U2

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Timorasso, Walter Massa shock: “Nel 2018 smetto di fare vino”

Si scrive “Walter Massa”, si legge “Timorasso”. Anzi: oggi, più che mai, “Derthona”. Ma cosa succederebbe se il re del vino dei Colli Tortonesi decidesse di gettare la spugna?

La notizia shock in esclusiva al microfono di vinialsupermercato.it: “Non ci sto più dentro e nel 2018 cambio lavoro. Faccio ancora due vendemmie. Poi la mia azienda andrà avanti coi miei nipoti o con qualcun altro. Ma non vi dico che lavoro farò! Dico solo che devo prendere tanti voti per cambiare lavoro”.

Fermi tutti. Seduti. Un sorso d’acqua. Fatto? Bene. Flashback. Sulla terrazza di piazza Casponi 10, a Monleale, quartier generale alessandrino del vignaiolo che ha avuto il merito di rilanciare il Timorasso in Piemonte e nel mondo, sono da poco passate le 17.30 di domenica 19 giugno.

Un pubblico di appassionati di vino affolla la casa del guru in occasione di Quatar Pass per Timurass, la (riuscitissima) quarta tappa del tour organizzato da Slow Food Piemonte – Cantine a Nord Ovest. Strappiamo letteralmente Massa dalla ressa. E ci facciamo concedere un’intervista. Parliamo del rapporto tra vino e grande distribuzione. Un argomento su cui il re dei Colli Tortonesi mostra un’inaspettata apertura.

“Il mio è un progetto ambizioso e quindi cerco di stare sui canoni, come li definiscono quelli che hanno studiato, dell’horeca. Però il vino è un prodotto per il quotidiano, da sempre. E quindi va messo alla portata di tutti: va distribuito in maniera diligente e rispettosa. Ci sono dei supermercati che hanno fatto investimenti diligenti sul vino e io li rispetto tantissimo. Poi, finché riesco e se riesco, cerco di starne fuori. Ma apprezzo davvero chi ha fatto grandi sforzi per rendere alla portata di tutti i vini agricoli e i vini di qualità”.

“Siamo tutti uguali, la carne è debole. Quando vendi, quando tiri, quando sei di moda – ammette Massa – fai il fenomeno e magari ti permetti di dare il vino solo a chi te lo paga anticipato, alle grandi enoteche, ai ristoranti stellati. Poi, appena comincia a mancarti qualcosa o a entrarti in società qualcuno che preme per il fatturato e per il business, paventando la possibilità che l’azienda possa altrimenti chiudere, ti fermi un attimo e ti rendi conto che forse bisogna dire basta alla filosofia. E di filosofi siamo tanti, nel vino, in Italia”.

“Il vino – prosegue Walter Massa – deve essere sempre il seguito di un pensiero. Un pensiero che va sostenuto. Questo si ottiene solo con delle scelte e io ho fatto le mie: cerco di differenziare i prodotti, di tenerli sotto controllo… Poi sarà sempre la legge della domanda e dell’offerta, la legge degli uomini, la legge della fortuna a prevalere su tutto. Io penso di essere più che la mia fortuna, la fortuna di un territorio. Qui ho trovato tanti colleghi con cui ho un bel feeling e con cui sto cercando di recuperare un gap storico. A Savona, dieci anni fa, pensavano che a Tortona neppure si facesse il vino. Oggi, che si fa il vino a Tortona, lo sanno i salotti buoni che ci sono a Hong Kong, piuttosto che a Tokio, piuttosto che a New York o nel nord Europa”.

LA SVOLTA
Proprio per questo, secondo Massa, è arrivato il momento di svoltare. Di cambiare prospettiva. “Adesso – evidenzia – dobbiamo anche pensare a un Timorasso, anzi meglio a un Derthona, per tutti. Io ho fatto il Petit Derthona copiando dal Petit Chablis, perché voglio difendere al massimo il Timorasso”.

“Non voglio che il Timorasso sfuso sia alla mercé di gente che col vino centra come io centro con gli aeroplani. Come? Imbottigliandolo io, fino all’ultima goccia. Pensate che un Lugana sfuso vale 4,50 euro al litro, quando una Barbera del mio vicino di casa un euro al litro: questa è pazzia, è una cosa vergognosa. Non per il Lugana, ma per il Barbera”.

“Il Gavi sfuso – sottolinea Massa – vale 3 euro al litro! E io non voglio che il Derthona sfuso esista! Perché noi del Derthona siamo tutte aziende con un know how  in cantina per imbottigliare il vino e vogliamo far sì che, se il Derthona a casa mia esce a 10 euro, il Petit Derthona esca dalla mia cantina a 6 euro. E il consumatore, sugli scaffali, trovi il Petit a 7-8 euro, e il Derthona a 15-16 euro”.

Un’apertura alla Gdo? “Non nel mio caso – precisa Massa – perché il Petit Derthona è l’ultimo prodotto a cui io penso. Quando ho fatto tutte le selezioni per i cru e per il Derthona, quello che avanza diventa Petit Derthona. Lo dichiaro al mio distributore e mi auguro che lo gestisca come tale. Dobbiamo smetterla di fare i commercianti falsi, noi del vino”.

“Se finisco il mio vino e lo vado a comprare dal mio vicino – aggiunge Massa – finisce la filosofia, la poesia del vignaiolo indipendente. Il vignaiolo è indipendente quando può mandare tutti a cagare e andare al mare, la terza domenica di giugno. Non star qui a mendicare o a dare a retta a tutti. Lo faccio volentieri, ma il vignaoiolo indipendente è tale quando dice che va nella vigna e ci va davvero! Io vado in cantina, vado in vigna, vado in giro a raccontare fiabe ma, soprattutto, sono sempre in prima linea come uomo. La cosa è semplice: o siamo contadini, o siamo commercianti. Questo è quello che detesto del pianeta vino in Italia. La mia partita è fare il versus: versus Borgogna, versus Reno, versus Sancerre, versus Verdicchio, versus San Gimignano, versus Collio, versus Gavi. Io voglio che il Derthona entri nell’olimpo dei grandi bianchi del mondo”.

IN VINO POLITICA
Massa ha voglia di parlare e ci incalza con risposte sempre più piccate. Risposte che fanno solo lontanamente presagire un finale shock. “Come fondatore della Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti, ndr) – continua il re dei Colli Tortonesi – assieme ad altri 300 grandi uomini italiani, alcuni grandi vignaioli e alcuni grandi del vino, ho dovuto fare esattamente come De Gasperi e Togliatti: per tenerci lontana la Russia abbiamo dovuto parlarci e inventare una Democrazia Cristiana che avesse dentro tutti. Dai latifondisti agli operai, dai cattolici ai partigiani. Dagli ex partigiani, ai fumatori e agli astemi! Quindi nella Fivi, per adesso, troviamo tutto quello che in Italia si chiama ‘Azienda agricola’, che comprende anche chi può fatturare il 49% del totale. E’ una cosa che, col cuore, definirei vergognosa. Ma con il cervello non posso che giudicare quale passaggio indispensabile. Adesso metteremo delle regole un po’ più rigide”.

“Io sono al quarto mandato – continua Massa – e al secondo da vice presidente. Il patto è quello di stringere le maglie. Perché io voglio lavorare per i grandi, non per i grossi. E i grandi sono anche quelli che hanno due ettari di vigna e fanno mangiare una famiglia intera, la loro. Facendo al contempo grande l’Italia intera nel mondo. Perché l’Italia la fa bella Salvatore Ferrandes, a Pantelleria, come la fa bella Anselmet o Lo Triolet, o Zidarich, o Dirupi. In Valle D’Aosta, nel Carso o in Valtellina. Ho messo in croce l’Italia, come piace a me metterla in croce”.

Ma è quando si parla di e-commerce che Walter Massa non ci vede più: “Se ti cercano, ti comprano, ti vogliono, perché nascondersi? Io, intanto, sto con chi, in Inghilterra, vuole uscire dalla Ue. Perché mandare il vino nella Ue è un lavoro, mandare il vino a Singapore, in Giappone, in Russia, in Norvegia è un gioco? Ti vessano, dicendoti che devi fare una bolla solo per far mangiare qualche essere dannoso all’economia e al Pil italiano. Per me il lavoro non è solo un diritto, ma soprattutto un’opportunità. E, quindi, noi dobbiamo far sì che il vino in Europa giri liberamente”.

“Disfiamo questa Europa – attacca Walter Massa – è ora di dire basta. O, piuttosto, rimettiamola a posto. Tutte queste barriere, tutta questa burocrazia, non è altro che una presa per il culo per mandare i D’Alema della situazione a prendere uno stipendio”. Fine del flashback. A questo punto Massa vuota il sacco. E fa presagire come Montecitorio (nome di un vigneto Massa) e Anarchia Costituzionale (nome di un suo vino), possano essere molto più di un messaggio subliminale.

“Di certo dico subito che non andrò con i Cinque Stelle – precisa il vignaiolo – anche se per Roma faccio il tifo per Virginia Raggi e non certo per Orfini. I partiti istituzionali vanno messi al loro posto, lasciando i bastardi, i falliti e quelli in via di fallimento a casa, al posto di farsi salvare come sempre dalla politica”. Il mondo del vino trema. E forse, da oggi, anche quello della politica. Situazione meteo: uragani su Roma, provenienza Piemonte.

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Vini al supermercato

Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico 2014, Colonnara

Anfora, bottiglia simbolo del Verdicchio, disegnata nel 1953 dall’architetto Antonio Maiocchi ed entrata a pieno titolo nelle tipologie di bottiglie utilizzate per questo vino. Denominazione, il Verdicchio, molto apprezzata e diffusa sulle tavole degli italiani, presente sia come Doc, che come Docg nella versione Superiore. Ecco quindi, sotto la nostra lente di ingrandimento oggi il Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico, vendemmia 2014, prodotto da Colonnara a Cupramontana (An). Azienda, Colonnara, della quale abbiamo molto apprezzato il Marche Rosso Igt Tornamagno 2010 disponibile nel canale horeca, ma un po’ meno questo Verdicchio che risulta certamente bevibile, gradevole, con un adeguato rapporto qualità prezzo, ma non degno di nota. Nel calice cristallino e poco denso, ma di un colore giallo paglierino tendente al dorato che fa immaginare un vino di una certa complessità poi disattesa. Al naso,  il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico, prodotto da Colonnara è delicatamente profumato e fruttato. In bocca risulta complessivamente rotondo. Abbastanza caldo, secco, fresco e sapido, caratteristica per la quale si distingue in primis. Sufficientemente elegante e persistente, manca però di un po’ di sprint. Un vino da consumare giovane, adatto alla tavola di tutti i giorni anche perché di soli 12,5% di alcol in volume. Si abbina ad antipasti di pesce, crostacei bolliti, primi piatti con sugo bianco di pesce o di crostacei o di vegetali, pesci bolliti delicatamente salsati, pesci cotti in padella con olio di oliva, rosmarino e stesso vino, carni bianche con cotture delicate, prosciutto crudo di tipo dolce, formaggi pecorini giovani. Da servire a 10-12 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico prodotto da Colonnara è un vino bianco fermo prodotto dal 1964. I vigneti dai quali provengono le uve destinate alla vinificazione si trovano in una zona collinare a 350/550 metri s.l.m, nei comuni di Cupramontana, Monteroberto, Maiolati, Castelbellino, Staffolo e Apiro. I terreni sono di origine marina, di medio impasto, con punte elevate di argilla e sabbia. Le vigne sono allevate secondo il sistema doppio capovolto Sylvoze Guyot. La raccolta delle uve e manuale e la vinificazione è tradizionale in bianco con pressatura soffice, pulizia del mosto e vinificazione in acciaio a temperatura controllata. Colonnara è stata fondata nel 1959, costituita da 110 soci per un totale di 120 ettari produce una vasta gamma di vini bianchi e rossi tipici delle Marche tra cui Verdicchio, Passerina, Pecorino, Bianchello del Metauro ovvero rossi come Montepulciano, Lacrima di Morro d’Alba o Rosso del Conero.

Prezzo pieno: 4,70 euro

Acquistato presso: Conad

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Arriva il festival del Lambrusco: un weekend “frizzante” a Villa Sorra

Villa Sorra

Anche il Lambrusco merita un Festival, vino forse unico nelle sue peculiarità, rosso, frizzante, indissolubilmente legato al suo territorio, l’Emilia, esportato e bevuto in tutto il mondo. La festa del Lambrusco emiliano si terrà sabato 25 e domenica 26 giugno 2016, nella cornice della storica Villa Sorra, in comune di Castelfranco Emilia, ed è realizzata da “Conosci Modena”, una realtà locale di promozione turistica, che punta a far conoscere le ricchezze di Modena e di tutto il suo territorio, dall’arte all’artigianato, valorizzando tra le eccellenze anche il vino.  La manifestazione, che si avvale del patrocinio della Regione Emilia Romagna, del Comune di Modena e del Movimento Turismo del vino di Modena, porta il Lambrusco in una vetrina che gli organizzatori sperano di far conoscere in giro per l’Italia e non solo, negli anni. Vi partecipano 40 aziende produttrici provenienti dalle province di Modena, Reggio Emilia e Mantova, ciascuna con la propria storia da raccontare e con 120 etichette in degustazione e da acquistare. Nelle due giornate a Villa Sorra non solo si renderà omaggio al Lambrusco e alle aziende che lo producono, o ai suoi luoghi d’origine, ma soprattutto alla tradizione: due giorni dedicati al pane, cicli della terra e alla mietitura, sempre all’interno della tenuta della Villa, e alla … magia con “La guazza di San Giovanni”, miti e riti pagani del solstizio d’estate, che coincide con il giorno in cui si celebra la nascita di San Giovanni Battista (24 giugno), data da cui inizia l’Estate e le giornate cominciano ad accorciarsi. Durante il Festival sono, inoltre, previsti spettacoli come quello dedicato ai bambini con i burattini che racconteranno la storia di “Sandrone e l’invenzione del Lambrusco”, o la mostra di ‘acquerelli al lambrusco’ dell’artista Giorgio Rinaldi, ed eventi culturali come l’incontro con lo scrittore Valerio Massimo Manfredi. Non possono mancare i momenti culinari, eccoli: con “Il lambrusco va in cucina”, cinque ricette con il Lambrusco realizzate dallo chef Lorenzo Migliorini e una serie di panini con il pane ai grani antichi della tenuta di Villa Sorra, preparati dal maestro del panino, Daniele Reponi. Gli organizzatori hanno incluso nel programma una passeggiata nel giardino romantico o nel vigneto storico di Villa Sorra, e alla visita della prestigiosa collezione Righini di auto d’epoca nella cornice del Castello di Panzano.

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Martedì 21 Giugno tra spumanti e moscati a Torino con GoWine

Torna a Torino l’evento Go Wine dedicato alle bollicine italiane e al Moscato nelle sue diverse espressioni. Presso l’hotel Connection di Piazza Carlina saranno allestite due sale ricche di banchi d’assaggio, in parte gestiti dai produttori. In una sala saranno protagoniste le bollicine, metodo classico o charmat prodotte in diverse regioni e ottenute tramite la vinificazione di diversi vitigni. Nell’altra sala invece sarà possibile apprezzare le selezioni del Moscato Wine Festival con la promozione del Moscato d’Asti e altri vini da uve Moscato espressione dei diversi terroir di aziende che lo producono da nord a sud dell’Italia. Alcuni vini, delle aziende non presenti saranno presenti in formula enoteca.

Aziende presenti:


BATASIOLO – La Morra (Cn)
CANTINA COMUNALE DEI VINI DI CALOSSO – Calosso (At)
CA’ DEL PRETE – Pino d’Asti (At)
CASTELLO DEL POGGIO – Portacomaro (At)
CRIOLIN – Castagnole delle Lanze (At)
GOSTOLAI – Oliena (Nu)
IVALDI – Nizza Monferrato (At)
PIAZZO COMM. ARMANDO – Alba (Cn)
SANT’ANNA DEI BRICCHETTI – Costigliole d’Asti (At) 
TENUTA CA’ BOLANI – Palmanova Grado (Ud)
TENUTA CHICCHERI – Tregnago (Vr)
TENUTA IL BOSCO – Oltrenero – Zenevredo (Pv)
TERRABIANCA – Mango (Cn)

Nelle enoteche tematiche in degustazione i vini:

La selezione del Moscato d’Asti


MOSCATO D’ASTI 2015 – ADRIANO MARCO E VITTORIO – Alba (Cn)
MOSCATO D’ASTI 2015 – PRUNOTTO – Alba (Cn)
MOSCATO D’ASTI 2015 – TENUTA LANGASCO – Alba (Cn)
MOSCATO D’ASTI 2015 – GRASSO FRATELLI – Treiso (Cn)
MOSCATO D’ASTI “SOLATIO” 2015 – ROBERTO SAROTTO – Neviglie (Cn)
MOSCATO D’ASTI 2015 – LA MORANDINA – Castiglione Tinella (Cn)
MOSCATO D’ASTI 2015 – DOGLIA GIANNI –Castagnole Lanze (At)
MOSCATO D’ASTI 2015 – TENUTA SAN MAURO – Castagnole Lanze (At)
MOSCATO D’ASTI “SPATUSS” 2015 – TERRENOSTRE – Cossano Belbo (Cn)
MOSCATO D’ASTI “TENUTA DEL FANT” 2015 – TENUTA IL FALCHETTO – S. Stefano Belbo (Cn)
MOSCATO D’ASTI 2015 – CASCINA CASTLET– Costigliole d’Asti (At)
MOSCATO D’ASTI VALDISEWRRE 2015 – ISOLABELLA DELLA CROCE – Loazzolo (At)
MOSCATO D’ASTI “NIVOLE” 2015 – MICHELE CHIARLO – Calamandrana (At)
MOSCATO D’ASTI “MUSCATE’ BIANC” 2015 – CANTINA MARANZANA – Maranzana (At)
MOSCATO D’ASTI “SCRAPONA” 2015 – MARENCO – Strevi (Al)

I moscato d’Italia

VALLE D’AOSTA

VALLE D’AOSTE MOSCATO BIANCO 2015 – CHATEAU FEUILLET – Saint Pierre (Ao)
VALLE D’AOSTE MUSCAT PETIT GRAIN 2015 – GROSJEAN FRERES – Quart (Ao).

LOMBARDIA

OLTREPO’ PAVESE MOSCATO LA GENISIA RASEIDORATO 2015 – TORREVILLA – Torrazza Coste (Pv)
MOSCATO IGT PROVINCIA DI PAVIA 2015 – REBOLLINI – Borgoratto Mormorolo (Pv)
MOSCATO IGT PROVINCIA DI PAVIA 2015 – VERDI PAOLO – Canneto Pavese (Pv)
LUCELIO, MOSCATO GIALLO DELLA BERGAMASCA IGT – ELIGIO MAGRI – Torre de’ Roveri (Bg)

TRENTINO: TRENTINO MOSCATO GIALLO 2015 – DE TARCZAL – Isera (Tn)
TRENTINO MOSCATO GIALLO MONFORT 2015 – CANTINE MONFORT – Lavis (Tn)

MOSCATO GIALLO IGT VALLAGARINA BIANCO 2015 (BIO VEGAN) VALLAROM – Avio (Tn)

TRENTINO MOSCATO ROSA 2014 – ZENI ROBERTO – San Michele all’Adige (Tn)

ALTO ADIGE

ALTO ADIGE MOSCATO GIALLO PASSITO “VINALIA” 2013 – CANTINA PRODUTTORI BOLZANO – Bolzano (Bz)

VENETO

MOSCATO SPUMANTE DOLCE “INCROCIO MANZONI 13-0-25” 2015 – CASA ROMA – S. Polo di Piave (Tv)

COLLI EUGANEI FIOR D’ARANCIO SPUMANTE 2015 – CA’ LUSTRA – Cinto Euganeo (Pd)
COLLI EUGANEI FIOR D’ARANCIO PASSITO “ZANOVELLO” 2010 – CA’ LUSTRA

MARCHE: BIANCO NERO 2014 – MORODER – Ancona

UMBRIA

MOSCATO DELL’UMBRIA PASSITO Igt “SCIALO” 2010 – DIONIGI – Bevagna (Pg)

LAZIO

MOSCATO DI TERRACINA (secco) “OPPIDUM” 2015 – CANTINA SANT’ANDREA – Terracina (Lt)
LAZIO IGT SPUMANTE OPPIDUM 2015 – CANTINA SANT’ANDREA

ABRUZZO

MOSCATO DOLCE SPUMANTE “SPLENDORE” – CANTINA COLLE MORO – Frisa (Ch)
PLAISIR MOSCATO SPUMANTE DOLCE – CICCIO ZACCAGNINI – Bolognano (Pe)
PLAISIR MOSCATO PASSITO COLLINE PESCARESI IGT 2014 – ZACCAGNINI 

MOLISE

MOLISE MOSCATO “APIANAE” 2012 – DI MAJO NORANTE – Campomarino (Cb)

PUGLIA

MOSCATO DI TRANI “PIANI DI TUFARA” 2015 – RIVERA – Andria (Bt)

BASILICATA

“TERRE DI ORAZIO” DRY MUSCAT 2015 – CANTINA DI VENOSA – Venosa (Pz)
LA POSTILLA SPUMANTE (Metodo Charmat) – CANTINE DEL NOTAIO – Rionero in Vùlture (Pz)

CALABRIA

MASTRO TERENZIO PASSITO 2008 – FEUDO DEI SANSEVERINO – Saracena (Cs)

SICILIA

TERRE SICILIANE IGP MICOL 2015 (moscato secco biologico) – FAUSTA MANSIO – Siracusa

MOSCATO DI SIRACUSA “AULOS” 2015 – BLUNDO GAETANO – Siracusa 

MOSCATO PASSITO DI NOTO “AURANTIUM” 2014 – GIASIRA di Giovanni Boroli – Rosolini (Sr)

MOSCATO DI PANTELLERIA “KABIR” 2015 – DONNAFUGATA – Marsala (Tp)
MOSCATO DI PANTELLERIA “NARDINO” 2012 – MINARDI – Pantelleria (Tp)
PASSITO DI PANTELLERIA “KARUSCIA” 2009 – MINARDI

SICILIA IGT MOSCATO “RA’IS” 2011 – BAGLIO DI PIANETTO – Santa Cristina di Gela (Pa) 

MOSCATO IGP SICILIA VINO LIQUOROSO HERITAGE 2012 – FRANCESCO INTORCIA & FIGLI – Marsala (Tp)

SICILIA IGT PASSITO 2011 – COLOSI – Messina

SARDEGNA

MOSCATO DI TEMPIO – CANTINA GALLURA – Tempio Pausania (Ot)
A MEDAS ANNOS 2013 – GOSTOLAI – Oliena (Nu)

Le distillerie

GRAPPA DELLA DONNA SELVATICA INNAMORATA DEL MOSCATO 2015 – DISTILLERIA LEVI SERAFINO – Neive (Cn)
GRAPPA DI MOSCATO – DISTILLERIA REVEL CHION – Chiaverano (To)
GRAPPA DI MOSCATO – DISTILLERIA SIBONA – Piobesi d’Alba (Cn)

Ed ancora gli altri spumanti al banco d’assaggio (le aziende in enoteca, in ordine alfabetico):


BELLENDA – Vittorio Veneto (Tv)
Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Brut SAN FERMO
Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Extra Dry MIRAVAL

BENFORTE – Cupramontana (An)
QUATTORDICI, Spumante Brut da uve verdicchio

GIGANTE ADRIANO – Corno di Rosazzo (Ud)
PRIMA GIALLA, da uve Ribolla Gialla
PRIMA NERA, da uve Schioppettino

LA TORDERA – Vidor (Tv)
Valdobbiadene Dry Millesimato TITTONI
Spumante Brut Rosè GABRY

LE VIGNE DI ALICE – Vittorio Veneto (Tv)
Prosecco Superiore Brut Doro Nature

RINALDINI, AZ. AGR. MORO – Sant’Ilario Enza (Re)
IL MIO ROSA, Spumante Rosè Extra Dry (malvasia, lambrusco salamino, lambrusco marani)
PJCOL ROSS, Spumante Rosso Brut (lambrusco pjcol ross)

VERDI PAOLO – Canneto Pavese (Pv)
OP Metodo Classico Vergomberra Extra Brut 2011

VEZZOLI – Erbusco (Bs)
Franciacorta Brut S.A. 

VILLA M – La Morra (Cn)
Cuvèe Dolce (da uve moscato spumante dolce metodo charmat)
Rosè Filtrato Dolce (da uve moscato e brachetto)

ZACCAGNINI – Bolognano (Pe)
Spumante Extra Dry Rosè “Aster”

ZUCCHI SOCIETA’ AGRICOLA – San Prospero (Mo)
Lambrusco di Sorbara Rito 2015 (charmat 100% Sorbara)

Programma e orari:

Ore 17,00: Work-shop e degustazione riservata a operatori di settore e giornalisti;

Ore 18,30-22,30: Apertura del banco d’assaggio al pubblico di enoappassionati invitati per l’occasione.

Nel corso della serata breve conversazione di presentazione del’evento. Il costo della degustazione è di € 15,00 (Riduzioni: € 10,00 Soci Go Wine, € 12,00 Soci associazioni di settore che mostreranno all’accredito la tessera di iscrizione ad una delle associazioni). L’ingresso sarà gratuito per coloro che decideranno di associarsi a Go Wine direttamente al banco accredito della serata (benefit non valevole per i soci familiari).  L’iscrizione sarà valevole fino al 31 dicembre 2016. ATTENZIONE: Per una migliore accoglienza è consigliabile confermare la presenza alla serata ed il numero degli eventuali accompagnatori all’Associazione Go Wine, telefonando al n° 0173/364631 oppure inviando un fax al n° 0173/361147 o una e-mail a stampa.eventi@gowinet.it entro le ore 12 di martedì 21 giugno p.v.

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Pinot Meow e MosCato: vini da leccarsi i baffi

Il vino è conviviale, bene prezioso da condividere dalla notte dei tempi anche secondo greci e romani. E allora perché bere da soli, soprattutto se si hanno gatti curiosi che fissano golosi i calici dei padroni. Ebbene, la soluzione è arrivata dall’America. Apollo Peak, infatti, è la prima azienda americana che ha pensato di produrre e commercializzare un vino destinato ai felini.

Ma come? I gatti non possono bere alcolici, lo sanno tutti e l’accoppiata vino-gatto farebbe drizzare i capelli a veterinari, animalisti e chi più né ha più né metta. Tranquilli.

Nonostante la denominazione Doc trattasi di bevande analcoliche a base di erba gatta e acqua colorata con barbabietola. “È fatto come un tè – ha dichiarato il fondatore di Apollo Peak Brandon Zavala – ma volevamo che fosse molto simile ad un vino e percepito come tale da parte del consumatore, affinché potesse pensare di bersi un bicchiere di vino con il proprio animale domestico”.

Il vino per i gatti è nato a novembre del 2015, una storia strana, nata per scherzo secondo Brandon Zavala, etichettando una vera bottiglia di vino (che evidentemente si era scolato da solo). Dopo aver fatto alcune ricerche però, Brandon Zavala ha scoperto che un prodotto simile esisteva, ma sfortunatamente solo in Giappone, a base di uva e potenzialmente tossico per i gatti. Da qui l’idea di produrre il cat wine, approvato dai veterinari.

Perché dovreste comprare un Pinot Miagolio? Secondo Apollo Peak ha un bouquet aromatico pazzesco, i gatti non resisteranno, ergo, “provare per credere”, ma questo è un altro claim. Tre i formati disponibili nei due “uvaggi”. Addirittura è prevista una confezione speciale per le feste.

E qui passiamo alle note dolenti perché il prezzo di questo nettare di bacco, manco a dirlo, non è proprio alla portata di tutti, anzi. In particolare, per il Moscato, è ben al di sopra del prezzo medio del “corrispettivo” per umani cui siamo abituati in Italia.

Qualche esempio? La bottiglia da 8 once, pari a 226,8 grammi costa $ 11,95. La bottiglia formato speciale sullo shop di Apollo Peak risulta in rottura di stock: esaurita. Noi continuiamo a bere i Pinot originali e ai gatti? Il latte no sicuramente perché fa male, tantomeno il cat wine.

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Il vino Orcia saluta l’estate e domenica 19 si brinda in cantina

Fra gli emozionanti paesaggi del “vino più bello del mondo”, i produttori del Consorzio vino Orcia in collaborazione con la delegazione Fisar Valdichiana, vi aspettano per “Orcia arcobaleno”, il brindisi collettivo che inaugura l’inizio della stagione estiva. Alle ore 17,00 in ogni cantina avrà inizio il trekking nei vigneti con una guida d’eccezione, il produttore. Alle ore 18,00 il brindisi unirà contemporaneamente le sette cantine protagoniste dell’evento, ognuna delle quali abbinerà ad un calice di Orcia doc una specialità tipica. “Il vino Orcia è ancora un prodotto familiare che punta alla qualità, fatto con cura artigianale da chi vive in mezzo alle vigne, nel rispetto della natura e con ottime competenze di enologia e viticultura” spiega la presidente del Consorzio Donatella Cinelli Colombini. “Per il nostro brindisi abbiamo pensato di valorizzare le tradizioni locali abbinando ad un calice di vino Orcia delle zuppe, piatto base della cucina povera toscana, che ogni cantina proporrà nella sua versione più tipica. Inoltre la presenza della delegazione Fisar Valdichiana, importante associazione che forma numerosi sommelier, manifesta la costante collaborazione con quelle realtà che vedono il vino protagonista” conclude Donatella Cinelli Colombini. Capitoni Marco (338.8981597) sarà presente nella sua cantina a Pienza con l’assaggio di tre diverse interpretazioni di Sangiovese accompagnate dalla panzanella preparata nella particolare ricetta di Antonella, mentre Valdorcia Terre Senesi (Castiglione d’Orcia, 339.4224240) propone la variante aromatizzata con l’origano di campo accostando un “Riparosa” Orcia Rosato Doc. Donatella Cinelli Colombini vi attende alla Fattoria del Colle (Trequanda, 0577.662108) per degustare insieme ad un calice di Orcia doc la “Ciancifricola”, la zuppa di pane a base di pomodoro e uovo, detta anche “Picchio Pacchio”. Il Poggio, a San Casciano dei Bagni (0578.53748/335.8376122), proporrà accanto ai vini Orcia doc, una zuppa di legumi e cereali con pancetta croccante di Cinta Senese. A San Giovanni d’Asso, la cantina La Canonica  preparerà una zuppa di farro abbinata ad un calice di Dongiovanni 2011, Orcia Sangiovese (348.4223327/349.7857800), così come sarà a base di farro la Zuppa Etrusca con erbe spontanee di campo e olio Dop Terre di Siena proposta dalla cantina Olivi – Le Buche (Sarteano, 0578.274076/3356070484). A SassodiSole (Torrenieri, 0577.834303) sarà possibile brindare con un calice Orcia Rosso 2014 da degustare con la zuppa di pane preparata da Graziella, il piatto tradizionale della cucina povera toscana per eccellenza. (Per ulteriori info e prenotazioni contattare direttamente le cantine- è gradita la prenotazione). Il brindisi “Orcia Arcobaleno” del 19 giugno è anche social. Scatta e condividi con il tag dedicato #orciaarcobaleno, insieme a quello ufficiale dell’iniziativa , sui canali social Facebook, Twitter e Istagram. Un modo per raccontare attraverso le immagini l’inizio dell’estate, il territorio e le cantine del vino Orcia. Toscana arcobaleno d’estate è un evento organizzato dalla Regione Toscana, con il supporto di Toscana Promozione e di Fondazione Sistema Toscana. Inoltre è sostenuta dal quotidiano La Nazione in qualità di media partner.

IL VINO ORCIA DOC E IL SUO CONSORZIO 

La denominazione Orcia è nata il 14 febbraio 2000 e comprende le varietà Orcia ottenute da uve rosse con almeno il 60% di Sangiovese e Orcia “Sangiovese” con almeno il 90% di questo vitigno, entrambe anche nella tipologia “Riserva”. La denominazione Orcia comprende anche le tipologie Bianco, Rosato e Vin Santo. I vini nascono in una quarantina di cantine e manifestano l’impegno e la passione dei produttori che nella stragrande maggioranza fanno tutto direttamente: dalla vigna alla vendita delle bottiglie. In un’epoca di globalizzazione, il vino Orcia è ancora un prodotto familiare, fatto da chi vive in mezzo alle vigne, nel rispetto della natura e con ottime competenze di enologia e viticultura. Il vino Orcia è prodotto in uno dei comprensori agricoli più belli del mondo e in parte iscritto nel patrimonio dell’Umanità Unesco.  13 comuni: Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia, Trequanda e parte di Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI

Consorzio vino Orcia info@consorziovinoorcia.it Tel 0577 887471

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Moscato di Scanzo: grandine cancella la vendemmia 2016

Il maltempo gonfia i livelli del Po. Secondo un monitoraggio di Coldiretti Lombardia, al Ponte della Becca il fiume è salito di 70 centimetri in dodici ore e la tendenza è ancora al rialzo. Intanto nella Bergamasca, colpita anche l’altro giorno dalla gradine, i danni causati dalle ultime tempeste sfiorano – secondo le stime della Coldiretti provinciale – i 4 milioni di euro. Da metà maggio a oggi – spiega Coldiretti Lombardia – c’è stata, in media, una bufera di ghiaccio ogni 4 giorni e il mese scorso sono caduti oltre 106 millimetri di acqua contro i poco meno di 38 millimetri di aprile. Intanto l’altro giorno, a Scanzorosciate, in provincia di Bergamo, un vento fortissimo accompagnato da una violenta grandinata ha colpito le pregiate vigne del Moscato di Scanzo.

LA TESTIMONIANZA
“E’ successo tutto molto rapidamente – evidenzia Manuele Biava, imprenditore agricolo – è stato come un uragano. Il vento soffiava così forte che ha addirittura scardinato una porta finestra della mia abitazione. Le raffiche erano talmente violente che diversi alberi attorno al vigneto sono caduti e hanno travolto le viti (nella foto) e tranciato i fili su cui si appoggiavano. La grandine era così intensa che ha triturato tutte le foglie e il vigneto oggi  si presenta come se fossimo in autunno. Sicuramente perderò la produzione di quest’anno e anche quella del prossimo è a rischio”. Nell’area di Bottanuco, sempre nella Bergamasca, i campi sono stati completamente allagati dalle precipitazioni intense mentre il forte vento ha allettato orzo e triticale che ora, sommersi dall’acqua, stanno marcendo e non potranno più essere utilizzati per l’alimentazione del bestiame. La grandinata che si è abbattuta nella zona di Stezzano ha divelto le strutture delle serre di ortaggi e ne ha bucato le coperture rendendole inservibili. Sono state rovinate anche le verdure coltivate sotto i tunnel. Alla Coldiretti sono arrivate molte segnalazioni di danni anche dalla zona di Treviglio e di Arcene colpite da bombe d’acqua e forti grandinate, mentre in Val Brembana è stato perso un intero taglio di fieno.

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Analisi e Tendenze Vino

Malattie della vite: la soluzione? Intervenire sul “naso” degli insetti

Il dottore di ricerca della Fondazione Edmund Mach, Alberto Maria Cattaneo, si è aggiudicato il 31° premio Giovanni Binaghi della Società italiana di entomologia con la tesi sui meccanismi olfattivi di alcuni insetti infestanti per l’agricoltura trentina come la Carpocapsa del melo e la Tignoletta della vite. Obiettivo della ricerca è “la messa a punto di sistemi innovativi basati sull’interferenza della comunicazione fra gli insetti per difendere la vite e il melo”. La tesi di dottorato dal titolo “Alla scoperta dei meccanismi sensoriali per il controllo di due insetti infestanti: dal comportamento alle interazioni molecolari” è svolta in collaborazione tra la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige e l’Università degli Studi di Milano. Si tratta di uno studio innovativo sui sistemi di percezione sensoriale realizzato alternando esperimenti molecolari e studi elettrofisiologici condotti direttamente sulle antenne degli insetti.

IL PREMIO
Conoscere questi meccanismi – spiega Alberto Maria Cattaneo (nella foto) – permette di individuare dei target biologici su cui agire  e quindi di trovare nuovi sistemi di difesa delle piante e di controllo dei parassiti basati su sostanze naturali e che siano sempre più specifici e a basso impatto ambientale”. Laureato in Biotecnologie Agrarie a Milano, ha svolto la sua ricerca di dottorato all’interno di un progetto intitolato “controllo degli infestanti della frutta attraverso l’interazione con i canali TRP, una nuova classe di recettori sensoriali degli insetti”. Il premio bandito dalla Società Entomologica Italiana è dedicato alla memoria di Giovanni Binaghi, famoso entomologo Italiano scomparso che ha dedicato la sua vita alla diffusione dell’interesse di questa disciplina tra i giovani.

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Vini al supermercato

Refosco dal Peduncolo Rosso Friuli Colli Orientali 2014, Jean Paul Roble

Frutto di un ‘concept’ raro da rinvenire tra i banchi della grande distribuzione organizzata italiana, i vini Jean Paul Roble 85 15 nascono “da un concetto di terroir ispirato ai territori della Borgogna, di Pomerol, di Bordeaux e della Loira”. Vini francesi destinati prevalentemente a un pubblico di “nicchia”, la cui filosofia, coniugata all’italiana, mira a rivolgersi “a un pubblico più vasto”. Non a caso Jean Paul Roble non è il nome del produttore, bensì lo ‘pseudonimo’ dietro al quale si ‘cela’ Effe. Ci Parma Srl: uno dei colossi del mercato italiano del vino. Tra le Doc commercializzate con questo marchio, prodotte esclusivamente nei Colli Orientali del Friuli, in un appezzamento di 16 ettari sulla collina di Ipplis, coltivata per 3 ettari a Pinot Grigio, 3 a Friulano, 3 a Sauvignon, 5,5 a Chardonnay, 1,5 a Refosco e 1 a Merlot, peschiamo proprio il Refosco dal Peduncolo Rosso. Per l’esattezza, la vendemmia che finisce sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it è la 2014, per la quale figura come imbottigliatore l’azienda agricola Ca’ Ronesca Sas di Dolegna del Collio, in provincia di Gorizia. Un vino che, all’esame visivo, si presenta d’un rosso rubino intenso. Al naso esprime note di buona intensità, che richiamano la viola e piccoli frutti a bacca rossa. Già all’olfatto uno spunto vinoso, classico del vitigno, che ritroviamo poco dopo al palato. Così come si ripresentano pure le note fruttate fresche di piccole bacche rosse, come ribes e lampone, cui si accosta piacevolmente la bacche nere della mora selvatica, dallo sprint acidulo finale. Un quadro che fa del Refosco dal Peduncolo Rosso Friuli Colli Orientali Doc 2014 Jean Paul Roble un vino rotondo, di facile beva, non impegnativo. Un vino pulito e leggero, ma capace di mostrare una certa trasversalità e versatilità negli abbinamenti con la cucina italiana. Un prodotto, insomma, che accompagna pietanze non eccessivamente complesse.

LA VINIFICAZIONE
Il Refosco dal Peduncolo Rosso Jean Paul Roble, come anticipato, proviene da un appezzamento di 3 ettari, posto nel comune di Premariacco, in provincia di Udine. Più esattamente, nella piccola frazione di Ipplis. Il vigneto si trova in una zona collinare, con altezza variabile tra i 400 e i 600 metri sul livello del mare. I suoli sono di tipo marnoso e calcareo, ricchi di elementi nutritivi come potassio, magnesio, calcio, ferro, manganese, zinco. Allevate con il sistema del guyot lineare, lasciando quattro gemme per ogni pianta, come in uso in questa zona di produzione del Refosco, le viti – di 4 anni – registrano una densità di 3.600 piante per ettaro. Le rese si assestano sui 70 quintali per ettaro: 1 Kg circa, per pianta. La vinificazione prevede, dopo la fermentazione a temperatura controllata tra i 25 e i 28 gradi, un affinamento in vasca di acciaio per alcuni mesi. il Refosco Jean Paul Roble 2014 ha riposato altri due mesi in bottiglia, prima di essere immesso in commercio. Ne sono state prodotte 30 mila bottiglie.

Prezzo pieno: 5,90 euro
Acquistato presso: Iper la Grande I (Finiper)

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Il mare di Alassio? E’ di champagne. Per due giorni

I sogni diventano realtà, ad Alassio. Ma solo per due giorni. “Un mare di Champagne” è il nome della più grande degustazione di “bollicine” francesi della riviera ligure. Interverranno ben quarantadue maison, che presenteranno oltre cento Champagne. L’appuntamento è dalle ore 12.00 alle ore 20.00 presso il Grand Hotel Alassio & Spa di Alassio, Savona. Spazio anche per le primizie gastronomiche di Selecta Spa: dal Baccalà dissalato tradizionale Rafols alle Ostriche Cadoret, dalle Mazzancolle di Porto Santo Spirito al gusto inconfondibile dei Salumi del Podere Cadassa. La degustazione è aperta agli operatori di settore (sommellier tesserati Fisar, Onav, Ais, Fis, Amira, Donne del Vino, Accademia della Cucina, Slow Food, ingresso a 25 euro), al pubblico di appassionati (35 euro) e alla stampa italiana. L’accredito online, unitamente al bonifico bancario, garantiscono l’accesso alla degustazione, giunta ormai alla sua IV edizione. Di tutto rispetto la lista delle maison di Champagne presenti: AD Coutels, AR Lenoble, Ayala, Barons de Rothschild, Bonnaire, Charles Heidsieck, Chassenay d’Arce, Collet, Comte de Montaigne, De Castelnau, De Venoge, Delaplace, Deutz, Devaux, Drappier, Duval Leroy, Encry, Frank Pascal, Gremillet, Henriot, Lancelot-Pienne, Lanson, Le Brun Servenay, Legras & Haas, Louis Brochet, Louis de Sacy, Palmer & Co, Paul Bara, Paul Goerg, Paul Louis Martin, Perrier-Jouët, Pierre Gimonnet & Fils, Piper Heidsieck, Pol Roger, R & L Legras, Steinbrück, Ulysse Collin, V. Etien, Veuve Clicquot, Vieille France, Vollereaux, Vranken Pommery. La degustazione è aperta agli operatori di settore, al pubblico di appassionati e alla stampa italiana.

IL PROGRAMMA
Oltre alla degustazione, “Un Mare di Champagne” prevede anche tre seminari di approfondimento presso la Sala riservata Grand Hotel Alassio & Spa: anche in questo caso occorre iscriversi per partecipare, sino all’esaurimento dei posti disponibili. Dalle 15 alle 15.45 spazio a “Champagne, un vino unico al mondo: storia e leggenda, uomini e terroir”. Relatore Livia Riva, La Dame du Vin. Dalle 16 alle 17 “Champagne e Cucina: esaltazione del gusto ed arte e scienza del servizio”, relatore Alessandro Scorsone. Chiude i seminari, dalle 17.15 alle 18.15, “Chef e Champagne: magia in cucina”, che vedrà nuovamente relatrice Livia Riva, oltre all’intervento di Alida Gotta, finalista Master Chef 2015, che delizierà gli ospiti col suo show cooking. Un Mare di Champagne si chiuderà martedì 21 giugno con la cena di gala al Golf Club di Garlenda, location di grandissimo prestigio. Il menu degustazione, preparato a più mani da tutti gli chef Macramè, vedrà anche la partecipazione di illustri Ospiti stellati: Maurulio Garola di La Ciau del Tornavento di Treiso; Federico Gallo della Locanda del Pilone di Madonna di Como; Massimo Viglietti, dell’Enoteca Achilli di Roma; e Franco Ascari, chef pasticcere di Selecta Spa. Ogni portata sarà abbinata ad uno Champagne: Perrier-Jouet, Deutz, V. Etien, Devaux e Krug. E’ previsto un servizio di navetta, su richiesta. Per informazioni e prenotazione (obbligatoria) alla cena di gala: +39 3664815006. Una vera e propria esperienza di gusto: anche perché, ciascuna portata, sarà accompagnata da un abbinamento Champagne diverso. Grande protagonista della serata sarà il pastry chef di Selecta Franco Ascari, che per l’occasione proporrà la sua ultima deliziosa creazione: Mousse di Albicocca e Basilico, Crumble al Sesamo nero, Gelato Coeur de Guanaja 80% Valrhona.

GLI ORGANIZZATORI
Macramé è un Consorzio che oggi riunisce ristorazione e ricettività. Ha come obiettivo primario “la continua ricerca del bello e del buono, attraverso il divertimento, l’intrattenimento, le curiosità, la promozione del territorio”. In particolare si distingue nella cucina, che – per dirla alla Macramé – “è espressione fedele di un territorio ricco di prodotti di altissimo pregio”. Dai frutti del mare a quelli della terra, la missione è “valorizzare la materia prima nel rispetto della stagionalità e della natura trasferendo nei piatti la passione e la creatività che contraddistinguono i diversi ristoranti”. Tanti attori con le proprie peculiarità ma uniti da un comune denominatore: offrire il meglio ai propri ospiti. Al termine della stagione 2012, il Gabbiano e il Palma, ovvero Paolo e Massimo mettono le basi del Consorzio, coinvolgendo altri cinque ristoranti affini. Ed è così che nasce il primo evento del gruppo: “Alassio Street Food Festival – la cucina gourmet scende in strada”. Da questa fortunata esperienza prendono il via una serie di incontri, in cui si disquisisce di cucina e si degustano grandi etichette. Le voci dei sette cominciano a sovrapporsi e piano piano a fondersi in un’unica melodia. Come una trama di preziosi fili che con pazienza e abile maestria diventa un bellissimo merletto. Ecco trovato il titolo che li rappresenta: Macramè. Il sotto titolo è presto stilato: “Dire, Fare, Mangiare”. E anche Bere. Oggi il consorzio Macramè si compone di otto elementi: Gabbiano, Lamberti, La Prua, Mozart, Panama, Villa della Pergola, Viola e Chef Massimo Viglietti.

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Cacc’e Mmitte della Marchesa Doc 2012, Cantina La Marchesa

Alzi la mano chi conosce la Doc Cacc’e Mmitte di Lucera. E adesso giurate. Si chiama così una tra le Denominazione di origine controllata meno conosciute della Puglia e, forse, dell’Italia intera. Prodotta nella città di Lucera, in provincia di Foggia, è una delle tipologie di vino più antiche della regione. Non a caso Cacc’e Mmitt si è sempre fatta apprezzare per l’alta qualità dei suoi vini che possono fregiarsi del suo nome, all’interno del territorio pugliese. Ne è una riprova l’amore dell’imperatore Federico II di Svevia per questo territorio e per i suoi prodotti. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce così il Cacc’e MMitte della Cantina La Marchesa, vendemmia 2012. Un blend di Nero di Troia, Montepulciano e Bombino Bianco. Il vino si presenta di un rosso rubino, con riflessi violacei e mostra una buona vivacità e scorrevolezza. Al naso esprime il profumo di viole, vaniglia e sottobosco. I frutti rossi primeggiano all’interno del calice: nello specifico ribes e mora. Durante l’analisi gustativa riconosciamo la buona tannicità di questo vino. Un tannino non esattamente morbido, che regala tuttavia una piacevole sensazione di astringenza, tutt’altro che fastidiosa. Seguono note di amarane sciroppate, prugne, more e gelsi, accompagnati da leggeri sentori balsamici e liquirizia. Un mix che conferisce una buona persistenza. L’abbinamento perfetto per questo rosso potente sono i ragù di carne, le carni rosse in generale e la selvaggina.
LA VINIFICAZIONE
La vinificazione del Cacc’e Mmitte di Lucera Doc 2012 di Cantina La Marchesa prevede che la vendemmia delle varietà Montepulciano e Bombino Bianco avvenga agli inizi di settembre. Quella del Nero di Troia, invece, si protrae sino alla fine del mese di ottobre. Le piante che hanno un’età media di 20 anni crescono su un terreno argilloso e ricco di minerali, conferendo uve sane e ricche. La fermentazione alcolica avviene per 10 giorni sulle vinacce a una temperatura controllata tra i 22 e i 24 gradi. La fermentazione malolattica avviene in acciaio Inox, per una durata di 15 giorni. Il vino matura poi per tre mesi in acciaio e completa il suo processo di affinamento in tonneau per 8 mesi. Segue una maturazione in bottiglia per altri 8 mesi, prima della commercializzazione. Cantina La Marchesa produce ogni anno circa 10 mila bottiglie di questa etichetta.
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Viticoltura: Torrevento (Bari) ospita Enovitis in Campo

Al via domani all’azienda Torrevento di Corato, Bari, l’undicesima edizione 2016 di Enovitis in Campo, organizzato da Unione Italiana Vini e Veronafiere-Fieragricola. Due giorni di eventi, convegni, incontri e prove in campo (domani dalle 9 alle 18 e sabato dalle 9 alle 15), dedicati in particolare alla promozione delle tecnologie per la viticoltura e l’olivicoltura, due eccellenze del territorio pugliese. Le aziende espositrici sono oltre 140, con un incremento del 40% rispetto al 2015. Tra i focus di Enovitis in Campo 2016 merita attenzione la viticoltura di precisione, chiave di volta per un’agricoltura più verde e sostenibile sia sul piano ambientale che sociale e, soprattutto, economico. “Si tratta della terza edizione in cui Enovitis in Campo si sviluppa grazie alla partnership tra Fieragricola e Unione Italiana Vini – dichiara il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – ed è il secondo anno consecutivo che viene individuata una regione del Sud: l’anno scorso la Sicilia, quest’anno la Puglia, due grandi vetrine del vino italiano, che si sono sviluppate notevolmente in termini di qualità negli ultimi anni, grazie anche all’entusiasmo degli operatori e alla risposta del mercato. Le tecnologie nella fase di coltivazione e le buone pratiche sostenibili in campo fanno parte del percorso di crescita della vitivinicoltura del Sud e seguono un percorso ideale con Fieragricola di Verona, che nell’ultima edizione di febbraio ha dedicato particolare attenzione proprio a sostenibilità e innovazione”.

Enovitis in Campo nella due giorni di Corato premierà le aziende che si sono distinte in tema di sostenibilità e sicurezza. Nove i premi assegnati: due “Technological Innovation Award” e sette “New Technology”, assegnati dal Comitato tecnico-scientifico del concorso. Sul versante della convegnistica, di rilievo il convegno organizzato dall’Anga (Giovani Agricoltori di Confagricoltura) sul “Programma di sviluppo rurale 2014-2020 e Ismea: opportunità per i giovani agricoltori”, in programma domani alle 16 nella sala conferenze dell’azienda vitivinicola Torrevento. Fra i relatori, Leonardo Di Gioia (assessore all’Agricoltura di Regione Puglia), Rocco Caliandro (presidente di Anga Puglia), Donato Rossi (presidente di Confagricoltura Puglia), Gianluca Nardone (direttore del Dipartimento Agricoltura e responsabile dell’Autorità di gestione del Psr Puglia), Giuseppe D’Onghia (dirigente del Dipartimento Agricoltura); modererà il dibattito il tecnico di Confagricoltura Puglia, Gianni Porcelli.

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Veneto, Centomiglia sulla Strada del Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene

Sono aperte le iscrizioni alla undicesima edizione della Centomiglia sulla Strada del Prosecco Superiore, l’evento che sabato 10 settembre 2016 porterà splendide auto d’epoca a percorrere la Strada del Vino più antica d’Italia, che proprio quest’anno compie 50 anni. Un viaggio nello straordinario scenario paesaggistico delle colline trevigiane di Conegliano Valdobbiadene (già candidate a sito patrimonio dell’umanità UNESCO) tra vigneti e borghi storici con soste presso le rinomate cantine del Prosecco Docg. Un’occasione unica per conoscere ed apprezzare i vini, i cibi ed i luoghi di valore di un territorio nominato quest’anno Città Europea del Vino e di recente iscritto nel ‘Registro Nazionale del paesaggio rurale storico’ istituito dal Ministero per le politiche agricole. Modulo di adesione alla manifestazione sul sito www.coneglianovaldobbiadene.it.

IL PROGRAMMA

Venerdì 9 settembre
Ore 15,30 – 19,00 Pieve di Soligo, centro storico. Raduno delle auto d’epoca. Aperitivo di accoglienza. Verifiche tecniche e sportive
Ore 20,30 Cena di Benvenuto

Sabato 10 settembre 
Ore 08,00 Valdobbiadene, raduno presso Piazza Marconi
Ore 09,00 Valdobbiadene, partenza primo concorrente
Ore 12,30 Buffet con prodotti tipici locali
Ore 17,30 Conegliano, arrivo primo concorrente
Ore 20,30 Cena Finale con premiazioni

Domenica 11 settembre
In mattinata visita guidata con degustazione presso una rinomata cantina della zona.

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Pavia Wine, un sabato di vino per l’Oltrepo Pavese

Pavia Wine, l’evento organizzato da Comune di Pavia, Provincia di Pavia, Distretto Urbano del Commercio del Comune di Pavia, Consorzio Tutela Vini Oltrepo Pavese, Distretto del Vino di Qualità e il Paniere Pavese per promuovere le tipicità enogastronomiche del territorio della provincia di Pavia. Una giornata di degustazioni ed eventi sabato 18 giugno, a partire dalle 16.30, tra Corso Garibaldi e Ponte Coperto.

PONTE COPERTO
Degustazioni non stop dei vini dell’Oltrepo pavese durante tutta la manifestazione.
16.30 Apertura ufficiale della manifestazione, con accompagnamento di un quartetto di sassofonisti dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Franco Vittadini”
18.00 Il Pinot Nero e le sue sfumature: degustazione guidata a cura di Roberto Pace, delegato FISAR
19.00 Il vino incontra la buona cucina: Elisabetta Balduzzi e Guido Conti presentano il “Ricettario tradizionale della Lomellina e del Pavese”
20.00 Il Pinot Nero e le sue sfumature: degustazione guidata a cura di Roberto Pace, delegato FISAR
20.30 Degustazione risotto con pasta di Salame di Varzi e Bonarda e prodotti tipici del Paniere Pavese
21.30 Degustazione risotto con pasta di Salame d’Oca di Mortara e Zucca Bertagnina di Dorno e prodotti tipici del Paniere Pavese
22.30 Degustazione risotto con Cipolle Rosse di Breme e Metodo classico e prodotti tipici del Paniere Pavese

CORSO GARIBALDI
Apertura serale dei negozi in Corso Garibaldi
17.30 Attività di live painting a tema, in Piazzetta Azzani, nell’ambito della manifestazione “Pavia Street Art”
19.30 Musica Live al Bliss Pavia
19.30 Musica Live al Bar Italia

E questo non potrebbe che essere l’antipasto. Giovedì 23 giugno, infatti, l’Enoteca Regionale della Lombardia  di Cassino Po celebra il Metodo Classico dell’Oltrepò Pavese, “magia del Pinot nero”, in abbinamento a caviale e storione prodotto dall’azienda agricola Pisani Dossi di Cisliano (MI).

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news ed eventi

Export di vino italiano: da gennaio a marzo 1,3 miliardi

Inizia sotto una buona stella l’avventura di Antonio Rallo alla presidenza dell’Osservatorio del Vino italiano. Il firmamento è quello dell’export di vino made in Italy. Che da gennaio a marzo vale 1,3 miliardi. Per gli amanti delle statistiche, una cifra che significa un +3% del comparto comparto, rispetto al 2015. “Il 2016 – commenta Rallo, succeduto da pochi giorni a Domenico Zonin – si prospetta un anno molto interessante per il vino italiano. E’ presto per parlare di bilanci, ma la tendenza è decisamente positiva. L’export cresce in valore del 3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, raggiungendo 1,23 miliardi di euro. In particolare, è in salita la domanda estera di vini italiani a denominazione che fa registrare +11% a valore e +7% a volume”. Qualche numero in più? Le bollicine confermano l’appeal di sempre per un valore di 230 milioni di euro (+21%) e 678 mila ettolitri (+26%). Il Prosecco guida questa domanda con un incremento del 31% a valore (174 milioni di euro) e del 33% a volume (461 mila ettolitri). Buoni risultati si registrano anche sui vini fermi Dop testimoniando come il successo degli spumanti italiani stia contagiando anche altri prodotti vinicoli, che continuano la crescita seppur a ritmi più sostenuti. Cifre diffuse da Istat ed elaborati da Ismea, partner dell’Osservatorio del Vino, relativamente all’export del vino nel primo trimestre 2016. “Anche se siamo solo al principio dell’anno, questi dati parlano chiaro – continua Antonio Rallo – è evidente che la qualità italiana sui mercati stranieri venga recepita in modo netto e che i nostri prodotti siano riconosciuti come ambasciatori del miglior made in Italy. Il calo ormai strutturale dell’export dei vini comuni e sfusi in favore dei prodotti di qualità, sollecita uno sforzo ulteriore che dobbiamo fare come sistema paese per conquistare nuove quote di mercato per i nostri vini a Denominazione di Origine (DO), non accontentandoci di crescere solo a valore proprio in virtù del fatto che la richiesta di vino è orientata verso prodotti i qualità. Il 2016 dovrà essere l’anno in cui si ricomincerà a vedere incrementi sui volumi dei vini a DO, migliorando ulteriormente le performance del valore delle esportazioni”. 

“La progressione dell’export – conclude il presidente Rallo (nella foto) – incide positivamente anche sulle quotazioni dei vini nel mercato interno, segno che la catena del valore del vino sta portando risultati positivi su tutti gli anelli della filiera. La cultura del consumatore sta cambiando in modo radicale, sia nel mercato interno sia in quello estero. L’imperativo, pertanto, è continuare a percorrere la strada della qualità per affermare, insieme al nostro vino, i nostri valori e le nostre tradizioni, unici al mondo e apprezzati da un pubblico sempre più ampio”. Vini e mosti nel complesso fanno rilevare ottime performance nelle esportazioni di questi primi 3 mesi 2016. Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato in termini di esportazioni, che continua a crescere (sullo stesso periodo 2015) con un incremento in valore del 5% per un corrispettivo di 330 milioni di euro. Per il Regno Unito l’export vale 152 milioni di euro (+7%) mentre l’Austria fa registrare un lusinghiero +13% in valore (22,5 milioni di euro). Buone notizie dalla Cina dove il vino italiano cresce in valore del 15% (21 milioni di euro) e in volume del 17% (65 mila ettolitri). Nota positiva dalla Russia, che ha ripreso a crescere con un +6% in valore (11 milioni di euro) e un + 11,6% in volume (47 mila ettolitri). L’Import dei primi 3 mesi del 2016 vede una frenata significativa, segnando un -10% in valore (57 milioni di euro) e un -48% in volume (380 mila ettolitri).

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Analisi e Tendenze Vino

Veronafiere protagonista al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo

Veronafiere protagonista con i propri brand Vinitaly, Marmomacc, Samoter e Fieragricola del Forum Economico Internazionale, in programma dal 16 al 18 giugno a San Pietroburgo, dove l’Italia è Paese ospite d’onore per la prima volta in venti edizioni. Si tratta di un’occasione unica per incontrare oltre diecimila aziende e il gotha internazionale dell’economia e del business, con particolare riguardo alla Federazione Russa e ai paesi dell’Unione Economica Eurasiatica (UEE), composta attualmente, oltre che dalla Russia, anche da Kazakistan (dove si svolgerà l’Expo “intermedio” del 2017), Bielorussia, Armenia e Kirghizistan. Presenti numerosi capi di stato e ministri, al Forum farà gli onori di casa il presidente della Russia, Vladimir Putin, ed ha assicurato la propria partecipazione il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker. L’Italia sarà rappresentata dal premier Matteo Renzi e, tra gli altri, dal ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda che inaugureranno il Padiglione italiano “Italia in Russia”, curato dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e dove si svolgeranno numerose iniziative b2b e presentazioni a cura di Veronafiere attraverso le proprie rassegne Vinitaly, Fieragricola, Marmomacc e Samoter, rivolte, rispettivamente, ai comparti vino e distillati; meccanizzazione agricola e mezzi tecnici per l’agricoltura; lavorazioni di alto livello di pietre naturali; macchine movimento terra e construction. “Essere presenti come Veronafiere al forum di San Pietroburgo – sottolinea il presidente della Fiera di Verona, Maurizio Danese – è una priorità assoluta. In Russia e nell’area eurasiatica c’è molto da costruire e occorre rafforzare la presenza delle imprese italiane, attualmente 600, colmando un gap con altri paesi dell’Unione come, ad esempio, la Germania attiva con 6000 imprese. L’embargo, inoltre, ha penalizzato l’export italiano facendo passare in soli due anni, dal 2013 al 2015, la Russia dall’ottavo al tredicesimo posto come paese destinatario dei nostri prodotti. Il Forum Economico Internazionale è dunque un’opportunità imperdibile per rilanciare l’alleanza politico economica tra l’Unione Europea e la Federazione della Russia, come auspicato anche dal presidente Putin”.

GLI OBIETTIVI
Veronafiere non ha mai smesso di investire sul mercato russo – evidenzia il direttore generale, Giovanni Mantovani – prova ne è che abbiamo confermato gli eventi programmati a Mosca nel settore del vino – dove siamo attivi dal 2004 –  e il fatto che siamo presenti con numerose iniziative al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, perché riteniamo ci siano molte opportunità per aprire il tavolo di sviluppo bilaterale fra Italia e l’Unione Economica Eurasiatica, e poiché la nostra attenzione non è rivolta soltanto alla Federazione Russa, ma anche a Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan. Guardiamo all’evoluzione dei rapporti fra Italia e Russia con grande attenzione, perché riteniamo che possano ripartire con un forte tasso di innovazione”. “E in tal senso – continua Mantovani – i prodotti del settore manifatturiero italiano, dalla meccanica all’agroalimentare, sono tra i più apprezzati dall’area eurasiatica nonostante oggi, per effetto dell’embargo europeo, si stia rivolgendo ad altre economie quali Cina, India, Iran e Israele, oltre a puntare sempre di più sull’auto approvvigionamento in molti comparti”. Tra le iniziative promosse, i wine tasting organizzati da Vinitaly tramite la propria Academy (VIA), avranno la funzione di catalizzare l’attenzione della platea internazionale per favorire “la conoscenza e l’interscambio di relazioni e saranno anche l’occasione per presentare l’attività di Veronafiere nei comparti di riferimento di Fieragricola, Marmomacc e Samoter”. Il primo appuntamento è previsto per domani, 16 giugno, con il focus delle degustazioni sarà sui Rosè e i vini da meditazione (dalle ore 16.30 alle ore 17.30), per passare poi al forum titolato “Italian Wines Discovery: Panoramica sui grandi territori del vino italiano” (dalle ore 17.30 alle ore 18.30). Quest’ultimo, si ripeterà anche sabato 18 dalle ore 11.30 alle ore 12.30.

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Violante Gardini rinconfermata presidente del Movimento Turismo Vino Toscana

Sarà ancora una volta Violante Gardini a guidare il Movimento Turismo del Vino Toscana per i prossimi tre anni. La riconferma all’unanimità è avvenuta dopo l’assemblea elettiva che si è svolta oggi a Siena, martedì 14 giugno. Nata a Montalcino nel 1984, Violante Gardini è laureata in Economia aziendale all’Università di Firenze. Dopo il master OIV – Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino che l’ha portata in giro per le più famose aree vinicole del mondo, oggi è export manager dell’ufficio commerciale delle aziende della madre, Donatella Cinelli Colombini, al Casato Prime Donne di Montalcino e alla Fattoria del Colle di Trequanda (Si). Nel 2008 – 2009 è stata presidente Toscana dei Leo (giovani del Lions) e attualmente siede nel Consiglio di Amministrazione nazionale di Agivi (Giovani Imprenditori Vitivinicoli Italiani) e dell’Anga (i giovani di Confagricoltura). “Sono orgogliosa di poter guidare ancora per tre anni questa Associazione e mi sono ricandidata proprio per lo spirito con il quale abbiamo lavorato nello scorso mandato – dichiara il presidente del MTV Toscana, Violante Gardini –  tre anni in cui abbiamo cercato di promuovere in modo giovane e con nuove iniziative ogni zona vinicola toscana dando ad ogni evento un tema toscano che attraesse i winelovers ed anche la stampa e ci presentiamo con il nuovo consiglio che è più grande, ha al suo interno aziende di diverse zone della Toscana, realtà più piccole e realtà più grandi ed anche degli esperti che potranno darci nuove intuizioni che tramuteremo in grandi progetti, sono emozionata e pronta a partire perché sono sicura che possiamo fare ancora meglio”.

Vicepresidenti del Mtv Toscana sono stati nominati Emanuela Tamburini (Agricola Tamburini) e Federico Taddei (Borgo Santinovo). Fanno parte poi del consiglio di amministrazione del MTV Toscana Serena Contini Bonacossi (Capezzana), Giulia Zingarelli (Rocca delle Macìe), Maria Paoletti (Cosimo Maria Masini), Ulrich Kohmar (Tuscan Tasting), Barbara Luison (Antinori), Nicola Giannetti (Col d’Orcia). A caratterizzare la ‘squadra’ (nella foto, sotto), una rinnovata rappresentatività per ogni singolo territorio, oltre alla massiccia presenze di quote rosa. Un segnale forte e chiaro questo che parte da un settore in continua evoluzione e dove la presenza della donna si è fatta sentire più che in altri comparti. Sotto un denominatore comune che è quello di promuovere sempre di più il vino toscano attraverso il Movimento Turismo del Vino, diversi sono gli obiettivi con i quali si è presentata la nuova squadra. A partire dal potenziamento delle iniziative già in essere, quali i vari format di Cantine Aperte che in Toscana hanno come appuntamento in più l’evento di Colle di Val d’Elsa, Cantine Aperte di Cristallo, in programma a marzo. Oltre a questo continuerà la collaborazione con i sommelier della Fisar, sarà ancor più potenziata l’attività di comunicazione anche attraverso i social network. Un evento sarà dedicato all’inconsueto sposalizio tra vino e birre artigianali della Toscana, le bollicine di casa.

UN GRANDE EVENTO PER IL VINO TOSCANO
E’ uno degli obiettivi più ambiziosi previsti per il prossimo triennio dal nuovo consiglio. Un evento con musica, spettacoli, arti e naturalmente cibo abbinato ai grandi vini toscani. Un modo per attirare i wine lovers ad avvicinarsi non solo al vino, così come avviene con successo con i vari format di Cantine Aperte, ma al brand “vino toscano” che è uno stile di vita, un modo per portare avanti una storia, ma allo stesso tempo di sostenere il territorio e il paesaggio che hanno fatto della Toscana una delle regioni del mondo più visitate. L’Associazione Movimento Turismo del Vino Toscana è un ente non profit che raccoglie oltre 80 fra le più prestigiose cantine del territorio,, selezionate sulla base di specifici requisiti, primo fra tutti quello della qualità dell’accoglienza enoturistica. Obiettivo dell’associazione è promuovere la cultura del vino attraverso le visite nei luoghi di produzione. Nello scorso triennio, tra i vari numeri, da segnalare la crescita del numero dei soci, le oltre 100 mila persone coinvolte nei circa 15 eventi regionali promossi. La realizzazione del nuovo sito che ha comportato l’incremento dei social network, oltre alla collaborazione sempre più stretta con i territori del vino per creare un sistema capillare.

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Analisi e Tendenze Vino

Friuli, Cantine Aperte con l’Unicef: raccolti oltre 20 mila euro

La collaborazione con i Comitati Provinciali Unicef del Friuli Venezia Giulia, nata sedici anni fa, ha raggiunto anche quest’anno un importantissimo traguardo: nonostante le bizze di questa strana primavera e la difficile situazione economica, a Cantine Aperte, grazie alla vendita dei calici da parte dei volontari Unicef, sono stati raccolti oltre 20 mila euro. La cifra sarà interamente devoluta alla campagna “Bambini in pericolo” dedicata alla tutela dell’infanzia perseguitata, minacciata, malnutrita e sfruttata: una campagna a sostegno di tutti quei bambini e bambine che vivono in zone sotto assedio, colpite da catastrofi naturali, città degradate. “Appoggiare da molti anni un così importante progetto sociale – commenta Elda Felluga, presidente del Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia – è motivo di orgoglio per il Movimento: Cantine Aperte si dimostra, ancora una volta, non solamente una manifestazione dedicata alla cultura del vino e alla valorizzazione del territorio, ma anche un’occasione per aiutare, con il ‘calice della solidarietà’, i bambini meno fortunati fornendo loro un aiuto concreto. Il nostro più sentito ringraziamento va agli appassionati enoturisti, alle cantine e al loro personale, ai volontari Unicef che con il loro fondamentale aiuto hanno contribuito all’ottima riuscita dell’evento”.

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